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PRIMA SERIE

AVVERTENZA

l. Il volume, XIII e ultimo della prima serie, abbraccia H pèriodo compreso fra il 5 luglio e il 20 settembre 1870: inizia, cioè, col profilarsi sull'orizzonte internazionale del conflitto franco-prussiano e termina con l'occupazione di Roma da parte dell'esercito italiano. In via eccezionale, Maturi aveva ritenuto opportuno dare la precedenza a questo volume, ultimo della serie da lui cu~ta, per completare la documen~ione relativa ad un periodo di importanza estrema, documentazione che in parte era già stata pubblicata nel volume primo della serie seconda della Collana.

2. Il volume è fondato sulla documentazione conservata nell'Archivio Storico del Ministero de.gli Affari Esteri e precisamente sulle serie seguenti:

I. Gabinetto e Segretariato Generale:

a) corrispondenza teLegrafica, registri telegrammi in arrivo 11 e 12 (12 gennaio 1869-25 ottobre 1870); registro telegrammi in partenza 57 (2 settembre 1869-10 ottobre 1872).

b) carteggio confidenziale e riservato: Sette buste relative alla Questione Romana, busta 2, fascicoli 4 e 5 (corrispondenza telegrafica circa l'occupazione di Roma, corrispondenza col generale Cadorna);

Quattro buste relative al Concilio Ecumenico, busta l, fascicoli 4 e 6 (lettere particolari di Emerico Tkalac da Roma, lettere del conte Ladislao Kulciski al ministero degli Esteri);

Una busta relativa al Trattato di Pace fra Italia e Austria neL 1866 ed aHe trattative segrete per la guerra franco-prussiana deL 1870, fascicolo 3 (guerra franco-prussiana del 1870 tratta.tive segrete);

Una busta contenente carte Launay, fascicolo 2 (rapporti particolari e confidenziali del conte de Launay).

II. Divisione c politica ~ :

a) registri copialettere in partenza: 12 (Austria), 48 (Fntncia), 71 (Inghilterra), 104 (Prussia).

b) rapporti in arrivo: pacchi 11 (Austria), 24 (Baviera), 27 (Belgio), 65 e 66 (Francia), 101 (Grecia), 86 (Prussia), 109 (Inghilterra), 148 (Portogallo), 157 (Russia), 167 (Serbia), 207 (Turchia), 245 (Wiirttemberg).

IX

III. Pratiche diverse trattate dalla divisione politica:

a) Tre buste di c: miscellanea,, busta 3, fascicolo 5 (circolari varie).

IV. Anche per questo volume l'archivio della Legazione di Londra (registro dei telegrammi in arrivo maggio 1867-dicembre 1875 e registro dei telegrammi in .partenza maxzo 1870-dicembve 1876) è stato utile per ·controllare i passi mancanti o di lettura incerta nonchè le date di trasmissione e di arrivo degU analoghi telegrammi conservati nei registri della Corrispondenza telegrafica.

3. Altri numerosi archivi hanno fornito contributi della massima importanza, ta'l.ora addirittura fondamentale, per la compilazione del voliume: l'Archivio di Casa Reale, ·conservato a Cascais (carteggi di Vittorio Emanuele II); ~e carte Artom, conservate presso gli eredi; l'archivio Visconti Venosta, conservato a Santena; le carte Visconti Venosta, conservate nell'Archivio Centrale dello Stato a Roma; le carte dell'eredità Nigra, conservate nell'Archivio Storico del Ministero degli Esteri; l'archivio Minghetti, conservato presso la Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio a Bologna; l'archivio Sella, conservato presso gli eredi a Biella.

La Commissione sente il dovere di: rivolgere un particolare ringraziamento al ·capo della Casa Savoia e agli eredi Artom e Sella per la liberalità con cui hanno voluto consentire e facilitare le ricerche nei loro Archivi e per le preziose informazioni fornite.

Analoghe ricerche condotte nell'archivio Blanc, .grazie alla cortesia del Barone Gian Alberto, hanno dato esito negativo per il periodo compreso nel presente volume.

4. Una parte di questo ma.teriale era già edita in numerose pubblicazioni, di cui indichiamo 1e seguenti:

E. MAYOR DEs PLANCHES, Re Vittorio Emanuele II alla vigilia della guerra del settanta (con documenti inediti), in c Nuova Antologia,, 1920, vol. 205 (16 aprile 1920), pp. 337-354, per U ·carteggio del re;

E. OLLIVIER, L'Empire libéral, XV, Paris, 1911, che contiene una parte della ·Corrispondenza fra Vittorio Emanuele II e Napoleone III;

Libro Verde (LV) 17, Documenti relativi alla Questione Romana, presentati alla Camera il 29 dicembre 1870. I documenti sono riprodotti, oltre che in Archives Diplomatiques, anche nell'opera di R. Cadorna;

H. BASTGEN, Die Romische Frage, II, Freiburg im Breisgau, 1918;

R. CADORNA, La liberazione di Roma neLl'anno 1870 ed il Plebiscito, terza ed., Torino, 1898;

C. NIGRA, Ricordi ciiplomatici (1870), in «Nuova Antologia», 1895, vol. o6 (l" marzo 1895), w. 5-25;

I. ed E. A.RTOM, Iniziative neutratistiche deUa diplomazia italiana net 1870 e net 1915, Torino, 1954, che contiene una parte dei documenti ·conservati nelle ·carte Artom;

E. TAVALLINI, La vita e i tempi di Giovanni Lanza, Torino, 1887;

Le Carte di Giovanni Lanza, a cura di C. M. De Vecchi di Val Cismon, VI, Torino, 1938;

Le più bene pagine di Quintino Setta, a cura di L. LuzzATTI, Milano, 1927, che contiene il doc. 559;

Pio IX e Vittorio Emanuele II dat toro carteggio privato, a ·cura di P. PrRRI, UI, parte II, Roma, 1961;

R. BoNFADINI, Vita di Francesco Arese, Torino-Roma, 1894.

Alcuni documenti, inoltre, erano editi anche nelle Collane documentarie francesi, tedesche e inglesi. Altri, infine, erano stati originalmente pubblicati nella «Gazzetta Ufficiale», nel quotidiano «La Nazione» e nel « Journal Officiel » francese.

La documentazione sulla Questione romana si è recentemente arricchita del contributo di N. MrKo, Das Ende àes Kirchenstaates, vol. II, Wien-MUnchen, 1962.

La messa a punto per la stampa del volume e la compilazione delle note e degli indici sono state curate dal prof. Giampiero Carocci con la collaborazione delle signore Emma Jannetti Minniti e Emma Ghisalberti Moscati. Un particolare ringraziamento vada alla signorina Maria Avetta che ha cortesemente collazionato numerosi documenti conservati nell'Archivio Visconti Venosta.

Xl


DOCUMENTI
1

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (Ed. parzialmente in NIGRA, p. 6)

T. 2344. Parigi, 5 luglio 1870, ore 15,50 (per. ore 18,25).

La nouvelle de la candidature du Prince de Hohenzollern au trone d'Espagne arrlvée ici inopinément a fait très mauvaise impression dans le pays et sur le Gouvernement. * Gramont m'a dit que tout en s'abstenant de s'immiscer dans les affaires intérieures de l'Espagne, le Gouvernement Impéria'l mettrait cette

candidature sur le compte de la Prus:se qui aurait pu et peut l'empécher. Il a ajouté, mais confidentiellement, que la France ne la tolèrera pas.

2

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2345. Parigi, 5 luglio 1870, ore 16,50 (per. ore 18,45 ).

J'ai demandé aujourd'hui au Due de Gramont explications des paroles que quelques journaux ont prété à Ollivier en réponse à des députés qui sont aHés lul demander de parler de Rome. Gramont m'a dit que cette nouvelle était

entièrement inexacte et que Ollivier n'a pas prononcé les paroles qu'on lui attribue.

3

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 1175. Parigi, 5 luglio 1870 (per. l'8).

Giunse jerlaltro improvvisamente a Parigi con telegramma dell'Agenzia Havas, la notizia che il Maresciallo Prim aveva fatto offrire la candidatura al trono di Spagna al PI'Tincipe Leopoldo di Hohenzollern-Sigmaringen e ch'essa era stata accettata dal Principe. Il Governo francese ignorava completamente che il Maresciallo Prim avesse intavolata questa pratica che fu tenuta segreta. Lo stesso Signor de Olozaga, Ambasdatore di Spagna a Parigi, era al bujo della cosa.

Questa notizia fu accolta in Francia, per quanto si può .gdudicare fin d'ora,, con palese sentimento di ripugnanza ed anche d'irritazione. Si annunziano per oggi interpellanze in proposito al Corpo legislativo. Le diffidenze mal sopite verso la P-Vussia vanno a ridestarsi senza dubbdo, e se la candidatura non è rivocata 1si possono fin d'ora prevedere complicazioni gravi.

Io volli, com'era mio dovere, presentire le disposizioni del Governo francese e rendermi conto in modo esatto delle sue impressioni. Vidi il Duca di Gramont; parlai con esso di questo evento inopinato, ed eccole, Signor Ministro, la sostanZJa di quanto mi disse il Ministro imperiale degli affari esteri, in una conversazione ·Che prego l'E. V. di voler considerare come confidenziale.

Il Duca di Gramont non esitò a dirmi che la notizia della candidatura lin questione aveva prodotto cattiva impressione sul Governo francese; ·che la Francia non abbandonerebbe certo il sistema che aveva seguito finora d'astenel"lsi dallo immischiarsi nelle faccende dnterne della Spagna; ma che non poteva a meno di considerare la candidatura d'un Principe di Hohenzollern, candidatura che era •stata accettata dal Principe (questa circostanza sembra difatti anch'essa esatta) come un cattivo procedere verso la Francia per parte del Governo di Prussia il quale avrebbe potuto e può impedirla, essendo evidente che il Principe di Hohenzollern non potrebbe accettare un trono contro il consenso del Re di Prussia, che è il capo della sua famiglia e suo sovrano ad un tempo. Il Duca di Gramont aggiunse quindi che di questo cattivo procedere si terrebbe conto dalla Francia ve!"lso la Prussia.

Io gli domandai quaLi ·conseguenze di fatto potrebbero scaturire da questo modo di considerare la cosa per parte della Francia. Il Duca di Gramont mi ris.pose recisamente, benchè in via riservata e confidenziale, che la conseguenza pratica era che la Francia non tollererà la cosa a nessun costo, il che vuoi dire che non s'arresterà all'uopo a sole proteste.

La gravità di questo incddente è cosi evidente che non ho bisogno d'ulteriori parole per dimostrarla. È chiaro per me che se la candidatura non è ritirata e se le pa!'ole dettemi dal Duca di Gramont hanno il nart;urale lol"lo senso, ne nascerà una complicazione ·che può condurre, diciam pure la parola, alla guerra. Ciò che rende queste previsiond più probabiii ancora si è la vivacità con cui gli organi della pubblica op~nione in Francia si pronunziano contro questa inopinata candidatura (1).

4

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 578. Berlino, 5 luglio 1870 (per. il 9).

Par mon rapport No 410 du 14 Mai 1869, je mandais que des ouvertures falites au Prince Héritier de Hohenzollern pour l'aeceptation du tròne d'Espagne, avaient été péremptoirement déclinées par S.A.R., et que son Père et le Roi Guillaume avaient approuvé sa conduite. Je tenais ces détails de M. de Thile.

Les données fournies par .Je Général Prim, à la séance des Cortès du 11 Juin échu, sur une nouvelle candidature étaient si my>stérieuses, qu'elles laissaient libre cours à maintes suppositions. Je n'avais pas manqué d'interroger à cet égard le Secrétaire d'Etat, mais je n'en avais obtenu qu'une réponse assez vague, quoiqu'il ne démentit pas les renseignemens qu'il m'avait donnés l'année dernière.

Hier l'agence télégraphique « Havas » apportait l'avis qu'une députation partait de Madrid pour offrir la Couronne au Prince de Hohenzollern.

M. Rascon, Ministre d'Espagne, avait reçu, la veille, un télégramme de

M. Olozaga opposant une dénégation à cette nouvelle à laquelle ce dernier n'ajoutait aucune créance, car un pareil choix déplairait à la France.

Ayant eu l'occasion de voir aujourd'hui M. de Thile, j'ai amené l'entretien sur ce sujet. Il m'a dit qu'il ne pouvait se prononcer sur une question qui ne touchait en rien la Prusse et ·son Gouvernement. Libre au Général Prim d'entamer avec les Hohenzollern des pourpal'llers. Mais le Cabinet de Berlin les ignorait officiellement de mème que les affaires du Concile. Il n'avait pas à s',immiscer entre le Prince Léopold d'age à se décider lui-mème, et le peuple Espagnol exclusivement responsable de ses actes.

D'après cette réponse, on serait pr·esque induit à croire que la nouvelle de l'Agence «Havas » n'est pas entièrement dénuée de vérité, en ce sens du moins que la candidature ci-dessus serait remise sur le tapis. Péut-ètre s'agit-i! aussi du Prince Frédéric de Hohenzollern.

En prévisìon du facheux effet qu'un semblable choix produirait à Paris, on comprend que le Cabinet de Berlìn, .comme tel, repousse systématiquement toute ingérence dans cette affaire. Il a fait preuve de la mème réserve lors de l'éléction du Prince Charles en Roumanie. S'il y a des négociations, elles se poursuivent donc en dehors de la voie diplomatique. Preuve en est aussi que mon ·collègue d'Espagne non seu'lement y demeure étranger, mais n'en est pas mème instruit jusqu'ici au moins.

L'hiver dernier, le Prince et la Princesse Léopold de Hohenzollern paS'Sèrent ici les fètes du Carnaval. M. Rascon et le Ministre de Portugal leur firent souvent des allusions sur ce point délicat afin de s'assurer s'il y avait anguille sous roche, mais ils ne remarquèrent rien qui permit de supposer que LL.AA.RR. songeassent un seui instant à changer la réoodence de Diisseldorf contre celle de Madrid.

(1) Analoghe dichiarazioni di Gramont a Lord Lyons: cfr. Lyons a Granville, 5 luglio in (Blue Book), Correspondence respecting the Negotiations prelimi.nary to the War between France and Prussia: 1870, n. 2, p. l; Das Staatsarchiv, Sammlung der officiellen Actenstilcke zur Geschichte der Gegenwart, hrg. von L. K. AEGIDI und A. KLAUHOLD, XIX, n. 4002, pp. 1-2; Archives Dip!omatiques 1871-72, I, n. 12, pp. 19-20.

5

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1168. Firenze, 6 luglio 1870, ore 14,30. Un nouveau télégramme Havas qui n'est emprunté à aucun journal et facr.t l'effet d'un communiqué porte que d'après Gramont et Ollivier la situatian non affermie de l'Italie et .I'intérèt politique de France ne permettent ,pas encore de retirer les troupes, et que le Cabinet n'aurait jamais pris cette décision sans consulter la Chambre. Je vous prie de me faire connaitre sd cela vous est possible le sens exact du langage tenu par les Ministres de l'Empereur. Il est insuffisant de n'avoir que des vagues déclarations sur l'inexactitude d'une version

à laquelle on donne tant de publicité. Dites moi si la discussion du budget des Affaires étrangères est imminente. Je vous écris (1).

(1) Cfr. n. 6.

6

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

(AVV, mazzo 14, fase. 9/3)

L. P. Firenze, 6 luglio 1870. Un dispaccio Stefani giunto e pubblicato ieri annuncia che in risposta ad alcuni deputati cattolici, Ollivier e Gramont dichiararono che la situazione attuale dell'Italia e l'interesse politico della Francia non permettono di ritirare ora la truppa da Roma e che il Governo francese non prenderà questa risoluzione senza aver prima consultato il Corpo legislativo. In seguito a che i deputati cattolici cr.inunciarono a interpellare il Governo, ma la sinistra lo interpellerà in occasione del Bilancio. Questo ddspaccio produsse in me, come potete crederlo, la più spiacevole impressione. Credevo che in presenza di quanto avviene a Roma, il Governo francese avrebbe trovato almeno prudente di conservare la sua libertà d'azione e di non prendere impegni coi clel'!Icali e verso la Corte Romana. Voi avete già esposto al Signor Ollivier e poi al Duca di Gramont quale attitudine aveva preso l'Italia nella quistione dell'occupazione. Ma appunto perchè questa nostra attdtudine è assai moderata e abbiamo avuto ogni cura di tenerci rigorosamente sul terreno della ragione e del diritto, parmi che convenga di provvedere con franchezza e con lealtà e che giovi di prevenire ancora una volta il Governo francese del nostro modo ài vedere nel caso che si preparasse a ripetere ufficialmente la dichiarazione, riferita nel dispaccio, dalla tribuna del Corpo Legislativo. Noi abbiamo tenuto conto delle difficoltà in presenza delle quali si trovava il Governo francese, e'non abbiamo voluto sollevargli imbarazzi. Credo che sia difficile tenere un linguaggio più moderato di quello che tenni alla Camera e al Senato. Sinchè il Governo francese era circondato dalle difficoltà inseparabili dalla sua trasformazione parlamentare, preoccupato dalla grande impresa del plebiscito ci sarebbe parso un atto poco amichevole il s·ollevare la quistione. Abbiamo contdnuato nel nostro silenzio sinchè il Governo francese poteva trovare degli ostacoli nella riunione del Corpo Legislativo, e credemmo anche, per allontanare ogni considerazione accessoria e dilatoria, poco opportuno di provocare una soluzione sinchè durava nel Concilio la qudstione ardente della infallibilità. Credemmo anche che il Gabinetto italiano si sarebbe trovato in ·Condizioni migliolìi, aspettando che le nostre Camere si chiudessero dopo aver ottenuto da esse un'innegabile sanzione parlamentare. Abbiamo dunque adottato, sinchè duravano queste circostanze, una politica di aspettazione nella quale desiderammo poter continuare a meno che il Governo francese non ci lasciasse la scelta del momento per sollevare la quistione e ci obbligasse ad uscire dalla nostra riserva, facendo delle dichiarazioni ufficiali che non potevamo accettare in silenzio. N o i non potevamo accettare infatti o delle dichiarazioni che andassero oltre quelle g.ià fatte dopo il ritorno dell'occupazione o delle dichiacrazioni le quali contenessero una interpr·etazione arbitraria e scorretta degli obblighi inter

nazionali che esistono fra l'Italia e la Francia in forza della Convenzione di Settembre.

Il Governo francese infatti ha dichiarato che la Convenzione esiste sempre;

per esso la Convenzione obbliga sempre l'Italia ed esso ci fa sempre delle comu

nicazioni relative a questi obblighi nostri.

Ora ,se la Francia, dopo i deplorabili fatti di Mentana, ha sospeso l'esecuzione del trattato per ciò che la riguarda, si può però comprendere che l'Italia abbia continuato a adempiere i suoi impegni, credendo es:ser questo il me~·zo migliore per ottenere che anche l'altra parte rientrasse nella esecuzione del trattato. Si può comprendere che l'Italia abbia persistito e persista in questa condotta, fino al momento in cud le ragioni addotte dalla Francia per non ritirare le sue truppe non le paiano altro che un rifiuto indefinito e larvato d'eseguire la Convenzione. L'Italia può decorosamente rimanere giudice di questo momento perchè essa è giudice delle proprie convenienze e del proprio interesse.

Ma noi non possiamo assolutamente ammettere che n Governo francese faccia delle dichiarazioni ufficiali le quali modifichino frattanto i termini e aggravino, per quanto ci riguarda, le condizioni di un Trattato, il quale deve rimanere quello che è, e non può essere interpretato che per quello che dice. E non possiamo egualmente ammettere che il Governo francese faccia delle dichiarazioni dalle quali appaia ch'esso si creda, in principio, arbitro di eseguire

o di non eseguire, per parte sua, il Trattato, oppure ponga alla sua esecuzione delle condizioni estranee al Trattato medesimo e contrarie, è d'uopo il dirlo, alle norme dd diritto comune che regolano l'adempimento degli obblighi in.ternazionali.

Questa situazione di un trattato esegjlito da una parte e non dall'altra, di cui si affermano gli obblighi per noi, mentre si declinano per sè, offende in Italia anche gli uomini i più temperati. Voi sapete quali sono le mie idee sull'alleanza francese. Ma qui non si tratta di suscettibilità esagerate e eli esaltazioni effimere, ma bensi di un sentimento di dignità vero e ragionevole che al Governo francese non converrebbe di offendere, e che, in ogni modo, il Governo italiano deve tutelare. Il Governo che non sentisse questo dovere, s'ingannerebbe assai se credesse, per tal modo, di servire la caUJSa dei buoni rapporti fra l'Italia e la Francia, esso non farebbe che maggiormente comprometterla. Non si può ammettere che il Governo francese, mentre afferma che l'Italia è obbligata dalla Convenzione, ddchiari poi che al Corpo Legislativo toccherà a decidere se esso deve o non deve eseguire la parte del patto bilaterale che lo riguarda.

Io comprendo che un Ministero parlamentare dichiari alla Camera ·Che, come vi disse un giorno il Duca di Gramont, la quistione è subordinata ai termini d'una Convenzione internazionale, che il Governo si riserva di farlo nel momento opportuno e che la Camera giudicherà l'operato del Governo.

Ma se uno Stato dovesse sostenere che la esecuzione degli obblighi che ha un altro Stato verso di lui dipende dai voti delle Assemblee di questo Stato, il diritto costituzionale sarebbe la negazione del diritto internazionale.

Io credo dunque, e vi sarò grato di dirm1 il vostro avviso in proposito, che sia bene di esprimersi francamente nel senso dd queste idee col Duca di Gramont e col Signor Ollivier, nella previsione di dichiarazioni ufficiali al Corpo Legislativo, dinnanzi le quaLi non ci sarebbe lecito di ,s,erbare il silenzio. Noi

6 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

saremmo obbligati di dichiarare alla Francia che, se intendiamo reprimere ogni violenza illegale nella quistione di Roma, perchè ciò è conforme ad principii da noi professati, non considereremo più esistenti gli obblighi della Convenzione per quanto ci riguarda e che, quanto al· debito Pontificli.o, faremo ciò che ci parrà conveniente, ma considereremo frattanto perento o sospeso il diritto della Francia di intervenire come Stato contraente in questo affare. A me par meglio che ufficiosamente il Governo francese sappia prima di prendere un partito

o di regolare il suo linguaggio quali potranno essere le conseguenze e per la Convenzione e per la questione del debito e per i futuri rapporti dell'Italia e della Francia.

Vedo purtroppo farsi innanzi, per questi rapporti, una situazione che desidererei prevenire e vi .prego quindi di far uso di quei mezzi che giudicherete più opportuni per raggiungere questo scopo o almeno per allontanarne da noi la responsabilità.

7

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

(AVV, mazzo 14, fase. 9/3)

L. P. Firenze, 6 luglio 1870.

Vi avevo già scritto questa lettera (1) quando ricevetti il vostro tele

gramma (2). Il Duca di Gramont dichiara inesatto l'articolo dell'Univers, ma

sembra che il Dispaccio dell'Havas sia la rettificazione ufficiale.

Nod non dobbiamo sollevare qui:stioni ufficiali a proposito di dichiarazioni

parlamentari non ufficiali diversamente riferite dai giornali o dai telegrammi.

Non mi sembra conveniente che ne facciamo l'oggetto di una discussione

internazionale.

Ma quanto vd serissi è in previsione di dichiarazioni che il Governo Fran

cese farebbe al Corpo Legislativo. Ed a queste è impossibile non dare un

carattere ufficiale o il ·considerarle come non avvenute.

8

IL MINISTRO A MADRID, CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2347. Madrid, 6 luglio 1870, ore 0,04 (per. ore 1,40).

Télégramme de San Yldefonso publié par les journaux annonce que le Conseil des Ministres présidé par le Régent a adopté par unandmité la candidature de Hohenzollern, que les Cortes seront réunie.s le 16 et l'élection faUe le 28 Juillet.

(1) -Cfr. n. 6. (2) -Cfr. n. 2.
9

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2349. Parigi, 6 luglio 1870, ore 17,35 (per. ore 20).

Pour le moment je ne puis que vous confirmer ce que le Due de Gramont m'a dit, c'est-à-dire que M. Ollivier n'a pas prononcé les paroles qu'on lui attribue. Je demanderai de nouvelles explications, mais je ,crois que, quant au fond de la question, le contenu du télégramme dont vous parlez (1) exprime l'opinion des Ministres de 'l'Empereur. La discussion du budget des affaires étrangères n'a pas encore commencé, mais elle est imminente.

10

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2350. Parigi, 6 luglio 1870, ore 19,50 (per. ore 22).

La déclaration du Due de Gramont dont vous aurez le texte par l'Agence Havas a été reçue par des applaudissements répétés à la Chambre et produit une impression considérable à Paris (2).

11

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2351. Costantinopoli, ... (per. il 6 luglio 1870).

Reçu dépeches nn. 50 et 51 politique.

La France n'a pas fait démarches préalables auprès de la Porte pour l'acquisition du territoire en question. Pacha du J emen ayant postérieurement réclamé, Khalil Bey s'est borné à transmettre cette réclamation à l'Ambassadeur de France qui n'a jamais répondu. Le Grand Vizir ne s'en est pas melé. Il faut observer que Massowa ne fait p~ partie de la Vice Royauté d'Egyp,te. C'est par le Firman de 1866 seulement qu'on en a donné l'administration viagère au Vice Roi; ainsi ,ce n'est pas envers celui-ci qu'il conviendrait dans tous les cas prendre de 1si graves mesures pour soutenir prétentions d'indépendance du district d'Assab. Vice Roi doit arriver aujourd'hui à Constantinople. Je maintiendrai réserve, mais je prie V. E. de me dire s'il ne vaut pas mieux, dans l'état actuel des chnse,s, que je m'abstienne des politesses habituelles.

12

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2352. Parigi, ... (per il 6 luglio 1870).

Aujourd'hui Gramont doit etre interpellé au Corps Législatif sur la candidature du Prince Hohenzollern. Il répondra probablement dans le sens que

J. FAVRE, Gouvernement de la Défense nationale du 30 juin au 31 octobre, Paris, 1871, p. ).o:

Je vous ai télégraphié hier (1). L'ambassadeur de Prus,se parti pour iniormer le Roi Guillaume de l'opposition de la France. On crodt que le Roi refusera son consentement, et on évitera ainsi complications.

(1) -Cfr. n. 5. (2) -Testo della dichiarazione, in Correspondence respecting the negotiations preliminqry to the War, cit., n. 6 allegato, p. 4; Archives Diplomatiques 1871-72, I, n. 13, pp. 20-21·
13

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1179. Parigi, 6 luglio 1870 (per. il 9).

Il Ministro imperiale degli affari esteri dev'essere interpellato oggi al Corpo legislativo intorno alla notizia che da tre giorni preoccupa vivamente l'opinione pubblica in Francia, della candidatura, offerta ed accettata, del Principe Leopoldo di Hohenzollern-Sigmaringen al trono di Spagna. È probabile che il Duca di Grawont si dichiarerà pronto a rispondere subito e ,che si pronunzierà, senza mistero, nel senso di quanto mi disse jeri e di quanto scrissi all'E. V. (2), cioè: che ii Governo imperiale, astenendosi pur sempre dall'immischiarsi nelle cose interne della Spagna, considererebbe tuttavia come un cattivo procedere della Prussia verso la Francia se il Re Guglielmo accordasse il suo consenso a questa candidatura e che in ogni caso la Francia non l'ammetterà e non la sopporterà. Il Barone di Werther, Ambasciatore di Prussia, è partito per l'Allemagna per informare verbalmente il Re di Prussia di queste disposizioni del Governo francese. Si crede qui che il Re Guglielmo, seguendo anche il consiglio del Conte di Bismarck che dicesi opposto alla candidatura, non darà il suo consenso al Principe di Hohenzollern e che per tal modo si eviterà una complicazione che può condurre diritto alla guerra. È a credere che il Governo francese s'aspettasse un tale risultato. Ma mtanto, oltre ad una vittoria morale di una certa importanza, il Governo imperiale avrà ottenuto un altro effetto, per lui prezioso, ed è di aver tastato l'opinione francese e d'averla trovata abbastanza di1sposta a seguirlo in una questione simile a questa. Difatti le relazioni della Prefettura di Polizia sono concordi nell'affermare che il Governo troverebbe, in caso di conflitto colla Prussia per questa questione, un appoggio quasi generale nell'opinione parigina.

14

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 579. Berlino, 6 luglio 1870.

J'ai pu m'apercevoir dans mes entretiens avec M. de Thile qu'on était ici assez médiocrement satisfait du langage tenu à la Chambre des Députés à Paris lors de la discussion de la loi du contingent militaire. M. Ollivier nommément, malgré ses protestations pacifiques, semblait invoquer le Traité de Prague camme un Noli me tangere. Or si l'esprdt public est très chatouil

leux en France, il ne l'est pas moins en deçà du Rhin où tout ce qui concerne les affaires Allemandes est, à tort ou à raison, considéré comme une question intérieure. Le meilleur moyen de pousser à l'unité et d'exciter le sentiment national qui sommeille encore dans le Midi de l'Allemagne, serait précisément si l'étranger voulait dans chaque circonstance faire sonner très haut que le Mein est une ligne infranchissable.

Quant à la réduction d'une dizaine de mille hommes, qu'on voudrait proposer comme un exemple à suivre notamment par la Prusse, le Général Le Boeuf paraissait oub1ier que l'effectif des troupes de la Confédération du Nord est fixé par une loi jusqu'au 31 Décembre 1871. Au reste si on désarmait ici à cette époque dans la meme proportion, ce ne serait point là une garantie bien solide pour le maintien de,s bons rapports, car l'une et l'autre Puissance pourraient rapidement, en cas de danger, compléter leurs régliments, la Prusse surtout grace à son organisation que chacun admire sans réussir à se l'approprier.

Il est vrai qu'à l'exception de M. Granier de Cassagnac qui s'écriait: c Reprenons le Rhin et nous pourrons désarmer », aucun orateur n'a énoncé des vues belliqueuses. Mais cela n'empeche point que de semblables débats, où l'on ne se fait pas faute de se lancer dans d'imprudentes digressions sur le terrain de la politique étrangère, inquiètent l'opinion publique sinon dans le présent du moins pour l'avenir. On désire la conservation de la paix, on parle avec respect, parlfois meme avec bienveillance de ses voisins, mais on laisse percer la défiance et l'on applaudit M. Thiers lorsqu'il plaide pour l'augmentation des forces militaire,s de la Franc'e en arguant que «la slituation de l'Europe est anormale». Si M. Thiers est le plus grand alarmiste de l'Europe, il ne faut pas moins regretter que la majorité de la Chambre et meme des Ministres, se soient laissés entrainer à des applaudissements qui donnent lieu à de fausses interprétations.

Il résulte cependant de cette discussion qu'aucun député n'a osé émettre l'idée d'un retour à l'ancien ordre de choses avant 1866. C'est un progrès quand on se rappelle des séances antérieures.

(1) -Cfr. n. l. (2) -Cfr. n. 3.
15

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, A VITTORIO EMANUELE II, A VALSAVARANCHE (Ed. in MAYOR, p. 341)

T. Firenze, 7 luglio 1870, ore 19.

Cerruti me télégraphie (1) que le général Prim a tenu l'Ambassadeur de France dans l'ignorance la plus complète de la combinaison Hohenzollern. Lorsque, au dernier moment, il l'a informé de cette candidature, l'Ambassadeur lui a témoigné la plus pénible impression et l'a prévenu des facheuses consé

quences que cette affaire peut entrainer. Plusieurs personnages, à Madrid, sont consternés de l'attitude de la France. Nigra, à qui Gramont avait dit, depuis

le 5, que la France ne tolèrerait pas la candidature Hohenzollern (1), constate l'impression considérable produite à Paris par les déclarations du Ministre devant le Corps législatif. Il m'annonce aussi le départ de l'Ambassadeur de Prusse pour informer le Roi Guillaume de l'opposition de la France (2). La situation est grave.

(1) Cfr. n. 22.

16

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI

T. 1170. Firenze, 7 luglio 1870, ore 13,30.

Vous pouvez à l'occasion sans faire des propositions formelles ne pas laisser de doute que l'Italie lne soit toute disposée le cas échéant à joindre ses ·bons office,s à ceux des autres Puissances pour que complications soient évi:tées entre la France et la Prusse.

17

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1171. Firenze, 7 luglio 1870, ore 15.

Je vous ai écrit hier (3) que nous ne pourrions admettre que les Ministres de l'Empereur soumettent l'exécution de la Convention à des appréciations injus1Hìées sur l'état de la sécurité en Italie ou à un vote du Corps Législa.tif. Les déclarations du Gouvernement Impérial dans ce sens faites devant le Corps législatif nous obligeraient à réclamer contre la non exécution par la France de ses engagements et à surspendre l'exécution des nòtres notamment pour la dette pontificale, en cessant de reconnaitre à la Fralrlce le droit d'intervenir auprès de nous comme Etat contractant à l'égard des affaires de Rome. Je C'rois utile que vous en préveniez d'avance M. de Gramont.

18

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1172. Firenze, 7 luglio 1870, ore 15.

Nigra me mande (4) qu'on croit à Paris que le Roi Guillaume refusera san consentement à la candidature de son parent au tròne d'Espagne et qu'ainsi toute complication pourra ètre évitée. J'attends vas informations télégraphi

ques sur ce qui pourra se passer. Quant à nous, vous pouvez à l'occasion ne pas laisser de doute que l'Italie ne soit toute disposée le cas échéant à joindre ses bons offices à ceux des autres puissances pour que complications soient évitées entre la France et la Prusse.

(1) -Cfr. n. l. (2) -Cfr. nn. 10 e 12. (3) -Cfr. nn. 6 e 7. (4) -Cfr. n. 12.
19

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI

T. 1173. Firenze, 7 luglio 1870, ore 15.

Ne prenez aucune attitude exceptionnelle envers le Vice Roi; seulement si on prend l'initiative de conversations avec vous sur affaire Assab, exprimez confìance que personne n'aggrav·era pas de voies de fait une situation où rien n'est préjugé.

20

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A MADRID, CERRUTI

T. 1174. Firenze, 7 luglio 1870, ore 15,15.

Veuillez m'informer par le télégraphe sur l'impression produite en Espagne par les déclarations du Due de Gramont (1) et sur les intentions du Gouvernement Espagnol

21

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2354. Parigi, ... (per. ore 16,10 del 7 luglio 1870).

Ambassadeur d'Espagne d'après les ordres de son Gouvernement a communiqué aujourd'hui au :Òuc de Gramont la détermination du Gouvernement :Espagnol de p.roposer aux Cortes la candidature du Prince de Hohenzollern. Due de Gramont lui a répondu se référant purement et simplement à la déclaration qu'il a faite hier au Corps Législatif (1): * Lord Lyons m'a dit que l'Angleterre donnerait des conseils amicaux à Berlin et à Madrid pour que la candidature soit retirée * (2). Sur la question de Grèce Lord Lyons m'a dit que son Gouvernement ne voulait pas se prononcer pour telle ou telle autre combinaison ministérielle mais qu'il tenadt à la réuSIJ:\ite de l'enquete et que ses sympathies seraient assurées au Ministère qui la poursuivrait sérieusement et énergiquement.

(1) -Cfr. n. 10. (2) -Il brano fra asterischi, ed. in NIGRA, p. 7. Per i consigli dell'Inghilterra a Madrid, cfr. Granville a Lyons, 6 luglio, Granville a Loftus, 6 luglio, Granville a Layard, 7 e 8 luglio,in Correspondence respecting the Negotiations preliminary to the War, cit., nn. 4, 5, 7, 8, 14. pp. 2-~. 5-6, 9-10; Das Staatsa.rchiv, XIX, nn. 4004, 4005, 4006, 4011, pp. 10-13, 20-21 (manca U secondo disp. a Layard del 7 luglio); Archives Diplomatiques 1871-72, I, nn. 15, 16, 25, 26, 37, pp. 23-26, 36-38, 49-50.
22

IL MINISTRO A MADRID, CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2353. Madrid, 7 luglio 1870, ore 13 (per. ore 16,40).

Ambassadeur de France vient de me dire que le Général Prim ne lui a commun.iqué combinaison Hohenzollern qu'au moment de partir pour la Granja. Ambassadeur de France avait témoigné la plus pénible impression et l'a prévenu des fàcheuses conséquences que cette affaire peut entrainer (1). Il m'a dit que non seulement Prim l'a tenu dans l'ignorance dans tout le cours de cette affaire, mais qu'il l'a trompé. L'ambassadeur de France vient de recevoir de Paris la plus grande approbation de sa ~onduite. Plusieurs personnages ici sont, de l'attitude que va prendre la France, consternés.

23

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2355. Berlino, 7 luglio 1870, ore 16,32 (per. ore 22).

L'Envoyé d'Espagne a nohlfié aujourd'hui au Cabinet Prussien que le Consei! des Ministres avait décidé à unanimité de présenter Candidature du Prince Léopold aux Cortes, convoquées pour le 20 Juillet, et que cette résolution n'a pas été amenée par aucune considération extérieure et n'avait pour but que le bien de l'Espagne et consolidation de la forme monarchique. Il est évùdent que le Prince est consentant et qu'H ne s'est pas prononcé à nnsu du Roi et du Comte de Bi,smark, quoique ceux-ci aient très adroitement caché leur jeu à la diplomatie. Thile en présence du discours de Gramont pel1Siste à déclarer que le Prince est libre d'agir à sa guise, et que la nation Espagnole est elle, seule, arbitre de ses destinées. La ISituation est tout-à-coup devenue très tendue. Cependani on ne croit pas ici à la guerre immédiate, à moins que on ne continue à passionner l'esprit public en France. Il n'en restera pas moins un danger de plus de futures complications.

24

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. CONFIDENZIALE. Berlino, 7 luglio 1870.

M. de Thile m'a prié ce matin de passer chez lui. Il m'a fait la communication suivante.

Le Prince et la Princesse Royale de Prusse désireraient vivement, à l'occasion du bapteme qui aura lieu à Potsdam, le l er Aout, de leur fille née le mois dernier, que LL.AA.RR. le Pvince Humbert et Madame la Princesse Marguerite voulussent accepter d'etre parrain et marraine. Avant d'en faire la proposition,

{l) Cfr. il rapp. dell'ambasciatore di Francia a Madrid, Mercier de Lostende, a Gramont, 3 luglio, in Archives Diplomatiques 1871-72, I, n. 7, pp. 13-16.

Ils tiendraient à s'assurer si elle serait favorablement a·ccueillie. La première pensée avait été tout d'abord pour notre Auguste Souverain. Le seui motif qui Les a induit à songer ensuite au Prince de Piémont et à notre Princesse Royale, c'est qu'il a paru mieux indiqué et mème plus respectueux de présenter la requete à des membres de la Famille Royale appartenant à la meme génération que la Leur, et d'agir en quelque sorte camme entre collègues vu leur qualité d'héritiers présomptifs de la Couronne. Ils seraient heureux de créer entre Eux un lien de plus.

Bien entendu que la présence des parrain et marraine n'est nullement

nécessaire, et que selon l'usage suivi souvent en pareille circonstance, ce serait

le Chef de cette Mission qui, muni de pleins-pouvoirs ad hoc, les représenterait

à la cérémonle.

M. de Thile aurait voulu avoir mon opinion sur i'accueil qui serait fait à ·Ce projet, avant qu'il fut procédé à une démarche formelle.

J'ai dit que j'en réfèrerais en voie particulière à V. E.; je me permis cependant l'observation que pareille demande des plus fl.atteuses avait une coYncidence avec les événements qui se rattachaient à la candidature du Tròne d'Espagne, coYncidence qui donnerait peut-etre lieu à des commentaires.

M. de Thile m'a fait observer à son tour que l'idée du Prince Royal de Prusse était antérieure d'une quinzaine de jours à la :situation po1itique actuelle, et que si cette idée n'avait pas été réalisée plus tòt, c'est qu'on avait étudié le meilleur moyen de sonder le terrain à Florence.

Vu l'absence du Comte Brassier, on avait pensé à recourir à mo.n entremi:se.

Je prie dane V. E. de me mettre à meme de donner une réponse qui, à mon avis, ne doit etre qu'affirmative. Un refus, entouré meme des formes les plus courtoises, blesserait d'autant plus que le Prince et la Princesse Royale de Prusse ont toujours marqué à notre égard des sympathies meme avant l'acte de reconnaissance du Royaume d'Italie lorsqu'il fallait ici un certain courage pour se déclarer de notre bord. On ne manquerait pas, dans d'autres cercles, d'attribuer notre réserve à des égards excessifs peut-etre vis-à-vis de la France. Ce serait là cependant une considération inadmissible dans une question que nous pourrions expliquer avec les simples règles de la politesse entre particuliers comme entre Maisons Souveraines. L'initli.ative, comme de raison, ne part pas de notre còté.

Je me souviens que lors du dernier passage de Monseigneur le Prince Humbert en Allemagne, à quelques lieues d'Ems où se trouvait le Roi Guillaume, si

S.A.R. n'a pas visité Sa Majesté, ce fut en partie -d'après un aveu qui m'a été fait à cette époque par M. Barbolani -parce que :nous ne voulions porter aucun ombrage au Cabinet des Tuileries disposé à retirer ses troupes des Etats Romains. Deux ans se sont écoulés depuis, et le drapeau français flotte encore à Civitavecchia! De tels ménagemens ne nous rapportent rien, et nous exposent au contraire à compromettre peu à peu nos relations d'amitié avec les Cours du Nord, avec l'Allemagne nommément dont le prestige grandit à vue d'rei!. J'estime que plus nous rendron:s intimes nos rappo.rts avec ces Etats, sans offusquer raisonnablement la France, plus celle-ci en nous sentant bien épaulés, devra comprendre qu'il faut compter sérieusement avec nous, et partant modifier ses allures là où elles ont besoin de l'etre.

Lors méme, ce qui n'est nullement improbahle, que le Comte de Bismarck ait lui-méme suggéré la démarche à laquelle se rapporte cette lettre, les considérations ci-dessus conservent toute leur valeur. Au reste rien ne nous oblige à voir dans cet incident l'action secrète de ce.t homme d'Etat. Il n'en conviendra jamais pas plus que de sa conduite dans l'affaire de la candidature Espagnole.

Il serait opportun de me donner une réponse par le télégraphe. Le temps me manque pour écrire aujourd'hui un deuxième rapport sur la candidature Hohenzollern. Je me réfère à mon télégramme de ce matin (1).

25

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1181. Parigi, 7 luglio 1870.

Il Signor de Olozaga, Ambasciatore di Spagna, ha ricevuto oggi un dispaccio circolare (2) con cui il Governo spagnuolo incarica i suoi rappresentanti diplomatici all'estero di parteeipare al Governo presso oui sono accreditati la decisione che il Gov.erno del Reggente ha presa di proporre alle Cortes la nomina a Re di Spagna del Principe Leopoldo di Hohenzollern-Sign1aringen. Il dispaccio ·constata che il Principe ha accettato e che il Governo spagnuolo ha fiducia che questa candidatura otterrà la gran mag_g~ioranza delle Cortes. Il Signor de Olozaga comunicò queste cose al Duca di Gramont oggi, ad un'ora pomeridiana.

Il Duca di Gramont gli rispose riferendosi puramente e semplicemente alla dichiarazione che egli aveva fatta jeri al Corpo legislativo (3). Il Signor de Olozaga mandò questa risposta per telegrafo a Madrid e scrisse pure confidenzialmente al Maresciallo Prim, scongiurandolo a recedere da una decisione la cui esecuzione avrebbe per conseguenza inevitabile una guerra generale.

La situazione non è cambiata da jeri. Essa rimane quale fu creata dalla dichiarazione del Duca di Gramont, dichiarazione che pone recisamente H casus belli. Del rersto il Duca di Gramont ed il Signor Ollivier f.ecero al Barone di Werther, il giorno prima, la medesima dichiarazione, in termini egualmente perentorii, in guisa che l'Ambasciatore di Prussia ha potuto a quest'ora informare veDbalmente il Re Guglielmo della risoluzione in cui è il Governo francese di fare un casus belli dell'elezione a Re di Spagna del Principe Leopoldo.

I negoziati relativi a questa candidatura furono condotti, con molto segreto, direttamente tra il Marescallo Prim da una parte, e dal Principe Leopoldo e dal Re di Prussia dall'a-ltra parte.

La questione è aggravata non solo dalla dichiarazione del Duca di Gramont, ma dal fatto ·che il Principe Leopoldo ha positivamente accettato, per iscritto, a quanto pare, l'offerta della Corona di Spagna, e che il Re di Prussia vi ha

consentito. Come uscire onor;evolmente e senza complicazione da una situa

zione talmente te,sa?

A mio giudizio non vi sono che due modi, o una votazione insufficiente delle

Cortes, o meglio ancora i1 ritiro dell'accettazione per parte e per :iniziativa del

Principe Leopoldo, il qua1e potrebbe molto onorevolmente allegare, come argo

mento della sua desistenza, che egli non vuole essere causa o pretesto d'una

conflagrazione generale in Europa.

(1) Cfr. n. 23.

(2) Del 6 luglio. Il testo, in Das Staatsarchiv, XIX, n. 4007, pp. 13-16; e, con data 7 luglio, in Correspondence respecting the Negotiations pretiminary to the War, cit., n. 24, pp. 15-16; Archives Dip!omatiques 1871-72, I, n. 24, pp. 33-36.

(3) Cfr. n. 10.

26

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1182. Parigi, 7 luglio 1870.

Ho l'onore di segnalare all'E. V. una lettera pubblicata jeri dal giornale Le Monde, che porta la firma del deputato Kolb-Bernard e che si riferisce alle parole che il Signor Emilio Ollivier avrebbe dette ad alcuni deputati che andarono a domandargli spiegazioni sull'attitudine del Governo francese rimpetto alla S. Sede.

L'E. V. conosce i termini con cui l'Univers aveva reso conto della conversazione scambiatasi tra i deputati predetti ed il Guardasigilli imperiale. In precedente dispaccio (1) io ebbi l'onore d'informare l'E. V. che avevo domandato al Duca di Gramont spiegazioni intorno alle parole attribuite al Signor Ollivier e che il Duca di Gramont mi aveva risposto senza esitare che quelle parole non erano state pronunziate.

Il Signor Kolb-Bernard dichiara nella sua lettera che diffat:ti la relazione della conversazione data dall'Univers è inesatta; ma osserva che il Signor Ollivier avrebbe assicurato due cose, cioè: l) che l'intenzione del Governo imperiale era di rispettare interamente la libertà del Concilio; 2) che il Governo non avrebbe preso nessuna misura rispetto all'oecupazione romana all'infuori del Parlamento.

Io inclino a credere che le due assicurazioni di cui parla il Signor KolbBernard siano in realtà state espresse dal Signor Ollivier. Com'ebbi l'onore di telegrafare all'E. V. (2), mi propongo di domandare in proposito ulteriori spiegazioni al Duca di Gramont; ma per questo fine aspetto che mi siano giunte le istruzioni che l'E. V. mi ha annunziate. Non vorrei toccare leggermente una questione di tale importanza. La questione dell'occupazione francese è posta in tali termini che non può essere toccata senza che sia risolta col richiamo delle truppe o ·che ne nasca pel Governo italiano la necess.ità di ricorrere a misure di fatto o ad un'attitudine aventi per risultato di modificare le relazioni esistenti fra i due Governi d'Italia e di Francia. Non mi occorre d'assicurare l'E. V. come ~sarebbe mio vivo e fervente desiderio il poter darle un'assicurazione positiva del prossimo ritiro delle truppe. Le parole dettemi ufficiosamente dal Duca di Gramont in una delle ultime conversazioni, e di cui ebbi cura di renderle conto in corrispondenza confidenziale, fanno testimonianza di disposizioni non sfavorevoli.

(ll Allude al rapp. 1176 del 5 luglio, non pubblicato; ma cfr. n. 2.

Ma in coscienza io non posso considerarle come appaganti, e non voglio farmi in proposito nessuna illusione, nè tanto meno farne nascere nel Governo del Re.

P. S. -Accludo un piego ·che il MinitStro del Re a Washington m'ha pregato di far pervenire all'E. V, per mezzo della posta.

(2) Cfr. n. 9.

27

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA,

A VITTORIO EMANUELE II, A VALSAVARANCHE (Ed. in MAYOR, p. 342)

T. Firenze, 8 luglio 1870, ore 16,50.

Le baron de Malaret est venu me lire un télégramme par lequel il est chargé de nous prier d'exercer notre infiuence à Madrid pour détourner les hommes politiques de l'Espagne de la candidature du Prince de Hohenzollern et de nous assurer que la France compte sur notre a.ppui dans le cas où la

pers1stance de la Prusse rendrait la guerre inévitable. J'ai dit au baron de Malaret que je ne pouvais .pas me prononcer avant d'avoir pris les ordres de

V. M. J'ai cru cependant pouvoir ajouter que la France n'aura pas à compter l'Italie au nombre de ses adversaires et qu'il me paraissait probable que le Gouvernement Italien n'aurait pu adopter une attitude définitive que lomque la situation sera mieux connue et qu'on pourra mieux apprécier la nature et les limites de la complication actuelle.

28

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA,

A VITTORIO EMANUELE II, A VALSAVARANCHE (Ed. in MAYOR, p. 342)

T. Firenze, 8 luglio 1870, ore 16,50. La situation est grave. Si le Roi de Prusse n'empeche pas le Prince de Hohenzollern d'accepter le trone d'Espagne et les Cortes le nomment, la France fera certainement la guerre. On ne connait pas encore les résolutions du Roi

de Prusse. Le Gouvernement anglais donne des conseils amicaux à Berlin et à Madrid pour que la candidature soit retirée.

29

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, A VITTORIO EMANUELE II, A VALSAVARANCHE (Ed. in MAYOR, p. 342)

T. Firenze, 8 luglio 1870.

Nigra vient de me télégraphier (1) que, demain, ordre sera donné de mobiliser les troupes en France.

(1) Cfr. n. 35.

30

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A MADRID, CERRUTI

T. 1176. Firenze, 8 luglio 1870, ore 16.

Le Gouvernement Français nous prie d'employer notre inftuence à Madrid pour que les hommes politiques de l'E.spagne renoncent à la candidature Hohenzollern qui peut amener graves complications (1). Nous ne pouvons rien faire qui puisse jeter le moindre doute sur notre respect entier de la volonté libre du peuple Espagnol; mais nou.s ·croyons que l'intéret de l'Espagne comme le nòtre est d'éviter une guerre que l'état des esprits en France rend possible.

Exprimez-vous dans ce sen.s .sans prendre d'initiative marquée et en observant gra:gde réserve.

31

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA (Ed. parzialmente in NIGRA, p. 14)

T. 1177. Firenze, 8 luglio 1870, ore 16,15.

*Malaret est venu me lire un télégramme par lequel il est chargé de nous prier d'envoyer des instructions à Cerruti pour détourner les hornmes politiques de l'Espagne d'une candidature qui amènerait graves complications, et de nous assurer que la France compte ,sur notre appui pour le cas où la persistance de la Prusse rendrait la guerre inévitable. * J'a,i répondu que l'action et les ·con.seils de l'Italie sont acquis à l'a cause de la paix; la France n'aura pas à compter l'Italie au nombre de se.s adversaires; * et quant à notre attitude définitive elle ne pourra se dessiner que lorsque la situation sera mieux connue. Dites-moi ·ce que vous pensez de cette ·communication française et donnezmoi votre avis. Dans conversation particulière qui a suivi cet entretien j'ai exprimé à Malaret le regret que l'esprit public italien ait été justement froissé par le langage que la presse officieuse française prete aux Ministres de l'Empereur sur l'occupation du territoire romain. *

32

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

T. 1178. Firenze, 8 Luglio 1870, ore 16,30

Le Gouvernement França1s nous prie d'employer notre action pour le maintien de la paix. Nous sornmes tout disposés à nous entendre avec l'Angleterre

sur ce qu'il y a à faire dans ce sens. Voyez Lord Granville et tenez-moi au courant de ce que le Gouvernement Britannique prévoit ou projette à ce sujet.

(1) Cfr. nn. 31 e 33.

33

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

D. 347 bis. Firenze, 8 luglio 1870.

Il Barone di Malaret è venuto oggi a vedermi per farmi conoscere il contenuto di un telegramma inviatogli dal Duca di Gramont. Il Mintstro di Francia avea ricevuto l'istruzione di es~orci qual'era l'attitudine presa dal Governo dell'Imperatore nella quistione della candidatura del Principe Leopoldo di Hohenzollern e di rivolgersi al Governo Italiano perchè, nell'interesse della pace, volesse far udire a Madrid i suoi consigli amichevoli e distogliere gli uomini politici della Spagna dal progetto di una candidatura che trarrebbe seco le più gravi complicazioni.

Ho risposto al Barone di Malaret che, a Madrid come altrove, i consigli e l'azione dell'Italia sarebbero stati impiegati in favore della pace e che il Governo del Re era disposto a unire sinceramente, operosamente i suoi sforzi a quelli delle altre Potenze perchè la tranquillità dell'Europa non fosse turbata. Senza entrare nel fondo stesso della vertenza, poichè il Governo Italiano ha già dato prova del suo disinteresse nella quistione dinastica Spagnuola, noi consideriamo innanzi tutto che l'interesse particolare dell'Italia e l'interesse generale d'Europa sono impegnati alla conservazione della pace.

Non ho na.scosto al Barone di Malaret come noi non potevamo fare a Madrid cosa alcuna che ponesse in dubbio il nostro rispetto per la libera manifestazione della volontà nazionale in !spagna, ed egli ha meco riconosciuto che questo rispetto era stato finora la nostra costante regola di condotta negli affari Spa.gnuoli.

Ma la volontà nazionale in !spagna non si è ancora manifestata, e le Cortes costituenti sono convocate per esprimere quel voto che i grandi e veri interessi della Nazione potranno consigliar.e ai suoi rappresentanti. Ora noi crediamo che l'interesse della Spagna sia d'evitare una guerra che le dispo·sizioni del Governo francese e lo stato dello spirito pubblico in Francia rendono probabile, e di cui non si possono apprezzare le conseguenze sui destini stessi della Spagna.

Ho dunque dato per istruzione (1) al Ministro del Re a Madrid di esprimersi nel senso del presente dispaccio e tenere ai membri del Governo e agli uomini politici più influenti un linguaggio che, senza scostarsi dal rispetto che professiamo per il libero esercizio della sovranità nazionale in !spagna, sia ispirato dalla nostra profonda simpatia per un ,popolo amico e dal desiderio ch'esso possa definitivamente ·compiere la costituzione del proprio Governo, senza complicazioni atte piuttosto a compromettere che ad agevolare lo scopo al quale esso intende.

(1) Cfr. n. 30.

34

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2357. Parigi, 8 luglio 1870, ore 16,20 (per. ore 18,35).

J'ai fait connaitre au Due de Gramont le contenu de votre télégramme d'hier (1) relatif à notre conduite éventuelle sur la question de l'occupation française. Sur :la demande du Due de Gramont je lui enverrai un extrait de votre lettre (2) en voie particulière.

35

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

r. 2358. Parigi, 8 luglio 1870, ore 16,20 (per. ore 19,30).

Gramont vient de me dire qu'aucune réponse n'est arrivée de la part de la Prusse, ce qu'il considère ·comme mauvais signe. Demain l'ordre sera donné de mobiliser les troupes en France.

36

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2360. Berlino, 8 luglio 1870, ore 16,10 (per. ore 21,28).

Rien jusqu'ici n'indique que le Roi de Prusse se prononcera comme l'année dernière. J'ai lieu de croire que Bismark écrit que la Prusse n'a rien à faire avec les Espagnols ni avec ceux qui veulent le devenir. Le Gouvernement se déclare irresponsable. L'Envoyé d'Espagne que j'ai vu après la notification faite hier (3) est plein de confiance; il ne prévoit pas empechements sérieux ici, où l'on garde attitude abstention. C'est doublement surtout à Madrid qu'il faudrait agir pour influencer si c'est possible vote des Cortès, auquel tout est subordonné. S'il s'y produira une faible majorité on pourrait peut-etre induire le Roi à

conseiller à son parent de se retirer lui-méme en dégageant aussi Prusse et la France. Cour d'Angleterre serait plus. que toute autre à meme, par ses relations de famille, d'agirà Berlin de manière à éviter des dangereu,ses susceptibilités. En attendant n conviendrait de mettre une sourdine aux intempérances du langage offi.ciel à Paris. Le journal ofiìciel à Berlin s'exprime avec quelque confiance sur le développement pacifique de cette affaire. La presse libérale relève avec aigreur les prétentions et les menaces françaises.

(1) -Cfr. n. 17. (2) -Cfr. n. 6. (3) -Cfr. p. 14, nota 2.
37

IL MINISTRO A MADRID, CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2362. Madrid, 8 luglio 1870, ore 18 (per. ore 1,55 del 9).

Déclaration Gramont (1) diminue ici nombre partisans Hohenzollern. Cependant le Général Prim, malgré les me.naces de l'Ambassadeur de France, dit à ses amis, en avant. Aujourd'hui part Circulaire pour agents diplomatiques espagnols à l'étranger, annonçant Candidat. Réunion Cortès le 20; vote 1er Aoiìt. Ministère compte sur grande majorité. Mais les amis de la paix concertent votes nombreux mais insuffisants pour élection. J'ai vu Sagasta qui m'a assuré que les négociations avaient eu lieu directement avec Hohenzollern en dehors de la Prusse. J e vous informerai.

38

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1183. Parigi, 8 luglio 1870 (per. L'11).

Nessun incidente, nessuna notizia venne ad attenuare la .gravità della situazione da jeri in qua. Il Governo francese si attendeva a ricevere da Berlino,

o meglio da Eros, qualche comunicazione. Questa comunicazione non è arrivata al momento in cui scrivo, e il Duca di Gramont, ·che vidi oggi, trova in questa assenza di notizie di Prussia un ·cattivo segno. Domani, se nell'intervallo la situazione non si modifica, 'in seguito a qualche notizia rassicurante, il Governo francese emanerà un decreto di mobilizzazione dell'esercito. Adunque il dado è gettato, per parte della Francia. Il Duca di Gramont mi ha ripetuto oggi che in nessun caso la Francia tollererà che il Principe di Hohenzollern vada a regnare sul trono di Spagna.

So da Lord Lyons che il Gabinetto inglese fa uffizii concilianti a Berlino. Io persisto a credere che il modo migliore di salvare la situazione si è che il Principe Leopoldo pigli senza esitazione e senza indugio l'iniziativa di ritirare la sua accettazione.

39

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 580. Berlino, 8 luglio 1870 (per. il 12).

Je me réfère à mes dépeches nn. 383, 410, 492, 495 et 504 relatives à l'Espagne. Depuis lors, sauf mon rapport d'avant hier (2), il y a eu une lacune, non point parceque j'avais perdu de vue cette affaire, mais parceque mes interpellations réitérées à M. de Thile sur le candidat vaguement indiqué par le Général Prim dans la séance des Cortès du 11 Juin échu, n'avaient obtenu aucune réponse

positive. Le Secrétaire d'Etat m'avait induit à croire que lui aussi en était encore aux suppositions sur le nom du candidat in petto. Comme il ne semblait pas se souvenir de ce qu'il m'avait dit le 14 Mai 1869, je me proposais précisément pour le mettre au pied du mur de lui donner lecture de ma dépeche précitée n. 410, dont j'avais à cet effet préparé une copie, lorsque a paru le télégramme de l'Agence Havas. V. E. a lu dans le n. 578 de ma correspondance dans quel sens il a été répondu à ma dernière interrogation (1).

Evidemment la chose a été ébruitée trop .tot au gré du moins des personnes dans le secret. Elle avait un peu l'air d'un nouveau Sadowa, du moment où elle était rendue publique par une singulière coYncidence le jour meme de l'anniversaire de cette bataille.

Comme je l'ai mandé hier par le télégraphe (2) M. Rascon, en suite des ordres de son Gouvernement, venait de notifier à lVI. de Thile que le Conseil des Ministres avait décidé à l'unanimité de présenter aux Cortès convoquées le 20 Juillet, la candidature du Prince Léopold de Hohenzollern. Le Cabinet de Madrid déclarait que le rseul but qu'il avait en vue était le bien de l'Espagne et la consolidation de la forme monar·chique. Il n'avait été influencé par aucune considération extérieure.

C'est lui-meme qui m'a instruit de sa démarche. N'étant plus tenu au secret, et en me témoignant plus de confiance qu'aux représentants d'Autriche et de France qui l'avaient interpellé la veille, et n'avaient obtenu que des indications propres à les dépister, il s'est posé comme étanf très au courant des choses. Il niait ·cependant que les négodations eussent été suivies par la voi:e diplomatique. L'Envoyé de Prusse à Madrid, entre autres, était si peu informé de ce qui se préparait, qu'il demandait, U y a un mois à peine, un congé qui lui a été refusé. Dans ce cas se serait donc M. Bernhardi, Agent très connu à Florence, d'où il a été transféré à Madrid, qui aurait traité avec le Général Prim, à moins que ·celui-ci ne se soit mis en relations directes avec Diisseldorf.

M. Rascon se montrait confiant dans le succès de la candidature, surtout depuis que le Cabinet des Tuileries avait manilfesté une opposition si vive et dont le contrecoup en Espagne aurait immanquablement pour effet de préparer une forte majorité dans le.s Cortès. Il critiquait amèrement la conduite de la France qui déniait à ses compatriotes le droit de choisir un Souverain selon leurs convenances. Il est vrai que depuis le pacte de famille, cette nation s'est habituée à considérer l'Espagne ·cÒmme une simple dépendance où elle cherche à éxercer de prétendus droits, sans se préoccuper de ses devoirs, celui nommément de respecter chez ses voisins son propre principe de la souveraineté nationale. Si l'Espagne est menacée, elle acceptera toutes les conséquences d'une guerre. Ce ne serait pas la première fois qu'elle s'opposerait aux empiètements de l'étranger. Si la Prusse prenait part à l'aretion, les chances seraient des plus favorables « qui sait meme, ajoutait M. Rascon, si l'Italie n'aurait pas son mot à dire? ».

Je me suis empressé de le détromper pour autant du moins que je pouvais préjuger les intentions de notre Gouvernement. Nous ne négUgerions rien sans

Il) Cfr. n. 4.

7 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIU

doute pour precher la conciliation, mais si une lutte, que je ne prévoyais pas imminente sur cette question, s'enga,geait, je pensais que nous observerions une neutralité aussi parfaite que loyale. Le développement de notre prospérité intérieure, le rétablissement de nos finances, passeraient avant toute autre considération, meme si on faisait miroiter à nos yeux une prime pour s'assurer de notre concours.

Ce diplomate ne prévoyait pas d'empechement sérieux ici où l'on observera une attitude d'abstention.

Dans l'après midi, j'ai été reçu par M. de Thile qui avait connaissance du discours du Due de Gramont et probablement aussi des impressions rapportées de Paris à Ems par le Baron de Werther. Le Secrétaire d'Etat persistait à déclarer que le Prince de Hohenzollern était parfaitement Hbre d'agir à sa guise, et que la nation Espagnole est elle-meme l'arbitre des ses destinées. Il me répétait le mot du Comte de Bismarck: « Nous n'avons rien à faire avec les Espagnols, ni avec ceux qui veulent le devenir ». Je n'avais pas enrcore reçu le télégramme de V. E. du 7 (1) qui ne m'est parvenu que dans la soirée. Mais prévenant ses désirs, j'avais déjà laissé entendre combien nous regretterions qu'il surgit quelque grave complication, et que, :J.e cas échéant, nous serions certainement portés à concourir par nos bons offices à ce qu'elle fut écartée.

En l'absence de M. Benedetti, parti en congé comme d'autres de ses collègues sans avoir eu le moindre soupçon de la bombe qui allait éclater, le Chargé d'Affaires M. Le Sourd a demandé à M. de Thile si le Cabinet de Berlin assumait une re,sponsabilité dans la candidature ainsi posée du Prince de Hohenzollern. Le Secrétaire d'Etat a invoqué son irresponrsabilité dans une question qui ne le concernait aucunement.

L'Ambassadeur d'Angleterre voulait partir ce soir pour les bains de mer, mais une dépeche (2) lui prescrit de ne pas quitter son poste dans des circonstances aussi graves. Lord Granville se dit très alarmé. D'après son opinion, ou celle de Lord Loftus -je n'ai pu démeler à qui elle appartenait -la situation est plus critique encore qu'en 1867 lors de l'incident du Luxembourg. Lord Loftus désirait savoir comment nous l'envisagions. Je lui ai parlé dans le sens du télégramme de V. E., et je lui ai lula réponse que j'allais expédier en chiffres (3). Il estimait comme moi qu'il conviendrait de tourner la situation pour en dégager la France et la Prusse. A cet effet comme la sanction des Cortès est réservée, s'il se produisait dans cette assemblée une faible majorité, on pourrait peut-etre induire le Roi de Prusse à conseiller à Son parent, si celui-ci ne le faisait pas de son propre mouvement, à se désister lui-meme de sa candidature. En attendant pour que les esprits restent dans la calme, il serait bien qu'on s'abstìnt à Paris camme ici de tout ce qui serait de nature à compliquer davantage les choses. Silence à la tribune et dans Ies journaux officiels.

Il est évident que la Cour d'Angleterre, mieux que toute autre, par ses relations de famille, serait à meme d'agir à Berlin de manière à contenir de dangereuses susceptibilités.

Lord Loftus avait vainement cherché M. de Thile pour lui communiquer les impressions de Lord Granville (1). Le Secrétaire d'Etat était en course à Potsdam. Quand on songe que le Roi séjourne actuellement à Ems, le Comte de Bismarck à Varzin, qu'ain.si le Gouvernement est insaisissable à Berlin, il est assez nature! d'en conclure combien la position d'un diplomate ici est embarrassante, soit pour ètre bien renseigné, soit pour s'acquitter des ordres de son Gouvernement.

La presse officieuse en Prusse est très circonspecte, et ne suit certes pas les errements de celle d'outre-Rhin. La Nord-Deutsche Allgemeine Zeitung a publié hier quelques observations as.sez remarquables dont je joins ici la traduction (2). En effet la guerre contre qui? contre l'Espagne parcequ'elle veut se donner un Roi? une ·semblable guerre aurait précisément le résultat que le Due de Gramont voudrait éviter: une puissance étrangère déciderait alors à cet égard. Guerre avec l'Allemagne? Mats ·le nouvel ordre de choses en Allemagne n'a qu'une raison d'etre nationale, on n'y poursuit qu'un but national, tandisque la Prusse, ~comme telle, justement par la création de la Confédération et par Ies obligations qu'elle s'est imposée pour autant en faveur de ses Confédérés, a fourni la preuve qu'elle subordon.ne ses intérets particuliers -si tant est qu'ils existent -au mouvement national.

La Gazette de la Croix, organe du parti conservateur, imprime des correspondances de Paris contenant des arguments qui sont en quelque ,sorte comme le pavillon qui doit couvrir la marchandise. Le Prince Léopold n'est point un Prince Prus.sien; son père, comme Chef de la Maison de Hohenzollern a les simples prérogatives d'un prince puiné de la famille Royale. Si les Hohenzollern ont la meme souche quc cette famille Royale, il n'y a pas de véritable iParenté comme avec les Napoléons. En effet d'après la table généalogique de Lesage, les deux branches existaient déjà dès le commencement du XIIIème siècle. Il ne s'agit donc plus que de collatéraux à un degré trop éloigné pour en tenir compte. Mais serait-il meme Prince Prussien le Prince Léopold, il saute aux yeux qu'il ne serait redevable de la Couronne d'Espagne qu'à son mariage avec une Infante de Portuga:l, circonstance qui slourit aux partisans de l'Union Ibérique qui l'appellent à ces hautes destinées et qui étayeront son trone. Il n'est donc polnt un instrument de la politique du Comte de Bismarck, .:!te. etc. etc.

_La presse libérale relève avec aigreur les prétentions et les menaces fran

çaises. Il est fort heureux que le Reichstag ne soit pas réuni, autrement il s'y

traduirait des sentiments analogues à ,ceux qui se font jour à la tribune du

Corps Iégislatif.

J'ai la ·conviction comme Lord Loftus, que cet incident n'a pas été provoqué

par le Comte de Bismarck, mais ·comme l'Empereur Napoléon, avec plus de

résolution peut-etre, il sait faire dériver l'eau vers son moulin, et profiter des

circonstances qui se présentent à sa portée. Ainsi il est à supposer qu'il savait

parfaitement à quoi s'en tenir ,sur les négociations entre le Général Prim et

Dusseldorf et qu'il a Iaissé aller les choses pour en tirer le meilleur ~rofit. Il

eiìt mieux valu sans doute que le Général Prim eùt cherché à préparer le terrain à Paris pour rendre acceptable cette combinaison. Peut-etre que l'Empereur, malgré ses répugnances, n'y aurait point opposé de veto surtout si d'autres Cabinets se fussent également interposés pour aplanir les obstacle.s, cette candidature ne manquant pas de certains avantages dont le principal était de rétablir la monarchie dans la Péninsule, et d'empecher ainsi l'avènement d'une république de mauvais alai. Pour l'Italie, nommément, mieux valait un Hohenzollern qu'un Bourbon ou un Orléans. On prétend il est vrai que le Comte de Bismarck pousse de plus en plus son Souverain vers des reves ambitieux, comme s'il voulait le transformer en un autre Charles Quint. Certainement que l'Allemagne marche vers de brillantes destinées, mais il faudra l'reuvre toujours lente du temps. En attendant l'Italie se consolidera et revendiquera elle aussi alors !a place qui lui appartient en Europe.

Pour le moment nous devons parer au plus pressé. Les allures de la France à notre égard donnent aujourd'hui beaucoup à penser, et deviendront plus suspectes encore a:près le règne de l'Empereur Napoléon. Notre mariage de raison touchera alors à son terme, et nous devons nous ménager des alliances ailleurs pour ·combler le vide. Si notre Pays avait déjà la consistance qu'il ne manquera pas d'acquérir plus tard, il serait peut-etre opportun d'examiner s'il nous convient de favoriser une extension de puissance de la Prusse au risque de s'étendre par exemple jusqu'à Trieste. Mais ce danger pas plus que pour un agrandissement de la Russie jusqu'aux còtes de l'Adriatique, n'existe pas pour la génération présente. Il appartiendra à ceux qui nous .succèderont de ·combattre cette marée montante que nous devrions alors refouler à tout prix. En attendant, je le répète, il faut au contraire nous rendre bienveillantes les Cours de Berlin et de Pétersbourg qui de sitòt ne seront pas à meme de nous nuire, et qui maintenant ont tout intéret, si nous ne déméritons pas, à nous seconder dans notre politique nationale et indépendante de nos voisins. Je ne parle p.as de l'Autriche. Quoique l'an soit disposé à croire à la sincérité de ses intentions bienveillantes à notre égard (ainsi que le prouvent les discours prononcés à Solferino et à San Martino le 24 Juin) elle n'est point encore assez affranchie de la France pour qu'elle doive nous inspirer une confiance à toute épreuve.

L'apaisement du différend actuel est rendu assez difficile en suite du discours de M. de Gramont et meme de celui de M. Ollivier qui a prononcé le mot de guerre. C'est à la pointe de l'épée que la France demande à la Prusse de se désister du plan qu'on lui attribue et qu'elle nie résolument. Il faut dane éviter de les laisser en présence dans de teHes d~spositions. Le point d'honneur à ·tort ou à raison est en jeu. Comme je l'ai dit plus haut, il ne reste qu'à tàcher de ménager une retraite au Prince de Hohenzollern, en :fa.isant agir l'infl.uence qui a le plus de poids à Berlin camme à Paris, celle de l'Angleterre. Ce ne serait que lorsque on aurait essayé de ce moyen, que nous devrions joindre nos bons offices à ceux des autres Puissances intéressées camme nous à la conservation de la paix. Je ne manquerai pas cependant à la première occasion, d'annoncer à M. Thile nos bonnes dispositions.

P.S. -Le temps manque pour joindre la traduction de l'artide du journal précité, au re,ste j'en ai donné le résumé.

(1) -Cfr. n. 10. (2) -Cfr. n. 14.

(2) Cfr. n. 23.

(1) Cfr. n. 18.

(2) Cfr. Das Staatsarchiv, XIX, n. 4005, pp. 11-12 (Granville a Loftus, 6 luglio).

(3) Cfr. n. 36.

(1) -Per queste impressioni cfr. p. 11, nota 2. (2) -Ma cfr. il post-scriptum del presente documento.
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EMERICO TKALAC AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. 74. Roma, 8 luglio 1870.

Les nouvelles de Pékin et de Madrid ont repoussé le Concile à l'arrière-plan. Quelques-uns de mes amis sont immédiatement accourus de la campagne à Rome. En général tout le monde est ,content de voir la France avoir une mauvaise affaire sur les bras, malgré toutes les craintes au sujet de la paix européenne. Je n'importunerai pas V. E. de récits des conversations que j'ai eues sur ce sujet; je me bornerai à Lui dire qu'on craint que l'Italie ne se laisse séduire. par exemple par la promesse de lui abandonner Rome, à s'allier avec la France en cas de guerre. Voici le langage que j'ai tenu. La candidature Hohenzollern en Espagne est une affaire à peu près désagréable pour tout le monde, et partant aussi pour l'Italie; mais, au pts aUer, l'Italie doit la préférer à la candidature d'un Bourbon, d'un Bonaparte ou d'un Habsbourg. II n'est pas dans l'intérét de l'Italie de se lancer dans une guerre de succession espagnole. Je comprends que Napoléon n'épargnera pas de belles promesses pour faire l'Italie sortir de sa neutralité, mais je suis ;convaincu que le gouvernement italien saura résister à toutes ses tentations et profiter des immenses avantages qu'une guerre entre la Fran·ce et la Prusse met entre ses mains. Si Napoléon nous offre Rome comme prix de notre alliance, rien n'empéche la Prusse de nous garantir la possession de Rome ·camme prix de notre neutralité. L'Autriche ne nous effraye pas; avec elle il y a des accommodements toujours possibles, et en outre nous avons assez de moyens efficaces pour en contenir la fougue batailleuse. Nous n'avons rien à perdre et avons tout à gagner en ,gardant notre neutralité tant que possible, et en ménageant nos forces pour le moment où notre intérèt nous obligerait d'agir. L'Italie n'a pas l'ambition de se battre pour la gioire ou pour satisfaire à la vanité d'un homme qui se croit mal sùr sur son tròne si ses voisins se refusent à se soumettre à ses exigeances et caprices. L,a situation nous est assez favorable. Nous n'achèterons plus Rome au prix de la Convention de Septembre; ce serait un anachronisme. Avec un peu de sagesse et de fermeté, l'Italie aura Rome sans bouger ni sans tirer un coup de pistolet. L'alliance italo-française est, de mon avis, une supposition gratuite. Nous savons ce qui nous a coùté la possession de la Lombardie et de la Vénétie; mieux vaudrait renoncer à Rome à jamats que de l'acheter de la France. C'est une question de la dignité nationale sur laquelle on ne transige point, pas mème si l'Italie était plus faible qu'elle ne l'est. Qu'on attende donc avant de se prononcer sur l'attitude de l'Italie dans une éventuelle guerre franco-prussienne; quant à moi, je suis sùr que mes idées là-dessus ne seront pas démenties par les événements. Le Pape a, me dit-on, appris le massacre de Pékin avec son impas,sibilité habituelle. «Faremo qualche bea,tificazione dei nuovi martiri». Hier, on a distribué aux pères du Concile les amendements proposés au

Chapitre 4e. J'ai vu le fascicule ce matin, mais je ne pourrai l'avoir que demain. On me dit que la séance qui devrait avoir lieu demain, samedi, est ajournée à lundi. Il n'y a lpresque pas d'éveques à Rome en ce moment; la plu · part sont en campagne, à Albano, Genzano, Arriccia, Rocca di Papa etc. Impos

sible d'avoir des nouvelles du Concile.

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VITTORIO EMANUELE II

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in MAYOR, pp. 342-343)

T. Valsavaranche, 9 luglio 1870, ore 7,35.

Je suis étonné que l'on n'ait pas prévu cela d'avance. Si c'est un projet préconçu par Bismarck, nous aurons ila guerre. En cas de guerre, rappelezvous que nous avons des promesses précédentes, desquelles je suis à peu près responsable. J'ai reçu vos dépeches sur des montagnes éloignées, ce qui a occasionné le retard de ma réponse.

Je vous prie de me tenir au .courant. Si on dés1ste, je puis rester ici; si non, il faut que je parte pour Florence. Commencez à préparer le Ministère sur la question des promesses précédentes, et dites à Lanza e à Sella que la question d'argent ne les préoccupe pas. J'espère encore que tout cela s'arrangera.

42

VITTORIO EMANUELE II

AL MINISTRO DEGLI ESTER'I, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in MAYOR, p. 344)

T. Valsavaranche, 9 luglio 1870, ore 17,50.

Ricevo suo dispaccio e ringrazio (1). Si Vous pouvez influencer le Gouvernement espagnol dans ile sens désiré par la France, faites-le. Je suis content de ne pas etre obligé de partir pour Florence. J'espère qrue tout se terminera par une non-acceptation, de tout cOté.

43

VITTORIO EMANUELE II AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (Ed. in MAYOR, p. 345)

T. Valsavaranche, 9 luglio 1870, ore 24 (2).

Par rapport à la candidature du Due d'Aoste (3), je crois toute tentative inutile sur lui. Je ne puis plus traiter cette question avec le Prince, m'étant quasi hrouillé avec lui pour cela. Il doit etre à Livourne et si vous voulez essayer d'agir sur lui, faites-le. Par rapport à la question politique présente, parlez-en au Ministre d'Autriche et dites-lui que je désirerais que l'Empereur et le Gouvernement .autrichien obtiennent que, dans cette occasion, cesse l'occupation française à Rome. Sans cela, aucune alliance ni entente possible.

Projet à l'instar précédemment. Il s·erait à désirer que cette propositlon fùt faite le plus promptement possible et qu'elle obtint bon résultat, non demandé par nous à la France, mais offert par la France elle-méme. Ceci devrait étre fait pour tout ce qui pourrait arriver dans la suite. Quand vous lui aurez parlé, télégraphiez-moi. Mi tenga al corrente di tutto.

(1) -Si tratta probabilmente del n. 44. (2) -Come risulta dal testo conservato nell'Archivio Visconti Venosta, il tel. arrivò alle 9,24 del giorno 10. (3) -Cfr. n. 45.
44

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA,

A VITTORIO EMANUELE II, A VALSAVARANCHE (Ed. in MAYOR, p. 343)

T. Firenze, 9 luglio 1870, ore 15.

Rien de nouveau. Je crois qu'il n'est pas nécessaire, pour ile moment, que

V. M. parte pour Florence. On me télégraphie que les déclarations de Gramont ont eu pour effet de diminuer, à Madrid, le nombre des partisans du Hohenzollern. Si les Cortes repoussent la ·candidature, ou si le Prince est nommé à une faible majorité, tout danger est écarté. Le nreud de la question est maintenant à Madrid. C'est l'à que se tournent les efl'orts des Puissances. J'ai reçu le télégramme de V. M. (1).

45

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA,

A VITTORIO EMANUELE II, A V ALSAVARANCHE (Ed. in MAYOR, p. 344)

T. Firenze, 9 luglio 1870, ore 18,30. Dans le cas où, pendant les négociations aduelles, le nom du Due d'Aoste serait prononcé, je demande à V. M. l'autoriJSation d'entrer dans la voie qui nous serait ouverte. Ce serait la meilleure des solutions. Mais pour arriver à ce résultat, dans le ·Cas où il serait encore possible, il faut mal"lcher avec la plus grande prudence. Le Due d'Aoste ne peut pas se présenter comme le candidat de la pression f~ançaise. Il faut tàcher que l'idée parte du Gouvernement

espagnol lui-méme, et le secret le plus absolu est la condition indispensable du succès.

46

IL CONTE VIMERCATI

A VITTORIO EMANUELE II, A VALSAVARANCHE (A C R, Carteggi V. E. II, b. 33)

T. Parigi, 9 luglio 1870, ore 21.

En présence occupation État Pontificai et mauvaises dispositions Ollivier pour rappel, j'ai cru devoir garder dans :l'intérét du Roi réserve absolue. Il faut que Empereur :prenne initiative de venir au Roi. Je pense que affaire Hohen

zollern sera arrangé, mais laissant telle aigreur entre France et Prusse que la guerre decidée, peut avoir lieu mois de Septembre. Nigra est pour neutralité.

Cl) Cfr. n. 41.

Dans nos anciennes conventions il était contra.ire et nous a paralysé. Quant à moi, je suis toujours ferme dans les anciennes idées et pas avant cessation occupation. Je n'hésite pas Vous conseiller d'agir à Vienne pour marcher d'accord, nous appuyant à la lettre des trois Souverains, par ce moyen gouvernement du Roi pourra exercer influence et meme médiation et faire sentir ici, en vue des éventualités, nécessité évacuation sans la demander. Ayez confiance dans Visconti Venosta qui est devoué au Roi. Si affaire se complique je me rendrai Florence et Vienne. Gramont qui est au courant en grande partie des ententes projétées m'a fait plusieurs allusions que j'ai feint ne pas comprendre. Gramont pour occupation fera volonté Empereur.

47

IL MINISTRO DEGLI ESTERI. VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. P. RISERVATO. Firenze, 9 luglio 1870, ore 15,30.

Déchiffrez Vous seui. Veuillez demander de ma part à Vimercati si le Roi lui a télégraphié quelque chose sur la situation actuelle.

48

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A MADRID, CERRUTI

T. 1180. Firenze, 9 luglio 1870, ore 16,15.

Ayant vu aujourd'hui Montemar je lui ai dit que nous respectons entièrement les volontés du peuple espagnol mais qu'au moment de prendre une décision qui amènera inévitablement la guerre, l'Espagne doit considérer ce qu'en peut résulter pour elle meme. Elle s'exposerait beaucoup en prenant la responsabilité de pareilles ,complications qui mettraient en jeu des intérets bien plus ,considérables auxquels elle pourrait risquer d'etre sacrifiée. Faites appel à la confiance que les Ministres Espagnols doivent avoir en nous et assurez-les que nous sommes très désireux de les aider à résoudre avantageusement et pacifiquement leur,s difficultés actuelles.

49

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

T. 1181. Firenze, 9 luglio 1870, ore 16,15.

J'ai dit à Montemar qu'il est de l'intéret de l'Espagne d'éviter des complications dans lesquelles elle pourrait etre sacrifiée. Mais mon opinion est que les .puissances devraient faciliter à l'Espagne Ies moyens de sortir des difficultés où elle se trouve, et nous sommes disposés pour notre part à nous entendre avec le Gouvernement Anglais s'il croit que nous puissions fair,e quelque chose dans ce sens (1).

(1) Cfr. anche Paget a Granville, 9 luglio, in Correspondence respecting the Negotiations pre!iminary to the War, cit., n. 47, pp. 29-30; e, parzialmente, in Archives Diplomatiques 1871-72, I, n. 54, pp. 67-68.

50

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

(Ed. in NIGRA, p. 8)

T. 1182. Firenze, 9 luglio 1870, ore 16,20.

Nous avons télégraphié hier et aujourd'hui à Madrid (1) pour avertir le Gouvernement Espa,gnol des conséquences très graves que pourraient avoir ses décisions et pour l'engager à chercher d'accord avec les puissances désireuses du maintien de la paix les moyens de sortir * avantageusement et * pacifiquement des difficultés où H se trouve.

51

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A CARLSRUHE, ARTOM, A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, E A STOCCARDA, GREPPI

T. 1183. Firenze, 9 luglio 1870, ore 16,30.

Veuillez m'informer par télégraphe de l'impression que produit la complication entre la Prusse et la France.

52

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1183 (1). Firenze, 9 luglio 1870, ore 23,30.

Je crains que les mesures précipitées de la France n'aient pour résultat d'empècher à la Prusse et au Maréchal Prim de se dégager et qu'elles ne laissent pas le temps nécessaire à l'action conciliatrice des puissances.

53

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1184. Firenze, 9 luglio 1870, ore 23,30.

La situation devient toujours plus grave. Nigra mande (3) que si la réponse de Prusse est dilatoire ou dans le sens .d'un réfus de retirer l'a·cceptation, des mesures de mobilisation vont ètre prises et que la France est décidée à tirer l'épée. Nous avons dit au Gouvernement Espagnol que nous respectons volonté nationale d'Espagne mais que nous craignons qu'il ·est de son intérèt d'éviter la guerre (1). Veuillez joindre de la manière que vous jugerez la plus opportune vos efforts à ceux de vos collègues notamment de celui d'Angleterre pour qu'on

ne puisse pas dire que le Ministre d'ItaJ.ie n'a pas agi à Berlin en faveur de la paix dont nous désirons ardemment la conservation. Nous pouvons d'autant plus exprimer notre conseil amicai qu'il ne s'agit .pas d'un intérèt national de l'Allemagne, mais d'une question dynastique d'un intéret fort secondaire. Je vous laisse juge de.s démarches que vous ·croirez utile de fahe dans ce sens.

(1) -Cfr. nn. 30 e 48. (2) -Per un evidente errore questo telegramma porta lo stesso numero del precede1;1_te. (3) -Cfr. n. 55.
54

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (Ed. parzialmente in NIGRA, p. 7)

T. RISERVATO. Parigi, 9 luglio 1870, ore 16,50 (per. ore 18,45).

* Je crois que la réponse que vous avez faite à Malaret est la seule qu'il nous soit possible de donner pour le moment (1). Il importe connaitre attitude de l'Autriche. Quant à présent la France sait que nous ne serons pas contre elle. Si elle a des propositions à nous faire c'est à elle à prendre l'initiative. Le fait de l'occupation de Rome ne nous permet pas de donner une réponse plus explicite. Gramont m'a prié de Vous sonder sur la question de l'alliance. Je compte lui parler dans le sens de votre réponse à Malaret. En attendant selon moi * vous devez faire tou.s vos efforts à Berlin et à Madrid pour empecher la guerre. La solution meilleure est que le Prince de Hohenzollern prenne l'initiative de retirer son acceptation, mais ilfaut faire vite. Les événements se précipitent. Des mesures militaires vont etre prises ici sans délai. On est décidé à tirer l'épée. *Benedetti est arrivé hier matin à Ems. On attend ses dépeches dans la journée. La bourse baisse rapidement. *

55

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2365. Parigi, 9 luglio 1870, ore 17,40 (per. ore 19,4{)).

Benedetti sera reçu aujourd'hui dans l'après midi par le Rod de Prusse à Ems.. Si le résultat de l'ent.retien est dilatoire, ou dans le sens d'un refus de retirer le consentement pour l'aocept.ation de la candidature, les mesures de mobilisation qui sont toutes pretes seront publiées demain (2).

56

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2.366. Parigi, 9 luglio 1870, ore 22,30 (per. ore 23,45).

La question n'est pas à Madrid mats en Prusse. Je vous assure que si la réponse du Roi de Prusse n'est pas dans le sens de retirer la candidature, la guerre va éclater en 48 heures.

(1) -Cfr. n. 31. (2) -• La pubblicazione di tali misure doveva farsi oggi. Ma nel Consiglio dei Ministri tenuto questa mane a S. Cloud fu deciso di attendere la risposta che il Conte Benedetti deve mandare nella sera da Ems ». (Rapp. Nigra 1186 pari data). Per le istruzioni inviate da Gramont a Benedetti il 7 luglio, cfr. Archives Diplomatiques 1871-72, I, nn. 19, 20, )H, pp. 29-32.
57

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (1)

T. P. RISERVATO. Parigi, 9 luglio 1870, ore 22,25 (per. ore 23,45).

Le Roi a télégraphié à Vimercati pour lui demander de l'informer. Vimercati a répondu qu'il croyait à un arrangement momentané, et a prié S. M. de vous communiquer la dépèche.

58

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2367. Londra, 9 luglio 1870, ore 20,47 (per. ore 0,30 del 10).

Cabinet Anglais agrée beaucoup •concours et entente avec lui pour la paix. Il est disposé nous dire dès lors ses démarches et H demande que nous _en fassions autant. Il déplore manque d'égards de l'Espagne et le langage du Ministre des affaires étrangères lfrançais. Il croit pour le moment plus utile action avec entente mais non collective. Son action se limite maintenant à des cons·eils empressés à Berlin et à Madrid au point de vue de l'intérèt des deux pays. Berlin est trop fort pour que son amour propre soit insulté, sa résponsabilité serait énorme. Langage du Ministre des Affaires Etrangères Français s'excuse par l'état de l'opinion publique en France. Se serait une faute créer une dynastie causant une grande guerre et produisant de nouveaux .germes de désordres dans le pays. Lord Granville a écrit dans ce sens. Il croit que le but principal action des puissances médiatrices doit ètre à Madrid. Le Roi de Prusse ne veut pas faire défense au candidat d'accepter. Lord Granville ne fait aucune démarche spécifique laissant à présent choix des moyens à chacune des deux puissances. J'écris (2).

59

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2368. Berlino, 9 luglio 1870, ore 21,10 (per. ore 10,50 del 10).

Chargé d'Affaires de France annonce à Thile que Benedetti a l'ordre de se rendre à Ems. C'est évidemment pour disposer le Roi de Prusse à faire désister son parent de la candidature. Le Chargé d'Affaires d'Autriche à donné lecture de dépèche d'après laquelle Jra Cour Impériale, malgré ses traditions historiques, se déclare désintéressée et dans un but pacifique [attire?] attention sérieuse sur gravité de la situation (3). Le Prince Hohenzollern n'est pas à Dilsseldorf, on le croit en Suisse. Malgré certain courant optimiste, la machine pourrait fort bien

dérailler si Benedetti n'apporte pas tout le tact nécessaire dans la démarche qui aurait du précéder et non suivre la déclaration de Gramont.

(1) -Risponde al n. 47. (2) -Cfr. nn. 84, 85. Cfr. anche Granville a Lyons (e Paget), 9 luglio, in Correspondence respecting the Negotiations pre!iminary to the War, cit., n. 18, p. 12; Archives Diplomatiques 1871-72, l, n. 52, p. 66. (3) -Cfr. Beust al barone von Miinch a Berlino, 6 luglio, in Auswlirtige Angelegenheiten. Correspondenzen des K. K. Gemeinsamen Ministeriums des Aussern, n. 4, vom August 1869 bis November 1870, n. 9, pp. 16-17; .t..rchives Dip!omatiques 1871-72, I, n. 14, pp. 21-23.
60

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2369. Berlino, 9 luglio 1870, ore 15,40 (per. ore 11 del 10).

J'ai parlé à Thile dans le sens du télégramme de V. E. d'avant hier (1). Il m'a remercié de nos bonnes dispositions, dont il prenait note pour le cas échéant. Il continuait à déclarer l'abstention du Cabinet Prussien; que lui aussi ne connaissait officiellement la candidature que par la notification récente de l'Espagne absolument comme les autres puissances. Le Roi de Prusse se tient également tout-à-fait en dehors de cette affaire; il n'est ni pour ni contre. Il semble que la situation s'est légèrement détendue, tout en faisant la part des passions politiques en France. Personne ne croit encore ici qu'il s'en suive guerre pro

chaine, la candidature n'ayant été ni provoquée ni posée par la Pruss.e. Je persiste à dire qu'il faut agir avant tout à Madrid.

61

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1184. Parigi, 9 luglio 1870 (per. L' 11).

In una conversazione ch'ebbi jeri con S. E. il Duca di Gramont tornai sulle dichiarazioni attribuite dai giornali al Signor OHivier ed al Duca di Gramont stesso relativamente alla questione dell'occupazione. Il Duca di Gramont mi disse che se io intendeva porre la questione sul terreno di dichiarazioni non ufficiali, non fatte dal Ministro degli affari esteri in modo ufficiale, e riferite inesattamente dai giornali, egli non avrebbe potuto accettare una discussione sopra un tale terreno. «Non posso, diss'egli, accettare una discussione che su parole ed atti ufficiali, che 1S.U dichiarazioni fatte dal Ministro degli affari esrteri quando si tratta di politica estera ~. Io risposi al Duca di Gramont ch'era intenzione del Governo del Re di fargli conoscere, per mio mezzo, in via ufficiosa e preventiva, il suo modo di vedere e la condotta che sarebbe forzato di tenere nella previsione che 11 Governo imperiale fosse condotto a fare dinnanzi al Corpo legislativo o al Senato dichiarazioni sulla questione dell'occupazione nel senso di quelle che erano state attribuite ai Ministri dell'Imperatore. Aggiunsi che gli schiarimenti preventivi ch'io era incaricato di dargli potevano perfettamente considerarsi indipendenti dall'occasione che li aveva provocati; e che in ogni caso non sarebbe stato inutile che il Governo imperiale fosse da noi lealmente informato

delle nostre intenzioni per certe date eventualità. Tanto meglio, diss'io, se queste eventualità non si verificheranno.

Ciò premesso diedi comunicazione, in via confidenziale, al Duca di Gramont del contenuto del telegramma che l'E. V. mi diresse il 7 corrente (1), dal quale risulta che il Governo del Re non potrebbe ammettere che il Governo francese sottometta l'es.eguimento pèr parte sua della Convenzione di settembre ad un apprezzamento ingiustificato sullo stato della pubblica tranquillità in Italia ovvero ad un voto d'el Corpo legislativo; che se il Governo imperiale facesse dichiarazioni in questo senso, esse obbligherebbero il Governo del Re a reclamare contro la inesecuzione degl'impegni assunti dalla Francia, ed a sospendere l'adempimento degl'impegni nostri, specialmente in quanto spetta al debito pontificio, cessando di riconoscere alla Francia il diritto di intervenire, come Stato contraente, presso il Governo del Re rispetto agli affari di Roma. Ebbi cura di far notare al Duca di Gramont ·che questo telegramma era accompagnato da convenienti considerazioni contenute in una lettera particolare dell'E. V. (2) della quale gli esposi il desiderio di leggergli alcuni brani.

Il Duca di Gramont non potè, per essere stato ·chiamato al Corpo legislativo, udire la lettura di questi brani; ma mi domandò di mandargli un estratto della lettera dell'E. V., il che feci nella sera stessa.

Per tal modo, e indipendentemente da ogni discussione relativa alla maggiore o minore mancanza di esattezza nelle va~ie relazioni ·che furono fatte dai giornali intorno alle dichiarazioni date dai Ministri dell'Imperatore ad alcuni membri del Corpo legislativo, il Governo im,periale fu amichevolmente e lealmente istrutto delle intenzioni del Governo del Re, intenzioni fondate sopra le regole più incontestabili dell'equità, del diritto, e della sana interpretazione dei patti internazionali.

(1) Cfr. n. 18.

62

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 210. Vienna, 9 luglio 1870 (per. il 12).

Le Baron de Beust que j'ai eu l'occasion de voir ce matin, et avec lequel je me suis exprimé dans le sens de votre télégramme d'avant hier (3), me charge de dire à V. E. que le Gouvernement Impérial et Royal depuis pllusieurs mois déjà n'a jamais cessé de faire entendre à Be.rli.n et à Madrid un langage identique à celui de la France au sujet de la candidature du Prince Hohenzollern. ll a paru très-satisfait de nos dispositions à joindre nos bons offices à ceux des autres puissances pour que les ·c-ompli:cations soient évitées.

Il n'a pas hésité à déclarer à ii:'Envoyé Espag.nol que la candidature en question était une très-grave menace pour le repos de l'Europe. Le Chancellier croit pourtant que l'on parviendra à conjurer le danger en retirant la candidature Hohenzollern. Confiant dans l'attitude énergique de la France, il ne m'a pas caché sa .satisfaction de voir par ce fait infl.iger une humiliation au Oomte de Bismarck. Comme on ne fait ici que suivre les inspirations de Paris, on serait très-disposés

à appuyer la candidature du Prince de.s Asturies, ce à quoi s'oppose ce Ministre d'Esoagne au nom de son Gouvernement, de la manière la plus formelle. Ce dernier, en me apprenant que la question sera décidée par les Cortès convoquées pour le 20 courant, la dignité de son pays s'y trouvant engagée, se montre irrité de ce que la France, après avoir combattu l'érection de la République ainsi que le,s candidatures du Due de Montpensier et des autres Princes, s'oppose encore d'une manière si décidée à celle du Prince Hohenzollern.

(1) -Cfr. n. 17. (2) -Cfr. n. 6. (3) -Cfr. n. 16.
63

IL MINISTRO A MADRID, CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(A C S R, Carte Visconti Venosta, pacco VI, fase. 16)

L. P. Madrid, 9 Luglio 1870.

Vado a farle qualche rivelazione. Quando si ripresero i negoziati segreti coll'Hohenzollern, Prim aveva intenzione di andare a Parigi, di aprirsi coll'Imperatore e spiegargli che non s'intendeva prendere un Prussiano, ma un genero del Re Ferdinando e un cognato del Re di Portogallo. Prim voleva concertare coll'Imperatore i mezzi di far accettare la scelta dalla pubblica opinione in Francia. Ma in Spagna il secreto non è possibile; appena si seppe l'accettazione dell'Hohenzollern, varj amici furono messi nella confidenza ed era impossibile da quel momento domandare una grazia di otto giorni agli indiscreti, tanto più che una lettera confidenziale diretta a Prim era stata qui aperta da un suo amico autorizzato, mentre il Generale Prim si trovava nella sua campagna in roledo. Da quel momento non fu più possibile dilazionare e fu deciso di partire il giorno seguente per la Granja per tenere il noto Consiglio dei Ministri. Nella Iberia di jeri il Signor Magaredo y Salazar spiega chiaramente come andarono i negoziati, e ciò pare verissimo. Noi non dobbiamo poi indagare se il Principe Leopoldo Carlo, per i vincoli che lo legano al Re di Prussia abbia creduto opportuno tenerlo informato delle pratiche, come il libro verde non avrà mai il diritto di chiedermi tSe io abbia scritto la presente a V. E. Il Generale Prim è desolato della piega presa da questa pendenza e dei rimproveri molto aspri fattigli da Mercier il quale vede in questo fatto un atto ostile verso la politica francese ed una mancanza di riguardi verso di lui personalmente. Se la candidatura Hohenzollern va in aria, non vi è più altro rifugio che nella Candidatura Montpensier e questo va a dar luogo ad altre complicazioni. Il partito del1a rivoluzione di Settembre è troppo compromesso per accettare Alfonso XII, il quale d'altronde oltre all'essere mlinorenne, ,concentrerebbe in sè, ben immeritatamente, tutta l'avversione che gli ha ormai acquistata la supposta protezione della Francia. Le pe11sone ben pensanti si rallegrano qui della possibilità di Conferenze a Bruxelles, perchè anche qui si vuole evitare una guerra; ma lo spirito Spagnuolo sempre facile ad esaltarsi non accetterà mai una soluzione che abbia l'aspetto d'una umilia\lione. Io la terrò informata di tutto per telegrafo, ma qua

lunque opinione io sia per emettere la prego a la,sciarmi il diritto di modificarla a seconda di circostanze che la prudenza umana non può prevedere.

64

VITTORIO EMANUELE II AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in MAYOR, p. 348)

T. Valsavaranche, 10 luglio 1870, ore 20,20.

Je vous prie de me dire à quel point sont les ·choses pour question de la candidature et si vous avez vu le Ministre d'Autriche. Tachez que ce soit le Gouvernement autrichien qui fasse comprendre que, sans préalable arrangement sur Rome, l'Italie ne peut pas aider la France en cas de complications. Ricevo in questo momento suo ultimo dispaccio (1). Le spedisco questo ugualmente urgendo que la communication soit faite pour tous cas de complications (2).

65

VITTORJO EMANUELE II AL CONTE. VIMERCATI

(A C R, Carteggi V. E. II, b. 33)

T. Valsavaranche, 10 luglio 1870, ore 7.

Je trouve très bonnes vos idées (3) et les mettrai en exécution, tenez-moi toujours au courant.

66

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II

(ACR, Carteggi V. E. II, b. 33; ed. parzialmente in NIGRA, p. 14)

T. Parigi, 10 luglio 1870, ore 16.

Empereur m'a fait aller Saint Cloud, m'a dit de télégraphiier au Roi que demadn lundi, il attend réponse Prusse. Si on renonce candidature sou.s n'importe quelle forme il n'y aura pas de guerre. Si réponse est négative ou meme évasive, troup.es françaises marcheront à la frontière. Empereur m'a dit qu'il compte sur le concours de l'Italie et de l'Autriche. *Quant à l'évacuation, se fera de suite, France ayant besoin de ses troupes. Elle nous demandera qu'on y mette corps d'observation pour empecher invasion Mazziniens. * Il m'a dit qu'il attend réponse de Visconti Venosta à Malaret, d'autant plus que la démarche a été faite sans entente préalable avec V. M. qui n'a pu etre prévenue, accident Hohenzollem survenu inopinément. Empe·reur désire qu'entente Italie se fasse simultanément avec Autriche. Il n'a pas appelé Nigra, ne voulant le sortir de l'action de pacification, première phase confiée à l'Autriche et à l'Italie. *Si réponse Prusse n'est pas :satisfaisante il me charge de partir pour Italie et Vienne, cette

m1sswn me sera confiée en présence Nigra. Je suis revenu sur évacuation, demandant déclaration à la chambre par Ollivier. Empereur m'a dit que mieux vaLait evacuer par mesure militaire. Pour éviter conflit entre V. M. et son ministre j'ai répété conversation à Nigra qui l'envoya à Visconti Venosta (1).

Empereur m'a dit armée Italienne est destinée marcher sur Munich. Attends réponse Italie, me mettant aux ordres du Roi *.

(1) -Cfr. n. 68. (2) -Il testo pubblicato in MAYOR è interamente in francese. Le parole italiane si trovano in quello conservato in AVV. (3) -Cfr. n. 46.
67

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, A VITTORIO EMANUELE II, A VALSAVARANCHE

(Ed. in MAYOR, p. 347)

T. Firenze, 10 luglio 1870, ore 18.

J'ai reçu un télégramme de Nigra au sujet des communications qui nous seront faites par l'Empereur (1). Si la réponse du Roi de Prusse, qu'on attend pour demain, n'est pas de nature à écarter le danger de la guerre, je télégraphierai à

V. M. pour La prier de venir à Florence.

68

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, A VITTORIO EMANUELE II, A VALSAVARANCHE

(Ed. in MAYOR, p. 347)

r. Firenze, 10 luglio 1870.

Benedetti est allé à Ems pour obtenir du Roi de Prusse la désistement de la candidature. On ne connait pas la réponse. Jusqu'à présent, le Gouvernement prussien déclare qu'il est en dehors de la question et que tout cela regarde le Prince et les Espagnols. Si la réponse du Roi de Prusse n'est pas favorable, Nigra croit la guerre inévitable et meme imminente. Je crains que l'action :IYrécipitée de la France ne laisse pa1s le temps aux autres Puissances d'arranger la question. Nous faisons, d'accord s.vec les autres Gouvernements, tous nos efforts à Berlin et à Madrid. L'Autriche parait se tenir dans une extreme réserve. Dans une conversation que j'ai eue avant-hier avec le Ministre d'Autriche, j'ai insisté sur les difficultés que la France crée, contre son propre intéret, au Gouvernement italien par l'occupation de Rome. Nigra mande à l'instant que la réponse du Roi de Prusse, de laquelle la guerre ou la paix dépendent, n'est attendue que pour demain (2).

c Nous avons fait des démarches à Berlin et à Madrid dans le sens de la paix. Jusqu'à présent notre attitude a été conforme à celle de l'Angleterre. A Madrid nous avons dit que tout en respectant volonté Espagne nous croyons qu'elle doit considérer quels seront pour elle meme les résultats de la guerre et qu•au bout du compte ses intérets seront sacrifiés aux intérets de la France et de l'Allemagne. Nous avons ajouté que les puissances qui agissaient à Madrid pour la paix devraient s'engager à aider l'Espagne pour trouver un Roi • (AVV, mazzo 3, fase. 3).

(1) -Cfr. n. 80. (2) -Cfr. n. 79. Cfr. anche il seguente tel. del Visconti Venosta al re, senza data:
69

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1185. Firenze, 10 luglio 1870, ore 14.

Si l'ambassadeur d'Angleterre part pour Ems allez-y aussi et employez tous vos bons offices dans le sens de mon dernier télégramme (1).

70

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A MADRID, CERRUTI

T. 1187. Firenze, 10 luglio 1870, ore 15,30.

J'ai répété à Montemar qu'après une guerre soulevée par la candidature Hohenzollern les intérèts de l'Espagne seront probablement sacrifiés aux intérèts des deux grandes puissances belligérantes. Que si la France triomphe le Prince de Hohenzoller.n ne sera pas le Roi, si elle est vaincue la nouvelle dynastie aura à còté un voisin hostile et encourageant les partis et ies prétendants. J'ai ajouté que les puissances qui agissaient en Espagne en faveur de la paix devraient en mème temps l'aider à trouver la solution à laquelle le peuple espagnol aspire depuis si longtemp.s ·en lui donnant de la sorte une garantie morale contre la restauration des Bourbons.

71

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1188. Firenze, 10 luglio 1870, ore 16,45.

Nigra télégraphie:

« Toute réponse qui n'ait pas pour résultat abandon de la candidature serait ·considérée comme casus belli. Je vous supplie d'agir de toutes vos forces pour que le Roi de Prusse ou le Prince de Hohenzollern retire l'acceptation de la candidature sans perte de temps. Sans cela nous avons la guerre en 24 heures » (2).

Mettez-vous en communication immédiate avec l'Ambassadeur d'Angleterre pour concerter toute démarche utile pour le maintien de la paix. Vous ètes autorisé aussi amplement que possible à faire dans ce sens tout ce que vous et l'Ambassadeur d'Angleterre croirez bon ne fllt-ce que pour avoir la conscience de n'avoir rien omis pour épargner à l'Europe les conflagrations qui la menacent.

8 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

(1) -Cfr. n. 53. (2) -Cfr. nn. 79 e 81.
72

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

(Ed. in NIGRA, p. 8)

T. 1189. Firenze, 10 luglio 1870, ore 17.

* Launay n'a pu voir que * Thile qui persiste à dire que la candidature du Prince Hohenzollern ne regarde que lui et l'Espagne et que Prusse s'en désintéresse entièrement (1). J'ai donné à plusieurs reprises instructions et autorisations les plus amples possibles à Launay, meme celle de partir pour Ems, pour ne rien omettre, d'accord avec l'Ambassadeur d'Angleterre pour le maintien de la paix (2).

73

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

T. 1190. Firenze, 10 luglio 1870, ore 18,30.

Nigra télégraphie ce qui suit: « Toute réponse etc. (V. telegr. N. 1188) (3) ». J'ai donné à Launay à plusieurs reprises l'instruction etc. (V. telegr. N. 1189 fino in fine) (4). Portez cela à la connaissance de Lord Granville, pour que rien ne soit omis de ce qui peut épargner à l'Europe le malheur d'une conflagration.

74

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A MADRID, CERRUTI

T. 1191. Firenze, 10 luglio 1870, ore 18,35.

Qu'on ne se fasse pas d'illusions, à Madrid. La guerre est inévitable et imminente si le Roi de Prusse et le Prince Hohenzollern ne retirent pas la candidature.

75

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL CONSOLE GENERALE AD ALESSANDRIA D'EGITTO, DE MARTINO

T. 1192. Firenze, 10 luglio 1870, ore 23.

Le bruit s'est répandu qu'après un engagement les troupes égyptiennes ont abattu drapeau italien à Assab. Interrogez consul au Caire et télégraphiez-moi ce que vous pourrez en savoir.

(1) -Cfr. n. 60. (2) -Cfr. nn. 69 e 71. (3) -Cfr. n. 71. (4) -Cfr. n. 72.
76

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

D. 158 bis. Firenze, 10 luglio 1870.

Les informations que nous recevons nous convainquent de plus en plus de la gravité croissante de la situation. Je vous ai télégraphié hier au soir (1) que d'après les rapports du Chevalier Nigra, si la réponse de la Prusse était dilatoire ou tendante à un refus de retirer la candidature du Prince de Hohenzollern, la France serait décidée à faire la guerre et mobil1serait immédiatement ses forces.

Nous avons sans retard télégraphié à notre Ministre à Madrid (2) de faire comprendre 'au Gouvernement espagnol que nous respectons la volonté nationale dans le choix qu'elle fera d'un Souverain, mais que nous croyons agir en amis en avertissant l'Espagne de l'intéret qu'elle a, aussi bien que le reste de l'Europe, à prévenir en ce qui dépend d'elle une guerre qui serait sans proportion avec !es causes immédiates qui l'auraient amenée.

C'est pour nous un devoir de confirmer expressément et avec une instance particulière !es instructions que je vous ai données, M. le Ministre, par télégraphe. Veuillez donc continuer à joindre le plus efficacement possible vos efforts à ceux de vos collègues, et surtout de l'Ambassadeur d'Angleterre pour obtenir du Cabinet de Berlin ce qu'il peut accorder de concessions généreuses aux

intérets pacifiques. Nous pouvons d'autant plus aisément lui donner dans ce

sens nos conseils amicaux, qu'il ne s'agit point, dans !es difficultés actuelles re

latives au tròne d'Espagne, d'un intéret national pour l'Allemagne.

Je dois laisser à votre appréciation éclairée, M. le Ministre, le choix des

démarches !es plus propres à atteindre un but de conciliation qui est de la plus

grande importance pour l'Italie. Vous etes autorisé à vous rendre à Ems si vous

avez des raisons d'y croire votre présence utile, surtout si l'Ambassadeur d'Angle

terre s'y rend de son còté.

77

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

D. 159. Firenze, 10 luglio 1870.

Le notizie che abbiamo ricevute nella giornata da Parigi recano che la risposta della Prussia è aspettata per domani e che le misure per la mobilizzazione delle truppe sono sospese sino all'arrivo di questa risposta. Il Ministro del Re a Parigi mi avverte però che qualunque risposta che non abbia per effetto l'abbandono della candidatura sarà considerata dalla Francia, come casus belli. Il Cavalier Nigra mi supplica di non risparmiare sforzo per ottenere

che l'accettazione della candidatura venga immediatamente ritirata·, in caso diverso, dic'egli, la guerra scoppia fra 24 ore (1).

Le ho telegrafato e scritto già oggi ed ora Le telegrafo di nuovo (2) di mettersi in comunicazione immediata coll'Ambasciatore d'Inghilterra e di concertarsi con lui sui passi che possono utilmente farsi per la conservazione della pace. La ho già autorizzata e La autorizzo di nuovo nella più ampia forma possibile ad agire in questo senso con tutti i mezzi che crederà poter contribuire ad ottenere un esito soddisfacente. Bisogna che l'Italia abbia la coscienza di aver nulla omesso per risparmiare all'Europa la sventura di cui è minacciata.

(1) -Cfr. n. 53. (2) -Cfr. n. 48.
78

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

D. 349. Firenze, 10 luglio 1870.

Appena fui informato della gravità della situazione creata dalla candidatura del Principe Hohenzollern al trono di Spagna, ho di ciò prevenuto il

R. Ministro a Berlino dandogli istruzione di agire in favore della pace di cui noi desideriamo ardentemente la conservazione. Ho lasciato ampia facoltà al Ministro del Re a Berlino di fare in questo senso tutti i passi che egli stimerebbe utili ed opportuni (3).

II Signor de Launay ha potuto vedere soltanto il Signor de Thile, il quale persiste a dire che la candidatura del Principe Hohenzollern concerne soltanto il Principe stesso e la Spagna, e che la Prussia è interamente disinteressata in questo affare. Ho rinnovato al Ministro del Re a Berlino l'istruzione di mettersi d'accordo coll'Ambasciatore d'Inghilterra, per nulla omettere di ciò che può contribuire ad appianare le difficoltà presenti, autorizzandolo anche a recarsi ad Ems se da ciò si potesse sperare qualche vantaggio (4).

79

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in NIGRA, p. 7)

T. 2372. Parigi, 10 luglio 1870, ore 11 (per. ore 15,05).

La réponse de la Prus.se n'est attendue que pour demain. Jusque là les mesures sont suspendues. J e vous supplìe d'agir de toutes vos forces pour que le Roi de Prusse ou le Prince de Hohenzollern retirent l'acceptation de la candidature sans perte de temps. Sans cela, nous avons la guerre en 24 heures, • et nous y serons fatalement entrainés. •

(1) -Cfr. n. 79. (2) -Cfr. nn. 69, 71 e 76. (3) -Cfr. n. 53. (4) -Cfr. nn. 60, 69 e 71.
80

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. P. RISERVATO. Parigi, 10 luglio 1870, ore 13,20 (per. ore 15,55).

L'Empereur a fait appeler aujourd'hui Vimercati. Il lui a dit qu'il ne m'avait pas appelé pour ne pas entraver l'ceuvre de conciliation à laquelle l'Italie s'était associée, mais que, si les réponses qu'on attend demain ne sont point favorables, il me ferait appeler pour me charger de vous dire qu'il compte sur notre alliance. Les troupes françaises seraient immédiatement retirées de Civitavecchia, et on nous deme.nderait d'envoyer cent mille hommes en passant par Vienne. Pour vous porter détails de•s propositions, l'Empereur a dit que jusqu'ici l'Italie avait pu compter sur lui, mais que dorénavant elle pourra compter sur le peuple français, si elle sera avec lui. Vimercati a télégraphié tout cela au Roi (1).

81

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2375. Parigi, 10 luglio 1870, ore 13,55 (per. ore 16,10).

Je vous prie de faire connaHre •si d'après vos informations de Berlin vous avez lieu de croire que réponse s.era favorable. Toute réponse qui n'ait pas pour résultat l'abandon de la candidature s.erait considérée comme casus belli.

82

IL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2377. Monaco, 10 luglio 1870, ore 19,20 (per. ore 19,50).

Je confirme rapport N. 131 (2). Parti Prussien regarde comme provocation déclaration Gramont. Parti conservateur et Gouvernement trouvent que la Prusse a voulu faire niche à la France. Gouvernement attend réponse du Roi de Prusse pour décider son attitude. L'Empereur Napoléon fait démarches directement à Ems, Autriche et Angleterre les auraìent fait appuyer.

83

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2479 (3). Parigi, 10 luglio 1870, ore 20,50 (per. ore 23,40).

Réponse du Roi de Prusse envoyée aujourd'hui par Benedetti (4) porte que le Roi a en effet donné son consentement au Prince Hohenzollern mais il demande

à conférer avec ce dernier. Cette conférence aura lieu incessamment; le Gouvernement Impérial attendra issue de cette conférence avant de publier les mesures militaires, mais les mesures qui ne sont pas publiques contirruent. L'opinion de Lord Lyons est ql'e l'on aura la guerre, mais j'espère encore dans la sagesse du Prince de Hoherrzollern. Si vous avez quelque moyen d'agir sur lui d'accord avec l'Angleterre faites-le. On a 24 heures. devant soi.

(1) -Cfr. n. 66. (2) -Dell'B luglio, per. 1'11. (3) -Il registro di telegrammi salta per evidente errore dal n. 2378 al 2479.

(4) Cfr. A1·chives Diplomatiques 1871-72, I, nn. 45 e 47, pp. 55-63.

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IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLJ ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 289/88. Londra, 10 luglio 1870 (rper. H 15).

Facendo seguito al mio Rapporto in data d'ieri (1) ed al mio telegramma di pari data (2), mi reco a debito di riferirle il risultato della seconda conversazione avuta ieri con Lor:d Granville sul soggetto delle complicazioni create dalla candidatura di un Prmcipe di Hohenzollern al trono della Spagna.

Sua Signoria, che usciva in quel momento dal Consiglio dei Ministri, mi disse che confermava, coll'autorità che gli veniva dall'opinione dei suoi Colleghi, quanto mi aveva detto nel suo primo colloquio, aggiungendo che l'intero Gabinetto aveva ricevuto con piacere la comunicazione ch'io gli aveva fatto, per ordine di V. E., del desiderio dell'Italia di camminare d'accordo coll'Inghilterra nell'intento di agire per l'interesse della conservazione della pace. Mi dichiarò che mi avrebbe comunicato, senza alcuna reticenza, tutto ciò ch'egli avrebbe fatto a codesto fine, e m'incaricò di pregare V. E. di fare altrettanto.

Sua Signoria persiste nell'avviso che il principale obiettivo della nostra comune azione debba essere a Madrid. Egli opina che, al presente, convenga di intendersi per agire in modo uniforme, ma che sia opportuno di evitare un'azione collettiva e crede che con ciò si farà opera più efficace. Nelle sue comunicazioni coi Gabinetti di Berlino e di Madrid il Governo Inglese evita tutto ciò che possa parere una mescolanza nei loro interni affari; esso si limita a pressanti consigli ed a considerazioni sulle quali richiama la loro attenzione, ed al presente non fa alcuna speciale domanda limitandosi a chiedere che vogliano fare tutto ciò che può da loro dipendere acciocchè non nascano gravi conseguenze e conflitti, lasciando a loro la scelta dei mezzi per giungere a questo fine. Su queste basi egli già scrisse a Berlino ed a Madrid (3). A Berlino fece presente che la forza e la potenza della Prussia è talmente riconosciuta e fu siffattamente chiarita dagli ultimi avvenimenti che niuna cosa ch'essa facesse, pel desiderio ed all'intento della pace, potrebbe dar luogo ad altre interpretazioni; chiamò l'attenzione di quel Governo sulla grave responsabilità che deriverebbe da un turbamento alla pace in Europa; considerò la vivacità delle parole del Duca di Gramont come una conseguenza della posizione di quel Governo rispetto all'eccitamento del suo Paese; riservò la sua opinione sul merito della candidatura del Principe di Hohenzollern e sui giu

dizi e sulle impressioni che alla medesima si riferiscono, ma fece notare che essa, nel fatto, avrebbe creato alla Spagna l'inimicizia d'un vicino potente, da cui ora e di poi avrebbe potuto averne a deplorare molti danni, ed una fonte perpetua di grandi imbarazzi, e che ciò, invece di aiutare la Spagna ad uscire dalle attuali sue difficoltà, non avrebbe fatto .altro che accrescerle; e fece pressanti istanze acciocchè il Gabinetto di Berlino volesse, per quanto poteva dipendere da lui, :fa,re ciò che risparmiasse alla Spagna ed all'Europa i pericoli ed i danni sopra indicati.

Nel Dispaccio per Madrid Sua Signoria avrebbe escluso ogni intenzione del Governo d'immischiarsi negli affari interni di quel Paese, sarebbesi astenuto d'ogni apprezzamento in merito della quistione relativa alla scelta del Principe Leopoldo, e, limitandosi a considerazioni dal punto di vista dell'opportunità, avrebbe richiamato l'attenzione di quel Governo alla considerazione della grave responsabilità che assumerebbe turbando la pace dell'Europa; dei gravi inconvenienti per lui medesimo, derivanti dal mettersi, e massime nell'attuali circostanze, in urto coll'interesse che ha il mondo alla conservazione della pace, e della gravità del fatto che si verificasse in Spagna che la nuova dinastia, nel mentre stes.so che fosse eletta e pel fatto stesso di quest'elezione, costasse al mondo i disastri di una gran guerra; e finalmente sulle conseguenze che anche ciò potrebbe avere nell'interno del Paese.

Debbo far notare a V. E. che il Signor Conte di Granville espresse ripetutamente nel suo discorso la riserva della sua opinione a riguardo dell'importanza che si attribuisce, o che :possa avere, la candidatura in quistione del Principe Leopoldo di Hohenzollern. Sebbene poi, in vista appunto di questa riserva, egli siasi •astenuto dall'esprimere alcuna opinione intorno al giudizio ed alle impressioni della Francia a questo riguar?o, pure credo conforme al vero l'impressione ch'io ne ho riportata ch'egli sia molto lontano dal d,are a questo fatto, considerato in se medesimo, l'importanza che in Francia gli si è attribuita.

Non è :più dubbio che la Francia si è pure rivolta all'Inghilt.erra pe' suoi uffici nell'interesse della pace e so che il Marchese La Vallette ebbe una conferenza con Lor;d Granville .su questo soggetto.

Per quanto mi ll'isulta, finora non avrebbe avuto luogo fra il Gabinetto Inglese ed il Gabinetto Russo una comunicazione simile a quella che ora si verificò fra il Governo Italiano ed il Gabinetto Inglese allo scopo di un'azione simultanea e concorde con intento pacifico, e credo di sapere che il Signor Barone di Brunnow siasi qui limitato a fare qualche apprezzamento della situazione, esprimendo la speranza che non ne nascano dei disturbi alla pace.

È mio debito di richiamare l'attenzione di V. E. sopra una importante circostanza che mi si è, in modo non dubbio, rivelata nelle comunicazioni che ebbi or ora col Signor Conte di Granville e coi due Sotto-Segretari di Stato del Foreign Office. L'ufficio pacifico da noi accettato fra la Francia e la Prussia. non solo fu molto gradito da questo Governo, siccome atto che poteva concorrere a sciogliere pacificamente le presenti difficoltà, ma esso recò a questi uomini di Stato un senso anche di viva e quasi inattesa soddisfazione, siccome quello ·Che prova·sse che l'Italia era in condizione di esercitare fra queste

Potenze una libera azione. Nell'impossibilità di rimanere silenzioso a petto del grave dubbio che mi muovevano apertamente queste impressioni ed in mancanza delle istruzioni che, per un fatto cosi inatteso, V. E. non avrebbe nemmeno potuto fornirmi, io mi limitai ad escludere recisamente un tal dubbio in nome mio particolare, esprimendo in questo senso la mia personale ma profonda convinzione.

V. E. giudicherà dell'importanza che un tal fatto può avere sia pel merito dell'opinione di questo Governo intorno alla nostra libertà di azione, sia per l'influenza che questa sua opinione può esercitare sulla sincerità, la cordialità e l'efficacia delle reciproche comunicazioni e massime in circostanze simili alla presente.

E debbo soggiungerle che il ;passo ora fatto da.ll'Italia, accettando la preghiera del Governo francese e secondandola leaimente e v1vamente coll'offerta d'un'azione concorde in questo senso fatta al Gabinetto di St. James, aggiunse di molto alla solita cordialità delle comunicazioni esistenti fra me ed il Foreign Office.

Riserbandomi di tenerla informata di tutto ciò che possa riguardare qllesto grave affare, prego pure V. E. di volermi mettere in grado di corrispondere al desiderio espressomi da Lord Granville di essere pure informato di quanto

V. E. avrà fatto in questo medesimo affare.

(1) -Non pubblicato. (2) -Cfr. r.. 58. (3) -Cfr. p. 11, nota 2.
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IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 8, fase. 5-9/D)

L. P. Londra, 10 luglio 1870.

Le accuso ricevuta della sua cortese lettera particolare del 4 corrente relativa al Signor Cotta a cui ne ho tosto comunicato il contenuto. Ora che ella ha fatto tutto ciò che, anche per quanto a me pare, era possibile di fare nelle circostanze che io le avevo esposte nella mia lettera particolare del 29 giugno p. p. io dissi al Signor Cotta, che lasciava ·che esso se le aggiustasse con suo Padre, non senza consigliarlo ad approfittare della facilitazione da lei fattale, onde conseguire lo scopo pel quale essa gli era stata accordata.

Le accuso parimente ricevuta dell'altra di lei lettera particolare del 5 corrente relativa agli affari colla Grecia cui andava unita la copia del dispaccio da lei scritto al Conte della Minerva il 19 giugno e del telegramma speditogli il 2 di questo mese.

Godo che le comunicazioni segrete con Lord Granville siano state conformi alle di lei intenzioni, e nelle comunicazioni ulteriori continuerò a regolarmi conformemente a quanto ella mi fece conos.cere colla predetta ultima di lei comunicazione particolare.

Debbo ora intrattenerla più lungamente a riguardo dell'affare della candidatura del Principe Leopoldo al trono di Spagna, onde dirle parecchie cose

che non ho potuto mettere nel telegramma spedito ieri (1), nè nei dispacci officiali speditole uno ieri (2), e l'altro oggi (3), e che partirà di qui colla presente solo domattina, oggi essendo domenica. Il Signor Conte di Oranville dopo avermi detto ciò che riferii nei precedenti dispacci, volendo secondare e rispondere ad alcune interrogazioni di soggetto un pò più confidenziale che io gli dirigeva mi disse, ora chiudiamo il nostro discorso ufficiale, e parliamo io non più da Ministro degli Esteri, e voi non più Ministro d'Italia, ma voi Cavalier Cadorna, ed io Lord Granville, e così parleremo più liberamente. Ed è appunto questa conversazione intima, che intendo ora di riferirle in modo altrettanto particolare e privato; poichè io ho per costume di celarle nulla, e lo credo mio dovere.

Vi dirò dunque (così il Conte Granville) che ebbi un lungo colloquio col Marchese Lavallette, che non gli ,celai la penosa impressione ,che mi fece il discorso del Duca Gramont, nè quanto un tale discorso avesse resa difficile l'opera degli amici della pace; feci col medesimo la espressa riserva della mia opinione in merito alla candidatura controve.rsa, e delle impressioni che essa produsse in Francia, e gli dissi che pure la Gran Bretagna avrebbe fatti tutti gli sforzi possibili nell'interesse della pace, non ta,cqui però al marchese Lavallette che questi sforzi sarebbero stati paralizzati S'e la Francia facesse dei preparativi di guerra (4).

Notando l'importanza della concorde azione di tutte le Grandi Potenze allo scopo della pace chiesi a Sua Signoria se altre Potenze, ed ispecie se la Russia vi si fosse associata. Egli mi disse che aveva ricevuto solo una lettera del Barone Brunnow, nella quale si facevano soltanto apprezzamenti dello stato attuale delle cose, senza indicare ad alcuna a21ione per evitarne le conseguenze.

, Avendo io richiamato il discorso sul soggetto della determinazione preconcetta di alcune delle Potenze interessate di provocare la guerra egli mi confermò quanto già le d~ssi nel mio primo dispacdo in data di ieri. Ella mi permetta di dirle che sono io pure dell'avviso che la Francia non voglia ora la gue.rra; perchè l'incidente non fu provocato da lei, perchè essa non vi è preparata; perchè credo che, quando ella voglia fare la guerra, non la provocherà .sopra un incidente simile al presente. Ma H Conte di GranViille che il mattLno nella prima conversazione non mi aveva risposto su questo soggetto a riguardo della Prussia fece lo stesso in questa circostanza. In allora io gli dimandai come fosse possibile il credere che il Re di Prussia, ed il Principe Bismarck ignorassero una tale candidatura; come ignorandola, non ne prevedessero le naturali conseguenze, e come, dovendole prevedere, la lasciassero mettere avanti, e finalmente come il fatto del !asciarla mettere avanti, si potesse conciliare coll'ipotesi, che la Prussia non voglia turbare la pace. Sua Signoria mi rispose, che il Re di Prussia assicurava di esservi estraneo, e voi vedete (soggiu.nse) che, quando egli lo dice, bisogna per necessità credergli. Ma, replicai, qui il Re di Prussia non può dspondere personalmente, poichè è un Re costituzionale: chi ne deve rispondere mi pare che sia il Principe Bismarck.

e che dire dunque delle intenzioni del medes!i.mo? Il Signor Conte si stTinse nelle spalle come colui che non sa trovare una l"isposta, o •che non crede dl doverla dare.

Se debbo dire dò ·che penso a questo riguardo non posso tacere che a me pare che il Principe di B1smarck ha pensatamente provocato questo incidente le cui conseguenze esso ha benissimo previste, e volute. Non oserei con ciò pensare recisamente che egli voglia ora la guerra., poichè potrebbe anche aver voluto sollevare questo incidente per scioglierlo di poi (ciò potendo dipendere da lui) con prcprio morale vantaggio, ed a svantaggio morale della Francia. Nè mi pare !:ingoiare il credere che lo scopo ultimo del Principe Bismarck di compiere l'unità germanica egli lo voglia a poco a poco preparare anche con questi mezzi. Ma ho un gran dubbio.

In complesso poi credo di poter affermare, che Lord Granville, se non dispera che i tentativi pacifici possano essere condotti a buon risultato, crede però l'aHuale 1situazione molto grave, e difficile, e dubbio il risultato. Il sistema poi dei semplici consigli pressanti ora da lui abbracciato non escluderebbe, per quanto mi parve, che, questi non riuscendo, si facesse qualche passo più energico.

Vengo ora a dire alcune cose relative al soggetto da me appena toccato nell'ultima parte del mio secondo dispaccio, cioè alla credenza del Governo Inglese che l'Italia abbia degli ·impegni internazionali.

Tre giorni fa era appena giunto il primo di lei telegramma (1) con cui mi incaricava di dire qui al Governo il concorso che il Governo Italiano era disposto a prestare ad intento pacifico, senza però fame formale proposta, che il Signor Conte Maffei incontrò il Signor Otway 1° sottosegretario dJ. stato politico del Foreign Office. Il Conte Maffei avendogli domandato se vi era nulla di nuovo, il Signor Otway se ne cavò con una frase; ma tosto domando -e l'Italia che cosa intende di fare? Voi che farete? Questa domanda fu fatta in modo da non lasciar dubbio che temeva che l'Italia potesse essere d'accordo con chi volesse turbare la pace. Il Conte Maffei, conoscendo il di lei telegramma, gli rispose che non dubitava che il Governo Italiano avrebbe fatto tutto quello che potesse dipendere da lui nell'interesse della pace.

Ieri poi io non avendo in sulle prime trovato il Conte Granville nè nella sua casa nè al Foreign Office, mi diressi al Signor Hammond, secondo sottosegretario di Stato permanente degli affari esteri, onde veder modo di trovare il Conte di Granville. Gli dissi che aveva da fargli una importante comunicazione relativa al desiderio dell'Italia di concorrere in pieno accordo ·con ·l'Inghilterra allo scopo d'impedire un turbamento alla pace. Oh! (1nterruppe, .come chi è tratto da una erronea supposizione) questo mi fa veramente piacere! ed ins,istette nei.la espressione di questo sentimento. Io soggiunsi tosto -permettete che io vi dica che non so spiegarmi la vostra meraviglia, massime che e negli affari dell'Egitto, ed in quelli della Grecia, e sempre, il mio Governo ha seguito questa via. Ma (replicò egli) Voi vedete, che dopo Sadowa si poteva credere che vi fosse una coda. Dopo di ciò ribadii le cose dette da me, .parlando, ben inteso, in mio nome personale, e come in discorso famigliare.

PosJCia poi avendo vedluto Lord Granville mi apparve apertamente ·che la comunicaz,ione :llattagli gli facesse (come ai suoi segretari di stato) la medesima impressione, sebbene in parole fosse più temperato. È dunque fuori di ogni dubbio che il Gabinetto Inglese crede, od almeno dubita che noi abbiamo degli rmpegni colla Prussia, •che la nostra libertà d'azione sia vmcolata da questi impegni, e 'Che per essi noi possiamo essere tratti a concorrere ad un turbamento della pace europea. Ciò mi pare mol•to grave, e di gran nocumento a quella confidenza che abbiam hisogno 'che regni con questo Governo, e di ottenere da lui; ciò può avere anche molte altre conseguenze. Io ne ho voluto far cenno in modo generale alla fine del precedente mio secondo dispaccio (1); ma lo feci in maniera.. che se ella credeva di dovermi dare qualche incarico a questo riguardo abbia una occasione di farlo; e che se pensa altrimenti possa astenersi dal :llarne parola senza alcun inconveniente. Ella giudicherà ciò che le pare il me,glio; e ad ogni modo penso, che non sgradirà che io la abbia pa1rticolarmente mformata di questo incidente, il quale dà un colore alle nostre relazioni con questo Governo.

P. S.-Le fa.ccio pervenire la pTesente ·col mezzo di un amico per maggiore sicurezza postale.

(1) -Cfr. n. 58. (2) -Non pubblicato. (3) -Cfr. n. 84. (4) -Cfr. Correspondence respecting the Negotiations preliminary to the War, cit., nn. 4 e 17, pp. 2 e 12; Das Staatsarchiv, XIX, nn. 4004 e 4014, pp. 10 e 23-24; Archives Diplomatiques 1871-72, I, nn. 15 e 51, pp. 23-24 e 65 (Granville a Lyons, 6 e 9 luglio).

(1) Cfr. n. 16.

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IL CONTE KULCZYCKI AL SEGRETARIO GENERALE AGLJ: ESTERI, BLANC

L. P. 18. Terni, 10 luglio 1870.

La votation sur le 3ème chapitre de la constitution dogmatique du Pontife Romain a eu lieu le 5 courant. L'opposition y a fait preuve d'une grande force. Il est vrai que sur les 72 amendements qu'elle avait proposés la plupart ont été rejetés, mais ce rejet ne s'est opéré qu'à une très-faible majorité de voix. Beacoup de cardinaux et d'évéques italiens ont voté avec la mi'nodté. C'est dema·in, lundi, qu'aura lieu la votation des 98 amendements relatifs au 4ème chapitre, celui de l'infaillibilité. En attendant les évéques de la minorité, qui n'ont ["enoncé à la parole que pa.l'ce qu'ils trouvaient superflu de dis·cuter avec un parti qui ne veut pas entendre raison, ont pris une attitude très-énergoique. Ils ont tenu des conférences ·chez les ambas,sadeurs de France et d'Autriche, et chez l'archevèque de Paris. Les évèque.s :lìr:ançais de l'oPIPosition ont réso1u de répondre non placet si la formule de définition était maintenue; les évéques allemands et austrohongrois ont fait une déclarati'on analogue; les évéques américains (EtatsUnis) ont .imité leur,s collègues. En présence d'une pareille tenacité la députation du dogme aurait enfin reconnu 1a nécessité d'une modification radi,cale de la formule de définition. Elle a tenu à cet effet deux conférences le 6 et le 7 courant, et dans la dernière

ses membres se seraient enfin décidés à adopter la formule du ·cardinal Guidi, formule qui équivaut à l'élimination •complète de la doctri:ne. de l'infaiUibilité

personnelle et séparée, La nouvelle est grave et H faut en attendre la confirmation.

On assure que l'impératrice d'.AIUtriche a écrit au Saint-Père une lettre extrèmement pressante, où elle le supplie de ne pas attirer de nouveaux fléaux sur l'Eglise par une définition qui aurait contre elle une partie de l'épiscopat et, par conséquent, une partie des fidèles.

Quelles que soient les décisions définitives de la Cour de Rome à cet égard, on a fixé la définition dlu dogme pour dimanche prochain. La proclamation en aurait lieu .au son de toutes les cloches de Rome et au bruit du canon.

On vient de recevoir un premier renfort de France de 100 volontaires pour les zouaves; d'autres renforts ,sont attendus.

Monseigneur Ferrari, ministre des finances, était agonisant hier et a diì. mourir déjà. C'est le cardinal Berardi qui le reiiljplacera. Monseigneur Sanguigni, nonce au Brésil, et neveu du Cardinal Antonelli, a été mandé depuis longtemps pour prendre le portefeuille du commerce et des travaux publics.

Il n'y aura point de prorogation du Concile; mais les éveques vont partir en majeure partie aussitot après la session publique. Ceux qui resteront continueront le Concile. On ne veut pas fotlll'nir à ,la France de prétexte de retirer ses troupes pendant une suspension.

En général on dH à Rome que c'est à présent ou jamais poor le gouvernement italien l'oocasion d'insister pour le retrait de l'armée d'oc,cupation ou du moins pour une occupation mixte des provinces pontificales.

La Cour de Rome est très-favorable à la Prusse et désirerait beaucoup l'élection du prince de Hohenzollern; elle espère que la chute de Napoléon entrainerait la ruine de l'unité italienne. Soyez siì.r qu'on intrigue et qu'on intriguera immensément auprès de l'épis<copat esiPagnol, réuni en ce moment dans la ville éternelle, pour faire triompher la nouvelle candidature. Le baron d'Arnim est très-actif et très-abile. Le marquis de Banneville ne sait rien et ne fait rien. La Cour de Rome prete son appui à la Prusse, mais elle exige en retour des garanties pour sa souveraineté temporelle. Du reste, tout cela va se dessiner bientot si le conflit n'est pas prévenu.

(1) Cfr. n. 84, p. 44.

87

VITTORIO EMANUELE Il AL CONTE VIMERCATI

(A C R., Carteggi V. E. II, b. 33)

T. Valsavaranche, 11 luglio 1870, ore 7,20.

J'attends réponse Prusse, si affaire se brouille, je pars immédiatement pour Florence. Je suis fàché que Malaret (1) ait fait communication mon Ministère

pendant mon absence, je vous avais prié précédemment m'informer avant Gouvernement pour pouvoir préparer terrain. Empereur aurait pu me la faire

directement ainsi eLle aurait eu beaucoup plus de foii"ce, je tàcherai faire p<>W"

J.e mieux, quoique nous ne soyons pas préparés. Je ne comprends pascette phrase votre dépeche c: de éva,cuer par mesure militaire pour éviter ·conflit entre V. M. et son MinistJre », expliquez-moi cela. Evacuation par mesure milita<irre ne donne pas assurance suffisante à la nation pour qu'elle ne se renouvelle pas à l'avenir. Attends de vous d~peche qui definisse cette question et la réponse Prusse. Ditesmoi si l'évacuation aura Heu tout de suite soit en cas de guerre ou non.

(1) Cfr. n. 66

88

VITTORIO EMANUELE II AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in MAYOR, p. 348)

T. Valsavaranche, 11 luglio 1870, ore 7,50.

J'ai reçu votre télégramme (1). J'ai reçu aussi une très longue dépikhe chiffrée de Vimercati (2), qui m'explique les choses que Vous m'avez communiquées, avec plus de détails. En un mot, on saura aujourd'hui la réponse de la Prusse et ce que la France dira de cette ré,ponse. Après quoi, je verrai si je dois partir ou non.

89

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, A VITTORIO EMANUELE II, A VALSAVARANCHE

(Ed. in MAYOR, p. 348)

T. Firenze, 11 luglio 1870, ore 24.

Nigra mande (3) que la réponse définitive du Roi de Prusse est attendue pour demain (4). Quelques indices font croire qu'elle sera dans le sens du retrait de la candida·ture. Le Ministre d'Angleterre est venu, •Ce soir, me lire un télégramme de son Gouvernement pour nous annoncer que le Gouvernement espagnol est pret à faire des démarches dans le but de se dégager de la ·candidature Hohenzollern, s'il croit pouvoir ,compter sur la candidature d'un P:rince italien. J e pars demain pour Livourne.

90

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1193. Firenze, 11 luglio 1870, ore 13,50.

Nigra télégraphie «La réponse (Vedi n. 2479) (5) ...devant soi ». Faites tout ce que vous pouvez dans ,ce sens; vous ne pouvez rendre un plus grand service à l'Italie que de contràbuer à ;prévenir 1a guerre.

(1) -Cfr. n. 68. (2) -Cfr. n. 66. (3) -Cfr. n. 95.

(4) Ciò era stato comunicato da Benedetti a Gramont con tel. del giorno 11, ore 13~30 (cfr. Archives Diplomatiques 1871-72, l, n. 70, pp. 78-79).

(5) Cfr. n. 83.

91

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A MADRID, CERRUTI

T. P. RISERVATO. Firenze, 11 luglio 1870, ore 16,30.

Déchiffrez Vous seui.

Dites moi si vous croyez que l'Espagne pourrait et voudrait reprendre la ·Candidature du Due d'Aoste dans ile cas où il serait disposé à l'accepter pour l'intéret essentiel du maintien de la paix (1).

92

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. parzialmente in NIGRA, p. 8)

T. 2480. Berlino, 11 luglio 1870, ore 2,40 (per. ore 14,25).

* Ensuite télégramme de V. E. du 9 (2) * j'ai répété à Thile quels étaient nos conseils amkaux. Il m'a remercié de notre langage * plein de tact * pom: le maintien de la paix. Prusse n'entendait nullement la troubler. *Il n'y avait pour le moment rien à fake. Benedetti à Ems auil'ait instruction de tenir, sous forme plus modérée, meme langage que Gramont au Corps Législatif contre candidature. On ne savait point encore ici quelle serait la réponse de S. M. mais tout <serait compromLs si le Ambassadeur voulait brusquer les ·choses ou dénaturer, dans ses rapports à Paris, les paroles royales. * Thile paraissait presque croire à parti pris du Gouvernement Français de vouloir f:a.ire la guerre. * Au reste la France, d'après les nouvelles reçues ici, faisant déjà préparatifs milita1res, il <Considérait chances de paix comme minimes. J'ai reçu premier télégramme du 10 (3). Loftus jusqu'à ce moment n'a encore aucunes instructions officielles mais simple lettre particulière de Granville émettant espoir que le Roi n'avait pas donné >Sanction à ·Candidature. N'ayant pa>s rang d'Ambassadeur je ne puis pour affaires offic-ielles demander audience du Roi en dehors voie régulière au département des affaires étrangères. Je pressentirai donc, le cas échéant, Thile. A dix heures du soir j'ai reçu le second télégramme (4) dont je ne pourrai faire usage que le lendemain. Il me parait que quelques conseils de conciliation ne seraient pas hors de propos à Paris * (5).

93

IL MINISTRO A MADRID, CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2481. Madrid, 11 luglio 1870, ore 10,30 (per. ore 15).

J'ai vu dans la nuit le Régent et Saga.sta. Ils ne se dissimulent pas danger et ils verraient avec plaisir que le Prince Hohenzollern retire son acceptation,

se

seui moy~n, disent-ils d'en sortir sans tache de déloyal de la part de l'Espagne. Je viens de recevoir votre télégramme de ... [manca] (1). Je vais en ce moment chez Sagasta et je vous télégraphie plus tard longuement (2).

(1) -Questo tel. fu ricevuto dal Cerruti il giorno 12, ore 11. Cfr. tel. Cerruti 2492, 12 lug'lio. ore 14,50, per. ore 17. (2) -Cfr. n. 53. (3) -Cfr. n. 69. (4) -Cfr. n. 71. (5) -Ritrasmesso a Nigra, in pari data, ore 17,lO, tel. n. 1195.
94

IL MINISTRO A MADRID, CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2482. Madrid, 11 Luglio 1870, ore 13,15 (per. ore 18,40).

J'ai eu longue conversation avec Sagasta. Gouvernement Espagnol vivement pénétré du besoin de maintenir paix et pret à étudier tout moyen d'i:ssue conciliable avec dignité. Il est pret à proposer aux Cortès la question d'Ojpportunité pour l'élection du Roi et à déterminer de tous ses moyens un vote d'ajournement, mais pour cela il faut que le Gouvernement français ne précipite pas une solution. Peu de jours de délai suffisent pour tout arranger ici et par conséquent ailleurs (3). Montemar a tenu Sagasta parfaitement au courant de vos rconversations avec lui.

95

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2483. Parigi, 11 luglio 1870, ore 15,50 (per. ore 20).

La répons·e définitive du Roi de Prusse est attendue pour demain. Quelques indices font croire qu'elle sera dans le sens de la Tetraite de la candidature.

96

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2484. Londra, 11 luglio 1870, ore 14,54 (per. ore 20,15).

J'ai communìqué à Lord Granville vos ldeux dernières dépeche.s télégraphiques (4). Il vient de télégraphier à Paget pourqu'il vous dise que la candidature d'un Prince de la Mai,son de Savoye rpoUirrait arranger la chose avec le Maréchal Prìm et éviter la guerre. J'ai insisté qu'H devrait agir aussi en Prusse et principalement sur Prince Hohenzollern puis que la Prusse dit que cela dépend de lui seui, mais Granville me dit qu'on ignore malheu,reusement où il se trouve. Comte de Granville me charge de vous dire que le Cabinet Anglais est charmé et encou11agé par l'entente ·cordiale de l'Italie avere la Grande Bretagne.

(1) -Allude probabilmente al tel. pubblicato al n. 74. (2) -Ritrasmesso al de Launay, in pari data, ore 17, tel. n. 1194.

(3) Cfr. anche Layard a Granville, 11 luglio, in Correspondence respecting the Negot_intions preliminary to the War, cit., n. 38, p. 24; Archives Diplomatiques 1871-72, I. n. 80. pp. 89-90.

(4) Cfr. nn. 49 e 73.

97

L'INCARICATO D'AFFARI A LISBONA, PATELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2486. Lisbona, 11 luglio 1870, ore 17 (per. ore 7 det 12).

Le Roi Don Ferdinand vient de me dire que le Roi Don Luis l'a appelé hier soir au palais d'Ajuda pour y assister au Conseil des Ministres pour aviser à la situation politique du Portugal en cas de conflit entre l'Espagne la France et la Prusse. La Reine y assistait aussi. Délibération p>rise: stricte neutraUté armée, surveillance attentive des événemens. Le Roi Ferdinand ajouta qu'il faut ma·intenant plus que jamais avoir de bonnes relations avec les grandes puissances, et il dit au Maréchal Saldanha etre bien fàcheux de se trouver mal avec le Gouvernement italien, et qu'il arrangeàt la chose. S. E. répondit que cela était à peu près fait, et qu'H considérait bonne entente rétablie. J'ai remercié S. M. pour cette communication, et lui ai fait connaitre l'état actuel des choses, et que rien n'était changé. Le Roi Ferdinand très-irrité contre le Maréchal.

98

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2487. Berlino, 11 luglio 1870, ore 22,46 (per. ore 10,15 del 12).

D'après ce que me dit Thile mouvements des troupes françaises ne se confirment pas plus que rappel des réserves, mais on sait id que tout se prépare en France pour grande .guerre. Armements maritimes commencés à Toulon et Brest, et chemins de fer avisés. Conseil des Ministres à Bedin s'est occupé aujourd'hui... (1) comporte situation où guerre semble imminente, mais aucun ordre n'a encore été donné pour appel ou mobilisation. Thile avait lieu de croire que la réponse du Roi n'aurait pas paru satisfaisante à Benedetti qui, néanmoins, n'a pas encore quitté Ems. J'ai fait de nouveau acte de bonne volonté et me suis dit pret à me rendre à Varzin. Thile dit moment n'est pas opportun et ajoute « langage Gramont nous a fermé la bouche. Il ne nous reste qu'à attendre les événements ». Loftus ne pourra faire sentir que demain sa communication. V. E. a eu raison de ne pas me charger de donner moi aussi lecture de dépeche. Notre position id bonne, il nous importe de la maintenir. Ministre de l'Intérieur part ce soir pour Ems, à ce qu'on suppose, pour .rendre compte à S. M. des délibérations du Conseil des Ministres, que, d'après articles des journaux officieux de 'Ce soir, elles ne sont pas de nature

à modifier la réponse donnée par le Roi. Toute concession serait envisagée comme humili.ation.

(1) iil testo presenta una lacuna: forse • de ce que •.

99

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2490. Berlino, 11 luglio 1870, ore 15,45 (per. ore 13,45 del 12).

D'après nouvelle positive mouvements des troupes françaises ont commencé vers frontières ,p,russiennes. Etats allemands du Sud ont été d'ici instruits de la situation. Conseil des Ministres est réuni. Thile dit que l'on peut avoir guerre avant huit jours. Loftus va donner lecture de dépeche officielle de Granville pour dissuader candidature et dans le sens de conciliation. Action commune de l'Italie et de Angleterre n'est pas désirable pour le moment à ce qu'on écrit à Lolftus, qui n'a aucune instruction d'aUer à Ems.

On ne nous est pas moins reconnaissants à Londres. Je verrai Thile dans la journée et j'émettrai idée de me rendre à Varzin (1).

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IL MINISTRO DELLE FINANZE, SELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 10, fase. S)

L. P. 11 luglio 1870.

Ti restituisco la tua lettera a Nigra (2), la quale mi sembra molto opportuna e giusta.

Ieri portai la famiglia a Ravenna; per strada pensai ai fatti nostri.

Il Duca di Aosta ecciterebbe contro di noi il Chauvinisme francese, e sarebbe indubbiamente una difficoltà di più per la questione di Roma e ,per il niun compenso ·che si avrebbe dalla Spagna. Il sentimento cattoli-co vi è molto potente, ed un novello Re sulla questione romana cercherebbe di farsi perdonare un'origine poco ortodossa... arrestando l'Italia nelle sue aspirazioni.

Se la pace si rompe per l'Hohenzollern parmi che possiamo star neutrali, e farci .pagare la neutralità dalle due parti, chiedendo all'una di abbandonare, ed all'altra di non contrastare Roma.

Ne discorreremo al ritorno... dalla Valle di Aosta.

101

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 583. Berlino, 11 luglio 1870 (per. il 14).

Je me suis l'lendu ce matin ·chez Lord Loftus pour lui donner communication du second télégramme de V. E. en date du 10 courant {3), à l'effet de me concerter pour toute démarche avantageuse au maintien de la paix.

9 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

Il avait ll'eçu dans la matinée un courrier extraoroinaire, lui ap.portant une dépeche de Lord Granville avec ordre d'en donner lecture à M. de Thile. Avant de s'etre acquitté de son message l'Amba.ssadeur Britannique m'a dit ne pouvoir m'en faire connaitll'e J,e texte, mais qu'il éta.it assez coruforme à certaines parties de la lettre pall'ticulière de Lord Granville, lettre dont j'ai donné une analyse dans mon rapport précédent (1). Il devait voir le Secrétaire d'Etat vers l heure de l'après midi.

En attendant il a bien voulu me lire très confidentiellement une dépeche de Lord Granville !rendant compte d'un entretien que S. E. M. Cadorna avait eu avec Sa Seigneurie, le 9 je crois (2). Il résulte de ce document que pour le moment le Cab.inet Britannique ne jugeait pas rdésirable une adion commune des Puissances. On ne nous était pas moins très reconnaissant à Londres de nos offres, dont le cas échéant on ne manquerait pas de se prévaloir. On s'engageait en meme temps -en comptant sur la réciprocité, à nous communiquer tout ce qui a trait à la crise excessivement grave que nous traversons. Lord Loftus, c'était là une idée à lui tout-à-fait particulière, supposait que si une action collective n'était pa:s de mise aujourd'hui, c'était peut-etre parcequ'une autre voie avait été ouverte poUir faire jouer des infiuences en dehOil's de la voie diplomatique. Si cette tentative échouait, on. av.iserait peut-etre alors à mettll'e en reuvre les bons offices des Puissances, et l'Angleterre alors serait très satisfaLte de naviguer de conserve avec l'Italie. Il n'avait aucune instruction de se rendre à Ems.

Dans ces drconstances nous ne pouvions nous borrner qu'à un échange d'idées et à nous communiquer nos .p!r<>[Jres renseignements. Je lui ai dit que je me proposais de sonder le terrain auprès de M. de Thile pour savoir si peut-etre le Comte de Bismarck se laisserait aborder à Varzin par le représentant d'une Putssance dont l'attitude ne saurait lui etre suspecte, puisqu'elle vise, sans aucune arrière-pensée à la conservation de [a paix. Je ne comptais faire aucune demande, mais simplement laisser M. de Thile lui-meme juge de la chose. Lord Loftus ne croy;ait pas que ce pian réusskait, le Chancelier fédéral craindrait en donnant son assentiment, d'ouvrir la porte à une procession d'autres diplomates dont la présence ne lui aga-éerait pas au meme degré que la mienne. C'est cependant une voie à tenter.

Je me rendais précisément chez M. de Thile, mais je n'ai pu etre admis. Il assiste au Conseil des Ministres qui est encore réuni. Je ne saLs quel est l'objet de ses délibérati:Oil'S, mais on peut le P!l'ésumer. Un de mes collègues, l'Envoyé du WUrtemberg, revenu en toute hà·te à son poste qu'il avait quitté en congé, a vu ce matin Je Secrétaire d'Etat. Celui-ci lui avait annoncé que d'après des nouvelles positives un mouvement de troupes françaises comm,ençait vers les frontières de la Prusse, et qu'ainsi on peut avoir la guerre avant huit jours. Les Etats du Midi de l'Allemagne ont été Lns'truits de la gravité de la situation. On ne savait p·as encore cependant d'une manière certaine au Ministère des Affaires Etrangères le résultat de la mission du Comte Benedetti.

Je tenais ces nouvelles du Chargé d'Affaires d'Autriche et je viens de les télégraphier à V. E. (1), en me réservant de les controler dès que je parviendrai à me rencontrer avec M. de Thile auquel j'ai demandé audience pour motif urgent.

J'ai parlé hier (2) de la dépèche autrichienne. Tout en se désintéressant des traditions historiques, le Oomte de Beust ins.i:stait avec éloquence pour amener la conciliation, et laissait entendre que sa démarche avait lieu d'après le désir de la France. M. de Thile n'a pas accepté l'offre de garder copie de cette pièce. II est assez éttrange que le Cahinet des Tuileries, après avoir cassé les vitres par l'organe du Due de Gramont et par celui de M. Ollivier qui a prononcé le mot de guerre, lorsque troi>s jours avant il proclamait à cette mème tribune qu'à aucune époque la paix n'avatt été mieux assurée, et que de quelque cOté qu'on regardait on ne voyait aucune question irritante engagée -il est assez étrange, dis-je, que ·cette mème Puissance semble compter sur les bons offi:ces des Puissances. La position a été prise au rebour.s de tous les usages les plus élémentaires de la diplomatie et du bon sens. Ce n'est 1point après avoir lancé un tel défi, après avoir commencé par accuser publiquement la Prusse, après avoill" posé un ultimatum, qu'on invite ses amis à intervenir, à moins qu'il ne s'agisse plus que de régler les conditions du duel. Sans attendre mème l'effet

de leurs démarches, M. Benedetti est chargé de mettre le Roi en demeure de

faire un recrulade, lors mème que S. M. déclare n'avoir été en rien mèlée aux

pourparlers concernant le Prince Léopold de Hohenzollern; et qui plus est des

préparatifs militaires s'accentuent. Ce n'est pas là prendre au sérieux, comme les

Puissances ont le droit d'y prétendre, les bons offices qu'on ne parait dès lors

tnvoquer que pro forma. II y a dans tout ced une précipitation, une légèreté des

plus condamnables. S'il n'y avait pa·s un parti pris de brouiller de plus en plus les

cartes, on aurait du dès le principe, sans-sonner le bourdon, agir en voie con

fidentielle, et je crois non sans succès, auprès du Roi de Prusse, faire appel à

ses sentiments généreux, cher·cher à le ,persuader dans l'intérèt de l'Europe à

ce que son parent se désistàt de ses prétentions. On arurait pu aussi peut-ètre

par une démarche collective, à laque1le on aurait prié S. M. à s'associer,

inviter le Prince à renoncer lui-meme à •son acce:ptation. Mais on semble prendre

à tache à Paris de prouver la vérité du proverbe la" furia francese, dans le plus mauvais sens du mot.

Quant à la Prusse, peut-elle dans ces conditions, vu sa position dans. le Nord de l'Allemagne, avec ses perspecti:ves d'a:venir, céder devant les menaces de l'étranger? Ce seraH beaucoup prétendre, méconnaitre la .fierté prussienne, et surtout le .cara·ctère du ComtJe de Bismarck. C'est lui seul qui en 1867, lors des affaires du Lux·embourg, a empèché un conflit. On le lui a meme souvent reproché. Le pourrait-il une seconde fois, quand on lui mèt le couteau sur la gor.ge·? C'est iliort problématique lorsque surtout la ~rance, à tor.t ou à raison,

prend des aJ.lures ielles qu'on est presque au:torisé à en induire qu'elle veut aller de l'avant coùte que coùte. La tentation est fort grande de sortir enfin de cet état d'incertitude, de cette paix armée plus coùteuse à la longue pour l'Etat, pour le commerce et l'industrie, qu'une guerre. Je ne sais si M. de Bismarck fait aujourd'hui le méme calcul qu'on lui attribuait quand autrefois déjà les passions belliqueuses se faisaient jour à Paris. Il supposait que la campagne serait de courte durée. Vainqueur, la question Allemande est résolue. Vaincu, il supposait que la France se contenterait d'une première bataille rangée, et que moyennant quelques rectifications de frontières au delà du Rhin, le status quo serait maintenu, et que méme, grace à ces cessions territoriales, le vainqueur ne serait plus aussi génant dans les rapports entre le Nord et le Sud. D'après un tel calcul -plus ou moins juste -iJ. y aurait peu à perdre, et, si la veine est bonne, beaucoup à gagner.

A propos du Sud, le casus frederis va se présenter. Il faut s'attendre à des tiraillements de la part de la Bavière et du Wurtemberg. Joueront-ils le role de faux-frères? Si le sentiment national n'est pas assez développé chez eux, ils cheTcheront à gagner du temps, sauf à voler au secours de c·elui qui remportera les premiers succès, mais alors ils risquent fort d'étre écrasés dans le choc et de payer les frai:s quand on se réunira autour du ta:pis vert.

Quant à l'Italie je ne puis que me référer à ma correspondance officielle.

V. E. sait que je suis partisan déclaré d'une neutralité parfaite et loyale, l'arme au bras cependant. Pourquoi méme ne stipulerions-nous pas les conditions de notre neutralité pendant et après la guerre? Déclarons que nous voulons rester les maitres chez nous. Fermons l'oreille aux séductions qu'on ne manquera pas de faire miroiter à nos yeux, évacuation entre autres des troupes françaises à Rome. L'état de nos finances nous mènerait droit à l'abime, si nous voulions courir l'aventure. Les nombreux propriétaires de nos fonds en France et en Allemagne seraient les premiers à nous jeter la pierre, si nous sortions de notre sage attitude de recueillement. Sans vouloir faire de la politique de sentiment, il ne serait pas moins profondément malhonnéte de consentir à faire le coup de feu, lorsque les événements de 1859 et de 1866 sont encore si près de nous, contre l'un ou l'autre de nos alliés. L'ingratitude a préparé toutes les défattes de l'Autriche. Ne suivons pas son exemple. D'ailleurs, ou je me trom,pe fort, notre role si la guerre devient inévitable est tout tmcé. Assez forts pour faire respecter notre indépendance -car vouloir est pouvoir si on sait faire vibrrer nos cordes sensibles et inspirer à notre peuple le sentiment de ce qu'il vaut -nous devons ne nous rendre impossible ni d'un coté ni de l'autre, et à un moment donné, de concert avec l'Angleterre, travailler à localiser le confiit, et offrir peut-étre notre médiation quand le point d'honneur

sera sa.tisfait.

Ne perdons .pas de vue que les chances des combattants se balancent, et que mème l'armement est peut-étre supérieur en Prusse. On était, il est vrai. oecupé ici à transformer légèrement le fusil à aiguille pour en rendre le tir plus rasant. Mais le soldat est dressé au maniement de cette arme, et sait en corriger lui-méme les défauts en ne s'en servant qu'à la distance voulue. On ne saurait

donc se permettre de prédire de quel còté sera la réussite, mais, vu la ténacité du peuple Allemand, éclairé par l'expérience des guerres du premier Empire, et par 1866 surtout qui a donné une nouvelle im,pulsion aux idées nationales, on peut, sans etre trop présomptueux, dire qu'en définitive, fallut-il meme une revanche, le dernier mot appartiendra à celui qui a pour lui, ·Camme l'Alle· magne, la force des choses, secondée d'ailleurs par l'intelligence de la race Germanique. La Rus:sie veille et ne permettra pas à la France de s'avancer au cceur de son voisin, et saura manceuvrer de manière à paralyser à l'occurrence les mouvements de l'Autriche, si par désir de rancune, elle faisait mine de se jeter dans la melée. Pour l'Autriche camme pour nous, vu l es conditions financières, la guerre serait camme un de ces procès qui ruinent ceux-memes qui les gagnent.

Espérons encore qu'à la dernière heure il se fera une éclaircie dans cet horizon si cha,rgé d'orages. Il m'a cependant paru opportun de tracer rapidement quelle est ma manière de voir, que je soumets, en toute modestie, au jugement éclairé de V. E.

M. de Thile vient de me faire dire qu'il ne pourra me recevoir que ce soir à 6 heures et 1/2. J'aurai soin de mander aussitòt par le télégraphe ce que j'aurai appris dans mon entretien (1).

Si je suis bien informé, au début de la cris•e, le Roi Guillaume a déclaré et fait déclarm-aux Gabinets étrangers qu'il n'avait eu aucune espèce d'immixtion dans la candidature, mais qu'il ,se refuserait à donner un ordre quelconque au Prince de Hohenzollern, que lui seui avait toute la responsabilité de sa détermination. On pouvait agir, comme on le croirait mieux, en Espagne; mais la Prusse ·comme telle restait étrangè<re à une question qu'elle n'avait point soulevée. Si on l'attaquait, elle saurait se défendre. Si cette manière de voir n'a pas été modifiée en présence des déclar!lltions et des bravades de la France, il est clair que le droit du plus fort rompra le nceud Gordien, qu'à dessein ou par légèreté on ne laisse pas à la diplomatie le temps matériel à résoudre.

Le Prince Cha11les de Roumanie, qu'une chiquenaude suffit pour renverser, subira peut-etre d'abord le contre coup des événements. C'est là un argument que l'on ne manquera peut-etre pas de fa·ire valo~r auprès de son père, pour le décider à conduire le fils ainé à résip1sc€t!1ce.

La Belgique aussi, .sans parler de l·a Suisse, se trouverait dans une position assez critique. On m'assure que l'année dernière lors des affaires de chemins de fer, l'Empereur Napoléon avait émis le projet d'occuper certains points de son territoire. Il n'y aurait renoncé qu'après avoir eu la preuve, par Lord Clarendon, que la Prusse avait été accusée à tort.

Lord Loftus croit que la Belgique sera respectée. Autr·ement la France s'exposerait à un isolement complet, et meme à pire, si le sentiment Anglais se révoltait de sa prépotence. Le Comte de Bismarck au contraire, comme je l'ai ·mandé dans un de mes rapports en 1869, semblait s'attendre à un envahissement de ce Royaume par la France à titre de gage; Europe devrait aviser.

Quant à l'accusation de la presse française contre le Roi des Belges d'avoir travaillé à Londres, à l'instigation de sa bellesreur la Comtesse de Fiandre, pour préparer le teNain en faveur du Prince Léopold, si elle était fondée, ce souverain aurait singulièrement méconnu les devoks de la neutralité. D'après une lettre de Lord Granville la nouvelle de [a candidature avait pris au dépourvu le Cabinet Anglais. Le Baron Nothomb dément catégoriquement ces bruits. Si donc il y a eu ides pourparlers, tout s'est passé dans les régions de la Cour.

(1) -Cfr. n. 98. (2) -Cfr. n. 6. (3) -Cfr. n. 71. (1) -Rapp. 582, pari data, che non si pubblica. (2) -Cfr. nn. 84 e 85. (1) -Cfr. n. 99. (2) -Cfr. rapp. 581, in realtà del 9 luglio, che non si pubblica. Per il dispaccio austriaco, cfr. p. 31, nota 3.

(1) Cfr. n. 114.

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IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 290/89. Londra, 11 luglio 1870 (per. U 15).

Le a·ccuso ricevuta del telegramma pervenuto qui la notte del 9 al 10 e dell'altro qui giunto stanotte (1) il primo dei quali annunziava il discorso da Lei tenuto col Ministro della Spagna a Fh-enze e m'incaricava di significaire al Conte di Granville ch'Ella era d'opinione che le Potenze dovrebbero fachlitare ailla Spagna i mezzi per uscire dalle difficoltà in cui ora si trova e che il Governo Italiano era disposto di intendersi col Governo Inglese, s'egli credeva che potesse fa1re qualche cosa in questo senso, e questo telegramma ho portato a notizia del Conte Granville. Ho pure ·comunicato a Sua Si:gnoria H secondo telegramma predetto col quale Ella mi trasmetteva il testo del tele.g.ramma uirgentissimo del Signor Cavaliere Nigra, mi indicava le ampie istruzioni ed autorizzazioni date al Signor Conte de Launay, e m'incaricava di portare ciò a notizia del Signor Conte di Granville onde nulla sia omesso che possa influire ad evitare la disgrazia d'una conflagrazione. Le confermo il telegramma speditole poco fa (2) col quale Le significava il risultato delle mie ultime comunicazioni col Signor Conte di Granville. Sua Signoria m'espresse molta soddisfazione per ciò che V. E. ha fatto presso il Governo della Spagna cOIIlle ;pure per le ist.ruzioni ed autorizzazioni da Lei date al signor Conte de Launay, compresavi quella di recarsi ad Ems onde agire più attivamente d'accordo coll'Inghilterra. Il Signor Conte mi disse che sventuratamente non si sapeva e non si era riuscito a sapere dove ìfosse ora

il Principe Leopoldo di HohenzcUern. Mi soggiunse 1qu1ndi 'che, oolo da qualche ora, egli aveva telegrafato a Sir

A. Paget perchè significa,sse a V. E. che il Governo Britannico credeva che avrebbe potuto trovarsi un accommodamento con Prim ed evitarsi una conflagrazione se un Principe della Casa di Savoia avesse consentito ad accettare la ·corona della Spagna·.

Su questo soggetto mi astenni dal:lo esprimere qualsivoglia opm10ne, non conoscendo le attuali intenzioni del Governo e del Principe su questo importante e deUcato soggetto, ill quale piglia un'importanza ancora maggiore dalle attuali complicazioni che minacciano gn:avemente anche gli in~eressi dell'Itaiia.

Apprezzando l'indiriz2lo che per quanto mi risulta, questo Governo dà alla propria azione nel comune intento di prevenire l'imminente pericolo di una guerra, esso si può riassumere in questo cioè: preparare il terreno in IS!Pagna per faT cessare le diffi.coltà che di là vengono, e per potere agire rpiù efficacemente sul Principe Leopoldo, ed a tal fine offrire alla Spagna un mezzo di uscire dalle attuali difficoltà procurando pel suo trono un candidato che possa essere da lei: gradito e che sia per riuscire gradito alle grandi Potenze dell'Europa. Constato questo sistema perch'esso mi pare consentaneo agli intendimenti espressimi da V. E. nei suoi teliegrammi, ed al sistema d'azione da Lei in massima adot.tato, e perchè la piena conformità d'azione dell'Italia e delil'Inghiltel'll'a, è ora della più .grande importanza.

Sebbene il Signor Conte di Granville giudichi l'attuale situazione siccome assai grave, difficile e piena di pericolo, pure egli si espresse in modo che significava la sua speranza nel buon esito degli sforzi dell'Italia e della Gran Bretagna, ove la candidatura al trono della Spagna sia accettata da un Principe della Casa di Savoia.

Lo stesso Signor Conte m'ha poi espressamente incaricato, con parole molto sentite, di significare a V. E. il .grande contento di questo Governo !Jer la leale ed efficace cooperazione dell'Italia e per la perfetta comunione ed identità di idee e di azLone che esiste fra i due Governi, dalla quale mi dichiarò che si sentiva assai incoraggiato.

(1) -Cfr. nn. 49 e 73. (2) -Cfr. n. 96.
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VITTORIO EMANUELE II AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (Ed. in MAYOR, pp. 348-349)

Valsavaranche, 12 luglio 1870, ore 19,05.

T.

Je vous communique la déptkhe suivante que j'ai reçue de Vimercati. Di·Slpositions du Roi de Prusse pacifiques. En cas de 1guerre, l'Empereur aurait, avant tout, embarqué les troupes qui sont dans les Etats pontificaux, revenant à la Convention de septembre. L'Empereur et les Ministres son fàchés. On cherchera autre occasion. La réponse de Visconti (1) a pleinement satisfait le chef du Cabinet et les Ministres. Je télégraphierai plus tard si l'on peut regarder l'incident comme définitivement terminé. Ricevetti suo ultimo dispaccio (2).

(1) -Nel testo conservato in A VV, qui aggiunto: c à Malaret •· Cfr. nn. 31 e 33. (2) -Si tratta probabilmente del n. 89.
104

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II, A VALSAVARANCHE

(Eredità Nigra)

T. Parigi, 12 luglio 1870, ore 19.

Empereur m'a convoqué avec Nigra pour trois heures aujourd'hui, nous nous y sommes rendu et avons trouvé Empereur véritablement désolé (1). Une dépeche de Berlin portait la désistance de Hohenzollern au Tròne Espagne. En présence d'une retraite aussi complète impossibile déclaration de guerre et de donner suite aux projets de l'Empereur. S.M.I. me charge de remercier cordialement V. M. J'ai parlé évacuation, Empereur me l'a promise, je lui crois d'autant plus que S.M.I. désire donner cours à un traité de triple alliance. Je tiendrais V. M. au courant de tout. Vous pouvez pour le moment rester dans vos montagnes. Je crois avoir agi avec prudence et discrétion dans l'intéret du Roi. Prince Metternich qui d'après les ordres de S.M.I. avait annoncé vainement départ pour Vienne a reçu réponse que Empereur Autriche aurait reçu volontiers les communications par son intermédiaire.

105

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, A VITTORIO EMANUELE II, A VALSAVARANCHE

(Ed. in MAYOR, p. 349)

T. Firenze, 12 luglio 1870, ore 23,45.

Un télégramme (2) du Prince de Hohenzollern, père du Prince candidat, adressé aujourd'hui au Général Prim, annonce que la candidature est retirée. Nigra mande que la guerre est évitée (3).

106

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II, A VALSAVARANCHE

(Eredità Nigra)

T. Parigi, 12 luglio 1870, ore 24.

Réponse Benedetti étant pas satisfaisante, crois déclaration de guerre imminente. Que V. M. parte immédiatement pour Florence. Présence du Roi indispensable à la direction politique. Réponse immédiate. J'adresserai autre-dépeche toujours Turin.

(1) L'Empereur m'envoya M. Pietri pour me prier de passer aux Tuileries à 2 h. pom. J'y allai seui. et je fus reçu seui. Je suis bien sur que Vimercati n'a pas été reçu par l'Empereur aux Tuileries ce jour-là; et l'Empereur n'était pas du tout désolé. [Annotazione marginale autografa di Nigra]. Cfr. NIGRA, pp. 9-10; e n. 124.

(2) Il te•to, in Das Staatsarchiv, XIX, n. 4020, p. 29; Archives Diplomatiques 1871-72, I, n. 97, p. 106.

(3) Con te!. 2495 del giorno 12, ore 16,25, per. ore 19,40, non pubblicato.

107

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

T. 1196. Firenze, 12 luglio 1870, ore 0,10.

Représentez immédiatement à Lord Granville que le Gouvernement espagnol étant pret à étudier tout moyen honorable de solution, engager les Cortes à ajourner le vote sur la candidature, et à s'entendre avec l'Angleterre et nous pour une solution satisfaisante pour tous, si le Prince Hohenzollern veut s'y preter, le Gouvernement de la Reine semble mieux placé que personne pour faire appel aux sentiments élevés du Prince qui peut rendre à l'Europe et à l'Espagne meme un immense service en facilitant le maintien de la paix. J'ai eu un entretien avec Paget sur candidature italienne. Je vais m'employer personnellement pour que cette combinaison devienne possible, si elle est indispensable pour éviter la guerre.

108

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA,

AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

(Ed. parzialmente in NIGRA, pp. 8-9)

T. 1197. Firenze, 12 luglio 1870, ore 0,1 O.

Cerruti mande (1) que le Gouvernement espagnol, vivement pénetré du désir de maintenir la paix, est prèt à étudier tout moyen d'issue conciliable avec dignité, et à déterminer de tous ses moyens un vote d'ajournement des Cortes en posant question d'opportunité. Peu de jours de délai, ajoute M. Sagasta, suffisent pour tout arranger. Lord Granville nous exprime la mème conviction. *Il est de notre devoir de représenter instamment au Gouvernement Impérial quelle responsabilité il prendrait et dans quel embarras il mettrait ses meilleurs amis en précipitant les complications, et en ne laissant pa:s le temps indispensable pour une solution qui est regardée à Londres, à Madrid et ici comme réalisable. Je vous prie de faire part immédiatement de ce qui précède au Gouvernement de l'Empereur; nous comptons sur son amitié pour apprécier une dérnarche que nous impose le devoir qui incombe à ·chacun de faire tout le possible pour le maintien de la paix. *

109

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2494. Parigi, 12 luglio 1870, ore 16,40 (per. ore 19).

J'a,i fait parvenir au Gouverrnement Impérial les conseils de conciliation que vous m'avez chargé (2) de lui exprimer au nom du Gouvernement du Roi.

(1) -Cfr. n. 94. (2) -Cfr. n. 108.
110

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2496. Vienna, 12 luglio 1870, ore 18)5 (per. ore 20,40). Beust avec qui j'ai eu longue conversation ce matin désire voir Italie accepter propositions françaises après de cette manière etre assurée définitivement de la question romaine qui l'intéresse à un très-haut dégré pour la politique intérieure. Il m'a laissé vaguement entrevoir la possibilité de satisfaire aux aspirations italiennes pour <:e qui regarde les frontières de la péninsule. Les efforts de la France pour entrainer ce cabinet gagnent du terratn; si ce n'est l'Qpposition des Hongrois. Ceux-ci persistant, tout est disposé par la France pour leur créer des embarras dans les principautés danubiennes. On peut tci tadlement mobiliser un corps d'armée, 40 millions étant en

caisse. Pour mesures militaires et financières ultérieures qui nécessiteraient ap:probation des délégations, on se fait fort de les convoquer en trois semaines.

V. E. voudra bien me pardonner si vu les gra,ves événements qui se préparent j'ose demander quelques renseignements sur la politique du gouve:rnement du roi.

111

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2598. Costantinopoli, 12 luglio 1870, ore 17,10 (per. ore 21). Ayant paru ici un té1égramme Hél!VéliS daté du Cairo ,relatant outrage commis par les Egyptiens à Assab au pavillon italien Grand Vizi:r m'en a pa!rlé hier. Je lui ai répondu dans le sens de la dépeche politique N. 50, que Gouvernement du Roi en exigerait une prompte et éclatante satisfaction. Ici opinion générale est que Vke-Roi a ,grandement tort et que ni lui ni la Sublime Porte peuvent afficher moindre prétention sur territoire placé au dehors de Massova dernier ,limite des ,possessiorus turques en Afrique; en effet on n'ose faire aucune réclamation ·contre eXJpédition Anglaise en Abyssinie et occupation de la Baie Annesley. D'après les instructions de V. E. j'ai fait à l'instar de mon collègue de Prusse des compliments au Vice-Roi à son arrivée et il nous a renvoyé son Maitre des Cérémonies. Le Vice-Roi dit à ceux qui l'approchent qu'il n'a eu aucune réclamation de la part du Gouvernement italien ce qui

étonne beaucoup et ferait mauvaise impression si on ne savait pas qu'il ne dit pas toujours la vérité.

112

IL MINISTRO A MADRID, CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. P. RISERVATO. Madrid, 12 luglio 1870, ore 16,55 (per. ore 22,25).

Déchiffrez vous m~me.

SarliS nécessité de :le dire à pexsonne je puis assurer que la candidature du Due d'Aoste serait regardée par Prim comme la plus heureuse issue; mais j'engage, pour runité de pensée, à faire traiter affaire par Granrville et Layard, qui sont nos meilleul'is amis. En ce cas, indispensable ne pas traiter parr deux voies et d'exclure tous les autres, sans quoi le secret et le succès sont imposstbles.

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IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2600. Londra, 12 luglio 1870, ore 18,55 (per. ore 23,25) (1).

Granville confìrme J.es bonnes dis.positions du Gouvernement espagnol et reconnait que le Gouvernement anglais est mieux placé pour agir sur le Prince Hohenzollel'ln qui maintenant est à Ems. Il m'a dit que la France presse toujOIUXs la réponse à sa demande. Il me parait que c'est faire une position bien difficile aux Putssances intéressées pour la paix. Granville remercie de ce que Vous voulez faire à l'égard de la candidature italienne et hl. jouit de notre accord.

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2602. Berlino, 12 luglio 1870, ore 15,50 (per. ore 7,30 del 13).

Gortchakoff de passa,ge ici pour Wiesbaden sans passer par Ems verra ce soir Bismark lequel partira peu après pour Ems. Le Chancelier impérial m'a dit vouloir chercher à vérifier quelques points encore douteux sur l'attitude de la Prusse au début de la candidature, mais il ne cachait qu'à Paris on avait plus que maladroitement engagé la partie. On ne saurait traiter le Roi de Prusse avec le meme sans-façon que s'il était le chef de la République de Saint Marino. S'il résulte qu'il y avait parti pris en France l'Europe pacifique devrait fl.étrir celui qui provoquerait guerre. Du moment que le roi de Prusse 'lui-meme aurait conférence avec le prince de Hohenzollern, Lord Loftus et moi ne croyons pas qu'.U soit le cas d'agir de notre •coté. Dans cette affaire mieux vaut évd.ter .a,pparence pression étrangère. Werther est reparti pour Paris où il attendrra réponse définitive qui va etre concertée entre ìl.e Roi et le Comte de Bi:smark. Thile croit la guerre inévitable car la France la veut. Il conteste exactitude de télégramme de Madrid (2). On nie ici que le Roi ait donné consentement à la can

didature. Seulement il n'y a pas fait opposition. Nouvelles reçues de l'Allemagne du midi sont ;plutot satisfaisantes.

(1) -L'ora di partenza sul registro dei telegrammi è 6,55. Ma deve certamente trattarsi delle 18,55, perchè Cadorna risponde al tel. pubblicato al n. 107, ed ebbe il colloquio con ·Granville nella mattina del 12. (2) -Cfr. n. 93 e nota 5.
115

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2603. Berlino, 12 luglio 1870, ore 22,16 (per. ore 7,35 del 13).

Le Comte de Bismark vient de me dire lui-mème que le prince Hohenzollern père avait renoncé à la candidature au nom de son fils Léopold intimidé.

S. E. repart demain matin pour Varzin très-peu satisfait dénouement qu'il vient d'apprendre.

116

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 585. Berlino, 12 luglio 1870 (per. il 16). Il m'a paru à propos de parler à M. de Thile des deux télégrammes de

V. E. en date d'hier (1) et qui me sont parvenus ce matin. Il n'a fait aucune observation sur ce qui est mandé par le Chevalier Nigra touchant la réponse du Roi de Prusse au Comte Benedetti.

Il me semble cependant inadmissible que le Roi de Prusse ait donné son consentement au Prince Léopold de Hohenzollern. Le Secrétaire d'Etat l'a nié à un de mes collègues entré chez lui a.près moi. Seulement Sa Majesté aurait eu connaissance de la candidature et n'y aurait pas fait opposition, parcequ'il s'agissait d'une combinaison intéressant exclusivement l'Espagne. M. Benedetti n'a pu encore transmettre que ses premières Lmpressions. Les pourpacrlers continuent et vont reprendre plus d'activité encore, car le Comte de Bismarck arrive ce ,soir de Varzin et repartira dans la nuit pour Ems. Le Baron de Werther a quitté hier cette ville pour retourner à son poste pour y attendre et communiquer la réponse définitive.

M. de Thile contestait l'exactitude des nouvelles que je lui communiquais de Madrid. Elles ne cadrent nullement a'vec celles reçues ici. Il partageait l'opinion de Lord Lyons 1sur ce que la guerre était inévitable; mais S. E. disait en mème temps n' avoir aucune donnée certaine sur la ma,r,che des négociations à Ems. Une fois de plus il prenait acte avec reconnaissance de nos bonnes dispositions, mais pour le mome.nt, selon sa formule accoutumée, il n'y avait rien à faire que d'attendre.

Le Comte de Bismarck ver.ra à son passa,ge ici le Prince Gortchakow qui s'arretera probablement deux jours avant de poursuivre sa route vers Wildbad où des raisons de santé l'amènent.

J'ai fait visite ce matin au Chancelier Impérial. II m'a laissé entendre qu'il chercherait, durant .son séjour ici à vérifier quelques points encore douteux.

Jusqu'à quel point entre autres :La Prusse a-t-elle été immiscée au début de la candidature du Prince de Hohenzollern. Le Général Fleury avait présenté la version française, en émettant l'espoir que le Cabinet de St. Pétersbourg emploieraJit ses bons offi.ces pour le maintien de la paix. Il avait été fait à ces ouvertures une r-éponse dont on avait été plutot satisfait à Paris. Mais tout en mani.festant de bonnes dispositions de coopérer à un but ·conforme au programme de la Russie elle .aussi extremement désireuse que [a tTanquillité générale ne soit pas troublée, il n'avaH pas été cacllé au Général Fleury que la partie n'avruit pas été engagée adroitement pour ne pas dire davantage. On ne saurait en effet traiter le Souvera,in d'une Grande Nation avec le meme sans façon que s'il s'agissait du Chef de la République de San Marino.

«Si on voulait absolument l·a gue!'re pourquoi -a~outait le Prince ne pas invoquer l'Articl.e V du Traité de Prague. On se présentait alors à son adversaire dans des conditions plus loyales. Certainement que la guerre serait inévitable si on visait à humilier la Prusse et surtout si on voulait élar-gir la question de la .candidature en réclrumant des concessions plus étendues encore à en juger par le langage du Moniteur l'organe prétendu de M.· Ollivier. Quand il résultera clairement de quel coté est le provocateur, la grande Europe pacifique devrait le fletrir publiquement ».

J.e me suils permis d'exprimer l'espérance que le pa,ssage du Chancelier Impérial en Allemagne ne serait pas sans quelque bon effet pour écarter une conflagration. La Russie aussi bien que l'Italie, avaient grand intéret à conjurer l'orage, etc. etc.

Il s'e disait en ·congé, ma!Ls qu'il ne manquera'it pas d'étudier le terrain à Berlin et qu'il soumettrait ensuite ses impressions à qui de droit. Il n'avait aucunement l'intention d'aUer à Ems. Le monde ne manquerait pas d'y voir l'apparence au moins d'une pression sur le Roi Guillaume. Mieux valait donc s'abstenir. Il exprimait en meme temps la confiance que nous saurions, le cas échéant, garder une parfaite neutralité. Il m'a engagé à lt'epasser chez lui, sa porte m'étant ouverte à toute heure.

J'y retournerai dans la soirée, ·car il serait fort intéressant d'etre édifié sur ce qui aura été dit entre les deux Chanceliers.

L'Ambassadeur d'Angleterre a passé chez moi. Il venait de donner lecture de la dépeche de Lord Granville au Cabinet de Berlin (1). M. de Thile en a reçu communication ad referendum, mais ne lui a rien appris de nouveau sauf que le Comte de Bismarck prenait en main la direction de cette affaire et en dégageait ainsi le Secrétaire d'Etat. Il a seulement parlé de dépeches plutòt satisfaisantes reçues des Etats du Midi de l'Allemagne. Le Comte Bray entre autres n'a·urait laissé aucun doute au représentant de la France à Munich, que si le territoire Allemand était aUaqué, les Traités d'alliance obHgeaient tous les Etats contractants à faire cause commune avec le Nord.

Je n'ai pas manqué de ·communiquer à Lord LOiftus, avec lequel je me tiens en relations journalières et fréquentes, les derniers télégrammes de V. E.

n. 95, pp. 103-104. Il dispaccio di Granville è quello del 6 luglio, per cui cfr. p. 11, nota 2.

Lui aussi avait eu l'idée de :faire une tentative directe auprès du P!l"ince Léopold de Hohenzollern; il avait méme préparé un télégramme dans ce sens pour prendre les ordres de ,son Gouvernement. Mais du moment où, camme le mande le Chevalier Nigra -le tenant évidemment du Due de Gramont -le Roi Guillaume se charge lui-méme de con:férer avec le candidat au trone Espagnol, il ne croit pas-j'ai émis le méme avis-qu'il soit le cas d'agir de notre còté dans cette direction. On s'exposerait à tout compromettre si on voulait ajouter une immixtion étrangère à la Conférence au caractère essentiellement privé et de famille entre les deux personnages.

V. E. aura remarqué parma dépéche d'hier (1), que Lord Loftus n'agit qu'en vertu de ses instructions qui sont loin de lui laisser autant de marge que les miennes. L'initiative lui est en quelque sorte interdite de méme que l'action collective. Il eut fallu dans des circonstances aussi critiques un homme d'Etat en Angleterre ·comme Lord Clarendon qui n'aurait pas hésité à se rendre personnel1ement à Paris pour tàcher d'éteindre l'incendlie. Lors méme que dans le fond il y aurait eu à Berlin quelques torts de n'avoir pas su détourner cette candidature dès qu'elle a été mise ·sur le tap.is -torts qui n'étaient nullement prouvés encore aux yeux du P~rince Gortchakow -il n'est pas moins vrai que dans la forme le Cabinet des Tuileries, par son langaJge sans mesure, par sa précipitation, a dès 'l'origine du différend presque d'ermé toutes les issues à un accommodement honorable. C'est bien le cas de dire qu'ici la forme emporte le fonds. La dernière lueur d'espoi.r est placée dans la course du Comte de Bisma.rck à Ems. Il sera à meme de mieux discuter avec le Comte Benedetti qui, soit dit en passant, se loue beaucoup des égards dont on l'entoure. « Mon Souverain, comme le disait M. de Thile, a été admirable dans son attitude vis-à-vis de l'Ambassadeur ~. Le Chancelier Fédéral saura mieux que personne déméler si réellement on marche à Paris à la guerre de propos délibéré. A ce propos j'ai entendu émettre ici ce jugement: «Il faut à la France parlementaire un succès diplomatique, ou mieux encore un succès militaire ~. Certainement que dans ce cas les présomtions restent belliqueuses.

V. E. voit par l'accueil assez froid fait ici aux dépéches de l'Autriche et de l'Angleterre, que nous faisons bien de nous abstenir de suivre cet exemple. Notre position ;ici est bonne. Il nous importe plus que jamais de la conserver. Si la guerre éclate, personne ne saurait nous soupçonner de n'étre point intervenus pour la conservation de la paix par l'offre de nos bons offices, par le langage de nos représentants, et par leur propre initiative dans la mesure du possible. Dans ces conjectures mieux valait parler qu'écrire à Berlin surtout.

Ayant témoigné l'intention de voir le Comte de Bismarck à Varzin, M. de Thile lui en a rendu compte, et s'il y a le temps matériel, il me ménagera un entretien ici méme.

Les fonds prussiens ont baissé jusqu'à 12 pour %, et nos fonds qui étaient avant la crise cotés à cette bourse à 59 (coupon détaché), étaient tombés hier à 52 1/2.

(1) Cfr. n. 90 e p. 50, nota 5.

(1) Cfr. Loftus a G;anville, 12 luglio, in porrespon~ence r_espect~ng the. Negotiationspreliminary to the War, c1t., n. 52, p. 32; e, parzmlmente, m Archwes Dtplomattques 1871-72,

(1) Cfr. n. 101.

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 586. Berlino, 12 luglio 1870 (per. il 16).

Je venais de donner cours à mes rapports nn. 584 (1) et 585 (2), et pris connaissance des journaux du soir émettant toujours les prévisions les plus pessimistes que j'avais entendues dans la journée au Ministère des Affaires Etrangères, lorsque je reçus l'avis que la candidature était retirée. Il était 8 heures de l'après-midi. Je me rendis immédiatement chez le Prince Gortchakow pour vérifier l'exactitude de cette importante nouvelle. Il ne l'avait point encore mandée à St. Pétersbourg, parcequ'elle n'était point encore assez positive.

Le Chancelier ImpédaJ. me dit dans C'et entretien que, dès le début de [a crise, son langage au Général Fleury dont il avait instru1t le Cabinet de Berlin, avait été jugé satisfatsant ,par celui-ci au poiint que le Roi en avait fait exprimer ses remercimens. Le Prince avait conseiHé le calme dans la force, et il lui avait été répondu que telle avaH été et seradt l'attitude du Gouvernement Royal. S. E. critiquait viivement les procédés du Cabinet des Tuileries dont l'arrogance et la précipitation avaient fadlli compromettre la> paix Européenne. On devra'it savoir ·gré au Ro.i Guillaume de sa sagesse et de sa modération et lui en marquer une vive re·connaissance. Les Pulissances ne sauraient se borner au ròle de simples comparses; elles sont ebenbilrtig, les égales de la France. Il leur appartient de faire comprendre indirectement qu'elles ne sauraient approuver le langage officie1 du Due de Gramont oubliant en quelque sorte qu'il pouvadt blesser la fiarté légitime du ·chef d'une grande nation. Le PJ:tince pensait qu'on arriverait à ce but par voie détournée si les différents Cabinets adressaient à leurs représentants à Berlin une dépèche pour satisfaction et reconnaissance de la conduite du Roi de Prusse. Il ne s'agirait pas d'une démarche collective, car il ne conviendrait nullement d'ai.grir encore davantage les exprits au delà du Rhin par une démonstration. Si au lieu d'etre en congé, le Prince était encore à son poste, il rédigerait et publieradt une drculaire à ses agents pour bien établir sur J.es faits la vérité qui est encore aux yeux du public enveloppée de beaucoup de nuages.

Il me tardai:t de savodr à quoi m'en tenir sur le bruit de renonciation. Sachant que le Comte de Bismélll'ck devait se rendre à 9 heures chez le Chancelier Impérial, je me suis pla·cé sur son passage.

J'ai d'abord vu M. de Thile qui a décliné de répondre; puis le Ministre de l'Intérieur. Celui-ci m'a confirmé le fait par ces mots: «Malheureusement tout est vrai. M. Olozaga en a informé le Due de Gramont. Je pars ce soir pour Ems >.

J'ai enfin rencontré le Oomte de Bdsmrurck. J'ai rarement remarqué autant

de sérieux dans sa physionomie. Ma pensée en l'abordant s'est reportée sur

une certaine analogie avec les sentiments du Comte de Cavour, dans les phases mémorables de notre histoire. Je cite dans toute leur crudi.té les paroles de mon interlocuteur.

« Le Prince Charles Antoine de Hohenzollern a en effet notifié le désistement de son fils Léopold. Celui-ci a été intimidé par la gravité de la situation et par toutes les influences mises en ceuvre par l'étranger. La farce est finie. Le Roi s'est séparé de l'instinct de son pays. Il avait cependant 800.000 hommes derrière lui. C'est un pas vers la gauche. C'est un profit net pour la république. Que dira l'Espagne? J'espère que personne ne s'en prendra à notre bonne foi » (1).

Tout cela dit à batons rompus et de ce ton qui prouve que le cceur était brisé, et qu'il y avait chez lui un profond désappointement.

Il ajoutait: «J'accourais à Ems, au risque d'une apoplexie en interrompant un traitement médical, et je suis surpris ici par cette nouvelle. Je repars demain avant midi pour Varzin. Au reste cette crise est pour nous un avertissement. Elle nous a donné la mesure des dispositions des différentes Puissances qui n'ont pas ménagé leurs conseils, en exerçant une forte pression au bénéfice de la France. Je citerai entre autres la Russie et l'Angleterre dont la conduite ne m'a pas entièrement édifié. A propos de l'Italie, cela arrive il est vrai par la Baviere, vous deviez mettre 80.000 hommes du còté de la France (2). D'après d'autres rapports, il y aurait eu de l'hésitation sur le parti à prendre ».

Je lui ai exposé quelles avadent été les instructions qui m'avaient été tracées par V. E., quelles voies j'avais ouvertes de ma propre initiative, celle entre autres de me rendre à Varzin, le courant d'Ems ne me paraissant pas le meilleur. Nous avions travaillé honnetement, et sans arrière-pensée pour la conserva.tion de la paix; comme c'était notre devoir afin de prévendr un 'COnflit entre nos anciens frères d'armes. On me savait un diplomate sérieux, V. E. n'aurait jamais consenti à me faire jouer un simple ròle de marionnette, que pour mon compte je n'accepterais de la part de personne au monde. Si notre ligne de conduite eut été tracée d'avance de marcher au feu avec la France en cas de rupture, le Gouvernement du Roi m'eut imposé une extreme réserve et ne m'eut pas laissé en quelque sorte ,carte bianche pourvu que je ne m'écartasse pas un seui instant de ses intentions très explicites de concourir à un apaisement. Quant aux

80.000 hommes, pareille nouvelle arrivant par la voie de la Bavière et puisée dans un semblable milieu, est plus que suspecte. N'était-ce pas un calcul à l'effet de chercher à dissuader de plus en plus la Prusse de réclamer du Midi de l'Allemagne l'exécution des traités d'alliance pour une question peut-etre rien moins que populaire dans ces contrées? Quant aux rapports impliquant une certaine hésitation de notre part sur le quid agendum si on échouait dans toutes les tentatives de conciliation qui se multipliaient à Berlin aussi bien qu'à Paris, il suffisait d'un simple coup d'ceil jeté sur nos propres circonstances, pour établir, devant les plus incrédules, que nous n'aurions eu alors qu'une se1:1le voie à suivre. celle d'une neutralité loyale et absolue, politique qui serait approuvée par la grande majorité de l'Italie. On ne saurait accueillir avec trop circonspection de sem

pugno di Tornielli].

blables rumeurs. Elles sont aussi dénuées de fondement que ~·assertion du Due de Gramont au Corps législatif que tous les Cabinets consultés .paratissaient admettre le bien fondé des griefs de la France. Il se peut que des regrets étaient émis sur la candidature du fuince Léopold dont on redoutait les conséquences, mais il y a loin de là à vou1oi:r approuver d'une manière quelconque le mode de procéder de la diplomatie tfrançai..se. C'eut été avouer en que1que sorte que le cas échéant, chacun à son tour trouveratit parfaitement naturel de se voir exposé à des allures analogues: Singulier moyen d'aider aux efforts des cabinets étrangers dont on requérait [es bons offices que de les rendre suspects auprès du Gouvernement Prussien et du Roi Guillaume. C'est là une légèreté bien regrettable.

Notre conversation en est restée là. Le Prince Gortchakow attendait le Chancelier fédéral. Dans la soirée je suis retourné chez le Prince. Il m'a dit que M. de Bismarck était sorti de chez lui plus calme. c Les aveux de son patriotisme froissé resteront renfermés dans ces murs ».

Il était oc·cupé à télégraphier à l'Empereur.

(1) -Del 12, non pubblicato. (2) -Cfr. n. 116. (1) -Confermato da un rapporto di Migliorati. [Annotazione a margine a matita di (2) -Cfr. p. 92, nota l.
118

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1198. Firenze, 13 luglio 1870, ore 8,15.

Dites-moi s'.iJ y a quelque ·chose de vrai dans l'a.rticle de la France sur les nouvelles garanties que demande .gouvernement f.rançais.

119

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI (1)

T. 1200, Firenze, 13 luglio 1870, ore 9,05.

De Martino attend informations. Jusqu'ici on ne sait précisément ce qui s'est passé à Assab. Mais je vous prie d'aUer dire au Vice Ro~ que si réellement des voies de fait ont été exercéers soit contre ·la possession privée de nos nationaux soit contre la dignité du pavill!on italien à Assab nous entendons avoir réparation ésil.atante et prompte. Tàchez en outre de vous assurer que la manière de voir dominante à Constantinople sur l'indépendance des territoires au Sud de Massova est partagée par la Porte.

120

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI

T. 1205. Firenze, 13 luglio 1870, ore 15,15.

Dites moi si vous croyez que Beust ignorait la retraite de la candidature Hohenzollern quand il vous a parlé comme l'indique votre dernier télégramme (2).

10 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

(1) -Cfr. n. 111. (2) -Cfr. n. 110.
121

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A MADRID, CERRUTI

T. P. Firenze, 13 luglio 1870, ore 15,30.

Je partage complètement l'avis que vous avez exprimé dans votre dernier télégramme (1).

122

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

D. 352. Firenze, 13 luglio 1870.

Da alcuni rapporti pervenuti a questo Ministero risulta che i Rappresentanti di Francia all'estero furono incaricati di fare presso i vari Gabinetti una dichiarazione relativamente alla opposizione del Governo Imperiale nell'affare della 'Candida,tura del Principe di Hohenzollern al trono di Spagna.

In questa dichiarazione si sarebbero citati vari esempi di candidature ricusate nell'interesse delle relazioni reciproche delle potenze, e fra questi sarebbe stato anche annoverato il rifiuto dello Imperatore Napoleone III d'autodzzare la ·candidatura del Principe Murat a Napoli. Ques·ta citazilone non può essere che l'effetto di un errore. Noi ignoriamo se lo Impera.tore dei francesi ebbe occasione di consigliare a questo principe della sua· famiglia di non assumere il contegno dd un pretendente; ma il Governo del Re non ebbe mai a preoccuparsene nè a domandare o ricevere guarentigie in proposito, la candidatura del Principe Murat al trono di Napoli non essendo mai esistita effettivamente.

123

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2604. Parigi, 13 luglio 1870, ore 11,40 (per. ore 14,40).

Napoléon III m'a dit hier qu'en présence du désistement du Prince Hohenzollern, les... [manca] de la France ·Se trouva.ient etre satisfaits, et que la guerre était évitée. Il ne peut donc etre question, du moins pour le moment, de nouvelles garanties. L'Empereur n'était pas content, car il aurait préféré la guel're mais il a reconnu que le retrait de la cand.idature était solution satisfa1isante.

(1) Cfr. n. 112.

124

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2605. Parigi, 13 luglio 1870, ore 15,20 (per. ore 18).

Due de Gramont doit dire aujourd'hui à la Chambre « que l'Ambassadeur d'Espagne ayant annoncé officiellement au Gouvernement Impérial que le Prince Hohenzollern père a au nom de son ,fils renoncé à la candidature au tròne d'Espagne, toute questi!on avec l'Espagne est résolue malis que les négociations avec la Prusse ne sont pas encore terminées, et qu'il est impossible de donner aujourd'hui un exposé de la situation » (1). En effet, le Gouvernement lmpérial demande que le Roi de Prusse garantisse que le Pr.ince Hohenzollern ne partira pas pour l'Espagne (2). J'ai donné à Gramont des conseils de modération et de conciliation au nom du Gouvernement de S. M.

125

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (3)

T. 2609. Vienna, 13 luglio 1870, ore 21,10 (per. ore 22,40).

J'ai tout lieu de croire que Comte de Beust ignorait lors de ma visite retrait de la candidature Hohenzollern.

126

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 1, fase. l/TG)

ALLA PERSONA. [Firenze], 13 luglio 1870.

Le comunico il telegramma ricevuto oggi da Sua Maestà. Vedrà come cerca d'insinuare l'idea del progetto di trattato di triplice alleanza e d'impegnarci mediante il ritiro delle truppe francesi da Roma (4). A me pare che non convenga rispondere per ora, e ,sia meglio attendere il suo arrivo per dis·cor:rere a quattr'occhi e parlare chiaro e tondo dopo avere avuta esatta notizia degli dmpegni già presi e del valore di questi impegni. Attenderò di conoscere il suo avviso quando avrò l'occa.s~one di vederla.

.ALLEGATO,

VITTORIO EMANUELE II A LANZA

T. Torino, 13 luglio 1870, ore 15,25. Ringrazio suo gentile dispaccio (1). Spero che i furori della Camera si calmeranno come si calmarono i furori bellicosi. Dai dispacci ricevuti da Vimercati (2) che rimane a Parigi tutti questi giorni mi si annunciava dichiarazione guerra per oggi. Questa notizia mi fece venire a Torino; ma riparto stasera per Val Savaranche. Quello che avremo guadagnato è il ritiro delle truppe Francia da Roma che mi viene promesso dall'Imperatore. Egli desidera dar seguito al trattato di triplice alleanza che stava per essere conchiuso alla caduta del Ministero Menabrea. Imperatore fu molto contrariato dal ritiro candidatura Hohenzollern la quale arrestò momentanea

mente suoi progetti bellicosi. Mi faccia il piacere comunicare questo dispaccio ··al Ministro Esteri.

(1) Testo della comunicazione in Archives Dip!omatiques 1871-72, I, n. 104, pp. 112-113.

(2) Cfr. tel. Gramont a Benedetti, 13 luglio, ore 1,45, in Archives Dip!omatiques 1871-72. l, n. 99, p. 107.

(3) -Risponde al n. 120. (4) -Cfr. anche n. 104.
127

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1193. Parigi, 13 luglio 1870 (per. il 15).

La situazione muta con una rapidità incred~bile ed appena è se col mezzo telegrafico posso informare l'E. V. di queste repentine mutazioni. Ieri l'Ambasciatore di Spagna a Parigi comunicò ufficialmente al Governo francese il telegramma diretto al Maresciallo Prim con cui il Principe Antonio di Hohenzollern, a nome di suo figlio, rinunzia alla candidatum al trono di Spagna. La prima impressione del Governo francese, giudicando dalle parole dette dal signor Ollivier nelle anticamere del Corpo legislativo a molti deputati, fu che ritirata ll.a candidatura non v'era più ragione di guerra. Oggi la situazione si è disegnata in modo meno soddisfacente. Il Duca di Gramont che vidi in questo istante, pochi minuti prima che si recasse al Corpo legislativo, mi disse che farebbe all'Assemblea la seguente comunicazione, cioè:

«-che avendo l'A=ba•sciatore di Spagna annunziato ufficialmente al Governo imperiale la rinunzia fatta dal Principe Antonio di Hohenzollern, a nome di suo fig1io, alla -candidatura alla Corona di Spagna, ogni questione colla Spagna rimaneva risoluta, ma che la ne,goziazione intavola.ta -colla Prussia non era terminata e ch'era quindi impossibile che il Governo imperiale potesse fare oggi al Parlamento un'esposizione completa della questione».

Sembra difatti che in seguito all'ultimo consiglio dei Ministri sia stato deciso che il Governo francese domandi al Re di Prussia la guarentigia che il Principe Leopoldo non sarà lasciato partire per la Spagna e che non rinnoverà l'esempio del fratello che partì incognito dalla Germania ed arrivò improvvisamente a Bucarest per prenderv-i il governo dei Principati Uniti. Questa dom_anda può rimettere ancora sul tappeto la questione di guerra colla Prussia, ciò che è profondamente deplorabile. Ma tale e tanta è l'eccitazione qui nella popolazione e nel Governo contro la Prussia che non è a stupire di qualsiasi

evento che abbia per risultato d1 precipitare le cose ad una rottura. Ad ogni modo ·io espressi al Duca di Gramont, a nome del Governo del Re, consigli di moderazione e di conciliazione, nell'intento di contribuire, per quanto da noi dipenda, al mantenimento della pa·ce d'Europa.

(1) -Allude probabilmente al tel. Lanza del 12 luglio, ed. in DE VECCHI DI VAL CISMON, Le Carte di Giovanni Lanza, V, Torino, 1937, pp. 203-204. (2) -Cfr. n. 106.
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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (1)

R. CONFIDENZIALE 587. Berlino, 13 luglio 1870 (per. il 16).

J'ai revu ce matin le P11ince Gortchakow. C'est 1ui-meme qui m'a engagé de télégraphier à V. E. dans un sens analogue à ce qu'il mandait au Tsar, à savoir qu'il semblerait convenable et utile à la fois que les représentants des différentes Puissances à Berlin fussent chargés par leurs Gouvernements d'exprimer au Cabinet de Berlin leur satisfaction et leur vive re·connaissance. Lors meme que le désistement du Prince Léopold ait été spontané, il n'a pas moins fallu tout le calme et toute la sagesse du Roi pour détoumer l'orage à la veille d'éclater. Il ne s'agirait nullement d'un acte collectif de la diplomatie. Il faut au contraire éviter toute démonstration, mais dans l'intéret de la conservation de la paix, toujours assez mal assise, il serait utile, d'une manière indirecte, d'établir quelque contrepoids aux exagérations de la France sur le prétendu succès diplomatique, et de décourager ainsi ceux qui voudraient continuer à marcher dans une vaie si inusitée, et préparer de nouvelles péripéties à la grande Europe affamée de paix.

Telles étaient les idées qu'il avait soumises à son Souverain. Si elles ont l'approbation Impériale, il n'appartiendra pas à son Ministre des Affaires Etrangères de les exécuter, puisqu'il se trouve en congé.

Le Prince s'était de plus en plus convaincu que la conduite du Roi et de son premier Ministre dans cette aff·a'Ìre availt été des plus correctes. Ils ont dit au Prince Charles Antoine dont l'ambition a joué le premier rOle que la candidature de son fils ne les •concernait en rien. Ils ne l'approuvaient, ni ne la désapprouvaient; il convenait que Son Altesse s'entendit elle meme avec l'Empereur Napoléon. Le Comte de Bismarck avait fait sentir à Son Altesse Royale que cette question l'ennuyait, et qu'on ne devait pas l'importuner. Il y a peu de temps encore le Roi lui meme avait écrit assez rudement à son parent de se calmer sur ce dummes Zeug (nonsense).

Pendant que j'étais chez le Prince est arrivé un télégramme du Chargé d'Affaires Impérial à Paris, annonçant que le Due de Gramont aurait dit que lor:s meme que la candidature rot écartée, il restait quelques questions de procédés à vider. Cela n'est pas très-cladr. Est-ce que le Cabdnet des Tuileries aurait encore à formuler quelque plainte, quelque revendication? En :1\ait de procédés s'ils ont laissé à désirer, ·c'est bien plutot du coté de la France où les

ore 12,55 del 14.

provocaMons avaient atteint l'extreme limite. Et meme le Chancel:ier Impérial était d'avis que le Roi GuHlaume avait poussé peut-etre un peu trop Ioin la courtoisie vis-à-vis du Comte Benedetti à Ems. Si la France voulait maintenant soulever de nouvelles difficultés, ce ser:tit avouer de la manière la plus indubitable qu'elle ne ·cherche que le prétexte d'un conflit. S'il se produisait dans ces conjonctures, pa•r l'abnégat.ion s1i méflitoire de son Souverain, la Prusse serait dans une excellente position vis-à-vis de l'Europe et surtout vis-à-vis de l'Allemagne du Sud. La moindre provocation deviendrait incontestablement une question nationale, et le provocateur ne saurait dès lors trouver des alliés assez complaisants pour preter main forte à des prétentions si injustifiables.

Dans le lang·age du Prince Chancelier avant et ·après J,a nouvelle de l'abandon de la candidature, il y a une nuance que je n'ai pas besoin de signaler. Il se piace plus carrément du còté de celui quil a porté un sacrifice pour prévenir la guerre.

Sauf changement, le Comte de Bismarck ne repartira que demain matin pour Varzin à peu près à la meme heure que le Prince Gortchakow pour Wildbad.

P. S. Ci-joint une Iettre particulière pour V. E. (1).

(1) Il contenuto di questo rapporto fu trasmesso con tel. 2612 pari data, ore 12, per.

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. CONFIDENZIALE. Berlino, 13 luglio 1870.

Au nom du Comte de Bismarck, M. de Thile vient de me prévei:ur que le Prince Royal de Prusse, quoique avec un sincère regret, àvait jugé. à propos de renoncer à l'idée de prier LL.AA.RR. le Prince et la Princesse de Piémont d'etre parrain et marraine de sa fille. Comme il eut été difficile de fournir la preuve que cette idée était d'une quinzaine de jours antérieure à la crise que nous venons de traverser, mieux valait év'iter les commentaires de ceux qui à tout prix voudraient y découvrir une coi:ncidence. C'était là le seul motif de la renondation.

Je me suis empressé de constater que ma lettre particulière à V. E., expédiée

le 7, via Magadino sous le couvert du Chevalier Tosi à Turin (2), n'avait pu

arriver à Florence que hier mat•in, et que ni le Roi actuellement à Aosta ni nos

Princes à Milan, n'avaient encore connaissance de l'aimable proposition qu'iLs

n'auraient certainement pas hésité à accepter. Je regrettaiS donc que dès lors

on ait arreté un oui affirmatif et chaleureux à pareille demande à laquelle la

politique était étrangère.

M. de Thile m'a dit que ce qui venait de se passer prouvait que la France voulait la guerre; que tonte sécurité était évanouie et qu'ainsi une occasion prochaine ne manquerait peut-etre pas d'user de nos bons offices. Le Comte

de Bismarck n'attachait aucune valeur au télégrarnme de Munich annonçant que nous aurions promis 80.000 hommes à la France. En marge de ce télégramme le Chancelier fédéral avait crayonné de sa propre main et en grosses lettres ce mot Unsinn!! (absurdité). Il avait également pris très légèrement cette phrase qui aurait été dite par le Chevalier Nigra: « L'Italie va se trouver dans la douloureuse nécessité de montrer de l'ingratitude .Vli.s-à-vis de la Prusse ». « C'est là un propos-ajoutait-il-qui n'avait pour but que d'assurer à ce diplomate son excellente position à la Cour des Tuileries ».

J'ai opposé un démenti forme!, car je connaissais de longue date le tad du Chevalier Nigra qui avait eu des instructions analogues aux miennes, et certainement il ne s'en était point départi.

M. de Thile m'a encore répété combien le Roi et le Comte de Bismarck avaient été contents de mon attitude dans ces circonstances délicates. « Mais etes-vous bien sur que vos vues sont entièrement partagées par chacun des membres de votre Gouvernement? »

Je n'ai pa1s hésité à répondre que ma pensée la plus intime était connue à .Florence; que jusqu'ki au moins je n'avais pas été désavoué, et qu'au reste le langa.ge si mesuré de V. E. lors de l'interpellation du deputé Corte à la séance de nos Chambres du 11 Juillet (1), prouvait que nous ne nous occupions que d'un seui point, ceil:ui d'associer nos efforts à ceux des Puissances les plus intéressées camme nous à la conservation de la paix. On devait surtout se souvenir que c'était vous, M. le Chevalier, qui m'aviez fait l'honneur de me rappeler au poste de Berlin en me chargeant de la manière la plus explicite de ne rien négliger pour entretenir les meiLleurs rapports avec le Cabinet de Berlin.

J'espère que V. E. voudra bien a,pprouver ce que j'ai dit sur ce sujet hier au Comte de Bismarck (2) et aujourd'hui à M. de Thile. Il n'y a pas positivement ici de mauvaises impressions sur notre ·compte, mats il est assez indiqué que ceux qui ont intéret à brouiller les .cartes ·cherchent et chercheront à nous noircir autant que possible.

Camme je l'ai dit plus haut, j'ai trouvé M. de Thile fort peu rassuré «Dans quinze jours, dans trois semaines, adnsi parlait-il, la danse peut recommencer si le Cabinet des Tuileries ne modère pas son ardeur et celle de ses amis dangereux à la Chambre et dans la presse». Il n'a<vait point de nouvelles de Paris. Il n'a fait aucune allusion à la nouvelle que j'avais recueillie chez le Prince Gortchacow sur de nouvelles prétentions du Due de Gramont. Il est vrai que cette nouvelle, ainsi que vient de me le dire M. d'Oubril, n'a pas été communiquée au Secrétaire d'Etat. Il fallait en attendre la confirmation.

M. de Thile, le seul auquel j'ai rapporté le langage du Comte de Bismarck, m'a laissé entendre que les choses auraient peut-etre pds une autre tournure si son Chef au lieu de ne quitter Varzin qu'à la dernière heure, se fut empressé dès le début de la crise, de rejoindre le Roi à Ems.

(1) -Cfr. n. 129. (2) -Cfr. n. 24.

(1) La risposta di Visconti Venosta era stata anche riferita da Paget a Granville, 12 luglio (Correspondence respecting the Negotiations preliminary to the Wa.r, cit., n. 48, p. 30; Archives Dip!omatiques 1871-72, l, n. 92, p. 101).

(2) Cfr. n. 117.

130

VITTORIO EMANUELE II AL CONTE VIMERCATI (1)

(A C R, Carteggi V. E. II, b. 33)

T. Valsavaranche, 14 luglio 1870, ore 17,55.

Je suis d'avi's qu'il convient faire traité à trois, j'en parlerai Visconti pour savoir intentions Ministère, mais avant tout je désire avoir par votre entremise copie de l'ancien projet (2) qui est resté dans les mains Menabrea actuellement a:bsent. Je vous prie de m'expliquer comment Gra:mont fait déclaration semblable du moment que incident qui aurait ,pu causer guerre est évité.

131

VITTORIO EMANUELE II AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (Ed. in MAYOR, p. 351)

T. Valsavaranche, 14 lugl.io 1870, ore 23.

Grazie (3). Je croyais menace de guerre totalement écartée. Aujourd'hui, je reçois dépeche de Paris qui m'annonce des idées belliqueuses de l'Empereur (4). Je crois qu'il a tort et j'espère encore qu'il changera d'avis. Mais puisque la position est si tendue et que d'un moment à l'autre peut survenir quelque complica:tion, sans m'arreter encore sur aucun projet·fixe, je désire savoir de vous, d'une manière tout-à-fait confidentielle, si vous avez parlé à Lanza et à Sella du projet de triple alliance et ce que les Ministres ont dit à cet égard. Rappelezvous que dans cette grave question, qu'elle se présente d'une manière ou de l'autre, je ne voudrais pas me trouver embarrassé par des obstacles ministériels. Les événements qui vont arriver seront notre guide et il faudra bientòt, je crois, prendre une décision. J'espère que nous ne nous tromperons pas sur la voie à suivre.

132

VITTORIO EMANUELE II AL CONTE VIMERCATI (5)

(A C R, Carteggi V. E. II, b. 33)

T. Valsavaranche, 14 luglio 1870, ore 23.

D'après informations que je viens de recevoir en ce moment (6) Angleterre et Russie protesteraient contre France si elle voulait déclarer guerre après la renonciation Hohenzollern (7), Autriche conseille la paix et serait peu disposée

à la guerre (1). Dans ·ces conditions moi aussi je me trouverais bien embarrassé dans ce nouvel état de choses. Empereur hasarderait beaucoup s'il voulait forcer position car on pourrait tout faire d'ici à quelque temps et dans meilleures conditions. J'attends à voir quelle tournure prennent les choses. Cette dépeche est tout à fait pour vous, je la confie à votre prudence et sagacité. Je n'ai pas vu Visconti, je saurai vous dire bientot ee que pense Ministère.

(1) -Risponde al n. 133. (2) -Cfr. n. 265; e anche n. 177, allegato. (3) -Risponde probabilmente al n. 135. Cfr. anche p. 79, no.ta 2. (4) -Cfr. nn. 133 e 134. (5) -Risponde al n. 134. (6) -Cfr. n. 135. (7) -Per l'atteggiamento dell'Inghilterra cfr. i dispacci Granville a Lyons, 13 e 14 luglio, in Correspondence respecting the Negotiations preliminary to the War, cit., nn. 33, 34, 35, 36, 44, pp. 22-23, 28; Archives Diplomatiques 1871-72, I, nn. 109, 110, 111 (parzialmente), 112, 124, pp. 117-120, 130-131; Das Staatsarchiv, XIX, nn. 4023, 4024, 4025, 4028, 4030, pp. 33-35, 38, 40-41. Per l'atteggiamento russo cfr. n. 138.
133

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II, A VALSAVARANCHE (Eredità Nigra)

T. Parigi, 14 luglio 1870, ore 7.

Retraite candidature ne satisfaisant pas opinion pubHque qui veut la guerre, Gramont a déclaré à la Chambre que l'incident est clos vis-à-vis d'Espagne, mais que les négociations se ,poursuivent entre Paris et Berlin. Empereur actuellement n'est pas seui à voul'oir la lutte. Mon avis est qu'il !faut eonclure tra~té à trois si la France se déclare prete à évacuation Rome. Que le Roi me télégraphie son opinion en informant Visconti-Venosta.

134

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE Il, A VALSAVARANCHE (A C R, Carteggi V. E. Il, b. 33)

T. Parigi, 14 luglio 1870, ore 14,50.

Je rentre de Saint Cloud où j'ai été appelé par Empereur, qui m'a répété à trois reprises différentes, que l'incident Hohenzollern n'est pas arrangé pour ce qui concerne les déclarations Prussiennes, et il paraissait douter fortement qu'elles fussent satisfaisantes. Empereur est decidé à donner immédiatement suite au traité triple alliance. Fera déclaration Rome, si les déclarations Prussiennes seront satisfaisantes, dans le cas contraire évacuera immédiatement. Prie V. M. de préparer terrain auprès de ses ministres car si guerre n'est pas immédiate, elle aura lieu certainement. Si pour préparatif de guerre Italie avait besoin d'argent, il faudrait le savoir. Prie de télégraphier si V. M. a vu Visconti Venosta et s'il est d'accord avec lui, autrement Nigra marcherait dans un sens et moi dans un autre.

(1) Per l'atteggiamento dell'Austria cfr. Beust a Metternich, 11 luglio, in Correspondenzen des K. K. Ministeriums des Aussern, cit., n. 12, pp. 18-19; Archives Diptomatiques 1871-72. I, n. 77, pp. 87-88.

135

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, A VITTORIO EMANUELE II, A VALSAVARANCHE

(Ed. in MAYOR, p. 351)

T. Firenze, 14 luglio 1870, ore 17,35.

Les télégrammes que je reçois (1) annoncent que l'Angleterre et la Russie ont déclaré à Paris qu'en commençant la guerre après la renonciation du Prince de Hohenzollern, la France se mettrait dans son tort. L'Autriche conseille également la paix. D'après mes in:formations, les Hongrois refusent d'entrer, en de telles circonstances, dans une politique belliqueuse.

136

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI

T. 1206. Firenze, 14 luglio 1870, ore 9,30.

Je vous prie de continuer à m'informer assidument des dispositions de Beust et des Hongrois.

137

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1207. Firenze, 14 luglio 1870, ore 9,40.

Nigra mande (2) que la demande télégraphique ·envoyée à Benedetti pour le Roi de Prusse de garantir que le Prince de Hohenzollern n'ira pas en Espagne est conçue en ter,mes amicaux et conciliants. Continuez à m.'informer autant que possible de l'impression que produisent les demandes de la France.

138

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1209. Firenze, 14 luglio 1870, ore 14,45.

L'Empereur vous a dit avant-hier qu'il ne demanderait pas nouvelles garanties après retraite candidature Hohenzollern (3). èependant vous confirmez hier que France en demande quoique dans une forme modérée (2), et nous savons de Berlin qu'on ne peut rien accorder de plus. Que devons-nous penser de tout cela?

(1) -Cfr. p. 79, nota l. (2) -Con te!. 2608 del giorno 13, ore 17,40, per. ore 20,25, non pubblicato. (3) -Cfr. n. 123.
139

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

T. 1210. Firenze, 14 luglio 1870, ore 15,30.

Le Gouvernement Français persiste à demander garantie au Gouvernement Prussien que candidature prussienne ne sera pas reprise et le Roi GuiJlaume déclare n'avoir plus rien à ajouter après retraite candidature Hohenzollern. Voyez Lord Granville et télégraphiez-moi ce qu'il pense de tout cela et s'il voit quelque moyen de fournir à la France la garantie dont elle croit avoir besoin.

140

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1211. Firenze, 14 luglio 1870, ore 17,45.

Barrai télégraphie (n. 2614 registro 38 telegrammi arrivati) (1).

Je vous renouvelle mes instructi:ons précédentes d'a,gir et de vous exprimer dans le sens de la conciliation. Assurez le Gouvernement Impérial que ses meilleurs amis en Italie déploreraient que la guerre éclatàt après la retraite de la candidature Hohenzollern.

141

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI

T. 1212. Firenze, 14 luglio 1870, ore 18,15.

Veuillez ex.primer immédiatement au Gouvernement Impérial notre confrance qu'il conseillera à Paris de consi:dérer comme satisfaisante la retraite de la ·candidature Hohenzollern. L''Opinion en Italie est unanime à désirer le maintien de la paix. Informez-moi des dispositions de Beust et d'Andrassy.

142

IL MINISTRO A BERLINO, DE L.AUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2613. Berlino, 14 luglio 1870, ore 11 (per. ore 13,15).

Aujourd'hui à la promenade publique à Ems, Benedetti a accosté le Roi en demandant l'autorisation de mander à Paris par le télégraphe que S. M. s'engage à s'opposer si le Prince Hohenzollern revenait jamais sur candidature. Le Roi a évité réponse directe, mais a fait .savoir par son Aide de Camp n'avoir plus rien à faire savoir à Ambassadeur (2). Supplément extraordinaire journal

officieux annonce le fait parfaitement exact. Gortchakow a télégraphié à Paris et à Londres qu'après renonciation complète candidature Léopold, on ne comprendrait pas continuation crise. Nouvelles exigences ne paraitraient pas d'accord avec désir de paix que France annonce à l'Europe. Brunow télégraphie que le Gouvernement Anglais espère que la .paix ne sera pas troublée, et persévère dans ses efforts. Bismarck, pour le moment, reste à Berlin (1).

(1) -Trasmesso il '14, ore 14,05,per. ore 16,40, non pubblicato, con cui Barrai riferiva il concentramento, per misura di precauzione, delle truppe belghe in prossimità delle principalilinee ferroviarie. Per le altre notizie riferite dal Barral cfr. n. 135. (2) -Cfr. il rapp. Benedetti a Gramont e il rapporto ufficiale di parte prussiana, ambedue del 13 luglio, in Archives Diplomatiques 1871-72, I, nn. 103, 107, pp. 109-112, 114-115; Qas Staatsarchiv, XIX, n. 4038, I, pp. 83-84. Per il rapporto del colonnello A. Radziwill, aiutante di Campo di Re Guglielmo, cfr. n. 195, allegato.
143

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2616. Parigi, 14 Luglio 1870, ore 15,10 (per. ore 18,55).

On dit que le Roi Guillaume a refusé recevoir Benedetti. On s'attend d'un instant à l'autre à ce que la France déclare la rupture.

144

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2619. Vienna, 14 LugLio 1870, ore 18,30 (per. ore 21).

Je sors à (L'instant de ·Chez Beust. Il ne nourrit presque plus d'espoir pour maintien de la paix en présence de la déclaration de la France identique aux antérieures de l'Angleterre et de Louis PhHippe. L'opposition qu'il ne cesse de rencontrer chez les Hongrois et le peu de dispositions belliqueuses de l'armée modèrent assez so.n langa.ge sympathique à l'égard de la France. Si je ne m'abuse le Ministre de Prusse lui aurait tenu .ce matin un langa,ge très-flatteur jusqu'à lui faire entrevoir grands avantages que la Monarchie Autrichienne pourrait tirer d'une attitude si non hostile à la France du moins complètement neutre. Le Chancelier de l'Empire ·assure confidentiellement que son Gouvernement tout en s'abstenant de préparatifs belliqueux tenait en ce moment à garder son entière défiance. Il n'a pourtant pas manqué de répéter qu'il espérait voir l'Autriche et l'Italie sur le mème terrain. M'ayant demandé ce que je savais sur prétendue évacuation de Rome, je lui ai répondu évasivement.

145

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VEN0STA

(Ed. in TAVALLINI, I, p. 504)

T. 2621. Londra, 14 Luglio 1870, ore 19,24 (per. ore 5,40 del 15).

Je vous confirme ce que Granville a télégraphié à Paget. Angleterre fait dire à Paris qu'elle n'approuve pas prétention actuelle de la France mais qu'elle proposera pourtant à la Prusse que Roi de Prusse communique spontanément

à la France qu'il a donné son consentement au retrait de la candidature. Granville eroit que Prusse peut accepter cette proposition. Ici on est très inquiet sur le résultat (1).

(1) Ritrasmesso a Nigra con tel. 1208 del giorno 14, ore 14,30. Il suo contenuto fu trasmesso anche al Re, alle ore 17 (ed. in MAYOR, p. 350).

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 588. Berlino, 14 luglio 1870 (per. il 18).

J'ai signalé par le télégraphe (2) un incident surgi hier à Ems. Le Roi, en compagnie de son Aide-de-·camp a été ·accosté par le Comte Benedetti demandant d'etre autorisé à mander à Paris par voie télégraphique que le Roi s'engageait à s'opposer à tout retour sur la ·candidature des Hohenzollern. Le premier mot de S. M., en. trahissant par son attitude combien Elle était blessée de cette nouvelle exigence, a été de dire impossible! L'Aide-de-camp de service fut chargé plus tard de faire savoir à l'Ambassadeur que tel était bien son dernier mot. C'était une manière de le congédier.

Cette nouvelle n'a pas tardé à etre connue à Berlin. La surexcitation est grande. On avait su, non sans un certain dépit, que le Souverain avait poussé jusqu'à l'extreme le ·calme et la modération en ne s'opposant point à la renonciation du Prince Léopold, quand elle était exigée d/un ton si impératif. La conduite de S. M. dans il'incident ci-dessus mentionné, a produit une réaction en. sa faveur, et un sentiment d'indignation contre la France.

J'ai vu dans la soirée le Prince Gortchakow. Il avait télégraphié au Baron de Brilnnow à Londres, et au Chargé d'Affaires Impérial à Paris que de nouvelles exÌ!gences de la France seraient en désaccord complet avec le désir de paix que cette Puissan{!e avait exprimé auprès des différents Cabinets en recourant à leurs bons offices. Le Chancelier Impérial me déclarait que la guerre était inévita:ble si le Cabinet des Tuileries maintenait des prétentions qui avaient perdu toute raison d'etre après la détermination spontanée prise par le Prince Léopold. Dans ce cas la France resterait isolée. C'étaiJt là, ajoutait

S. E., la meilleure des occasions -et nous devrions la saisir au vol -de nous rnontrer une fois de plus grande Puissance de nom et de fait, en tenant à Paris un langage conforme à ces drconstances aussi critiques. La Prusse a rempli son devoir avec une abnégation dont il serait injuste de ne pa!s tenir compte. C'est au Gouvernement français à suivre cet exemple, et à ne pas se montrer provocateur quand meme.

J'ai pris congé du Chancelier qui partait ce matin pour les bains de Wildbad.

Ce qui ajoute de la gravité à la démarche déjà si étrange du Comte Benedetti, c'est ce que mande le Baron de Werther. Le Roi de Prusse devait etre mis en demeure d'écrire à l'Empereur une lettre contenant l'engagement de s'opposer à tout retour sur la candidature du Prince de Hohenzollern et en

quelque sorte des regrets pour ce qui s'est passé. Décidément on y est ahuri dans les cercles officiels. On marche ·ici et en Europe d'étonnement en étonnement. L'ancienne diplomatie n'a qu'à se démettre, si telle est l'école qui devait prévaloir dans la direction des affaires.

Dans ces conjonctures, camme je le télégraphiai à V. E. (1), toute pression mème sous la forme la plus amicale serait envisagée par le Roi et son premier Ministre comme humiliante pour l'Allemagne, et n'aboutirait à aucun effet sauf à celui de rendre suspects les représentants près cette Cour. Je dis l'Allemagne, parce que la question ·conce~nant d'abord les Hohenzollern et que le Due de Gramont voulait rendre prussienne, est devenue allemande gràce à toutes les maladresses commises par le Gouvernement français. La Bavière s'est prononcée carrément. Elle fera cause commune avec le Nord. M. de Varnbiihler -la camaléon politique germanique -après quelques hésitations vient de déclarer luimème que dans la phase actuelle de la question, le Midi devait marcher avec la Confédération. Je ne parle pas de Bade depuis longtemps affilié, ni de la Resse Grand-Ducale qui sera entrainée dans l'orbite.

Lord Loftus partage entièrement mon avis sur l'inutilité et sur l'inconvenance de toute tentative à Berlin dans un sens padfique. Il en a informé son Gouvernement (2). D'ailleurs celui-d ne reste pas inactif. Je tiens de bonne source que Lord Granville vient de charger Lord Lyons des remontrances les plus pressantes dans le but d'arrèter encore la France sur une pente aussi fatale (3). A moins que le Cabinet des Tuileries ne soit débordé, le Cabinet Britannique ne désespère pas de ramener les esprits à la raison, surtout si les autres Puissances lui prètent leur concours. C'est là la dernière et bien faible chance de salut.

Le Roi arrive ce soir. Le Comte de Bismarck a requis sa présence indispensable :pour aviser aux préparatifs militaires. Un des premiers actes de

S. M. sera la convocation du Parlement Fédéral. LoTS mème qu'il ait terminé sa législature, il peut encore ètre réuni constitutionnell'ement jusqu'au 10 Septembre. Ainsi que me le disait aujourd'hui le Président de la Chancellerie fédérale, il sera assez malaisé de faire parvenir aux députés dispersés en bon nombre aux quatre coins de l'Euro:pe, les lettres d'avis qui sont déjà prètes.

Il faut s'attendre, sauf les Polonais et l'extrème gauche formant une bien faible minorité, que les conservateurs, les libéraux, les progressistes voteront avec acdamation les mesures qui pourront leur ètre proposées d'ur,gence. Il s'agit d'une cause nationale et l'élan sera bien autrement prononcé qu'en 1866. Le langage des journaux s1e ressent de l'impatience avec laquelle le pays supporte les provocations d'outre-Rhin. Quant aux mesures militaires, si on se met déjà en garde contre des surprises, aucun mouvement de troupes n'a encore eu lieu. Beaucoup d'officiers sont en congé; la flotte ·cuirassée, composée de 4 bàtiments, (Kronprinz, Friedrich Cari, Prinz Adalbert, Konig Wilhelm) sous

le ·commandement du Prince Adal'bert qui avait ,pris le large bien avant la crise, n'a quitté Plymouth que le 10 Juillet. D'après le Comte de Bismarck il faudra 19 jours pour mettre •sur pied et mobiliser 500.000 hommes. Les còtés vulnérables pour la Prusse, ce sont ·ces còtes maritimes où les français chercheront à opérer un débarquement, dans l'espoir peut-ètre de trouver des Alliés en Suède et surtout en Danemark. Sur ce dernier point il y a deux ans déjà que le Général de Moltke avait exprimé ses regrets que l'Artkle V de la Convention de Prague n'eut pas reçu son exécution. « Vous me laissez là, disait-il, si jamais nous devons ·combattre la France, une épine sur mon fianc, que mLeux vaudrait chercher à écarter pour faciliter le pian de ca:m,pagne ».

Si le Cabinet de Copenhague est sage, il résistera aux séductions de la France et à l'entrainement du pays. Il devrai:t chercher à se faire payer son abstention par l'Allemagne qui, au moment du danger, ne marchanderait peutètre pas trop un règlement de comptes.

La France d'après ce que mande l'Attaché militair'e Anglais à Paris, disposera de 700.000 combatt.ants. La Confédération en compte au moins autant, et l'Allemagne réunie présenterait un chiffre bi·en supérieur. La Prusse a trois fusils de rechange pour chaque soldat. Sur terre la partie est égale pourvu ce qui n'est point à présumer vu les perfectionnements introduits dans l'art militaire, que la guerre ne se prolonge pas au delà de quelques mois en épuisant les ressources de la nation, •et en enlevant trop longtemps à leurs tr·avaux et à leurs farnilles les soldats de la réserve qui ici plus qu'en France aSJpirent à rentrer dans leurs foyers. Je parlais hier encore à un Général d:es plus distingués: «Personne ne peut prédire de quel còté serait tout d'abord le succès. Mais en définitive nous aurons nous aussi nos lauriers. La France oublie que dans la pluspart de ses guerres contre nous, quand elle a remporté des victoires, elles les a du en partie à des auxiliaires allemands qui maintenant lui feront défaut ».

Là où les chances sont désavantageuses c'est sur mer. Aucune nation au monde n'a un meilleur service de tTiansports que la France; sa flotte à vapeur et cuirassée est de beaucoup supérieure à celle de la Confédération dont l'existence ne date que de peu d'années. Mais un débarquement est une des opérations les plus ardues, et les travaux de défense n'ont pas été négligés dans les parage.s les plus menacés.

Quant à l'Autdche, on compte sur ,so-n inaction, au moins au début de la campagne, et sur la Russ~e pour paralyser ses velléités d'entrer en ligne.

Quant à l'Italie on désirerait notre parfaite neutralité. Le Comte de Bismarck y ·compte; mais on ne m'a fait aucune interpellation sur notre attitude. Le Prince Royal a cependant in1Jerrogé .sur ce point Lord Loftus qui lui a dit que, d'après sa manière de voir, l'Italie dans se.s ·condttions fioancières et étant en quelque sorte liée par les souvenirs de 1859 et de 1866, saurait se tenir en dehors des complications. Dans ces circonstances nous ne courerions pas l'aventure. L'Angleterve n'agirait pa.s autrement, car ses propres intérèts ne sont engagés ni d'un ·còté ni de l'autre.

J'estime en effet .que c'est la seule ligne de •conduite que nous ayons à choi.sir si la France s'obstine à vouloir la guerre à tout prix. Je suis convaincu que le.s Chambres et le pays approuveraient ce programme présenté avec la

netteté de vues et la justesse de langage de V. E. Le raisonnement que lorsqu'une

grande guerre éclate, les neutres s'exposent à etre broyés dans le choc, ou à

devenir les victimes du vainqueur, est applicable aux Etats secondaires, et

non à une Puissance, qui, Dieu merci, est assez forte si on fait appel à son

patriotisme, pour rester maitresse chez elle et le proclamer hautement.

Nous saurons probablement demain à quoi nous en tenir sur la question

de paix et de guerre.

P. S. Ci-joint un article qui a paru hier dans la Correspondance rprussienne ( J ournal officieux). Il est assez significa tif.

ALLEGATO

La Provinzial-Correspondenz si esprime così sull'attitudine della Francia circa la quistione spagnuola:

La pazienza del popolo tedesco è stata posta ad una dura prova mercè il tratta

mento, che à subito in Francia la candidatura dei Principi Hohenzollern per il

trono di Spagna ma per quanto grande sia la pazienza, altrettanto profonda è anche

la giusta irritazione sul tuono offensivo, anzi minaccioso, che al di là del Reno si

è assunto in questa circostanza. Se alla [sic] stampa giornaliera in tempi di efferve

scenza viene in ogni caso scusata per il suo linguaggio ruvido ed ingiurioso, da un

uomo però come il Duca di Gramont, il quale come Ministro degli Esteri di un gr·an

paese doveva avere l'abitudine o la capacità di trattare con moderazione le difficili

quistioni politiche, era da aspettarsi che anche in questa evenienza egli avesse con

siderato l'affare con la più grande precauzione e con ogni riguardo internazionale.

Se un alto interesse francese fosse stato veramente leso per la candidatura

del Principe Hohenzollern, niente di più facile sarebbe riuscito alla Francia fino

al 6 Luglio come di richiedere i buoni uffici di una Potenza amica qualunque, forse

precisamente della Prussia, in modo confidenziale, affin di tentare un accordo, ove

era possibile, tra le circostanze di fatto e gl'interessi francesi. La via invece scelta

dal Duca di Gramont, la tinta del suo linguaggio non mai veduta nel maneggio

degli affari diplomatici, nè mai udita dalla bocca di un Ministro degli Esteri, debbono

aver prodotto nell'animo del popolo tedesco un profondo e serio turbamento.

Non si è creduto in Germania fino all'ultimo momento ad un serio pericolo di guerra, perchè invero la quistione non vi si prestava. Presso di noi si doveva essere dell'opinione, che il Principe d'Hohenzollern, prossimo congiunto della Casa Imperiale di Francia, non à egli con quella di Prussia se non una parentela di nome, che sovratutto suo padre, il quale da lungo tempo trovasi in stretta relazione con l'Imperatore dei Francesi, doveva ben sapere in che maniera la Francia avrebbe veduta la candidatura, che da ultimo il Governo Spagnuolo, al quale più che ad ogni altro preme la cosa, avrebbe dovuto assicurarsi del modo di vedere della Francia.

Il Governo Prussiano come tale, secondo che venne partecipato anche ai rappresentanti in Germania, era restato estraneo del tutto a questo affare; S. M. il Re stesso non è in caso, secondo le leggi di famiglia, di accordare o negare il suo assentimento ai Membri della Casa dei Principi di Hohenzollern per l'accettazione di una Corona straniera. Lo stato Prussiano ed il Re non àn avuto dunque niente da fare in questa circostanza: ogni decisione ed ogni responsabilità ricade originariamente del tutto sul Governo Spagnuolo e sul Principe Hohenzollern.

Fu quindi una pretensione assurda da parte della Francia, che S. M. il Re ovvero il Governo Prussiano dovesse inibire al Principe Hohenzollern l'accettazione della Corona spagnuola. Entrambi non vi avevano nessun diritto, in quanto che il Principe Leopoldo di anni 35, è maggiorenne e gode di tutti i diritti d'indipendenza personale, che la costituzione garantisce a lui come ad ogni altro cittadino. Il Re non poteva quindi in nessun modo dar soddisfazione all'esigenza messa fuori da parte della Francia.

Se in questo intervallo giunse da Madrid per Parigi la notizia, che il Principe di Hohenzollern, il padre del Principe Leopoldo, aveva partecipato al Governo Spagnuolo la rinuncia di suo figlio alla candidatura al Trono, ciò venne fatto dal Principe con la stessa piena indipendenza personale, che egli ebbe quando si decise all'accettazione. Quali considerazioni l'abbiano mosso a tanto, per ora non è permesso di andare investigando.

Che l'esaltazione francese inverso la Prussia sia stata calmata mercè questa determinazione del Principe, il quale per quanto alto sia locato non cessa di essere un semplice cittadino, ciò si saprà in appresso. La Germania è avventurosamente nella posizione di potere attendere con calma un tale risultato come pure di guardare in faccia senza speciale preoccupazione le decisioni di ogni suo vicino, qualunque esso sia.

Se poi in Parigi dovesse la presente commozione cedere ad una maniera di vedere più calma, in Germania però non sparirà per lungo tempo l'impressione, che à lasciato indietro questa subitanea minacciosa ed insultante attitudine. Sarà difficile di ristabilire la fiducia dei rapporti di buon vicinato e la credenza nel buon volere del presente Governo francese per la conservazione della pace, dopo che le assicurazioni date da questo Governo al 30 Giugno di quest'anno, cioè che la pace mai fu più sicura, vennero adesso in men di otto giorni in modo così violento e strano rinnegate. Non può mancare che tutti i rumori inquietanti, i quali accompagnarono l'entrata del Duca di Gramont al Ministero, torneranno di bel nuovo a sentirsi con un forte motivo di credibilità; il danno però cagionato da simili parossismi in questi ultimi giorni al benessere delle pacifiche popolazioni, non potrà tanto presto sparire, come venne prodotto.

(1) -Cfr. anche quanto scriveva lo stesso cadorna, con rapp. 91, pari data: c Qui, e principalmente dopo il ritiramento della candidatura, la pubblica opinione espressa dai principali giornali si mostra molto severa al riguardo delle attuali domande della Francia •. (2) -Cfr. n. 142.

(1) Con tel. 2620 del giorno 14, ore 2,22, per. ore 4 del 15, in cui è riferito anche il colloquio col Gorcakov.

(2) Cfr. Loftus a Granville, 13 luglio, in Correspondence respecting the Negotiations pre!iminary to the War, cit., n. 53, pp. 32.-33; Das Staatsarchiv, XIX, n. 4032, pp. 42-44; Archives Dip!omatiques 1871-72, I, n. 118, pp. 125-127.

(3) Cfr. p. 76, nota 7.

147

IL CONTE VIMERCATI

A VITTORIO EMANUELE II, A VALSAVARANCHE

(Eredità Nigra)

T, Parigi, 15 luglio 1870, ore 8,40.

Roi de Prusse ayant refusé recevoir Benedetti, on donne ordre appeler contingent qui doit etre communiqué à la Chambre demain. Par initiative Metternich, Nigra, Witzthum et moi nous nous sommes réunis chez Ambassadeur d'Autriche pour aviser moyen de amener triple alliance. Après longue conversation j'ai proposé, comme acheminement, médiation Autriche et Italie sur base dernières demandes Françaises à Prusse, conçue dans de termes très modérés; refus Prusse nous mettrait dans une bonne situation pour prendre les armes. Tout doit etre mené promptement. Metternich a porté à l'Empereur proposition. 11 répondra demain. Gramont a fait à la Chambre déelaration exigée par opinion publique. Je regrette que papiers soient restés mains Menabrea. Temps presse, si événements ne changent pas partirai pour Vienne et Florence. Visconti-Venosta connait anciennes démarches, il fera volonté du Roi. Pas une minute à perdre, succès guerre pas douteux, si Italie prend les armes gagnera

sympathie toute la France. Cette dépeche a été faite hier au soir.

n -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

148

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II, A VALSAVARANCHE (Eredità Nigra)

T Parigi, 15 luglio 1870, ore 9,50.

Moi mème j'ai proposé médiation pacifique Italie et AutTkhe, par cette médiation si elle réussit, pourrons avoir le mérite conservation paix, si elle échoue, elle aura ,préparé alliance. Autriche marchera avec la France, dans le •cas contraire Italie ne pouNait marcher seule, et V. M. est dans le vrai. Russie envoyé assurance sympathie à la France. S'il y a guerre que V. M. ne laisse donner à personne piace près d'Empereur, je sens consciencieux serment que nul mieux que moi pourrait soutenir les intérèts du Roi auquel Empereur télégraphiera pour m'avoir. J'agis d'accord avec Nigra.

149

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, A VITTORIO EMANUELE II, A VALSAVARANCHE (Ed. in MAYOR, p. 351)

T. Firenze, 15 luglio 1870, ore 10.

J'ai plusieurs fois parlé à Lanza et à Sella des propositions que l'Empereur nous aurait faites pour une alliance avec France et Autri:che. Ils font absolument dépendre leur opinion à ·cet égard des conditions qui nous seront faites dans l'intérèt italien. Ils sont disposés à aplanir les difficultés dans lesquelles

V. M. pourrait se trouver. Je supplie V. M. de se rendre à Florence (1).

150

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II, A VALSAVARANCHE (ACR, Carteggi V. E. II, b. 33)

T. Parigi, 15 luglio 1870, ore 13,20.

Mesures guerrières sont prises. Ordre départ est donné aux régi:ments. Tout sera communiqué aujourd'hui à la chambre. Temps presse. Guerre sera menée avec la plus grande vigueur. Troupes Rome vont ètre rappelées.

151

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II, A VALSAVARANCHE (Eredità Nigra)

T. Parigi, 15 lu.glio 1870, ore 23.

Déclaration mobilisation armée et appel contingents a été faite aux Chambres aujourd'hui. Witzthum part ce soir pour Vienne. Entente entre Florence

(cfr. due biglietti di Lanza a Visconti Venc.sta del 16 luglio in A VV).

et Vienne urgente. Pas vu Empereur ni Gramont et je ne me mettrai en avant. Prie V. M. aller Florence ou fatre venir Visconti-Venosta. Attends réponse, je cro1s que Empereur me dira de partir demain.

(1) Lanza aveva già pregato il Re di tornare a Firenze con tel. 14 luglio, ore 23 (Le Carte di Giovanni Lanza, V, p. 204). Il giorno 16 Lanza comunicava a Visconti Venosta che il Re sarebbe arrivato a Firenze il 17 alle ore 4,50 e fissava un'udienza a Palazzo Pitti per le ore 9

152

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A CARLSRUHE, ARTOM (Ed. in Iniziative neutralistiche, p. 38)

T. P. Firenze, 15 luglio 1870, ore 15.

Déchiffrez vous-meme. Je compte sur votre devouement au pays pour que vous partiez immédiatement pour Vienne sans bruit. Vous trouverez à la légation un * courrier * avec lettre de moi (1). Tachez autant que possible de tenir secrète votre présence à Vienne. La légation vous procurera logement.

153

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

D. CONFIDENZIALE 45. Firenze, 15 luglio 1870.

Le ho diretto in questi ultimi giorni dei telegrammi e dei dispacci coi quali ho tenuto l'E. V. al corrente di tutto ciò che ill Governo del Re ha stimato utile di fare nel senso della pace. Fu con vera soddisfazione che abbiamo r•iscontrata l'azione dei rappresentanti della Gran Bretagna essere stata conforme a quella della diplomazia italiana presso le Corti più direttamente interessate nel~e presenti difficoltà. Ella sa che, nei giorni in cui le Potenze potevano lusingars•i di scongiurare il pericolo della guerra mediante il ritiro della candidatura del Principe di Hohenzollern al Trono di Spagna, Sir A. Paget mi interrogò sulle possibilità di riprendere il progetto della candidatura di un Principe italiano, per esempio, quella del Duca di Aosta. Io ,gli risposi, che non conosceva le disposizioni attuali di S. A., ma che se il voto della Nazione Spagnuola, i •consigli amichevoli delle Potenze e la necessità di ricorrere a quest'ultimo mezzo per conservare la pace, la raccomandassero alla nostra considerazione, io non mi sarei rifiutato ad adoperare la mia a'Zione personale presso

S. M. e presso il Principe nel senso del desiderio che mi veniva espresso (2).

Fallito ora ogni tentativo di conciliazione fondato sulla scelta di un altro candidato alla Corona di Spagna, e spostata così la questione, ci rimane a prendere coi governi non impegnati nell'attuale conflitto i concerti opportuni perchè ,gli interessi delle Potenze che si trovano neutrali non vengano possibilmente ad esservi implicati ed in ogni modo non possano essere com,promess1. L'interesse comune delle Potenze non impegnate nel conflitto richiede almeno che la guerra venga possibilmente ristretta tra i due attuali belligeranti. Mi abboccai dunque in propos-ito con Sir A. Paget, ed oggi stesso gli feci presente

che, per conseguire tale scopo, è sopratutto col Governo Austriaco che occorrerà concertarsi. Lo pregai pertanto di chiedere al suo Governo se sarebbe disposto a promuovere e conchiudere degli impegni di neutralità coll'Austria, impegni che dovrebbero poi essere proposti all'ades,ione od alla accettazione di altri Gabinetti.

Una risposta favorevole del Governo Inglese ci permetterebbe di apprezzare con maggiore sicurezza la situazione generale anche al punto di vista delle conseguenze che ne possono nascere in avvenire.

Quando Ella riceverà questo dispaccio io spero di aver già ricevuto da Sir A. Paget la risposta del Gabinetto di Londra; nello scriverle in proposito io mi prefiggo dunque nessun altro fine che quello di tenere la E. V. completamente informata.

(1) -Cfr. n. 154. (2) -Cfr. nn. 96, 102, 107, 113.
154

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A CARLSRUHE, ARTOM (1) (Ed. in Iniziative neutralistiche, pp. 38-42)

L. P. Firenze, 15 luglio 1870. Non ho che una mezz'ora per s·criverti ma credo che basterà per spiegarti lo scopo del tuo viaggio a Vienna. La guerra è dichiarata fra la Prussia e la Francia. L'Italia aveva estremo bisogno della pace, la desiderava ardentemente, e, durante le brevi fasi della complicazione diplomatica, abbiamo agito francamente, operosamente per la pace d'accordo soprattutto con l'Inghilterra. Il momento della gu~rra tra la Francia e la Prussia fu sempre considerato da noi come il più temibile, il più pericoloso per l'Italia. In mezzo ai gravi problemi che solleva questa eventualità v'è un punto fisso su cui non si muove alcun dubbio in Italia. Sinchè la guerra rimane limitata come un duello tra la Francia e la Prussia, l'Italia deve conservare la sua neutralità e può conservarla senza inconvenienti. Su questo non v'è per noi discussione, Tu sai che l'anno scorso, durante il IVI:inistero Menabrea, si negoziò a Parigi, s·enza però concludere, intorno a un Trattato di triplice alleanza fra la Francia, l'Italia e l'Austria pel caso d'una guerra contro la Prussia. L'Italia avrebbe dato un contingente e ricevuto il Trentina, la linea dell'Isonzo, uno stabilimento nella Reggenza di Tunisi, il rimborso delle .spese di guerra. Ora dopo la prima dichiarazione di Gramont al Corpo legislativo, l'Imperatore ci fece sapere che, allo scoppiare della guerra, se essa d1ventava inevitabile, ci avrebbe proposto di inviare eentomila uomini in Austria, ritirando, nel tempo stesso, le sue truppe da Civitavec,chia per ritornare alla Convenzione di Settembre. Attendo dunque da un momento all'altro l'annuncio di questa proposta ufficiale da parte dell'Imperatore Napoleone. Nel tempo stesso il conte di Beust, mentre si asteneva dal fare al Kiibeck delle comunicazioni che avessero un carattere confidenziale, teneva a Curto

passi dei discorsi che ti farai riferire da questi. Egli ci incoraggiava a accettare le proposte francesi insistendo nei vantaggi che ne potevamo ritrarre per la

questione romana. Curtopassi \t)erò d riferiva, in quel tempo le difficoltà cht il conte Beust incontrava a entrare in una alleanza di guerra con la Francia e la decisa opposizione degli Ungheresi a questa politica.

Tu vedi dunque che per noi la chiave della situazione è a Vienna, perchè io temo che l'Imperatore Napoleone cerchi di servirsi dell'Austria per trascinare l'Italia e dell'Italia per trascinare l'Austria.

Premendoci dunq.ue sommamente di conoscere le vere disposizioni del Governo Austriaco, ti ho pregato di recarti a Vienna perchè tu veda il conte Beust e il conte Andrassy.

Noi non abbiamo ora un Ministro a Vienna, né possiamo trovarne uno in ventiquattr'ore.

Comprendo la difficol~à di questa conversazione, perchè noi non possiamo completamente smascherare il nostro pensiero. In quello stesso modo con cui abbiamo ardentemente desiderato che la pace europea non fosse rotta, cosi noi ora preferiamo che l'Austria si astenga dall'entrare nell'alleanza, o per lo meno dichiari che intende per ora conservare la neutralità, salvo a prendere poi consiglio dagli avvenimenti, perchè in questo modo la linea di condotta dell'Italia sarebbe tracciata. Tu sai benissimo quale sarebbe la nostra situazione se l'Austria entra, e quali forti ragioni si potrebbero per noi addurre, in tal caso, tanto pro e contro la pace, quanto pro e contro la guerra. Ma, per molti motivi, noi non possiamo aver ora l'apparenza di agire a Vienna direttamente contro la politica e gli interessi della Francia.

Ciò che tu devi dire al conte Beust è ,che tanto l'Austria quanto l'Italia si trovano in questa questione in presenza di gravi difficoltà e che hanno interesse a entrare fra loro in diretta comunkazione.

Tu conosci infatti quali sono per noi le difficoltà d:una politica guerresca, senza contare le disposizioni affatto pacifiche dell'opinione pubblica e del Parlamento. L'Austria conosce quali sono gli impegni che si domandano all'Italia, noi non sappiamo gli impegni che realmente l'Austria può aver preso. È necessario che, per regolare la nostra condotta, noi siamo prima informati reciprocamente delle nostre idee, delle nostre disposizioni, altrimenti che pel mezzo e per l'intermediario interessato della Francia. Questo è lo scopo principale del tuo colloquio. Ma ci sono anche altre informazioni. Per esempio quando il conte Beust ci parla di Roma, appare evidente che il ritorno puro e semplice alla Convenzione di Settembre è, per noi, una condizione affatto insufficiente. Così sarebbe anche necessario sapere quale, secondo il conte Beust, dovrebbe essere lo scopo della guerra per l'assetto futuro della Germania. E quale sarebbe invece questo scopo per gli uomini di Stato ungheresi se si decidessero a entrare nella politica guerresca? Oppure v'è da parte loro il fermo proponimento di opporsi a questa politica? Ti accludo un foglio in cui varie di queste domande sono formulate.

Comprendo che la missione che ti affido ti sarà ingrata e che ne vedrai i dubbi e le difficoltà.

Ma è indispensabile per noi l'essere bene informati dello stato delle cose a Vienna, perché poi una situazione confusa e fatale non ci tragga tutti volenti '! nolenti. Conto sul tuo patriottismo, e, !asciami dire, sulla tua amicizia.

.ALLEGATO

Fino a qual punto l'Austria sembri impegnata verso la Francia, o sia disposta ad impegnarsi verso di essa;

se vi sembri essere qualche previsione dell'eventualità ove la Prussia offrirebbe all'Austria delle condizioni accettabili, e quali sono probabilmente le condizioni che basterebbero all'Austria sia per serbare un'assoluta neutralità, sia per allearsi alla Prussia;

se l'Austria propenda a serbare la neutralità finchè non le vengano proposte sufficienti dalla Francia: quali condizioni essa vorrebbe o ha volute per l'alleanza francese;

se l'Austria sia disposta ad entrare in un accordo con l'Inghilterra e con l'Italia per la guarentigia di una comune neutralità; se essa sia disposta ad entrare in un accordo speciale con l'Italia, o triplice con l'Italia e la Francia;

nell'ipotesi di un accordo speciale con l'Italia, se tale accordo avrebbe per oggetto la neutralità se è possibile e la guerra se è necessaria, o se avrebbe per scopo la guerra;

nell'ipotesi di un accordo triplice, quali condizioni essa sarebbe pronta a sostenere a nostro vantaggio verso la Francia;

quale parte l'Ungheria fa in tutte le presenti circostanze. e quale farebbe più probabilmente nelle supposizioni sopra accennate; quale facilità il dualismo presenti all'Austria di ritirarsi da un'alleanza o da accordi di neutralità;

quale fondamento può avere la domanda fattaci dalla Francia di mandar

100.000 uomini sul teatro della guerra passando per il territorio austriaco: se l'Austria vi sia stata preventivamente consenziente, locché includerebbe l'alleanza franco-austriaca già fatta; o se si volesse a Parigi trascinare l'Austria per mezzo di noi, o noi per mezzo dell'Austria;

se non vi sia probabilità che l'esercito ungherese si limiti ad osservare i confini dell'Ungheria e se nei calcoli della Francia con l'Austria o della Francia sola, il corpo d'esercito chiesto all'Italia non abbia per destinazione di completare, e se con indipendenza di comando, il corpo che l'Austria metterebbe in piedi;

esprimere confid[enzialmen]te il parere che all'infuori di ogni quistione poli

tica non sia possibile all'Italia, se prende parte alla guerra, di non premunirsi con

un'occupazione del Territorio romano contro i pericoli che il nemico potrà creargli

a Roma o sui confini pontifici;

conferire su tutto ciò con Beust e con Andrassy. Il dualismo nell'Austria-Ungheria merita la massima attenzione per le facilità che esso presenta ad evoluzioni possibili.

(1) La lettera fu spedita a Vienna. Cfr. n. 152.

155

IL MINIS.TRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. P. RISERVATO. Parigi, 15 luglio 1870, ore 1,05 (per. ore 3,35).

Mardi (12) l'Empereur me fit appeler avec Vimercati pour me parler du projet d'alliance: mais nous sommes arrivés au moment où arrivait la nouvelle de l'abandon de la candidature. L'impression de l'Empereur était que la question était résolue et Ollivier s'exprimait dans le mème sens dans !es couloirs du Corps législatif. Mais ensuite en ne voyant arriver aucune confirmation de la part de la Prus,se, on s'est ravisé et on a demandé des garanties. Le fait est

que l'Empereur croit l'occas~on favorable et désire en profiter. Il faut dire aussi que l'opinion à Paris n'est pas satisfaite de la renonciation en dehors de la Prusse et se montre de plus en plus .bell:iqueuse (1).

156

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2623. Berlino, 15 luglio 1870, ore 1,10 (per. ore 5,45).

Le Due de Gramont a dit hier au Baron de Werther que le memeur moyen de tout concilier ce serait une lettre du Roi de Prusse à l'Empereur contenant en quelque sorte une excuse et une garantie pour l'avenir. L'Ambassadeur de Prusse s'est cha11gé du messa.ge. Le Roi de Prusse informé de la chose a été vivement froissé, et a télégraphié au Comte de Bismarck de aviser. Le Comte de Bismarck a aussitòt donné ordre à son Arrnbassadeur de déclarer à Paris qu'ayant murement réfl.échi il devait 1s'abstenir de référer à qui de droit un tel message. Aujourd'hui est arrivé un télégramme du Baron de Werther disant qu'il avait promis de remplir la comm~ssion. Le Comte de Bismarck lui a alors ordonné de qui:tter Paris en congé et de laisser le Comte de Solms comme Chargé d'Affaires. Il est donc suspendu de ses fonctions pour avoir manqué de dignité en acceptant le ròle qu'on voulait lui endosser. Ce n'est donc pas une rupture. Le Comte de Bismarck espère encore que les efforts de l'Angleterre et des autres Puissances ramèneront 1a France à la raison. Jusqu'ici aucun ordre d'armements extraordinaires. Cependant le Cabinet Prussien ayant appris les préparatifs maritimes en France a cru à propos de :faire prendre quelques mesures de précaution à Hamburg pour prévenir surprise. Les détails sont très-confidentiels et surtout pour que V. E. s'explique ·la signilication du départ du Baron de Werther. Je n'ai pas besoin d'ajouter que ... [manca] sont en général ici des plus pessimistes et des plus irrités contre les procédés de la France.

157

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2625. Parigi, 15 luglio 1870, ore 11,50 (per. ore 14,40).

Benedetti a du quitter Ems pour Paris et l'ambassadeur de Prusse doit partir de Paris. C'est aujourd'hui que le Gouvernement Français doit faire communication aux chambres. On croit qu'elle concluera à la guerre.

(1) Il contenuto di questo t el. era già stato trasmesso da Nigra con altro tel., giuntopiù tardi (n. 2622 del giorno 14, ore 22,50, per. ore 15,35 del 15).

158

IL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

r. 2627. Monaco, 15 luglio 1870, ore 15,30 (per. ore 17,05).

Je vous confirme d'une manière positive qu'en cas de guerre la Bavière marchera avec la Prus.se. Depuis hier est ici accréditée la nouvelle que nous suivrons la France camme alliés (1). Le Ministre des Affaires Etrangères m'a demandé si cette nouvelle est véridique. J'ai répondu que je n'avais aucune communication de mon Gouvernement à ce sujet, et que je .sais seulement qu'il employe son infiuence dans un sens pacifique. Les dernières exigences de la France ont produit ici mauvais effet. L'opinion publique se prononce sévèrement contre elle.

159

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2628. Parigi, 15 luglio 1870, ore 15,15 (per. ore 18,15).

Ministres ont fait aujourd'hui aux deux Chambres exposé de la question disant que la France accepte la guerre à laquelle la Prusse l'oblige. Le Ministère a demandé aux Chambres crédit 50 millions. Est attendue publication autres mesures. Corps Législatif a déclaré urgence.

160

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2630. Vienna, 15 luglio 1870, ore 18,25 (per. ore 20,45).

Reçu votre dépeche d'hier (2) tard dans la matinée. Le baron de Beust qui n'a cessé de conseiller à Paris le calme et la modération surtout après retraite de la candidature dont, dit-il, France aurait diì se contenter, croit maintenant ses efforts inutiles. Son langage m'a laissé comprendre que si d'un moment à l'autre la France venait à modérer ses exigences, ce ne serait certes pour égard aux conseils d'ici mais à cause des déceptions y rencontrées. Chancelier de l'empire semble redouter que nous sortions de l'inaction, il tiendrait beaucoup à ce que le cabinet du roi ne donnat meme pas une déclaration de neutralité. «Autriche étant limitrophe de la Prusse et l'Italie de la France, m'a-t-il dit, une mesure pareille de l'Autriche et de l'Italie équivaudrait à une démonstration hostile ». Il m'a avoué de son chef que la participation de la Russie à la

guerre et l'évacuation de Rome pourraient singulièrement modifier attitude de l'Autriche. Il ne fonde aucun espoir sur démarches anglaises proposées ce matin (1).

(1) -Cfr. quanto aveva scritto il Migliorati in un post scriptum al rapp. 133 del 14 luglio (per. il 16): • Al momento di spedire il presente rapporto mi viene assicurato che al Mini;tero degli Esteri avrebbero ricevuto la notizia che in caso di guerra si sarebbe l'Italia impegnata a porre 80.000 uomini a disposizione della Francia; ove una tale notizia fosse priva di fondamento vedrà l'E. V. se sia il caso di autorizzarmi a smentirla •. (2) -Cfr. n. 141.
161

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2632. Berlino, 15 luglio 1870, ore 16,05 (per. ore 21,05).

La Hollande a déclaré hier vouloir observer neutralité absolue et qu'elle ferait armements pour la faire respecter. La France a sondé le terrain à Bruxelles pour savoir si on était en mesure de garder la neutralité. La réponse a été affirmative. La France a repliqué que si les autres respectaient cette neutralité elle en ferait de meme. Roi de Prusse arrivera dans la joul"née. Bismarck est parti à sa rencontre. Le conseil fédéral convoqué pour demain à l'effet de préparer ·projet de loi d'emprunt par souscription nationale pour le parlement qui se réunira probablement mercredi, Si guerre, ainsi qu'on croit plus que jamais, est inévitable, il ne serait pas improbable que ce soir déjà, selon nouvelles que l'an attend de Paris, Roi signe décret de mobilisation. Si .guerre éclate ne croyez-vous pas qu'il serait à propos d'offrir que notre légation fUt chargée de la protection des sujets français et de l'expédition des affaires? ce serait prouver que nous voulons rester neutres, seule ligne de conduite sage et prudente à suivre. Veuillez m'autoriser par télégraphe et dans l'intéret du service à m'abonner comme la plupart des légations ici si c'est possible à l'Agence télégraphique Wolff. C'est le roi de Prusse qui a obtenu du prince de Hohenzollern renonciation à la candidature. L'Empereur des Français l'en a fait remercier.

162

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2636. Berlino, 15 luglio 1870, ore 23 (per. ore 1,50 del 16).

Télégraphie privée annonce déclaration de guerre de la part de la France. Thile v!ent de me dire que jusqu'ici, à 9 1/2 du soir la nouvelle n'était pas encore connue officiellement ici, mais ne doutait pas de son exactitude. Le Roi a été accueilli avec acclamations sur tout le chemin d'Ems à Berlin. Veuillez

me dire par télégraphe si nous avons travaillé à Paris pour abandon de dernière demande et quelle sera notre attitude pendant la guerre (2).

(1) -Cfr. n. 173. (2) -Cfr. n. 170.
163

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in NIGRA, p. 12)

T. 2635. Parigi, 15 luglio 1870, ore 19)0 (per. ore 5,55 del 16),

J'ai vu le Due de Gramont avant et après la déclaration. * Je lui ai répété encore conseils de conciliation * (1) mais il m'a dit qu'après le refus du Roi de Prusse de recevoir Benedetti, refus rendu public la question avait changé de terrain, et qu'il y avait insulte pour lequel la France exigeait satisfaction. * Gramont m'a assuré que la France re51pectera la neutralité de la Belgique. *

164

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1199. Parigi, 15 luglio 1870 (per. il 18).

Il Duca di Gramont al Senato ed il Signor Ollivier al Corpo legislativo diedero lettura dell'esposizione della questione che ormai si può chiamare francoprussiana.

Essa spiega l'origine e il processo della questione e le ragioni che spinsero il Governo francese alla rottura colla Prussia. In altro dispaccio avrò cura di dare l'analisi di questo documento, che mi affretterò di mandare egualmente per disteso in copia all'E. V. (2). Noterò qui soltanto come in esso sia constatato ·che ii Governo prussiano e S. M. il Re di Prussia abbiano costantemente rifiutato di dare alla Francia un'assicurazione qualsiasi intorno alla rinunzia del Principe di Hohenzollern alla candtdatura al trono di Spagna.

È accennato che il Re di Prussia, alle ultime istanze fattegli dall'Ambasciatore di Francia fece rispondere col mezzo d'un ajutante di Campo che non aveva più nulla a dirgli e che non lo avrebbe più ricevuto, e che questa risposta fu comunicata ai Gabinetti d'Europa con apposita circolare. L'esposizione conchiude dichiarando la necessità per la Francia d'accettare la guerra alla quale la sforza la Prussia.

Contemporaneamente alla lettura di questo documento, il Ministro Guardasigilli depose la domanda al Corpo le·gislativo d'un credito di 50 milioni, ed annunziò la chiamata delle riserve sotto le armi ed altre misure militari.

L'esposizione del Governo fu accolta dal Senato con acclamazione, ma senza discussione. Al Corpo Iegi>silativo essa fu accolta da vivi applausi alla destra ed al centro. La sin1stra rimase silenziosa. L'urgenza sulla domanda di credito fu proposta e votata a grande maggioranza. Però vi furono parecchie astensioni fra i membri del centro sinistro. È notevole l'astensione del Conte

Daru. La sinistra quasi tutta, e insieme con essa il Signor Thiers, votò contro l'urgenza; ed il Signor Thiers parlò contro la guerra, dichiarando che la sostanza del gravame della Francia, la sostanza della sua domanda trovavasi soddisfatta col ritiro della ·candidatura del Principe d~ Hohenzollern, e che non era prudente nè giusto il d:are una grande e micidiale guerra per una questione di suscettibilità. La discussione continua mentre sto scrivendo. Ma non si dubita che il Ministero avrà l'appoggio della grande maggioranza della Camera.

Il Conte Benedetti è arrivato oggi a Parigi, e hl Barone Werther parte oggi in congedo. Una dimostrazione ebbe luogo ieri sera sotto le finestre dell'Ambasciata di Prussia.

L'opinione pubblica a Parigi fu finora abbastanza divisa. Ma essa tende ora a diventare di più in più bellicosa.

Ec·co adunque il dado gettato. Oramai, benchè la dichiarazione formale di guerra non sia stata ancora fatta, non rimane quasi più speranza che si possa evitare il conflitto. Il modo con cui i negoziati cominciarono, si proseguirono e terminarO'Il:o, sembra dimostrare che v'era poco spirito di conciliazione tanto dall'una quanto dall'altra parte. I buoni uffizi delil.e Potenze interessate al mantenimento della pace, uffizi che il Governo del Re per parte sua fece sia a Parigi ehe a Berlino, riescirono infruttuosi. Il Governo del Re fece, nella misura della convenienza, quanto era in suo potere di fare, esprimendo consigli di moderazione e di eonciliazione alle due parti. Sarebbe forse stato utile, e potrebbe essere ancora, che gli sforzi delle Potenze, rimasti finora interamente isolati e disgiunti, si congiunges·sero ed agissero di conserva. Ma io temo che le cose siano oramai talmente spinte che ogni progetto di mediazione o di congresso torni vano d'effetto.

(1) In NIGRA il passo tra asterischi è il seguente: • ;Je lui ai e n care répété de votre p art les conseils amicaux de conciliation et de modération ».

(2) Vedilo in Das Staatsarchiv, XIX, n. 4036, pp. 47-49; Archives Diplomatiques 1871-72, l, n. 128, pp. 133-135; Correspondence respecting the Negotiations preliminary to the War, cit., n. 75 allegato, pp. 46-47; la successiva discussione al corpo legislativo, in Das Staatsarchiv, XIX, n. 4037, pp. 50-82; cfr. anche il racconto di FAVRE, op. cit., pp. 13-25.

165

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. Berlino, 15 luglio 1870. Je voudrais que vous fussiez satisfait de moi dans cette crise. Je vous assure que je ne néglige rien pour remplir ·ce qui est de mon devok. Je ne suis pas encore complètement rassuré sur nos dispositions en présence des bruits qui voltigent dans l'air. Cette incertitude me pèse. Il me tarde d'apprendre que nous avons adopté une attitude nette et ·conforme à nos intérets. J'insiste vivement pour la neutraHté comme gage d'a'Venir et pour le Roi et pour l'Italie. Si elle est adoptée, et c'est là mon vreu le plus sincère, je vous ai soumis l'idée (1) d'offrir à la France de nous charger ici de la protection de ses sujets etc. Ce ISerait un moyen de faire comprendre sous la forme la plus polie que nous voulons rester en dehors de la bagarre.

Je Vous ai demandé aussi de me permettre par le télégraphe de m'abonner à l'Agence télégraphique Wolff (1). Comme le prix en est de plus de 500 francs par

an, la rplupart des Légations est indemnisée de cette dépense nécessaire surtout

dans les moments de crise. Il importe en effet de recevoir heure par heure,

pour ainsi dire, les nouvelles. J'en avais autrefois l'autorisation, mais le Comte

de Barrai (1) a laissé tomber cet abonnement trop couteux mème pour lui et

parce qu'il ne savait pas l'allemand.

Si vous pourriez m'écrire, en voie particulière, quelques lignes d'après les

quelles je puisse m'orienter, je vous en serais on ne peut plus reconnai,ssant.

Cela vaudrait mieux qu'une dépèche.

Il me semble qu'après avoir exercé nos bons offices ici et quoique le désis

tement du Prince Léopold ait été spontané, il ne serait pas moins à propos

de me mettre à mème d'exprimer le plus tòt possible combien nous avons été

satisfaits de voir l'attitude calme et sage du Roi de Prusse en n'empèchant point,

comme il l'eut pu, la renonciation du Prince. C'est une affaire de rédaction,

de tourner quelques phrases dans un sens analogue et avec tous les ménage

ments que comporte le sujet et de la part de celui qui écrit et de la part de

celui auquel on parle,

(1) Cfr. n. 161.

166

NAPOLEONE III A VITTORIO EMANUELE II (A C R, Carteggi V. E. Il, b. 33)

T. Saint Cloud, 16 luglio 1870, ore 9,45 (per. ore 11).

La guerre parait imminente. J'espère que Votre Majesté pourra mettre à exécution ses anciennes promesses et je compte sur son concours dans la limite de ce qui lui sera possible. Je prie Votre Majesté de compter toujours sur ma sincère amitié.

167

NAPOLEONE III A VITTORIO EMANUELE II (A C R, Carteggi V. E. Il, b. 33)

T. Saint Cloud, 16 luglio 1870, ore 15,50 (per. ore 19).

Désirant exécuter la convention du 15 Septembre je rappellerai mes troupes de Civitavecchia si Votre Majesté veut bien me promettre de garantir les frontières Pontificales de toute invasion.

La parole de Votre Majesté sera à mes yeux comme à ceux de la France la meilleure garantie de la loyale exécution de la convention du 15 Septembre. Si Votre Majesté accepterait cette proposition elle pourrait m'envoyer une lettre dans laquelle serait contenu l'engagement que je demande à Votre Majesté au nom de nòtre amitié.

(1) Ministro a Berlino nel 1864-67.

168

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II (ACR, Carteggi V. E. II, b. 33)

T. Parigi, 16 luglio 1870, ore 22,55 (per. ore 2,35 del 17).

Je pars ce soir Samedi pour Florence après une dernière entrevue avec l'Empereur. Je confirme au Roi mes dépeches précédentes (1). Italie et Autriche proposeront médiation et Congrès sur des bases qui ne seront pas acceptées par Prusse. Ici tout marche à la frontière avec promptitude extraordinaire. Huìt cent mille hommes seront en ligne avant quinze jours. C'est une espèce de levée en masse, on leve toute la mobile par couche de cent mille hommes, on dégarnit tous les points, guerre sera courte et non douteuse. Enthousiasme ici énorme et il entrainera Italie qui mènera à sa suite Autriche. C'est de la grande et vraie politique. Que le Roi rappelle que dépend de lui de cimenter la Couronne d'Italie par la reconnaissance du peuple Français. Visconti Venosta est esprit trop élevé et entrera dans les vues du Roi.

Nigra est complètement avec moi maintenant que la guerre est déclarée.

Je demande hospitalité au Palais Pitti avec Gras·si pour éviter de voiz du monde (2).

169

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI (Ed. in Iniziative neutralistiche, p. 43)

T. P. Firenze, 16 luglio 1870, ore 14,20.

Déchiffrez vous seul.

Artom part pour Vienne. Il descendra à la légation. Faites-lui préparer un logement et tenez autant que possible secrète sa présence. Vous le présenterez à Beust et à Andrassy comme ayant toute la confiance du Gouvernement du Roi mais ne leur annoncez pas d'avance son arrivée.

170

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1213. Firenze, 16 luglio 1870, ore 15.

Vous pouvez prendre abonnement Agence Wolf (3). Nous avons télégraphié à Paris encore une fois le 14 soir (4) pour renouveler nos instructions précédentes à Nigra d'agir et de s'exprimer dans le sens de la conciliation, et d'as

surer au Gouvernement Impérial que l'Italie déplorerait que la guerre éclatat après la retraite de la candidature du Prince de Hohenzollern. Nous avons aussi télégraphié àLondres et à Vienne le 14 (1) pour que les deux Cabinets conseillent au Gouvernement Français de considérer comme satisiaisante la retraite de la candidature, l'opinion en Italie étant unanime à désirer le maintien de la paix. Aujourd'hui nous avons toute notre liberté d'action. Les bruits venus de Munich n'ont pas le moindre fondement. Nous désirons très vivement que le conflit demeure restreint entre les deux belligérants et notre conduite s'inspirera de ce désir. Il n'y a pas de difficulté que nous acceptions si on nou,s l'offre de protéger les intérets français en Allemagne mais nous devons attendre que la France nous le demande et si Bismark vous en parle répondez dans ce sens.

(1) -C.fr. nn. 147, 148. (2) -Nota marginale di Nigra: • Vimercati anche qui prendeva lucciole per lanterne. L'entusiasmo era superficiale, e si mostrava soltanto nei luoghi pubblici di Parigi, ove era preparato e pagato dalla polizia imperiale. Quanto agli 800 mila uomini che dovevano essere posti in linea in 15 gic.rni essi non esistevano che nella fantasia dell'Agente Secreto Italiano •. Didascalia di Vittorio Emanueìe III: « Ottocentomila francesi (? !!??) mobilitati in meno di 15 giorni. Vittoria france'e certa. Vuole trascinare Italia. Nota di Nigra •· (3) -Cfr. nn. 161 e 162. (4) -Cfr. n. 140.
171

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (Ed. in Iniziative neutralistiche, p. 44) (2)

T. Parigi, 16 luglio 1870, ore 14,45 (per. ore 18).

Vimercati part ce soir pour Florence. L'Empereur demande notre alliance et celle de l'Autriche. Les troupes françaises seront immédiatement retirées du territoire pontificai. L'Empereur confierait dans une lettre au Roi respect du territoire pontificai à l'honneur du Roi. Détails par poste (3).

zo 1895 (Eredità Nigra), occasionata da un articolo di Pirhereau sul Figaro in risposta

allo scritto del Nigra Ricordi diplomatici (1870): c ... Lo scrittore del Figaro fa la stessa

confusione che già faceva, me ne rammento, il Duca di Gramont, nella sua narrazione del

1878 nella Révue de France, tra due questioni che erano e rimasero distinte, -il ritorno

alla Convenzione da un lato, -e dall'altro una soluzione ulteriore della quistione romana

collegata, come un corrispettivo, cogli impegni di un'alleanza.

L'Imperatore Napoleone, come dice lo scrittore del Figaro, aveva, il 15 luglio, fatto conoscere al Re ch'egli [era] disposto a ritirare le sue truppe da Roma. Egli domandava però,prima di dare l'ordine di partenza, una lettera colla quale il Re si dichiarava disposto a mantenere gli obblighi della Convenzione [cfr. n. 167].

Il Governo italiano era convinto che, qualunque fossero gli avvenimenti e la sua

condotta avvenire, la partenza delle truppe francesi da Roma era un risultato che bisognava

assicurarsi. Credevamo che, se l'Italia fosse stata neutrale, i francesi, rimasti a Roma, rion

ne sarebbero più partiti. Non colla Francia vittoriosa dopo una guerra di reazione contro

la politica delle nazionalità, opera del Governo personale. Non colla Francia vinta e con

un impero esautorato, senza altro appoggio che gli elementi ultra conservatori. Che se alla

sconfitta si fosse unita la rivoluzione i soldati francesi a Roma avrebbero potuto essere tanto

i soldati della Commune come quelli del Conte di Chambord. Una volta partite le truppe

francesi, l'Italia diventava molto più libera nelle sue determinazioni.

La lettera del Re fu scritta il giorno 21 luglio [cfr. n. 219] e fu da voi ricevuta il 24, col

l'incarico di non consegnarla, se non dopo nuove istruzioni. In seguito a queste istruzioni mi

avete telegrafato lo stesso giorno 24 [cfr. n. 273]: « J'ai fait observer aujourd'hui à Gramont,

d'après votre lettre que dans la question du mode d'agir pour le rappel des troupes de Rome, il

fallait éviter de mettre en avant la personne du Roi. Tout en laissant subsister les lettres des

deux Souverains, qui toutefois ne devraient pas étre publiées, j'ai proposé un échange de

dépéches entre !es deux gouvernements destinées à étre publiées et constatant le maintien en

vigueur de la Convention de Septembre •. Preso questo accordo la lettera fu consegnata il 25 o

il 26. Perchè l'atto potesse dirsi compiuto, mancava lo scambio delle dichiarazioni ufficiali dei

due Governi. In quello stesso giorno 26 un vostro telegramma [cfr. n. 298] mi informava che il

Duca di Gramont vi aveva dichiarato • de la manière la plus absolue et la plus formelle que la

France se trouvc dans l'impossibilité de prendre un engagement quelconque pour Rome au

delà de la Convention èu 15 Septembre ». Il Barone di Malaret era incaricato di tenerci il 28

(1) -Cfr. nn. 139 e 141. (2) -Il testo ed. in Iniziative neutralistiche è quello ritrasmesso dal Visconti Venosta a Vienna per Artom (ad eccezione dell'ultima frase c Détails par poste • ), con tel. riservàto del giomo 17, ore 6,50, per. a Vienna ore 9,15. _ (3) -Si pubblica qui il brano di una lettera del Visconti Venosta al Nigra del 25 mar
172

L'INCARICATO D'AFFARI A LISBONA, PATELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2649. Lisbona, 16 luglio 1870, ore 13 (per. ore 20,15).

Le Roi m'a dit qu'on vient d'envoyer instruction 'au Comte de Thomar d'aUer à Florence et d'y faire les démarches nécessaires auprès du Gouvernement italien pour arrangement affaire Oldoini.

Ce qui suit est strictement confidentiel: Le Roi D. Fernand entretenu des nouvelles démarches qu'on a faites auprès, de lui pour qu'il accepte la couronne d'Espagne. Sa Majesté m'a confidentiellement avoué que à cause des circonstances politiques actuelles Ella devra accepter. Le Roi de Portugal m'a confirmé ce qui précède, et a ajouté avoir e.xpédié lettre à l'Empereur Napoléon pour l'en informer. J'enverrai détails par première occasion siìre.

lo stesso linguaggio, e credo che voi mi abbiate informato lo stesso giorno che, in mancanza della dichiarazione convenuta, l'ordine di partenza alle truppe poteva essere sospeso. La dichiarazione, riferita dal Figaro, e in cui erano riprodotti i termini della lettera del Re, vi fu spedita il 29 [cfr. n. 324].

Non so come lo scrittore del Figaro si creda autorizzato a dire che il Duca di Gramont c pria M. Nigra de provoquer de la part de son Gouvernement une déclaration focmelle ~ui établit si, se plaçant sur le terrain de la Convention de Septembre, il entendait d'en fa1re la base de nos négociations, ou s'il approuvait le langage preté à ses agents à Vienne par le Chancelier autrichien ».

Per dare un'idea del come noi consideravamo il ristabilimento della Convenzione di Settembre farò alcune citazioni, che non potrebbero forse essere tutte riprodotte.

22 luglio. Lettera particolare diretta a voi [cfr. n. 243] (di cui mi è rimasta una copia).

• Vi mando con un corriere la lettera autografa di S. M. all'Imperatore [cfr. n. 219] pel ritiro delle truppe francesi dal territorio romano... Per quanto riguarda il Governo Italiano la qui•stione è abbastanza semplice. Noi consideriamo in primo luogo la decisione del governo francese siccome affatto indipendente da ogni altra quistione relativa alla linea politica che l'Italia potrebbe seguire nelle attuali circostanze. Il Governo francese dichiarò sempre ch'esso con· siderava la Convenzione di Settembre come in vigore e il governo italiano non l'ha denunciata. Noi ne adempivamo gli obblighi, aspettando che la Francia eseguisse essa pure gli impegnidel Trattato che la riguardavano. Il Governo francese non ci fa una concessione, ma rientri' nella esecuzione bilaterale di un patto in vigore, rientra puramente e semplicemente nelle condizioni reciproche di diritto •.

24 luglio. Un mio telegramma a voi [cfr. n. 269] di cui non ho copia, ma deve essere al Ministero, e nel quale dicevo che poichè la Francia faceva una quistione assoluta del ritorno puro e semplice alla Convenzione, noi accettavamo, ma che non era da supporre che l'Italia potesse nello stesso tempo, fare la guerra e assicurare l'esecuzione della Convenzione e che anche rimanendo neutrali il ritorno alla Convenzione non sarebbe una concessione fatta an'Italia.

25 Luglio. Mie dichiarazioni alla Camera in risposta all'interpellanza del deputato Nicotera. Mi esprimevo con riserva circa le truppe francesi a Roma. Ma dichiaro che le determinazioni del Governo francese relativamente alla presenza delle sue truppe a Roma sono considerate da noi come indipendenti dalla linea di condotta che l'Italia può essere chiamata a seguire nelle presenti circostanze. ~

4 agosto. Mia lettera, si noti, diretta a voi [cfr. n. 370] (non ne ho che questo brano, la copia deve essere al Ministero). c Il governo dell'Imperatore ci rivolge una domanda d'alleanza, per la quale il Governo italiano doveva mandare, in mezzo alla sorpresa generale, cento mii.a uomini contro la Germania. Abbiamo detto: per fare una simile politica è d'uopo che vi sia almeno un grande interesse nazionale. Come gettarci in una simile lotta senza assicurarci che le nostre quistioni nazionali sono risolute? Come spingere il paese nelle avventure e poimostrargli per risultato la Convenzione di Settembre coi commentarli francesi ad uso dei clericali? È contraddittorio in se il chiederci la guerra e, nel tempo stesso, la Convenzione che paralizza le nostre forze, se vogliamo eseguirla. La Francia rifiuta di andare oltre la Convenzione. In questo caso la Francia dovrà determinare la propria condotta in vista sç>lo degli interessi generali della propria politica come Potenza europea •.

Il 27 luglio io vi aveva telegrafato [cfr. n. 308] che attendevamo un progetto di accordi tra l'Italia e l'Austria che ci si annunciava da Vienna, cona promessa dei buoni ufficii dell'Austria per Roma. E vi aggiungevo: « dopo la dichiarazione già fatta dalla Francia, e ripetuta in un'altra lettera d?Jl"imperatore N::!poleone al Re, la base principale delle proposte austriache si trova fin d'ora soppressa... •·

173

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in NIGRA, p. 12)

T. 2648. Parigi, 16 luglio 1870, ore 18,10 (per. ore 20,50).

Lord Lyons a communiqué aujourd'hui (1) au Due de Gramont une dépeche de son Gouvernement proposant la médiation de l'Angleterre en conformité du protocole de Paris du 14 Avril 1856 (2). Il est peu probable que France accepte.

174

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. P. Vienna, 16 luglio 1870, ore 21 (per. ore 22,30).

J'ai reçu votre télégramme d'aujourd'hui sur Artom (3). Je lui procurerai

un logement pour demain soir, la Légation du Roi se bornant à la chancelle

rie, et moi étant à l'hotel.

Le Gouvernement Impérial commence à craindre que la France ne lui crée des embarras sérieux dans les Principautés, jusqu'à provoquer une intervention russe. Il tient plus que jamais à sa neutralité non avouée, et tous mes renseignements me portent à croire que jusqu'ici aucune disposition n'a encore été prise à l'égard d'une mobilisation quelconque de l'armée (4). La presse hongroise commence à accentuer ses sympathies pour la France dans le cas où la Russie s'en melerait.

Andrassy, arrivé aujourd'hui, désire savoir quand Artom part et par

quelle voie.

175

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. P. RISERVATO. Parigi, 16 luglio 1870, ore 23,15 (per. ore 2,50 del17).

Pour rendre plus facile I'alliance de l'Italie et de l'Autriche avec la France, l'Empereur approuve l'idée que l'Italie et l'Autriche offrent leur médiation aux puissances belligérantes. Les bases pourraient etre le statu quo territorial consacré par les traités et l'engagement de la France et de la Prusse d'exclure du tròne d'Espagne tout membre des familles regnantes en France et en Prusse. Veuillez vous mettre en communication à cet égard avec Beust qui est informé de la chose et me télégraphier au plus tot votre avis.

p. -35; Das Staatsarchiv, XiX, n. 4042, pp. 87-88; Archives Diplomatiques 1871-72, I, n. 133, pp. 140-141 (Granville a Lyons, 15 luglio). Lo 'stesso dispaccio fu inviato a Loftus. n. -3 (1870>. Further Corre"poPdence rerpecting the War bet1.oeen France and Prussia 1870, n. -20. p. 22; Archives Diplomat'que' 1871-72, I, n. 157, pp. 168-169: conferma data da Beust a Curtopassi, della neutralità austriaca.

(1) In NIGRA qui aggiunto: c par écrit •·

(2) -Cfr. Correspondence 1·especttng t/te Negotiat'ons preliminary to the War, cit., n. 57,

(3) Cfr. n. 169.

(4) -Cfr. anche Bloomfield a Granville, 16 luglio. in (Blue Book), Franco-Prussian War
176

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1202. Parigi, 16 luglio 1870 (per. il 18). Come già ebbi l'onore di riferirlo all'E. V. jeri (1), dopo la dichiarazione fatta dal Guardasigilli in nome del Governo, il Signor Thiers indirizzò al Corpo legislativo un energico appello onde invitarlo a ponderare maturamente le sue risoluzioni ed a resistere a passioni imprudenti. c È vero, disse il Signor Thiers, che nel fondo la vostra querela è stata ascoltata? È vero ehe rompete per una questione di suscettibilità? Volete che l'Europa dica che quando il punto fondamentale v'era accordato, voi faceste spargere torrenti di sangue per una questione di ~orma? ». Il Signor Thiers chiese quindi comunicazione dei dispacci che motivarono «una risoluzione eh'è una dichiarazione di guerra». Poi aggiunse: «Più d'ogni altro, io fui dolorosamente colpito dagli eventi del 1866 e ne desidero una riparazione; ma il momento è male scelto. Quando vi fu data la soddisfazione alla quale avevate diritto; •quando la Prussia ebbe espiato ·Con uno s·cacco il grave fallo d'essere uscita dal terreno tedesco ov'è la sua forza e d'averci all'improvviso preparata una candidatura ostile alle spalle; quando l'Europa, eon una premura che le fa onore, ebbe dichiarato che avevate ragione, ascoltare suscettibilità sulla questione di forma è un esporsi a rimpiangere un di una tale precipitazione». Il Signor Ollivier, che rispose al Signor Thiers, rifiutò la comunicaz•ione della corrispondenza dicendo che il tenore sostanziale della medesima già era noto dalla dichiarazione rpoco prima da esso fatta in nome del Governo e che .gli usi diplomatici non permettevano di pubblieare dispacci confidenziali. Il Guardasigilli tentò poi di giustiftcare viemmeglio la condotta del Governo e di sviluppare i gravami esposti nella dichiarazione. Nel corso delle sue dilucidazioni esso, tra le altre cose, disse che nei negoziati il Governi' fu rapido e deciso ai primi passi perchè, se avesse perduto un momento, si sarebbe trovato in presenza d'un fatto compiuto e perchè, se poi costretta a fare la guerra, la Francia sarebbesi trovata inceppata dalla Spagna prussiana. Dopo la presentaz,ione di due progetti di legge proposti dal Ministro della Guerra, uno per chiamare in attività la guardia mobile, l'altro per regolare gli arruolamenti volontari, e dopo la presentazione fatta dal Ministro delle Finanze d'un progetto di legge per l'apertura d'un credito di 16 milioni in favore del Ministero della Marina, sui quali la Camera pronunciò l'urgenza, la discussione sulla comunicazione della corrispondenza ricominciò ed il Guardasigilli tentò di dare qualche soddisfazione alla Camera leggendo alcuni telegrammi inviati al Governo dal Conte Benedetti, da Ems. Ma cionondimeno il

Signor Thiers riprese la parola, e lottando quasi contro i clamori della maggioranza biasimò con vivacità estrema le decisioni del Governo, mentre dopo

U l Cfr. n. 164.

12 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

lui il Signor Favre, con intenzione non meno favorevole [sic] alla guerra, farmolò la mozione che il Governo fosse invitato a comunicare i dispacci ricevuti durante questi negoziati, ed in ispecie quello con cui il Governo prussiano notificò la sua risoluzione ai Governi esteri. Anche l'ex ministro delle finanze, il Signor Buffet, venne in appo,ggJo di questa mozione, sulla quale la Camera procedette ad un voto formale.

164 deputati la respinsero contro 83, sopra 247 votanti.

Nella sera, alle 8 e 1h, il Corpo legislativo riprese la seduta per udire il rapporto della Commissione ch'era stato preparato d'urgenza sui quattro progetti di legge proposti dal Governo, su quelli cioè finanziari e sci militari. Il relatore della Commissione, il Marchese di TalhoUet, dichiarò che il Governo aveva comunicata alla Commissione stessa la corrispondenza diplomatica e date spiegazioni molto complete e precise dalle quali risulta la prova del fatto che il Re di Prussia aveva rifiutato di ricevere l'Ambasciatore fran

cese e gli aveva fatto dire da un Ajutante che non aveva nulla di più a comu

nicargli; che inoltre sino dal 14 luglio importanti movimenti di truppa eJ:ano

stati ordinati in Prussia, mentre pendevano ancora i negoziati.

Tra gli applausi della maggioranza e le grida di «Viva l'Imperatore » il

relatore propose l'adozione dei quattro progetti ch'esso chiamò prudenti, perchè

istrumenti di difesa, e savii, perchè espressione del voto nazionale.

La discussione che seguì fu quasi esclusivamente d'impegno del deputato

Gambetta e del Guardasigilli. Il primo tornò ad insistere sulle ragioni che

potevano far sembrare precipitato il modo d'agire del Governo e sul dubbio

che il dispaccio del Conte di Bismarck con cui fu notificato ai Gabinetti il

rifiuto del Re di Prussia non abbia la gravità trovatavi dal Governo imperiale.

Il Guardasigilli poco o nulla aggiunse di nuovo alle sue precedenti spiegazioni,

e visibilmente si studiò a far vibrare con i suoi argomenti la fibra patriottica

della Camera.

Nè questa rimase muta, giac,chè nella votazione la domanda d'un credito,

pel ministero della Guerra, di 50 milioni, fu accolta con 245 voti contro 10;

quella d'un ,credito di 16 milioni per la marina con 245 contro l; quella d'ap

pello della ,guardia nazionale mobile con 243 contro l, e quella i.nJìne concer

nente gli arruolamenti volontari con 243 contro l.

177

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 590. Berlino, 16 luglio 1870 (per. il 22). Lord Granville a fait savoir à Lord Lyons que le Cabinet Britannique ne trouvait pas fondée en stricte justice :J.a nouvelle demande que le Roi de Prusse couvrit par sa garantie le désistement du Prince de Hohenzol'lern. Après avoir obtenu la substance, et l'objet en litige ayant été écarté, il ne fallait ,p,a,s se

montrer difficile sur la forme. Le Cabinet des Tuileries agirait donc sagement en n'insistant plus sur cette garantie. Alors S. M. Prussienne pourrait sans compromettre sa dignité donner de son còté un assentiment à la renonciation de son parent (1).

Copie de ces instructions a été transmise à Lord Loftus. Il a reçù également un télégramme parti de Londres hier à 1 heure 3/4 de l'après-midi. Lord Granville dit que [a ,guerre est imminente et propose qu'avant d'en appeler aux armes la Prusse et la France aient recours aux hons offi.ces d'une des Puissances amies, en conformité du protocole XXIII du Congrès de Paris de 1856 (2).

Lord Loftus semblait douter d'un accueil favorable à cette tentative faite à la dernière heure. Il devait se rendre aujourd'hui au Ministère pour pressentir les dispositions du Comte de Bismarck.

A en juger par les débats dans le Corp~ législatif, la France ne reculera pas et la précipitation de sa conduite démontre assez qu'elle ne vise plus qu'à surprendre autant que possible son adversaire, en le dévançant dans le mouvement et la concentration des troupes.

Aussitòt après l'arrivée du Roi Guillaume hier à 9 heures du soir, le Conrseil des Ministres s'est réuni, et l'ordre de mobiHsation a été signé pour etre exécuté sans aucun retard. 750.000 hommes sont mis sous les armes.

Voici quel a été le langage tenu avant hier à un de mes Collègues par le Comte de Bismarck.

Il n'avait jamais cru jusqu'à ces derniers jours que la guerre était inévitable. Il espérait meme encore (le 14 Juillet) que les efforts de la di,plomatie parviendraient à faire entendre raison à Paris. Malgré les anciennes luttes entre l'Angleterre et la France; malgré leur rivalité qui a failli en dernier lieu pour les questions de Hai:ti et des mariages espagnols, amener une rencontre, depuis longtemps déjà ces Puissances vivent en bons termes et personne ne semble maintenant prévoir entre elles de graves compHcations. «Nous comptions qu'il en serait de meme dans nos rapports avec la France. Grace à l'auxiliaire du temps, elle aurait fini par se convaincre que l'Allema·gne n'est nullement agressive, et qu'ainsi on trouverait en elle un bon voisin. Mais dès que les hostilités commenceront, ce ne sera pas seulement la guerre, mais une série de guerres, aucune des deux Puissances n'étant de taHle à rester sous le coup d'une défaite. Ce ne sera pas une lutte de Cabinets, mais de peuple à peuple ». Jusqu'au couteau, comme le disait la Nord-deutsche Allgemeine-Zeitung dans son dernier numéro.

Il serait ·curieux de connaitre l'avis du Général de Moltke. Je ne connai!l de lui que ·ce mot Schade! (c'est dommage), quand on lui donna la nouvelle que le Prince Léopold avait renoncé à la partie. Mais ce mot prouvait à lui seui que le Chef d'Etat Major avai:t son plan de campagne si la France voulait attaquer, et le croyait bon.

Quant à l'opinion du Comte de Bismarck sur les forces militaires dont dispose la Confédération, il me l'a déjà énoncée. J'appelle sous ce rapport l'attention la plus sérieuse de V. E. sur la lettre particulière que j'ai eu l'honneur de lui adresser le 5 Janvier 1870 et surtout sur son annexe. Ce Ministre déclarait qu'il avait en main toutes les ressources pour repousser une agression.

Ces documents seraient de nature à etre soumis au Conseil des Ministres, quand il sera appelé à se prononcer sur la conduite qu'il nous convient d'adopter dans les conjonctures actuelles. En admettant meme que les ressources aient été un peu exa,gérées par le Comte de Bismarck, il ne reste pas moins un effectif de troupes plus que suffisant pour tenir tete à l'orage dans toutes les directions menacées.

Si la guerre est populaire en France, elle ne l'est pas moins et peut-etre davantage en Allemagne. Les nouvelles satisfaisantes affiuent. Les adresses de dévouement au Roi se multiplient. II n'est pas une seule Gazette à Berlin, sans ecception de parti, qui ne veuille la résistance la plus énergique.

On croit savoir au Ministère de la Guerre que le Comte de Beust aurait fait savoir à Paris, qu'en présence de l'attitude du Sud de l'Allemagne, l'Autriche ne pouvait que se tenir sur la réserve.

Le Chargé d'Affaires de France vient de me faire visite pour apprendre si j'avaLs quelque nouvelle positive quant à la déclaration de guerre. Ce n'était là évidemment que le prétexte. Il aura voulu etre renseigné sur l'ensemble des choses. Le dernier télégramme qu'il avait reçu du Due de Gramont parlait des démonstrations faites à Paris devant le Palais de l'Ambassade de Prusse. Des regrets en avaient été exprimés au Baron de Werther. La plus grande discrétion étant de mise, je me suis tenu vis-à-vis de M. Le Sourd dans des généralités, en ne lui cachant pas mon regret personnel que le Gouvernement ifrançais n'ait pas su arreter l'élan public quand la renonciation du Prince de Hohenzollern lui en fournissait tous les moyens.

Le Roi a reçu hier une véritable ovation et bien avant dans la nuit Berlin offrait le spectacle d'une animation extraordinaire. Comme en 1813, le sentiment national vibre de toute sa force.

Le Comte de Bismarck ·croit savoir que dans ·Ces derniers mois le Cabinet des Tuileries avait fait sonder le terrain à Stockholm, en cherchant, mais vainement, à induire la Suède à prendre quelque obligation éventuelle.

Vu l'urgence, le Reichstag se réunira Mardi prochain au lieu de Jeudi 21.

(1) -Cfr. p. 76, nota 7. (2) -Cfr. p. 100, nota l.
178

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo l, fase. l/TG)

L. P. Parigi, 16 luglio 1870.

La guerra, che fino a ieri ancora si sperava d'evitare, e che si sarebbe potuto evitare se vi fosse stata migliore volontà dalle due parti, e un po' più d'impegno per parte delle grandi Potenze neutre (non parlo di noi che abbiamo fatto tutto ciò che 1potevamo), è ormai sul punto di scoppiare. Anzi, che giova illuderci? Da ieri è diventata .certa, inevitabile. L'Italia non ha risparmiato nè i suoi consigli nè la sua azione diplomatica per contribuire al mantenimento della pace. Ora che la guerra c'è, malgrado suG, le conviene di provvedere agli interessi suoi. Noi abbiamo •già a lungo parlato di questa eventualità l'anno scorso. Conosco le vostre idee, e voi conoscete le mie, e m'è grato il ricordare che esse erano conformi. Non ho quindi rbisogno di farvi qui una lunga espo. sizione. Io mi propongo soltanto con questa lettera due cose, cioè: dirvi brevemente il mio avviso; e mettervi in .grado di prendere un partito con cognizione di causa, informandovi dei punti princ1pali su cui versarono i precedenti negoziati confidenziali.

Il mio avviso è che giacchè la guerra si fa, noi dobbiamo tirarne partito, e il miglior partito. Non vi sono per noi che tre casi: neutralità, alleanza Prussiana, alleanza Francese. Comincio senza esitazione a mettere da banda il secondo di questi casi, cioè l'alleanza prussiana. Quest'alleanza è moralmente impossibile. Non credo vi possa essere discussione a questo riguardo. Nè penso che in Italia vi sia uomo di. senno che possa seriamente consigliare un tal partito. Non ci resta adunque che l'alternativa della neutralità o dell'alleanza francese. La neutralità ha inconvenienti ,gravi nel caso presente. Di questi gli uni sono generali gli altri .speciali. L'inconveniente generale più grave è che nè l'una nè l'altra delle parti belligeranti ci sapranno alcun grado di osservarla. Avremo l'avversione di .entrambi e nessun profitto. Di più ci converrà ad ogni modo fare armamenti, e le nostre finanze soffriranno per semptl"e dal solo fatto della guerra combattuta con o senza la nostra partecipazione. Gl'inconvenienti speciali sono quelli che risulterebbero per noi dal trionfo delle armi francesi senza che noi vi avessimo contribuito direttamente o indirettamente. In tal caso si farebbe senza dubbio una reazione considerevole negli spiriti in Francia contro di noi. Dopo aver disfatto l'unità .germanica si vorrà tentare di disfar la nostra. Voi Sélipete che l'Unità Italiana è tutt'altro che popolare in Francia. Essa è anzi uno dei principali gravami che si fa al Governo personale dell'Imperatore. Poi verrà in campo la questione Romana, la cui soluzione già difficilissima nelle circostanze le più favorevoli, diventerebbe impossibile colla Francia irritata, ostile e vittoriosa.

Rimane l'ipotesi dell'alleanza Francese. Questo partito ha anch'esso inconvenienti serii, ma infine è ·quello che ne presenta meno degli altri. Dirò di più è il solo possibile, tranne un solo caso, quello cioè in cui l'Austria si dichiarasse neutra. È chiaro per me che la condotta dell'Austria ha per noi un'importanza determinante nel caso presente. La neutralità dell'Austria c'impone, direi quasi materialmente, la neutralità per noi. La partecipazione dell'Austria alla guerra e la sua alleanza colla Francia spinge, per contro, l'Italia ad una eguale partecipazione. Io mi preoccupo molto, come vi preoccupate voi, dell'opinione pubblica in Italia ed in Europa. Ebbene anche sotto quest'aspetto la comunanza d'aziooe coll'Austria è un cforte ar.gomento per noi.

Il mio avviso è quindi che conviene deciderci per l'alleanza francese se l'Austria V'i si decide dal canto suo. Vi è ancora in favore di questo partito un argomento che non si può passare sotto silenzio. Questo è che vi furono negoziati confidenziali fra le tre Potenze, negoziati che non condussero ad una conclusione, ma che constatarono la comunanza di certe idee.

Voi troverete qui unita l'indicazione ·dei punti che l'anno scorso erano stati confidenzialmente e iprivatamente discussi fra la Francia, l'Austria e l'Italia. Da essi voi vedrete quali fossero i vantaggi che s'intendeva accordare all'Italia in caso d'alleanza e di guerra.

L'Imperatore Napoleone consente ancora in tutti quei punti. Quanto al richiamo delle truppe francesi da Civitavecchia esso avrebbe luogo subito, e l'Imperatore si limiterebbe, senza entrare in altre discussioni a ordinare l'imbarco ed a scrivere una lettera al Re per dichiarargli che confiderebbe il rispetto del territorio pontificio al suo onore ed a quello del popolo italiano.

V'è anche una questione da esaminare, ed è quella del modus agendi pel caso in cui l'Italia e l'Austri~ si decidano alla alleanza. Io parlai col Principe di Metternich. L'Austria è molto indecisa, ma propende per l'alleanza franrc"se d'accordo coll'Italia. Anch'essa si preoccupa dell'opinione pubbUca interna ed estera. Nelle ·Conversazioni che ebbi con Metternich fu messa innanzi l'idea, che per facilitare all'Italia ed all'Austria un'azione ·comune, e per rendere anche più legittima una alleanza comune colla Francia, le due Potenze, cioè l'Italia e l'Austria dovrebbero proporre collettivamente la loro mediazione (1). Le basi di questa mediazione sarebbero: lo statu quo territoriale confermato con trattato, e per l'incidente attuale, l'impegno di Prussia e Francia di non lasciar porre sul Trono di Spagna nessun Principe appartenente all'una o all'altra delle due famiglie regnanti. L'idea della mediazione dell'Italia e dell'Austria espostagli da Metternich piacque all'Imperatore, il quale accetterebbe pure la base dell'uti possidetis consacrata con trattato. Non so ·che cosa pensa del divieto reciproco di la,sciare andare sul trono di Spagna un Principe dell'una o dell'altra famiglia regnante. Non lo so, perchè è una idea che mi venne oggi soltanto, e l'Imperatore la ignora ancora. Ma il Principe di Metternich a cui l'esposi, l'approva e la partecipa a Vienna. Bisognerebbe adunque che i Gabinetti di Firenze e di Vienna si mettessero subito in comunicazione fra loro, per intendersi sulla mediazione, e la proponessero senza perdita di tempo. L'Imperatore Napoleone accetta la mediazione perchè crede che la Prussia non l'accetterebbe. Badate bene, che l'Imperatore àccetta la nostra e quella dell'Austria ma non accetterebbe quella dell'Inghilterra o d'altra Potenza. Ad ogni modo, o la mediazione austro-italica sarebbe accettata dalle due potenze belligeranti, ed allora tanto meglio; ovvero sarebbe soltanto accettata dalla Francia e non dalla Prussia, ed in questo caso un'alleanza austro-italica colla Francia sarebbe più legittimata. La nostra condotta sarebbe resa più facile.

Considerate, vi prego, tutte queste cose, e sottoponetele al Re. Quello che importa è di decidersi il più presto possibile. Vimercati completerà verbalmente questa esposizione. Egli è informato d'ogni cosa ed agì costantemente in pieno accordo con voi e con me.

ALLEGATO.

PUNTI CHE ERANO STATI PROPOSTI E DISCUSSI NELL'ANTICO PROGETTO

A) Alleanza offensiva e difensiva fra l'Italia, la Francia e l'Austria. B) Guarentigia reciproca dell'integrità dei territori rispettivi. C) Obbligo delle Potenze alleate contrattanti:

di non trattare, fuorchè di comune accordo, con altre Potenze, nè di regolare separatamente qualsiasi questione di compensi o di cambiamenti territoriali in seguito alla guerra; di non far pace separata.

D) Concorso dell'Italia alla guerra con 200.000 uomini d'ogni arma.

E) Le spese di guerra che l'Italia deve sopportare, saranno avanzate dalla Francia. Esse saranno, in caso di vittoria, rimborsate dal nemico.

La modalità per l'esecuzione di questa clausola rimane in discussione.

Le idee emesse, erano:

un imprestito fatto in Francia dall'Italia e guarentito dalla Francia;

o avanzo fatto dalla Francia, senza interesse, rimborsabile sul nemico, o rimborsabile a lunga scadenza dall'Italia senza interessi, per mezzo di legge presentata alle Camere dopo la pace.

F) Piede d'eguaglianza perfetta per la direzione della guerra e degli Affari comuni.

Azione simultanea.

G) In caso di vittoria, cessione del Tirolo Italiano all'Italia. (L'Austria non aveva consentito eventualmente che pel Trentino). L'Italia domandava il Tirolo situato sul versante meridionale delle Alpi, cioè: a levante ciò che è compreso fra la foce della Sdoba rimontando l'Isonzo, conforme alla delimitazione del trattato di Fontainebleau del 10 ottobre 1807, e a settentrione la cresta delle grandi Alpi.

Compenso equo accordato all'Austria d'altri territori fuori d'Italia. H) Facoltà all'Italia di creare nell'interesse del suo commercio uno stabilimento marittimo sulle coste di Barberia nella Reggenza di Tunisi.

I) Rettificazione della frontiera italo-francese dal lato di Nizza. L'Italia domandava la valle della Roja e quella della Bevera. La prima era accordata in principio.

ALTRE DISPOSIZIONI ALL'INFUORI DELLE STIPULAZIONI

A) Ritiro previo della guarnigione francese da Civitavecchia e dal territorio pontificio. B) Facilitazioni all'Italia per le operazioni finanziarie che avrebbe a fare in Francia.

(1) Cfr. nn. 147 e 148.

179

VITTORIO EMANUELE II A NAPOLEONE III

(ACR, Carteggi V. E. II, b. 32; ed. in OLLIVER, p. 445, e in MAYOR, p. 353)

Firenze, 17 luglio 1870.

T. Le retard de ma réponse a Vos deux dépeches (1) vient de ce que'j'étais en voyage pour Florence. Je désire, de tout mon creur etre agréable à V. M. tout en cherchant le véritable intéret de la Nation Italienne. Je désirerais savoir quelles sont les dispositions de l'Autriche et s'il y a déjà des engagements de sa part. J'attends l'arrivée du comte Vimercati

pour détails (2). J'écrirai lettre à V. M. sur l'affaire de Rome. Mon amitié, Sire, ne vous fera jamais défaut.

(1) -Cfr. nn. 166 e 167. (2) -Lo stesso giorno, ore 23,40, il Re faceva telegrafare al capo stazione di Bologna perchè dicesse a Vimercati, che doveva arrivare la mattina del giorno 18, di recarsi a Firenze jirettamente a palazzo Pitti.
180

IL MINISTRO A CARLSRUHE, ARTOM, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in Iniziative neutralistiche, p. 44)

T. Carlsruhe, 17 luglio 1870, ore 3,40 (per. ore 6,30).

Déchiffrez vous meme.

Par suite d'accident que je vous expliquerai par lettre il m'a été impossible de partir aussitot après avoir reçu votre télégramme confidentiel (1). Je pars aujourd'hui dimanche pour Vienne et je me mets entièrement à votre disposition.

181

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULIS.SE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2654. Costantinopoli, 17 luglio 1870, ore 13 (per. ore 16,10).

J'ai vu Viceroi (2). Il a dit connaitre imparfaitement le fait et attendre meilleures informations, etre disposé à arranger affaire réparation s'il y a lieu à son retour en Egypte dans 15 jours mais il n'admet pas que nous puissions rester à Assab car c'est un territoire turc. J'ai discuté longuement pour lui prouver le con1:raire mais inutilement. La Sublime Porte hésite à ce propos à se prononcer et cela se comprend puisqu'elle tolère anglais et français sur la cote Arabie. L'opinion générale ici est que la prétention du Viceroi est absurde mais qu'il serait inutile disputer avec lui ou avec la Porte la question du droit et que le seul moyen d'en finir c'est occupation effective et la fortification de l'endroit qu'on veut garder.

182

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2659. Vienna, 17 luglio 1870, ore 18,50 (per. ore 19,50).

Gouvernement impérial a rien changé dans son attitude expectante. Il est avéré que les différents corps d'armée sont cantonnés dans les localités d'où le cas échéant on doit tirer le reserves respectives. Ministre de la Guerre a déclaré ce matin à quelqu'un qu'en trois semaines il pourrait mettre sur pied de guerre 300 mille hommes les honweds compris. Gablenz pour le moment retenu ici. Beust m'a répété tout à l'heure que l'Autriche persiste dans sa neutralité, sans me cacher qu'il veille sur la Russie. Il ne cesse souhaiter accord parfait avec l'Italie. «Vaincre ou mourir ensemble devrait etre notre devise, m'a-t-il dit, si on nous pousse à bout ». Il m'interroge continuellement sur question romaine.

(1) -Cfr. n. 152. (2) -Cfr. n. 111.
183

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2661. Berlino, 17 luglio 1870, ore 23,15 (per. ore 5,40 del 18).

Aujourd'hui Lord Loftus a remis dépeche invoquant le Protocole 23 du Congrès de Paris. Deux heures après il a reçu réponse disant simplement qu'il en serait référé au Roi. Il croit lui meme que ce n'est la qu'une démarche proforme. Le Baron de Werther arrivé ici dit que le Gouvernement Impérial est débordé. J'ai parlé au Comte de Bismarck dans le sens de votre télégramme dernier (1); son langage a été des plus amicaux pour l'Italie dont les intérets ne pourraient etre en opposition avec ceux de l'Allemagne qui combat sans arrière pensée de conquete pour l'indépendance vis-à-vis de l'étranger. Mouvement de troupes ici en pleine exécution.

184

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 591. Berlino, 17 luglio 1870 (per. il 22).

Lord Loftus a demandé hier à M. de Thile s'il avait avis d'une proposition du Gouvernement Britannique se référant au Protocole XXIII du Congrès de Paris, dans le but de faire encore une tentative en vue du maintien de la paix. Le Secrétaire d'Etat ayant dit n'en avoir aucune connaissance, Lord Loftus n'étant pas chargé d'une démarche formelle, se borna à communiquer, à titre d'information, la proposition dont il s'agit, et M. de Thile se rendit aussitòt chez son chef pour l'instruire de la chose. Le Comte de Bismru.-ck le chargea de dire en son nom à l'Ambassadeur Anglais, qu'il ne saurait répondre en l'absence d'une démarche formelle, mais qu'il pourrait adhérer sous la condition expresse que la France offrirait des garanties à l'Allemagne (2).

Quant à l'autre transaction énoncée par Lord Granville (rapport n. 590) (3), il résulte d'un mémoire rédigé par le Prince de Radziwill, aide-de-cam:p de service au moment meme où le Comte Benedetti présentait à brùle pourpoint au Roi sa demande, que Sa Majesté n'avait pas hésité à approuver la renonciation du Prince Léopold de Hohenzollern. Le refus n'a porté que sur l'exigence d'une garantie. Sa Majesté considérait que tout sujet de contestation était raisonnablement écarté, à moins qu'on ne visat à la guerre en mettant à trop rude épreuve Sa longanimité.

Lord Loftus a rendu compte par le télégraphe à Lord Granville de ces détails, de ce jeu de raquettes, si je puis m'exprimer ainsi, où les garanties servent de volant. Lord Granville n'aura voulu évidemment que pressentir

173. pp. 177-178, 183-184, 186. La nota Bismarck a Loftus del 18 luglio anche in Das Staatsarchiv, XIX, n. 4045, pp. 89-90.

..

les dispositions. Il est probable que le résultat de ses investigations à Pcu-is n'aura pas été meilleur qu'à Berlin, car dans la soirée l'Ambassadeur Anglais recevait un télégramme de Londres par lequel Lord GranvHle s'attendait à avoir bientòt l'avis de l'ouverture des hostilités.

Le Moniteur Prussien du 16 contenait l'extrait dont je joins ici la traduction, d'une dépeche du Baron de Werther (1). Cette publication est précédée des mots suivants:

«Le Gouvernement de l'Empereur s'étant publiquement et officiellement déclaré par la guerre, il n'y a plus aucun motif -quelque soit le désir de ne pas entraver des négociations possibles de paix -de se taire sur toute l'étendue des exigences qui nous ont été posées par le Gouvernement précité ».

D'après cette dépeche, c'était bien un acte de contrition qu'on réclamait cru Roi de Prusse, et il est incompréhenstble que le Baron de Werther se soit chargé, camme nous le savons, de se rendre l'intermédiaire d'une prétention aussi exorbitante.

P. S. Lord Loftus vient de me dire que d'après les ordres de son Gouvernement reçus ce matin, il venait de .remettre ici une note officielle pour faire appel au Protocole de Paris.

(1) -Cfr. n. 170. (2) -Cfr. Loftus a Bismarck, 17 luglio, Loftus a Granville, 18 luglio, Bismarck a Loftus, 18 luglio, in Correspondence respecting the Negotiations pretiminary to the War, cit., nn. 97 allegato l, 116 allegato, 107, pp. 57, 68, 64; Archives Diplomatiques 1871-72, I, nn. 164, 169,

(3) Cfr. n. 177.

185

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 592. Berlino, 17 luglio 1870 (per. il 22).

Il m'était revenu hier de plusieurs còtés que les bruits de notre concours éventuel en faveur de la France se répétaient avec persistance au Ministère des Affaires Etrangères lors mème que le Chancelier fédéral se refusait à y ajouter foi. Ayant reçu peu avant minuit le télégramme de V. E. du 16 (2), il m'a paru opportun de couper court sans tarder à ces rumeurs. Je me suis donc rendu chez le Comte de Bismarck auquel j'ai parlé dans le sens de ce meme télégramme.

Il m'a répété qu'il n'avait jamais voulu croire pour son compte à l'exactitude des nouvelles de Munich, mais qu'il n'était pas moins satisfait qu'elles reçussent un démenti officiel. Il était également heureux d'apprendre que nous avions notre pleine liberté d'action. Il eiìt sans doute préféré -et à sa place nous ne parlerions pas autrement --que notre appui si utile en 1866 fiìt également assuré pour 1870, mais il espérait que nous ne nous rangerions pas du còté de la France. Si cette Puissance était victorieuse, elle exercerait une prépondérance écrasante en Europe. Elle traiterait ses voisins surtout, en vassaux. Ce qui se passe aujourd'hui est un indice assez clair de l'arrogance et des prétentions qu'elle soulèverait si le sort des armes lui était favorable. Elle entrerait dans la voie des conquetes. Le Cabinet de Berlin et ses Confédérés ne visent

f2l Cfr. n. 170.

au contraire à aucun agrandissement territorial, et ne sauraient entre autres enlever une parcelle de territoire aux Etats du Sud de l'Allemagne qui se montrent tous soli:daires de la meme cause.

«La Prusse est votre arnie, et veut continuer à l'etre. Nos intérets sont communs, nous avons les memes adversaires. Nous sommes appelés à bénéficier réciproquement de tout ce qui serart de nature à nous fortifier. Je m'en remets à la sagesse, à la dignité et au patriotisme de votre Gouvernement qui ne voudra pas ruiner ses finances au bénéfice d'un voisin qui tend désormais à faire revivre les souvenirs du premier Empire. Nous avons concerté nos mesures pour parer aux premières attaques de la France. Il se peut qu'elle nous cause dès l'abord de graves embarras. Ses troupes peuvent nous distancer vers la Moselle. Mais nous finirons par nous rencontrer avec des fol"ces plus qu'égales. La forfanterie n'est pas dans notre caractère. Nous ne la disputons pas à ceux qui poussent aujourd'hui la France contre nos frontières. Mais j'ai confiance dans notre armée, dans ses chefs, dans l'élan de toute la nation, car jamais guerre ne fut plus juste et plus populaire. Comme vous, nous ne pouvons admettre un seui instant que l'étranger nous diete la loi. L'avenir prouvera si mes prévisions seront confiimées. N'y a-t-il pas d'ailleurs un Dieu pour les honnetes gens? Nous avons foi dans son aide que nous seconderons de notre mieux, n'en doutez .pas. Il sera du plus haut intéret de voir quelle sera l'attitude de l'Espagne. Si les Espagnols se contentaient de fumer des cigarettes derrière les Pyrénées, ils nous donneraient une bien triste opinion de leur éne11gie. Leurs compatriotes ki nous disent que le Cabinet de Madrid enverra vers la frontière 80.000 hommes dont 30.000 guérillas. Ce serait donner assez de fil à retordre à leurs voisins. Les Français prétendent que la guerre civile éclatera dans la Péninsule Lbérique, et qu'elle sera ainsi paralysée dans son action. Il est vrai que jusqu'ici, si nos renseignements sont exacts, nous n'apprenons de mouvements populaires qu'à Mulhouse. Dans tous les cas, la France n'est pas aussi siìre de ses populations, de ses partis à l'intérieur, comme nous le sommes de nos habitants. Il n'y a pas une note discordante dans toute l'Allemagne ».

En étudiant la physionomie du Comte de Bismarck, on remarquait que le calme et la confiance étaient loin de l'abandonner dans des circonstances aussi graves. Comme en 1866, il a une foi inébranlable dans les destinées de la Prusse et de l'Allemagne dont l'union va etre cimentée par une guerre faite en commun et pour une cause légitime et nationale. Meme s'il se trompait sur les chances du succès, du moment où cette guerre est devenue inévitable, il est beau de voir ce grand caractère à la hauteur de la situation. N'étant pas militaire je n'oserai me prononcer sur les chances, mais en voyant la vivacité de l'élan patriotique, la confiance de l'armée dans ses chefs éprouvés, je ne puis m'empecher de partager l'avis de personnes très sensées qui soutiennent qu'en défi.nitive la fortune des armes sera infidèle à la France.

Après cette digression, je reviens à mon entretien avec le Comte de Bismarck. En faisant allusion à ses préférences pour une coopération comme en 1866, je lui ai rappelé que depuis mon retour à Berlin en 1867, jamais mon langage n'avait pu l'induire à supposer que, le cas échéant, nous rentrerions dans l'arène. Au contraire dans chaque circonstance je n'avais pas hésité à déclarer que l'Italie dans son travail de réorganisation intérieure, de ses fi:nances surtout, aspirait au maintien de la paix et partant, si un confl.it éclatait, à le voir localisé entre la France et l'Allemagne. Je faisais appel à sa mémoire nommément sur un entretien que j'avais eu avec lui le 3 Avril 1869. (J'en ai transmis un duplicata à V. E. -comme je l'écrivais hier (1) -par ma lettre particulière du 5 Janvier 1870). De son còté il ne nous avait jamais demandé aucun appui éventuel. Ce seraìt à nous d'aviser, le cas échéant, s'il nous conviendrait de gavder une attitude expectante en cas de conflit sur le Rhin. Il s'était seulement refusé à admettre, sans nous demander aucune réponse, que l'opinion du Gouvernement et de la grande majorité de notre pays fut favorable à une alliance anti-prussienne.

S. E. en a convenu, tout en me répétant que nous saurions comprendre ses regrets que nous ne combattions pas ensemble pour une cause qui, tout bien envisagé, est aussi la nòtre.

Au reste je me rends parfaitement compte de la première impression du Comte de Bismarck. Après des souvenirs aussi récents, comme ceux de 1866, le sentiment de regret est assez naturel qu'on eut voulu nous voir ouvrir les bras, au lieu d'une attitude expectante. Il eut meme été peu courtois de ne pas avoir l'air de s'en aper.cevoir.

Le mot neutralité ne se trouve pas dans le télégramme de V. E.; ce qui est très-explicable. Tant que les hostilités n'ont pas commencé, un grand pays, comme le nòtre, ne doit pas comme la Hollande, entre autres, se dégager préalablement. Et meme si j'ai preché la neutralité, c'est parce qu'il me paraissait important de fermer toute issue dans le cas où le Cabinet des Tuileries chevcherait par des séductions, à mon avis trompeuses, -je n'admets pas les menaces -à nous entrainer de son bord. Mais si le Gouvernement est parfaitement décidé à ne pas faire une seule concession dans ce sens, mieux vaut certainement une attitude expectante, quoiqu'elle nous obligera à augmenter l'effectif de nos troupes. Le moment pourrait arriver où l'Autriche, faisant fausse route en suite de quelques premiers succès remportés par les Français, lorsqu'ils feront une trouée en Allemagne, pourrait etre tentée de voler au secours du vainqueur. Par notre attitude expectante nous pourrions refréner ces velléités, empecher par conséquent la lutte de prendre une plus grande extension; et en manreuvrant avec habilité il ne serait pas impossible d'obtenir au moins une rectifi.cation de nos frontières.

Je parlerai meme avec plus de hardiesse. Si la marche des événements nous obligeait à prendre parti, et qu'une ingratitude devint nécessaire, l'ingratitude vis-à-vis de la France peut nous rapporter des avantages. Celle vis-à-vis de la Prusse nous aliènerait l'Allemagne, et ne rendrait en fin de compte pas plus

condescendante une France victorieuse et suivant dès lors une politique contraire pour autrui à celle des grandes aglomérations prònées ,par la fameuse circulaire Lavalette.

Dans mon précédent rapport (2) j'ai annoncé que Lord Loftus avait remis aujourd'hui une note offi.cielle pour invoquer les dispositions prévues par le

protocole XXIII du Congrès de Paris. Cette tentative in extremis semble :faite par acquit de conscience, et pour les actes à soumettre au Parlement Anglais. Le Comte de Bismarck y a déjà ;fait une réponse préventive lorsque l'Arnbassadeur est venu sonder le terrain. Maintenant il attendra probablement d'avoir quelque indice sur les intentions de la France à cet égard. Cette Puissance voudra peut-etre chercher à retourner contre la Prusse l'opinion publique de l'Europe par l'acceptation de la proposition, si on était sftr à Paris du refus de Cabinet de Berlin. On peut etre certain qu'on se garde :bien ici de preter le flanc. Cornme Lord Loftus ne m'a pas engagé à m'associer à cette proposition, je me suis abstenu, car tout cela n'est plus sérieux lorsque les armées s'ébranlent déjà pour se rencontrer.

Jusqu'à présent cependant aucune attaque n'a encore eu lieu contre le territoire germanique. Les troupes badoises se concentrent autour de Rastadt qui serait à l'abri d'un coup de main.

Le Comte de Bismarck a parlé a Lord Loftus, comme à moi, du danger de la suprématie de la France meme au point de vue des intérets de l'Angleterre.

J'ai l'honneur de remercier V. E. de son télégramme précité et de l'autorisation d'abonnement à la Correspondance télégraphique Wolff. Quant à l'idée de nous charger éventuellement, si on nous l'offrait, de la protection des sujets français en Allemagne, cette idée m'est absolument personnelle. On ne m'en a pas parlé ici, mais j'en ai glissé un mot dans ce sens qu'on i!gnorait à qui ce soin reviendrait, et que malgré l'augmentation de travail qui

e:n résulterait, la Légation quelle qu'elle fftt qui aurait ce soin, aurait à faire preuve de beaucoup de tact. M. de Thile m'a laissé comprendre que si c'était la Mission d'Italie, j'inspirerai toute confiance.

(1) Non si pubblica. Si tratta di un estratto. del rapp. del barone von Werther al Re di Prussia, del 12 luglio, ed. in Das Staatsarchiv, XIX, n. 4022, pp. 30-32; Archives Diplomatiques 1871-72, I, n. 89, pp. 96-98.

(1) -Cfr. n. 177. (2) -Cfr. n. 184.
186

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM (Ed. in Iniziative neutralistiche, p. 55) (1)

T. P. RISERVATO. Firenze, 18 luglio 1870, ore 6. Vous devez montrer à Beust que vous n'ignorez pas que Sa Majesté a échangé dans ·ces derniers mois des communications avec les deux Empereurs pour l'alliance éventuelle, sans toutefois que des erugagements définiti:fs aient été pris, ni les conditions de l'alliance arretées. Aujourd'hui la France suggère (2), pour faciliter l'alliance, que l'Autriche et l'Italie proposent leur médiation sur la base du statu quo territorial consacré par le Traité de Prague et engagements des iamilles souveraines de France et de Prusse d'exclure leurs membres du trone d'Espagne. Mon avis est que tant que nous n'avons pas conclu avec Au

triche .conditions d'une alliance, nous ne pouvons entrer dans cette médiation sans la partidpation de l'An:gleterre.

(1) Il testo ed. in Iniziative Neutralistiche è mal decifrato nell'ultima frase.

(2) Cfr. nn. 147, 148, 175, 178.

187

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COPENAGHEN, PRAMPERO

T. 1214. Firenze, 18 luglio 1870, ore 11.

Télégraphiez-moi quelles résolutions prend le Gouvernement Danois.

188

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM (Ed. in Iniziative neutralistiche, pp. 45-46) (1)

T. P. RISERVATO. Firenze, 18 luglio 1870, ore 11,25.

Beust et Andrassy sont préoccupés de la question romaine et de l'éventualité de complications avec la Russie. C'est précisément deux points sur lesquels nous pouvons nous entendre. Nous ne voulons certes pas élargir le cercle du conflit, ni rien faire, d'un autre còté, qui puisse nuire aux i'ntérets français. Mais puisque l'Autriche prévoit qu'elle pourra etre engagée dans la guerre, il est essentiel que nous * nous communiquions * loyalement nos vues, car sans a,ccord avec l'Autriche nous n'entrerons dans aucune combinaison qui nous engage dans la guerre, et ce que nous désirerions meme avant tout c'est que la guerre pùt rester localisée entre la France et la Prusse. Nous regardons en tout cas l'entrée de la Russie dans la guerre 'comme une circonstance qui pourrait engager notre action: mais cette adion serait paralysée si la question romaine était laissée dans l'état où l'a placée la Convention du i5 Septembre, régime onéreux pour notre armée et insuffisant pour la satisfaction du pays en temps de guerre. Faite.s ressortir la connexion naturelle pour nous de la question romaine et de la question russe vis-à-vis de l'Autriche, et sondez les dispositions existantes à Vienne et à Pesth à ce sujet (2).

Tàchez de savoir comment Beust et Andrassy envisagent les projets de médiation austro-italienne et d'alliance qui nous arrivent de Paris. Il serait fàcheux que l'Autriche n'eùt pas de communications directes et rapides avec nous sur des objets si importants (3).

nationale. Appelez l'attention la plus sérieuse de Beust et de Andrassy sur la connexion pour nous de la question romaine avec la défense de l'Autriche contre la Russie. Nous ne voulons point compromettre politiquement la France dans la question romaine; nous en comprenons les difficultés; mais sans avoir une sécurité complète à l'égard du territoire romain nous ne pourrions rendre des services suffisants à nos alliés éventuels > (AVV).

(1) -Il testo edito presenta alcuni errori di decifrazione. (2) -Qui nel testo edito si legge • Arrangez-vous •. (3) -Cfr. la seguente altra minuta dello stesso telegramma: • Beust est préoccupé de la question romaine et des éventualités de complications avec la Russie. C'est précisément les deux points sur lesquels nous pouvons nous entendre. Je vous prie de lui faire bien comprendre que le cas échéant l'Autriche aurait notre appui le plus efficace possible contre la Russie si de son còté elle obtient de la France des bases sures pour la solution future de la question romaine au moins dans le sens de la non intervention étrangère garantie d'une sécurité suffisante du territoire pontificai durant la guerre et du respect du droit des Romains de participer à un moment donné à leur gouvernement Municipal et à la vie
189

APPUNTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (1)

[Firenze], 18 luglio [1870].

Il n'y a rien de signé. Seulement le Gouvernement Autrichien considère les deux points suivants comme moralement acquis. l) L'Italie et l'Autriche ne ,se rangeront point du cOté des ennemis de la France 2) Les deux Gouvernements ne prendront pas séparément des engagements avec une puissance tierce sans s'en expliquer d'avance entre eUes.

Nous ne voulons pas agir contre les intérèts de la France vis-à-vis de laquelle nous voulons garder une attitude bienveillante. Mais nous désirons sincèrement que le conftit ne s'élargisse pas et nous ne voulons pas prendre la responsabilité d'en elargir les limites.

Dans la situation actuelle nous ,gardons notre liberté d'action. Pour le cas où en dehors de notre initiative des situations nouvelles surgissaient, notre désir tr~s v1f serait de nous expUquer et de nous entendre franchement avec l'Autriche sur les conditions de la politique que l'Italie pourrait suivre vts-à-vis de ces situations nouvelles.

190

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI

D. RISERVATO. Firenze, 18 luglio 1870.

È bene ch'Ella sia informata .che avendo io conferito con S. E. il Barone di Kiibeck intorno all'idea di proporre una mediazione dell'Italia e dell'Austria per assicurare la pace fra la Francia e la Prussia sulla base dello statu quo territoriale consacrato dal trattato di Praga e dell'impegno che prenderebbero i sovrani di Prussia e di Francia di escludere dalla candidatura aJ trono di Spagna i Principi delle loro rfam]glie, ebbi l'opportunità di esprimere il parere che un tale ac,cordo avrebbe potuto essere da noi ammesso purchè l'Inghilterr<i vi partecipasse.

191

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2666. Vienna, 18 luglio 1870, ore 18 (per. ore 21,40).

Beust est très-vexé contre la presse d'ici qui se prononce ouvertement dans le sens prussien. Il ,se montre par ,contre très-satiSifait de la hongroise qui en vue d'une menace éventuelle de la Russie, a opéré dans ces derniers jours un revirement complet. Andrassy a dit ce matin que sa Honved forte de 100 mille hommes était toute prète à marcher sur la frontière de la Moldo-Valachie. Beaucoup d'officiers de l'armée ont été prévenus de se tenir prèts.

(1) L'appunto reca in testa: « Baron de Ktibeck ». Esso è stato archiviato dal Tornielli col seguente titolo : « Comunicazione verbale fatta dal Ministro degli Affari Esteri al Barone di Ktibeck Ministro d'Austria il 18 luglio 1870 •·

192

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2668. Londra, 18 luglio 1870, ore 21,40 (per. ore 1,15 del 19).

Sur interpellation dans les deux Chambres le Gouvernement vient d'annoncer que demain paraitra la déclaration de neutralité de la Grande Bretagne.

193

L'INCARICATO D'AFFARI A COPENAGHEN, PRAMPERO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2669. Copenaghen, 18 luglio 1870, ore 20,55 (per. ore 4 del 19). Le Gouvernement Danois n'a pas reçu jusqu'à présent notifkation de l'état de guerre entre la France et la Prusse. Le Danemark a l'intention, en cas de guerre, de garder une attitude neutre.

En attendant le àouvernement prend les mesures militaires que les cir,constances actuelles et la prudence lui ordonnent.

194

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1209. Parigi, 18 luglio 1870 (per. il 20). Le .pubbliche dimostrazioni nelle ore della sera e della notte non cessano. Sovente esse degenerano in atti di violenza dei quali finora rendeva meno a~evole la repressione il grido stesso al quale vengono commessi. Come sempre, il burlesco alterna in queste scene notturne col serio, e 'in qualche fortunatamente isolato caso perfino col tragico. Mentre vi sono conflitti tra chi grida «viva la pace» e chi intuona canti di guerra, mentre l'effervescenza produce talvolta alcun eccesso, ,come per esempio la rottura di lastre, altrove essa si traduce in dimostrazioni ed illuminazioni ambulanti ,con scope del servizio municipale accese in guisa di fiaccole. L'Autorità di pubblica sicurezza se n'è alfine preoccupata, ed il Prefetto di Polizia fece affiggere jeri sulle mura di Parigi un appello alla popolazione, concepito in termini moderatissimi, il quale esprime il desiderio che dopo la prima esplosione del sentimento na

zionale, la capitale torni al suo ordinario aspetto, e che i cittadini s'astengano da manifestazioni che non potrebbero ,prolungarsi senza inconvenienti.

195

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 593. Berlino, 18 luglio 1870 (per. il 23).

Ainsi que je l'ai télégraphié hier au soir (1), l'Ambassadeur d'Angleterre a remis le meme jour à M. de Thile une note officielle rappelant le vreu exprimé

par les Plénipotentiaires au Congrès de Paris dans la séance du 14 Avril 1856, que les Etats entre lesquels s'élèverait un dissentiment sérieux, avant d'en appeler aux armes, eussent recours aux bons offices d'une Puissance arnie. Dans sa Note H a omi:s à dessein les mots également insérés au protocole N. XXIII: «en tant que les circonstances le permettraient ». Il ne voulait pas, disait-il, fournir lui-meme un argument comme fin de non recevoir.

Deux heures plus tard, Lord Lo·ftus recevait un a.ccusé de réception de sa communication qui serait soumise au Roi. Cette démarche n'a été évidemment faite que pro-forma. Lord Loftus a parfaitement compris que je ne pouvais pas m'y associer sans une instruction ad hoc de Florence, et cela surtout, ajoutait-il, parce que Lord Granville lui avait mandé (V. E. en était avertie par une de mes dépeches précédentes) que .pour le moment le Cabinet Anglais ne désirait pas une action diplomatique collective.

C'est bien peu, il faut en ·convenir, que de faire, à la dernière heure, et quand les armées s'ébranlent, appel à un semblable protocole. Un Pitt, un Canning et meme Lord Palmerston eussent montré plus d'énergie, plus de génie politique. Ils eussent déclaré à l'Empereur des Français que, forts de l'assentiment de la Chambre des Lords et des Communes, les Anglais n'hésiteraient pas à se déclarer, les armes à la main, contre le provocateur d'une guerre amenée pour une question traitée d'une manière aussi frivole, pour ne pas dire coupable, par la diplomatie et par le Ministère Ollivier. Une telle initiative eiì.t entrainé la Russie et l'Empereur Napoléon n'aurait plus osé risquer la partie. L'Europe eiì.t applaudi au maintien de la paix, et ne laisserait pas, comme elle le fait aujourd'hui, l'Allemagne combattre au profit des intérets généraux.

Il est presque à suppooer que la diplomatie française en Allemagne, comme celle de la Russie sous Nicolas I•r, n'a pas fait son devoir en éclairant le Cabinet des Tuileries sur les dispositions des Etats du Sud. Ces ·diplomate,s se seront attachés au petit coté de la question, sans oser avouer que si le territoire germanique était attaqué, ou meme simplement menacé à tort ou à raison, le peuple allemand se lèverait comme un seui homme pour sauvegarder l'indépendance nationale. J'espère que V. E. me rendra justice que je n'ai pas laissé l'ombre d'un doute sur ce point. Mais je voudrais en meme temps que mes vues concordassent avec les votres sur l'attitude que nous devons observer pendant cette lutte. Dans nos conditions actuelles, il est sage de n'y pas prendre part, mais chacun de nous dans son for intérieur doit faire des vreux pour que le succès définitif soit du coté de l'Allemagne dont le bon droit est évident 1grace aux maladresses ·commises à Paris, et qui rend à tous les voisins de la France le servtce de chercher à mettre une digue à des prétentions aussi inadmisstbles.

Je résume les nouvelles du jour.

Le Chargé d'Affaires du Luxembourg à Paris a reçu l'assurance que la neutralité du Grand Duché serait respectée par la France, si elle l'était également par la Prusse. Le Cabinet de Berlin a donné les memes assurances.

La flotte cuirassée est rentrée dans Ies eaux de l'Elbe. Le Prince Royal aurait le commandement de l'Armée du Sud, à laquelle serait adjoint le Corps d'Armée de la Garde; le Prince Frédéric-Charles com

13 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

manderait l'Armée du Centre, et le Grand Due de Mecklembourg-Schwerin ou le Prince Royal de Saxe, celle du Nord. Le Roi aura le commandement supreme. En trois semaines la Confédération du Nord disposera de 600.000 hommes et en huit semaines de 900.000. Il y a un fonds de 135 millions de cartouches. Les forces du Sud sont évaluées à 120.000 hommes. Avant trois ou quatre semaines et meme davantage on ne s'attend à aucune grande bataiUe, car les Généraux français semblent vouloir faire une guerre méthodique en livrant le moins posstble à la surpri:se.

Le Parlement fédéral sera ouvert demain par le Roi en personne. Il sera saisi d'un projet de loi .portant un emprunt par souscription volontaire et nationale de 120 millions de thalers (450 millions de francs).

L'enthousiasme pour la guerre va croissant en Allemagne, nommément à Cassel, Hanovre, Dresde et meme à Francfort. Dans cette ancienne ville libre, il n'y a pas huit jours on ac.cueillait presque avec un sourire de satisfaction la perspective de voir arriver les Français. Depuis la seconde demande faite par la France au Roi Guillaume, demande considérée camme trop humiliante pour etre admissible par l'Allemagne, l'opinion publique s'e.st tournée contre le Gouvernement Impérial. L'opposition systématique à la Prusse a disparu camme par enchantement, et Ies habitants tendent maintenant la main aux soldats du Roi, les défenseurs de la patrie.

Le bruit avait couru aujourd'hui qu'une note menaçante avait été remise par la France aux Etats du Midi .pour les sommer de déclarer dans !es 24 heures s'ils entendaient rester neutres. Jusqu'à cette heure, cette nouvelle n'a pas reçu de ·confirmation officielle. On s'attendait cependant à l'arrivée d'un courrier de Cabinet français porteur pour M. Le Sourd de la déclaration de guerre.

Je joins ici la traduction d'un document publié hier au soix dans un supplément extraordinaire de la Kreuzzeitung. C'est le rapport de l'Aide-deCamp de service auprès du Roi à Ems, sur l'exécution des ordres dont Sa Majesté l'avait chargé auprès de Comte Benedetti.

ALLEGATO.

Ems, 13 luglio 1870. Le alterazioni della verità, delle quali si san serviti i Ministri francesi nelle sedute del Senato e del Corpo legislativo del 15 corrente nell'intento di aizzare quei due Corpi ed il popolo francese, meritano di essere rettificate, e ciò non può esser fatto meglio se non mercè la semplice esposizione della verità. Noi siamo in grado di render pubblico il seguente rapporto fatto dall'Aiutante di Campo di servizio di S. M. sull'esecuzione degli ordini ricevuti dal Re per il Conte Benedetti:

• S. M., in seguito ad una conversazione avuta col Conte Benedetti alla passeggiata della Fontana il mattino del 13 Luglio, si degnò di mandarmi verso le 2 pomeridiane dal Conte con la seguente commissione: S. M. aveva ricevuto un'ora innanzi mercè una lettera del Principe di Hohenzollern di Sigmaringen la conferma completa di quanto al Re aveva detto il Conte la mattina stessa circa la rinuncia del Principe Leopoldo per la candidatura al trono Spagnuolo, come notizia avuta direttamente da Parigi. S. M. considerava quindi la cosa come terminata. Il Conte Benedetti, dopo aver compita questa mia missione, mi disse aver ricevuto un nuovo dispaccio dal Duca di Gramont, dopo la sua conversazione col Re, col quale egli veniva incaricato di domandare una nuova udienza da S. M. e di bel nuovo esprimere al Re il desiderio del Governo francese: 1° di approvare la rinuncia del Principe di Hohenzollern, 2° dar l'assicurazione che anche per l'avvenire questa candidatura

non sarebbe di bel nuova ripresa. Il Re rispose al Conte per mezzo mio che S. M. approvava la rinuncia del Principe di Hohenzollern nello stesso senso e nella stessa estensione che fece precedentemente coll'accettazione di questa candidatura. La comunicazione scritta della rinuncia era pervenuta al Re dal Principe Antonio di Hohenzollern, il quale ne era stato autorizzato dal Principe Leopoldo. Per quanto s'attiene al secondo punto cioè all'assicurazione per l'avvenire, S. M. non poteva se non riferirsi a quanto aveva detto al Conte la mattina stessa. Il Conte Benedetti accolse con riconoscenza questa replica di S. M. dicendo ch'egli voleva farla pervenire al proprio Governo, come ne aveva ricevuta l'autorizzazione. Quanto al secondo punto egli doveva insistere sulla sua preghiera di avere un'audienza da S. M. perchè l'ultimo dispaccio del Duca di Gramont conteneva un'espressa ingiunzione a tal riguardo, quand'anche egli avesse dovuto sentir ripetere le stesse parole dal Re, tanto più che nel precitato dispaccio si trovavano nuovi argomenti da essere sottoposti a S. M. Il Re in seguito a ciò rispose al Conte Benedetti per mezzo mio, verso le 5 lf2 pomeridiane, che S. M. doveva assolutamente rifiutarsi relativamente a quest'ultimo punto (assicurazioni obbligatorie per l'avvenire) ad entrare in ulteriori discussioni. Ciò che il Re aveva detto la mattina, era la sua ultima parola in questo affare e non poteva se non riferirsi alla stessa. Dietro l'assicurazione di non doversi contare sulla venuta del Conte di Bismarck in Ems determinata per il dì seguente, il Conte Benedetti si dichiarò da parte sua, dopo la dichiarazione di

S. M., di volersi tener per contentato (1).

(1) Cfr. n. 183.

196

L'AGENTE DIPLOMATICO E CONSOLE GENERALE A BELGRADO, JOANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 71. Belgrado, 18 luglio 1870 (per. il 23).

Il Governo Serbo risolvette jeri d'interrompere il congedo agli ufficiali dell'esercito e della milizia e di porre i:n condizione di guerra (bereitsehaft) la prima classe della milizia la quale conta quarantamila uomini.

I Reggenti non pajonmi ancora interamente s-icuri delle future loro ri

soluzioni e nemmanco sembranmi rassegnati a non disturbare la tranquillità

dell'Oriente quantunque la guerra si mantenesse' all'occidente dell'Europa.

Credo che temono più che lo si dovrebbe i pericoli che minacciano il Principato

dal lato della monarchia Austro-Ungari-ca e che non pongono troppa fede in

chi vorrebbe assicurarli che un movimento dei Croati verso la Bosnia non

sarebbe giammai consentito dal governo Ungherese. Vorrannosi manifestazioni

non dubbie e dichiarazioni positive perchè all'Austria riesca di mantenere il

Principato nella cerchia della sua politica.

Se debbo credere a non sicuri indizii ma numerosi furono ripigliati negli

ultimi mesi diretti negoziati fra la Serbia e la Grecia i quali avrebbero con

dotto a ·stipulazioni coordinate ed analoghe a quella che fu chiusa or son due

anni incirca colla Rumenia con atto .scritto e segreto ed alle idee scambiatesi

in varie occasioni con appositi messi fra il Principato ed il Montenegro; oltre

ad un mutuo soccorrersi debbe essere fondamento di quegli accordi la massima

che l'Oriente debb'essere rigenerato dagli Orientali.

Seguirò con occhio attento ciò che avrà a succedere e ne scriverò con la

maggiore accuratezza a V. E.

(1) Ed. in Das Staatsarchiv, XIX, n. 4038, Il, pp. 84-85; e in Archives Diplomatiques1871-72, I, n. 108, pp. 115-116.

197

EMERICO TKALAC AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. 32. Roma, 18 Luglio 1870.

A midi moins cinq minutes le Pape s'est proclamé infaillible. L'église de Saint Pierre s'était transformée en salle de spectacle; les spectateurs criaient: « Vivat Papa infallibilis » et applaudissaient; le del n'en était pas content, car il ne ce,ssait de pleuvoir, de tonner, et quelques coups de foudre éclairaient de temps en temps l'église très-sombre ce matin. Cette circonstance et deux non-placet fort indis.crets -je ne sais encore qui étaient ces deux rébelles, car on n'entendait presque pas un nom -auront un peu troublé la bonne humeur du Pape; peut-etre l'abstention du corps diplomatique aura-t-elle aussi touché Sa Sainteté. Sur l'ordre de leurs gouvernements tous les minLstres étrangers ont brillé par leur absence à l'exception des représentants de Monaco, du Chili et de la Belgique. M. de Banneville est meme parti hier soir pour Civita Vecchia.

M. d'Arnim m'a demandé des nouvelles d'un crise ministérielle survenue

''

à Florence. J'avais assez de peine à lui cacher mon étonnement, car je n'en savais rien. Je lui ai dit que ces nouvelles annoncent une esperance plutòt qu'un fait. A l'église de Saint Pierre les secrétaires des légations de Bavière et d'Espagne m'en interpellaient également. Contrairement aux bruits colportés avanthier et hier, on parle aujourd'hui du rappel de1s troupes françaises et de l'évacuation totale du territoire pontificai. C'est l'Ambassade de France qui colporte cette nouvelle (1).

En attendant les ordres de V. E., je la prie d'agréer, etc.

198

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1215. Firenze, 19 luglio 1870, ore 14.

Je vous prie de me tenir au courant de l'action qu'exercent à Paris Lord Granville et le Prince Gortschakoff.

199

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, E 'A STOCCARDA, GREPPI

T. 1217. Firenze, 19 luglio 1870, ore 22,30.

Le bruit que nous ayons offert des lforces italiennes à la France est dénué de tout fondement (2).

• La neutralité de l'Italie paraìt traverser maint dessein conçu pour le cas de guerre. "Nous avons espéré que le Piémont s'y mélerait ", a dit ce matin le Cardinal Berardi a Monseigneur Pie, dans la Salle du ConcHe. Cette espérance ne manqu.e pas de signifìcation ».

(1) Cfr. quanto aveva riferito lo stesso Tkalac con l. p. 80 del 16 luglio, non pubblicata:

(2) Cfr. nn. 158 e 206.

200

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM

(Ed. in Iniziative neutralistiche, p. 48) (1)

T. P. RISERVATO. Firenze, 19 luglio 1870, ore 23,55.

Metternich dit que son gouvernement accepte idée de la médiation et en attendant arme (2). Kubeck nous a communiqué aujourd'hui un télégramme de Beust pour nous * annoncer * qu'il est pret à proposer la médiation sur les bases ,connues, d'accord avec l'Italie. Insistez pour que l'Autriche s'entende directement avec nous, et informez-moi de votre coté.

201

L'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in Iniziative neutralistiche, p. 47)

T. RISERVATO. Vienna, 19 luglio 1870, ore 10,40 (per. ore 11,40).

Arrivé ici nuit dernière. Transports militaires sur la ligne Kehl-Ulm empechant convois directs j'ai du mettre quarante-huit heures pour venir Vienne. Je suivrai fidèlement vos instructions.

202

L'INCARICATO D'AFFARI A COPENAGHEN, PRAMPERO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2671. Copenaghen, 19 luglio 1870, ore 13,32 (per. ore 15,40).

Je reçois à l'instant votre dépeche (3). Je vous confirme mon télégramme d'hier ( 4). Si la situation se modifie je vous le télégraphierai.

203

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2674. Berlino, 19 luglio 1870, ore 13,45 (per. ore 18,35).

Réponse à la rproposition anglaise (5) porte qu'on ne pourrait s'y rpreter avant certitude de l'assentiment de la France qui a provoqué conflit. D'ailleurs négociations de paix produiraient maintenant impression facheuse en Allemagne. C'est l'Angleterre que la France 1charge de protection ses sujets, et Prusse confie ce soin à l'Espagne. Dès aujourd'hui d'après notification qui va etre faite ici les deux pays doivent se considérer camme en état de guerre.

(1) -Il testo edito reca la data 20 luglio. (2) -La notizia era stata trasmessa da Nigra con tel. riservato del giorno 19, ore 13,10, per. ore 15,02. (3) -Cfr. n. 187. (4) -Cfr. n. 193. (5) -Cfr. n. 184.
204

L'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (Ed. in Iniziative neutralistiche, pp. 47-48)

T. RISERVATO. Vienna, 19 Luglio 1870, ore 18,25 (per. ore 22,15).

Déchiffrez vous mème.

J'ai eu longue conversation avec Andrassy. Il désire autant que vous accord intime entre Autriche et Italie. * Croit * (1) que pour le moment il ne convient pas de s'engager, mais qu'il faut se préparer immédiatement pour entrer en action dès que le moment serait venu. Pour l'Autriche ce moment serait déterminé par la participation de la Russie à la guerre. Il m'a dit que la France a tort de vouloir attirer embarras sur Autriche avant qu'elle ne soit prète. Une révolution daillS les Principautés Danubiennes paralyserait l'Autriche, qui serait obligée de tourner toutes ses forces vers l'Orient. Il n'est pas en général favorable à la proposition de médiation austro-italienne: il dit qu'elle n'aboutirait à rien et ne servirait qu'à engager prématurement l'Autriche et l'Italie. En résumé il est d'accord avec moi sur ces trois points: l) déterminer dès à présent avec nous si et dans quelles circonstances Autriche et Italie devraient entrer en guerre; 2) établir dès à présent entre nous les conditions de l'action commune; 3) commencer tout de suite sans bruit préparatifs nécessaires. Il m'a dit que dans 5 ou 6 semaines Autriche peut avoir sur pied 700.000 hommes. Il m'a demandé de quelle force nous pourrions de notre còté disposer: je me suis réservé de vous interroger. Sur la question romaine il croit aussi que régime de la Convention 15 septembre ne suffirait plus. A ma demande si gouvernement autrichien objecterait à ce que troupes italiennes occupent Rome, a répondu que non, mais qu'il lui faudrait d'abord en causer avec Empereur Autriche. J'ai vu aussi comte Beust. Il m'a donné rendez-vous pour demain à une heure.

205

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2678. Pietroburgo, 19 Luglio 1870, ore ).3,45 (per. ore 12,15 dei 20).

Ambassadeur d'Angleterre vient de me dire qu'il a fait part à ce Ministre des Affaires Etrangères d'une !Proposition de compromis faite par son Gouvernement à l'Ambassadeur prussien à Londres pour que le Roi de Prusse reconnaisse des à présent renonciation Prince Hohenzollern et la notHìe fui-mème à la France. On lui a dit ici que tout en prenant acte de cette communication Russie ne croyait pas devoir s'y associer formellement.

(1) • Il m'a dit », testo conservato in ASME.

206

IL MINISTRO A STOOCARDA, GREPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2673. Stoccarda, 19 Luglio 1870, ore 15,20.

Baron Varnbiihler m'a interpellé aujourd'hui sur la nouvelle qu'il dit tenir de bonne part que notre Auguste Souverain a offert quatre vingt mille hommes à la France. Je vous prie d'instructions sur mon attitude.

207

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (1)

T. 2675. Parigi, 19 Luglio 1870, ore 18,40.

Ni Granville ni Prince Gortchakoff ne sont venus à Paris et on ne les y attend pas.

208

IL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 134. Monaco, 19 luglio 1870 (per. il 21).

I due telegrammi che indirizzai all'E. V. il 15 corrente (2) non che i due del 16 (3) e poi finalmente quello del 17 ( 4) e del 18 corrente (5) hanno recato all'alta conoscenza di V. E. tanto l'attitudine del Governo bavarese in presenza ·del grave conflitto sorto tra la Francia e la Prussia, quanto le pratiche qui promosse da S. E. il Conte Bray onde nulla lasciar d'intentato nell'interesse del mantenimento della pace.

Il mio rapporto n. 133 di questa serie (6) faceva allusione all'influenza eli certe passioni le quali avrebbero potuto paralizzare le determinazioni del Governo. Queste mie previsioni stanno diffatti verificandosi, poichè il partito patriota (oltramontano) che ha la maggioranza alla Camera prese in qùesta circostanza un'attitudine ostile verso il Governo. Valendosi della stampa cominciò per fare un'opposizione vivissima alla determinazione del Governo di eseguire i trattati militari esistenti colla Prussia e non trascurò mezzi onde indisporre gli abitanti della Campagna; non si rifiutò dall'insinuare le più

assurde e false ragioni della guerra che ci si offre all'orizzonte, dicendo che la Francia si decise a scendere sul campo di battaglia per salvare la religione cattolica che la Prussia vorrebbe distruggere in favore del protestantesimo ed altre fiabe della medesima enormità; tali manovre per quanto indegne produssero il loro effetto ed i contadini che appartengono alla categoria della riserva ricusano di ottemperare all'ordine di raggiungere i loro corpi. Il Governo ha preso le misure necessarie e mandò a varie direzioni distaccamenti di truppa onde condurre all'obbedienza i renitenti, e sospese la libertà di stampa. La Camera è chiamata oggi a pronunciarsi per il sussidio di guerra, ove essa lo accordi si crede da molti che lo farà sub conditione di una neutralità armata, ma io credo che il Governo in tal caso è deciso di passare oltre ed il Re assumerà la responsabilità impostagli dalle circostanze.

La Camera dei Pari trovasi invece in disposizioni differenti; essa voterà i sussidii alla quasi unanimità e darà al Governo una parte di quell'appoggio che gli vien meno dalla seconda Camera.

Mi sembra che si possa conchiudere che la presente guerra ha prodotto effetti differenti nelle varie classi della società; i primi signori del paese quali sono i Pari del Regno considerando non abbastanza giustificata la causa che indusse la Francia a dichiarare la guerra alla Prussia si associarono unanimemente a riguardare il presente conflitto come diretto a ferire le suscettibilità germaniche, ed a questo risultato contribui evidentemente l'incidente relativo all'Ambasciatore Benedetti; è diffatti singolare ch'essi conservatori ci diano lo spettacolo di vedergli mandare i proprii figli nell'esercito, mentre altri vanno ad offrire i loro servizi nel Corpo sanitario; i rappresentanti invece delle campagne mantengono differente attitudine legati dalle promesse fatte ai loro elettori di ottenere diminuzione d'imposte, riduzione del servizio militare ed altre simili condizioni.

(1) -Risponde al n. 198. (2) -Uno è pubblicato al n. 158, l'altro è il tel. 2629 del 15 luglio, ore 17,15, 11~r. Jre, 18,50 con cui Migliorati dava notizia dell'invito rivolto dal ministro degli esteri della Baviera al ministro d'Inghilterra e ad altri rappresentanti diplomatici stranieri di pregare i rispettivi governi di impiegare la loro azione in favore del mantenimento della pace. - (3) -Tel. 2645 del 16, ore 15,15, per. ore 18.30, non pubblicato: ordine di mobilitazione delle truppe bavaresi e tel. 2653, trasmesso in realtà il 17, ore 7,10, per. ore 14,40, non pubblicato: richiesta del ministro degli esteri bavarese all'Inghilterra di proporre al re di Prussia l'accettazione pura e semplice della rinuncia del principe di Hohenzc.llern alla corona di Spagna. (4) -Tel. 2664 del 17, ore 18,20, per. ore 16,55 del 18, non pubblicato: richiesta della Francia alla Baviera di rimanere neutrale. (5) -Te!. 2663 del 18, ore 11, per. ore 12,28, non pubblicato: dichiarazione del conte Bray che con la rinuncia del principe Leopoldo di Hohenzc.llern al trono di Spagna è terminata la questione spagnola ed è iniziata la questione tedesca. (6) -Non pubblicato.
209

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 594. Berlino, 19 luglio 1870 (per. il 24). Hier au soir Lord Loftus a reçu la réponse à la démarche qu'il avait faite auprès du Cabinet de Berlin aux termes du protocole XXIII du Congrès de Paris (1). Quelques heures auparavant le Comte de Bismarck lui en avait laissé entrevoir le contenu. Le Gouvernement du Roi se montre disposé à témoigner de la plus grande déférence au désir manifesté par l'Angleterre qu'il soit fait appel aux bons offices d'une Puissance arnie comme elle, avant de recourir à l'épée. Tout autant qu'elle, il désire le maintien de la paix, mais le Cabinet des Tuileries ayant pris l'initiative dans le confiit, il serait assez malaisé de se preter à la proposition de négociations tant qu'on n'aurait point ici la certitude que la France de son coté y donne son assentiment. D'ailleurs au point où en

sont les choses, de semblables négociations produiraient un facheux effet en Allemagne.

Lord Loftus avait prévenu hier le Chancelier fédéral que l'Angleterre serait chargée dans ce pays de la protection des sujets français. Le Comte de Bismarck n'a pas eu l'air d'en etre satisfait. Il eùt préféré qu'un tel service ne fùt pas rendu par l'Angleterre. En l'acceptant, elle semblait vouloir se désintéresser entièrement dans la question. S. E. était d'avis que son ròle eùt été d'imposer la paix à la France. Lord Granville, lorsque le Marquis de Lavalette l'avait pressenti à ce sujet, lui avait marqué toute sa bonne volonté, mais sous la réserve que, par mesure de réciprocité dans les deux camps, ce serait aussi l'Angleterre qui devrait avoir le soin de veiller en France aux intérets des ressortissants allemands.

Ce matin M. Le Sourd, conformément à ses instructions, a prié l'Ambas. sadeur d'Angleterre d'assumer cette tache. Avant de donner une réponse affir. mative, S. E. a voulu demander officiellement à M. de Thile, si le Cabinet de Berlin n'avait aucune objection. Il est évident qu'il n'opposera aucun veto lors meme qu'il eùt mieux aimé qu'il n'en fùt pas ainsi.

Lord Loftus pensait que le meme ròle. serait attribué en France à l'Espagne, mais il parait qu'il est réservé aux Etats-Unis d'Amérique.

Quoiqu'il en soit pour les motifs que j'ai indiqué dans un autre rapport, la Puissance indiquée pour une semblable mission était l'Italie, à moins que les parties en litige n'aient voulu l'une et l'autre éviter tout ce qui eùt pu écarter de leurs combinaisons un concours armé de notre part.

(1) Cfr. p. 109, nota l.

210

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 595. Berlino, 19 luglio 1870.

Ce matin le Roi a ouvert le Reichstag par un discours (1) qui a été fréquemment interrompu par des bravos unanimes. Je m'abstiens d'en joindre ici la traduction, car le télégraphe me dévancera. Le langage de S. M. est ferme, digne, calme et à la fois habile. Dans l'intervalle entre la séance royale et celle de la Chambre, j'avais appris la déclaration de guerre par la France et je m'étais empressé d'en donner avis télégraphique à V. E. (2).

La nouvelle en a été donnée aujourd'hui à la séance du Reichstag par le Comte de Bismarck qui s'est borné à dire que le discours du Roi le dispensait d'entrer dans de plus grands développements. Ces paroles ont été accueillies par des acclamations unanimes et prolongées soit par les députés soit par les tribunes (3).

Le Reichstag s'est ajourné à demain pour voter une adresse en réponse au discours du tròne, et le projet de loi portant un emprunt national de 120 millions de Thalers.

n. -178, pp. 190-191; Franco-Prussian War n. 3 (1870). Further Correspondence, cit., n. 3 allegato, pp. 2-3.

n. 179, p. 192.

Le personnel de l'Ambassade française partira demain ne laissant ici que le Chancelier pour l'expédition des affaires courantes. , La parole est donc maintenant aux événemen~,s. On croit que le Roi rejoindra après-demain l'armée.

La télégraphie privée apporte aujourd'hui un résumé de la réponse donnée hier par V. E. à l'interpellation du député M. La Porta. Elle est conforme à votre télégramme du 16 (1). D'après les déclarations faites le meme jour par Lord Granville à la Chambre des Lords, l'Angleterre va proclamer sa neutralité (2). J'ignore encore si telle sera aussi notre attitude. Je crois inutile de m'expliquer nouvellement sur ce point. J'ai déjà dit dans maintes dépeches ce qui me semblait le plus conforme à nos intérets et à notre dignité. Il faut nous attendre plus que jamais à ce que la France cherchera à nous fourvoyer et à nous donner des conseils pro domo sua dont la tendance sera de nous faire glisser peu à peu de son còté. Je n'ai pas besoin d'ajouter qu'il est urgent de déjouer ses projets par des mesures de précaution vigoureuses et efficaces. Comme je l'ai écrit, il y a peu de jours, il suffit à l'Italie de vouloir pour pouvoir. Nous avons des devoirs de sagesse et de prudence qui nous obligent à ne pas nous exposer aux maux de la guerre quand nous avons le plein droit de conserver une neutralité attentive. Et si jamais nous devions sortir de cette position, ce ne saurait etre au profit de la France. Je me réfère aux arguments que j'ai énoncés à plusieurs reprises pour soutenir ce point de vue.

Des troupes danoises réunies, je ne sais plus dans quel camp, avaient illuminé le 6 Juillet au début de la crise qui a si vite abouti à la guerre. Cette démonstration ainsi que le Cabinet de Copenhague l'a télégraphié ici, n'avait pour but que de feter l'anniversaire de la bataille de Fredericia. Les nouvelles de ce Pays sont contradictoires. Son représentant à Berlin espère que son Gouvernement qui compte parmi ses membres trois Ministres inspirant entière confiance au parti national, parviendra à contenir les entrainements patriotiques.

Le Comte de Beust, dès le commencement de Juillet, aurait fait savoir à Paris qu'il ne fallait pas s'y faire l'illusion de compter sur le Midi de l'Allemagne. Le Cabinet de Vienne jusqu'ici semble lui aussi vouloir se tenir A l'écart des complications.

Il est complètement inexact que le Roi ait refusé de revoir M. Benedetti.

S. M. lui a seulement fait dire qu'elle ne pourrait plus le recevoir pour des pourparlers qui devraient etre désormais poursuivis avec ses Ministres. Tant il est vrai que l'Ambassadeur a encore pris congé de S. M. à la gare d'Ems.

On nie également ici l'existence d'une note du Comte de Bismarck, note dont M. Ollivier a décliné de présenter le texte au Corps législatif. Ce document n'existe pas comme note. Il ne s'agissait que d'un télégramme publié par les journaux et qui avait été communiqué aux Gouvernements allemands et aux représentants de quelques Cours non-allemandes.

(1) -Cfr. Das Staatsarchiv, XIX, n. 4056, pp. 106-107; Archives Diplomatiques 1871-72, I,

(2) Cfr. n. 203.

(3) Cfr. Das Staatsarchiv, XIX, n. 4057, pp. 107-108; Archives Diptomatiques 1871-72, I,

(1) -Cfr. n. 170. (2) -Cfr. il testo della proclamazione della neutralità dell'Inghilterra, datata 19 luglio, in Archives Dip!omatiques 1871-72, I, n. 184, pp. 195-198.
211

IL CONSOLE GENERALE A TRIESTE, BRUNO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

RISERVATA. Trieste, 19 luglio 1870 (per. il 21). Da una persona, che per l'ordinario è bene informata, mi è stato riferito ieri che i capi del partito Garibaldino residenti in Trieste hanno ricevuto una circolare da Caprera colla quale vengono invitati a stare pronti potendo da un momento all'altro presentarsi il caso in cui debbano essere chiamati. Sarà mia cura di invigilare onde, nel caso in cui gli individui appartenenti al partito d'azione partissero per l'Italia, poterne dare avviso all'E. V.

212

EMERICO TKALAC AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. 83. Roma, 19 luglio 1870. Hier soir on a fait une petite démonstration en illuminant la colonnade de Saint p,ierre, la coupole du Gesù et la tour du Capitole; mais l'exemple officiel n'a pas trouvé d'imitation et la ville est restée dans l'obscur habituel. La farce d'hier ne parait pas avoir fait d'impression sur la population romaine; l'effet qu'on entendait produire, a manqué. Gràce à la complication franco-prussienne la proclamation de l'Infaillibilité passe inaperçue. Ce matin j'ai, par hasard, rencontré le jésuite, Père Schrader. Il m'a paru assez content de cette co'incidence. Il m'a dit qu'il craignait que la tonnerre et les foudres ne fissent une mauvaise impression sur l'esprit du Pape; mais, disait-U, le Saint Père en était très-satisfait, et a rappelé à son entourage que Dieu a aussi donné à Mo1se l'ancienne loi sur le Sina1 entre tonnerre et éclairs, et que c'était, partant, de bon augure que de promulguer la nouvelle loi sous des manifestations analogues du ciel. J'en avais assez et je passai. Le Giornale di Roma portera, ce soir, l'allocution du Pape aux Pères du Concile, allocution que les Jésuites peuvent rédiger à leur gré parce que personne ne l'a entendue quand il l'a prononcée. Les deux évéques qui ont voté par non placet étaient Monseigneur Riccio de Cajazzo, dont dans le temps j'ai écrit à V. E., et Monseigneur Fitz-Gerald, de Little-Rock (Arkansas) préconisé dans le Concistoire dernier et consacré la veille de la Séance solennelle. L'un, comme italien, et l'autre, parce qu'il n'était pas encore évéque, n'avaient pas pris part aux Conférences de l'opposition et n'étaient pas informés des résolutions de l'opposition. Ils votèrent donc tout spontanément. Monseigneur Fitz-Gerald était, comme l'un des plus jeunes évèques, parmi les derniers à voter. Il dit résolument son non-placet. Le Secrétaire, étonné, lui demanda s'il entendait dire placet ou non placet. • Oh, répondit-il, non, non, non, non, non placet, semper non placet ». Ce petit intermezzo est tout à fait échappé à l'attention de l'assemblée, et m'a été raconté hier soir par un évèque qui était assis près de l'hérétique américain. On avait dit que

ces deux non-placet n'étaient qu'une comédie arrangée pour en faire ressortir la liberté illimitée dont jouissaient les Pères; aujourd'hui on a changé d'avis et

di:t que le Pape en était révolté et qu'il a parlé de la destitution immédiate de

ces deux « porchi f ... ti ».

Hier soir, un de mes amis est allé voir le Cardinal Antonelli. Le Cardinal lui a parlé des difficultés de la situation politique. Il se consolerait de la guerre s'il était sur de la victoire définitive de la France. Il a dit que les français ne se retireraient pas du territoire pontificai, mais que le Corps d'occupation ne serait pas renforcé, ce qui serait d'autant plus regrettable qu'il y avait des indices surs que la jeunesse romaine commence à s'agiter et à s'éloigner de Rome afin de tenter, dans un moment donné, un mouvement révolutionnaire. Par surcroit de malheur, dit le Cardinal, des rixes parfois sanglantes ont déjà commencées entre les soldats français et allemands de l'armée pontificale; les désertions se multiplient, et en l'état il n'y a pas de moyen de les empècher. Si cela continue, comme il faut s'y attendre, il pourrait arriver un jour où l'armée pontificale serait reduite à ses soldats indigènes, sur lesquels il est impossible de compter. Que faire alors? Le gouvernement de Florence est trop faible et trop intéressé pour empécher un mouvement mazzinien ou garibaldien dans le royaume, et le gouvernement pontificai serait impuissant à lui barrer les portes de Rome. Ainsi, personne n'est assez sage pour prévoir ce qui arriverait si la France était battue. Le Pape, dit le Cardinal, adresse au ciel d'ardentes prières pour implorer la victoire des français, mais qui est-ce qui connait la volonté de Dieu? La victoire de la Prusse achèverait la chute du pouvoir temporel.

«Mais, repliqua son interlocuteur, reste toujours la possibilité de s'arranger avec l'Italie au pis aller ».

« C'est peu de chose, dit le Cardinal, que l'accord avec l'Italie, car qui sait ce que deviendra l'Italie et si cela ne s'écroule au premier coup de canon? L'Italie nous a fait tant d'avances que nous eussions pu avoir tout. Mais, que poulez-vous, nous avons sacrifié nos inté1·ets à un principe et à des promesseS1 que, pour ma part, je n'ai jamais cru sérieuses ni sincères. J'expie des fautes que je n'ai pas commises. On veut faire retomber sur moi la responsabilité de choses que non-seulement je n'ai pas faites, mais auxquelles je me suis opposé de toutes mes forces. Vous allez voir qu'on dira que c'est moi qui aura ruiné la papauté. :Je m'en range d'avance. Ce matin j'ai dit placet; que, diable, m'enpèche de dire placet lorsqu'il s'agira d'écraser cette machine? :Je leur dirai que ce sont eux qui l'ont voulu et que je n'étais que le "somaro de Pio nono"».

Mon ami qui était venu chez moi immédiatement après cette conversation, m'en a garanti l'exactitude. La plupart des évèques sont déjà partis. Dans peu de jours le Pape se rendra à Castel-Gandolfo. Toutes mes sources d'informations se tariront. :Je prie

V. E. de m'informer, si et quand je pourrai retourner à Florence.

213

L'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (Ed. in Iniziative neutralistiche, p. 49)

T. RISERVATO. Vienna, 20 luglio 1870, ore 19,50 (per. ore 21,50). Déchiffrez vous mème.

Comte Beust qui revenait du Conseil des Ministres m'a tenu langage pas tout-à-fait conforme à celui du Comte Andrassy. * Il croit * (1) aussi qu'il faut garder attitude expectante, prendre des mesures de précaution, * émettre méme pour le moment une déclaration de neutralité * (2), mais il semble exclure toute idée d'entente immédiate avec nous. Les deux gouvernements, m'a-t-il dit, doivent continuer à marcher d'accord, mais quant à prévoir dès à présent les éventualités je ne le crois pas possible. Je lui ai demandé s'il avait accepté projet de médiation, il m'a répondu qu'oui, mais il ne la croyait pas sérieuse, qu'il n'y voyait pas encore clair, parce qu'on y parlait du maintien des traités d'alliance entre Sud et Nord de l'Allemagne. Ses informations lui font croir qu'en cas où la Prusse subirait des revers la Russie marcherait avec elle. Gortchakoff ni Granville n'ont pas été à Paris. Sur question de Rome il m'a dit reconnaitre comme insuffisant le retour à la Convention du 15 septembre, il parait croire que la France ne s'opposera pas à ce que les troupes italiennes remplacent les troupes françaises. Quant à nous, dit-il, je pense que notre acquiescement tacite doit suffire. L'impression qui m'est restée est que la situation a df:J. changer entre hier et aujourd'hui; mais j'ignore cause et nature de ce changement.

214

IL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 135. Monaco, 20 luglio 1870 (per. il 22).

Ieri sera alle ore lO% telegrafai all'E. V. (3) la notizia che la Camera dei Deputati avea votati i sussidii di guerra: contro ogni aspettativa il Governo riportò una splendida vittoria, poichè come jeri medesimo informava l'E. V. (4) dell'opposizione che si faceva potente alle determinazioni del Governo e della Corona essi terminarono per aver 101 voto contro 47. Questo improvviso voltar casacca di varii deputati lo si deve attribuire alle cause ed ai fatti seguenti: l) ad un discorso tenuto dal Conte Bray (5), il quale nel suo laconismo mostrò singolare fermezza e pari abilità, onde guadagnarsi l'animo degli avversarii; disse che rispettava i diritti della Camera, ch'essa a sua volta dovea rispettare i doveri ed i diritti del Gabinetto, mentre ambedue doveano egual rispetto alle prerogative del Re, e. che questi avea indipendentemente dall'opinione de' suoi Ministri dichiarato che si dovea riguardare come un dovere l'accettazione del casus foederis; 2) alla risposta data dal Conte di Bray ad alcuni deputati che, intontiti di vederlo con tanta fermezza parteggiare per la guerra, chiedevangli private spiegazioni, ai quali avrebbe risposto: • se anderemo colla Prussia ci rimangono ancora speranze di vita mentre invece tutt'altro partito ci annienterebbe violentemente •; 3) all'aver annunciato che eragli giunta in quell'istante la notizia del passaggio delle truppe francesi sul suolo tedesco, il che costituiva il fatto di una invasione contro la quale tutte le membra della nazione doveano congiungersi per respingerla.

Oggi poi la Camera de' Pari accettò all'unanimità e senza discussione le

proposte di guerra del Ministero.

Il Ministro di Francia ha ricevuto l'ordine dal suo Governo di aspettare per partire che il Governo bavarese gli rimetta i passaporti, e si vuole che il Barone di Werthern abbia a sua volta ricevuto da Berlino l'invito di sollecitare il Ministro degli Esteri a compiere l'invio in discorso.

In Baviera la presente guerra è tutt'altro che popolare e quelli pure che l'accettarono senza esitare lo fecero considerandola una dura necessità; la neutralità nella quale sembra vogliano mantenersi tutti gli altri stati porge la lusinga che la guerra venga circoscritta e possa aver minor durata; non so con quale fondamento, ma non si ha però in alte regioni una fiducia cieca sulle intenzioni dell'Austria, e forse questo sentimento non è tutt'affatto estraneo al rincrescimento che si proverebbe che ove essa avesse avuto sin d'ora progetti bellicosi non si sia decisa a parteciparvi all'aprirsi della guerra; ove pertanto una tale eventualità si fosse avverata le cose qui sarebbero forse andate altrimenti; ben si comprende però che la partecipazione dell'Austria alla presente guerra avrebbe forse trascinato la Russia a scendere sul campo di battaglia, ed a questa grave considerazione si cede onde giustificare l'astenersi suo. Ma qui mi cade in acconcio di riferire all'E. V. una dichiarazione fatta or sono pochi giorni dal Principe di Gortchakoff ad un personaggio politico che me l'ha ripetuto: • la Russie ne descendra pas sur le champ de bataille jusqu'au jour où l'Autriche ne s'en melera •.

Ho ricevuto nella notte scorsa il telegramma (1) col quale l'E. V. mi notifica essere priva di fondamento la notizia qui divulgatasi che l'Italia avesse offerto alla Francia il concorso della propria armata. Sono certo che questa smentita produrrà qui un buon effetto tanto più che smentita pure dal Conte Bismarck con telegrammi indirizzati al Barone di Werthern era ciò non ostante ricomparsa con qualche insistenza per parte di coloro che la propagavano. Non avendo potuto ottenere da quest'ufficio telegrafico la ricevuta di uno dei due telegrammi che indirizzai all'E. V. 16 corrente (2) la pregherei di farmi conoscere se le sono pervenuti. A quest'effetto ne unisco qui il testo.

(1) -• Beust m'a dit •• testo conservato in ASME. (2) -Le parole fra asterischi mancano nel testo conservato in ASME. (3) -Tel. 2677 del 19, ore 23, per. ore 2,10 del 20, non pubblicato. (4) -Cfr. n. 208.

(5) Riassunto in Archives Diplomatiques 1871-72, I, n. 202, p. 218.

215

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 596. Berlino, 20 luglio 1870.

C'est hier à l heure 1/2 de l'après midi que le Chargé d'Affaires de France a remis au Ministre des Affaires Etrangères de Prusse la note portant déclaration de guerre (3).

pp. 189-190. ' • •

Le Comte de Bisma!'ck, après en avoir pris lecture, a engagé la conversation en rappelant à son interlocuteur combien les démarches du Comte Benedetti auprès du Roi Guillaume avaient été contraires aux usages diplomatiques; que S. M. l'avait cependant entendu à trois reprises, en montrant dans les limites de la dignité un désir de conciliation que personne ne saurait révoquer en doute.

M. Le Sourd demanda la permission d'interrompre S. E. pour lui exposer que M. de Thile interpellé par lui au début de la crise, avait décliné toute responsabilité et toute discussion de la candidature Hohenzollern qui ne concernait nullement le Cabinet de Berlin. Le Secrétaire d'Etat avait offert il est vrai d'en référer au Roi. M. Le Sourd ne s'était pas cru autorisé à présenter une demande formelle. Camme il n'y avait point alors de Ministre des Affaires Etrangères dans cette capitale, il avait paru opportun au Cabinet des Tuileries de confìer à M. Benedetti le soin de chercher à s'entendre directement avec S. M. à Ems. Le Comte de Bismarck ayant en d'autres circonstances puissamment contribué à détourner des orages politiques, il était regrettable que sa présence eut fait défaut dans des pourparlers d'une nature aussi délicate. La paix n'eut peut-etre pas été compromise si de part et d'autre on avait eu mieux l'occasion de s'expliquer à fond.

Le Comte de Bismarck a répondu de ce ton saccadé qui lui est propre: «Mais pourquoi M. Benedetti n'a-t-il pas témoigné le désir de me voir? ... Je serais accouru du fond des forets de Varzin... Maintenant la guerre est déclarée, tout retour sur le passé devient inutile •.

M. Le Sourd demanda ses passeports, en exprimant le désir que le Chancelier de l'Ambassade fUt autorisé à rester pour aider Lord Loftus dans l'expédition des affaires concernant la protection des sujets français. Ce point fut refusé quoique la réciprocité fUt offerte pour le Chancelier de l'Ambassade de Prusse à Paris. Il n'y aura qu'un simple copiste Alsacien de naissance, mais dont la famille est établie ici. Le terme demandé et accordé pour le départ est de 36 heures; seulement il a été laissé entendre à M. Le Sourd que l'Attaché militaire devait le meme jour retourner en France.

Tout s'est passé dans cet entretien selon les règles d'une parfaite courtoisie.

Il y a eu seulement un incident regrettable. L'Attaché militaire en rentrant chez lui a été rudoyé par des hommes qui l'attendaient à son passage, et des pierres lui ont été lancées. M. Le Sourd a immédiatement adressé une plainte à M. de Thile pour rendre le Gouvernement Prussien responsable de toute avanie contre un membre quelconque de l'Ambassade de France. Des excuses lui ont aussitOt été présentées, et des mesures prises pour que pareil scandale ne se renouvelàt plus. Une enquete a été ouverte pour en découvrir et en punir les auteurs.

Je tiens ces détails de M. Le Sourd lui-meme. J'avais été chez lui pour lui exprimer des regrets que nos efforts et ceux des autres Puissances n'eussent pas empeché nos anciens alliés de se tirer des coups de fusil.

D'après une nouvelle reçue par le Roi, une fusillade aurait eu lieu hier déjà entre des avant-poste à Forbach sur la frontière Franco-Prussienne.

(1) -Cfr. n. 199. (2) -Cfr. p. 123, nota 3.

(3) Cfr. Das Staatsarchiv, XIX, n. 4053, p. 100; Archives Diplomatiques 1871-72 I n. 177

216

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 597. Berlino, 20 luglio 1870 (per. il 25).

Le Reichstag dans sa séance de ce matin (1) a voté à l'unanimité et sans discussion un projet d'adresse au Roi déjà signé par 145 députés. «Le peuple allemand n'a d'autres vreux que de vivre en paix et en amitié avec toutes Ies nations qui respectent son honneur et son indépendance. Comme dans Ies temps glorieux de la guerre de délivrance, un Napoléon nous force nouvellement aujourd'hui à la sainte lutte pour notre droit et notre liberté. La voix publique du monde civilisé reconnait la justice de notre cause. Des nations amies voient dans notre victoire la délivrance du poids pesant sur elles de l'esprit bonapartiste de domination, et l'expiation de l'injustice exercée contre elles. Il s'agit de notre honneur, de notre liberté. II s'agit du repos de l'Europe et de la prospérité des peuples •·

Tels sont les principaux passages de cette adresse que V. E. recevra par la voie des journaux en méme temps que cette dépéche.

L'assemblée allait s'ajourner à une séance de l'après-midi pour voter l'emprunt de 120 millions de thalers, Iorsque le Comte de Bismarck a demandé la parole (2).

II a déclaré que le seui document vraiment officiel ayant un caractère international qui fut entre ses mains et ayant trait aux rapports directs entre la Prusse et la France, c'était la déclaration de guerre remise la veille par le Chargé d'Affaires Impérial. Après avoir exposé brièvement l'origine du conflit pour une question entièrement étrangère au Cabinet de Berlin; après avoir insisté sur ce point que, selon les règles diplomatiques, ce qui s'était passé à Ems n'avait eu qu'un caractère essentiellement privé, le Roi n'ayant pas agi comme Chef de l'Etat etc. etc., le Comte de Bismarck a donné un démenti aux assertions faites dans le Corps législatif sur l'existence d'une note aux Puissances, tandis qu'il ne s'agissait que de la communication à quelques uns des diplomates de la Confédération, d'un télégramme publié dans les journaux et uniquement destiné à les orienter sur un des incidents entre

S. M. et M. Benedetti. Des allusions ont été faites au message dont le Due de Gramont avait chargé le Baron de Werther ainsi qu'il résulte d'un rapport de ce diplomate, rapport auquel il a été donné la plus grande publicité (3). Le Chancelier Fédéral lui avait donné l'ordre de déclarer que sans doute il y avait un malentendu, car un pareil message ne pouvait étre fait que par l'Ambassadeur de France à Berlin. S. E. a ensuite parlé de la dernière démarche pacifique de l'Angleterre offrant ses bons offices aux termes d'un protocole du Congrès de Paris, et de la réponse faite au nom du Roi.

n. -198, pp. 213-214; Franco-Prussìan War n. 3 (1870). Further Correspondence, cit., n. 25 allegato, pp. 25-26.

Je joins ici une traduction dès Notes échangées à cet égard (1). J'en dois la communication à Lord Augustus Loftus. Ces documents ne pourront pas etre textuellement publiés avant demain.

V. E. remarquera ce passage dans la réponse du Chancelier Fédéral: • notre force git dans le sentiment patriotique du Rbi, dans celui du droit et de l'honneur de la Nation, tandis que le Gouvernement français a prouvé qu'il n'a pas besoin dans une mesure égale de cet appui dans son propre pays •.

Au reste en signant cette dernière note, le Comte de Bismarck savait que la France n'avait point donné son assentiment.

Dans cette meme séance du Reichstag, S. E. a annoncé qu'elle déposerait au bureau de la Présidence, outre les pièces ci-dessus mentionnées, une circulaire aux Légations de la Confédération, contenant un exposé exact de la situation et des causes qui avaient amené le dénouement tragique (2).

Par un décret signé hier, le Prince Royal est nommé Commandant l'Armée du Midi de l'Allemagne, à laquelle seront adjoints les 5ème et llème Corps d'Armée. Le Corps de la Garde agira de concert avec l'Armée du Centre sous les ordres du Prince Frédéric-Charles. L'Armée du Nord composée de 60 bataillons, de 18 batteries d'artillerie et du nombre correspondant de cavalerie, aurait 'décidément pour Chef le Grand Due de Mecklembourg-Schwerin. Sa tàche pl:incipale aura pour objectif la défense des còtes et notamment de Hambourg et de Breme. Le mouvement de concentration des réserves auprès de chaque corps d'armée continue activement et il est presque achevé; le Corps de la Garde seui est en retard, parcequ'il se recrute dans toute la Monarchie, tandisque les autres Corps se forment et se complètent chacun dans leur province respective où ils ont garnison fixe. Je ne saurais donner des renseignements précis sur tout ce qui touche à la partie militaire. Je ne suis pas compétent, et d'ailleurs la plus grande discrétion est de mise. Les voies de correspondance sont restreintes à la ligne de Dresde et Vienne, car les communications par Munich et le Brenner ne seront plus assez siì.res si, comme tout le fait supposer, la France ·cherchera à paralyser l'action des Etats du Midi de l'Allemagne.

Je ne sais si nous avons l'intention d'envoyer un de nos officiers pour étudier une campagne si intéressante à tous égards. Les attachés militaires russe et anglais en suivront les opérations. Celui d'Autriche espère d'y etre autorisé. Je ne saurais trop conseiller au Gouvernement du Roi de ne pas négliger cette occasion de se rendre bien compte, de cette manière, du mérite de chacune des armées.

Le Général de Moltke continue à se montrer confiant dans le résultat final. Dans un Conseil de Ministres il a déclaré, d'accord avec le Ministre de la Guerre que la Prusse relativement à son organisation militaire, à ses armements, ses ressources, etc., n'avait jamais été dans le cas, comme aujourd'hui. d'accepter une guerre avec autant de chances de succès.

I4 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

Jusqu'ici je n'ai lu dans aucun journal une appréciation sur les termes de la Note française pour la déclaration de guerre, sauf dans la NationalZeitung. Voici son jugement, et il a une valeur, car c'est un des principaux organes du parti national-libéral.

«Napoléon nous déclare la guerre parce que, dit-i!, il a existé le pian d'élever sur le trone d'Espagne un prince prussien. Napoléon ne dit pas que le Roi de Prusse soit I'auteur de ce pian; l'Empereur avait seulement désiré et demandé que le Roi n'y donnerait jamais son consentement. Il n'est plus maintenant question d'une candidature d'un Prince de Hohenzollern (non prussien) pour le trone d'Espagne; cependant Napoléon nous déclare aujourd'hui la guerre. II se justifie en alléguant qu'une telle combinaison pourrait avoir lieu dans l'avenir, et qu'à cette première possibilité pourrait s'en joindre une seconde à savoir que le Roi de Prusse y donnerait alors son consentement.

C'est donc une déclaration de guerre non pour une chose arrivée, mais (d'après la manière de voir de Napoléon) pour une chose possible dans l'avenir. C'est là la première et la seule communication par écrit que le Gouvernement Pruss1en ait reçu du Gouvernement Français dans cette affaire de la candidature espagnole, affaire qui à présent fournit un prétexte de guerre».

Le 19 Juillet date de la déclaration de guerre, est le jour anniversaire du décès de la Reine Louise Mère du Roi actuel, morte il y a 60 ans le creur brisé par les humiliations infligées à son pays sous le règne de Napoléon Ier. La Gazette de la Croix relève cette coi:ncidence.

Je ne transmets point à V. E. les divers décrets publiés par le Staatsanzeiger concernant la prohibition de I'exportation et le transit d'armes, de munitions de guerre, chevaux etc. etc. Ils vous seront communiqués par la Légation de Prusse.

Monsieur Le Sourd m'a annoncé que la Légation Britannique était chargée de la protection des sujets français en Allemagne, et la Légation des EtatsUnis d'Amérique à Paris du mème soin pour les Allemands en France. Les Consuls missi sont rappelés, comme le personnel des Légations, à cette distinction près que la déclaration de guerre n'a été remise qu'à la Prusse; toute initiative est laissée aux autres Souverains de l'Allemagne dans un but facile à deviner, initiative que chacun prend de lui-mème.

Quand M. Le Sourd m'a parlé de cette question de protection, je ne lui ai pas caché que ce ròle malgré et précisément à cause de tous les embarras qui s'y rattachent aurait dù revenir presque de droit à l'Italie. II ne s'expliquait pas pourquoi il n'en eùt pas été ainsi à Berlin et à Paris.

(1) -Cfr. Das Staatsarchiv, XIX, n. 4058, pp. 109-114; Archives Diplomatiques 1871-72, I, (2) -Testo del discorso in Das Staatsarchiv, XIX, n. 4058, pp. 111-113; in Archives Diplomatiques 1871-72, I, n. 199, pp. 215-217; riassunto in Franco-Prussian War n. 3 (1870). Further Correspondence, cit., n. 30 allegato l, pp. 29-30.

(3) Cfr. p. 109, nota 3.

(1) -Cfr. p. 109, nota l. (2) -Testo della circolare del 18 luglio in Das Staatsarchiv, XIX, n. 4052, pp. 97-99; e in Archives Diplomatiques 1871-72, I, n. 168, pp. 180-183; Franco-Prussian War n. 3 (1870!. Further Correspondence, cit., n. 8 allegato l, pp. 5-7.
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IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO 152. Pietroburgo, 20 luglio 1870 (per. il 27).

In conferma dei miei due ultimi telegrammi in data del 6/18 (1) e 8/20 corrente (2) ho l'onore di far conoscere all'E. V. alquanto più precisamente

bilmente del tel. 2678, del 19, pubblicato al n. 207.

che nella giornata di sabato 4/16 Sir Andrea Buchanan ricevette dal suo )Governo istruzioni di proporre ,a questo Ministero degli Affari Esteri una maniera di compromesso fra le due Potenze ormai belligeranti, la quale avrebbe consistito in un temperamento che senza essere tutto quello che la Francia richiedeva sarebbe stato, non pertanto, alcuna cosa più di quello che essa

aveva ottenuto: viene a dire, un riconoscimento della rinuncia del Principe Leopoldo di Hohenzollern alla Corona di Spagna che l'avrebbe in certo modo sanzionata, ed una comunicazione officiale che ne sarebbe stata fatta dal Governo del Re Guglielmo a quello dell'Imperatore Napoleone. In sulle prime il Signor di Westmann, che esercita le funzioni di Ministro, in assenza del Principe Cancelliere, stette contento a prendere atto di una così importante partecipazione, ma senza stendersi peraltro fino ad assicurare al diplomatico inglese che la Cancelleria Imperiale si sarebbe associata all'Inghilterra in quel tentativo.

Senonché l'Imperatore Alessandro, venuto in cognizione di tal proposta l'accolse favorevolmente, e avvegnacché in un suo precedente colloquio col Generale Fleury avesse dichiarato che non credeva poter fare verun altro adoperamento presso il suo Regale Zio, avvisando che la resistenza di Lui alle pretese di Francia fosse del tutto giustificata; pur nondimeno non credette dover respingere il consiglio posto innanzi dalla diplomazia Britannica, e dopo aver consultato il Conte Orlow, già nominato suo Ambasciatore presso quella Corte ma tuttora qui dimorante, ordinò che istruzioni, intese a conseguire dal Governo del Re Guglielmo concessioni simiglianti alle infrascritte, fossero inviate al Ministro di Russia in Berlino. Vero è che un mutamento di qualche importanza Egli aggiunse, per cui proponevasi che la comunicazione officiale della rinuncia non venisse già fatta dalla Prussia direttamente, ma bensì in nome di quella dai due Gabinetti associati di Pietroburgo e di Londra; né cosiffatte istruzioni tardarono ad essere compilate per cura del Signor di Westmann e del Signor Iomini, capo di un dipartimento al Ministero, e spedite alla loro destinazione.

L'azione diplomatica delle Potenze riunite, quando fosse più prontamente venuta in campo, avrebbe avuta non piccola probabilità di buon successo, come quella che prendeva origine da un voto espresso in una delle tornate del Congresso di Parigi, posteriori alla firma del Trattato, voto di cui Lord Clarendon prese l'iniziativa che fu consegnata nel Protocollo del 14 Aprile, e che accennava alla convenienza di far precedere qualunque caso di guerra, non solo quanto all'Impero Ottomano, ma eziandio per qualsiasi altro stato d'Europa, da un intervenimento conciliativo dei grandi Potentati. Ma, per mala ventura, la parola della Russia giunse troppo tardi a Berlino, e nella notte del 19 al 20 arrivò la risposta del Conte di Bismarck il quale significava che la guerra, essendo stata già dichiarata dall'Incaricato di Francia, Egli non aveva creduto dover turbare ancora la mente del Re agitando un consiglio a cui non poteva altrimenti rispondere verun pratico effetto.

Le notizie e i particolari sopramentovati, non hanno più, a ver dire, che un'importanza retrospettiva ed istorica, poiché, a quel modo che si è detto, ne venne meno l'intento, ma mi parve doverle riferire espressamente perché potrebbero avere anche un interesse avvenire, quando il tentato accordo dell'Inghilterra e della Russia in questo fatto speciale potesse dar luogo ad un'intesa permanente fra quei due Stati che sono certo i maggiori fra gli Stati che rimangono spettatori della lotta, il che sarebbe grandemente desiderabile ad abbreviarne ed a circoscriverne i danni.

Quanto all'attitudine della Russia in presenza di un così grave conflitto, essa, è senza dubbio, quella di una prudente neutralità, e tale fu dichiarata ufficialmente all'Ambasciatore francese in questa capitale nonché al Rappresentante dello Czar in Parigi; non senza peraltro aggiungere che Essa riserbavasi di avvisare, caso che un qualche suo nazionale interesse si trovasse impegnato nella lotta; e sembra, almeno per il presente, che codesta neutralità abbia a mostrarsi, per non dubbi segni, benevola alla Prussia. Ma quantunque non sieno le preferenze della Corte, determinate dalle tradizioni diplomatiche e dai vincoli di famiglia, egualmente determinata e certa non è pure l'opinione del popolo russo e della parte nazionale più viva, presso di cui non suona così gradito ed autorevole il nome Alemanno: del che porge indizio la stampa moscovita di questi giorni, fra i cui organi giova notare, più specialmente, il Golos, la Gazzetta di Mosca e la Gazzetta della Borsa pei loro articoli men che favorevoli alla Prussia. Ad ogni modo è opinione comune che questo Governo si rimarrà dal prendere veruna parte alla guerra finché l'Austria non c'entri, nel qual caso, che l'opera della diplomazia farà certo ogni suo potere ad evitare, la lotta si allargherebbe e più incerta e remota se ne vedrebbe la fine, poiché le cose d'Oriente ed il diritto pubblico del 56 vi sarebbero implicate.

La preoccupazione delle future mosse austriache è sempre quella che domina la mente dei Ministri Russi, e si può affermare che, in tal pensiero di animosità e di sospetto verso il Gabinetto di Vienna trovansi poi tutti d'accordo colla nazione: e di ciò faceva segno nel parlar meco anche il Signor di Westmann, noto per la singolare moderazione e riservatezza del suo linguaggio (1). Ma pur diceami, la guerra senza dubbio essere inevitabile atteso il necessario antagonismo negli interessi dei due popoli, ma nondimeno aver molto contribuito ad inasprire gli animi ed a precipitare gli eventi la presenza al Ministero in Francia del Duca di Gramont, sulla cui persona, più che sovra qualunque altra cadea la sindacabilità di questo fatto enorme, poiché egli veniva al reggimento della politica francese partendosi dall'Ambasciata di Vienna e quindi con la mente ingombrata e falsata dalle influenze e dai pregiudizi viennesi e colle impressioni ancor vive ed acerbe di quel centro sociale in cui aveva lungamente vissuto, ed a tal proposito il Signor Westmann citavami una parola attribuita al Conte di Bismarck il quale come prima ebbe risaputa la nomina di Grammont avrebbe detto: «Grammont Ministro? assicuriamo dunque subito le nostre fortezze »·

È notabile, in così gravi infrangenti l'assenza da Pietroburgo del Prin

cipe Gortchacow il cui stato di salute non sembrava pure così deteriorato e

scadente perché le acque di Wildbaden gli fossero proprio indispensabili in questo momento. Il Principe non si tenne molto soddisfatto delle liete accoglienze fatte a Varsavia all'Arciduca Alberto ed alle onorificenze di cui gli ufficiali d'Austria furono quivi distinti, senza che Egli primfl fosse, a tal uopo, consultato dal suo Sovrano. Sarebbe quindi anche possibile che la sua temporanea lontananza in questi giorni intendesse a lasciare che si manifesti liberamente e chiaramente la politica dello Czar, perché Egli abbia poi facoltà di seguirne i concetti già spiegati e maturi.

(1) Non esistono nel registro telegrammi da Pietroburgo. del 18 luglio. Trattasi proba

(2) Tel. 2680, trasmesso il 20, alle ore 14,25, per. ore 4,15 del 21, non pubblicato poichècontiene quanto ripetuto nel presente rapporto.

(1) Cfr. anche Buchanan a Granville, 20 luglio, in Franco-Prussian War n. 3 (1870). Further Cor1·espondence, cit., n. 19, p. 22; Archives Diplomatiques 1871-72, I, n. 207, pp. 224-225.

218

VITTORIO EMANUELE II A NAPOLEONE III (A C R, Carteggi V. E. II, b. 32; ed. in OLLIVIER, p. 448)

T. [Firenze], 21 luglio 1870, ore 8.

Je fais partir ce soir la lettre au sujet de l'évacuation (1). Que V. M. ne s'étonne pas des termes généraux dans lesquels elle est conçue, car pour arriver à la réalisation de nos projets je suis obligé de ménager les susceptibilités d'un ministère formé dans un but pacifique et que la rapidité des événemens m'a empeché d'amener aussi promptement que je l'aurais désiré à nos anciens projets. Vimercati part ce soir pour Vienne où il est attendu.

Que V. M. ait confiance en moi qui suis et serai toujours son meilleur ami.

219

VITTORIO EMANUELE II A NAPOLEONE III (Ed. in 0LLIVIER, pp. 447-448, con data 20 luglio)

[Firenze], 21 luglio 1870.

Votre Majesté m'annonce (2) son désir d'éxécuter de son còté la Convention du 15 Septembre dont mon Gouvernement accompUt exactement les obligations. L'Italie comptant toujours de la part de Votre Majesté sur la détermination qu'Elle veut bien prendre aujourd'hui, n'a jamais dénoncé la Convention du 15 Septembre. Votre Majesté ne peut donc pas douter qu'elle ne continue à en exécuter les clauses, confiante dans une juste réciproc,ité de la France à remplir ses propres engangements. Je renouvelle à Votre Majesté les assurances de la inviolable amitié et de la haute considération.

220

NAPOLEONE III A VITTORIO EMANUELE II (A C R, Carteggi V. E. II, b. 33)

Saint-Cloud, 21 luglio 1870.

Monsieur mon frère Ainsi que je l'ai déjà écrit (2) à V. M. j'ai l'intention de retirer mes troupes de Civita Vec-chia, mais afin de le faire sans paraitre avoir obtenu à ce prix

l'appui de V. M. je désirerais qu'Elle voulut bien m'écrire une lettre dans laquelle elle déclarerait que dans les circonstances qui m'obligent à rappeler les troupes elle tient à me donner spontanément une garantie que la convention du 15 Septembre sera fidèlement éxecutée et qu'elle s'engage personnellement vis à vis de moi et empechera tout envahissement des Etats Pontificaux.

J'espère que V. M. verra dans cette démarche que je renouvelle auprès d'elle le sincère désir que j'éprouve de supprimer tout ce qui peut devenir -entre nous une cause de difficultés et d'amener entre nos deux Nations une -entente cordiale en présence des grands événements qui se préparent.

Je vous prie de recevoir la nouvelle assurance des sentiments de haute estime et de sincère amitié avec les quels je suis de V. M. le bon frère.

(1) -Cfr. n. 219. (2) -Cfr. n. 167.
221

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI

T. 1218. Firenze, 21 luglio 1870, ore 10,15. Indépendamment de la ligne de conduite qu'elle adoptera pour l'avenir, qu'entend-elle fa,ire maintenant l'Autriche pour constater sa neutralité actuelle? Le Gouvernement Austro-Hongrois fera-t-il une proclamation à l'instar rle l'Angleterre?

Donnez-moi à 'ce sujet des renseignements prompts et détaillés.•Te rlésire avoir réponse ce soir.

222

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A CARLSRUHE, CANTAGALLI (Ed. in Iniziative neutralistiche, p. 60)

T. 1219. Firenze, 21 luglio 1870, ore 16. Artom ayant demandé un congé a été prié de s'arreter en passant à Vienne

où nous n'avons pas de Ministre, pour observer la situation. Prévenez le Ministre des Affaires Etrangères que son absence n'est que momentanée.

223

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INVIATO IN ;MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM (Ed. in Iniziative neutralistiche, pp. 61-62)

T. P. RISERVATO. Firenze, 21 luglio 1870, ore 23,10. Je vous avais déjà envoyé mes instructions (1) Iorsqu'il y a trois jours j'ai

appris que Vimercati arrivait à Florence pour nous apporter les prapositions de l'Empereur et devait ·Se rendre ensuite à Vienne rpour faire un rapport sur

les dispositions de l'Autriche. Je vous confìrme le contenu de ma dernière lettre (1). Le ministère est d'accord avec le Roi. Pour sortir de la situation actuelle, il nous faut d'abord une entente directe avec l'Autriche sur les conditions de l'alliance et ensuite un fait nouveau tel que l'initiative de l'Autrkhe ou l'entrée de la Russie dans la guerre. Je vous confirme aussi ce que je vous ai écrit sur l'insuffisance du retour à la Convention de Septembre comme condition d'alliance. Vimercati est parti ce soir pour Vienne.

(1) Cfr. n. 154.

224

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. P. RISERVATO. Firenze, 21 luglio 1870, ore 23,30. Tout en réservant l'issue de nos négocìations confìdentielles nous devons naturellement laisser les autorités appliquer les règles de la neutralité de fait d'après les lois et règlements en vigueur. J'ai vu que le résumé .télégraphique de mes déclarations à la Chambre dans la séance du 18 isur notre attitude n'a point été transmis par Havas aux jour:naux français, ni aux agences de publi

cité étrangères. Je le regrette d'autant plus que ·les premiers .compte-rendus de nos journaux sont inexacts.

225

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

D. RISERVATO 164. Firenze, 21 luglio 1870. Il Conte di Wesdehlen è venuto oggi a dirmi che al :suo Governo era giunta la voce che i Rappresentanti d'Italia a Monaco ed a Stoccarda si erano adoperati per distogliere quegli Stati dallo adempimento dei loro impegni verso la Prussia. Ho risposto che io credevo quella voce inesatta perchè nulla nei rapporti di quei RR. rappresentanti poteva farmi supporre che avessero tenuto una tale condotta. La ·corrispondenza del Mavchese Migliorati e del Conte Greppi indica

invece che il loro contegno fu riservato come si conveniva in presenza delle difficoltà della situazione.

226

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 10, fase. A)

L. P. [Firenze], 21 [luglio 1870], mattino. J e crois strictement de mon devoir M. Je Ministre, de vous soumettre

l'observation que la mission de V.[imercati] à V.[ienne] pour le compte de l'E.[mpereur] pouvant gravement compromettre le Gouv~rnement vis-à-vis de

la Prusse et donner à l'Autriche une idée •inexacte et nuisible de la véritable

situation du Ministère ici, il serait indispensable d'avertir la Légation et A.[rtom]

et de leur donner des instructions, si c;est possible au nom de S. M. dégageant

la responsabilité de la couronne et de ses Conseillers. S. M. sera peut-étre de

cet avis.

(1) Cfr. n. 154.

227

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2682. Berlino, 21 luglio 1870, ore 2,40 (per. ore 18).

Est-il vr:ai que no.s deux missions à Munich et .a Stuttgart aient conseillé la neutralité à la Bavière et au Wurtemberg? M. de Thile m'a, dit le savoir d'une manière positive, et l'avoir télégraphié à Florence. J'ai nié péremptoirement ce fait, qui serait considéré ici comme une trahison au traité d'alliance offensive et défensive entre le Nord et le Sud de l'Allemagne. On n'.aurait plus aucune ·confiance en nous, et ma position serait des plus délicates. Je sollicite réponse par télégraphe (1).

228

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (2)

T. 2684. Vienna, 21 luglio 1870, ore 18,40 (per. ore 21,10).

Le Cabinet Autrichien enverra à ses représentants à l'étranger une circulaire annonçant qu'il garde la neutralité (3). L'heure avancée m'empéche de me procurer des détails, mais je ne crois pas qu'il adoptera d'autres mesures.

229

L'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in Iniziative neutralistiche, pp. 60-61)

T. RISERVATO. Vienna, 21 luglio 1870, ore 17 (per. ore 20,25 ).

Déchiffrez vous seui. Andrassy est venu à la légation pour recommencer conversation avec moi. Il m'a répété formellement que l'Autriche n'a encore aucun engagement avec aucune puissance et que elle désire s'entendre directement avec nous. Il m'a demandé quelles seraient les bases de cet accord. J'ai répondu que je ne suis pas autorisé à formuler aucune base, mais il doit se rappeler comme moi les bases de la négociation confidentielle antérieurement entamée. Il a voulu que je les énonce de nouveau. Je l'ai fait en parlant de cession de Trentin de la ligne de l'Isonzo et de frais de guerre. Il a de suite objecté à la compensation

des frais de guerre vu l'état des finances autrichiennes. Il trouve difficile aussi cession de Trentin. Il m'a dit que refléchira, en parlera à Beust et à l'Empereur et m'en reparlera. J'ai formellement déclaré que je ne suis * encore * (1) autorisé à faire aucune proposition et que tout cela n'est qu'une causerie. Il m'a laissé entrevoir que I'Autriche pourrait etre obligée meme de prendre le devant sur la Russie. Il préfèrerait que nous nous entendions avec l'Autriche avant de prendre engagement avec la France mais il n'ose donner conseil positif vu les difficultés urgentes de la * question romaine * (2). De mon còté j'ai dit que les Italiens préfèreraient rester neutres tant que la guerre restera localisée entre la France et la Prusse. Andrassy m'a déclaré que l'Autriche ne peut se mettre que du còté de la France; cependant il affirme que le Gouvernement Autrichien ne veut pas faire des conquetes en Allemagne et doit se contenter de compensation ou de augmentation de la haute influence en Orient. Veuillez envoyer instruction.

(1) Cfr. n. 237.

(2) Risponde al n. 221.

(3) Cfr. p. 159, nota 2.

230

L'INCARICATO D'AFFARI A CARLSRUHE, CANTAGALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2685. Carlsruhe, 21 luglio 1870, ore 23,27 (per. ore 0,15 del 22).

La déclaration faite par V. E. à la Chambre (3) que le Gouvernement du Roi entend suivre une politique d'observation a produit ici mécontentement et inquiétude. Le Ministre des Affaires Etrangères a reçu hier au soir avis officiel que la Bavière avait déclaré faire cause commune avec la Prusse. On est ici en ignorance des mouvements militaires. Ce matin... [manca] annoncé hostilités commencées du còté de Saar.

231

L'INCARICATO D'AFFARI A LISBONA, PATELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CIFRATO S. n. Lisbona, 21 luglio 1870 (per. il 3 agosto).

Faisant suite à mon télégramme du 16 courant (4) j'ai l'honneur d'informer

V. E. que par il'intermédiaire de M. Oiozaga, Napoléon III a fait assurer Roi

D. Fernand etre enchanté de son acceptation de la Couronne d'Espagne. Le général Prim parait etre aussi très-heureux, mais il voudrait remettre la communication aux Cortes jusqu'à la réunion de Novembre prochain.

Le Ministre d'Espagne ici qui travaille incessamment à la réussite de son projet favori, a fait observer qu'il serait plus prudent de se dépecher, et il espère que d'après ce qu'il a écrit les Cortes seront bientòt convoquées, mais apparemment pour tout autre chose, car le général Prim recommande le plus grand secret pour éviter toute complication. Par bonté de LL. MM., je suis seui

d'Orient •.

au courant de tout ce qui se passe, à la condition du secret le plus absolu. J'ai répondu que l'on pouvait y compter à l'égard de tout le monde excepté Gouvernement du Roi, qui, comme c'est de mon devoir, doit etre informé de tout. Plusieurs raisons ont fait changer d'opinion au Roi D. Fernand, mais surtout la peur de la République en Espagne, faute de candidat possible, ce qui serait fatai à la monarchie portugaise. Pourtant je crois de mon devoir de prévenir

V. E. qu'à mon avis la personne qui a contribué beaucoup à décider le Roi pourra etre cause de l'échouement, si on ne lui fait pas une position à sa convenance à la Cour de Madrid, cette personne est l'épouse du Roi. S. M. a déclaré vouloir d'abord régler tout cela personnellement, laissant ensuite règlement de toutes les autres conditions au Gouvernement portugais.

(1) -La parola fra asterischi manca nel testo conservato in ASME. (2) -Il testo conservato in ASME porta, per un evidente errore di decifrazione: c question (3) -Il 18 luglio. (4) -Cfr. n. 172.
232

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 598. Berlino, 21 luglio 1870.

Je remercie V. E. de la répétition d'une partie de son télégramme du 16 (1) Juillet. Cette répét1tion ne m'est parverrue que ce matin.

Je viens de chez M. de Thile. Il m'a dit savoir d'une manière positive et. l'avoir télégraphié à Florence, que notre Chargé d'Affaires (2) à Munich avait preché la neutrali:té à la Bavière. J'ai nié péremptoirement, du moment surtout où il n'aurait pas la nouvelle que le meme langage eiìt été tenu par les Légations du Roi à Carlsruhe et à Stuttgard. Le Secrétaire d'Etat, après avoir consulté le protocole m'a répondu qu'une nouvelle identique était parvenue de Stuttgard. Quant à notre Mission à Carlsruhe, il n'a rien allégué, mais il m'a

paru démeler dans ses paroles que des soupçons se faisaient jour de ce còté aussi.

M. de Thile invoquait les Traités d'alliance offensive et défensive entre le Nord et le Midi de l'Allemagne, auxquels les Etats contractants étaient liés, à moins de vouloir trahir la cause nationale. En présence du fait qui m'était signalé, il deviendrait difficile au Cabinet de Berlin de se montrer communicatif dans ses relations avec nous.

Cette dernière observation fut faite en suite de ma demande si un service de courrier de Cabinet serait établi d'ici vers Florence, et dont j'aurais été bien aise de me prévaloir. Le cas échéant, cette autorisation me serait accordée, mais on doutait, dans de telles circonstances, d'avoir des communications importantes à échanger entre Berlin et Florence.

J'ai répété à M. de Thile qu'il était plus que vraisemblable que dans l'intéret du maintien de la paix, nous n'aurions pas manqué de donner à nos diplomates dans le Midi de l'Allemagne des instructions identiques aux miennes parfaitement connues à S. E., et au Comte de Bismarck. Mais que certainement nous nous étions abstenus, avant et après la déclaration de guerre, de precher

une neutralité qui serait en opposition avec les Traités d'alliance conclus en 1866 entre la Prusse et les Cours du Sud.

J'aime encore à croire qu'il y a quelque malentendu dans cette affaire. Il est évident qu'après la déclaration de guerre, vu notre attitude d'observation attentive, nous ne serions pas sortis de notre réserve au delà comme en deça du Mein. L'incident auquel se rapporte cette dépeche n'aurait donc pu se produire que dans la phase des efforts des différentes Puissances pour conjurer l'orage. Et meme alors, si chacun de mes collègues avait, comme moi, l'ordre de se concerter nommément avec les représentants de l'Angleterre, je doute fort que ceux-ci fussent autorisés à prendre en quelque sorte parti d'avance pour le Gouvernement français et à nous induire à suivre le meme exemple. Il est dans tous les cas curieux de constater que nous n'ayons été dénoncés maintenant seulement par les Cabinets de Munich et de Wurtemberg, ou par les diplomates prussiens près ces Cours.

M. Le Sourd dans l'entretien que j'ai eu avec lui hier et dont j'ai rendu compte le meme jour à V. E. (1), exprimait l'·idée que l'armée allemande ne marcherait pas au combat avec confiance. Je me suis empressé de le détromper: «Ne vous faites aucune iHusion, vous trouverez à qui parler. L'Allemagne fera son devoir, l'armée a une juste confiance dans ses chefs éprouvés •. Et dans mon for intérieur j'ajoutais que la victoire en définitive serait au plus digne, parce qu'on soutient ici la meilleure des causes, celle de l'indépendance vis-à-vis de l'étranger. Il se peut qu'au début de la campagne il y ait quelques revers, parce que les troupes françaises sont en avance dans leurs préparatifs sur celles de l'Allemagne, mais ses grandes masses de bayonnettes certes aussi braves et plus intelligentes que les adversaires, sauront tòt ou tard empecher un morcellement du territoire germanique.

Je transmets aujourd'hui sous bande les documents communiqués hier au Reichstag par le Comte de Bismarck. C'est le détail historique de la crise, de son déve:I.oppement jusqu'au moment de la rupture. Je n'en joins pas la traduction, car ces pièces seront sùrement publiées dans les différentes langues.

Ci-joint une lettre parliculière pour V. E. (2).

(1) -Cfr. n. 170. (2) -ln realtà, il ministro Migliorati.
233

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (A VV, mazzo 8, fase. 5-7 /D)

L. P. Berlino, 21 luglio 1870.

J'ai été abasourdi par la nouvelle dont j'ai parlé dans mon rapport de ce jour (3). Je vous ai immédiatement télégraphié (4). Elle m'a paru si peu vraisemblable que je n'ai pas hésité à y opposer un démenti catégorique. Mais il importe

je sois mis à meme de la nier au nom du Gouvernement; car si elle se confirmait contre toute attente, la confiance du Cabinet de Berlin à notre égard serait profondément ébranlée, et ma position ici deviendrait des plus fausses. Le fait serait envisagé comme un indice des plus graves que nous nous rapprochons de la France puisque nous aurions cherché dans notre désir de localiser la guerre, à enlever à la Prusse ses Alliés du Sud. L'interprétation du casus foederis ne pouvait etre discutée qu'entre les contractants allemands de 1866. C'était là une affaire intérieure où toute immixtion devait paraitre au moins suspecte. Les événements, la conduite de la France prouvaient largement que cette Puissance voulait la guerre à tout prix pour humilier la Prusse dans son Roi, et pour empecher l'Allemagne de suivre ses destinées. Nous ne pouvions d'ailleurs, sans nous écarter de notre programme, travailler contre une cause éminemment nationale, contre le mouvement d'indépendance vis-à-vis de l'étranger provocateur et si frivole dans ses procédés. Le bon droit et la justice sont de son còté; et si la fortune des armes lui était infidèle, nous risquons fort d'etre placés sous le joug de la France jusqu'au moment où une coalition inévitable la remettra à la raison.

J'ai pleine confiance en Vous, Monsieur le Chevalier, je connais vos sentiments patriotiques. Bouchez les oreilles aux séductions trompeuses de la France, aux entrainements de l'Armée; fermez les yeux au mirage de Rome. Il ne faut devoir la solution de cette question qu'à nous-memes, à notre sagesse, à notre habileté. Marcher avec la France, ce serait compromettre peut-etre notre Dynastie, et habituer l'Italie qui n'appartient qu'aux Italiens, à ne voir de salut que dans la France. Je suis convaincu de la vérité de ce que je vous ai déjà écrit: vous n'avez qu'à déclarer à la tribune que nous entendons rester en dehors de la bagarre, c'est-à-dire les maitres chez nous. Tout le pays vous applaudira, et à Paris on comprendra que les dents nous ont poussé pour mordre au besoin.

Un mot je vous supplie pour me rassurer davantage sur notre attitude. Si elle n'est pas des plus nettes, je ne suis plus en vos mains et en celles du Gouvernement qu'un instrument brisé.

M. de Thile me disait aujourd'hui qu'il espérait que je resterais à Berlin, mais que si jamais je devais quitter le poste, chacun aurait le sentiment ici que je n'aurai rien négligé dans l'intéret mutue! des deux Pays. Il semblait donc admettre déjà l'éventualité d'un départ. Ma modeste personne ne compte pour rien dans la balance, mais adieu alors à mon reve le plus cher de contribuer dans la mesure de mes forces à créer une solidarité entre l'Italie et l'Allemagne.

(1) -Cfr. n. 215. (2) -Cfr. n. 233. (3) -Cfr. n. 232. (4) -Cfr. n. 227.
234

IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, G~LATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 24. Nizza, 21 luglio 1870 (per. il 23).

Ho scritto nel precedente mio di questa Serie che la dichiarazione di guerra non aveva destato entusiasmo in Nizza, e ciò confermo malgrado quanto

possa stamparsi da qualche giornale, dando per vere e naturali, apparenze ingannevoli ed artificiali.

Si canta nei caffè ogni specie d'inni, cosi detti patriottici, e perfino la fin qui proibitissima Marsigliese, intonata da donna biancovestita e portante a tracolla una sciarpa rossa, presente, se forse non promovente, la Polizia stessa.

Squadre di giovani del basso popolo da quindici a venti individui avvinazzati corrono tutta la notte le vie della città urlando canzoni ed impedendo in piena libertà il riposo alla cittadinanza.

Stanotte, era forse un'ora, una di tali squadre, che all'accento mi parve d'Italiani, ed al tono della voce, di avere glorificato Bacco, percorrendo schiamazzando la via Gioffredo, ove abito colla Cancelleria del Regio Consolato, si fermò sotto le mie finestre per gridarvi ripetutamente un sette od otto volte Viva l'Italia. Vi si accoppiò da un paio di individui anche il grido di Viva Garibaldi, ed alla loro dipartita, una voce allo accento evidentemente francese, gridò da sola Vivent la France et l'Italie; d bas la Prusse. Suppongo essere quella voce dell'Ufficiale Pagatore.

Ieri mattina un soldato in congedo, richiamato sotto le armi, in pien mercato per dare sfogo alla sua gioja non trovò di meglio che di comprare una resta di cipolle per staccarle una ad una e lanciarle sulla schiena di un prete transitante per caso.

Il prete per salvarsi dai projettili dovette rifugiarsi in una bottega. Il pubblico e gli Agenti di polizia impassibili spettatori.

La sera innan~i, altro di questi 1soldati richiamati, forse per liberarsi dalle importunità di un creditore, credè di amministrare una sfuriata di calci e di pugni ad altro individuo, senza che nè un sostituto del Procuratore Imperiale, nè Agenti di polizia, testimonj, abbiano stimato di disturbarlo.

Nunc omnia licent.

Le truppe qui di presidio sono già quasi tutte partite pel teatro delhi guerra. Abbondanza di discordanti politiche supposizioni sull'intervento o no dell'Italia e sul premio promessole per questo.

Tali parti di scossa immaginazione non mi pare meritino di essere riferiti, giacchè quasi ogni individuo si fabbrica un piano politico a suo uso.

Continua in questa Cancelleria la lodevole accorrenza della nostra gioventù, o prossimamente chiamanda alla leva, o già inscritta sui ruoli dell'Esercito, per accertarsi, come se ne sparse qui la voce, se il Governo del Re l'abbia già chiamata sotto le Bandiere.

235

L'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 6, fase. 5-l/E (1); ed. in Iniziative neutralistiche, pp. 50-60)

L. CONFIDENZIALE. Vienna, 20-21 luglio 1870

Dopo un viaggio interrotto ad ogni stazione dai trasporti militari badesi e wurtemberghesi, giunsi a Vienna lunedl sera. Martedì per tempo mi recai da

Curtopassi, che si mise con estrema gentilezza a mia disposizione. Impiegai le ore antimeridiane a prender cognizione delle tue lettere e dei tuoi telegrammi. Alle tre andai dal Barone Beust, ma questi, avendo tutti i diplomatici che lo aspettavano, non potè ricevermi che pochi momenti e mi pregò di ripassar quest'oggi. Per non perder tempo mi recai tosto dal Conte Andrassy ed ebbi con lui una lunga conferenza che ho riassunto in un lungo telegramma (1). Mentre attendo di vedere il Barone B.[eust] preparo questa lettera per te, per spiegar meglio le idee di Andrassy.

Incominciai per dirgli che l'Austria e l'Italia si trovavano in condizioni interne di politica talmente analoghe che l'impressione prodotta sui Governi dalle presenti complicazioni dovrebbe pure essere analoga. Ci occupavamo entrambi di economie e di finanze, la pace era il più grande desiderio dei due popoli, ecc. Esser naturale in questo momento che i due Governi avessero un mezzo confidenziale di scambiar le loro idee, ed essere io stato scelto da te a questo intento. Pregai perciò il Conte Andrassy di dirmi in qual modo considerava la situazione e quale atteggiamento conta prendere l'Austria, sovra tutto in seguito ai vari negoziati confidenziali di cui mi mostrai informato, ed alle imminenti proposte francesi.

Il Conte A.[ndrassy] mi disse: incomincerò col ripetere quanto ho detto testè all'Incaricato d'Affari di Francia: l'Austria dovrebbe secondo me imitare l'esempio dell'Imperatore Napoleone nel '66, il suo errore fu non già di riservarsi la libertà d'azione e non prender impegni, ma quello bensì di non trovarsi pronto a far la guerra nel momento in cui lo chiedevano gli interessi francesi. Noi ci armeremo immediatamente e già abbiamo incominciato a farlo; ma vogliamo evitare di impegnar prematuramente la nostra libertà d'azione. Gli dissi che tale era pure il tuo pensiero: che in questo momento l'opinione pubblica da noi non era favorevole alla guerra: che la questione com'era stata posta aveva quasi più l'aspetto d'una rissa, cagionata da dei reciproci mauvais procédés, che di una grande e vera questione politica. La cosa però dovrebbe cambiar d'aspetto se la guerra non fosse localizzata, ed altre potenze prendessero parte alla lotta. Allora altre questioni potrebbero venire in campo e gli interessi dell'Austria e dell'Italia potrebbero venir direttamente compromessi. Il Conte A.[ndrassy] mi disse essere precisamente questo il suo avviso: se la Russia entra in campo, l'Austria non può rimanere neutrale nè indifferente. Parlò con qualche amarezza della leggerezza con cui la Francia vorrebbe compromettere altre potenze, prima ch'esse siano preparate; disse di saper che a Parigi si spera forzar l'Austria a pronunciarsi, provocando una rivoluzione nei Principati esser questo un gravissimo errore: la Prussia, secondo lui, abbandonerebbe l'Hohenzollern, e l'Austria sarebbe paralizzata, dovendo rivolger tutte le sue forze e tutta la sua attenzione all'Oriente.

Partendo dalla base che l'Austria e l'Italia evitino di impegnarsi diret

tamente, almeno finchè non siano in grado di prender parte alla lotta, gli

chiesi se non sarebbe d'avviso che i nostri due governi si mettessero diretta

mente d'accordo circa il modo con cui si deve rispondere alle proposte fran

cesi. L'ultima forma di queste era un progetto di mediazione austro-italiana sulle basi dello statu quo territoriale fissato dal trattato di Praga e della rinuncia delle due famiglie regnanti alla candidatura spagnola. Pregai il Conte Andrassy di dirmi la sua impressione. Mi disse questo progetto non piacergli gran fatto: parergli evidente che non avrebbe alcun esito, e che servirebbe soltanto ad impegnar prematuramente le due potenze mediatrici. Vedo perciò con sorpresa dal telegramma che ricevo in questo momento (1) che Beust accettò la mediazione. È questo un indizio di qualche differenza nel modo di vedere fra lui e Andrassy. Procurerò di chiarir ciò nella conferenza con Beust che vedrò oggi alle 3 lh .

Vedendo che Andrassy desiderava veramente d'intendersi con noi, sviluppai meglio quest'idea, mettendo innanzi la congettura di un accordo completo fra l'Italia e l'Austria nel caso che dovessero entrar in lotta. [Anche qui cominciai dal far risaltare le analogie di situazione che esistono fra i due governi. I più ardenti fra gli Austriaci pel ritorno dell'Austria in Germania sono quelli che meno vorrebbero un'alleanza fra l'Austria e la Francia. In Italia i più impazienti per una soluzione radicale della questione romana sono appunto i più feroci oppositori dell'influenza francese. Ciò mi diede adito a parlar della questione dl. Roma] (2).

La Francia ci offrirà, forse ci offre fin d'ora, l'evacuazione del territorio romano. Ma il semplice ritorno al regime della Conv[enzio]ne del settembre sarebbe di gran lunga insufficiente compenso pei pericoli della partecipazione alla guerra (3). Dovendo tener fuori d'Italia un corpo considerevole di truppe sarebbe onerosissimo per noi, anzi quasi impossibile di assumer l'obbligo di circondar con un cordone militare il territorio pontificio. Non v'ha dubbio che Mazzini e Garibaldi riuscirebbero ad entrare a Roma ed a stabilirvi la repubblica. Ora noi non vogliamo ad alcun prezzo andare incontro a simile pericolo. Se dobbiamo aver la responsabilità di quanto accadrebbe a Roma dopo la partenza dei Francesi, dobbiamo aver la forza e l'autorità di farvi prevalere le nostre idee, e di difendere il papa, i cardinali, ecc., dai disordini popolari. Una soluzione più completa sarebbe quindi indispensabile. Il Conte Andrassy mi ·chiese che cosa intendevo per una soluzione più completa. Risposi, a modo d'esempio, l'occupazione di Roma per parte delle truppe italiane. Chiesi se il Governo ungherese farebbe obiezioni a ciò, dicendo che il mondo cattolico politicamente per noi si compone dell'Italia, dell'Austria e della Francia: se esse sono d'accordo non è d'uopo occuparsi del resto. Il Conte Andrassy disse che non crede che vi sarebbe difficoltà: c il me faudrait cependant, soggiunse, travailler l'Empereur qui est toujours un peu chatouilleux sur ce point •. Chiesi allora che notizie si avessero dall'attitudine della Russia. È egli vero che il P[rinci]pe Gortchakoff si trovi a Parigi? V'ha egli probabilità che per ottenere la neutralità russa la Francia faccia concessioni in Oriente? Andrassy

(cfr. Paget a Granville, 19 luglio, in (Blue Book), Rome n. l (1871). Correspondence respecting the Affairs ot Rome, (1870-71), n. l, p. l; Archives Diplomatiques 1874, II, p. 1.

rispose parergli ciò quasi impossibile perchè da un lato i Russi sono troppo impegnati coi Prussiani, dall'altro la Francia sa che essa deve scegliere fra l'Austria e la Russia, e militarmente quella è preferibile a questa. Soggiunse che se la Russia piglia parte alla guerra l'Austria dovrà entrare in campo immediatamente e potrà farlo fra 4 o 5 settimane con 700.000 uomini. Mi chiese quanto potremmo mettere in linea dal canto nostro, risposi che avrei chiesto su ciò istruzioni. Ritornando all'argomento principale della conferenza (accordo intimo, diretto e completo fra l'Italia e l'Austria) gli chiesi se potevo riassumere in questi tre punti le basi generali dei negoziati da intavolarsi: l) Determinar sin d'ora, se ed in quali circostanze l'Austria e l'Italia debbano prender parte alla guerra.

2) Fissar fin d'ora le condizioni dell'azione comune in tale eventualità.

3) Incominciar tosto i preparativi necessari e ciò prima di impegnarsi direttamente con la Francia. (Le parole di Andrassy escludevano sempre ogni ipotesi d'accordo fra l'Austria e la Prussia).

Vedrò oggi se Beust entra nello stesso ordine d'idee. Naturalmente (è appena d'uopo di dirlo) non prenderò impegni senza autorizzazione esp~essa. La missione confidatami è, lo so, sovratutto di osservazione, pna una filza d'interrogazioni non farebbe qui che eccitare la diffidenza, senza metterei in grado di veder chiaro in nessuno dei punti dubbi. Se l'Austria non solo aderisce, ma desidera un accordo intimo con noi, è questa la miglior prova, od almeno un grandissimo indizio, che non ha ancora altri impegni diversi. Andrassy mi disse queste parole: c Quel bonheur que nous n'ayons plus un pouce de terre italienne! Vous serez étonné en apprenant qui me faisait dernièrement cette observation: c'est l'Archiduc Albert lui-mème •. Io risposi: c Pardon, vous avez encore une petite population italienne qui vous donne quelques embarras •. Andrassy replicò: c C'est là une bagatelle dont il ne vaut pas le peine de parler •. Ci separammo sul permesso datomi da lui di venirgli a parlare ogni qualvolta io lo creda utile. La sera al Volksgarten egli disse a Curtopassi di esortarmi ad esser più esplicito ed a formular tosto le basi dell'accordo eventuale fra l'Italia e l'Austria. Io mi guarderò bene dal farlo, senza aver verificato prima se Beust parla lo stesso linguaggio, e senza aver ricevuto da te nuove istruzioni.

La politica che io preferirei, tu lo sai senza dubbio, sarebbe di non pigliar impegni nemmeno eventuali nè coll'Austria nè colla Francia. Tuttavia comprendo quanto ciò sia difficile. Come per l'Austria la-partecipazione della Russia alla guerra renderà impossibile l'attitudine di aspettazione e di neutralità, per l'Italia la riserva e la neutralità saranno impossibili dal momento che l'Austria entrerà in campo. Le proporzioni del conflitto saranno allora allargate: non si tratterà più d'un duello fra Bonaparte e Hohenzollern, nemmeno della semplice lotta di preponderanza fra Francia e Germania: tutte le questioni d'Oriente saranno sollevate, ed in queste l'Italia ha diritto e dovere di farsi ascoltare. Noi potremmo forse allora, senza andar contro ai nostri principi di nazionalità e di non intervento, entrar in campo, render servigi all'Austria ed alla Francia, evitando tuttavia di attirarci addosso l'odio perpetuo delle razze germaniche di 50 o 60 milioni di uomini, i più colti, i più

onesti, assai meno temibili per l'Italia, a mio credere, degli altri nostri vicini. Io credo che allora l'opinione pubblica ed in Italia ed in Europa approverà la nostra condotta. Evitar dunque per qualche settimana ancora gli impegni diretti colla Francia; negoziare, se è necessario, un accordo eventuale coll'Austria mi pare una buona politica. A che pro impegnarsi fin d'ora mentre è evidente che l'Italia è nell'impossibilità assoluta di prender parte alla guerra prima di 5 o 6 settimane? Ora, in questo intervallo le cose possono mutare e pigliar un aspetto affatto nuovo e diverso dall'attuale. Ma siccome il Congresso, ch'era un'utopia finora, può esser domani una realtà, l'accordo eventuale coll'Austria potrebbe servire fin d'ora ad una entente pei negoziati di pace. Il Congresso per noi è pericoloso nella questione romana : servirsi delle eventualità della guerra per ottenere sin d'ora dall'Austria delle dichiarazioni favorevoli potrebbe essere utile. [Ecco per ora le mie idee. Riprenderò questa lettera e le modificherò se occorre dopo aver veduto Beust. Intanto e per non dimenticarlo ti pregherei di mandarmi in cifra un indirizzo di casa bancaria ·cui io possa indirizzar di qui sotto piego suggellato :I:e mie lettere a te, per non esser costretto a limitarmi ai telegrammi od al corriere. Se la mia dimora a Vienna si prolunga, sarebbe pure utile che tu scriv€ssi a Cantagalli di dire a Freydorf che mi hai autorizzato a recarmi in Asti, presso mia madre].

21 luglio 1870, mattino.

Sono stato ieri dal Conte Beust e ti mandai per telegrafo il riassunto del nostro colloquio (1). Egli veniva dal Consiglio dei Ministri e pareva assai preoccupato. Cominciai dal chiedergli se aveva accettata la proposta mediazione. Rispose in modo confuso ed imbarazzato, che lo aveva fatto, ma non ci metteva niun'importanza. I termini stessi del progetto di mediazione non erano ancor ben chiari, mentre si parlava di prender per base il trattato di Praga vi si parlava pure del mantenimento dei trattati d'alleanza fra il Sud ed il Nord. Evidentemente il progetto di mediazione non è che una manovra concertata colla Francia. Chiesi poi se avrebbe emessa una dichiarazione di neutralità. Mi disse che stava redigendo una circolare diplomatica in tal senso e che anche a Firenze si farà lo stesso. Intanto, continuò egli, tutti pigliano delle preacuzioni e le pigliamo anche noi. Dichiarò che nè Gortchakoff nè Granville erano stati a Parigi e disse non avere alcuna fiducia sugli ultimi tentativi inglesi per impedire la guerra. La Russia avrebbe dichiarato, secondo le informazioni di Beust, che in caso di rovesci prussiani farebbe causa comune

colla Prussia. Quanto all'Italia, disse B.[eust] la questione che più vi interessa è quella di Roma. La Francia pare disposta a ritornare alla Convenzione di settembre. Feci osservare che ciò non basta e ne sviluppai le ragioni. • Non credo, -diss'egli, -che avrete difficoltà ad ottenere che le truppe francesi siano rimpiazzate dalle italiane. Quanto a noi, credo possa bastarvi il nostro tacito assenso •. Chiesi allora se credeva utile di preveder fin d'ora le eventualità risultanti dalla guerra e di mettersi d'accordo con noi. Risp9se che i due Governi devono camminar per la stessa via, ma che quanto al.far previ

15 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

sioni fin d'ora non lo crede possibile. Mantenere una politica d'aspettazione,

armar senza chiasso, ecco il suo consiglio per ora. Il tono del suo linguaggio non

ammetteva una lunga discussione ed io lo lasciai.

L'impressione che io ricevetti dalle sue parole si fu o che i tre sovrani

hanno già preso fra loro accordi diretti o che i negoziati fra la Francia e

l'Austria stanno per esser conchiusi. Ieri giunse qui il Conte Castellane, con

sole francese a Pest, con pieghi per Beust ed era nell'anticamera quand'io

entrai dal Cancelliere. Domani arriva Latour d'Auvergne. So di buona fonte

che l'Imperatore d'Austria desidera assai di prender parte alla guerra. Forse

è un sospetto mio, ma temo che nelle altissime regioni tutto sia ormai com

piuto e consummatum.

Cercherò oggi di veder di nuovo il Conte Andrassy e di sapere da lui le ragioni di questa estrema riserva del Beust. Mi pare ad ogni modo ben certo che l'Austria arma segretamente in modo formidabile ed entrerà in guerra contro la Prussia appena la Russia esca dalla neutralità. Intanto qui si dichiara di voler esser neutrali e disarmati. Se la Russia non si muove sarà difficile all'Austria di non rimaner neutrale. Il partito tedesco, fortissimo qui, è contro la Francia e favorevole alla Prussia. Gli Ungheresi non vogliono la guerra se non nel caso in cui la Russia esca dalla sua neutralità.

La Prussia ha fatto o fa delle pratiche per ottenere dall'Austria una benevola neutralità. Ma a Corte e nell'esercito l'odio contro la Prussia è fortissimo. Perchè l'Austria le divenisse favorevole occorrerebbero concessioni od in Oriente od in Germania. Gli stretti rapporti fra la Russia e la Prussia impediscono le prime, e per le seconde sarebbe d'uopo disfare tutta l'opera di Sadowa. La condotta attuale della Baviera e del Wiirttemberg rende queste concessioni anche meno probabili.

Quali accordi possano esistere colla Francia, N.[igra] lo saprà molto meglio di me. Dicono che l'Imperatore N.[apoleone] voglia formare uno stato separato delle province renane e mettere tutto il Sud nella dipendenza indiretta dell'Austria e della Francia. Quand'anche promesse esplicite fossero fatte circa la Slesia od altre parti del Nord, è evidente che l'adempimento di esse dipenderà dalla misura dell'aiuto austriaco e dalla sua efficacia. Forse potrebbero bastare all'Austria compensi in Oriente ed il ristabilimento della sua influenza nella Germania del Sud.

Non credo che il desiderio dell'Austria di serbarsi neutrale sia talmente sincero ed ardente da vincolarsi a tale scopo con l'Inghilterra o con altre Potenze. Gli Ungheresi stessi desiderano la guerra se la Russia è con la Prussia. Il dualismo Austro-Ungherese impedirebbe all'Austria, a parer mio, di prender parte alla guerra, sia per, sia contro la Prussia per ragioni puramente tedesche.

Ho risposto così in fretta e nel modo consentitomi dalla scarsezza delle mie cognizioni su questo terreno a parecchie delle domande fattemi nel foglio inviatomi (1): dovendo tener segreta la mia presenza qui non posso parlar coi membri del Corpo Diplomatico e molti mezzi d'informazione mi mancano. E, per ottenere piena confidenza da Beust e da Andrassy, dovrei mostrarmi pienamente

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informato di quanto accade a Pitti e alle Tuileries. La condizione delle cose può cambiare ad ogni momento per le comunicazioni dirette e telegrafiche fra le tre Corti; invoco dunque la tua indulgenza se non riescirò a ragguagliarti in un modo completo, come desidero vivamente di poterlo fare.

21 luglio, ore 16.

Il Conte Andrassy venne oggi alla Legazione e riprese la conversazione dell'altro ieri. Affermò che è d'accordo con Beust e con l'Imperatore, che entrambi non han finora impegni con nessuno e desiderano intendersi con l'Italia. Ma per ciò bisogna parlar chiaro e mi scongiurò a farlo. Ripetei che non ho autorizzazione di sorta; lo invitai a formular egli un progetto. Finalmente, vedendo che insistevo, mi disse che, nell'ipotesi in cui la guerra non fosse limitata alla Francia ed alla Prussia, l'Italia potrebbe trovarsi nel caso d'uscire dalla neutralità. c Suppongo -egli mi disse -che non ci troveremo mai in un campo contrario, l'Austria non può essere che con la Francia e l'Italia pure •. Aderii accennando alla nostra posizione geografica. c Quali sarebbero le vostre domande in questo caso? •. Risposi che doveva rammentar quanto me le basi dei negoziati confidenziali antecedenti. Insistè perchè io le enunciassi di nuovo, lo feci rammentando espressamente il Trentino e la linea dell'Isonzo, non che il compenso delle spese della guerra. Egli osservò subito che l'~ustria non può dare compensi pecuniari, visto lo stato delle sue finanze. Osservai che queste proposte erano d'origine francese e che forse, nell'epoca in cui furono fatte, la Francia intendeva pigliare a suo carico le spese di guerra. Fece pure qualche difficoltà pel Trentino a cui qui si dà un grande valore strategico. • Non chiedete Trieste? • domandò egli. Risposi che di ciò non s'era fatto menzione, ch'io sapessi, finora. Promise spontaneamente di riflettere, parlare con l'Imperatore e con Beust e discorrere di nuovo con me. Dal mio canto feci le più esplicite dichiarazioni circa il carattere affatto

privato delle mie parole. Soggiunsi che, finchè la guerra si limita alla Francia ed alla Prussia, l'Italia desidera rimanere neutrale. Se altre Potenze entrano in campo, se sorge la questione d'Oriente, i nostri interessi ci faran forse prendere un'altra attitudine. Insistei sull'analogia naturale d'interessi che esiste fra Austria ed Italia in Oriente; entrambe desiderano evitare che il Mediterraneo sia esclusivamente un lago russo; quanto alla Prussia ed alla Francia, desideriamo che esse si equilibrino e che l'Austria ci aiuti a non sentir troppo la preponderanza nè dell'una nè dell'altra, e crediamo che l'Austria abbia un vasto campo alla sua influenza verso il Danubio e l'Oriente. Il Conte A.[ndrassy) ritornò a parlare spontaneamente della questione romana. Ripetè che il regime della Convenzione di settembre è insufficiente e crede che la Francia dovrebbe ammettere, almeno durante la guerra, l'occupazione del territorio pontificio per parte delle truppe italiane. Feci osservare che la Francia non vorrà conceder ciò senza che noi c'impegnamo ad essere con lei e gli chiesi consiglio. Rispose che gli parrebbe preferibile attendere finchè l'Austria e l'Italia fossero d'accordo, ma non osare pronunciarsi definitivamente; del resto, disse. occorreranno quattro o cinque settimane a voi come a noi per esser pronti, e sarebbe bene aspettare fino a quell'epoca. La Russia, secondo lui, si prepara

in gran fretta e l'Austria potrebbe essere costretta a prevenirla. Ripetè che finora l'Imperatore e Beust non hanno alcun impegno con la Francia, e mi autorizzò a scriverlo.

In seguito a questa conversazione (Andrassy disse che era d'accordo col Beust nel tenermi questi discorsi), mando Villa con questa lettera che finisco in gran fretta. Dimmi, ti prego, per telegrafo quale è la tua impressione e mandami istruzioni. Non so in qual senso si pronunci l'opinione pubblica in Italia, nè quali sieno le vostre intenzioni; sento parlare di crisi ministeriale e ciò m'inquieta oltremodo. La mia presenza qui finirà per essere rimarcata e desterà sospetti a Parigi ed a Berlino. Credo che le due conversazioni con Andrassy e le osservazioni contenute in questa lettera bastino a chiarirci alquanto sulla situazione.

Mandami per cifra un indirizzo bancario sotto cui possa indirizzarti, all'occorrenza, qualche lettera senza ricorrere al corriere od al telegrafo. La stampa tedesca a Vienna è tutta favorevole alla Prussia; l'Austria stessa dovrà cercare, se entra in guerra, di far credere che lo fa, non per combattere la Prussia o la Germania, ma per difendersi dall'influenza russa. Perdonami la confusione, la fretta ed il griffonnage di questa lettera; lo stile e la calligrafia sono del lusso in questo momento.

(1) Il testo di AVV è mutilo.

(1) Cfr. n. 204.

(1) -Cfr. n. 200. (2) -Le parentesi quadre, qui e a pag. 149, indicano che la frase è semicancellata nel testo. [Nota di Iniziative neutratistiche]. Nel testo conservato in AVV il passo è soppressofino a c Ciò mi diede adito...... (3) -Analogo punto di vista era stato espresso il 18 luglio da Visconti Venosta a Paget

(1) Cfr. n. 213.

(1) Cfr. n. 154, allegato.

236

EMERICO TKALAC AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. 84. Roma, 21 luglio 1870. Arrivé à la fin naturelle de la mission dont V. E. a bien voulu me charger, je crois de mon devoir de résumer mes impressions d'autant plus que dans mes dépèches j'ai toujours tenu à laisser parler les faits et à rester sobre de reflexions afin de mieux garder l'impartialité scrupuleuse que je m'étais proposé de suivre vis-à-vis des partis en présence dont aucun ne m'inspire de sympathie. Le triomphe de I'Infaillibilité et de la Compagnie de Jésus, tout complet qu'il soit, n'a été acheté qu'au prix de sang. Le Pape infaillible a détruit l'lnfaillibilité de l'Eglise, de l'Episcopat réuni en Concile, il a passé l'éponge sur l'institution apostolique de l'Episcopat et sur ces Etats-Généraux de Conciles, et couronné l'édifice de l'absolutisme papa! auquel on travaille depuis le ge siècle: on a créé une Eglise qui, par rapport à l'Etat et à la Soci!été et aux reiations avec ces derniers, est une chose très-différente de l'Eglise telle qu'elle a été jusqu'à présent. Il n'y a plus d'appel du Pape au Concile, plus d'intervention de l'Etat dans les affaires de l'Eglise catholique, et toutefois pas de séparation de l'Etat e de l'Eglise, mais absorption de l'Etat par la Papauté. C'est la crapule des empereurs romains de l'espèce des Caligula, Héliogabale etc., inoculée à l'Eglise -chose qui ne promet pas de durée,

mais qui embetera du moins quelques générations avant de s'effoudrer et de faire piace à une organisation nouvelle du Catholicisme. L'ivresse de la toutepuissance papale fera redoubler le cri du Cardinal-Hussite Schwarzenberg: • Reformatio in capite et membris! •.

Mais cette autorité surhumaine du Pape a payé assez cher son apothéose. Elle a été anatomisée, coupée, disséquée comme un cadavre, et c'est à mes yeux le plus grand mérite de l'opposition; pas une~ fibre, pas une artère n'en est restée saine et sauve. Depuis le Concile de Constance la Papauté n'a plus subi tant d'avanies et d'humiliations. On lui a reproché toutes les infamies, tous les mensonges, toutes les fraudes et tous les faux, au moyen desquels elle s'est formée et maintenue. Les auteurs du • Janus • n'ont pas été si cruels que Schwarzenberg, Hefele, Dinkel (d'.A:ugsbourg) et les américains Purcell et Werot et le grec Youssouff. Monseigneur Purcell a condamné le pouvoir temporel comme la peste de l'Eglise le quel la Curie romaine tàche de sauver au moyen d'un dogme afin de mieux exploiter le malade pris en partie de putrefaction et de décomposition. Et Monseigneur Werot a dit qu'une once de faits vrais valait miex que des milliers de livres de doctrines romaines. Ces mots resteront. Si l'opposition eut eu le courage d'agir comme elle a parlé, le Concile aurait eu un résultat bien différent. Un jour j'ai dit au Cardi.pal Schwarzenberg: «Eminence, vous savez ce qu'ont fait les Pères de Constance. Déposez Pie IX, proclamez un Anti-Pape, convoquez sous sa présidence un nouveau Concile à Constance meme et réformez l'Eglise " in capite et membris ". Et toute l'humanité bénira votre nom •.

c Vous avez raison, me répondit-il, voilà ce qu'il faudrait faire. Mais, que voulez-vous, je ne su<is pas homme d'action, et nos amis ne le sont pas plus que moi. Ce n'est pas le spectre de la Papauté qu'il nous effraie, mais nous sommes tous plus ou moins vieux et ne nous sentons pas les forces d'agir comme il faudrait. L'éducation du pretre catholique ne tend qu'à en briser l'énergie naturelle et à en faire d'eunuques. Vous voyez qu'on n'a que trop réussi • .

c Mais alors à quoi bon de parler si l'on est impuissant à agir? •.

Le Cardinal haussa les épaules et dit c Pour acquit de conscience •.

Les Jésuites connaissaient leur monde et agissaient en conséquence. Le spectre du Schisme ne les fait pas reculer. Ils savent qu'en l'occident le sentiment religieux n'est plus assez fort pour chercher une satisfaction dans la séparation de Rome; en Orient, le Schisme est une éventualité qu'ils tacheront de prévenir par des expédients et des moyens de circonstance, et si cela ne réussit pas, ils ajourneront leurs plans et s'en consoleront en travaillant à augmenter leur infiuence en l'Occident, sur lequel ils concentreront toutes leurs forces. Dans ce duel entre l'infaillibilité de l'Episcopat et l'infaillibilité du pape ils sont restés vainquers, grace à leur fermeté, à la stupidité de la majorité et à la faiblesse intrinsèque de l'opposition. Il y aura bien peu d'éveques de l'opposition qui se refuseront à signer la déclaration de soumission que le Pape leur exigera à bon droit; mais cette lutte de huit mois a tellement fait palir le prestige de la papauté et Pie IX s'est rendu tellement odieux que la soumission ne pourra etre autre chose qu'un acte de politique moyennant lequel ils entendent sauver leurs sièges épiscopaux. Les Jésuites ont avili l'Episcopat, l'ont canoniquement écrasé; l'Episcopat, à son tour, s'en est vengé, a avili la Papauté et en a rongé l'autorité. On s'est mutuellement fait autant de mal que possible, sans penser qu'on a sévi contre sa propre chair et s'est infligé des plaies à peu près inguérissables. On a reveillé des haines que ni le temps ni le changement des circonstances n'apaiseront ni n'assouviront. L'abime, creusé entre la papauté et l'Episcopat par ce Concile meme, aura dévoré l'autorité de l'un et de l'autre notamment dans les pays où les Catholiques vivent ensemble avec des protestants et des schismatiques et où la théologie scientifique ne peut etre soustraite aux influences mutuelles des doctrines hétérodoxes. Mais quoi qu'il en soit, le triomphe des Jésuites ne saurait etre momentanément plus complet qu'il est aujourd'hui.

Or, quel sera l'usage qu'ils en feront en ce moment? il va de soi que je n'ai pas la prétention de le deviner. Je pense que, pour éblouir le monde, ils feindront pendant quelque temps la plus grande modération afin de pouvoir dire que rien n'est changé à l'organisation et à la doctrine de l'Eglise. L'affaire espagnole sert admirablement ce pian; n'était-elle, le fait du 18 juillet aurait un retentissement égale des canonnades qui retentiront des bords du Rhin. Les cris de guerre ont couvert les applaudissements des claqueurs infaillibilistes postés le 18 juillet sous la coupole de St. Pierre, et l'apothéose de Pie IX passe inaperçue. Mais les auteurs de la comédie ne renonceront pas aux fruits du succès qu'ils ont obtenu.

Je crois que je ne me trompe pas en supposant que dans les circonstances actuelles leur premier point de mire sera le maintien du pouvoir temporel dont ils ont besoin plus que jamais comme base et pivot d'opérations. Ainsi, guerre jusqu'au couteau contre l'Italie et maintien des Bonaparte en France. Le congrès légitimiste du mois de décembre 1869 ayant échoué, parce que l'ex-roi de Naples, plus prudent que les autres Bourbons et Habsbourgs dépossédés, s'était formellement refusé à se jetter à corps perdu dans des aventures incalculables, ils changeront nécessairement de tactique, mais ils ne cesseront assurément pas de poursuivre leur but. La régence éventuelle de l'impératrice Eugénie seconderait à merveille ces plans de restauration générale. A l'intérieur, le jeu et les i~trigues des partis et la stupidité des masses; aux cours les intrigues d'autre temps et de tous les temps, intimidations de consciences, les spectres de la révolution, du socialisme, que le Pape infaillible et la soumission absolue à l'autorité du vice-Dieu seuls peuvent faire disparaìtre -voilà les auxiliaires de ces desseins, Don-Guijottesques à la vérité, mais assez efficaces si des mains habiles les dirigent. Je suis bien loin de croire qu'au moyen de pareils expédients on puisse arreter le progrès de l'humanité et la faire reculer de cinq siècles en arrière, mais j'avoue que la stupidité de l'immense majorité de l'espèce humaine ne me permet pas de prendre à la légère la guerre qu'ils continueront à nous faire avec des armes nouvellement retrempées dans cette forge du Gesù qui en fabrique à la portée de tout le monde.

Le Père Schrader m'a dit que la première proposition qu'on fera au Concile à sa réouverture sera la partie du Schème • de Ecclesia Christi • concernant le pouvoir temporel, les relations entre l'Eglise et l'Etat et les • erreurs • des législations modernes sur l'instruction publique, les biens ecclésiastiques,

les ordres religieux etc. C'est donc la déclaration de guerre à l'Italie et un avertissement à l'Autriche. J'en plaisantais et disais au Père Schrader que le Pape infaillible pourrait bien régler ces affaires urgentes sans Concile par de simples constitutions d'autant plus que la guerre pourrait porter des retards imprévoyables à la réouverture du Concile. Le Père Schrader m'a répondu que, vu l'opposition acharnée que l'autorité pontificale a rencontrée au Concile, le Pape tenait à faire accepter ces dispositions par le Concile meme, afin d'òter à l'opposition le prétexte de dire, après coup, que ce n'étaient que des doctrines de la Curie et des Jésuites. En d'autres termes, on ne se sent pas assez fort pour se passer ·de complices, et Dieu sait qu'on en trouvera autant qu'on voudra! Mais on rencontrera aussi une forte opposition, et c'est un autre effet de ce Concile que d'avoir mis le pouvoir temporel sous le jour le plus défavorable. Non seulement l'opposition, mais aussi la majorité en a essuyé tant de déboires que beaucoup de ses partisans les plus fanaHques l'ont déclaré une anomalie scandaleuse et insupportable. La liberté en Italie et l'absolutisme pontificai présentaient un contraste qui ne pouvait pas échapper à des hommes qui, vivant dans des pays libres et civilisés, se sont vus à Rome traités comme dans une despotie asiatique. Les américains, les anglais et les allemands se sont tout haut recrié contre cet état des choses et ont dit publiquement en société qu'il fallait 'en finir. L'affaire du Patriarche Aoudou et des Arméniens ont porté au comble l'indignation, et l'intervention de Rustem-Bey a donné lieu à des parallèles entre le pouvoir papa! et la Turquie qui assurément ne tournaient pas à l'honneur du pouvoir temporel. Le Concile a gagné des amis à l'Italie et créé au pouvoir temporel des ennemis dans des cercles où il n'y en avait pas eu auparavant. Or, je ne dirai pas que le pouvoir temporel ne passera pas à l'état de dogme catholique aussi bien que l'Infaillibilité, mais la haine contre l'Italie et le fanatisme pour cet Etat-modèle pontificai se sont refroidis ou éteints de sorte que le nombre des Zouaves entretenus par les évèques étrangers diminuera visiblement, et qu'à l'exception de Monseigneur Dreux-Brézé aucun évèque étranger n'a été content de se voir traité comme sujet du Pape privé de tous les droits d'homme et de citoyen. Le dogme du pouvoir temporel pas plus que l'Infaillibilité n'arrèteront le développement de l'Italie et du monde, mais à coup sur il ajoutera aux difficultés avec lesquelles l'Italie a à lutter pour se compléter et consolider, et si la guerre franco-prussienne empèche la prompte réunion du Concile, elle n'aura pas peu contribué à acheminer une solution, favorable à l'Italie, de la question romaine.

Je ne saurais terminer cette lettre sans remercier V. E. de la confìance dont Elle m'a donné une marque en me chargeant de cette mission que j'ai tàché de remplir de mon mieux, avec conscience et assiduité. Si je n'ai pas satisfait aux attentes de V. E., je pourrais alléguer à ma décharge tant des circonstances qui m'ont opposé des difficultés absolument insurmontables à l'accomplissement de mes vceux. J'en passe et en l'état je serai heureux si V. E. reconnait ma bonne volonté de servir ma patrie d'adoption autant que mes forces et les circonstances me l'ont permis.

237

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A BERLINO, DE LAUNAY, A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, E A STOCCARDA, GREPPI

T. 1220. Firenze, 22 luglio 1870, ore 7.

Chargé d'Affaires de Prusse me fait part d'un télégramme de son Gouvernement portant que nos Agents à Munich et à Stuttgard auraient tàché de detourner les Etats du Sud de l'alliance prussienne. Je regrette ces suppositions et je serais obligé au Gouvernement prussien et à ses Agents de faire connaitre sur quoi elles se fondent.

238

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI

T. 1221. Firenze, 22 luglio 1870, ore 11,45.

Votre télégramme (1) ne répond pas à ce que je vous ai demandé. Je désire savoir si l'Autriche fait une proclamation ou une notification à ses sujets pour les avertir que la guerre existant entre la France et la Prusse ils doivent observer les devoirs de la neutralité.

239

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1223. Firenze, 22 luglio 1870, ore 15,45.

J'approuve le langage que vous tenez; rien n'est changé dans notre manière de voir; cependant après avoir lu votre rapport du 17 (2) je crois nécessaire de vous écrire (3). Courrier de cabinet partira ce soir.

240

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LISBONA, PATELLA

T. 1224. Firenze, 22 luglio 1870, ore 15,45.

Vous ne devez pas assister au cercle officiel pour la fete de la constitution.

(1) -Cfr. n. 228. (2) -Cfr. n. 185. (3) -Cfr. n. 258.
241

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, E A PARIGI, NIGRA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI

T. 1225. Firenze, 22 luglio 1870, ore 16.

Veuillez me dire quelles mesures le Gouvernement prend à l'égard de la publication du décret du Concile sur l'infaillibilité (1).

242

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM (2)

(Ed. in Iniziative neutralistiche, pp. 63-64)

T. RISERVATO. Firenze, 22 luglio 1870, ore 18,15.

Vimercati sait que vous ètes à Vienne et connait l'objet de votre mission. Il vous verra avec précautions * indispensables * et vous informera. Il ne restera à Vienne que deux jours. Dites-lui que d'après vos instructions vous deviez rapporter ce que Beust et Andrassy vous auraient dit et leur faire entendre avec beaucoup de réserve quelles auraient pu ètre en tout cas nos conditions. Dites-lui que je vous ai confirmé qu'il nous faut absolument concessions pour Rome. Le Ministre de la guerre désire connaitre quels sont les préparatifs réels que fait l'Autriche. Je crois que vous devez prendre attitude réservée pendant séjour Vimercati. A peine j'aurai de ses nouvelles je vous enverrai instructions. Recommandez-lui de se cacher autant que possible, car les journaux italiens annoncent déjà son voyage à Vienne.

243

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA (AVV, mazzo 14, fase. 9/3)

L. P. Firenze, 22 luglio 1870.

Vi mando con un corriere la lettera autografa di S. M. all'Imperatore pel ritiro delle truppe francesi dal territorio romano. Troverete quì unito il tenore di questa lettera (3). Vi ho ieri esposto (4) le ragioni per le quali il Re volle espressamente che la lettera fosse redatta a questo modo, poichè sapete che il Re sorveglia e corregge egli stesso la redazione dei documenti che emanano direttamente da Lui.

Per quanto riguarda il Governo Italiano la questione è abbastanza semplice. Noi consideriamo in primo luogo la decisione del Governo Francese di ritirare le sue truppe siccome affatto indipendente da ogni altra questione relativa alla linea politica che l'Italia potrebbe seguire nelle attuali circostanze. II Governo francese dichiarò sempre ch'esso considerava la Convenzione di settembre come in vigore, e il Governo italiano non l'ha denunciata. Noi ne adempivamo gli obblighi aspettando che la Francia eseguisse essa pure gli impegni del trattato che la riguardavano. Il Governo francese non ci fa una concessione, ma rientra nella esecuzione bilaterale di un patto in vigore, rientra puramente e semplicemente nelle condizioni reciproche di diritto. II Governo francese aveva sempre ammesso in principio il suo obbligo dipendente dalla Convenzione; solo si era riservato il giudizio del momento opportuno. Noi crediamo che esso abbia ragione di conside~are opportuno il momento attuale, poichè l'essere la Francia impegnata in una ,grande guerra costituisce per essa una guarentigia che l'Italia non vorrebbe in alcun modo cogHere questa occasione per crearle imbarazzi.

Non so se, dopo la lettera del Re, il Governo Francese d farà delle comunicazioni ufficiali relative al ritorno alla Convenzione, alle quali noi risponderemo dal lato nostro. Ma è probabile che il Governo dell'Imperatore annuncii e spieghi all'opinione francese, con qualche comunicazione nei giornali o altrove, il richiamo delle truppe. Richiamo su questo la vostra attenzione. In primo luogo, mi pare indicato da tutte le convenienze di non far intervenire, o meno che si può, direttamente il Re. In seguito, nelle circostanze attuali è più che mai necessario di rispettare le suscettibilità legittime dell'opinione in Italia, di assecondare e non offendere queste suscettibilità. È dunque altamente desiderabile che il Governo francese, senza inutili diffidenze e riserve, tenga un linguaggio ispirato da un sentimento di fiducia. Noi dobbiamo tener gran conto dell'opinione; essa ci può facilitare, oppure rendere impossibile il compito. V'è quì una questione di opportunità e di tatto su cui, lo ripeto, chiamo la vostra attenzione.

(1) -Per l'atteggiamento del governo austriaco cfr. la nota a p. 172. (2) -Rispondere al n. 244 . (3) -Non si ripubblica l'allegato. Cfr. n. 219. (4) -Con lettera, che non si pubblica, conservata in A VV, cassetta IA « Lettere del marchese E. Visconti Venosta a diversi •.
244

L'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (Ed. in Iniziative neutralistiche, p. 62)

T. RISERVATO. Vienna, 22 luglio 1870, ore 12,10 (per. ore 14,05). Villa arrivera demain soir à Florence avec lettre particulière (1). Je vous prie de télégraphier aussitòt après son arrivée si je suis d'accord avec vous. Je vous confirme les bonnes dispositions de Beust et de Andrassy quant à

l'occupation de Rome par nos troupes. Beust m'a meme demandé si nous voulions que l'Autriche donne consentement par écrit. Je lui ai répondu que

l'acquiescement tacite me parait devoir suffire, car je n'ai pas voulu donner à l'Autriche droit de ingérence dans la question romaine. Je crains que avec l'arrivée de Vimercati ma présence ici soit plutòt embarrassante que utile. Il est impossible que la Prusse et la Russie ignorent nos démarches et ne s'en méfient. Je prie de me télégraphier si Vimercati sait que vous m'avez envoyé ici et comment je dois me conduire avec lui (1).

(1) Cfr. n. 235.

245

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2686. Vienna, 22 luglio 1870, ore 12,20 (per. ore 14,08).

Dans la Circulaire Autrichienne sur la neutralitè (2) il est dit que pour pourvoir à la sécurité intérieure de l'Etat, et à l'intégrité territoriale on complètera le grand pied de paix, c'est à dire que l'armée sera portée de 200 mille à 300 mille hommes. Il n'y aura pas d'autre mesure.

246

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2689. Berlino, 22 luglio 1870, ore 16,15 (per. ore 20).

Thile m'a dit combien avait été rassurante et loyale la réponse de V. E. au Chargé d'Affaires de Prusse (3). La nouvelle provenait des sphères des Cours du midi et le démenti de V. E. éclairera le cabinet prussien sur la trame de certaines intrigues que les convenances empechent de démasquer. Thile montrait regret de l'incident et me priait de le considérer comme terminé. Je l'ai toutefois mis en garde contre de pareilles insinuations sémées à dessein pour irriter les deux gouvernements. Le Comte Wimpfen vient de donner copie d'une dépeche sur une espèce de neutralité vigilante et un peu armée de l'Autriche.

247

IL MINISTRO A STOCCARDA, GREPPI, AL MINISTRO DEGLI. ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2688. Stoccarda, 22 luglio 1870, ore 17 (per. ore 20,35).

Je cite toute ma correspondance en temoignage contre l'absurde accusation du ·chargé d'affaires de Prusse (3) et je n'ai jamais di't un mot pouvant l'autoriser.

n. -14, pp. 20-21; Das Staatsarchiv, XIX, n. 4050, pp. 95-96; Archives Dip!omatiques 1871-72, l, n. 203, pp. 219-220.

(1) Cfr. n. 242.

(2) -Del 20 luglio. Testo in Correspondenzen des K. K. Ministeriums des Aussern, cit.,

(3) Cfr. n. 237.

248

IL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2690. Monaco, 22 luglio 1870, ore 17 (per. ore 22,35).

Je puis donner parole d'honneur que la dénonciation prussienne qu'on vous a mandé (1) est une affreuse calomnie parce que contraire à la vérité.

249

L'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (Ed. in Iniziative neutralistiche, p. 63) Vienna, s. d. (2).

È urgente che l'Italia sia rappresentata a Vienna da un Ministro che abbia la fiducia del Re e del suo Governo. Gli agenti ufficiosi non fanno che destar sospetti e far nascere le più strane congetture. Non potendo vedere i membri del Corpo diplomatico essi sono privi di molti mezzi di informazione.

Non v'ha sacrifici d'amor proprio che non debba farsi in questi momenti, ma è d'uopo aver la coscienza che tali sacrifici sono utili al paese. Quando si ha la convinzione contraria è anzi prova di disinteresse e di abnegazione il dirlo chiaramente.

Il Ministro che sarà scelto dal Governo deve venir qua immediatamente: rimanere all'albergo tutto l'autunno ed occuparsi poi nell'inverno del modo di stabilirsi qua colla famiglia. Ora, quello che preme si è di aver un mezzo regolare ed ufficiale di comunicazione, che tronchi ad un tempo la via ad ogni velleità di rapporti segreti.

250

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 212. Vienna, 22 luglio 1870 (per. il 26).

L'attitudine di questo Gabinetto, siccome l'E. V. non ignora, venne ieri l'altro modificata dalla dichiarazione di conservare la neutralità durante il conflitto Franco-Prussiano; dessa fu notificata ai Rappresentanti Imperiali e Reali presso le varie Corti. Nella relativa circolare, il Governo Austro-Ungarico, facendo le opportune riserve per l'avvenire, partecipa il divisamento di condurre l'Esercito sul gran piede di pace, ovvero ad un effettivo di 300.000 uomini, siccome ho avuto l'onore di informare questa mane l'E. V. (3).

Le notizie che m'è dato raccogliere, in obbedienza ai di Lei ordini ed in adempimento del mio dovere, avvalorano sempre più il mio convincimento

che, cioè, il Governo Francese non cessa di adoperare ogni arte onde unire alla propria la fortuna di questa Monar,chia. Dessa continua a respingere, od, almeno, ad aggiornare qualsiasi patto, e nemmeno la promessa della Slesia avrebbe prodotto quel magico effetto che a Parigi si sperava. I Ministri della Cisleitania sono troppo chiaroveggenti per fondare serie speranze sul ricupero per casa d'Absburgo d'un posto predominante in Germania, ad ottenere il quale bisognerebbe combattere una nazione di cui essi fanno parte, e rovesciare per conseguenza un Edificio costrutto assolutamente sulle aspirazioni nazionali.

Gli Ungheresi poi, ed il Conte Andrassy pel primo s'espresse più volte meco in questo senso, sanno pur troppo che il rafforzamento dell'elemento Tedesco equivarrebbe al distruggimento del Dualismo, oltrechè essi non celano di ripromettersi prosperità ed ingrandimento in Oriente. Posso finalmente assicurare l'E. V. che l'arrivo imminente del Principe La Tour d'Auvergne non basterà qui a far mutare od alterare la condotta politica del Governo AustroUngarico. È desso affatto deciso ad assumere quel contegno proclamato nella Circolare più sopra rammentata, e parmi difficile che s'intrometta nel duello che ora si combatte, a menochè la vicina Russia mediatamente od immediatamente non venga a sorreggere la Prussia od anche a profittare dei rovesci di questa.

Un intervento nei Principati, a parer mio, potrebbe bastare per spingere l'Ungheria ad una dimostrazione ostile, e questi Governanti non hanno mai dissimulato meco la necessità di tale misura onde guarentire l'integrità territoriale della Monarchia. Discorrendo con gli stessi su questo importante argomento, mi parve scorgere ben spesso il loro vivissimo desiderio di stabilire preventivamente e senza indugio un accordo coll'Italia; profittando di tali espansioni non che delle mie buone relazioni con essi, son venuto a sapere che, anzitutto avrebbero in mente di scambiare con noi franche e leali proposte allo scopo di assicurare una intesa che, in qualsiasi eventualità, potrebbe aver gran peso nei destini della guerra e nel sistema delle alleanze. Ho risposto sempre vagamente, spoglio come sono di istruzioni, ma ho creduto mio dovere di riferirne all'E. V.

Intorno alla questione Romana v'ha diversità di parere tra il Conte di Beust ed il Conte Andrassy. Il primo opporrebbe facili ostacoli alla sua soluzione, mentre il secondo a cagione d'influenza particolare, difende con maggiore insistenza le apprensioni cattoliche del di lui Sovrano. Nel fondo credo si potrebbe condurre il Ministro Ungherese e lo stesso Imperatore a disposizioni più favorevoli per noi e trovar rimedio a tutto, non riputando io tali difficoltà siccome un intoppo insormontabile per legare con un vincolo solido e duraturo i due paesi.

La stampa tedesca, comperata in gran parte dalla Prussia, simpatizza apertamente per essa, mentre la Ungherese si dichiara in favore della Francia; lo spauracchio della vicina Russia ha diradato le nubi che la offuscavano e già tutta la nazione fa rivivere gli assopiti rancori del 1849.

(1) Cfr. n. 237.

(2) Si inserisce sotto il 22 luglio, come si trova in Iniziative neutralistiche.

(3) Cfr. n. 245.

251

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 599. Berlino, 22 luglio 1870 (rper. il 27).

M. de Thile m'a prié ce matin de passer chez lui. Il venait de recevoir un télégramme rendant compte de la réponse rassurante et loyale de V. E. au Comte de Wesdehlen sur de prétendus conseils donnés par nos Agents diplomatiques à Munich et à Stuttgard pour détourner les Etats du Midi de l'alliance prussienne (1).

J'ai demandé sur quoi se fondaient de telles suppositions. Sur des nouvelles, m'a-t-il été répondu, provenant de certaines sphères des Cours du Midi de l'Allemagne. Je n'ai pas manqué-comme je l'avais fait hier déjà (2)d'appeler son attention sur l'intérét de certains partis à semer la discorde entre les deux Etats. Puisqu'on nous avait soupçonné à Stuttgard et à Munich, il nous serait permis d'en appeler au _Gouvernement Prussien pour savoir si dans ces Gouvernements, dans ces Cours, il régnait le méme élan que chez les peuples, et si dans la première phase de la crise, il n'y avait pas eu tel homme d'Etat (M. de Varnbiihler) dont le langage ne devait pas étre accepté sous bénéfice ·d'inventaire.

M. de Thile ne m'a pas contredit. Il regrettait l'incident; il m'a méme fait des excuses personnelles de m'avoir peut-étre causé quelque émotion par son langage de la veille. Il espérait que nous considérerions l'affaire comme terminée. Elle avait eu cependant ce bon còté de nous fournir une fois de plus l'occasion de nous prononcer de la manière la plus satisfaisante et on nous en savait gré.

Je le mis toutefois en garde contre de pareilles insinuations propagées dans le but parfaitement calculé de chercher à irriter les deux Cabinets et à provoquer une rupture.

Dans l'après-midi j'ai reçu le télégramme de V. E. en date d'aujourd'hui (1). Je suis retourné au Ministère des Affaires Etrangères pour en donner connaissance au Secrétaire d'Etat. Il m'a répété le méme langage sur l'origine de la nouvelle qu'il tenait du Comte de Bismarck lequel la tenait lui-meme d'une source qu'il fallait chercher dans les Cours du Midi. M. de Thile exprimait derechef le désir que I'incident fùt clos.

A mon tour j'ai dirigé l'attention du Secrétaire d'Etat sur ce fait que c'était la seconde fois, et à bref intervalle, que de Munich notamment parvenaient des bruits aussi dénués de fondement. Je faisais allusion aux 80.000 hommes que nous aurions mis à la disposition de la France. Il y avait là un courant dont il fallait se défier dans l'intéret mutuel de nos Gouvernements respectifs.

Il m'a autorisé à toucher, avec toute la réserve voulue, quelques mots de cette affaire aux représentants Bavarois et WUrtembergeois près cette Cour. Je le ferai à la première occasion.

Maintenant qu'on doit etre averti et éclairé par les démentis de V. E. sur la trame de certaines intrigues que les convenances empechent de démasquer ouvertement, je partage l'avis de M. de Thile que mieux vaut ne donner aucune suite à l'incident. Si des imputations semblables devaient se reproduire, et il faut presque nous y attendre de la part ou des Cours du Midi ou de ceux qui sont intéressés à brouiller les cartes, j'ai engagé ie Secrétaire d'Etat à s'entendre préalablement avec moi.

M. de Thile venait d'entendre lecture et de recevoir copie par le Comte de Wimpfen d'une dépeche du Comte de Beust sur l'attitude de l'Autriche.

• C'est, disait S. E., une. espèce de neutralité... vigilante et un peu armée •. Mon collègue de Russie semblait peu édifié d'une pareille attitude. La mobilisation est à peu près terminée. Les grands mouvements de

troupes sont annoncés pour demain. Le Comte de Waldersee jusqu'ici Attaché Militaire à Paris, dit que l'enthousiasme belliqueux n'est pas aussi prononcé en France qu'on voudrait le faire croire. Il ne se manifestera que dans le cas de premiers succès dont on ne manquera pas d'exagérer l'importance. Les armements y ont été préparés dépuis longtemps, mais cet avantage aura disparu bientòt grace à l'excellente organisation militaire prussienne. On admet parfaitement ici au début de la campagne quelques défaites partielles, mais on a pleine confiance dans la marche future de la guerre. Il y avait le danger d'une attaque sur une large échelle par surprise et par invasion, comme n'aurait pas manqué de le faire un Napoléon Ier; ce danger paraìt écarté, car l'armée française n'a pas su ou n'a pas été en mesure d'exploiter l'avantage momentané de sa position, et le temps a été mis à profit ici pour rétablir l'équilibre. Nous aurons donc une guerre des plus méthodiques. Les grandes masses seront opposées aux grandes masses. Les Généraux Prussiens du moins sont décidés à ne pas éparpiller leurs troupes, au risque meme de se laisser un peu distancer par la marche des ennemis, afin que les rencontres définitives se produisent dans les meilleures conditions.

Afin de moins attirer l'attention, je change le format de mes dépeches que j'aurai soin d'expédier sous double enveloppe à l'adresse d'une personne parfaitement sftre jusqu'à Turin, d'où on donnera cours sans retard.

(1) -Cfr. n. 237. (2) -Cfr. nn. 227, 232, 233.
252

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1222 bis. Parigi, 22 luglio 1870 (per. il 27).

Nella Circolare che il Duca di Gramont diresse ieri agli Agenti Diplomatici della Francia e che è pubblicata nell'odierno giornale ufficiale (1), è soprattutto

degno di nota il passaggio in cui si rammentano le conversazioni avute dal Conte Benedetti col Cancelliere della Confederazione dell'Allemagna del Nord e col Signor De Thiele nel mese di marzo 1869. Secondo la Circolare il Conte Benedetti non avrebbe lasciato ignorare ai Ministri Prussiani che la Francia non potrebbe permettere che un Principe Prussiano andasse a regnare al di là de' Pirenei. Il Conte di Bismarck avrebbe dichiarato che la Francia non doveva preoccuparsi d'una combinazione che egli giudicava impraticabile ed il Signor de Thiele, che in assenza del Conte Bismarck reggeva il Ministero Prussiano degli Affari Esteri, avrebbe impegnato la sua parola d'onore che il Principe di Hohenzollern non era e non poteva diventare un candidato serio alla Corona di Spagna.

Questo fatto era assolutamente ignorato dall'opinione pubblica in Francia ed in Europa. Se esso è esatto, e non vi è ragione di credere che non lo sia, esso eserciterà senza dubbio un'influenza considerevole sull'opinione pubblica della Francia.

Ho l'onore di chiamare sopra di esso l'attenzione dell'E. V., non senza notare che il Ministero Imperiale degli Affari Esteri aveva esso stesso dimenticato quelle pratiche, e non fu che sulle indicazioni e sulle affermazioni positive del Conte Benedetti che i dispacci dell'Ambasciata di Francia a Berlino relativi alle medesime furono ricercati e trovati nel Ministero stesso.

(1) Vedila in Archives Diplomatiques 1871-72, l, n. 210, pp. 229-233; e in Das Staatsarchiv, XIX, n. 4063, pp. 118-121.

253

RAPPORTO DELL'EX PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MENABREA, A VITTORIO EMANUELE II, SUL PROGETTO DI ALLEANZA DIFENSIVA ED OFFENSIVA FRA L'AUSTRIA, LA FRANCIA E L'ITALIA (1).

(A C R, Carteggi V. E. II, b. 33) RISERVATO. Firenze, 23 luglio 1870. Il progetto di una triplice alleanza difensiva ed offensiva tra l'Austria, la Francia e l'Italia fu oggetto di ripetute comunicazioni riflettenti tanto la forma che la sostanza del Trattato destinato a sanzionare una tale alleanza. Le prime aperture esplicite in proposito furono fatte dall'Imperatore Napoleone al Cavalier Nigra il 18 ottobre 1868. Da principio si proponeva lo scambio di una semplice promessa reciproca de' tre Sovrani di firmare il trattato definitivo di alleanza in tempo opportuno. Poscia si preferì di formulare a dirittura un trattato segreto corredato da una convenzione o protocollo speciale per la sua applicazione. Anche sotto questa forma il progetto subì varie modificazioni delle quali occorre di dare qualche cenno. L'Italia fin da principio dichiarava che onde potere giustificare l'alleanza proposta era d'uopo, anzitutto, che rispetto a Roma gli fossero fatte delle con

cessioni tali da soddisfare l'opinione pubblica più ragionevole; -si domandava in conseguenza la promessa della prossima evacuazione del territorio Pontificio per parte delle truppe francesi; si chiedeva inoltre di prendere degli accordi per il Concilio che era convocato e per la eventualità della vacanza della sede Apostolica onde rendere in avvenire più facili i rapporti tra i due Governi Pontificio ed italiano. Ma l'Imperatore Napoleone rispingeva l'idea di nulla inserire nel trattato che accennasse alla evacuazione del territorio Pontificio, affinchè non gli si potesse rimproverare di avere abbandonato il Papa per l'alleanza.

Ma siccome, indipendentemente dalle trattative iniziate era intendimento dell'Imperatore di ritirare le sue truppe, venne inteso che Egli avrebbe scritto al Re una lettera nella quale mentre annunziava il ritiro delle truppe francesi da Roma, egli invitava il Re ad una triplice alleanza. Questa forma non fu neppure mantenuta poichè l'Imperatore scrisse la lettera promessa, ma senza parlare del ritiro delle truppe; egli però si riservava di dichiarare verbalmente in modo ufficiale al Cavalier Nigra, che la evàcuazione del territorio pontificio avrebbe avuto luogo in un'epoca prossima.

Prima di rispondere alla lettera dell'Imperatore, il Re aspettava che il Nigra lo vedesse per riceverne la dichiarazione anzidetta; Nigra ebbe una udienza dell'Imperatore che gli parlò dell'alleanza ma non disse parola della evacuazione.

Questa circostanza fece indugiare il Re a rispondere alla lettera imperiale poichè mancava la condizione primaria dell'alleanza, cioè il ritorno intanto alla Convenzione del Settembre 1864 salvo a concertarsi sul da farsi in avvenire per rendere tollerabili i rapporti tra il Governo pontificio e l'Italia.

Intanto si continuò a discutere il progetto di trattato la di cui ultima formula proposta da Parigi è qui annessa.

La quistione fu sottoposta al Consiglio de' Ministri il quale all'unanimità, in seduta del 3 luglio 1870 (1), approvava in massima il principio della triplice Alleanza offensiva e difensiva.

Gli articoli del trattato e del protocollo annesso essendo stati quindi presi ad esame essi vennero in generale approvati ad eccezione di alcuni per i quali si richiedevano spiegazioni o modificazioni come si scorge dalle annotazioni in margine al testo. La deliberazione del Consiglio de' Ministri fu in sostanza la seguente:

Si consigliava al Re di rispondere alla lettera dell'Imperatore Napoleone e di conchiudere quindi il trattato sulle basi seguenti: l) L'Imperatore darebbe l'affidamento che prossimamente il Territorio Pontificio sarebbe evacuato dalle truppe francesi senza condizioni.

2) Si domandava di conoscere fin d'ora l'obiettivo delle due altre potenze contraenti in caso di guerra, e di stabilire in massima che la guerra non avrebbe per iscopo di combattere il principio dell'unità Germanica.

3) In caso di guerra l'azione degli alleati doveva essere simultanea.

16 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. mi

4) Le rettificazioni di frontiera per l'Italia dovrebbero, verso l'Austria, estendersi sino all'Isonzo e comprendere almeno il Trentina, mentre verso Nizza doveva comprendere tutta la Conca del Roja con quella della Bevera.

5) Accettare l'offerta fatta dalla Francia di anticipare le spese di guerra senza interesse, da rimborsarsi sul nemico se possibile, o dall'Italia stessa, però a lunghe scadenze e senza interesse.

6) Si credeva opportuno di annullare l'articolo relativo alla Svizzera.

7) Il Consiglio intendeva che la Francia dovesse avere per obiettivo la frontiera del Reno; ma non ammetteva che l'Austria volesse distruggere il risultato unitario di Sadowa; essa di preferenza dovrebbe avere il suo obiettivo verso le provincie Danubiane.

Il Re rispondeva all'Imperatore in modo da non pregiudicare nessuna quistione, dichiarando che egli non immemore dei servizii resi dalla Francia all'Italia, concorreva nell'idea di una triplice alleanza per stabilire sopra basi più salde la Pace Europea e che intanto egli stava aspettando le definitive proposte che gli sarebbero fatte per la conclusione del trattato.

Nel medesimo tempo venne comunicata a Parigi la deliberazione del Consiglio de' Ministri. Ma il mutamento di sistema di Governo in Francia essendo già deciso nella mente dell'Imperatore, ed avvicinandosi all'epoca delle nuove elezioni, si prese a Parigi pretesto de' suggerimenti dati intorno al non intervento nello stato Pontificio, ed alla nazionalità Germanica per sospendere delle trattative che da qualche tempo erano divenute meno facili e che forse allora si giudicarono od inopportune o premature nelle nuove condizioni in cui versava la Francia.

Arroge che l'Austria, benchè desiderosa di contrarre l'alleanza, incontrava non poche difficoltà nel suo ordinamento interno e nella sua posizione rispetto alle Potenze confinanti; per cui essa faceva delle riserve sul suo modo di agire che non era ancora ben definito ed era vincolato a molte circostanze sue particolari (1).

(1) Con un annesso che manca in ACR. Ma cfr. n. 178, allegato e n. 265.

(1) Recte: 1869.

254

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA,

AL CONSOLE GENERALE A BELGRADO, JOANNINI

T. 1226. Firenze, 23 luglio 1870, ore 17,30. Donnez-moi le plus tòt possible les renseignements que vous avez sur les dispositions probables de la Serbie ainsi que des Croates et confinaires dans le cas où l'Autriche s'allierait à la France et la Russie entrerait en campagne

contre l'Autriche. Si vous avez des notions positives et concluantes télégraphiez. Pour les rapports écrits servez-vous du chiffre.

{l) Sul progetto di alleanza, cfr. anche il rapporto che il Menabrea, ambasciatore a Parigi, inviò al Crispi il 10 febbraio 1888, ed. in C. DEL BENE, La Triplice itala-franco-austriaca del 1868-1869, in • Il Risorgimento Italiano», anno VII (1914), pp. 238-240.

255

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL CONSOLE GENERALE A SERAJEVO, DURIO

T. 1227. Firenze, 23 LugLio 1870, ore 17 ,30. Tachez de vous procurer des informations sures et discrètes sur les dispositions des Croates et confinaires dans le cas où l'Autriche s'allierait à la France et la Russie entrerait en campagne contre l'Autriche. Si vous avez

des notions positives et concluantes télégraphiez, pour les rapports écrits servez vous du chiffre.

256

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL CONSOLE A RUSSCIUK, DURANDO

T. 1228. Firenze, 23 Luglio 1870, ore 17,45. Je désire renseignements prompts et surs relativement aux dispositions des Croates et confinaires dans le cas où l'Autriche prendrait part à la guerre comme alliée de la France et la Russie entrerait en campagne contre l'Autriche. Si vous croyez avoir les moyens de nous procurer des informations positives en allant vous méme à Agram, je vous autorise à faire ce voyage pendant lequel vous devez garder la plus grande réserve de langage sur l'attitude probable de l'Italie. Vous devriez partir comme en congé et vous expliqueriez votre retour à Routschouk par un ordre reçu en route de retourner à votre poste. Vous devriez m'envoyer votre rapport détaillé par Constantinople. Si vous

avez déjà des notions positives et concluantes télégraphiez, et pour les rapports écrits venant par la voie d'Autriche servez-vous du chiffre.

257

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. RISERVATO. Firenze, 23 Luglio 1870, ore 23,50. Attendez nouvelles instructions avant d'envoyer la lettre du Roi à l'Em

pereur (1); je dois prendre encore les ordres du Roi. Accusez moi réception immédiate de ce télégramme.

258

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL 'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

L. P. Firenze, 23 Luglio 1870. Non posso scriverle a lungo, occupato come sono dal lavoro del Ministero e dall'obbligo in cui mi trovo di passare 5 o 6 ore al giorno alla Camera. Ma al punto in cui siamo le basteranno alcune indicazioni confidenziali e conformi alla realtà delle cose. Leggendo i suoi dispacci mi convinco che queste indi

cazioni sono necessarie, perchè io non vorrei mai esporla a trovarsi in una situazione della quale Ella potrebbe, a buon diritto, farmi rimprovero.

Le dichiarazioni fatte da me alla Camera, l'attitudine da noi presa pubblicamente corrisponde alla verità. Abbiamo fatto il possibile per evitare la guerra, desideriamo ora che la guerra sia circoscritta. Io dirigo la nostra politica in questo senso, solo temo che l'Inghilterra, la quale si dovrebbe sempre trovare in prima linea quando si tratta di situazioni simili a questa, dopo aver fatto poco per impedire la guerra, faccia poco per ottenere questo secondo risultato. Per me vi sono due neutralità molto distinte l'una dall'altra; v'è la neutralità completamente negativa, e v'è la neutralità associata, guarentita, collettiva con altre potenze, pronte a far prevalere, ad un dato momento, gli interessi comuni, ad assicurarci un'influenza e un concorso nei negoziati che devono por fine alla guerra.

È evidente che la chiave della situazione è a Vienna. Che cosa farà l'Austria? Tutto quanto potrà essere fatto dalla Prussia stessa per evitare che l'Austria entri in campagna contro di essa, sarà fatto in favore di quella localizzazione della guerra che mi pare sia negli interessi prussiani. Quali sono le disposizioni della Russia? Sarebbe importante il poter prevedere se il Governo prussiano conta, ed in quali limiti, sul suo concorso, se esso è assicurato fin d'ora, se la partecipazione dell'Austria alla guerra trascina seco quella della Russia, o se questa è decisa a non uscire dalla neutralità. In ogni modo l'attitudine nostra mi sembra la sola che ci potesse convenire. Neutralità ora, libertà d'azione per le situazioni diverse dalle attuali, perchè prefiggerei una regola d'azione fissa per ogni eventualità? Ella conviene pure, Signor Conte in questo modo di vedere, ma poi, in uno dei suoi dispacci (1) pone il caso della condotta che converrebbe alla Italia quando non potesse più convenirle di rimanere estranea al conflitto. Io devo dopo aver letto le sue parole, apertamente dirle che l'Italia ove non pote,sse più rimanere in quella neutralità nella quale desidera di conservarsi, non potrebbe, direi quasi materialmente uscirne che per porsi colla Francia. Le assicuro che non vi sono da noi più di otto o dieci repubblicani sul vertice dell'estrema sinistra, disposti a porsi colla Prussia e ad esporre l'Italia alle avventure di una guerra colla Francia. Pensi alle nostre coste, alle condizioni delle nostre provincie meridionali, alla nostra marina ed al fatto che il Mediterraneo appartiene alla marina francese. Per essere in guerra colla Francia non è la Prussia ma l'Inghilterra che dovremmo avere per alleata. Noi abbiamo la quistione di Roma, la nostra linea del Meno oltre la quale ci bisognerà bene fare un passo. La Francia anche battuta sarà sempre una potente vicina e la Prussia farebbe la pace con essa sulla base degli interessi prussiani e non degli italiani come abbiamo veduto nel 66.

Le scrivo di fretta e furia queste indicazioni e sono costretto a chiuder la lettera. Ma quanto Le dico e quanto Blanc Le scrive (2) potrà servirle, per regolare col suo tatto e colla sua abituale delicatezza il suo contegno.

c Si vous ne le désapprouviez pas, j'enverrai au Comte de Launay par le courrier de cabinet, la lette ci-jointe. Il serait impossible le laisser dans l'ignorance complète. n sera d'ailleurs, vous le savez, prudent et habile, et rendra des services s'il voit clair. (AVV, mazzo 10, fase. A).

(1) Cfr. n. 219.

(1) -Cfr. n. 185. (2) -La lettera di Blanc a De Launay manca. Cfr. il biglietto con cui lo stesso Blanc la trasmetteva in esame al Visconti Venosta:
259

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (1)

T. 2694. Vienna, 23 luglio 1870, ore 17,20 (per. ore 19,15).

L'Autriche se borne à la Circulaire sur la neutralité sans faire aucune proclamation à ses sujets. On donnera probablement aux Autorités maritimes instructions analogues aux déclarations qu'on attend des Etats belligérants. On a défendu exportation de chevaux et munitions de guerre. Rien décidé encore quant à mesures à prendre par suite de la promulgation de l'infaillibilité. Probablement on rétablira l'exequatur en Hongrie, en Autriche. Beust propose abrogation du Concordat qui jusqu'à présent est partiellement suspendue.

260

L'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (Ed., senza data, in Iniziative neutralistiche, p. 76)

T. RISERVATO. Vienna, 23 luglio 1870, ore 17,40 (per. ore 19,35).

Déchiffrez vous seui. * Par un mouvement * Beust vient de me dire que évacuation Rome peut étre regardée comme décidée et que maintien ordre public y sera confié à honneur du Roi. Beust désire que l'on sache à Florence que les conseils de l'Autriche ont beaucoup contribué à ce résultat. Russie aurait fait à Ambassadeur d'Autriche (2) déclaration rassurante et promis de tacher de calmer agitation dans les Principautés * du Danube *. On fait ici grand achat chevaux et fourage; on ne délivre plus congé, on rappelle soldats congédiés, officiers en disponibilité sont prévenus se tenir préts. On parle de camp d'observation (3) 50 mille hommes, en fin que on a déjà un million fusils se chargeant par la culasse.

261

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Parigi, 23 luglio 1870, ore 17 (per. ore 20,20).

J'ai reçu votre lettre particulière (4). Je reconnais les inconvénients des négociations extra-officielles, mais c'est à Florence et non à Paris qu'elles ont été initiées et c'est de Florence qu'il dépend de les faire cesser. J'ai prévenu Gramont que je ne répondais que des communications faites par moi et ne ferai certainement que celles dont vous me aurez chargé. Je ne crois pas qu'on obtienhe des concessions sur la question romaine en dehors du rappel des trou

pes qui n'en est pas une. La question romaine ferait certes un pas par l'alliance mais ce serait un pas dans l'ordre mora!. Mon avis est toujours que si on doit tòt ou tard sortir de la neutralité il vaudrait mieux le faire de suite pour tirer ainsi de la situation le plus de avantage, mais je sens tout le poids de vos considérations et je parlerai demain à Gramont dans le sens de votre lettre particulière, sauf ordre contraire. Ce qu'il faut éviter c'est que extra officiellement on fasse des communications pour l'alliance et que officiellement on en fasse pour la neutralité.

(1) Risponde ai nn. 238 e 241.

(2) -In Iniziative neutra!istiche qui aggiunto c à Pétersbourg •. (3) -In Iniziative neutra!istiche qui aggiunto c en Boème •.

(4) Manca. Si tratta probabilmente della lettera del 21, per cui cfr. l'accenno al n. 243.

262

IL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (1)

T. 2695. Monaco, 23 luglio 1870 (per. ore l del 24).

Gouvernement n'a pas prise aucune disposition au sujet de l'infaillibilité. Archeveque de Munich déclare que le décret sera publié dans le journal des Pastorales, qu'il ne sera affiché et que dans les écoles on n'apportera aucun changement à la doctrine religieuse jusqu'ici enseignée.

263

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO 300/97. Londra, 23 luglio 1870 (per. il 31 ).

Ieri sera il Signor Conte di Granville, con un suo biglietto personale e confidenziale, mi comunicò, per atto di cortesia, le prove di stampa dei due dispacci

da lui indirizzati uno a Lord Lyons l'altro a Sir A. Paget (2) per annunziare

ai medesimi la comunicazione ch'io gli aveva fatta per ordine di V. E., tra

smessomi col suo telegramma delli 8 luglio, da me ricevuto il 9 dello stesso

mese (3), ed a cui si riferisce il mio Rapporto del 9 corrente n. 87 di questa

Serie (4).

Nei due dispacci di Sua Signoria precitati si diceva ch'io gli aveva notificato

per ordine di V. E. che la Francia aveva pregato il Governo Italiano d'im

piegare la sua azione sulla Prussia nell'interesse della pace.

La cortese comunicazione fattami come sopra da Sua Signoria avendo

evidentemente lo scopo di conoscere se la pubblicazione dei detti due dispacci

non sollevava per parte mia alcuna osservazione, io ne approfittai per presen

targli appunto un'osservazione la quale, dopo codesta comunicazione, mi parve

di non potere tralasciare. Il telegramma da V. E. a me diretto diceva che la

Francia aveva pregato l'Italia d'impiegare la sua azione per la pace e che

V. E. era disposta ad intendersi col Governo Inglese in questo senso. Per me è evidente che dicendosi invece che la Francia aveva pregato l'Italia ad agire suHa Prussia si limitava l'estensione della istanza della Francia e dell'azione dell'Italia, e le si dava un carattere speciale e ristretto al punto di vista francese e che si dava cosi all'accettazione per parte dell'Italia di quella preghiera un senso ed una portata diversa da quella che realmente aveva avuta l'accettazione della preghiera generica di agire nell'interesse della pace. Che poi la Prussia non fosse la sola su cui si dovesse agire lo provarono le risposte ch'ebbi pur l'onore di comunicarle, di Lord Granville il quale opinava che principalmente si dovesse agire a Madrid.

Scrissi perciò ieri sera stessa a Lord Granville un biglietto pure personale e confidenziale, nel quale, ringraziandolo della sua cortese comunicazione, gli dissi che, approfittandone, mi permetteva di sottoporgli un'osservazione. Gli dissi pertanto che • il telegramma del mio Governo, ch'io aveva avuto l'onore di leggergli diceva che: -n Governo francese aveva pregato H Governo Italiano d'impiegare la sua azione (la sua azione in generale e non solamente sulla Prussia) pel mantenimento della pace e che iL Governo Italiano era pienamente disposto ad intendersi col Governo Britannico sopra ciò che vi fosse da fare in questo senso; che difatti l'azione era stata esercitata con intelligenza comune a Berlino, a Madrid ed anche a Parigi e che era in questo senso che la preghiera della Francia era stata accettata dall'Italia; che rimetteva al suo giudizio l'apprezzare la portata di questa mia osservazione dal punto di vista che il Governo Britannico ed il Governo Italiano avevano avuto comune in quest'affare •.

La libertà d'azione, la quale non dubito che il Governo di S. M. intende di conservare per l'avvenire affatto illesa in questo gravissimo affare, mi parve che richiedesse che non si potesse erroneamente lasciar credere che il Governo medesimo avesse già accettato d'agire da un punto di vista piuttosto dall'una che dall'altra delle due alte Parti che ora sono sventuratamente in istato di guerra.

Qualunque sia poi per essere il risultato dell'osservazione da me fatta al Signor Conte Granville essa avrà sempre l'effetto d'una rettificazione fatta da me prima che quei documenti fossero pubblicati.

(1) -Risponde al n. 241. (2) -Cfr. p. 31, nota 2. (3) -Cfr. n. 32. (4) -Non pubblicato.
264

IL CONTE KULCZYCKI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC

L. P. 20. Terni, 23 luglio 1870.

Je regrette qu'une indisposition assez sérieuse m'ait empeché de vous écrire pendant quelques jours. Je vous ai fait passer pourtant un exemplaire de la Constitution dogmatique sortie de l'imprimerie meme du Concile, et j'espère que vous l'avez reçu, car il était assuré.

Vous avez pu voir, Monsieur le Ministre, que la formule était d'un absolutisme extreme. Cela a dO. vous paraìtre contraire à mes assertions par rapport aux modifications qu'on y avait faites. Cependant ces modifications existaient; mais à la dernière heure, le Pape, pressé par les jésuites, les a fait retirer et y a fait substituer le texte primitif en y ajoutant arbitrairement les mots: ex sese, non autem ex consensu Ecclesiae.

C'était une réponse aux supplications de la députation composée de dix archeveques et éveques, qui, au nom de la minorité, est allée supplier S. S., le 16 juillet au soir, de donner ordre à la députation de Fide de modifier le schème.

C'est par suite de cet insuccès que tous les éveques de l'opposition se sont réunis, le lendemain, dimanche, 17 courant, chez le cardinal de Rauscher, et qu'ils ont signé une protestation collective portant, je crois, 110 signatures, après s'etre donné le mot de ne pas intervenir à la session publique, afin d'òter à cette session son caractère d'cecuménicité. On ne comprend pas les deux non placet de monseigneur Ricci, éveque de Caiazzo, et de monseigneur Fitz-Gerald, éveque de Little-Rock, qui ont agi tout autrement que la minorité entière. On croit que ces deux votes ont été une manceuvre des légats pour faire voir au monde que le Concile était libre et pour lui faire penser que l'opposition était réduite au chiffre de deux individus. Le nombre des éveques qui ont protesté jusqu'à présent contre le nouveau dogme est de 121. Tous les éveques de l'opposition sont partis soit le 17 c.[ourant], soit le jour de la session publique.

La protestation de monseigneur de Mérode, de monseigneur Tizzani et de monseigneur PassavaUi, a surtout fait sensation.

En meme temps les principaux membres du corps diplomatique, qui, sur l'ordre de leurs gouvernements respectifs s'étaient abstenus d'intervenir à la cérémonie de la proclamation du dogme, sont partis ou vont partir. L'ambassadeur d'Autriche est parti le premier (1); l'ambassadeur· de France et le ministre de Prusse l'ont suivi; les ministres de Bavière et de Belgique partent incessamment.

Le marquis de Banneville avant de partir a vu le Pape et le cardinal Antonelli. Il leur a dit que le gouvernement français avait à cceur de prouver à S. S. la rectitude de ses intentions, et que s'il était meme forcé de rappeler ses troupes, il ne souffrirait jamais que l'état des choses actuel à Rome fO.t modifié. Il parait qu'on n'est pas satisfait au Vatican de ces déclarations, qu'on ne trouve pas assez catégoriques.

On croit généralement à Rome que le corps d'occupation sera rappelé. On est meme fort inquiet au Vatican à cet égard. Une occupation italienne prévenant les garibaldiens serait le coup le plus humiliant et le plus écrasant pour la Cour de Rome entre tous ceux qu'elle peut recevoir.

Cette occupation serait la solution la plus conforme aux vreux de la

population, dont la majeure partie tient à l'autonomie de la ville éternelle.

Elle serait vue de bon reil par une partie des dignitaires romains. J'ai reçu

ce matin des renseignements directs qui me permettent de vous affirmer, Mon

sieur le Ministre, qu'entre autres personnages le cardinal Di Pietro, éveque

d'Albano, accepterait avec joie une garnison italienne.

On me dit encore que les jésuites sont au moment de mettre à exécution,

s'ils ne l'ont pas déjà mis, leur grand projet, qui devait etre la première

conséquence de la proclamation de l'infaillibilité personnelle, séparée et ab

solue. Ce projet c'est, comme je vous l'avais fait connaitre, l'élection du suc

cesseur de Pie IX non par un conclave, mais par Pie IX lui-meme, reconnu

comme l'organe infaillible du Saint-Esprit. La bulle nommant le cardinal Be

rardi comme le Pape futur serait déjà signée ou au moment de l'etre. Lorsqu'il

s'agit d'opérations d'une telle gravité et entourées d'un tel mystère il est bien

difficile de tout préciser.

Il parait que c'est monseigneur Lasagni, délégat de Frosinone, qui va enfin devenir ministre des finances gràce à son zèle pour l'infaillibilité et aux adresses qu'il a fait signer par ses subordonnés et gouvernés.

Les officiers des corps étrangers au service du Pape demandent tous à revenir dans leurs patries respectives pour se battre. A Rome on refuse les congés, et les commandants des principaux postes militaires à Rome, comme le fort S. Ange, le mont Aventin, etc., ont reçu des lettres cachetées, qui ne doivent etre ouvertes qu'en cas de danger.

(1) Per !"atteggiamento del governo di Vienna, cfr. il disp. Beust a Palomba, a Roma, del 30 luglio, in Correspondenzen des K. K. Ministeriums des Aussern cit., n. 144, pp. 118· 121; e in Staatsarchiv, XIX, n. 4173, pp. 343-346. '

265

NOTA DELL'EX PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MENABREA, PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (1)

(AVV, mazzo l, fase. l/TG)

CONDIZIONI DELLA TRIPLICE ALLEANZA Annotazioni

l. Le tre Potenze saranno sul piede della più perfetta uguaglianza.

2. Nessuna questione relativa alla pace, alla guerra, od a modificazione di territorio potrà essere risolta se non d'un comun accordo.

3. In caso di guerra l'azione delle tre Potenze sarà simultanea (a).

L'Italia concorrerà all'azione comune con circa 200 mila uomini d'ogni armi.

4. -Le spese di guerra saranno dalla Francia anticipate all'Italia ed il rimborso delle medesime, ove non possa effettuarsi sul nemico, sarà fatto a lunghe scadenze. Il tutto senza interesse (b). 5. -In caso di guerra felice l'Austria acconsente l'annessione del Trentino all'Italia, purchè essa trovi altrove un altro territorio equivalente. L'Italia domanda inoltre l) la rettificazione della sua frontiera verso l'Isonzo seguendo la linea stabilita col trattato di Fontainebleau nel 1807 per delimitare il Regno d'Italia. 2) La rettificazione delle frontiere verso Nizza Marittima aggiungendo al territorio italiano tutta la valle del Roja e quella del Bevera (c). 6. -Le tre potenze avrebbero agito di concerto in occasione del Concilio, e della vacanza del Trono Pontificale. 7. -La condizione preliminaria del Trattato era l'evacuazione prossima del territorio pontificio per parte delle truppe francesi. 8. -L'Italia aveva infine la facoltà di formare un stabilimento Marittimo Commerciale sulle Coste della Tunisia. (a) -L'Austria faceva difficoltà a questa prima parte dell'articolo e desiderava conservare la sua libertà d'azione per scegliere il momento opportuno d'entrare in Campo, attese le difficoltà che poteva incontrare per parte della Russia. L'Italia insisteva anzi per l'azione simultanea, non volendo essa trovarsi per così dire a disposizione dell'una o dell'altra potenza alleata. (b) -La Francia aveva proposto essa stessa di sopportare le spese di guerra per l'Italia, ma questa preferiva il sistema dell'art. 4 perchè non potesse dirsi che era come mercenaria. (c) -L'Italia chiedeva tutto il versante Meridionale delle Alpi cioè il Tirolo meridionale a partire dal Brennero. Ma l'Austria vi si oppose ed acconsentì solamente alla cessione del Trentino che comprende Rovereto, Trento sino a Lavis, e seguendo le creste dei controforti laterali si rannoda al confine attuale a levante in Monte Cortellazzo ed a ponente in Monte Piscanna. Sulla frontiera dell'Isonzo l'Austria non si era ancora spiegata, ma pare che la cosa non incontrasse difficoltà.

Il governo francese acconsentiva la cessione all'Italia di tutta la valle del Roja; si riservava di pronunciarsi su quella del Bevera.

(1) Sulla busta che contiene questo documento si trova scritto: c Nota scritta di mano del Generale Menabrea, e da lui comunicatami dopo la dichiarazione della guerra tra la Francia e la Prussia, sui negoziati segreti avvenuti tra la Francia, l'Austria e l'Italia neglianni 1868 e 1869, durante il Ministero Menabrea e rimasti sospesi •· Si inserisce sotto la data del 23 luglio, tenendo conto della data dell'altro documento redatto dal Menabrea per il Re (n. 253).

266

NOTA DI VITTORIO EMANUELE II PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (1) (AVV, mazzo 3, fase. 3)

Dalle trattative risulta: l) Che l'alleanza colla Francia non dovrà avere luogo se non che coll'entrata dell'Austria. 2) Che condizione preliminare dell'alleanza era il ritiro prossimo dallo Stato Pontificio delle truppe francesi. 3) Che il Re dichiarava che in qualsiasi eventualità non avrebbe mai portato le armi contro la Francia.

4) Se l'Austria accondiscendeva all'alleanza e se il Governo francese ritirava le sue truppe da Roma, siamo moralmente tenuti per nostra parte alla triplice alleanza salvo a stabilire in modo definitivo le condizioni stesse del trattato sulle quali condizioni eravi sorta qualche divergenza e specialmente la condizione proposta dalla Francia cioè che l'Italia avrebbe dovuto prestare il suo concorso quand'anche una sola delle due altre potenze avrebbe impegnata la guerra indipendentemente dalle altre mentre l'Italia per sua parte insisteva perchè l'azione delle tre potenze fosse simultanea, salvo a regolare il modo d'agire delle singole parti conservando ciasched'una la sua indipendenza.

267

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II (2)

(Eredità Nigra)

T. Vienna, 24 luglio 1870, ore 15,05 (per. ore 16,05).

V. M. peut rassurer Ministère Empereur des Français [mon] arrivée ici est ignorée. Dispositions sont prises pour cela. J'ai engagé ma parole vis-à-vis du Roi et Président du Conseil, obtiendrai intervention gouvernement Autrichien pour question Romaine. Dispositions sont excellentes. Télégraphierai plus tard.

• Soyez prudent dans vos relations car le Gouvernement Prussien commence à avoir des soupçons. Vous connaissez parfaitement mes dispositions, je désire avoJ.r le fin mot de la politique Autrichienne.

Je désire que cette puissance nous aide sur la question de Rome particulièrement sur ce qui regarde l'occupation du territoire Romain en cas de nécessité, et pour cela avoir un engagement secret de la part de l'Empereur pour cette question et des assurances pour une solution future. Ceci est d'une grande importance pour le Ministère actuel et pour la réussite de nos projets.

Si vous avez des nouvelles de Paris envoyez-les moi •.

(1) -Sulla busta che contiene questo documento si trova scritto: • Nota scritta di mano del Re Vittorio Emanuele II e consegnatami il 24 luglio 1870. Condizioni alle quali, dO.PO le trattative sospese nel 1868-1869, il Re si credeva moralmente impegnato verso la Francia •· (2) -Il Vimercati risponde al seguente telegramma di Vittorio Emanuele II, senza data, conservato in ACR, Carteggi V. E. II, b. 32:
268

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II (Eredità Nigra)

T. Vienna, 24 luglio 1870, ore 23,35 (per. ore l del 25).

J'ai vu De Beust. Pris à l'imprévu gouvernement Autrichien n'est pas prèt ni politiquement ni militairement. Politiquement il lui serait impossible d'arriver au traité à trois sans passer (1) préalablement par un traité à deux entre Autriche et Italie. Par un article de ce traité Autriche s'obligerait à interposer ses bons offices près de l'Empereur des Français pour que question Romaine soit résolue dans un sens à ..... (2) esprit public et à donner satisfaction aux aspirations italiennes. Les autres articles porteraient sur les clauses ordinaires d'un traité d'alliance. Ce procédé étant contraire à ce qu'on désire à Florence, j'attends instructions.

269

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. RISERVATO. Firenze, 24 luglio 1870, ore 24.

Veuillez envoyer à l'Empereur la lettre du Roi que vous avez reçue ce matin (3). N'insistez pas sur l'échange de notes sur l'évacuation (4); cela peut avoir des inconvénients. Représentez que la démarche de l'Autriche pour garnison italienne répond à une nécessité évidente. C'est trop pour nos forces matérielles et pour l'état moral du pays d'avoir à bloquer une frontière pareille et de devoir tenir en outre ailleurs un corps important en campagne. La guerre civile et des scandales périlleux sur le territoire pontificai seraient à craindre. Faites observer que mème si nous restons neutres, le retour à la Convention de Septembre sans autre garantie serait pour nous un service onéreux rendu à la France et non une concession faite à l'Italie. Ajoutez, autant que vous en trouverez l'occasion et si cela n'a pas d'inconvénients que l'occupation comme mesure militaire et de siìreté comporte naturellement des engagements qui pourraient rester sécrets mais qui garantiraient qu'après la guerre ou lors de la transmission du pouvoir pontificai au nouveau Pape le droit historique des Romains de disposer dans une certaine mesure de leur sort sera respecté et assuré. Je vous prie de faire bien savoir comme je crois pouvoir vous l'affirmer personnellement que sans quelque progrès dans la question romaine le programme de l'alliance ne trouvera pas de Cabinet possible qui l'adopte en Italie. Si je suis interpellé à la Chambre, je déclarerai au nom du Gouvernement du Roi que la retraite des troupes françaises étant l'exécution d'un acte international que l'Italie n'a pas dénoncé, nous oblige naturellement à continuer d'exécuter la Convention, mais laisse du reste intacte notre liberté d'action

et notre politique d'observation. Le Roi m'a dit aujourd'hui de vous autoriser de sa part à parler dans ce sens à l'Empereur.

(1) Nel testo decifrato c'è una lacuna, colmata con un passer a matita di mano del Nigra.

(2) -La lacuna è nel testo. (3) -Cfr nn. 219, 243, 257. (4) -Cfr. n. 273.
270

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Parigi, 24 luglio 1870, ore 10,40 (per. ore 13,45).

Conformément à votre télégramme dont j'accuse réception (1), j'attendrai nouvelles instructions avant de envoyer à l'Empereur la lettre du Roi laquelle du reste ne m'est pas encore parvenue.

271

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Parigi, 24 luglio 1870, ore 13,02 (per. ore 16).

On vient de me remettre la lettre du Roi. Je la garde jusqu'à nouvel ordre selon vos instructions (1).

272

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (2)

T. 2700. Parigi, 24 luglio 1870, ore 18 (per. ore 19,35).

Le Due de Gramont m'a dit que le Gouvernement Impérial n'empechera pas la publication du décret du Concile sur l'infaillibilité. J'ai fait connaitre à Gramont que le Gouvernement du Roi avait ordonné application des règles de la neutralité de fait d'après les lois et règlements en vigueur.

273

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Parigi, 24 luglio 1870, ore 18,20 (per. ore 21,55).

J'ai fait observer aujourd'hui à Gramont d'après votre lettre (3) que dans question de mode d'agir pour le rappel des troupes de Rome il fallait éviter de mettre en avant la personne du Roi et de exdter des susceptibilités légitimes tout en laissant subsister les lettres des deux souverains qui toutefois ne devraient pas etre publiées. J'ai proposé un échange de dépeches entre les deux Gouvernements destinées à etre publiées et constatant le maintien en vigueur de la convention de Septembre. Gramont n'a pas fait objection à cette idée et il se réserve de la soumettre à S. M. En attendant il m'a promis de ne faire aucune publication à ce sujet sans m'avoir consulté. Prince Mettemich a été chargé de proposer occupation de Rome par une garnison italienne.

(1) -Cfr. n. 257. (2) -Risponde al n. 241. (3) -Cfr. n. 243.
274

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2704. Pietroburgo, 24 luglio 1870, ore 18 (per. ore 23,40).

Le Journal de S. Pétersbourg réproduit la déclaration de neutralité (1) dans le meme sens déjà indiqué à V. E. dans mes dépèches. Le Comte Chotek, Ministre d'Autriche, a été appelé par l'Empereur. On m'assure qu'il a été satisfait de son entretien. * L'Empereur assure qu'il n'a aucune intention d'intervenir et désire que toutes les autres puissances en fassent autant. Dans le cas où l'Autriche interviendrait, la Russie ne le ferait qu'à grand regret * (2). On peut constater un certain revirement dans l'esprit de la Cour Impériale en faveur d'une politique tout-à-fait impartiale. L'action de la diplomatie française, l'opinion publique exprimée dans les journaux russes qui sont tous ant1prussiens et les sentiments de l'armée qu'on regarde comme peu sympathiques à l'Allemagne y ont contribué.

Je prie V. E. de vouloir bien me donner des indications pour que je sache au moins ce que je dois répondre aux questions qu'on m'adresse continuellement.

275

IL MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

RISERVATA. Firenze, 24 luglio 1870.

Ringraziando l'E. V. per la comunicazione che ebbe a fargli, colla nota a margine citata, della nota del R. Console Generale a Trieste (3), sui propositi del partito Garibaldino, e de' suoi attinenti in quella città, il sottoscritto non può ristarsi dal pregarla perchè voglia raccomandare allo stesso Console Generale di continuare ad invigilare sul partito medesimo, riferendo prontamente quant'altro di interessante venisse a constargli.

276

L'ONOREVOLE MINGHETTI

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(A VV, mazzo 10, fase. M)

Firenze, [24 luglio 18701 (4).

È bene che tu legga l'acclusa.

ALLEGATO.

CASTELLI A MINGHETTI

L. P. Moncalieri, Villa Rasino, 22 luglio 1870. Non so se Dina ti abbia comunicato come gli scrissi una mia lettera scritta su

di un pezzo di carta per la fretta. Tu mi chiedevi nell'ultima tua il mio modo di vedere sulla situazione attuale, avrai visto che dal più al meno siamo d'accordo.

allegato, pp. 55-56.

Questa guerra fa degno riscontro alla proclamazione del dogma dell'infallibilità, e poi si parla di progressi, di civiltà! gli uni mandano centinaia di miglia,ia di uomini all'altro mondo per una questione di politica, e di preminenza trascendentale e Roma ci manda tutti al diavolo se non crediamo ad un'altra preminenza più bestiale! Fatto questo sfogo dico, bisogna prendere le cose come sono, neutralità, armata o disarmata, non discuto, siamo in ballo volere o non volere, l'omnibus di Sella mi fa l'effetto di uno che abbia bisogno di un paio di pantaloni per coprirsi le nudità e che gli si dia une paire de guetres! Starà fresco! Le interpellanze e le risposte dei deputati e dei Ministri, sono giuochi di parole, chi diavolo può supporre che i Ministri possano rispondere altro! A quest'ora tutto è inteso, questa è una ripetizione della grande rappresentazione diplomatica del 1866 in cui quel che ci fu di più stupendo si fu la serietà la buona fede colla quale i nostri Ministri credettero di governare di trattare e concludere.

In fondo io non mi fido dell'amico -ha l'intuizione pronta, giusta, l'istinto della conservazione e dell'acquisizione ed acchiappamento -superiore a certi scrupoli e forme sentimentali.

Ciò che credo resti al Ministero attuale consiste nel guarentire la sicurezza interna e far guardia a Roma, un pò più vicino o un pò più da lontano. Pio IX ci ha portati a mezza strada con la sua infallibilità che ebbe per controcolpo a far proclamare dai Francesi e Tedeschi il romanismo gran parola per noi! La nostra lealtà nel mantenerci senza condizioni durante la guerra a disposizione della Francia in faccia a Roma, ci farà fare il resto della stràda o meglio ci condurrà alla pacata soluzione della gran questione romana-politica-religiosa-nazionale. Ecco cosa scrive un povero diavolo confinato in una villa ridotto a fantasticare tutto il giorno nel silenzio e nell'impotenza. Per disperazione continuo la mia cronaca, e tutti ballano come tu dici in camicia!

Volevo scrivere a Visconti Venosta le mie idee su Roma, ma ora vi ha ben altro da fare; salutalo, per parte mia, lo stimo ed amo di cuore. A meno che i Senatori debbono venire colla museruola in codesta bolgia canicolare credo che ci rimanderanno a novembre od ottobre.

Concludo baciando le mani alla Signora e questo è quel che val meglio di tutto!

(1) Del 23 luglio, pubblicata il 24. Vedila in Archives Diplomatiqu.es 1871-72, I, nn. 234 e 239, pp. 255 e 261; Franco-Pru.ssian War n. 3 (1870). Further Correspondence, cit., n. 65

(2) -Il brano fra asterischi ed. in NrGRA, p. 17. (3) -Cfr. n. 11. (4) -Il testo ha come data solo Firenze, domenica; s1 mserisce so.tto il 24 luglio che è la domenica più vicina al 22 luglio, data della lettera di Castelli allegata.
277

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II

(Eredità Nigra)

T. Vienna, 25 luglio 1870, ore 14,10 (per. ore 19).

Suite et complément de ma dépeche d'hier (1).

Exécution d'un traité préalable conclu entre Autriche et ltalie est l'envers de ce que l'on désirait à Florence, mais atteindrait meme but et on entrerait mieux dans la situation écartant toute fausse idée de pression Française. Autriche et Italie déclarant leur neutralité armée loyalement, agissant de commun accord et entrant ensemble dans l'alliance Française, on y porterait force prépondérante et influence suffisante pour faire accepter concession pour Rome à Paris, où l'on serait enchanté partager responsabilité de cette question.

Vu Andrassy et Ministre de l'Intérieur avec De Beust, sont d'accord dans le meme sens. J'ai posé question d'occupation par armée Italienne des positions stratégiques de l'État Pontificai, on nous appuyerait. Indispensable pour réussite que France connaisse traité entre Autriche et Italie en l'approuvant, comme moyen de arriver à la triple alliance en approuvant implicite

ment le contenu. Les Ministres Italiens pourront affirmer que dans traité d'alliance actuel question Romaine a été moteur principal. Vu La Tour d'Auvergne, j'ai préparé terrain, De Beust fera le reste. Projet de traité a été confidentiellement communiqué à La Tour d'Auvergne et préalablement approuvé par lui. Si ce projet est adopté à Florence, Witzthum portera traité à deux qui sera modifié et conclu par les Ministres du Roi. C'est alors que le choix d'un Ministre à Vienne connaissant question Romaine dans ses points les plus délicats en facilitera application et c'est ainsi que phase officieuse cessera pour donner cours aux ententes de Gouvernement à Gouvernement.

Je supplie 1e Roi et ses Ministres d'adopter pian indiqué, et je me retirerai avec la conscience d'avoir rendu grand service à mon pays. Archiduc Albert demande me voir. J'irai chez Empereur à trois heures. Attend réponse après la communication de ma dépèche au Conseil des Ministres. J'ai communiqué à Artom tout ceci (1).

(1) Cfr. n. 268.

278

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1229. Firenze, 25 luglio 1870, ore 19,40.

En réponse à une interpellation de Nicotera j'ai déclaré que je ne connaissais pas encore entièrement les intentions du Gouvernement Français sur la cessation de l'occupation, les deux Gouvernements n'ayant pas encore échangé à cet égard de communications officielles. J'ai ajouté que j'avais seulement deux déclarations à faire: l'une que je considère les déterminations de la France quant au rappel des troupes françaises du territoire romain camme indépendantes de la politique d'observation et de liberté d'action où nous sommes; l'autre que je considérerais comme la pire des politiques celle qui profiterait de la position actuelle de la France pour lui créer des embarras ou pour faire intervenir des menaces directes ou indirectes dans les affaires de Rome. La Chambre s'est associée chaleureusement à ces déclarations. Minghetti ayant interpellé Lanza pour en avoir l'assurance qu'il saurait faire respecter l'ordre et la légalité à l'intérieur et spécialement à l'égard des frontières pontificales Lanza en a donné l'assurance formelle sous sa responsabilité et là dessus la Chambre a donné un vote de confiance au Ministère.

279

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2706. Parigi, 25 luglio 1870, ore 11 (per. ore 14,15).

J'ai envoyé à l'Empereur la lettre du Roi. J'ai fait savoir à Gramont que nous n'insistons pas sur l'échange de note. J'exposerai verbalement à Gramont les autres considérations contenues dans votre télégramme (2) mais je crains que elles fassent retarder évacuation des troupes.

(l} Il tel. fu comunicato al Visconti Venosta il 26 luglio (copia del testo, in AVV).

(2) Cfr. n. 269.

280

L'INCARICATO D'AFFARI A STOCCOLMA, ZANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2709. Stoccolma, 25 luglio 1870, ore 15,40 (per·. ore 0,45 del 26).

Le Conseil d'état présidé par le Roi vient de décider neutralité. Cette décision du Roi paraitra aujourd'hui au journal officiel de Stockholm et sera communiquée immédiatement à Paris et à Berlin. Le Comte Wachtmeister est retourné hier au soir ici provenant de Paris.

281

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2710. Pietroburgo, 25 luglio 1870, ore 16,40 (per. ore 6,15 del 26).

Ministre de Danemark vient de me dire que son Gouvernement ayant prononèé son attitude de neutralité armée (1), le Cabinet impérial a fait des démarches auprès de la France et de la Prusse pour la faire respecter.

282

IL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 138. Monaco, 25 luglio 1870 (per. il 27 ).

Il foglio Perseveranza del 23 corrente giunto jeri a Monaco ha prodotto in varie persone una impressione rincrescevole; reputato quel giornale quale uno de' più rispettabili organi della stampa italiana si è forse attribuita una importanza esagerata all'articolo • Milano e Firenze •; risposi a quanti me ne parlarono che il Governo non ha altri organi per far conoscere i proprii intendimenti che il Giornale Ufficiale del Regno, e che l'accordare maggiore autorità di quella di una espressione privata ai varii organi della stampa è cosa contraria a calmi ed imparziali apprezzamenti: è bensì vero che quel periodico mostrerebbe maggiore prudenza evitando certe considerazioni e certi giudizii derivanti dalla temuta costituzione della nazionalità tedesca. V. E. comprenderà come sia lamentevole che nelle circostanze attuali la stampa italiana non si mostri più circospetta e venga invece spinta dalla passione ad ingannarsi sulla storia politica di questi paesi dicendo che la posizione è variata da quella che era stata fatta dal trattato di Praga; questa è la conclusione che tira dal fatto, che la Baviera il Vurtemberg ed il Baden si siano dichiarati per la Prussia. Se il corrispondente di Firenze di quel giornale avesse avuto presente l'Art. 4 del trattato di Praga non sarebbe certo incorso nell'errore pubblicato, come se questi stati avessero oggi stabilita la loro alleanza colla Prussia. Siccome poi è desiderio nostro mi sembra, che la guerra rimanga circoscritta è deplorabile che la stampa italiana venga a

17 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

crearci degli imbarazzi facendo sorgere sospetti sul conto nostro che vogliamo · combattere (1).

Non osando nella mia posizione indirizzare queste considerazioni a giornali

del Regno più calmi della Perseveranza mi limito sottoporle all'alta conside

razione di V. E. per quell'uso ch'Ella crederà di farne.

(1) Testo della dichiarazione di neutralità danese, datata 25 luglio, in Archives Dip!omatiques 1871-72, I, n. 243, pp. 264-265.

283

IL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 139. Monaco, 25 luglio 1870 (per. il 27 ).

Profittai dell'occasione ch'ebbi di vedere S. E. il Conte Bray per intrattenerlo sul contenuto del dispaccio n. 43 di questa serie, che l'E. V. mi fece l'onore d'indirizzarmi il 19 corrente (2) e che mi fu rimesso insieme alla corrispondenza recatami dal Corriere di Gabinetto Signor Anielli. Il Ministro degli Affari Esteri ascoltò con singolare attenzione le comunicazioni in esso contenute; applaudì sovratutto agli sforzi fatti dal Gabinetto di Firenze onde impedire lo scoppio del conflitto franco-prussiano, e mi dichiarò ch'esso troverà sempre la Baviera disposta a cogliere l'opportunità onde unirsi all'azione nostra per cercare di restringere i limiti e le conseguenze di una guerra alla quale si associò la Baviera unicamente perchè costretta dalle circostanze e dalla posizione fattale tanto dal trattato di Praga che dai trattati di alleanza che avea dal 1866 col Re di Prussia.

284

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (3)

R. 602. Berlino, 25 luglio 1870 (per. il 2 agosto).

Ce matin M. de Thile m'a prié de passer chez lui. Il m'a dit que le Comte Brassier de St. Simon avait été appelé ici pour éclairer le Cabinet de Berlin sur la situation. Je ne me l'exp1ique guère, car on connait par les journaux, par moi et par les rapports du Comte de Wesdehlen, les derniers discours de

V. E. à la Chambre des Députés, sur notre attitude.

Il m'a été demandé si je n'avais aucune autre communication à faire. Sur ma réponse négative, le Secrétaire d'Etat m'a laissé prendre lecture, et m'a fait parvenir plus tard un exemplaire, du document ci-joint (4).

Il a été remis, en 1869 par M. Benedetti au Comte de Bismarck, durant la crise pour la question des chemins de fer Belges. Le Chancelier fédéral avait décliné d'accueillir ces propositions, et, d'après ce qui m'a été dit par

M. de Thile, c'est de ce moment surtout que date la malveillance du Cabinet des Tuileries pour qui avait fait la sourde oreille.

Le projet de traité est écrit de la propre main de M. Benedetti, ainsi que me l'ont certifié le Secrétaire d'Etat et un de mes collègues, qui a eu ce projet sous les yeux. Il sera publié demain par la Cor1·espondance de Berlin, et, si on voulait en contester l'authenticité, on en imprimera le fac-simile.

M. de Thile s'est abstenu de tout commentaire.

Il s'agissait d'un partage de l'Europe centrale. Il ne faut pas oublier que le Comte Benedetti a été melé aux négociations pour Nice et la Savoie. Le meme ròle lui aurait certainement souri une seconde fois et sur une base plus large. Le Comte de Cavour pouvait invoquer des circonstances atténuantes, pour stipuler des cessions de notre propre territoire. Nous n'avions pas gagné une bataille de Sadowa, nous ne disposions pas de forces considérables comme la Prusse. Il était donc plus facile au Chancelier Fédéral de résister à la tentation de développer, aux frais d'autrui, son programme national.

Que diront maintenant l'Angleterre, la Hollande, la Belgique surtout, et meme l'Autriche dont on visait à consacrer nouvellement l'exclusion de l'Allemagne? Que diront ceux des Etats Allemands du Midi, qui ne se souciaient point de faire un pas de plus en dehors de leurs traités d'alliance offensive et défensive avec 'la Prusse, et qu'on encoura.geait de Paris dans cette conduite? Que dira la Suisse·, du ma.rché qu'on visait à conclure de la Be,lgique, pays neutre au meme titre? Que diront la Russie et l'Europe entière, de ces propositions qui rappellent les conférences d'Erfurth? C'est bien là l'avertissement le plus sérieux pour l'Italie nommément, afin de nous mettre en garde contre les arrière-pensées de la politique peu loyale -car il faut appeler les choses par leur nom -de la France. Si, dans sa lutte contre l'Allemagne, elle trouvait des alliés, je_ craindrais fort que le reste de l'Europe, sous le coup de cette publication, ne leur reprochat d'avoir poussé trop loin leur bonne foi, et ne les rendìt un jour responsables de ne pas avoir su rompre leurs liens.

Le Due de Gramont ne manquera peut-etre pas de faire sonner très haut que, à son tour, le Comte de Bismarck aurait été enclin à faire bon marché de la Belgique. Mais c'est là un fait qu'on nie ici, aussi carrément que les deux assertions suivantes du Ministre Impérial des Affaires Etrangères, dans sa circulaire du 21 de ce mois (1).

1° Le Roi Guillaume aurait déclaré «se réserver de prendre conseil de 'lui seui et des circonstances », quand, au contraire, il avait donné son assentiment à la renonciation du Prince Léopold de Hohenzollern. S. M. s'était seulement refusée à faire un pas de plus, quand on exigeait en quelque sorte d'Elle un acte de contrition.

2° Le Comte de Bismarck aurait déclaré au Comte Benedetti que la France • ne devait nullement se préoccuper d'une combinaison que, lui-meme,

XIX. n. 4063, pp. 118-121.

~ugeait irréalisable », et M. de Thile avait engagé «sa parole d'honneur, que le

Prince de Hohenzollern n'était et ne pouvait devenir un candidat sérieux

à la Couronne d'Espagne ». Un démenti officiel a été donné à ces passages de la

circulaire précitée.

Le Comte de Bismarck a été en effet souvent mis en demeure de se prononcer sur le sort de la Belgique, mais il donne l'assurance que jamais il ne s'est engagé. A Nikolsburg, entre autres, il n'a pas agi autrement. Il s'y montrait seulement favorable à une incorporation du Luxemburg, demandée par l'Ambassadeur de France. Sur ces entrefaites, était arrivé le négociateur autrichien, qui manceuvra de manière, selon l'expression du Comte Benedetti lui-mème, à le mettre hors du jeu, en accordant à peu près tout ce que la Prusse désirait. Cependant le Luxemburg était resté en quelque sorte en disponibilité, depuis la suppression de l'ancienne Confédération Germanique. On n'aurait eu ici aucune opposition à l'annexion à la France du Grand Duché. Vu '!.es caractères ethnographiques de ses habitants, leur langue où le français est largement dominant, et leurs tendances politiques, ils avaient en effet certains titres pour appartenir à la France. Mais il est notoire que sa diplomatie fut assez maladroite pour éventer trop tòt la mèche et pour rendre impossible au Cabinet de Berlin, en présence du tollé général des partis, de continuer à ignorer les négociations directes entre Paris et La Haye. Ces détails ne sont pas nouveaux: ils sont consignés dans ma correspondance du 1867.

Le Courrier de Cabinet signalé par V. E. (1), et qui aurait dù ètre ici ce matin s'il est parti de Florence le 22 Juillet, n'est pas encore arrivé. Il est vrai que, s'il a pris la voie du Brenner, les lignes de chemin de fer de Munich-Berlin sont retenues pour le transport des troupes. La mobilisation est achevée, et chaque régiment se rend à sa destination. On croit savoir ici que Ies retards de la France proviennent de ce que le plan de campagne, calculé sur la neutralité de

l'Allemagne du Sud (!), a du ètre changé, ne serait-ce que parce qu'il devient dès lors nécessaire de disposer de masses plus considérables pour l'attaque. Ces retards ont été mis à profit ici, et tout danger de surprise a disparu.

J'ai pris les dispositions nécessaires, conformément au télégramme de V. E., du 23 Juillet, reçu peu avant minuit (2). Les télégrammes Wolff auront du par conséquent, dès le lendemain, parvenir à Florence sous l'adresse de M. Charles Cicero.

P. S. -J'ai fait copier tel quel, avec ratures, renvois, etc., le projet mentionné de traité.

J'expédierai mon rapport No 601, Série Politique, sur la question des réformes judiciaires en Egypte, par le Courrier de Cabinet (3).

(1) -Cfr. quanto scriveva l'incaricato d'affari a Stoccolma, Zannini, nel P. S. cifrato del rapp. 148, in data 25 luglio: c Le Gouvernement Suédois vient de etre informé de Berlin qu'on y croit positivement que l'Italie a signé traité d'alliance avec la France. Cette nouvelle est depuis ce matin assez accréditée ici dans les sphères officielles •. (2) -Inviato anche a Stoccarda e Carlsruhe: azione svolta dal Governo italiano per tentare di evitare lo scoppio della guerra. (3) -La sostanza di questo rapporto fu trasmessa anche con tel. 2708, del giorno 25, ore 16,55, per. ore 23,40. (4) -Non si pubblica. Vedilo, in Das Staatsarchiv, XVIII, n. 4075, pp. 144-145; (Blue Book) Franco-Prussian War n. 2 (1870). Further Correspondence respecting the War between Francé and Prussia 1870, nn. l allegato (testo pubblicato dal Times del 25 luglio), 7 allegato (variantide1 testo del Times), pp. 1-2, 6-7; Archives DipLomatiques 1871-72, I, nn. 244 annesso (testo pubblicato dal Times) e 258 annesso (varianti del testo del Times), pp. 266-267; 281-282.

(1) Testo, in Archives Diplomatiques 1871-72, l, n. 210, pp. 229-233; Das Staatsarchiv,

(1) -Cfr. n. 239. (2) -Trattasi in realtà del tel. 1222 del 22, ore 2.10, non pubblicato con il quale Visconti Venosta invitava De Launay a mettersi in contatto con l'Agenzia Wolff affinchè i telegrammi di questa giungessero all'Agenzia Stefani attraverso le linee telegrafiche svizzere. (3) -Con rapp. 1238 del 26 luglio, Nigra comunicava a Visconti Venosta le dichiarazioni fattegli dal Gramont a proposito del < preteso progetto di trattato •.
285

L'INCARICATO D'AFFARI A CARLSRUHE, CANTAGALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 8, fase. 5-7 l A)

L. P. Carlsruhe, 25 luglio 1870.

Giusta l'autorizzazione impartitami col telegramma di jeri sera, firmato Blanc, ho dato lettura per estratto al Barone di Freydorf della Circolare dell'E. V. del 19 corrente (1). Già precedentemente, quando ebbi occasione di vedere il Ministro degli Affari Esteri, egli mi chiese con mal celata inquietudine cosa si avesse ad intendere per la politica d'osservazione che il Governo del Re avea dichiarato essere sua intenzione di seguire? Non essendo allor preparato a rispondere, e, d'altronde, istruito dal Comm. Artom a non emettere opinione di sorta, adducendo in ogni caso la mancanza di relative istruzioni, risposi con frasi evasive, che il linguaggio dell'E. V. era il portato consono e naturale della politica di moderata riserva e di conciliazione seguita dal Governo del Re fino dal cominciare della crisi; esser ovvio, eziandio, che nella perturbazione cagionata dagli avvenimenti il Governo di S. M. avesse a vegliare con ogni sollecitudine a che gente ispirata a principii sovversivi, non cogliesse il destro dell'attuale contingenza, per creare al Governo serii imbarazzi all'interno, fomentando il disordine. Nel comunicare, perciò, ch'io feci al Signor di Freydorf della citata circolare, credetti dovermi astenere dal leggergli appunto quella frase finale (2) che, già riportata dal telegrafo dopo il discorso della E. V., avea suscitato qua timori e commenti di vario genere. Nè fu dissimile il mio dire in questa circostanza da quello tenuto nella precedente; ed alla domanda fattami dal Signor di Freydorf circa gli armamenti che secondo le informazioni da lui ricevute si facevano in Italia risposi non saperne niente.

Sulla richiesta che quindi egli mi fece di !asciargli per qualche tempo fra mani la Circolare dell'E. V. replicai non essere a ciò specialmente autorizzato; ed avendo egli insistito perchè io lo facessi in via puramente privata, dimostrandosi al tempo stesso ben soddisfatto di quanto l'E. V. ivi dichiara essere il compito che si propone il Governo del Re, nell'attuale vertenza, ed esprimendo il desiderio di riferirne a S. A. R. il Granduca, acconsentii a fargli tenere una traduzione per estratto della Circolare anzidetta, beninteso sopprimendo per i fini suesposti la frase di chiusura.

Come Ella già saprà, l'assenza del Cav. Artom e la sua andata a Vienna erano qua note fino dal 19, che ne venne l'annunzio nei giornali tedeschi. Non mancai di informare il Signor di Freydorf di quanto l'E. V. mi incaricava dirgli circa una tale assenza (3), e mi appoggiai sull'assicurazione che essa non sarebbe stata che momentanea. Non credo dover nasconderle che questo fatto fu ed è qua variamente commentato, ed il Barone Freydorf ne fu dapprima

e vigile osservazione •.

oltremodo preoccupato. Ma io non ho mancato ad ogni occasione di accertare lui e quanti altri me ne chiesero, che il ritorno del Cav. Artom poteva aver luogo ogni giorno.

Ella mi vorrà perdonare, Signor Cavaliere, se nella delicata situazione personale in cui ora mi trovo, e ignaro del quando possa sperare di rivedere qua il mio Capo, io mi faccio ardito a pregarla di voler assistere la mia inesperienza di qualche cenno di condotta; imperocchè, quantunque io non abbia nel fatto officiale posizione di sorta, presso il Ministero, il trovarmi qua solo mi espone a giornalieri rapporti con esso, e a domande, che non sono al caso ài poter soddisfare.

(1) -È il dispaccio inviato anche a Monaco e Stoccarda. Cfr. p. 182, nota 2. (2) -Il governo italiano • si è prefisso nella presente congiuntura una politica di attenta

(3) Cfr. n. 222.

286

L'AGENTE DIPLOMATICO E CONSOLE GENERALE A BELGRADO, JOANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (1)

R. CIFRATO 73. Belgrado, 25 luglio 1870 (per. il 30). Je suis persuadé que la Croatie et les Confinaires ne susciteraient pas des graves embarras à l'Autriche. Quelque rapprochement parait avoir lieu entre la Croatie, la Hongrie. Les Confins obéiront à l'ordre de la Chancellerie militaire de Vienne. Graves empechements à la réconciliation de la Croatie avec la Hongrie est le Ban actuel qui dans récent voyage fut fort mal accueilli par la population a Pesth. On dit que si le parti militaire cesse intrigues on achètera facilement agitateurs Croatie peu nombreux. De meme agitation Confins cesserait ou deviendrait insignifiante si le meme parti militaire interrompait son travail de haine. Avec l'actuelle constitution de l'Empire les Confinaires marcheraient par appas haute paye et ceux qui les commandent ... [manca] qu'en cas de guerre Les projets actuels de provinciation tomberaient ou seraient considérablement retardés; je confirme le soupçon que parti d'action ait paru -l'un italien aurait été signalé à Temeswar. Il serait facile d'indiquer le moyen d'assurer neutralité ou de gagner le concours des Serbes, il l'est moins de prévoir son attitude dans les différentes combinaisons possibles. Principauté serait inévitablement poussée dans la lutte ou par une agression contre la Bosnie ou par un soulèvement général chrétien en Orient. Le Gouvernement est sur de vaincre [l'agitation] qui serait provoquée à l'intérieur mais il ne pourrait pas entrainer le pays contre la Russie à moins de promesse futur avantage. Je pense qu'autrement elle tacherait maintenir neutralité jusqu'à ce que sa conservation ne fut menacée. Si la Russie devait engager négociations importantes, son actuel agent y serait peu propre parce que fort suspect aux Régents par ses relations con

tinues avec Garatchanine, qui avec son parti inspire au Gouvernement méfiance et craintes. Armements Serbie non complets, parce que fabrique de

fusils prussiens manqua à ses engagements; contraete actuel pour armes à Vienne et pour munitions à Paris. Mise sur pied de guerre possible en dix jours parce que chaque soldat conserve auprès de lui armes et équipement (1).

(1) Risponde al n. 254.

287

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 6, fase. 5-l/H)

L. P. Parigi, 25 luglio 1870.

In conformità delle vostre successive istruzioni ho trattenuto per 24 ore ed oggi poi ho fatto rimettere la lettera del Re all'Imperatore (2); ho esposto al Duca di Gramont la convenienza di non mettere innanzi nelle pubblicazioni ufficiali relative al richiamo delle truppe francesi da Civitavecchia la persona del Re e quella dell'Imperatore, e di evitare ogni cosa che potesse ferire le suscettibilità dell'opinione in Italia; gli proposi uno scambio di dispacci constatanti dalle due parti la continuazione del pieno vigore della Convenzione di Settembre. Il Duca di Gramont non obbiettò nulla per parte sua a questo scambio; si riservò di prendere le istruzioni dell'Imperatore; ma mi disse che sarebbe stato necessario che contemporaneamente il Governo del Re avesse fatto conoscere, in un dispaccio, al Governo Imperiale, le principali misure che intendeva prendere per proteggere la frontiera pontificia. Secondo lui, un cordone regolare essendo praticamente impossibile, il Governo del Re giudicherebbe forse più conveniente e più pratico il sistema di concentrare le forze occorrenti in certi punti. Presi naturalmente la cosa ad referendum. Ma dopo il vostro telegramma della notte scorsa (3) feci sapere a Gramont che noi non insistevamo sullo scambio di dispacci. So che l'Imperatore aveva dato a Gramont l'istruzione di mandar l'ordine del ritiro delle truppe appena sarebbe giunta la lettera del Re. Essa è ora nelle mani dell'Imperatore. È quindi a sperare che il richiamo delle truppe non subisca ulteriori ritardi.

Senonchè, ecco che ieri il Principe di Metternich ebbe ordine di proporre alla Francia che la guarnigione francese sia surrogata da una guarnigione italiana. Gramont non mi parlò di una tale proposta. Naturalmente Gramont non disse nulla di preciso a Metternich, giacchè la proposta giunse inaspettata e Gramont vorrà anzitutto parlarne all'Imperatore. Questa notizia ha dovuto necessariamente mutare le vostre idee sul modo di procedere, e ciò mi spiega le istruzioni che mi avete mandate di non insistere sullo scambio di dispacci, e di mettere sul tappeto addirittura la questione d'una guarnigione italiana nel territorio pontificio. Io temo che questa quistione sia sollevata troppo presto e che possa cagionare qualche ritardo nel richiamo delle truppe. Vorrei che prima questo richiamo fosse ordinato ed eseguito. Finchè l'ultimo soldato francese non è partito dal suolo italiano, non dormirò tranquillo, e tremo d'ogni

cosa che possa porre alla partenza impedimento o ritardo. Ma ormai la proposta è fatta e si tratta di sapere a quale definitiva risoluzione il Governo del Re intenda appigliarsi. Il momento è solenne. Conviene agire ben sapendo quel che si vuole, usando ad un tempo prudenza, sagacia e risoluzione.

Ciò premesso, esaminiamo rapidamente la situazione. L'Imperatore Napoleone parte, forse domani, forse un giorno o due più tardi, ma parte nella settimana per il campo. Fra una diecina di giorni le truppe saranno in pieno movimento dalle due bande, e forse una prima battaglia sarà stata combattuta. È allora che le domande della Francia a Vienna e a Firenze si faranno in forma definitiva e urgente. Voi saprete meglio di me le disposizioni dell'Austria. Quì si tiene per certa la sua alleanza offensiva e difensiva. L'Austria si crede preparata ad entrare in lotta in settembre, e si crede preparata non solo a mandare un contingente alle spalle o a fianco della Prussia, ma a tener testa alla Russia che molto probabilmente si dichiarerà a favore della Prussia e tirerà la spada. In tal caso qui si fa calcolo sugli interessi dell'Inghilterra di cui si spera l'alleanza in queste condizioni. Non so se vi siano già negoziati confidenziali iniziati con Londra. Ma si sta certamente preparando qualche cosa. Gramont non disse nulla nè a Metternich nè a me, ma sta mulinando qualche cosa di secreto. In tale stato di cose, che deve fare l'Italia? Essa non ha che due partiti. O la neutralità più o meno armata, o l'alleanza colla Francia e coll'Austria. Voi sapete il mio avviso. Credo la neutralità funesta, e a lungo andare forse anche impossibile. Rimane l'alleanza. Quando e come farla? Subito e largamente, per tirarne il miglior partito possibile. Io credo che in queste circostanze la larghezza è abilità, la generosità calcolo. Badate che ciò che importa a noi per la soluzione futura più o meno radicale della questione romana, non è tanto avere la simpatia e l'opinione del Governo quanto l'avere la simpatia e l'opinione del popolo francese. Oramai qui quest'ultimo è il vero Sovrano, e se vogliamo risolvere la questione romana dobbiamo risolverla o contro di lui, o con lui. Eccovi in breve il mio pensiero. Vi fo grazia delle molte considerazioni con cui potrei appoggiarlo e giustificarlo. Ma lasciamo da banda il mio modo di vedere personale, e parliamo del vostro.

Esso si riassume: Ritiro delle truppe francesi da Civitavecchia, previo ed indipendente. Neutralità dell'Italia fin c h è dura quella dell'Austria -se l'Austria si decide, negoziar l'alleanza sulle basi dell'anno scorso, più sulla base della guarnigione italiana a Roma e della riserva eventuale del diritto dei Romani alla vacanza della sede pontificia.

Non credo che la Francia si decida a pigliare un impegno sulla guarnigione italiana a Roma e sulla riserva dei diritti dei Romani. Non lo credo; ma posso ingannarmi. Ad ogni modo non tarderemo a saperlo. Ma se questo è il partito definitivo del Governo del Re, credo sia venuto il tempo di farlo conoscere ben chiaramente a Parigi e a Vienna. Non bisogna intrattenere l'Imperatore Napoleone in illusioni che potrebbero riuscirei funeste. È indispensabile che il linguaggio del Re sia conforme a quello dei Ministero. Bisogna assolutamente evitare che da una banda si diano assicurazioni e dall'altra si facciano riserve. È questa una situazione che nuoce gravemente agl'interessi dello Stato, alla considerazione del Re e del suo Governo, e che nè voi nè io

:»ossiamo accettare. Venendo all'atto pratico, sembra a me che sia utile che le

idee del Governo, espresse chiaramente in una memoria breve, secreta ben

inteso, scritta in francese, siano fatte conoscere a Vienna e qui. E non solo

queste idee devono essere comunicate, verbalmente, da me al Governo Fran

cese, ma ormai è divenuto necessario che vengano confermate dal Re all'Im

peratore.

V'è poi un'eventualità che bisogna prevedere fin d'ora, e non sarà la sola; ma vi parlo di questa, perchè è fra le probabili e fra quelle che possono verificarsi da un istante all'altro. Mentre noi stiamo a riflettere e a negoziare, è possibile che accada una grande battaglia, uno di quei fatti d'armi importanti e decisivi che possono dare occasione e possibilità alle Potenze neutre d'intromettersi. È bene il tenerci pronti per questo evento e badare fin d'ora se e con chi l'Italia possa presentarsi a fare uffici di mediazione. L'idea di una mediazione Austro-Italica in certi casi non mi pare da rigettarsi a priori. Comunque sia, potrà forse parervi utile di autorizzarmi all'occorrenza a recarmi al campo unitamente a quelli fra i miei colleghi d'Austria, d'Inghilterra, di Russia e di Spagna che fossero autorizzati ad andarvi per proporre buoni uffizii, mediazione o armistizio.

Pensate anche a ciò. E con questo chiudo la mia lettera.

(1) -Una parte di questo rapporto fu trasmessa con tel. 2703 del 24 luglio, ore 15,40, per. ore 22,50. (2) -Cfr. nn. 219, 243, 257, 269. (3) -Cfr. n. 269.
288

IL CONTE KULCZYCKI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC

L. P. 21. Terni, 25 luglio 1870. On m'écrit de Rome que le marquis de Banneville qui avait quitté cette ville, est retourné sur ses pas de Civitavecchia, sans doute par suite d'ordres reçus de son gouvernement. Son départ parait ajourné. Tous les détachements français disséminés dans la province de Viterbe ont eu ordre de se concentrer dans ce chef-lieu, d'où ils seront dirigés sur Civitavecchia. Les deux escadrons de chasseurs à cheval qui se trouvent dans cette ville s'embarqueront dans la semaine pour rejoindre leur corps sur le Rhin. Un demi bataillon de chasseurs à pied va s'embarquer aussi. Le général Kanzler a demandé des fonds extraordinaires au gouvernement pour élever des barricades aux portes de Rome. On a opéré hier et avant-hier un certain nombre d'arrestations à Rome, meme parmi les gens camme il faut. Ils sont accusés d'avoir cherché à introduire des armes en ville. Au Vatican on ne croit pas encore à l'évacuation totale du territoire pontificai par l'armée française. Le Pape espère que l'impératrice saura empecher cette mesure. L'autre jour le Saint-Père, dans un accès d'emportement, a mis à la

porte monseigneur de Mérode, parce qu'il ne veut pas faire adhésion au dogma de l'infaillibilité.

289

VITTORIO EMANUELE II A NAPOLEONE III

(A VV, mazzo l, fase. 1/2; ed. in OLLIVIER, p. 497)

T. 26 luglio 1870.

Je m'empresse d'informer Votre Majesté que l'Autriche nous propose un traité préalable de neutralité armée entre Autriche et Italie, ce qui faciliterait en cas d'événements notre concours dans la triple alliance. De cette manière on dispose aussi l'opinion publique favorablement.

290

VITTORIO EMANUELE II AL CONTE VIMERCATI (AVV, mazzo l, fase. 1/2)

T. 26 luglio 1870.

Envoyez Witzthum avec projet traité. Ministère croit pouvoir entrer en examen du traité alliance à deux. Je vous remercie du service que Vous me rendez. Je tiens beaucoup à marcher d'accord avec l'Autriche.

291

NAPOLEONE III A VITTORIO EMANUELE II

(A C R, Carteggi V. E. II, b. 33)

T. Saint-Cloud, 26 luglio 1870, ore 14,45 (per. ore 17).

Je reçois la dépeche de V. M. du 26 de Florence (1). Je la remercie de ses bonnes intentions. Je suis pret à exécuter la convention de Septembre, mais je prie V. M. de ne pas mettre à son concours des conditions que mon gouvernement ne pourrait pas accepter. Votre concours m'est bien précieux mais je lui demande de ne pas se laisser entrainer par les propositions du Cabinet de Vienne pour une occupation de Rome par ses troupes (2).

292

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II (Eredità Nigra)

T. Vienna, 26 luglio 1870, ore 13,50 (per. ore 18,15).

Ma dépeche d'hier (3) aura appris à V. M. que Autriche prise improvisement voudrait préparer triple alliance par un traité à deux avec Italie. Dans ce traité Autriche s'obligera à interposer de suite ses bons offi.ces près de l'Empereur des Français pour faire résoudre question Romaine dans des conditions conformes aux vceux et aux intérets de l'Italie, et de manière à assurer la paix

intérieure du Royaume. L'Italie et l'Autriche s'engageraient à déclarer préalablement leur neutralité commune dans un sens favorable à la France. Pour défendre cette neutralité et territoire respectif mutuellement garanti, le Roi d'Italie et l'Empereur d'Autriche s'engagent à mettre leur armée sur pied de guerre. Cela fait, les deux Souverains concerteront leur action commune soit en vue d'une médiation combinée soit en vue d'une entrée en campagne. Ce traité demeurerait secret jusqu'au moment que les deux parties contractantes jugeraient convenable. * France parait très satisfaite de cette combinaison que La Tour d'Auvergne a communiqué à titre de projet * (1). Empereur d'Autriche m'a confirmé tout ce que contient projet de traité, notamment ce qui concerne question Romaine; il a été parfaitement satisfait de V. M. ainsi que l'Archiduc Albert.

(1) -Cfr. n. 289. (2) -Copia di questo tel., con data errata 29 luglio, si conserva in AVV. (3) -Cfr. n. 277.
293

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II

(ACR, Carteggi V. E. li, b. 33) (2)

T. Vienna, 26 luglio 1870, ore 16,40 (per. ore 19,20).

Gramont décline bons offices de l'Autriche dans la question Romaine. Ce n'est pas probablement dernier mot. Faites télégraphier à Paris impossibilité retourner convention pure et simple, sans plonger Italie dans la guerre civile, argent Prussien soulevant partis extrèmes (3).

294

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM

(Ed. in Iniziative neutralistiche, p. 64)

T. RISERVATO. Firenze, 26 luglio 1870, ore 13.

Vimercati télégraphie au Roi qu'il vous a mis au courant du projet de traité et de ce qui s'y rapporte (4). Dites-moi pour moi seui ce que vous en pensez.

295

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. P. RISERVATO. Firenze, 26 luglio 1870, ore 13,05.

L'Autriche ne montre pas encore des déterminations bien précises au sujet d'une alliance offensive avec nous et la France et des conditions à sti

puler. Nous croyons en attendant devoir nous borner, vis-à-vis du gouvernement français, aux indications que je vous ai envoyées sur la nécessité, en cas d'alliance, d'un progrès dans la question romaine. Tout en vous autorisant à donner, si vous n'y voyez pas d'inconvénient, des éclaircissements verbaux et confidentiels dans le sens de mon télégramme du 24 au soir (1), je désire éviter que nous précisions quant à présent à Paris nos vues à ce sujet. L'affaire du retour à la Convention du 15 Septembre est une chose séparée que nous désirons voir aboutir. Le Gouvernement et le Parlement ont fait hier des déclarations qui donnent pleine garantie au Gouvernement français. Tachez de vous assurer que la publication des lettres des souverains n'aura pas lieu; cela pourrait produire un très facheux effet, et mieux vaudrait encore un échange de notes, si c'était le seui moyen d'éviter la publication des lettres des deux souverains.

(1) -Il passo fra asterischi, ed. in NIGRA, p. 15. (2) -Altra copia in Eredità Nigra. (3) -Annotazione marginale autografa di Nigra: c Vimercati s'ingannava credendo che l'Imperatore Napoleone potesse far concessioni sulla questione romana. Napoleone III aveva impegnato la sua parola al Papa. Ciò si sapeva perfettamente a Firenze, come si sapeva in tutte le Cancellerie. Vimercati lancia qui un'accusa alla Prussia e ai partiti estremi in Italia, che non fu mai provata •. (4) -Cfr. n. 277.
296

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA

T. 1230. Firenze, 26 luglio 1870, ore 19.

Comme je l'ai déclaré au Parlement le Gouvernement du Roi observe la neutralité; il désire et il tache autant qu'il dépend de lui que le conflit ne s'étende pas et n'implique pas les intérets d'autres puissances; et il garde une attitude d'observation. Vous seriez informé si des circonstances qu'il serait difficile de prévoir avec précision nous faisaient prendre une autre attitude.

297

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1231. Firenze, 26 luglio 1870, ore 19,15.

Le Baron de Malaret m'a déclaré aujourd'hui que l'Empereur ne persiste pas à faire de la garantie personnelle du Roi la base de l'accord pour l'évacuation du territoire pontificai. L'Empereur se déclare pret à exécuter purement et simplement la Convention (2). M. de Malaret a fait allusion à un échange de documents entre les deux Gouvernements mais sans rien préciser (3).

(1) -Cfr. n. 269. (2) -Quanto precede era ripetuto in un dispaccio spedito in pari data dal Visconti Venosta al Nigra, con l'aggiunta: • Ho preso atto di questa dichiarazione e gli [a Malaret]risposi che il Governo del Re, contando sempre sulla risoluzione presa oggi dal Governo francese, non aveva denunziato la Convenzione del 15 Settembre e che per conseguenzanoi avremmo continuato a seguirne le clausole •· (3) -Cfr. a questo proposito il seguente passo di un appunto del Visconti Venosta relativo alla conversazione col Malaret: c Le Gouvernement Français serait reconnaissant si le Gouvernement ltalien voulait dans sa correspondance indiquer les moyens par lesquels il se propose d'assurer la securité des frontières, sans faire de cela une condition •.
298

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Parigi, 26 luglio 1870, ore 16,50 (per. ore 20,15).

Gramont vient de me dire que l'Empereur et son Gouvernement ont trouvé très satisfaisant votre langage d'hier à la Chambre. Le Pape a été informé de évacuation qui aura lieu prochainement. Une dépeche officielle sera envoyée à Malaret pour vous annoncer l'évacuation d'après la Convention du 15 Septembre qui décidément reste en vigueur. Lettre du Rqi à l'Empereur a été trouvée également satisfaisante. Gramont m'a dit qu'il ne voit pas d'obstacle à la conclusion du traité de neutralité proposé entre l'Italie et l'Autriche, mais il "'m'a déclaré de la manière la plus absolue et. la plus formelle que la France se trouve dans l'impossibilité de prendre un engagement quelconque pour Rome au de là de la convention de Septembre * (1). Je vous envoie dépéche de aujourd'hui par M. Pansa (2).

299

IL MINISTRO A STOCCARDA, GREPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 163. Stoccarda, 26 luglio 1870 (per. il 30).

Coll'ajuto del dispaccio (3) che l'E. V. si compiacque trasmettermi col corriere di gabinetto Anielli, ho spiegato oggi al Ministro degli Esteri l'atteggiamento nostro neutrale innanzi al conflitto franco-prussiano. Il Barone di Varnbiiler si rallegrò assai per questa risoluzione del governo italiano, sempre spinto dal concetto che la lotta ristretta a due combattenti, potrà avere breve durata. Parvemi però che il Ministro si preoccupasse assai del nostro armamento ma trovasse nei minacciati moti garibaldini motivo sufficiente alle disposizioni militari prese da noi. Gli osservai però che noi all'invero non armavamo, solo avevamo fatto cessare il disarmo, vale a dire, che le nostre forze essendo scese al disotto di ciò ch'erasi convenuto per piede di pace, erano state riportate al primitivo livello. Il Barone di Varnbiiler non esitò a dirmi che dopo l'infausto voto della infallibilità proclamato a Roma, avrebbe scorto senza dispiacere persino i garibaldini a Roma purchè fosse distrutto il potere papale. Cercai di ricondurlo a più miti propositi, dicendogli, che nessuno preoccupavasi di quel voto emesso stentatamente ed osteggiato dai più gran luminari della chiesa, per cui non sarà impossibile trovare modo di paralizzare l'operato del concilio: ma che i garibaldini a Roma impiantandovi la bandiera repubblicana, non avrebbero costituito un pericolo soltanto per la sicurezza d'Italia ma avrebbero recato in Europa un elemento di più di disordine.

Il principe Gorschakoff è giunto qui jeri sera e discese al palazzo reale. Avendogli questa mane trasmesso un esemplare del mio recente lavoro sulla Questione d'Oriente, si fece iscusare se non poteva venire in persona da me per ringraziarmi, stante gl'incomodi suoi di salute, ma espresse il desiderio ch'io mi recassi da lui, ciò che farò nel corrente della giornata.

(Unisco un foglio cifrato).

P. S. -Ho consegnato oggi nelle mani del Ministro degli Esteri le lettere reali in risposta alla partecipazione della morte del principe Federico del Vurtemberg.

ALLEGATO.

J'ai vu aujourd'hui Prince Gortchakoff qui est très irrité contre l'Empereur Napoléon. Il m'a dit que le prPmier acte des puissances neutrales devrait etre celui de voter remerciments au Roi de Prusse à cause de ses efforts pour le maintien de la paix, il assure que la lutte si elle est circonscrite sera courte mais il croit difficìle faire prévaloir proposition pacifique avant que de chaque còté il y ait une victofre. Il se réjouit beaucoup de la neutralité proclamée par le Gouvernement Italien, mais il aurait préféré une neutralité désarmée comme celle d'Autriche et espère que l'Italie prouvera etre une grande puissance résistant aux sollicitations de la France de s'allier avec elle (1).

(1) -II passo fra asterischi, ed. in NIGRA, p. 15. (2) -Cfr. n. 302. (3) -Cfr. p. 182, nota 2.
300

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 604. Berlino, 26 luglio 1870 (per. il 2 agosto).

Par mon rapport précédent (2), j'ai accusé réception, entre autres, des dépeches que V. E. a bien voulu m'adresser, du No 158 au No 163 (3). Je ne puis que me référer à ma correspondance, dans laquelle je rends compte de la manière dont j'ai rempli les instructions de V. E. durant les différentes phases d'une crise qui, malgré toutes les démarches de la diplomatie, vient d'aboutir à la guerre.

L'attitude de la France n'a certainement pas facilité notre tache.

Je serais heureux si V. E. voulait me donner le témoignage que je n'ai rien négligé, dans la mesure du possible, pour precher ici, comme nous le faisions à Paris, la paix et la conciliation.

Lord Loftus m'a dit qu'il s'était fait un devoir d'écrire à Lord Granville que, selon les ordres de V. E., je m'étais associé activement et chaleureusement à ses efforts pour le maintien de la paix (4).

V. E. sait que, dans le meme but, j'avais aussi agi de ma propre initiative, en proposant notamment de me rendre à Varzin auprès du Comte de Bismarck.

(1) -Greppi riferiva, con altro rapp. 161, pari data, che «il movimento nazionale nel Wurttemberg a favore della guerra non lascia più traccia dell'antica separazione fra il mezzogiorno ed il settentrione della Germania, nella quale fece calcolo sino all'ultime ore la Francia ». (2) -Dello stesso giorno, non pubblicato. (3) -Il 158-bis è pubblicato al n. 76 e il 159 al n. 77; gli altri non sono pubblicati.

(4) Cfr. Loftus a Granville, 16 luglio, in Correspondence respecting the Negotiations preliminary to the War, cit., n. 81, p. 51; Archives Diplomatiques 1871-72, I, n. 153, p. 166.

301

IL CONSOLE GENERALE A TRIESTE, BRUNO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE. Trieste, 26 luglio 1870.

Ieri avendo avuto occasione di incontrare il mio Collega il Console di Francia in questa residenza, mi ha informato che gli è stata comunicata una lettera privata giuntagli da Corfù nella quale si diceva che erano stati veduti in quella città Mazzini ed i due figli di Garibaldi. Egli mi aggiunse aversi motivo di crederP. che si voglia tentare in Italia un colpo in grande in senso repubblicano.

Mi reco a debito di comunicare all'E. V. senza commenti e con tutte le riserve questa singolare notizia... (1).

302

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(A VV, mazzo 6, fase. 5-l/H)

L. P. Parigi, 26 luglio 1870.

Esco dal Duca di Gramont a cui mi presentai per parlargli del nuovo progetto messo avanti a Vienna e a Firenze di surrogare l'occupazione francese con un'occupazione italiana. Ma appena esposi al Duca di Gramont il soggetto della mia comunicazione, egli mi disse, in forma molto cortese, ma nel modo il più assoluto e il più energico, che la Francia era nella necessità la più inesorabile di rifiutare qualunque impegno sulla questione romana che oltrepassi i limiti della Convenzione di settembre. Esso aggiunse che l'Imperatore Napoleone era stato molto sgradevolmente impressionato della proposta venuta da Vienna su questo oggetto e che l'aveva respinta, che l'opinione pubblica in Francia si rivolterebbe all'idea d'una occupazione italiana del territorio pontificio in questo momento, e che una condiscendenza del Governo Imperiale a questo proposito, equivarrebbe per esso più che alla perdita d'una battaglia campale. Non starò qui a ripetervi tutta la lunga conversazione che ne seguì. La conclusione è che la Francia si dichiara nell'impossibilità assoluta di prendere ogni qualsiasi impegno per la Questione Romana in questo momento, all'infuori dell'evacuazione nei limiti e in conformità della convenzione di settembre. L'Imperatore, secondo quanto mi disse Gramont, ha telegrafato al Re pregandolo di non fargli domande che già sapeva non poter esso accogliere (2). In presenza di queste dichiarazioni così precise e così assolute, mi pare ormai inutile, e mi sembra anzi inopportuno il formulare, ·come vi consigliai ieri (3),

in una memoria la domanda d'occupazione e la riserva del diritto dei Romani. Il rinnovare una tale domanda non farebbe che irritare gli spiriti qua, senza nessun vantaggio.

Il Duca di Gramont si lodò meco del vostro discorso di ieri alla Camera, e mi disse che l'Imperatore l'aveva trovato corretto e soddisfacente; mi disse egualmente che la lettera del Re all'Imperatore .era stata trovata anch'essa soddisfacente e che per conseguenza l'ordine del ritiro delle truppe da Civitavecchia era stato firmato, e già notificato alla Corte di Roma. Il Duca di Gramont aggiunse poi che oggi stesso avrebbe scritto a Malaret un dispaccio ufficiale incaricandolo di notificare il ritiro delle truppe e il mantenimento della Convenzione, per parte della Francia. Il dispaccio domanderà probabilmente una dichiarazione analoga da parte nostra. Il Duca di Gramont desidererebbe molto che insieme al dispaccio con cui risponderete che l'Italia dal lato suo eseguisce la Convenzione, gli faceste conoscere in altro dispaccio quali misure il Governo del Re si dispone a prendere per la guardia del territorio pontificio. Questa comunicazione secondo il Duca di Gramont, dovrebbe essere un atto spontaneo e direi quasi di cortesia dal lato vostro, e quanto alla forma essa sarebbe quale meglio vi converrebbe. Io dissi che non potevo prendere impegni su ciò e che non potevo far altro che riferirvi questo desiderio del Duca di Gramont. Questi finì allora per dirmi che lasciava la cosa alla vostra discrezione intiera, e che in ogni caso non farebbe di questa comunicazione informativa una condizione qualunque; e che l'importante era che la risposta non lasciasse nessuna ambiguità sull'esecuzione fedele della Convenzione.

Il Duca di Gramont m'informò d'un telegramma del Re all'Imperatore (1), giunto stamane, in cui il Re partecipava all'Imperatore che l'Austria, per rendere più facile una possibile alleanza futura colla Francia, propone intanto un trattato di neutralità fra l'Italia e l'Austria. Gramont mi disse che quantunque l'Imperatore Napoleone non veda con molto favore questa idea, tuttavia non vi pone ostacolo, se ciò può preparare un'alleanza più tardi.

Consegno questa lettera a Pansa che spedisco in corriere. Mentre sto per chiuderla mi giunge il vostro telegramma d'oggi (2). Rinnoverò a Gramont l'istanza di non pubblicare le lettere Sovrane. Quanto alla Questione Romana, credo che sia per me un dovere stretto di non !asciarvi nessuna illusione in proposito. La Francia non piglierà a questo riguardo nessun impegno per ora. Essa vi si rifiuta nel modo il più assoluto, e dichiara di non averne la possibilità. Ogni sollecitazione a questo riguardo tornerà vana. Non posso quindi che ripetervi ciò che vi scrissi altra volta (3), cioè che in caso di alleanza la questione romana farà un passo, ma un passo morale, il quale risulterà dalla situazione morale dell'opinione pubblica, e sarà tanto più decisivo quanto maggiori saranno i titoli che l'Italia avrebbe alla gratitudine del popolo francese.

Ricorderò qui quanto avvenne nel 1855 quando la Francia e l'Inghilterra chiesero l'alleanza del Piemonte. Dabormida Ministro allora degli Affari Esteri

non volle consentire all'alleanza se non a condizione che Francia e Inghilterra s'impegnerebbero a far levare i sequestri austriaci in Lombardia. Le Potenze occidentali si rifiutarono a pigliare un impegno che credevano non poter tenere. Cavour passò oltre e non insistette sulla domanda. Dabormida rassegnò le sue dimissioni; l'alleanza fu fatta, e da quella alleanza nacque l'indipendenza pria e poi l'unità dell'Italia; e i sequestri si levarono poi. Fate come Cavour.

Chiuderò questa lettera con brevi notizie militari.

Una spedizione marittima è partita da Cherbourg. Una seconda partirà fra non molto: Questa sarà capitanata dal Principe Napoleone. L'una agirà nel Mare del Nord, l'altra nel Baltico. Il concorso della Danimarca non fa dubbio qui. La Russia ha fatto domandare alla Francia se essa avrebbe rispettato la neutralità della Danimarca. Gramont rispose che aspettava d'avere sotto gli occhi la dichiarazione di neutralità del Governo danese.

Il trattato pubblicato dal Times (1) giunto qui oggi ha preoccupato un istante l'Inghilterra e Lord Lyons è venuto oggi a parlarne con Gramont. In fondo le idee che formano la sostanza di quel trattato apocrifo furono ventilate da Bismarck. Qui si crede che la comunicazione del Times abbia origine prussiana.

(1) -Cfr. quanto scriveva il Console a Corfù, Trabaudi Foscarini, con rapp. 39 del 26 luglio: < L'agitazione che dicesi promossa nel partito avanzato in Italia dalla rottura di guerra fra la Francia e la Prussia, si tradusse anche qui in alcuni discorsi che il Ricciotti tenne con persone che l'avvicinano, secondo i quali sembrerebbe ch'egli sia intenzionato recarsi fra breve in Italia per qualche moto il cui obbiettivo sarebbe Roma. Egli va dicendo che in questa occasione le armi Italiane hanno il dovere di non rimanere inoperose per riprendere il prestigio, offuscato nel 1866 •· (2) -Cfr. n. 291. (3) -Cfr. n. 287. (1) -Cfr. n. 289. (2) -Cfr. n. 295. (3) -Cfr. n. 287, p. 188.
303

IL SENATORE CASTELLI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 2, fase. 2-1/Q. R.)

L. P. Moncalieri (ViLla Rasino), 26 luglio 1870.

Ti ringrazio della tua lettera, è conforto per me che qualcuno mi ricordi ancora, e più quando viene da chi è nella tua posizione. Ti scrivo prima di sapere l'esito delle interpellazioni; non ricevo i giornali che con un giorno di ritardo. Eccoti il mio modo di vedere la situazione. Cavour diceva, una idea falsa fa nascere talora la buona. Parto sempre dalla supposizione che i francesi abbiano sgombrato il territorio romano.

Se fossimo tratti ad un'alleanza offensiva e difensiva colla Francia, con o senza l'intervento in essa dell'Austria, non esito a dichiarare che si dovrebbe porre la condizione sine qua non della risoluzione della questione Romana in questi termini: Occupazione immediata delle provincie papaline Roma esclusa -a guerra finita plebiscito di Roma e provincie, con esclusione di ogni truppa straniera, riconoscimento perciò del principio che Roma è dei Romani -(non vorrei averla come Venezia dai Francesi).

Se si trattasse di neutralità benevola; la Francia ci chiederà forse di risu

scitare la Convenzione di Settembre; o non toccherà alla questione. Nel primo

IS -Documenti diplomatici -Serie l -Vol. XIII

caso -il patto esplicito è una necessità indeclinabile, esso solo potrebbe rendere tollerabile al paese la guerra per la Francia, -senza di esso sarebbe impossibile l'alleanza poichè si avrebbe la guerra civile -(lo si vede sin d'ora).

Nel secondo caso -se si volesse risuscitata la Convenzione di settembre direi -è cosa impossibile, e più, inutile -se la Francia poi non toccasse alla questione vorrei procedere lealmente e dichiararle la possibile eventualità di

una occupazione temporanea -senza condizioni -libera l'azione di tutti dopo la guerra. Le ragioni sono le seguenti:

La Francia si è gettata ad una guerra terribile, e che dice giusta per una questione di frontiere. Noi chiediamo di essere guarentiti da un nemico che sta nel cuore del paese. La Francia tiene Roma per acquetare un partito nell'interno, noi l'occupazione [sic] per tutelare la nostra sicurezza per non correre il pericolo da un momento all'altro di dover spargere sulle piazze il sangue cittadino contro il sentimento nazionale -e finalmente per essere nel caso di giovare data l'occasione, alla Francia stessa. La dichiarazione di questa eventualità è un atto che ci è imposto dalla situazione che il Governo francese a quest'ora ben conosce. Se si desidera guarentita Roma non possiamo prometterlo e farlo se non occupando noi le provincie (Roma esclusa); stando alla frontiera le collisioni sono inevitabili, e su di essa e nell'interno. Il Governo francese non ignora che la Prussia tastò già una volta Garibaldi e Garibaldini, ed estremi, ora qual mezzo più sicuro che suscitare la memoria di Mentana per impedire ogni possibile accordo nostro colla Francia?

Far la guardia alla porta del Papa, pei Zuavi, per il Sillaba, per l'Infallibile? è cosa così odiosa che non si può discutere.

Del resto potreste voi guarentire sul vostro onore di non occupare mai e di non lasciar attaccare? La guerra sul Reno avrà i suoi accidenti, supponete la notizia di una parziale disdetta dei francesi, e poi guarentitemi la frontiera del Papa! Se io vi sottometto queste mie idee si è perchè sono e sarò politicamente per la Francia, cioè perchè credo sia nell'interesse reciproco.

Quanto al tutto è inteso -non me ne adombro, perchè non potrebbe escludere le mie idee. Se poi ciò fosse o altro peggio, ti direi, che la responsabilità comincia quando si ha fondato sospetto, e risponsabile saresti dei fatti anche ignoti, ma compiuti.

Ti acchiudo copia di un articolo (1) che ti prego di leggere solo per la data che porta, e perchè ti spiega tutto il mio sistema della questione romana, che allora come adesso è sempre la stessa, in diritto come in fatto, meno gli accidenti dell'infallibilità e della guerra.

Giudica la situazione prima dalle condizioni in cui si trova l'Italia, e poi

da quelle della Francia, tu poi conosci Nigra e più Vimercati. Saluta Minghetti e comunicagli se tant'è queste mie solitarie elucubrazioni. Che Dio vi assista.

(1) Cfr. p. 182, nota 4.

(1) Non si pubblica. Si tratta di un articolo sulla questione di Roma, pubblicato da L'Opinione del 24 settembre 1867, nel quale il Castelli sosteneva il diritto dei Romani a :iecidere la propria situazione politica ed il principio del non intervento italiano o straniero nella questione.

304

VITTORIO EMANUELE II A NAPOLEONE III (1)

(AVV, mazzo l, fase. 1/2)

T. 27 luglio 1870.

J'ai nullement intention abuser position actuelle pour question romaine. J'ai fait faire déclaration solennelle dans ce sens au Parlement par mon Ministère (2).

Je prie pourtant V. M. de tenir compte des difficultés qui viennent de l'opinion publique qu'il faut entrainer et qui pour le moment n'est pas encore favorable à l'idée de guerre. J'ai foi dans votre amitié et dans l'intéret que

V. M. a toujours démontré à l'Italie.

J'attends envoyé autrichien pour savoir exactement conditions du traité et je télégraphierai à V. M.

305

VITTORIO EMANUELE II AL CONTE VIMERCATI (AVV, mazzo l, fase. l/2)

T. 27 luglio 1870.

Dites moi si envoyé autrichien est parti avec projet traité à deux. Il est urgent qu'il arrive ici pour avoir connaissance complète état de choses.

306

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II (Eredità Nigra)

T. 27 luglio 1870.

Impossible obtenir traité à deux entre Autriche et France, ou à trois, suivant ancien projet, dans l'état actuel des choses, des armées et des esprits. La fermeté de nos réponses aux dépèches d'hier a décidé Latour d'Auvergne à s'associer à notre idée de traité à deux entre Autriche et Italie, laissant subsister clause bons offices Autriche pour question romaine. Witzthum part Vendredi (29) pour Florence. Je pars demain (28) pour voir Empereur des Français à Metz, portant note ouverte du cabinet autrichien et copie du traité que Witzthum porte au Roi. Suit lettre pour V. M. adressée au Général de Sonnaz.

307

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II (Eredità Nigra)

Vienna, 27 luglio 1870.

Mando a Vostra Maestà confidenzialmente il progetto di trattato fra l'Austria e l'Italia (3) onde questo sia dal Re e dai suoi Ministri esaminato e ponderato

prima dell'arrivo a Firenze del Conte Witzthum (Ministro d'Austria a Bruxelles) che partirà probabilmente domani a sera per recarsi presso la Maestà Vostra munito di ampissimi pieni poteri per segnare detto trattato secreto qualora sia trovato conveniente dal Governo di Vostra Maestà apportandovi tutte quelle modificazioni che saranno giudicate necessarie nell'interesse della nostra politica.

Spero che i telegrammi che ho mandati alla Maestà Vostra avranno sufficientemente spiegata la situazione di qui che in molti punti è analoga a quella che gli eventi giunti improvvisamente hanno creata in Italia.

A Vienna i giornali che sono in gran parte redatti da Prussiani stabiliti qui dopo gli eventi del '66 e che ricevono da Berlino le loro ispirazioni, hanno intrapresa una campagna dichiarando che la Francia muove una guerra contro la nazionalità germanica e a questa guerra tedesca tutti i tedeschi debbono prestare concorso. Si sa che forti somme furono inviate da Berlino per questa propaganda, alla quale l'opinione pubblica non è insensibile. Il Governo Austriaco sorpreso come lo è stato il Governo Italiano, non ha presa l'iniziativa e non ha potuto preparare il terreno agli antichi progetti.

In questo stato di cose un'alleanza diretta colla Francia, ancorchè fosse fatta colla partecipazione dell'Italia, non la si giudica pel momento possibile e si crede indispensabile di arrivarvi gradatamente, conchiudendo prima un trattato fra l'Italia e l'Austria legate dagli istessi interessi in seguito alla sorta inattesa conflagrazione. Essendomi convinto, dietro le conversazioni avute a Firenze coi Ministri del Re, dell'assoluta necessità di far fare un passo alla questione Romana, ho creduto di entrare ad referendum nelle idee del Conte di Beust che sono quelle anche dei Conti Andrassy e Potosky, influenti ciascheduno per la parte che li riguarda nel Governo Austriaco. Ma la prima condizione che ho messa a riferire al Re le cose che mi si proponevano, fu quella che in un articolo di questo trattato l'Austria si sarebbe impegnata ad adoperare immediatamente i suoi buoni uffici presso l'Imperatore dei Francesi onde la questione Romana venga sciolta a seconda delle aspirazioni italiane e nel senso della pacificazione del paese.

Il Conte di B~ust entrò facilmente in questa idea perchè egli informato da Firenze sull'impossibilità del ritorno alla convenzione pura e semplice aveva già scritto al Principe di Metternich una lettera confidenziale da porsi sotto gli occhi dell'Imperatore Napoleone (1).

Se a Firenze fossimo stati informati di questa démarche, meglio s-arebbe stato di ritardare l'invio della lettera di Vostra Maestà l'errore involontario può ancora ripararsi in vista di quanto la Francia domanda all'Italia, al che .non potrebbe accedere il nostro Governo senza dare all'opinione pubblica una soddisfazione nella questione Romana.

Il qui accluso progetto fu presentato al Ministro di Francia dal Conte

Witzthum, glie ne parlò anche il Conte di Beust ed io pure glie ne tenni discorso mantenendomi sulle generali non volendo troppo spingere la conversazione onde evitare che l'opposizione del Ministro di Francia venisse ad inca

gliare la mia negoziazione che ha già acquistato il vantaggio di provare con un documento indiscutibile come l'Austria comprenda l'impossibilità del ritorno puro e sempUce alla convenzione, non solo, ma come questa potenza cattolica il cui Sovrano è conosciuto come avente idee religiose, sia ora disposta a dividere colla Francia la responsabilità di questi atti indispensabili a tutelare in modo stabile la sicurezza del Pontefice. Secondo le intelligenze prese il progetto di trattato a due prima di essere conchiuso fra l'Italia e la Francia (1) doveva essere comunicato all'Imperatore Napoleone, primo, perchè senza di ciò le stipulazioni che riguardano la questione romana non avrebbero avuto importaza, secondo, perchè questo trattato non doveva considerarsi che come un mezzo per arrivare ad una triplice alleanza prendendo parte alla guerra.

Ieri dietro la comunicazione fatta a Parigi della proposizione del Conte di Beust di confidare al Re d'Italia ed alle sue truppe la difesa del Papa, giunsero due telegrammi nei quali era espressa la risoluzione del Gabinetto delle Tuileries di non accettare, nella questione romana, l'ingerenza del Governo Austriaco, rimproverando il Conte di Beust d'aver fatto arrivare al Principe Metternich per trasmetterle all'Imperatore, idee inaccettabili. Il Principe La Tour d'Auvergne venne a comunicarmi i due dispacci ricevuti, il primo si riferisce alla lettera del Conte di Beust, nel secondo è dichiarato nettamente che la Francia non potrebbe accettare i buoni uffici del Gabinetto Austriaco per regolare la questione romana, essendo il Gabinetto delle Tuileries legato dalla convenzione pel mantenimento della quale sta impegnato l'onore francese. Il Duca di Gramont ordrna a La Tour d'Auvergne di dare comunicazione immediata di questi due dispacci al Conte di Beust.

Dichiarai che per quanto mi riguardava, se aveva dovuto allontanarmi dalle strette prescrizioni dell'Imperatore, ciò era per evitare che il Ministero desse la sua demissione in un momento in cui la sua presenza era indispensabile per non separare il Re dal parlamento e dal paese, e per metterlo in grado di dar seguito ai progetti di alleanza, impegnai la mia parola di interessare il Governo Austriaco a dividere la responsabilità col Gabinetto delle Tuileries nella questione romana. Pregai il Principe di spedire cifrato il seguente telegramma al Duca di Gramont, onde prendere quella parte di responsabilità che mi competeva in faccia all'Imperatore. Ecco il dispaccio:

«A S. E. le Ministre des Affaires Etrangères -Paris.

Les bonnes dispositions du Roi auraient été insuffisantes à retenir son Mintstère si je n'avais pas pris sur moi de promettre au Président du Conseil que l'Autriche par ses bons offices viendrait partager 1es responsabilités de la France sur la question Romaine. Arrivé à Vienne j'ai trouvé l'Autriche déjà entrée spontanément dans cet ordre d'idées. L'Empereur d'Autriche m'a parlé lui-meme dans ·Ce sens, si on décourage l'Autriche, l'opinion publique des deux pays rendra sa tàche et la nòtre très difficiles, si non impossibles. Je rendrai compte moi-meme à l'Empererur des raisons majeures qui m'ont empeché de suivre à la lettre ses instructions et m'ont obligé de m'écarter de ce qui était strictement convenu. La situation en Italie et en Autriche est toute différente de celle qu'on s'était

imaginé à Paris. L'argent Prussien n'a point travaillé en vain dans les deux pays •.

Ieri ho visto due volte il Conte Beust, il quale è deciso di mantenersi nella linea di condotta fissata, ho due volte veduto La Tour d'Auvergne e nell'ultima nostra conversazione rimase deciso che il trattato sarebbe stato mandato a Firenze, che questo sarebbe stato discusso dai Ministri del Re e siccome prima di essere approvato da S. M. doveva essere sottoposto all'Imperatore Napoleone, questi lo avrebbe allora rigettato o vi avrebbe proposte quelle modificazioni che avrebbe credute pratiche e ciò d'accordo coi Gabinetti di Firenze e di Vienna.

Ore 2 (1).

L'impossibilità pel Ministro di Francia di ottenere, come sperava, un trattato a due fra Vienna e Parigi, al quale si sarebbe unita in seguito l'Italia, e la fermezza colla quale ieri tanto il Conte di Beust che io abbiamo risposto ai dispacci comminatorii giunti da Parigi, hanno fatto venire La Tour d'Auvergne a più miti disposizioni e ciò anche in seguito ad un telegramma ricevuto questa mattina da Parigi. Fu deciso quindi che il Conte di Witzthum partirà Venerdì mattina per Firenze, in missione segreta, portando il progetto di trattato, ed a me fu lasciata la missione meno aggvadevole, che è quella di far accettare all'Imperatore Napoleone la mediazione Austriaca nella questione Romana.

Avendo impegnata la mia parola verso il Re ed il Presidente del Consiglio, ho aderito all'incarico che eseguirò con tutto lo zelo dettato dall'affezione al Re ed al mio paese.

Raccomando a V. M. il Conte di Witzthum, egli è ora il diplomatico il più capace del Governo Austriaco, braccio destro di Beust è molto ascoltato dall'Imperatore, dall'Arciduca Alberto e dai ministri più influenti, se se ne eccettua Andrassy a cui le questioni non puramente ungheresi sono affatto incognite e sulle quali non ha influenza che per quella parte -che tocca all'Ungheria.

Nella mia visita all'Imperatore Austriaco ho dovuto convincermi che egli desidera ardentemente prender parte alla guerra, ma a questa non essendo menomamente preparato cogli armamenti ed avendo lo spirito pubblico contrario, non può arrivarvi che gradatamente e guadagnando tempo.

Misi molta riserva e non volli pel primo toccare alla questione romana,

ma S. M. vi entrò francamente e mi ripeté ciò che Beust mi disse avergli

suggerito di dirmi, che il ritorno alla convenzione pura e semplice non qua

drava più alla situazione e non bastava ad assicurare la tutela del Pontefic2.

V'aggiunse che riconosceva pienamente non poter l'Italia mandare le sue

armate fuori di paese, lasciando dietro di loro la guerra civile. S. M. Impe

riale mi intrattenne lungamente sul conto della Maestà Vostra di cui mi parlò

con vivo interesse, soggiungendo che sentiva il bisogno di stringere i legami

fra i due paesi, dacchè gli interessi erano divenuti comuni.

Parlandomi delle cose di Francia fecegli senso la mia opinione che la guEirra tra la Francia e la Prussia possa essere breve, mi disse che ciò non credeva possibile, ma io soggiunsi che conoscevo 1a moderazione dell'Imperatore Napoleone e che non sarei sorpreso che dopo una o due vittorie egli si volgesse al Re di Prussia proponendogli la pace senza troppi gravi sacrifici, e che se ciò fosse accettato la Germania si troverebbe alla mercé del Re Guglielmo e della politica di Bismarck. A questo rispose le seguenti parole : « J'espère ·que nous arriveron.s en temps pour empécher cela».

La conversazione coll'Arciduca Alberto portò quasi tutta sulle cose militari, però da essa non mi rimase dubbio che egli spinge, per quanto può, alla conclusione della triplice alleanza ed ha grande influenza sull'Imperatore e sull'armata, la quale, bisogna dirlo, diffida di sè e non desidera la guerra. Ecco, Maestà, un riassunto conscienzioso di quanto ho operato a Vienna, il tempo mi manca per scrivere a Visconti, prego quindi V. M. a voler comunicare a lui td al Presidente del Consiglio la presente lettera, assicurandoli dell'esatta verità di quanto ho esposto, giudicando ie cose con freddezza, senza perdere mai di mira lo scopo della missione confidatami dal Re.

Circa a quanto l'Imperatore Napoleone mi aveva incaricato dire all'Imperatore d'Austria; io ho soddisfatto lealmente all'incarico, ma la situazione dell'armata e dell'opinione pubblica negli Stati Austriaci domina interamente la posizione. L'Imperatore d'Austria però mi ha incaricato dire all'Imperatore Napoleone le seguenti parole, • Quoique pris à l'improviste je ferai dans le sens de ce qu'il désire plus de ce que j'ai promis, et aujourd'hui méme je vais lui écrire directement, répondant à sa lettre •.

È qui opinione generale che la Russia è impegnata verso la Prussia a darle ajuto in certe date condizioni. La Tour d'Auvergne mi disse che di ciò si hanno le prove ora a Parigi.

(1) -Cfr. n. 291. (2) -Cfr. le dichiarazioni di Visconti Venosta del 25 luglio (Atti Parlamentari, Discussioni della Camera, Legislatura X, Sessione 1869-1870, p. 3673). (3) -Cfr. n. 313.

(1) Cfr. n. 287.

(1) Sic, per Austria.

(1) Evidentemente pomeridiane.

308

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. P. RISERVATO. Firenze, 27 luglio 1870, ore 14,10.

Nous attendons de Vienne un envoyé porteur d'un projet de traité austroitalien ayant pour but d'amener l'entrée des deux gouvernements dans la guerre. L'Autriche s'obligerait dans ce traité à interposer de suite ses bons offices près de l'Empereur des Français pour faire résoudre la question romalne dans des conditions conformes aux vceux des romains et aux intéréts de l'Italie et de manière à assurer la paix intérieure du Royaume. Mais votre télégramme (1) m'apprend que ces bons offices de l'Autriche sont déclinés d'avance par la France et l'Empereur Napoléon vient de télégraphier au roi (2) qu'il le prie de ne pas se laisser entrainer par les dispositions de l'Autriche, la France ne pouvant consentir à une occupation de notre part. La base principale des propositions autrichiennes est donc supprimée.

(1) -Cfr. n. 298. (2) -Cfr. n. 291.
309

L'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (Ed. in Iniziative neutralistiche, pp. 65-66)

T. RISERVATO. Vienna, 27 luglio 1870, ore 18,10 (per. ore 20,40).

Projet de traité n'a pas importance par lui meme. L'essentiel c'est l'entente secrète des trois Cabinets sur le passage de la neutralité * apparente * à la guerre et les conditions action combinée. J e n'ai assisté à aucune entrevue de Vimercati avec * les personnages politiques * (1). Je suis donc dans l'impossibilité d'énoncer mon avis: cependant je vous suis trop dévoué pour ne pas dire franchement ma pensée. Je ne signerais rien ni à deux ni à trois sans concession n~elle et définitive de la France dans la question romaine. Promesse de bons offices de l'Autriche n'est que un leurre. Beust est protestant, mais l'Empereur d'Autriche est * clérical * (2). On le sait à Paris; je n'approuve pas combinaison préìnée par Vimercati. Je puis me tromper mais je conteste l'intéret de l'Italie et de la maison de Savoie contribuer nous memes accroitre démesurement prépondérance de la France. L'unité allemande ne serait danger pour nous que si la Prusse devenait seule grande puissance militaire au Nord des Alpes ce que n'est pas à craindre tant que France a Nice Savoie, Autriche Alpes Juliennes. Prusse protestante ne peut pas avoir sur l'Italie prétention ancien empire romain; par conséquent neutralité armée est notre politique * nationale * (3) tant que conflit reste français allemand. Je comprends cependant qu'on profìte des circonstances actuelles pour tàcher d'obtenir solution raisonnable question romaine. Jamais nous ne serons dans conditions meilleures. Pape sans prestige. France imprudemment engagée dans un conflict de résultat douteux et tellement odieux que le Gouvernement Autrichien se cache derrière l'Italie et affiche nos démarches auprès de lui pour faire excuser ses sympathies françaises. L'Empereur doit choisir entre le Pape et l'alliance * officielle et définitive * (4) austro-italienne. L'opinion * libérale * (5) mème en France vous approuvera. Armons, soyons ·calmes, ne nous .empressons pas à conclure. Surtout ne donnez pas démission, envoyez de suite ministre à Vienne et rappelez moi.

310

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. RISERVATA l. Berlino, 27 luglio 1870.

J'avais appris que le Comte Brassier auquel il avait été d'abord enjoint de retourner à son poste qu'il avait quitté en congé, avait reçu l'ordre de se rendre à Berlin.

J'allais précisément chez M. De Thile pour connaitre le motif de cette détermination dont j'avais lieu d'étre surpris puisque c'était en partie d'après mon désir qu'il avait été télégraphié à ce diplomate de rebrousser chemin afin de ne pas briller par son absence dans des circonstances aussi graves. Ayant entrevu le Comte de Bismarck qui essayait sa voiture de campagne, j'allais droit à lui en demandant un entretien.

Pendant une heure environ nous nous sommes promenés dans le jardin du Ministère, et nous avons touché à plusieurs points d'une nature extrémement délicate.

J'ai engagé la conversation en sollicitant quelques explications relativement au Comte Brassier.

• Il est appelé par le Roi qui tient à étre éc-lairé sur la situation des choses en Italie • .

Je ne pouvais me contenter de ce motif, car notre Ministère avait déjà parlé à plusieurs reprises à la tribune, et j'avais rapporté fidèlement son langage. D'un autre c6té si, d'après les journaux, il y avait eu précisément dans les jours où M. Brassier s'acheminait vers Berlin, quelque obscurité sur notre programme, on savait aujourd'hui parfaitement à quoi s'en tenir: neutralité tant que la guerre restera restreinte dans les limites actuelles. Il risquait donc fort d'apporter des impressions au moins incomplètes, et son absence serait de natul"e à donner lieu à des commentaires :r:egrettab1es de la part de l'opinion publique dans les deux pays. Au moins !retournera-t-il prochainement à Florence, car il importe d'y avoir plus que jamais un Agent qui nous inspire toute confiance? Non pas que je veuille en rien diminuer les mérites du Comte de Wesdehlen, mais autant que je le connais, il n'a pas cette initiative, cette expérience, ce caractère expansif qui le placent entièrement à la hauteur des circonstances.

c Il s'acquittera néanmoins de ses fonctions mieux que le Comte Brassier qui, je le suppose, ne reprendra pas de sit6t le route de Florence».

Pour avoir la clef d'un tel jugement porté sur ce diplomate, je dois mentionner ici que dans cette dernière année son prestige a été fortement ébranlé, en suite de certaines révélations sur sa condui.te privée à Constantinople, révélations qu'il avait eu la maladresse de provoquer en s'attaquant à un de ses anciens Secrétaires de Légation. Il en est résulté une enquéte où le beau role n'a pas été du c6té du Ministre. C'est une histoire de femme. V. E. me comprendra à demi-mot.

Je fis observer que c'était une faute politique que de laisser aujourd'hui a découvert une Légation de cette importance; que si pour des raisons que je n'avais pas à discuter on préférait ajourner le retour de M. Brassier de St. Simon en Italie, on aurait la ressource d'y destiner dans l'intervalle quelque autre diplomate en mission extraordinaire.

c Mais qui? •. J'ai répondu qu'il me semblait que S. E. avait dans son entourage une personne qui devait lui inspirer toute confiance. J'ai nommé son famulus,

M. De Keudell. Le Comte de Bismarck n'a rien ajouté.

Il m'a seulement prié en écrivant en voie officielle d'indiquer comme raison de l'appel à Berlin du Comte Brassier, cette seule explication, à savoir que • Sa Majesté voulait ainsi se procurer quelques éclaircissements •. Mais

S. E. ne voyait pas d'inconvénients à ce que dans une lettre particulière je fisse mention des conclusions que je tirais moi-mème de son langage.

Je tenais en effet, Monsieur le Chevalier, à bien établir la véritable signification de cet appel dont nous n'avons -rebus sic stantibus -aucun motif de nous formaliser. L'action que le Comte Brassier pourrait exercer ici est dès lors frappée d'impuissance. Tant mieux! s'il est· vrai qu'il soit d'avis que nous aurions déjà contracté des engagements vis-à-vis de la France.

Je me réserve de raconter dans une autre lettre (1) la seconde partie de mon entretien avec le Comte de Bismarck.

(1) -In Iniziative neutra!istiche • Beust e Andrassy ». (2) -In Iniziative neutra!istiche c très catholique •. (3) -In Iniziative neutra!istiche c naturelle ». (4) -Le parole tra asterisch~ mancano in Iniziative neutra!istiche. (5) -In Iniziative neutra!istiche « éclairée ».
311

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. RISERVATA PER LUI SOLO 2. Berlino, 27 luglio 1870. Voici la seconde partie de l'entretien que j'ai eu aujourd'hui avec le Comte de Bismarck. Comme vous le verrez plus loin, Monsieur le Chevalier, ce récit est pour vous seul. Le sujet en est trop délicat, pour ne point se garantir de toute indiscrétion. «Si on nous proposait l'enròlement de volontaires italiens, ... qu'en pensezvous? •. J'ai répondu que, lors meme que je fusse pris au dépourvu, je n'hésitais pas un seul instant à affirmer que, en accueillant de semblables ouvertures, le Cabinet de Berlin ferait immanquablement le jeu de ses ennemis. Ce serait du mème coup, créer les plus graves embarras à notre Gouvernement, et le paralyser dans ses efforts de localiser la guerre entre les deux belligérants actuels. « Supposons le cas, ai-je dit, où il y aurait eu un instant une certaine divergence d'idées sur le programme à suivre de notre part dans cette crise, le langage du Chevalier Visconti Venosta à la Chambre vous prouve que la politique de la neutralité l'a emporté dans la phase présente. Notre Gazette Officielle déclare que les personnes qui manqueraient au devoir de cette neutralité perdraient la protection du Gouvernement et encourraient les peines établies par les lois spéciales et générales. Dans ces circonstances, quelle impression produirait un assentiment quelconque de votre part à ces enròlements? Qui les ferait et où en trouverait-on les éléments? » «Mais on pourrait établir, à cet effet, un bureau à Constance, par exemple. Les italiens sont parfaitement libres de voyager où bon leur semble. Nous

n'avons pas besoin d'hommes. Nous en avons plus qu'il n'en faut. Il ne s'agirait que d'obtenir un effet moral. Nous fortifierions votre Gouvernement dans ses

vues de ne point s'immiscer, comme tel, dans la guerre, et d'un autre còté l'opinion publique, dans votre Pays, formerait des vreux pour le camp où se trouverait un certain nombre de vos compatriotes. Ce serait un bon moyen de déverser le trop plein de vos tetes chaudes •.

J'ai répliqué que je ne saurais donner aucun encouragement à pareille idée. Sa réalisation compromettrait nos propres intérets et ceux bien entendus de la Prusse. On amènerait un résultat précisément contraire à celui auquel nous devons tendre l'un et l'autre, à savoir celui de restreindre le théatre de la lutte. La France ne manquerait pas d'élever des réclamations. Nous ne pourrions prétexter de notre ignorance, car les recrutements ne sauraient rester clandestins. Une semblable fin de non recevoir serait puérile et peu digne d'un Gouvernement. Le Comte de Bismarck convenait que rien ne pourrait se faire sans le consentement du Roi Guillaunle, car il faudrait aussi sa sanction pour un pareil bureau à Constance.

Qui attacherait le grelot en Italie? Ce serait évidemment le parti du désordre qui, sous le cri de guerre, masque des arrière-pensées, inadmissibles pour tout Gouvernement qui se respecte. Les royalistes, les conservateurs libéraux, l'armée elle-meme, se prononceraient contre des tendances qui, chez ce parti, n'ont d'autre but que de provoquer un réveil des passions démagogiques et des troubles intérieurs, contre lesquels chacun· doit se mettre en garde. Bien loin de fortifier le Gouvernement dans ses vues de ne point prendre part à la guerre dans les circonstances telles qu'elles sont définies aujourd'hui, ce serait au contraire le meilleur moyen de le pousser à prendre parti dès à présent, et précisément dans une direction opposée aux convenances de la Prusse. On aurait bien plutòt l'air de se défier de l'Italie et de son Gouvernement. L'opinion publique chez nous voudrait que les deux Puissances belligérantes continuassent à demeurer seules en cause, car elle est assez perspicace pour se rendre compte que l'Italie doit se tenir en dehors de la lutte. Je ne saurais donc trop insister, et meme réclamer, le cas échéant de propositions directes ou indirectes d'enròlements, pour que le Cabinet de Berlin décline un concours, plus dangereux pour lui que pour nous-mèmes.

• Vous auriez cependant une occasion unique peut-etre, de battre en brèche cette affectation des français, de vous croire sous leur dépendance. Une France victorieuse ne vous ménagerait pas plus que le reste de l'Europe. Vous n'auriez rien à craindre d'une Allemagne victorieuse. Celle-ci ne s'inspirera pas des traditions surannées du St. Empire. Bien loin de là, elle aurait un immense avantage à voir augmenter votre puissance. Pourquoi n'enverriez-vous pas un corps d'observation vers Nice? •.

Je l'ai interrompu à ces mots, pour dire que semblable démonstration équivaudrait à une déclaration de guerre. Or jamais guerre, comme celle qui éclate aujourd'hui au centre de l'Europe, est venue plus mal à propos, au point

de vue de l'Italie. Nous avions réduit l'armée au dessous du pied de paix, les Chambres avaient imposé des nouvelles charges pour le pays, en accentuant par là que notre programme était essentiellement basé sur les économies. Maintenant, c'est bien assez déjà des sommes récemment votées pour le maintien de notre position, sans nous engager dans une voie, qui nous conduirait à déroute fìnancière.

• -L'argenti l'argenti Mais, pour une telle éventualité, vous trouveriez qui agirait gratis. Pourquoi ne concentreriez-vous pas des troupes vers Civitavecchia? •. • -Pour la question de Rome, d'après une déclaration faite récemment à la Chambre par le Chevalier Visconti Venosta, séance du 25 Juillet, dont le télégraphe Wolff nous a donné un résumé, l'Italie suivra une ligne de conduite indépendante des résolutions du Gouvernement français à cet égard •. • -Par une attitude plus accentuée, vous serviriez votre propre cause et la nòtre. De toutes les Puissances, vous étes les seuls qui n'ayez pas encore déclaré nettement votre conduite •.

En me référant aux observations présentées plus haut~ j'ai rappelé ce mot si juste, que l'histoire parle camme la géographie. Or notre Pays n'étant point limitrophe de l'Allemagne, nous devons nous tenir à l'écart, tant que le confiit ne met en péril aucun de nos intéréts. L'Allemagne est certes de taille à soutenir un téte à téte avec la France, et, tout bien considéré, notre ròle de témoin attentif, dans ce duel, ne fait pas pencher la balance du còté de ses adversaires. Au reste, notre attitude est conforme à celle des autres Grandes Puissances. La Russie et l'Autriche nommément, tout en se déclarant neutres, ont eu bien soin d'ajouter, ou de laisser comprendre, que telle serait leur ligne de conduite, aussi longtemps que les intéréts de ces Empires ne seraient pas menacés.

• Mieux vaut parfois une hostilité déclarée, qu'une neutralité en quelque sorte violée et laissant la porte ouverte à de futures complications. Contre la première on peut dresser ses batteries, contre la seconde, il est assez malaisé de prendre des précautions •.

J'ai assuré au Comte de Bismarck que j'avais l'intime conviction que mon Gouvernement s'appliquait de son mieux à conjurer les dangers de la situation, en s'unissant aux efforts des Cabinets intéressés également à localiser la lutte. Il ne fallait dane pas lui rendre la tache plus difficile. Si, depuis 1848, le Cabinet de Berlin avait comme nous lutté si souvent, les armes à la main, pour la cause nationale, il se mettrait mieux à notre piace, et comprendrait mieux les motifs impérieux qui dictent notre conduite. Dans ces conjonctures, j'insistais plus que jamais pour qu'un Ministre de sa confìance fiìt envoyé à Florence. J'étais certain qu'il ne pourrait que confirmer ma manière de voir, et prévenir ainsi qu'on ne se laissàt ici égarer par des indications inexactes.

J'ai annoncé au Comte de Bismarck que je rendrais compte de cet entretien à V. E. Il m'a engagé à ne pas le faire d'une manière officielle, mais en voie privée et pous vous seul, Monsieur le Chevalier, car ce n'était pas le Chancelier fédéral, qui avait parlé au Ministre d'Italie, mais M. de Bismarck à

M. de Launay. Il ne s'agissait d'ailleurs que d'un échange d'idées sous forme académique.

Je n'avais pas besoin de me porter garant de la discrétion et de l'honorabilité de caractère de V. E.

(1) Cfr. n. 311.

312

L'ONOREVOLE MINGHETTl AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 10, fase. M)

L. P. Livorno, 27 luglio 1870 (1).

Puoi credere che fra noi due non può esserci nulla mai che turbi l'amicizia: siamo troppo uniti di pensiero e di cuore, perchè degli incidenti politici ci separino. Ma non posso dissimularti che l'attitudine presa da Lanza lunedì (2) mi ha messo in tal posizione che io credo non poter servire il Ministero in cosa alcuna.

Tu devi ricordare quando tre mesi fa ho presa l'iniziativa di sostenere il Sella, e di condannare la destra a votare per i suoi provvedimenti. Tu non sai tutte le opposizioni che ho trovato i dispiaceri che ho avuto, e nondimeno ho perseverato sempre con energia e con fermezza perchè credevo che fosse bene.

Allora, se ti ricordi, eliminavamo sempre il concetto di sottoporre alla Camera un voto di fiducia pieno ed intero. Ma altri lavorava a questo fine, e lo ha detto a me lunedì esplicitamente. La giornata d'oggi è la conclusione della campagna che abbiamo fatta insieme, e a ciò ho mirato sempre. Pazienza! Anche questo poteva essere giustificato dalla circostanza nuova ed imperiosa. Ma converrai che ci metteva in un imbarazzo crudele. Tu mi hai detto in quel breve colloquio: Dovevate votar contro. Ma come? Sono scomparse le difficoltà finanziarie? E potevamo noi dire al Sella che se ne andasse? Potevamo dopo gli applausi schietti e cordiali della destra, dare a te un voto di sfiducia? O era cosa seria l'analisi chimica del Bonghi in faccia alla vostra solidarietà?

Non restava dunque che una cosa possibile, gittare un ponte fra noi e il Lanza, acchè il voto venisse come conseguenza del nostro dialogo. Io avevo previsto, il giorno prima, che mi avrebbe dato dei calci, lieto degli applausi del Nicotera del Mancini (3) dell'As1proni lieto soprattutto (come simbolo a ... [par iH.] dell'alta moralità), di una proposta d'Arrivabene. Ma non mi pento e non mi lagno di ciò che successe. Lo rifarei da capo conoscendone i particolari, nè si poteva politicamente fare altro. Dunque vedi quanto siamo vicini. Ma... quella seduta pone me in una condizione difficilissima personalmente. Non pochi dei nostri amici e dei migliori Borromeo, Piccoli, Mari, hanno preferito di uscire anzicchè dare un voto. Non pochi l'hanno dato col fiele nell'animo, e col rimprovero sulle labbra. Parmi che adempiuto il mio dovere, a me rimanga solo una cosa da fare, cioè di salvare la mia dignità.

Se io accettassi ora dal Ministero un incarico qualunque, si direbbe che faccio un mercato del decoro mio e del partito, e quelli che direbbero ciò sarebbero i più benevoli. La seduta di lunedì ha posto a mio avviso uno ostacolo insormontabile ad ogni rapporto fra me e il ministero, salvo quelli che nascono dal mio dovere di deputato. E il mio dovere può impormi di votare per voi, nulla di più. Verrò infatti a votare la ferrovia. Eccoti, caro Emilio,

lo stato vero dell'animo mio. La sola persona al mondo che n'è partecipe all'infuori di te, è Guido, il quale vede le cose nello stesso modo che le veggo io.

La mia intenzione è di venire a Firenze venerdì mattina, se pure non si votasse prima. Sarò alle 11 'h ant. a casa mia. Checchè avvenga, fra noi due non può esserci che la sincera stima, e la più cordiale amicizia (1).

(1) -Aggiunto sotto la data: «Mezzogiorno, che ricevo la tua in questo momento •. (2) -25 luglio (3) -Parola di lettura incerta; potrebbe anche leggersi « Mordini •.
313

PROGETTO AUSTRIACO DI UN TRATTATO DI ALLEANZA OFFENSIVA E DIFENSIVA FRA L'AUSTRIA E L'ITALIA

CAVV, mazzo l, fase. 1/3 Austria-Ungheria) ... (2).

Persuadés de la solidarieté de leurs intérets et décidés de suivre dans la guerre qui vient d'éclater à l'improviste entre la France et la Prusse une politique identique,

Sa MaJesté l'Empereur d'Autriche Roi de Hongrie et Sa Majesté le Roi d'Italie ont résolu de conclure une alliance offensive et

défensive de~ant demeurer secrète pour le moment. Leurs Majestés ont nommé des Plénipotentiaires à cet effet, savoir Sa Majesté l'Empereur d'Autriche Roi de Hon,grie

M. et Sa Majesté le Roi d'Italie

M. qui, après avoir échangé leurs pleinpouvoirs, trouvés en bonne et due forme, ont arrèté les articles suivants:

Art. I.-L'alliance offensive et défensive que LL. MM. l'Empereur d'Autriche, Roi de Hongrie et le Roi d'Italie contractent aujourd'hui durera jusqu'à la fin de la présente guerre, ou plus longtemps si aucune des deux parties contractantes ne juge à propos d'y renoncer après la conclusion de la paix.

Art. II. -Leurs Majestés se garantissent mutuellement l'étendue de leurs territoires.

Art. III. -Leurs Majestés ne contracteront aucune nouvelle alliance et ne signeront aucun traité se référant à la présente guerre sailiS s'etr·e prévenus et préalablement entendus.

• Esce da me Peruzzi. Ecco la sua opinione.

Conviene pienamente con me nello stesso giudizio della situazione presente. È una fatalità, ma dopo Lunedì io non posso accettare una posizione ufficiale come quella di Ministro a Vienna.

Peruzzi vedrebbe possibile una missione straordinaria (giustificata anche dal non dover lasciare la Camera) ma io credo che non si avrebbe alcuna efficacia, e tu hai bisogno di chi abbia non solo abilità ma autorità per la Cancelleria viennese. Se vuoi parla col Peruzzi. Io mi dolgo ma veggo non poterti servire •.

Il • Lunedì » cui allude Minghetti deve essere il 25 luglio.

Art. IV. -Leurs Majestés, prises au dépourvu par cette guerre, commen

ceront par déclarer leur neutralité qui sera, bien entendu, bienveillante pour

la France.

Art. V. -Pour défendre au besoin cette neutralité, Leurs Majestés place

ront sur pied de guerre leurs armées .aussitot que faire se 'l:>ourra.

Art. Vi. -Une fois suffisamment armés, Leurs Majestés concerteront leur action commune, soit en vue d'une médiation .combinée, soit en vu·e d'une entrée en campagne; Elles s'entendront, en un mot, sur la marche politique et militaire à suivre.

Art. VII. -Dès aujourd'hui l'Empereur d'Autriche, Roi de Hongrie, s'engage à interposer ses bons offices auprès de S. M. l'Empereur des Français pour obtenir non seulement l'évacuation immédiate des Etats ponHficaux par les troupes françaises, mais aussi pour que cette évacuation se fasse dans des conditions conformes aux vreux et aux intérets de l'Italie et de manière à assurer la paix intérieure de ce Royaume.

Art. Vlii.-Ce traité demeurera secret jusqu'au moment où les deux parties contractantes le jugeront à propos. Les ratifications seront échangées dans l'espace de quatre semaines ou plus tot si faire se pourra (1).

NIGRA AD I. ARTOM (CARTE ARTOM)

Vienna, 16 agosto 1893.

• -... Il punto che si tratta di chiarire è... se parallelamente al progetto a due portatoda Vitzthum a Firenze il lo agosto e da Vimercati a Metz il 7 agosto, vi fosse un altro progetto di trattato a tre, segreto, in tre articoli, a cui sarebbe stato aggiunto un quartoarticolo dal Re Vittorio Emanuele, del quale secondo progetto sembra esclusivamente parlare il Principe Napoleone nel suo scritto inserito nella Revue des deux mondes del 1° aprile 1878. La mia impressione è che il Principe Napoleone è inesatto, e che non vi era che un solo progetto, quello austro-italiano, ma che vi erano clausole segrete per il passaggio dal trattato di neutralità armata delle due potenze, a un trattato di alleanza offensiva e difensiva... • -... Ti impegno di leggere l'articolo del Principe Napoleone, o almeno lo squarcio che ho copiato nella mia minuta e a compararlo col telegramma mandato da Vimercati da Metz il 3 agosto. [Cfr.. n. 360]. A me pare evidente che nella variazione del primo e nel telegramma del secondo si tratta di solo e identico progetto •.

[Annotazione a margine: • .L'ipotesi di due progetti è di Visconti •].

I. ARTOM A NIGRA (CARTE ARTOM) Agosto 1893.

c ••• Forse Beust col progetto di trattato Vitzthum non aveva altro scopo che di riservare a sè la scelta dell'ora e del modo di azione e forse era dubbia la sua sincerità nell'aderire ai nostri desideri nella questione di Roma. È certo ad ogni modo che ciò servi a far guadagnare tempo ai due Governi, sin dopo le prime sconfitte francesi, le quali resero evidente che i nostri aiuti sarebbero stati inutili e pericolosi. Ma intanto l'appoggio, sincero

o non, dato allora da Beust alle nostre mire nella questione romana servi ad impedire che il Governo austriaco ponesse ostacoli al nostro ingresso a Roma. Io non ho mai reclamato il merito di avere contribuito ad ottenere ciò che fu attribuito a Minghetti. Ma i miei telegrammi che tu hai sott'occhio, e dei quali amerei ottenere per tuo mezzo una copia, attestano che non sono rimasto estraneo a tale fatto. Mentre io ero là, Vimercati venne a Vienna, fu accolto da Francesco Giuseppe e si vantò con me d'avere malgrado mio ottenuto la firma d'un trattato che forse fu quello che portò a Metz. Ma io non chiesi di vederne il testo, sicuro com'ero, che non se ne sarebbe fatto nulla... •.

I. ARTOM A NLGRA (CARTE ARTOM)

Agosto 1893

c ... Ti confesso che propendo per credere che Visconti Venosta sia completamentenel vero. Forse Ottaviano [Vimercati] non portò a Metz la minuta di un trattato: egli fu probabilmente incaricato da V[ittorio] E[manuele] sul modo e sulle condizioni con cui egli avrebbe potuto aiutare la Francia. Forse Ottaviano si vantava assai più che non avesse il diritto di farlo, ma egli parlò con me a Vienna in modo da far credere, che malgrado l'insuccesso di Vitzthum, egli fosse riuscito o fosse sul punto di stabilire un accordo fra il Re e l'Imperatore di cui Francesco Giuseppe avrebbe dc.vuto essere consapevole ma non partecipe... • • ... Sembra

(1) Cfr. anche la seguente lettera del Minghetti datata • sabato » (probabilmente 30 luglio)(AVV, mazzo 10, fase. M) .

(2) Si inserisce qui, tenendo conto dell'accenno contenuto all'inizio della lettera Vimercati al Re (n. 307). Witzthum arrivò a Firenze il l" agosto. Sembra peraltro che il testo pubblicato non sia integralmente quello recato dal Witzthum, ma abbia subito alcune dellP modifiche suggerite da Napoleone (cfr. nn. 364 e 393, p. 272).

(1) Si pubblicano qui di seguito dei brani di lettere scambiate molti anni più tardi fra il Visconti Venosta, il Nigra, Isacco ed Edoardo Artom, che gettano luce sulle trattative ltalo-austriache e itala-franco-austriache:

314

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II (Eredità Nigra)

T. Vienna, 28 luglio 1870, ore 19,10 (per. ore 22).

Encore mauvaises nouvelles de Paris. * Empereur des Français accuse De Beust avoir soulevé question Romaine pour paralyser bon vouloir de V. M. et gagner du temps,* ce qui est peut etre vrai, car à mon arrivée De Beust

infatti che il solo risultato ottenuto da Ottaviano sia stato quello di sentir ripetere direttamente dall'Imperatore la dura risposta di Gramont che tu avevi già trasmessa al Ministero [Cfr. n. 298]. E tale conferma non è necessaria e nulla aggiunge alla storia di quel doloroso periodo».

VISCONTI VENOSTA A NIGRA (EREDITA NIGRA)

Milano, 25 marzo 1895.

• ....Che il famoso Trattato portato da Vilnercati a Metz non fosse altro che il progetto Beust io veramente l'ho rilevato solo dalla vostra pubblicazione e voi ne avrete acquistatala prova a Vienna. Trovo bensl nelle mie carte alcuni appunti di telegrammi che il Re mi disse di aver mandati a Vimercati 26 luglio. c Emvoyez Witzthum avec projet traité. Ministère croit pouvoir entrer en examen du traité à deux » [Cfr. n. 290]. 27 luglio. • Dites-moi si envoyé autrichien est parti avec projet traité. Il est urgent qu'il arrive pour avoir connaissance complète état de choses • [Cfr. n. 305]. 29 luglio. c Vous avez pu connaitre à Florence mes bonnes dispositions et vous pouvez rapporter à l'empereur ce que vous avez observé à Vienne. D'après votre télégramme l'Autriche n'est pas disposée pour à présent entrer dans une triplealliance. Je me réserve d'examiner le projet que Witzthum nous apporte » [Cfr. n. 323]. Da ciò si dovrebbe concludere che il Re non aveva dato a Vimercati l'incarico espresso di sottoporre all'approvazione dell'imperatore Napoleone il progetto Beust. Ma io sono lontano dal credere che il Re ci mostrasse tutto. Un vostro telegramma del 23 luglio [Cfr. n. 261], che si riferisce appunto alle comunicazioni extra ufficiali dice: c J'ai prévenu Gramont que je ne répondais que des communications faites par moi ». Troverete pure un mio telegramma del 2 ago_sto [Cfr. n. 353], nel quale vi incaricavo di avvertire Vilnercati perchè si astenesse da ogni atto che potesse pregiudicare le determinazioni del Governo, che non aveva ancora esaminato il progetto Witzthum. Voi mi avete, parmi, risposto che Vimercati era già partito da Parigi. [Cfr. n. 355]. Ma ad ogni modo, che cosa poteva firmare l'Imperatore Napoleone? Egli non poteva che porre il suo nome, come un segno di approvazione, ad un progetto di Trattato, i cui contraenti erano, no.n la Francia, ma l'Austria e l'Italia, pel caso che queste due Potenze l'avessèro concluso, il che non era ancora avvenuto e non avvenne dipoi. Lo scrittore del Figaro [Cfr.

p. 98, nota 3] non può dunque apporvi • l'ajjirmation de l'existence d'un traité auquel son Souverain participa... ».

VISCONTI V.mNOSTA AD E. .AJRTOM (CARTE ARTOM)

Santena. 17 agosto 1911.

• ... Del resto il consiglio di suo zio fu seguito. Il trattato, mandatoci da Vienna, non fu accettato, nè firmato, e diede luogo soltanto a delle controproposte dilatorie a cui poserofine gli avvenimenti della guerra. Di questo episodio parla l'ultimo volume dell'Empire Libéral di E. Ollivier... •·

VISCONTI VENOSTA AD E. ARTOM (CARTE ARTOM)

Santena, 30 (27) agosto 1911.

c .•• Da molti anni, ai rimproveri che ci vennero fatti pei viaggi di Vimercati a Vienna e a Metz, di cui ci si attribuiva la responsabilità, preferii non rispondere perchè non avrei potuto farlo senza tirare in ballo il Re Vittorio Emanuele e credevo che vi sono dei doveri che sopravvivono all'ufficio.

Tutti sanno che il Re Vittorio Emanuele desiderava l'alleanza con la Francia e la guerra. Egli credeva di avere preso degli impegni con l'Imperatore Napoleone, ma con due condizioni, la cooperazione dell'Austria, un progresso decisivo nella questione romana. Vittorio Emanuele, che non aveva una fede assoluta nei suoi Ministri, voleva accertarsi da sè, col mezzo di suoi agenti personali, quali fossero le reali intenzioni dell'Austria dove era la chiave della situazione. Noi non abbiamo consigliato questa missione Vimercati, che passava sopra le nostre teste, ma non abbiamo potuto, nè voluto ilnpedire che il Re si assicurasse se si verificavano quelle condizioni da cui dipendevano le sue risoluzioni. Non era, in quei giorni, un sacrificio il rinunciare al potere, ma a noi sembrava dover nostro il non aggravare le difficoltà del paese con una crisi del Governo e il differirla, almeno, sinchè era possibile...•.

c ••• Io non ignorava la partenza di Vimercati per Vienna. Ma durante la sua dimora colà egli prendeva i suoi ordini non da me, ma dal Re. Io mi riservai soltanto di esaminare il progetto negoziato con Beust, per accettarlo o non accettarlo, senza alcun ilnpegno... •.

• ... Ella può, se crede, parlare dell'episodio del Consiglio dei Ministri per Roma, ma preferirei che il racconto non la ponesse nella occasione di dire che lo ha udito da me. Un testilnonio di quei tempi, una fonte autorizzata mi converrebbero meglio. Il SegretarioGenerale Cavallini lo diceva a chi voleva udirlo quando mi si accusava di non aver voluto andare a Roma ... •.

avait déjà écrit [à] Metternich pour que l'occupation italienne remplace occupation française. Ici revirement opinion ~ublique est lent. * Dispositions ibelliqueuses Empereur De Beust et Archiduc Albert seront insuffisantes pour faire participer Autriche à la guerre, si Russie conserve neutralité * (1). Dans état actuel des choses Empereur Napoléon fera avec Bismarck un Villafranca Prussien lui livrant Allemagne; si le succès est armée française, il contraint Prusse reciification frontière. Que V. M. [ne] signe pas traité à deux sans etre assuré qu'il soit regardé par Empereur comme moyen pour arriver à la triple alliance. Bons o·ffices Autriche pour question romaine seraient nuls sans cela. Witzthum et moi devons partir demain (29) Vendredi. Télégraphiez moi à Mestre ce que je dois faire, regrettant voir Empereur Napoléon sans savoir ce que Gouvernement du Roi compte faire. Que V. M. arrange avec Visconti Venosta. Je donne toute preuve de dévouement au Roi, mais que l'on ne me laisse pas dans la position de ne savoir quoi dire. Attend télégraphe à Mestre où j'arriverai Samedi matin (30). Adressez-le à Grassi.

315

FRANCESCO GIUSEPPE A VITTORIO EMANUELE Il

(A C R, Carteggi V. E. II, b. 33)

SchOnbrunn, 28 luglio 1870.

Monsieur mon Frère, Le message que V. M. m'a envoyé .par le Comte Vimer.cati m'a vivement touché.

J'aime à croire que les événemens qui viennent de nous surprendre rendront notre union aussi intime que l'exigent les intérets de nos deux pays. C'est mon vreu le plus cher et je suis heureux de voir que V. M. le partage.

Mon Conseiller intime actuel, Comte de Vitzthum remettra cette lettre à V. M. Il est chargé, ainsi que V. M. en a exprimé le désir, de s'entendre avec les Ministres du Royaume d'Italie pour la conclusion immédiate d'un traité d'alliance offensive et défensive, alliance qui nous permettra de renouer avec la France nos négociations de l'année dernière.

Je prie V. M. d'accueillir avec hienv.eillance cet Envoyé extraordinaire qui possède toute ma .confiance et de croire à tout ce qu'il Vous dir.a en mon nom. Je saisis cette occasion pour renouveler à V. M. le.s assurances de haute estime et de sincère attachement avec lesquelles je. suis

Monsieur mon Frère de V. M. le bon Frère et Cousin.

19 -Documenti divlomatici-Serie I -Vol. xni

(1) I due passi fra asterischi furono ritelegrafati da Visconti Venosta a Nigra, con la notizia del ritorno in Italia del Vimercati, con tel. riservato del giorno 29, ore 16,10. Con successivo tel. delle ore 18,15 Visconti Venosta comunicava a Nigra che il Re aveva dato ordine a Vimercati di recarsi direttamente da Milano a Metz, senza passare da Firenze.

316

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA,

AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

(Ed. in Iniziative neutralistiche, p. 66)

T. RISERVATO. Firenze, 28 luglio 1870, ore 14.

* J'ai reçu votre lettre du 25 (1) et je vous écrirai demain *. Vimercati télégraphie (2) que l'Autriche croit impossible actuellement un traité entre elle et la France, mais qu'elle est disposée à conclure avec l'Italie un traité séparé dont le projet nous sera apporté par Witzthum, et que le roi et nous (3) nous sommes réservé d'examiner. En attendant Vimercati a pris sur lui de porter ce projet à Metz. Voici pour votre information ce qu'Artom me télégraphie de Vienne:

(V. télégramme Artom 27/7170 6,10 sera arr. 8,40 sera) (4).

317

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA,

AL CONTE VIMERCATI

(AVV, mazzo l, fase. 1/2)

L. P. [Firenze], 28 luglio 1870.

Poichè vedo da un telegramma di ieri sera che passi da Milano, credo necessario di scriverti qualche riga.

Avrai ricevuto a Mestre un telegramma di S. M. Allo stato delle cose quale risulta dalle tue stesse informazioni il Re non poteva telegrafarti altro. A Vienna le cose non erano cosi avanzate come tu credevi. Noi abbiamo dato prova della nostra buona volontà, ma poichè a Vienna manca la condizione essenziale della proposta, a noi non resta che ad aspettare. II trattato a due preso isolatamente, e senza che sia stabilito il previo accordo di tre Gabinetti, costituisce un impegno inutile. Una entente amicale coll'Austria vale quanto il trattato a due e non ne ha gli inconvenienti.

Nello stato attuale delle cose, il meglio è di non impegnarci isolatamente con nessuno e di tenerci preparati agli eventi. Quello che poi preme soprattutto è che non nascano degli equivoci, è che vi sia accordo completo, in ogni passo, fra i Sovrani e i loro Governi. Tu hai veduto ora che cosa avvenne a Vienna. Tu avevi delle notizie che ti ispiravano piena fede sulle disposizioni dell'Imperatore d'Austria. Ma poi le difficoltà della situazione di cui i Governi devono tener conto furono tali che le disposizioni personali dell'Imperatore non prevalsero e le tue previsioni andarono fallite. Questo ti deve provare che è oramai necessario che la politica rientri nella via ufficiale se non si vogliono creare illusioni forse funeste, e compromettere la dignità e la buona fede dei Sovrani e dei Governi. Prima dunque di ritornare a Parigi mi sembra che tu ti proponga

(l} Cfr. n. 287.

di veder l'Imperatore a Metz. In questo caso il Re ti ha telegrafato quanto puoi ora dirgli. Se vedi prima Nigra egli ti spiegherà quanto si passò a Parigi per le trattative di Roma. Ora non sarebbe opportuno di ritornare positivamente sulla questione, poichè l'Imperatore oppose la fin de non recevoir la più assoluta.

Ma tu potrai però far sentire all'Imperatore le difficoltà grandissime che questa fin de non recevoir crea al Re, specialmente se si trattasse di uscire dall'attitudine attuale. Gli potrai far notare che noi non intendiamo proporre dei mercati o cercare dei pretesti per fare una politica poco leale. Era anzi per noi un debito di lealtà di far conoscere, poichè noi le conosciamo meglio degli altri, le difficoltà pratiche della frontiera che è quasi impossibile di sorvegliare completamente. Gli farai sentire che noi non cerchevamo il destro per qualche miserabile gherminella, ma solo volevamo sapere se la politica francese a Roma è quella della conservazione indefinita del peggiore de' Governi ristabilito quante volte occorre e imposto ai sudditi coll'intervento straniero, come ai tempi del Principe di Metternich, oppure l'applicazione delle istesse liberali idee dell'Imperatore, dei programmi che egli stesso espone, specialmente nella lettera a Thouvenel (1). E potrai fargli nello stesso tempo sentire che s'egli non approfitta di questa occasione per far fare un passo decisivo alla quistione romana, dopo non ne avrà più il destro, come ora, nè la facoltà. Lo ripeto, egli non ha che a tornare alla sua lettera a Thouvenel, per trovar una base su cui intendersi.

(2) Cfr. n. 306.

(3) • Et moi » in Iniziative neutralistiche.

(4) Cfr. n. 309.

318

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Vienna, 28 Luglio 1870, ore 16,30 (per. ore 20).

Vimercati notifie à V. E. qu'il enverra de Milan pour où il part demain matin état détaillé des préparatifs militaires que l'on fait ici (2). Comte Witzthum, Ministre d'Autriche à Bruxelles, part demain matin pour Florence. Il est Saxon, ami intime de Beust et ,J'ennemi acharné de la Prusse. Andrassy s'est rendu llier à Pesth pour demander crédit destiné à porter chiffre honwed de 80 mille à 150 mille hommes.

319

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2720. Parigi, 28 Luglio 1870, ore 16,50 (per. ore 21,10).

Gramont m'a fait dire que Malaret sera chargé de concerter avec vous les deux dépéches à échanger au sujet de la évacuation. Un projet de la dépéche française lui sera envoyé demain.

(1) -È la lettera del 20 maggio 1862, pubblicata nel Moniteur del 25 settembre 1862, quindiin (Livre Jaune), Documents dip!omatiques, 1862, pp. 3-6. (2) -Visconti Venosta aveva fatto richiedere a Vimercati informazioni sugli armamenti austriaci, con tel. riservato a Curtopassi pari data, ore 0,15.
320

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. RISERVATA PER LUI SOLO 3. Berlino, 28 luglio 1870.

Le Courrier de Cabinet Longo est arrivé hier vers six heures du soir,

quelques heures après mon entretien avec le Comte de Bismarck.

D'après votre lettre particulière (1) à laquelle je répondrai dans un autre N.[uméro] (2), je devais à fortiori prémunir le Comte de Bismarck de toute tentation de preter l'oreille à des propositions d'enròlements publics ou clandestins. .Je me suis donc rendu chez M. de Thile et sans lui raconter les particularités de mon entretien de la veille, j'y ai fait cependant quelques allusions, que je l'ai prié de rapporter en mon nom à son chef de manière à ce que celui-ci put paclaitement comprendre mon nouvel avertissement.

En outre j'ai vu M. de Keudell, le confident du Chancelier fédéral. .Je lui

ai parlé à creur ouvert sur ce point délicat. Il m'a dit que dans la journée il

avait été télégraphié au Comte de Wesdehlen de décliner toute proposition qui

pourrait lui etre faite.

M. de Keudell m'a raconté à ce sujet que plusieurs personnes s'étaient présentées à la Légation de Prusse à Florence pour demander si on acceptait en Allemagne des enròlements d'Italiens dans la guerre contre la France. On n'en savait pas les noms, mais ni celui du Général Garibaldr, ni 'celui de quelque membre de son parti, n'ont été prononcés. Le Com,te de Wesdehlen avait sol1icité des instructions.

C'est en suite de ce fait que le Comte de Bismarck avait demandé mon avis.

M. de Keudell croyait qu'après mure réflexion, son chef, meme s'il ne m'eut pas entendu, aurait répondu de la meme manière au Chargé d'Affaires précité.

321

IL CONSOLE GENERALE A SERAJEVO, DURIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 74. Serajevo, 28 luglio 1870 (per. l'8 agosto).

Il 25 corrente alle ore 10,30 pomeridiane mi giungeva il telegramma di

V. E. del 23 che ho l'onore di qui compiegare in originale (Annesso A) (3) a dimostrarne la troppo rilevante inesattezza.

Racchiudendo del pari copia del mio telegramma (Annesso B) (4) in data di jeri, ed uno scritto cifrato (Annesso C) ho l'onore ....

ALLEGATO (5).

Les nouvelles politiques d'outre Sava sont rares parceque la Bosnie s'en préoccupe fort peu et les postes Autrichiennes et Turques soumettent la correspondance entre les deux pays à une surveillance très suivie, dont on n'aime pas du tout braver les conséquences.

Malgré cela j'ai dit et je dois dire que la Dalmatie et confinaires marcheraient

contre la Prusse quand meme alliée à la Russie. L'Autriche serait un peuple d'anges

(m'a dit naguère un personnage compétent confinaire lui meme) pour ne ~as

accepter la première occasion favorable pour se venger de la défaite à armes inégales

de Sadowa.

J'ajoute à titre d'indice que c'est précisément le télégraphe d'Agram qui s'empresse de donner ici les nouvelles et bruits favorables aux Français. Nulle apparence jusqu'ici en Bosnie d'une sympathie quelconque pour les Prussiens (1).

(1) -Cfr. n. 258. (2) -Cfr. n. 328. (3) -Cfr. n. 255. (4) -Non pubblicato. (5) -È l'annesso C.
322

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 8, fase. 5-9/B)

L. P. CONFIDENZIALE. Londra, 28 luglio 1870.

Approfittando della partenza di qui del corl'li.ere Anielli credo opportuno

di fornirle privatamente qualche informazione sulla opinione pubblica in questo

Paese allo stato attuale delle cose in Europa.

La rottura della pace, ed il modo col quale la Francia vi venn·e fu qui (occorre appena di dirlo) il soggetto della universale riprovazione. Saltò fuori di poi il noto progetto di trattato fra la Francia e la Prussia, e qualunque sia la opinione sulla genuinità del medesimo, nessuno però dubita, che, in sostanza, si .parlò tra la Francia e la Prussia di dare alla prima il Belgio ed il Lussembul1go; e ciò bastò per sollevare ovunque qui un sentimento che è ifacile di comprendere. In altri tempi queste cose avrebbero indubbiamente sollevato l'antrca rivalità dell'Inghilterra contro la Francia, ed avrebbe riunito tutta la popolaz.ione inglese in un solo pensiero, ed in un solo grido. Ora, invece nonostante i fatti sopra indicati, non è più cosi. Una .grande parte di questo Paese e mas

sime quella che ha grandi interessi commerciali da tutelare, guarda l'amicizia dell'Inghilterra colla Francia come una condizione del ben essere, e della ,Politica dell'Inghilterra. Ella non ha mestieri .che io dica le cause principali di questo cambiamento; ma mi permetta di indi·carle come il frutto delle mie osservazioni, e delle opinioni che ho qui raccolte. L'Inghilterra avendo radicalmente cangiato i suoi principii economici da quel che d:urono nel [primo Impero, ed essendo entrata nel sistema di libertà, vede nella Francia non più un concorrente da distruggere, ma un gran consumatore le cui ricchezze perciò non rimpiange. Il Regno Unito è giunto a tal grado di ricchezza, ed ha la sua ricchezza talmente assisa sulla sua produzione industriale, che teme la .guerra più di qualunque altro male, e che fa alla pace qualunque sacrifì.zio, e la sua unione colla Francia

è la pace, od almeno un gran limite alla guerra ed alla continuazione della medesima. Per ultimo l'Inghilterra cogli attuali suoi principii non si loda delle guerre sostenute col primo Impero, sebbene essa ne sia uscita colla meglio militarmente.

Ma ciò non basta; che, se il criterio !POlitico inglese è cambiato a riguardo della Francia esso è pur cambiato a riguardo della Prussia. Per l'Inghilterra

per. ore 23,35. ·

attuale la Prussia è la Potenza, che ha paralizzata ì'Austria antica naturale alleata del Governo Britannico, e che ha fatto cessare l'ufficio moderatore ,che l'Austria adempiva nel centro d'Europa e massime contro la Russia. La Prussia è la sospettata amica della Russia, massime se ciò le possa giovare per la Costituzione dell'Impero Germanico, è la Potenza che minaccia di prendere una strabocchevole preponderanza in Europa, preponderanza che, (come a qualsivoglia altro Governo d'Europa), non può piacere al Governo Inglese, H quale, nell'interesse della pace deve amare il vero equilibrio Europeo, cioè quello che consiste nel non lasciar crescere alcuna regione in tanta potenza da poter sover

chiare da se stessa più altre regioni. Il popolo inglese vede in fine nella Prussia la distruggitrice violenta del Regno di Annover (la cui dinastia era inglese) e la nemica, e la colpevole verso la Danimarca che ha dato al Principe Ereditario Inglese la Consorte. Io ,credo di non errare affermando, che, prima degli attuali avvenimenti il popolo inglese era, per la massima parte, anti-Prussiano.

Ciò posto, sino a qual punto, questi sentimenti, e questo stato di cose, ha potuto essere cambiato dai recenti avvenimenti, che, dal punto di vfsta del giudizio della massima 1parte degli inglesi, han messo la Francia dalla parte del torto? Ora le opinioni: qui sono molto diverse, ,chi parteggia per la Francia, e chi per la Prussia; son divisi i giornali principali; e non sono .concordi i pareri neppure nelle altissime regioni, ove non si fa mistero di sentimenti, e di tendenze diverse. Ma io oso affermare che non è questo il momento per giudicare della vera opinione su cui si fermerà il pubblico inglese. Qui le cose che dispiacciono, ed urtano il senso universale sollevano, ed esaltano l'espressione del disgusto; e molti dei giornali principali (fra cui il Tim.es) si fanno l'organo di questo disgusto, ma poi, con rivolgimenti quasi inattesi, il pubblico, sfogate le prime impressioni, torna al sentimento dei suoi interessi. Ora egli è mio avviso, ,che, cessato lo stadio attuale, le simpatie della ma~giore parte torneranno ad essere per la Francia. Anche il Tim.es che ora ha per le mani il famoso progetto di trattato tra la Francia, ·e la Prussia, e che pare soffiare nel fuoco, si ·calmerà, e troverà, che, in ,sostanza, risulta che la Prussia aveva, quanto meno, accettato la discussione sul progetto di questo trattato, e che non è stata men rea della Francia; e si unirà col Morning Post, collo Standard, e con parecchi altri giornali, i quali, anche al presente, non celano le loro simpatie per la Francia. È quindi mia opinione che il popolo inglese, allo stato

attuale delle cose, ·cedendo ai suoi interessi, ,come esso li sente, e li giudica al

presente, parteggerà per la Francia.

Ammessa però questa opinione, resta ancora a prevedere, se, e come essa

possa essere modificata dagli eventi della guerra, e principalmente da una immi

nente minaccia della occupazione, e della conquista del Belgio per parte della

Francia.

Quanto agli eventi della guerra a me non pare dubbio ·che l'opinione pub

blica di questo Paese sarà sempre perchè il suo Governo si unisca agli altri

d'Europa per fermare i trionfi della potenza vincitrice, qualunque essa sia delle

due belligeranti; e che esso batterebbe le mani anche ad una minaccia fatta

da una coali'zione. E questo mi pare che sia l'interesse di tutti, salvo il più, od

iJ. meno. Ma non saprei credere che l'opinione pubblica possa durevolmente spingere qui il Governo ad entrare da solo in una guerra con questo solo intento; e credo che l'opinione si •Contenterebbe di ottenere qualche cosa di abbastanza

importante a questo fine, e perchè la 1guerra ,finisse.

Quanto poi al caso della occupazione e della conquista del Belgio non è

possibile dissimularsi, che è questo il punto su .cui l'opinione inglese è più sensi

bile, e che se è da credersi che l'Inghilterra (parlo sempre dell'opinione pub

bli:ca) possa ancora dispo'I'si a sguainare la spada per altro, che per la dirfesa

del Regno Unito, ciò si possa pensare del caso in cui si tratti dell'indipendenza,

e della integrità del Belgio. Eppure io non oserei affermare, che lo si :farebbe, e

massima se l'Inghilterra non fosse in ciò spalleggiata da altre Potenze. Qui l'idea

di una guern colla Francia, e di ridestare i rancori anHchi e sopiti è abbastanza

potente da calmare, e rattenere deliberazioni a cui l'opinione si senta fortemente

spinta per altre ragioni. E qui ricorrono tutte le 'considerazioni fatte sopra

intorno agli interessi attuali del popolo Inglese. Non vi sarà di certo sacrifizio,

o ,sforzo, o transazione che non fosse per parere preferi!bile, ed accettabile piuttosto ·che impegnarsi in una guerra colla Francia. Ripeto adunque, che, per me, il punto è molto dubbio, e che propenderei nella previsione esclusiva del concetto di una guerra colla Francia.

Fin qui dell'opinione pubbHca. Che cosa farebbe il Governo in tutti questi casi? Qui il Governo mantiene il contegno il ,più riservato che sia possibile di adottare; i Ministri si astengono rigorosamente non solo dall'esprimeve opinioni, e giudizU, ma persino impressioni o simpatie :PersonaH. Ma ciò che ben può ritenersi è che il Governo non farà, 'in nessun caso (se non per la difesa del Regno) la .guerra, se essa non sarà indubbiamente voluta dalla opinione della grande maggioranza del Paese. Per cui Le cose ritornano a quanto ho detto sopra a questo riguardo. L'uomo di Stato inglese •Che assume sopra di 1sè di: spingere ad una guerra che non sia domanda·ta da tutto il Paese, dopo ·che esso albbia calmate le sue prime impressioni, ha ancora da nascere. E questo Paese, dopochè ha smessa la teoria assurda delle rivalità .commerciali, ed industriali, e della necessi:tà di impoverire i suoi vicini per essere ricco, non pensa più ad altro che alla sicurezza della sua posizione insulare, si riposa in essa, non vuole affrontare pericoli, e danni che per lui sarebbero sconquassi sociali, ed è per.ciò di necessità divenuto altamente egoista. Bisogna che vi sia qualche cosa, ·che minacci ben da vicino la sua stessa esistenza perchè esso, possa preferire la guerra alla \I)ace, anche a qualunque altro costo.

Io non giudico dò; e mi permetto solo di esprimere le mie impressioni sulla poca conoscenza che ho potuto acquistare di questo Paese nel poco tempo che vi dimoro. Ma, pur astenendomi da giudizii, non posso a meno, nello stato attuale della Nostra Italia, che essere molto lieto della nostra buona amici:zia coll'Inghilterra.

Mi vorrà ella perdonare questa lunga chiacchierata? Se non sapessi per prova, che ella mi ;permette di esprimerle liberamente in modo privato, e confidenziale le mie idee, non avrei osato di farlo.

(1) Il contenuto dell'allegato era stato già trasmesso con tel. 2716 del 27 luglio, ore 13,30,

323

VITTORIO EMANUELE II AL CONTE VIMERCATI, A MESTRE

(A C R, Carteggi V. E. Il, b. 33) 1'. Firenze, 29 luglio 1870, ore 19,30 (per. ore 20,55).

Première partie dépéche ojficielle.

Vous avez pu connaitre à Florence mes honnes dispositions et vous pouvez rapportecr à l'Empereucr ce que vous avez observé à Vienne après. Polli' à pcrésent Autdche n'est pas disposée à entrer dans tdple alliance, nous voyons comme l'Empereur Napoléon les inconvenients d'un traité ·separé Austro-Italien, je me réserve examiner le projet que Witzthum nous apporte, je télégraphierai ensuite (1).

Seconde partie dépéche entièrement confidentieUe.

Je vous préviens confidentiellement que j'arme à grande force, j'espère etre prèt vers lé quinze Aout, le reste dépend de l'Empereur, soit sur la question de Rome, d'Autriche ou de Russie.

Tirez le parti que vous croyez de cela. Si mal,gré ma bonne volonté je ne puis pas réussir dans la question politique à l'extédeur, pour cette fois au moins on ne parlera pas de révolution à l'intérieur.

Voilà mon dernier mot.

Répondez-moi deux parties séparées.

324

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A. PARIGI, NIGRA (Ed. in 0LLIVIER, pp.-500-501)

T. 1237. Firenze, 29 luglio 1870, ore 23,45.

Vous pouvez répéter au Due de Gramont que dès que la Fran100 rentre de son còté dans l'exécution de la Conventi:on de Septembre, l'Italie qui n'a pas dénoncé cet acte international, en exécutera entièrement les clauses, confiante dans une juste réciprocité de la France à remplir ses propres engagemens.

325

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA

Firenze, 29 Luglio 1870.

Il sottoscritto ha ricevuta la nota in margine indicata (2) colla quale il suo Collega dell'Interno gli fa conoscere come in Livorno alcuni ex ufficiali dei corpi dei volontari italiani si siano presentati al Console della Confederazione del Nord offrendo di prendere servizio nell'esercito prussiano e di arruolare per quell'esercito un centinaio d'uomini. Secondo le informazioni alle quali accenna la nota anzidetta quel Console avrebbe risposto aver istruzione dal suo Governo di non accettare per ora consimili offerte, ma avrebbe nel tempo istesso invitato quegli ufficiali a ritornare dopo alcuni giorni al Consolato per avere comunicazione delle diverse istruzioni che potrebbero giungere nel frattempo.

Copia, in ASME.

Il Ministro dell'Interno desidera che quello degli Affari Esteri gli dia il suo

avviso sulle risoluzioni da prendersi in proposito.

L'arruolamento d'uomini pel conto d'una potenza belHgerante è un fatto

contrario al rispetto della neutralità, rispetto che è imposto non solo al Governo,

ma anche ai particolari. Conformemente alla nota inserta nella Gazzetta Ufficiale

del Regno (1), il Governo del Re deve vegliare attentamente per impedire che si

compiano atti contrarii agli obblighi che la neutralità impone. Conseguentemente

il ,sottoscritto ritiene che nel caso presente come in qualunque altro caso consi

mile, sia stretto dovere delle autorità d'impedire assolutamente qualsiasi arruo

lamento valendosi a quest'effetto di tutti i mezzi concessi dalle leggi dello Stato.

Intanto il sottoscritto non mancherà d'avvisare il titolare della Legazione

della Germania del Nord in Firenze affinchè dia istruzioni al suo Console in

Livorno nel senso notato per-evitare ogni difficoltà in proposito.

(1) -La minuta di questa prima parte del telegramma è di pugno di Visconti Venosta. (2) -Del 28 luglio, non pubblicata.
326

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Vienna, 29 luglio 1870, ore 19,40 (per. ore 20).

Vimercati parti ce matin pour Paris via Milan et Mont Cenis. Il m'a chargé de vous faire savoir que les renseignements militaires (2) vous seront fournis directement par le Comte Vitzthum. Vimercati assure que dans quelques jours il y aura ici 200.000 hommes prèts sans compter honved. D'après lui Gouvernement du Roi pourrait acheter en Hongrie 5.000 chevaux pour cavalerie légère. Andrassy a fait hier à la Chambre des Députés à Pesth nouvelle déclaration de neutralité. Il a répété Autriche fait préparatif exclusivement pour maintenir sécurité intérieure. Il a rejeté comme absurdes les prétentions qu'on attribue à l'Autriche de reprendre influence en Allemagne. Ces déclarations ont été reçues avec grands applaudissements. La presse aujourd'hui annonce le départ du Comte Witzthum. Il est évident que le Gouvernement Autrichien s'efforce de faire croire que l'Autriche est entrainée vers la France par l'Italie.

327

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2724. Parigi, 29 luglio 1870, ore 17 (per. ore 20,12).

En attendant échange des dépèches qui sera concerté avec vous Gramont vient de m'annoncer que l'ordre du rappel des troupes de Civitavecchia est donné et qu'il sera éxécuté le 5 Aout si je peux lui donner au nom du Gouvernement du Roi l'assur:ance formelle du maintien de la Convention, faute de quoi l'ordre devrait ètre suspendu. Je vous prie de me dire par télégraphe si je puis donner cette assurance au nom du Gouvernement du Roi (3).

(1) È la nota del 24 luglio con la quale veniva annunciata la neutralità italiana. Vedine il testo anche in Archives Dip!omatiques 1871-72, I, n. 238, p. 260.

(2) -Cfr. n. 318. (3) -Analoga comunicazione fu fatta da Gramont a Lyons (Cfr. Lyons a Granville, 29 luglio, in Franco-Prussian War n. 3 (1870). Further Correspondence, cit., n. 59, pp. 53-54; e, senza l'accenno alla data del 5 agosto per l'imbarco delle truppe, in Archives Dip!omatiques 1871-72, I, n. 272, p. 298). ··
328

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. 5. Berlino, 29 luglio 1870

Je réponds maintenant à votre lettre particulière du 23 Juillet (1).

Avant tout, je vous remercie de creur des indications que vous me fournissez, et qui me serviront de jalons très utiles, pour régler mon attitude à Berlin. C'est là un procédé, de votre part, dont je vous sais infiniment gré.

Quant à notre conduite, durant la phase .actuelle du téte a téte, c'est donc cette neutralité que j'avais, moi aussi, prèchée dès le début. Seulement, je vois qu'il s'agirait peut-ètre de la rendre collective avec d'autres Puissances, de la faire prévaloir à un moment donné, etc., etc. La Russie ne s'engagera certainement pas dans cette ligne; l'Angleterre manque d'énergie; il resterait l'Autriche, car on ne saurait compter sur la Turquie, qui, si la .guelire se prolonge, aura assez de fil à retordre ·chez elle, pour .pouvoir exercer une pression extérieure. Mais supposons le cas où mème l'Italie, l'Autriche et l'Angleterre réunies voudraient intervenir ·entre les combattants, :pour chercher à mettre un terme à la lutte, après une ou quelques grandes batailles. Personne ne peut prévoir de quel còté sera la première victoire. Admettons •que ce soit du còté de la France. Croyez-vous que notre action diplomatique, et mème armée, de c.oncert avec l'Autriche et avec l'Arrgleterre, aurait quelque influence sur l'Allemagne? Il est de mon devoir de vous mettre en garde .sur ce point. Nous serons éconduits par le Comte de Bismarck, qui sait parfaitement ce que vaut l'Angleterre d'aujourd'hui, ce que vaut l'Autriche presque désorganisée et doublement tenue en échec par la Russie et par la Hongrie. Notre position géogrél!Phtque affaiblirait la voix de l'Italie. Si une première armée allemande était défaite, une seconde la remplacerait sans tarder, et le pays applaudirait à ·cette résolution. Renversons la situation: une défaite des troupes françaises, c'est l'inconnu qui se dégagerait à l'intérieur de la France, caT je ne vois pas comment elle recrutera de nouvelles troupes, vraiment disciplinées et ·exercées au maniement des armes, comme le seraient les réserves de l'.Allemagne. Dans ce cas seulement, il y aurait des chances pour la diplomatie, de chercher à arrèter l'élan du vainqueur.

Je tenais à bien établir, dès à présent, quelles seraient, en ·cas de premier insuccès, les dispositions de l'Allemagne personnifiée dans la Prusse. Je note en passant qu'ici on se croit certain du résultat fina!. Je partage cet avis.

Venons à la seconde phase, celle où la guerre ne resterait pas localisée. Mème alors, j'eusse préféré la continuation de la neutralité. Je suis convaincu que, si nous le voulons, nous sommes assez forts pour résister à toute pression étrangère. Mais, comme notre neutralité armée ne serait certes pas sans valeur, nous serions parfaitement en mesure de réclamer des compensations, autres que celles sur la question romaine. L'évacuation de Civitavecchia relève uniquement de la Convention du 15 Septembre, et d'ailleurs

la France ne pourrait à la longue se priver du concours de toutes ses troupes vers le Rhin. Je ne parle pas de Rome meme. C'est là une solution qui ne sera amenée que par notre sagesse et par la marche du temps. Ce n'est point là un cadeau, si jamais nous l'obtenons, qu'il serait digne de recevoir de la main de l'étranger. C'est nostre ligne du Mein, dites-vous. Je voudrais que, chez nous, on l'envisageat comme le faisait le Comte de Bismarck quand des séducteurs (projet d'alliance Benedetti) le sollicitaient de franchir la ligne du Mein.

« Je ne saurais, tel est le langage de ce Ministre, réaliser le programme d'union de l'Allemagne, sous les auspices de la France. Ce serait le meilleur moyen de dépopulariser à jamais notre cause. L'édifice, sur de pareils fondements, croulerait aus,sitot ».

Si, dans la dépèche à laquelle vous !faites allusion, j'ai cru devoir opposer à un propos attribué, à tort sans doute, au Chevalier Nigra, des arguments selon les quels mieux vaudrait, dans une douloureuse alternative, commettre le péché d'ingratitude enve,rs la France, je raisonnais, en quelque sorte, ad absurdum. Mon opinion, après y avoir bien réfléchi, était le maintien de la neut~alité, sallif à en retirer, selon l'oc.currence les meilleurs avantages.

Mais du moment où vous opinez que, .si nous devions sortir de cette position neutre, ce ne pourrait étre qu'en nous rangeant du còté de la France, je n'ai rien à ajouter. Je tomberais dans des redites. J'ai déjà discuté les éventualités: victoire ou défaite de cette Puissance -victoire ou défaite de l'Allemagne. Mon sentiment national se révolte à l'idée que nous ne puissions pas étre nousmémes: que nous soyons accouplés au sort de la France; que, le cas échéant, nous tournions le dos à l'Allemagne, à laquelle l'avenir appartient. Les temps du St. Empire sont loin de nous, et, dussent-ils renaitre, l'ltalie, si elle le voulait, serait alors parfaitement à méme de parer à tout danger. Il me .semblait qu'il fallait viser au plus pressé, montl'er au besoin les dents à nos soi-disants protecteurs.

Je ne puis encore me persuader que je fais fausse route. J'ai l'intime con

viction que l'intérét de la' dynastie ,et du Pays, liés indissolublement, exige de

rompre avec l'affectation française de nous protéger et de nous trainer à sa

remorque. J'admets que la majorité du Pays ne veut pas de guerre .contre la

France, mais cette meme majorité ne voudrait pas une guerre contre la Prusse.

Il me semble impossi:ble, si un Ministre se présentait à la Tribune pour déclarer

de vouloir résister à tout entraìnement, à toute pression de l'étran,ger, que la

nation entière ne se rangeat à ses cOtés, pour l'aider à •garder les clefs de la

maison, de la cave au grenier.

Au reste, notre opposition de vues, ne .saurait avoir pratiquement aucun

inconvénient pour mon attitude à Berlin. En effet, si l'éventualité que je redoute

se présente, notre mission ici sera rappelée. Jusque là, je n'aurai qu'à suivre

scrupuleusement les instructions de V. E. On rend parfois service à l'Etat, en

faisant force de rames pour naviguer contre le courant.

Il ne me reste qu'à former des vceux pour le succès des armées allemandes,

autrement la guerre deviendra générale, et nous nous ·croirons ifor.cés de prendre

parti pour celui qui, ou je me trompe !fort, n'aura pas le dernier mot: car, je

ne pense pas que nous faisions la pire des politiques sentimentale•s, en nous

rangeant, nous plus faibles, du còté du vaincu. Panslavisme, pangermanisme,

ce sont là de grands mots. Comme les feux follets, quand on court sur, on

les fait reculer.

Un grand soutien, malgré toutes les amertumes que j'entrevois, c'est d'avoir à traiter ave·c un Ministre, qui m'apprécie assez pour me collìfi.er franchement ses intentions, mème lorsqu'.elles me prouvent que, de tous mes efforts, il ne surnage que le sentiment d'avoir consciencieusement travaillé au bien du pays.

(1) Cfr. n. 258.

329

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 6, fase. 5-1/H)

L. P. Parigi, 29 luglio 1870. Profitto del corriere di gabinetto che parte stasera per scrivervi ancora intorno alla questione delle alleanze. Vi ringrazio di avermi comunicato il telegramma (1) di Artom. Mi rincresce vivamente di non essere d'accordo con lui nella presente questione. La neutralità armata sembra a me il peggiore dei partiti, giacchè è quello che raccoglie in sè gli inconvenienti della pace e quelli della .guerra e non ha i vantaggi nè dell'una nè dell'altra. Se dobbiamo star neutri, almeno evitiamo le spese e non facciCll!llo armamenti inutili. Quanto al mettere per .condizione d'una alleanza colla Francia la soluzione della Questione Romana, ciò equivale alla negazione dell'alleanza, giacchè sappiamo che l'Imp.eratore non può pigliare impegni a questo riguardo in questo momento. Si crederebbe disonorato se lo facesse. Capisco che voi rifiutiate l'alleanza e preferiate la neutralità. Non sono di questo avviso, ma lo comprendo e me lo spiego, Ma non capisco ·che al momenrtlo appunto in cui è necessario che l'Imperatore non abbia diffidenza a nostro riguardo per l'esecuzione della Convenzione, gli si venga a domandare quello che noi sappiamo in modo ,positivo che non può concedere. L'Imperatore non si piegherebbe, credo, a concessLoni di simil natura forse nemmeno quando i Prussiani fossero sotto le mura di Parigi. Se l'opinione pubblica francese andrà modificandosi intorno a questa questione (e spero che ciò accadrà), essa potrà risolversi di per sè più tardi. Ma un impegno della Francia ora non si avrà. Non crediate che il ritiro delle truWJe sia approvato qui •generalmente. Vi è molta opposizione e non mi par vero che esso si faccia. Non sa•rò tranquillo finchè l'ultimo soldato francese sarà partito dal territorio italiano. Io sono vivamente preoccupato della situazione. Se la Francia è battuta, la dinastia imperiale perkola, e la repubblica può essere proclamata a Parigi. Credo che una tale eventualità sarebbe funesta all'Italia, e son certo che voi pensate in dò come penso io. Se la Francia è vittoriosa senza di noi, la nostra situazione sarà ugualmente grave e difficile. Dio ci guardi dalla Francia, senza

di noi vittoriosa! Più ci penso e più mi convinco che l'alleanza colla Francia è il miglior partito per noi in tutti gli eventi.

Ma quello che in ogni caso mi parrebbe poco onesto e molto dannoso sarebbe di tentar di profittare degli imbarazzi della Francia per risolvere violentemente

o per sorpresa la Questione Romana. Mi fece viva soddisfazione il linguaggio schietto ed elevato che avete tenuto in proposito al Parlamento, e non dubito che a quel linguaggio, a cui vedo che la Camera s'associò per intera, corrisponderà la condotta del paese.

(1) Cfr. nn. 309 e 316.

330

L'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (Ed. in Iniziative neutralistiche, pp. 66-68)

L. P. Vienna, 29 luglio 1870. È mio dovere dì fornirti in questi momenti tutti i ragguagli ;possibili sulla situazione politica. Ecco, colla mag,giore brevità, qual ·essa è, od almeno quale io la vedo. Alla Burg si desidera la guerra. Ho qualche ragione ,per credere che l'Imperatore d'A[ustria] siasi personalmente impegnato coll'Imperatore N[apoleone] con una lettera privata. Ma la guerra scoppiò cosi improvvisamente che la prudenza impone anche alla Burg di non smascherarsi troppo presto. È d'uopo non dimenticare che la Prussia potrebbe da un momento all'altro invader la Boemia e la Slesia, la Russia la Galizia. II Conte B[eust] è pure assai favorevole all'alleanza francese. Fra lui e Gramont erano corse probabilmente promesse, cui gli altri membri del Ministero erano estranei. Ma il modo veramente inaudito con cui procedette la Francia mise B[eust] nel più grande imbarazzo. Egli sperava forse di potersi atteggiare a difensore dell'indipendenza degli Stati del Sud contro la Prussia, ec·c. Ora che tutta la Germania fa causa comune colla Prussia, B[eust], ch'è sassone, ma tedesco, non sa più con quale pretesto intervenire. Il Conte And[rassy] e gli Ungheresi non vogliono saperne di 11iaequistare all'Austria la sua perduta influenza in Germania. Nella Prussia non vedono che l'alleata della Russia. Si lasceranno trascinare alla guerra colla speranza di conquiste nella valle del Danubio. I Polacchi spingono alla guerra e sognano rivoluzioni a Varsavia. Ma a Vienna ·come a Pest, in Bosnia e nelle altre parti dell'Impero, l'opinione pubiblica si pronuncia energicamente per la neutralità disarmata. I giornali più influenti sono favorevoli alla Prussia. Risulta da tutto ciò che, se la Russia si serba neutrale, se il conflitto rimane circoscritto alla Germania ed alla Francia, l'Austria troverà con gran pena la via d'intervenir nella guerra. Ed appunto perciò si fa pompa dei ne,goziati coll'Italia, si fa annunciar nei giornali officiosi che l'Italia ha già •Conclusa

l'alleanza colla Francia, si parla pubblicamente della partenza di Vitzthum, dell'arrivo di Vimercati, e di altri inviati italiani, che tentano, ma inutilmente, dl rimaner nascosti.

Un accordo fra l'Austria e l'Italia è quindi nella necessità della situazione e di facilissima conclusione. Ma questo accordo può essere ben diverso, secondo

che è negoziato fra l'Austria e l'Italia soltanto, senza partecipazione della Francia, oppure il trattato a due, comunicato anticipatamente a Parigi, ed approvato colà, non è che una forma mascherata della triplice alleanza.

Io reputo ottima politica che l'Italia e l'Austria, appunto per mantenersi libere da ogni impegno diretto con alcuno dei belligeranti, stringano fra di loro un'alleanza eventuale, av·ente per iscopo in primo luogo il mantenimento della loro neutralità, in secondo luogo un'azione comune in certi casi preveduti sia per intervenir nella .guerra, sia per camminar insieme nei negoziati di pace. Un accordo di tal genere sarebbe, a quanto pare a me, accolto con soddisfazione dall'opinione pubblica dei due paesi.

Ma il trattato a due, partecipato ed approvato a Partgi, sarebbe nulla più che una vera tripHce alleanza, anzi ne avrebbe gli inconvenienti e non i vantaggi,

Ad ogni modo è bene si sappia a Firenze che la Francia non potè riescir finora, nè forse riescirà in appresso, a trascinar l'Austria sola nella sua alleanza; che qui si cerca di rovesciar suH'Italia la responsabilità d'una p{)Utica, le cui conseguenze sono incalcolabili. In altri termini l'Austria dirà: se l'Italia fosse rimasta neutrale anch'io avrei potuto ser,bare la mia neutralità: ma l'intervento nella guerra d'una potenza limitrofa mi costringe a dichiararmi per la Francia.

Nello stato attuale dell'opinione ,plllbblica, se l'Inghilterra proponesse alla Russia, all'Austria, ed all'Italia di guarentirsi reciprocamente la neutralità, e di riunirsi tosto ìn conferenza a Londra, per cercare le basi di una mediazione, la guerra rimarrebbe localizzata e forse sarebbe di breve durata.

331

IL CONTE VIMERCATI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 6, fase. 5-1/1)

L. P. Vienna, 29 luglio 1870. Il Re seguendo quanto mi promise ti avrà comunicati i miei telegrammi ed una mia lunga lettera (1) nella quale gli spiegavo quanto si è fatto e le cose come le ho traevate veramente. In questa l.ettera gli parlavo di Witzthum che si reca a Firenze per segnare il trattato di cui a S.M. ho mandato le basi. Il Conte Witzthum, Ministro d'Autria nel Belgio, è Sassone amico intimo del Conte di Beust, lo si può dire il suo braccio destro, te lo raccomando per quanto so e posso, quanto alle cose nostre puoi contare su di lui; poichè egli le cvede come le vediamo noi e fors'anca un po' al di là, egli è quello stesso che fu spedito a Torino per ac·comodare le cose della Duchessa di Genova dopo il suo matrimonio con Rapallo. Ho fatto quanto ho potuto qui, le difficoltà sono

a Parigi ocve quella scellerata questione romana, che sarà il nostro martirio politico, non la si comprende né la si vuol comprendere.

(1) Cfr. n. 307.

332

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II (Eredità Nigra)

T. Milano, 30 luglio 1870, ore 17,50 (per. ore 19).

Rapporterai Empereur des Français véritable état Autriche qui ne lui est nullement connu. Rapporterai bonnes dispositions du Roi et état opinion publique en Italie. Mon avis est toujours qu'il faut tir·er meilleur parti de la situation. Qui hésite porte (prete?) (1) à toutes les combinaisons. Armement prompt indispensable. Indispensable aussi empécher mouvement révolutionnaire. Traité entre Autriche et Italie avantageux comme moyen d'entrainer Autriche, autrement paralyserait notre Uberté d'action. Prie V. M. me télégraphier opinion Ministère question romaine, savoir si avec quelques concessions tadtes il serait àécidé marcher avec la France indépendamment de l'Autriche. Toute la question est de la raccomander à Witzthum (sic) (2). J'attends au quartier général de l'Empereur une dépéche de V. M. Défense de télégraphier en chiffre m'oblige éldresser directement dépéche à V. M.

l

333

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2727. Parigi, 30 luglio 1870, ore 16,40 (per. ore 17,30).

J'ai communiqué à Gramont contenu de votre télégramme d'hier au soir (3). Gramont m'annonce qu'en conséquence il considère en attendant l'échange des notes, l'affaire comme conclue, et que .garnison française partira de Civitavecchia le 5 Aout prochain.

334

L'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in Iniziative neutralistiche, p. 69)

T. Vienna, 30 luglio 1870, ore 17,45 (per. ore 7,30) (4).

Oomte de Beust m'a dit que l'ambassadeur de Franee lui a déclaré ·ce matin que la France eommencera évacuation territoire ,pontificai le 5 pourvu qu'Italie accepte retour à la Convention du 15 septembre. Ambassadeur de France a prié Comte de Beust de calmer les Italiens. Co:mte de Beust a télégraphié à Metternich qu'il tachera de nous calmer, mais qu'il ne cessera pas de représenter à l'Empereur des Français la nécessité et l'utilité d'aUer au delà de la Convention du 15 septembre. Hier matin a dO. commencer mouvement troupes françaises dans Palatinat pour repousser les Allemands sur le Rhin. Bruit court

aujourd'hui d'une rencontre sérieuse. AU: Ministère des Affaires Etrangères ici on m'affirme que tout est tranquille sur le Danube et en Orient. Pas d'effervescenc.e encore en Pologne ni en Gallicie. Rien n'indique que Russie ait projet d'intervenir.

(1) -Così nella copia dell'Eredità Nigra. (2) -Il sic si trova nella copia dell'Eredità Nigra. (3) -Cfr. n. 324. (4) -Sic, ma si tratta probabilmente delle ore 19,30.
335

IL CONSOLE GENERALE A CHAMBERY, BASSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2728. Chambéry, 30 luglio 1870, ore 16,50 (per. ore 19,30). On vient de m'assurer que plusieurs italiens sont ,passés ici dans la...

[manca] pour s'engager dans la légion etrangère. Je crois devoir en informer V. E.

336

IL MINISTRO A BRUXELLES, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 67/221. Bruxelles, 30 luglio 1870 (per. il 3 agosto). Faisant suite à ma dépeche d'avant hier (1), je m'empresse d'informer V. E. que les représentants de Prusse et de France ayant cha.cun de leur còté désavoué pour le compte de leurs gouvernements l'initiative du projet d'e traité relatif à l'annexion de la Belgique, le Gouvernement Beige a cru devoir prendre simplement acte de leurs déclarations, sans vouloir pousser plus loin l'examen de ténébreuses propositions ayant un caractère essentiellement rétrospectif. La Belgique ayant la conscience de n'avoir jamais manqué à ses devoirs internationaux, n'a pu qu'etre profondément blessée que deux ,grand'es puissances qui avaient apposé leur signature à l'acte garantissant sa neutralité, en soient venues à trafiquer dans l'ombre, de son territoire. Mais le gouvernement accepte les désaveux officiels fomnulés à ce sujet; et par l'indignation que l'incident a soulevé en Europe, il croit y voir, au contraire, une garantie de plus pour l'avenir. Quant au point de savoir quel est celui de M. de Bismarck ou de M. Benedetti qui a eu l'i.nitiative de la proposition, l'·opinion générale est que si M. Benedetti a eu la simplicité d'écrire sur une feuille volante les principaux points du projet de traité, c'est M. de Bismarck qui les lui a dictés. De toute manière, il est établi, et l'on ne révoque pas en doute, que l'Empereur s'est positivement refusé à entrer dans cet ordre d'idées. Je dois ajouter que l'Empereur des Français ne s'en est pas tenu à faire donner soit à Paris soit ici les assurances le.s plus complètes sur la neutralité Beige. S. M. a de plus écrit au Roi Léopold une lettre autographe des plus amicales, renfermant l'expression des sentiments les plus sympathiques comme

les plus tranquillisants pour l'avenir et dans lesquels le souverain aussi bon que son gouvernement ont pleine confiance.

(1) Non pubblicata.

337

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 608. Berlino, 30 luglio 1870 (per. il 6 agosto).

Afin de ne pas retarder le départ du Courrier de Cabinet M. Longo, qui s'est acheminé aujourd'hui de grand matin vers Florence, via Gorlitz et Vienne, j'ai du interrompre mon travail, en me réservant de transmettre ,par la voie ordinaire de la poste d'autres détails recueillis dans mon dernier entretien avec le Comte de Bismarck. Je me réfère en meme temps à mes cinq lettres particulières à V. E. (1).

A propos du projet de traité littéralement copié sur la pièce autographe du Comte Benedetti (rapport No 602) (2), M. de Bismarck m'a dit qu'à différentes reprises dans le courant des dernièr,es années, ce diplomate avait offert à la Prusse l'alliance offensive et défensive de la France, dans le but d'assur:er, d'une part l'annexion du Luxembourg ,et de la Belqique (de celle-ci meme par voie de conquete), d'autre part l'incorporation des Etats du Midi de l'Allemagne à la Coniédération du Nord.

« On me demande la date du projet de traité récemment publié, mais on ignore peut-etre que ce document, déposé au Ministère des Affaires Etrangères et écrit de la maìn du Comte Benedetti, ainsi que l'ont constaté plusieurs de vos Collègues, Lord Loftus, entre autres (3), on ignore, dis-je, que ce document ne pouvait avoir de date bien précise. Il était en quelque sorte la cristallis.ation de pourparlers suivis pendant des années. Cet Amba:s.sadeur est 11evenu maintes fois à la charge, notamment après l'affaire du Luxembourg. Le manuscrit précité remante à cette époque, en 1867. Dans l'intéret de la paix, je gardais le secret sur ces prétentions et je les traitais d'une manière dilatoire. Les différentes phases des mécomptes, des ardeurs belliqueuses de la France, qui se sont produits de 1866 jusqu'à la question des chemins de fer belges, co'incidaient avec le penchant ou avec la répugnance que les A,gents français croyaient rencontrer chez moi pour ces négociations. Sans donc éconduire le négociateur, je le laissais discuter, mais j'étais bien décidé à ne jamais me r,endre le complice d'un tel programme. Nous nous serions dépopularisés aux yeux de l'Allemagne. C'eut été nous isoler, nous mettre à dos l'Europe. Jamats je n'ai donné le moindre espoir d'un assentiment quelconque au proj,et de ~conquérir la Belgique. Le piège qu'on nous tendait était trop évident, pour ne pas éviter d'y tomber. Seulement, il fut une époque où je croyais qu'une ~entente entre la Hollande ~et la France eut pu décider du sort du Luxembourg. Mais le Cabinet des Tuileries n'a pas su manreuvrer avec habileté.

Vint le moment où ce jeu de tenir en haleine M. Benedetti, ne pouvait etre continué. J'ai décliné. Dès lor,s, ayant acquis la conviction que notre concours ferait dé:faut pour un agrandissement d'e la France, le Cabinet des Tuileries a pris la résolution d'en appeler aux armes.

20 -Documenti dipLomatici -Serie I -Vol. XTII

Mon Souverain était informé de ces pourparlers, mais non dans tous leurs détails. Ainsi qu'on a des d!OI!lds secrets dont on ne rend pas compte, ainsi qu'on a une Poltce ayant .carte bianche pour surveiller certaines trames, ainsi un Ministre des Affaires Etrangères est obligé parfois de suivre une politique qui n'est pas précisément royule. On voulait nous corrompre; à trompeur, trompeur et demi.

Il existe aussi un autre projet de Traité peu avant la guerre de 1866, par lequel la France promettait 300.000 hommes contre l'Autriche, si la Prusse voulait consentir à quelques cessions de territoires entre Le Rhin et la Moselle. Il aurait également été parlé de Genève et de Lausanne. Ce sont là les mocLestes compensations pour lesquelles on réclamait notre concours! ».

J'ai demandé si, et comment, dans ces .entretiens secrets on s·'était exprimé à l'égard d'Italie. M. de Bismarck ne se le rappelait pas.

Je lis cependant, dans le journal officieux la Nord deutsche Allgemeine Zeitung, que le projet Benedetti n'est .pas le seui document. Des négociations analogues auraient eu Iieu ici de la part d'autres o11ganes de la France, ·entre autres, le Prince Napoléon. On aurait entendu l'allusion qu'en Piémont on ne savait vraiment pas où cessait le français et où commençait l'italien. Sapienti sat.

Il est assez nature! en temps de guerr·e, qu'on sorte de son arsenal tout ce qui peut discréditer I'ennemi. La France n'agira pas autrement; mais un semblable argument .sur le Piémont pourrait etre rétorqué av·ec une entière vérité pour ce qui concerne l'Alsace.

Pour prouver une fois de plus que la France voulait guerroyer à tout JJrix,

je .citerai quelques faits assez curieux qui m'ont été racontés par un de mes

Collègues, qui se trouvait précisément à Ems quand •se discutait la question de

la candidature au tròne d'Espagne. Après le désistement du Prince Léopold,

M. Benedetti se montrait satisfait. Quand vinrent de Paris les nouvelles exigences, ·ce meme Collègue enga.geait l'Ambassadeur à faire comprendre, comme c'était son devoir, au Gouvernement Impérial, qu'on dépas.sait la mesure du juste et du raisonnable. « Je ne le puis, a répondu M. Benedetti; on en veut déjà à ma tete ».

Autre détail.

L'Aide de Camp du Prince Charles Antoine, Chef de la Famille Hohenzol

lern, lorsqu'il est arrivé à Ems ,pour notifier la renonciation du Prince Léopold,

a dit, toujours à ce meme Collègue, que l'Empereur des Français avait fait

savoir à Madrid qu'il ne s'opposerait qu'à ces deux seules combinaisons: Mont

pensier et la République. Tout portait à croire que, de Paris, on avait laissé

entendre à Sigmaringen que le choix d'un Hohenzollern ne soulèverait pas de

difficulté. Le Prince Charles Antoine en avait tellement la conviction, que,

lorsque le Prince Léopold se permit de demander si la Cour Impériale était con

sentante, son père n'hésita pas à affirmer qu'il n'avait aucun doute à cet égard.

Le Ministre de Belgique, que j'ai interrogé pour savoir s'il avait eu connaissance, avant la publication du document susmentionné, que son pays avait été l'objet de quelque convoitise, m' a dit avoir été dans le cas d'interpeller •sur ·Ce point M. Benedetti, qui, avec une certaine indignation, s'était prononcé contre ce qu'il appelait du brigandage politique.

(1) -Cfr. nn. 310, 311, 320, 328. (2) -Cfr. n. 284.

(3) Cfr. Loftus a Granville, 30 luglio, in Franco-Prussian War n. 3 (1870). Further Correspondence, cit., n. 81, pp. 70-71; Archives DipLomatiques 1871-72, l, n. 276, pp. 301-302.

338

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 609. Berlino, 30 luglio 1870. Le Roi part demain pour le camp. C'est la meilleure preuv,e que le mouvement de concentration de troupes est à peu près terminé du còté de l'Allemagne. Les premières rencontres décid:eront laquelle des d:eux Puissances parviendra à transporter la lutte sur le territoire ennemi. Gràce aux lenteurs des dispositions françaises, et au rapide transport -jusqu'à trois divisions par jour -des troupes prussiennes, les chances se sont égalisées. L'e Prince Royal commande l'aile gauche; le Prince Frédéric Charles l'armée du centr,e, et le Général Steinmetz l'aile droite, protégée en partie par le Luxembourg, si tant est que la France respecte à la longue une neutralité si genante. Les régiments du Sud de l'Allemagne se sont mis en marche le 28 :pour leur destination. L'ensemble des forces militaires allemapdes dans cette direction peut déjà etre évalué à plus de 400.000 hommes. Au besoin il y aurait une seconde armée de renfort. Dans le Nord de l'Allemagne, le commandement appartient au Grand Due de Mecklembourg-Schwerin, et le Général Vogel de Falkenstein est spécialement chargé de la défense des còtes. Une Armée plus que suffisante, et qui serait doublée en cas de nécessité, cherchera à empecher ou à paralyser un débarquement de troupes. Quoique le Gouvernement Danois ait proclamé sa neutralité, on ne conserve ici qu'un bien faible espoir qu'il résiste à la pression de la diplomatie française, soutenue par la présence d'une flotte cuirassée déjà signalée en vue de Copenhague. On :llait d'ailleurs la part d'entrainement de la population danois,e, rien moins que sympathique à la Prusse. La Suède a notifié hier officiellement sa neutralité. Quant à l'Autriche, pour le moment on est sans inquiétude, ou d'U moins on n'en montre aucune. Les frontières prussiennes, saxonnes et bavaroises dans cette direction sont dégarnies de troupes. Oe ne serait que dans le cas d'un revers de l'Allemagne, que le danger se présenterait que cette Puissance sortit de son attitude ,expectante. * Je sai.s de bonne source que l'Empereur Alexandre s'est employé personnellement pour conseiller à Vienne de ne rien faire contre la localisation de la guerre, en laissant comprendre à demi-mot que la Russie ne saurait rester indifférente, si de nouveaux éléments s'engageaient dans la lutte * (1). La conduite de l'Angleterre produit ici quelque irritation, en voyant dans quel esprit partial et mercantile elle pratique les lois de la neutralité. On sait positivement en effet qu'elle fournit des chevaux et 300.000 cartouches cha'ssepot, par semaine, à la France. Des contrats auraient été passés av'e'c des navires anglais pour ap:provisionner de charbon la flotte française dans la Mer

du Nord, ,et lui faciliter ainsi le blocus. Des représentations ont été faites à Londres. On espérait que le Cabinet Britannique, sous le coup de la publication

du projet de Traité Benedetti, se réveillerait de son apathie, et se rappellerait,

entre autre1s, de ce mot d'un de ses hommes d'Etat, que la possession d'Anvers

par la France serait «un pistolet sur la gorge de l'Angleterre ».

Il ·est de fait que si le Gouvernement Britannique ne développe pas la plus

grande énergìe pour peser à Vienne pour le maintien de la neutralité, l'Europe

risque fort, à moins que l'Allema·gne ne parvienne bientòt à remporter des succès

marquants, d'etre avant deux ou trois mois en pleine conflagration.

J'ai donné connaissance à M. de Thile du langage de V. E. et de notre

journal officiel, sur notre programme tant que la lutte resterait circonscrite

entre les deux belligérants. Je lui ai meme lu quelques passages de votre

dernière lettre particulière (1) sur cette phase de la guerre. J'ai appris par lui la

nouvelle officielle, m'a-t-il dit, que les Français évacuaient Civitavecchia. Je me

suis 'borné à répondre que ce n'était là qu'un retour pur et simple à la Con

vention du 15 Septembre, dont l'exécution avait été suspendue du còté de la

France. Dès lors cette Puissance ne pouvait rien nous demander en échange.

Le Comte Brassier sort de chez moi. Il est arrivé ce matin. Il n'a encore

réussi à voir, ni le Roi, ni le Comte de Bismarck. Relativ·ement à la présence

de ce diplomate ici, je n'ai qu'à me référer à une de mes lettres particulières

confiées au Courrier Longo(2). Je recommande mes considérations sur ce point,

comme sur les autres, à toute l'attcntion de V. E.

(1) Il passo fra asterischi, ed. in NIGRA, p. 17.

339

L'AGENTE DIPLOMATICO E CONSOLE GENERALE A BELGRADO, JOANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CIFRATO 7 4. Belgrado, 30 luglio 1870 (per. il 5 agosto).

Il est à prévoir que si événements ultérieurs menaceront d'entrainer la Turquie dans la lutte, le Gouvernement Serbe ouvrira à Constantinople des négociations directes pour obtenir l'administration Bosnie.

Elle [sic] fera valoir avantage maintien de la tranquillité Orient, elle se déclarerait méme en mesure de la garantir contre le Montenegro. Elle se déciderait prendre armes.

Agent à Constantinople n'est pas nommé, mats déjà désigné.

Grand nombre de mes dépeches précédentes ont trait à cet objet, seul

objechf politique serbe.

J'ajouterai que l'appui qui serait donné à la Serbie dans cette occasion aiderait à mon avis d'une manière efficace à empecher complications orientales intéressant et menaçant au meme degré la Turquie et l'Autriche.

La Serbie est a~ssez forte pour maintenir engagements qu'elle prendrait et sa conduite passée ne doit pas faire soupçonner sa loyauté. On attend le texte de la Note turque relative à la neutralité, dont la conclusion parait dans la communication télégraphique blessant les susceptibilités de la Serbie.

(1) -Cfr. n. 258. (2) -Cfr. n. 310.
340

L'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA ,A VIENNA, ARTOM, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 6, fase. 5-l/E; ed. in Iniziative neutralistiche, pp. 69-73)

L. P. Vienna, 30 luglio 1870.

Curtopassi mi avverte che un corriere arriverà domattina da Berlino e forse ripartirà subito pel Brennero. Ti scrivo perciò in fretta per darti tutte le notizie possibili sulla situazione politica. L'opinione pubblica qui ed in Ungheria si pronuncia chiaramente per la neutralità. Il Governo non osò nemmeno parlare di neutralità armata e giustifica i preparativi che fa in segreto mettendo innanzi la necessità di vegliare alla .sicurezza pubblica. Le rivelazioni del Times: e dei giornali di Berlino, benchè non abbiano appreso nulla agli uomini politici, hanno aumentato l'antipatia e la diffidenza che sono qui vivissime verso la Francia. Se l'Inghilterra praponesse pubblicamente all'Austria, all'Italia ed alla Russia di guarentirsi veciprocamente la neutralità e di riunirsi tosta in confer.enza a Londra per gettar le basi d'una mediazione, io credo che, nello stato attuale dell'opinione pubblica, il Governo austriaco non potrebbe non accettar la proposta.

Nelle regioni ufficiaH il partito francese non manca. Alla Burg si desidera la guerra per far dimenti.care Sadowa. Il conte B[eust] av·eva probabilmente preso ·con Gramont degli impegni cui gli altri Ministri erano estranei. Andrassy e gli Ungheresi, i Polacchi sovratutto, vedono nella .guerra un mezzo di colpire la Russia, rifar la Polonia, acquistar influenza ·e territori in Oriente, ecc.

Ma se la Russia rimane neutrale, in qual modo si potranno trascinare alla guerra il Paese e le Camere? La missione Vimercati è venuta in buon punto. Si dà come compiuta l'alleanza dell'Italia colla Francia; si fa annunziar dai giornali l'arrivo di agenti italiani, am·he di •quelli che si sforzano, invano, di rimanere nascosti: infine si annuncia la partenza del Vitzthum per Firenze, preparandosi cosi a dire ·che l'intervento dell'Italia nella gu·erra ha reso impossibile all'Austria di rimanere neutr•ale.

Conviene a noi di assumere innanzi all'Europa questa terribile .responsabilità?

È bene fars•i chiaramente questa domanda, perchè, anche volendola risolvere in modo affermativo, è necessario che .sapp~amo quale ilffiffienso servizio noi renderemmo con ciò alla Francia. Posso ingannarmi, ma l'Austria da sè sola, finchè le cose stanno come <sono, non entrerà nell'alleanza francese. L'Italia si trova dunque in condizioni politicamente e diplomaticamente migliori di quello che generalmente si creda. Se la Russia non si muove, dipende da noi far sì che la ,guerra rimanga localizzata oppure prenda più vaste proporzioni.

Ti ho telegrafato la mia opinione. Ho ;poco da •aggiungere al mio lungo telegramma (1). Fra le ragioni che mi farebbero preferire per ora la neutralità armata e la politica d'attenta osservazione che tu hai co·sì bene spiegata alla

Camera {1), v'ha pure il timore di esporre le armi italiane ad un nuovo disastro. Siamo noi in condizioni d'armamento tali da m~surarci coi prussiani? Quale parola potrà entusiasmare i nostri soldati, quale grande idea li animerà a combattere contro un popolo che, in fin dei conti, difende in casa propria l'indipendenza e la nazionalità che abbiamo rivendicato per noi? Il Regno d'Italia è uno Stato così vecchio da poter senza pericolo rinnegare i suoi principi e fare una guerra di Gabinetto?

Che se queste ragioni non valgono contro i pericoli, e li vedo anch'io, della politica d'aspettazione che io preferisco, almeno insistiamo perchè ci si accordino vanta·ggi corrispondenti alla enorme responsabilità di trascinar l'Italia e l'Austria in una simile guerra. La Francia può, senza dubbio, vincere senza di noi: ma, se ella crede che il nostro concorso e diplOilllatico e militare possa esserle utile, faccia nella questione romana delle concessioni che non siano per noi un nuovo imbarazzo ed un nuovo .pericolo. Tu hai mille volte ragione: il ritorno alla Convenzione del 15 ·settembre è insufficiente, anzi dannoso. L'Italia non può, dÌiSa.rmata e povera com'è, sostenere una guerra lontana, fare un cordone militare intorno al territorio pontificio, reprimere movimenti garibaldini in venti città italiane. Piutto3to rimangano a Roma i Francesi.

Una soluzione ragionevole della questione romana è il solo compenso che possa giustificare, anche in faccia all'Europa, il nostro intervento nella .guerra. Le pretese della Francia su Roma sono il simbolo del va'SSallaggio ·che tutta l'Europa ci rinfaccia verso la Francia. Se egli è inevitabile che contribuiamo noi stessi ad accrescere ancora smisuratamente la preponderanza francese, cerchiamo d'ottenere almeno che quella questione appunto nella quale la preponderanza francese è più evidente ed irresistibile sia risolta anticipatamente in modo conforme alle aspirazioni del Paese. Quando la Prussia sarà vinta, e l'unità tedesca rientrerà nel novero delle utopie, chi potrà strappar Roma alla Francia? Rip·eto dunque che io non piglierei alcun impegno, se le truppe italiane non pos,sono occupare Civitavecchia, Castel Sant'Angelo. Però, tu mi dirai, perchè non concluder l'alleanza eventuale coll'Austria? Io stesso ne avevo parlato ad Andrassy; l'accordo coll'Austria è nella natura delle ·COse, è desiderato qui più che a Firenze.

Ma l'accordo negoziato da Vimercati non è una semplice alleanza eventuale per mantenere la neutralità. Vitzthum deve recarsi da Firenze a Parigi, la Francia :intervtene nei negoziati. In realtà, è una triplice alleanza mascherata. Ora io ~1on vorrei che la semplice promessa dei buoni uffici austriaci fosse il compenso, a mio avviso inadeguato, dell'impegno che stiamo per assumere. L'arrivo di Vimercati a Vienna, la partenza di Vltzthum per Firenze, equivalgono a Berlino ad atti di ostilità. L'accordo a due, negoziato da Vimercati, è la triplice alleanza, ne ha tutti gli inconvenienti senza averne i vantaggi.

Ti prego di non comunicare ad alcuno la mia lettera. Ti scrivo per iscarico di ·coscienza. Oso appena parlarti di me, benchè la mia posizione qui sia divenuta ridicola dopo la mÌiSsione di Vimercati. Se fossi Segretario o Consigliere di Legazione assumerei la reggenza della Legazione e non farei imbarazzi. Avendo già il titolo di Ministro, non posso rimanere in questa situazione. Pr·ega Minghetti

di partir subito per Vienna. Quanto a me ritornerò a Carlsruhe, re pur l'interruzione dei convogli ferroviari me lo permetterà, e fingerò di non capire i sospetti che la mia gita a Vienna deve aver fatto nascere e la troppo giusta diffidenza del Governo Badese. Dammi ti prego iJStruzioni per telegrafo.

(1) Cfr. n. 309.

(1) Il 18 luglio.

341

IL CONTE KULCZYCKI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC

L. P. 22. Terni, 30 luglio 1870.

Le marquis de Banneville a communiqué, le 27 courant, la dépeche annonçant le retrait des troupes françaises. Elle est très-laconique et annonce simplement que la France ayant besoin des tròupes qui se trouvent ·en Italie, a résolu de les rappeler. Hier le marquis de Banneville a fait une importante communication au Pape et au cardinal Antonelli à 2 h.[eures] de l'après-midi. Ce n'était peut-etre que la suite de la première. L'ambassadeur a demandé à etre reçu à l'heure où S. S. et le secrétaire d'Etat se trouvaient à table.

L'ordre de départ que le général Dumont a reçu dit qu'attendu que l'Etat pontificai est ·confié à la tutelle du Roi d'Itali:e le ·gouvernement français pense que le moment est venu de retirer ses troupes.

La nouvelle de l'évacuation du territoire pontificai a consterné le Vatican, où jusqu'au dernter instant on ,s'était leurré à cet égard. Monseigneur Chigi à été. appelé sur-le-champ par le télégraphe. On affirme au Vatican que ce sont les éveques de la minorité et particulièrement monseigneur Darboy qui, à leur retour de Rome, ont décidé l'Empel'eur à :fair·e ce grand coup.

L'agitation est immense à Rome et au Vatican. Les jésuites et les prélats de leur parti poussent Pie IX à partir immédiatement. Ils l'engag.ent à réclamer la protection anglaise et à se rendre à Malte. Le Pape parait décidé à rester à Rome; mais le parti qui travaille à son départ ·est très-puissant. On lui conseille de prendre la fuite après avoir fait un appel à la catholi:cité entière contre l'Italie.

Il est question d'une garde d'honneur que la France aurait offerte au Pape.

Si les troupes italiennes occupaient l'Etat pontificai on ·Croit que les jésuites, s'i1s ne peuvent décider le Pape à partir, le pousseront à se déclarer captif et à lancer une excommunication nominale ·contre le Roi d'Italie.

Cela adviendrait du moment que le gouvernement italien ne déclarerait pas catégoriqueme.nt qu'il ne portera pas atteinte à la souveraineté pontificale.

Ici le parti d'action dit avoir reçu l'ordl'e de rrnarcher sur Rome.

Les chasseurs français en partant hier de Civitavecchia ont crié: A bas le Pape! A bas le gouvernement des pretres! Vive l'Italie. Le .général Dumont est sorti deshabillé dans la rue pour leur imposer silence.

Il y a eu hier grand conseil au ministère des armes. On envoie les dragons à Vite11be. La légion d'Antibes refuse d'aUer à Civitavecchia. Le colonel Perreaux a demandé des instructions à Paris.

342

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

D. 47. Firenze, 31 luglio 1870.

Sir A. Paget è venuto ieri a leggermi un dispaccio di Lord Granville nel quale si ·Conteneva la rispo•sta alle domande ch'io rivolsi al Ministro Inglese nei colloqui che Le furono da me riferiti coi dispacci del 15 (1) e del 22 corrente (2).

L'inviato di S. M. britannica era incaricato di ringraziare il Governo italiano per la prova di confidenza data al Governo inglese e di aggiungere nel tempo stesso ·che l'Inghilterra non è preparata ad entrare, nelle circostanze presenti, in un'azione combinata con altre potenze riguardo alla neutralità. Il Governo della Regina, deciso a .conservare la neutralità, crede che, nello stato attuale delle cose, gli Stati neutrali potranno egualmente raggiungere lo scopo che si propongono mantenendosi in comunicazione fra di loro ·e cer.cando di se•guire le .stesse linee di condotta senza che questa sia preventivamente tracciata da alcun formale concerto (3).

343

APPUNTO DEL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC (4)

(AVV, mazzo 2, fase. 2-1 Q. R.) [Firenze], ... luglio 1870.

l. Le Gouvernement italien n'a pas protesté, depuis 1867, de son désir de rentrer dans les termes des engagements de 1864: il a exécuté effectivement la Convention de septembre, en payant la dette pontificale, et a mis ainsi la France en demeure de rentrer elle-meme dans les termes des arrangements de 1864.

2. -Le moment où nous pouvions nous replacer les uns et les autres sur le terrain a été, pour notre part, fixé lorsque nous avons repris en :fait l'exécution de la convention et que nous avons demandé le ... (5) que la France l'exécutat de son còté. 3. -Réité1·ées est de trop. Nous n'avons pas :besoin de réitérer nos déclarations, ni quant à l'exécution des actes que nous signons, ni quant à autre chose. 4. -La France n'a aucun droit de demander des stipulations spéciales en dehors de la Convention, et il ne parait par conséquent pas correct qu'elle semble y renoncer. 5. -La sécurité du territoire romain est un but que les stipulations du 15 septembre ne nous permettent pas d'atteindr·e, car elles nous obligent à assister du dehors à ce qui peut .s'y passer. 6. -Protéger le territoire romain contre toute agression venant de l'extérieur serait une formule trop large si l'on entendait par là autre chose que ce qui

Franco-German War n. l (1871). Further Correspondence respecting the War between France and Germany (1871), n. l, p. l; Archives Dip!omatiques 1871-72, l, n. 282, pp. 305-306.

est raisonnablement possible. L'empereur a été averti lors de la signature de :ia Convention de l'impossibilité de fermer aJbsolument la frontière si on ne garde pas quelques points à l'intérieur.

7. -Il est excessif de prétendre que nous découragions toute manreuvre qui aurait pour but de troubler la tranquillité des Etats pontificaux. C'est un résultat que les gouvernements n'attei.gnent chez eux, quand ils l'atteignent, qu'avec l'emploi des moyens de police, des mesures militaires, du régime légal enfin institués pour cela. Ces moyens manquent au Gouvernement italien à l'égard de l'Etat pontificai. 8. -Il est imprudent, contraire aux explications échangées avec l'Empereur lors de la conclusion de la Convention, chimérique enfin de faire r·eposer l'avenir des Etats pontificaux sur la Convention de Septembre. Cela d'autant .plus qu'on prétend parler de l'esprit de la Convention, qui à été toujours entendu, par l'Italie, conformément aux déclarations échangées par les négociateurs avec l'Empereur dans un tout autre sens que celui introduit par Monsieur Drouyn de Lhuys. La Convention du 15 Septembre n'a pas d'esprit. C'est une lettre à exécuter et pas autre chose.
(1) -Cfr. n. 153. (2) -Non pubblicato. (3) -Nel corso dello stesso colloquio Paget domandò a Visconti Venosta se !•Italia si apprestava a modificare la sua politica di neutralità nella guerra franco-prussiana, ricevendo una smentita da parte del ministro italiano. Cfr. Paget a Granville, 1o agosto, in (Blue Book), (4) -Annotazione del Visconti Venosta: • Osservazioni del Cav. Blanc a proposito della Convenzione di Settembre •. Si tratta forse di osservazioni a un progetto di quello che fu poi n dispaccio al Nigra del 4 agosto (n. 369). (5) -Il testo ha una lacuna.
344

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1238. Firenze, 1 agosto 1870, ore 16.

J'ai reçu vos lettres (1). J'ai prié M. Minghetti, qui part ce soir pour Paris, de vous expliquer mieux que l'on ne pourrait le faire par lettre, 1es vues du Gouvernement. Je vous prie de le présenter au Due de Gramont.

345

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

T. 1239. Firenze, 1 agosto 1870, ore 16,20.

J'ai reçu votre lettre (2). J'ai prié Minghetti qui part pour Paris de se rendre à Londres pour vous exposer mieux qu'on ne pourrait faire par lettre la situation et les vues du Gouvernement. M. Minghetti ne restera que deux ou trois jours à Londre. Je vous prie de lui procurer une entrevue avec M. Gladstone et avec Lord Granville.

346

IL CONTE VIMERCATI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Parigi, 1 agosto 1870, ore 17,10 (per. ore 20).

Arrivé ce matin vu Impératrice partirai demain pour Metz. Je télégraphierai au roi. Je vous prie de ne prendre aucune décision avant arrivée de mon télégramme (3).

il) Cfr. nn. 302 e 329.

(2) -Cfr. n. 322. (3) -Cfr. n. 352.
347

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 610. Berlino, l agosto 1870 (per. il 7 ). Hier le Comte Brassier de St. Silmon a vu le Roi et le Comte de BiSIIIlarck, l'un et l'autre peu satlsfaits de l'in::ertitude qui piane sur la situation en Italie. Ils e.stiment que notre attitude, sous certains rapports, devrait mieux s'accorder avec notre langage officiel. S'il est vrai, entre autres, que nous avons le proj.et d'établir deux camps d'observation à Verone et à Udine, dans la direction de l'Allemagne, et que nous laissons à découvert nos frontières vers la Savoie et Nice, on serait autorisé à tirer, de ce fait, .des inductions peu en rapport avec une scrupuleuse neutralité entre les belHgérants. La Iiberté d'a.ction, que nous nous réservons .pour sauvegarder les intérets du Pays, risquerait fort, dans ces circonstances, de se tourner au profit de la France. N'accuserait-on .pas par là une tendance de s'allier, à un moment .donné, à l'Autriche et de jeter des troupes, par le Brenner, vel1S la Bavière? Nous semblions trop nous préoccuper d'une France victorleuse. Un des moyens de l'empikher, serait précisément, .par notre conduite, d'obliger cette Puissance à détacher une partie de ses troupes vel's nos frontlères du Sud et de l'Ouest. Nous paraissooo ne pas fixer assez notre attention .sur le cas d'une Allemagne vlctorieuse, qui ne nous pardonnerait pas d'avoir manqué à notre mission de rester indépendants de nos voisin.s. Par le faux calcul d'une excessive défél'ence à leur vues, nous nous exposerions à compromettre le sort de la dynac;;tie et de l'Italie. Il serait à propos de replacer devant nos yeux le bilan des guerres de 1859 et de 1866. La France nous a réclamé une indemnité de 100 millions, en sus de la cession de .deux de nos meilleures Provinces. La Prusse n'a jamais cessé, depuis 1866, de se montl'er l'arnie désintéressée de l'Italie. Elle n'a aucun reproche à se faire à notre éga-rd. EUe aurait donc lieu de s'attendre à ce que, ni directement, ni indirectement, nous ne fournissions un appui à ses ennemis. L'Allemagne ne saurait etre hostile à notre Pays, à moin.s que nous ne fassions mine de tourner nos armes contre eUe. Que signifie, d'ailleurs, la prochaine évacuation du territoire romain? Le Comte Brassier s'est appliqué de son mieux à calmer le mécontentement à notre endroit. Des sympathies existent chez nous pour la cause ~llemande. La grande majorité de la natlon veut ne pas s'immiscer dan.s cette guerre. Quant à l'évacuation des troupes françaises des Etats pontificaux, ·ce diplomate, en se référant à vos assurances, a dit que les déterminations du Cabinet des Tuileries, relativement à la présence des troupes impériales à Rome ou à Civitavecchia, étaient considérées, à Florence, comme indépendentes de la ligne de conduite que nous pouvons etre appelés à suivre dans les conjonctures présentes: que, selon nos déclaratìons, nous n'avions point d'engagements envers la France, etc. Le Comte Brassier n'avait pas le sentiment que .ses a11guments eussent dissipé tous les doutes pour ce qui nous concerne. Il ne continuera pas moins son ròle

conciliant et modérateur, avec cette loyauté dont il a déjà donné tant de preuves, dans d'autres circonstances presqu'aussi difficiles. Inspiré par ses sympathies à no1lre égard et par la .connaissance qu'il dit avoir des intentions de V. E. et des dispositions de la majorité de notre Pays, il va jusqu'à laisser entendre qu'il sera le premier à se jeter la pierre, si les événements donnaient tort à ses prévisions, que, ne pl'enant conseil que de nos intérets permanents, nous saurons résister à tout entrainement de nous meler à la lutte ·contre l'Allemag:ne, n otre alliée naturelle dans le présent comme dans l'avenir.

Il me revient d'une autre source que celle du Comte Brassier, que le Comte de Bismarck est très irrité contre nous. Il aurait dit que, s'il découvrait chez nous des projets hostiles, il couperait court, et il en avait le moyen, à tout ménagement vis-à-vis d'une Puissance pour laquelle il n'avait eu jusqu'ici que d'excellents procédés: que jamais ne saurait se présenter une occasion plus propice de ravoir la Savoie et Nice, que certainement nous n'obtendrions pas dé la France:. que nous pourrions, si nous n'y prenions .garde, avoir un jour des comptes sérieux à régler avec le Cabinet de Berlin. Nous pourrions payer très cher notre condescendance vis-à-vis de ses · ennemis. Il rencontrerait peut-e~re meme l'assentiment de l'Autriche. Celle-ci est coutumière du fait. Elle serait capable de nous tourner casaque, avec la meme désinvolture qu'à l'égard de ses alliés de 1866.

Ce sont là des sentiments dont il convient de prendre note. Le Comte de Bismarck est très passionné, très hardi, pret à ménager les surprises les plus étranges à quiconque voudrait lui créer des embarras dans la lutte a:ctuelle. Il pourrait très bien, si nous pretions le flanc, se venger sur nous, en excitant les convoitises de l'Autriche. Si no-us étions surs des succès de la France, nous pourrions ne pas atta·cher la meme importance à de tels avertissements, mais quand les probabilités sont au contraire favorables à l'Allema.g:ne pour le résultat fina! .de la .guerre, il convient de naviguer avec la plus extreme prudenc·e, si nous ne voulons pas nous exposer à voir chavirer notre barque. Le plus .grand malheur d'un Pays est celui d'avoir, comme la France et l'Autriche, des Ministres des Affaires Etrangères qui croient avoir à se faire pardonner des torts, qui ont une reva:nche à prendre. La passion les aveugle et ils deviennent facilement les instruments d'une politique désastreuse. Tel est le danger à Vienne, où le Comte de Beust devra déployer heaucoup de sagesse, s'il v·eut résister aux entrainement.s des partis de la Cour et des généraux, inspirés par l'Archiduc Albert. Nos intérets ne sont pas plus là qu'à Pari-s.

A propos de l'Autriche, j'ai appris d'une manière confiden.tielle que le Cabinet de St. Pétersbourg, par l'entremise de l'Angleterre, a fait faire des démarches auprès du Carote de Beust, dans le sens de la localisation de la guerre. L'Empereur Alexandre de son còté, comme je l'ai déjà mandé à V. E., s'est ·employé personnellement, dans le meme but, auprès de l'Empereur François Joseph.

P. S. -Ci-joint une pièce chiffrée personnelle pour V. E. (1).

(1) Non pubblicata.

348

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 611. Berlino, l agosto 1870 (per. il 7).

J'ai eu hier une courte entrevue avec le Secrétaire d'Etat, qui une fois encore m'a demandé si je n'avais aucune .communication à lui faire sur notre attitude. Je lui ai répondu qu'elle était celle indiquée par notre Journal Offidel, par les différents dis'Cours prononcés à la Chambre par V. E., et tout récemment encore à la séance du 23 (1) Juillet. A cette occasion, j'ai mème donné lecture de ce dernier discours.

M. de Thile m'a dit qu'il n'était, ni optimiste, ni pessimiste à notre égard,. et, sans entver dans d'autres considérations, il a appe1é mon attention sur une circulaire du Comte de Bismarck, en date du 29 Juillet (2). Comme elle nous sera communiquée, je m'abstiens d'en joindre ici la traduction et méme d'en résumer le contenu. Il y ·est question à plus d'une reprise de l'Italie. Il résulte de ces l'évélations que ce serait avant la guerre de 1866, que des parents ou agents de l'Empereur auraient soulevé la question, où il faudrait tirer en Piémont la ligne de démarcation entr·e les langues française et italienne.

Le Roi, avec tout le quartier général, est parti hier pour se mettre à la tète de l'armée allemande. Le Comte de Bismarck faisait partie de sa suite, ainsi que quatre employés du Département des Affair·es Etrangères, parmi lesque1s deux. fonctionnaires supérieurs, Messieurs Abeken et de Keudell.

Je m'abstiens de transmettre les nouvelles du théatre de la guerre. L'Agence télégraphtque Wolff s'en charge. Au xeste, jusqu'ici il n'y a ·eu que des combats. d'av&nt-postes.

J'ai l'honneur d'accuser réception de la dépèche de V. E. N. 165, Série Politique, du 24 Juillet, et de ses annexes (3).

Je me suìs empressé de donner cours, de la manière ac·coutumée, à la lettre de Notre Auguste Souverain, en réponse à celle de S. M. le Roi Guillaume qui Lui avait notifié la naissance de la dernière FiUe du Prince Royale de Prusse.

J'ai également reçu le document diplomatique numéro 469.

349

IL MINISTRO A MADRID, CERRUTI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(ACSR, Carte Visconti Venosta, pacco VI, fase. 16)

L. P. Madrid, l agosto 1870.

S. A. il Reggente avendomi fatto dire per mezzo dell'introduttore de•gli Ambasciatori che desiderava parlarmi, mi recai questa mattina alle 9 e lh a vederlo.

Egli mi trattenne per circa un'ora e mi parlò di tre cooe. Gli affari di Roma, la situazione attuale della Spagna ·e la questione dinastica.

Premettendo egli .che mi parlava in tutta confidenza e non nella sua qualità di Capo dello Stato, mi disse che felicitava il Governo Italiano dello sgombero delle truppe francesi. Mi chiese se avevamo presi degli impegni ed io gli

risposi che assolutamente lo ignorava, ma che m'inducevo a credere che la confidenza della quale gode il Governo attuale d'Italia presso tutte le Potenze d'Europa avrebbe forse reso superfluo ogni impegno. E che d'altronde o si trattava di impegni che noi potremmo compiere in base ad una giusta r>onderazione degli interessi italiani da una parte e dei giusti riguardi dovuti a Sua Santità, e questi li trovavamo piuttosto nel senso dei nostri doveri ·che nell'intenzione di offrire un corrispettivo alla Francia, o si trattava d'impegni che il Governo italiano non può compiere che trovandosi per la terza volta a difendere interessi non nazionali e dirò anzi ostili alle nostre attuali istituzioni, e questi V. E. non volle mai contrarli nemmeno all'epoca della Convenzione di Settembre che fu tanto mal interpretata e che per parte nostra abbiamo sempre religiosamente eseguita. Il Reggente mi disse che durante tutta la sua carriera politica, egli fu sempre avverso all'idea del potere temporale e che tale crede egli, è pure l'opinione dei membri dell'attuale Gabinetto. E qui mi ripeté che non parlava in modo ufficiale, ma che era ad ogni modo d'avviso che a meno d'un cambiamento radicale nelle istituzioni della Spagna nulla si farebbe qui di ostile all'Italia in ordine alla questione Romana. Si mostrò molto alterato sulla condotta dei

Vescovi Spagnuoli che rifiutarono di giurare ubbidicenza alla Costituzione e ai quali il Governo ha sospeso ogni pensione.

Passò poi a parlarmi della situazione della Spagna in faccia alle attuali vicende. Mi d1sse che si conserverebbe la neutraHtà la più assoluta e che non si farebbero armamenti. Si mostrò soddisfatto delle spiegazioni date dal Governo Francese in ordine alla famosa Circolare Gramont. Noi miglioriamo, mi disse, la nostra amministrazione, procuriamo provare all'EurO'pa che la rivoluzione di Settembre era un bisogno per la Spagna. La più gran tranquillità regna nel paese. L'Europa non .ci conosce, il giornalismo .ci calunnia, ma il risultato proverà che abbiamo !Saputo vincere tutte le difficoltà, e che la Spagna è una nazione forte, intelligente ed amica dell'ordine.

S. A. passò poscia a parlarmi della questione Dinastica, e credo fosse questo il vero motivo dell'invito fattomi. Mi disse aver udito che il Duca d'Aosta sarebbe disposto a desistere dal suo primitivo rifiuto, e mi chiese se io avessi ricevuto qualche cenno da V. E. su quest'argomento. Gli risposi che probabilmente il Signor di Montemar avrà scritto al Signor Sagasta e che a me solo constava una cosa, cioè che il Governo Italiano desideroso di contribuire per parte propria a facilitare alla Spagna i mezzi di sortire dal minaccioso provvisorio in cui si trova era pronto a studiare una soluzione alla questione attuale. Rammentai a S. A. che l'anno scorso precisamente in questa settimana trovandomi seco lui a S. Ildefonso rispondendo ad una interpellazione sui motivi del rifiuto del Duca d'Aosta, gli dissi che i Principi della Casa di Savoja sono tala:nente amati in Italia .che la Nazione non consentirebbe che in vista di un g~avissimo interesse Europeo, a vederli uscire dal paese che quanto al nostro Principe Amedeo,

dotato d'una estrema modestia e penetrato dei dov·eri che incombono ad un Re ha dovuto necessariamente esitare ad accogliere proposte che gli erano fatte in momenti in cui si .presentavano altri candidati.

Il Reggente si ricordava di questa conversazione e mi soggiunse che quanto a Lui personalmente egli aveva contratti impegni ·col Duca di Montpensier, il quale sarebbe stato ai suoi occhi il personaggio più adatto al trono di Spagna. Egli conosce la nostra lingua ed i nostri costumi. È figlio adottivo della Spagna. È marito di una Principessa Spagnuola; è molto probo ed economico; e per qualche tempo ha avuto un gran partito in !spagna, ma attualmente ha la gran maggioranza contro di lui. Se fosse possibile farlo adottare per Re, io vi contribuirei anche adesso con tutte le :mie forze; ma se •la cosa non fosse possibile, .come ne ho la ·convinzion.e, io sono decisamente per S. A. il Duca di Aosta che elbbi il piacere di conoscere, e le cui virtù d'animo e di cuore sono conosciute da tutti.

Io non volli spingere la conversazione, non sapendo a che punto siena riniasti i nostri negoziati con Lord Granville; e siccome quest'affare è esclusivamente nelle mani del Generale Prim, temei che qualunque :mia indiscrezione potesse nuocere all'affare.

Ho però luogo di credere che se l'InghHterl'la si mostrò tanto sollecita di trovare un Re per la Spagna quando si poteva impedire la guerra, preferiva ora prendere consiglio dagli avvenimenti per non complicare la situazione.

Il Reggente il quale probabilmente non conosce tutte le intenzioni del Ge

nerale Prim, mi pregò di tenerlo al corrente di quanto io venis.si a saper da

V. E. su questa questione.

Questo è lo stato delle cose e posso aggiungere che il Signor Layard non ebbe più alcuna comunicazione dal suo Governo in proposito.

(1) Sic, probabilmente per 25.

(2) Vedila in Das Staatsarchiv, XIX, n. 4078, pp. 151-155; Archives Dip!omatiques 1871-72, I, n. 269, pp. 291-295; Franco-Prussian War n. 1 (1870). Further Correspondence, cit., n. 77, pp. 67-69.

(3) Non pubblicati. Si tratta di un dispaccio col quale Visconti Venosta trasmetteva a de Launay una circruare, comunicatagli da Brassier (probabilmente la circolare Bismarck del 19 luglio per il cui testo cfr. Das Staatsarchiv, XIX, n. 4054., pp. 100-101; e anche Archives Diplomatiques 1871-72, I, n. 180, pp. 192-193; Further Correspondence respesting the War between France and Prussia, cit., n. 9, pp. 8-9).

350

IL CONTE KULCZYCKI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC

L. P. 24. Terni, l agosto 1870. .T'ai eu l'honneur de vous adresser quelques lignes hier (1) au sujet d'un projet d'adresse que mes amis de Rome disent etre le désir général des Romains modérés. Aujourd'hui j'ai reçu d'autres lettres confìrmant d'une part les craintes extremes qu'inspire à Rome l'éventualité d'une invasion garibaldienne, de l'autve la ferme résolution du Pape de n'accept·er désormais aucune garnison étrangère et à plus forte raison une gamison italienne. Dans toutes •les dasses de la population romaine, iau contraire, on ne souhaite que l'arrivée des Italiens, des troupes régulières, bien entendu. Toute l'armée pontifìcale a reçu ordre de se tenir prete à marcher. Dans quelques jours, au moment où les derniers détachements français quitteront Civitavecchia, on enverra trois compagnies de chasseu11s indigènes à Civitavecchia et quatre compagnies de zouaves à Viterbo. Un de mes correspondants me dit

qu'il croit que cette dernière ville se soulèvera immédiatement et que les zouaves y s•eront reçus à cou.ps de fusil. Nous verrons. Il est cer,tain que l'armée

pontificale aura bien de la peine à contenir •la population .de tant de villes, où

le souvenir des derniers événements est encore vivant.

Hier soir, attendu la gravité extreme de la situation, il y a eu cons·eil extraordinaire de cardinaux au Vatican, afin d'aviser aux mesures à prendre. Cinq cardinaux y •son t int€rvenus: monseigneur Antonelli comme secrétaive d'Etat, monsei~neur Patrizi comme doyen du sacré collège, monseigneur Di Pietro comme président de la consulte d'Etat, monseilgneur Sacconi comme président de la signature de justice, et monseigneur Mertel comme président du cens. J'ignore encove le résultat de ces délibérations.

On attend impatiemment dans les !Sl)hères gouV'ernementales l'arrivée d'une flotte anglaise à Civitavecchia. A-t-on des assuvances de l'Angleterre? Ne sont-.ce que des exagérations si faciles dans notre monde romain? Voilà ce que je ne saurais vous dire.

Le bruit court que vous avez envoyé le marquis Gualterio pour négocier un modus vivendi avec le Pape. Vous devez savoir à quoi vous en tenir là-dessus; mais si la mission en que.stion ·existe il est à cvaindre qu'eUe n'échoue contre les manreuvres des jésuites.

La sérénité du Pape n'est nullem~nt diminuée ,par les dangers qui le me

nacent. Je crois qu'il y a un peu d'affectation dans cette imperturbabilité; mais il est certai.n que Pie IX ·Croit avoir la conscience de sa divinité depuis qu'il a été proclamé infaillible.

Le 27 juillet le marquis de Banneville, après avoir communiqué au cardinal Antonelli le télégramme du due de Gramont, qui annonçait le retrait du co•rps d'occupation, voulut connaitre la réponse du Pape à ce sujet et dit au .cardinal qu'il repasseTait dans la soirée chez lui. Le soir venu, r.ambassadeur se présenta en effet et demanda de savoir ce que le Saint-Père avait dit. « Après avoir en

tendu la lecture de la dépeche, il a haussé les épaules », repliqua le cardinal. « Sans rien ajouter? » demanda M. de Banneville. «Il a ajouté, repartit le cardinal, qu'il espérait que cette fois-ci les Français s'en allaient pour ne plus jamais revenir ». L'ambassadeur télégraphia sans retard cette réponse de S. S. au ministre des affaires étrangères.

Le baron d'Arnim est parti bien que malade pour Berlin. Il avait fait une chute de voiture et a du prendre un wagon avec un lit. Il sera de retour bientòt. Le Pape aurait écrit par son intermédiaire une longue lettre au roi de Prusse. Le jour de son départ M. d'Arnim a eu un entretien de deux heures avec le cardinal Antonelli.

Comme les quelques cents Prussiens qui servent dans l'armée pontificale étaient venus chez leur ministre avant son déplart en déclarant qu'ils voulaient retourner en Allemagne et en demandant des fonds .pour leur voyage, M. d'Arnim •leur a fait cette incroyable réponse, dont on me .garanUt l'authenticité:

« Vous ferez mieux de rester à Rome. Quelques centaines d'hommes de plus ou de moins ne nous font ni chaud ni froid. Vous pouvez, au eorntraire, devenir très-utiles à nos soldats à Rome. Nous •sommes à la veille d'une •guerre avec l'Italie aussi, et lorsque nos troupes victorieuses pénètreront au creur de la péninsule et occuperont la ville éternelle, vous pourrez leur servir d'interprètes auprès des indigènes ».

(1) Lettera non pubblicata.

351

VITTORIO EMANUELE II AL CONTE VIMERCATI (A C R, Carteggi V. E. II, b. 33)

T. Firenze, 2 agosto 1870, ore 13. Visconti a reçu votre dépeche (1) hier au soir, vous nous dites de ne rien faire avant votre arrivée à Metz. Witzthum est id. Mon Gouvernement étudie ce que nous devons faire, ne compliquez pas la situation aupres de l'Empereur

avant de savoir quelles sont ses intentions, car nous voulons aussi agir honnetement avec l'Autriche.

352

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II (A C R, Carteggi V. E. II, b. 33)

T. CONFIDENZIALE. Metz, 2 agosto 1870, ore 23,23 (per. ore 16,10 del 3). Vu Empereur qui regarde ancien projet sanctionné par lettre trois souverains comme un engagement. Il ne doute pas de V. M. et se rend compte de ses difficultés. Il espère que V. M. saura les vaincre. Il prie V. lVI. de rappeler à ses l.VIinistres que pour faire avoir Vénétie à l'Italie il s'est trouvé sur les bras toute l'Allemagne armée. Quant à l'Autriche il m'a abordé disant, Autriche triche, il ne se rend pas compte de ses difficultés qu'il a appris par moi, et je l'ai ealmé. Verrai Empereur encore ce matin, et je télégraphierai après. Hier on a fait

reconnaissance, Prussiens durent se retirer avec precipitation devant francais dont armement a double portée.

353

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. RISERVATO. Firenze, 2 agosto 1870, ore 0,45. Dites à Vimercati que pour sa responsabilité il ferait mieux de s'abstenir de toute démarche envers l'E.mpereur avant que le Roi et son Gouvernement aient examiné le projet de traité apporté par Vitzthum. Prévenez-le qu'en tout cas il doit soigneusement éviter de donner lieu à rien qui soit de nature à préjuger les déterminations que le Gouvernement du Roi doit prendre sous sa responsabilité. Nous voyons .de graves modifications à faire, d'accord avec Vitzthum, au projet de traité dans un sens qui probablement conviendra davantage à l'Empereur. En tout cas rien de définitif ne sera conclu sans que nous

prenions régulièreonent les conseils de l'Empereur par la Légation du Roi à Paris.

(1) Cfr. n. 346.

354

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2736. Therapia, 2 agosto 1870, ore 7 (per. ore 10,55).

Ayant questionné le Grand Vizir d'après le télégramme de V. E. du 26 (1), il m'a dit que pour le moment la Porte ne craint rien sur le Danube; il a ,fait l'éloge du Gouvernement Roumain qu'il croit sincère. On n'a pas, il a ajouté, des preuves patentes d'intrigues étrangères quoiqu'on ne puisse douter.... [manca] Russie travaille pour saisir toutes les occasions favorables. On formera ~utre camp à Sophia, toujours comme mesure de simple précaution.

Le Vicomte Laguéronnière à été reçu aujourd'hui par le Sultan.

355

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Parigi, 2 agosto 1870, ore 9,40 (per. ore 11,45).

Vimercati est parti ce matin à six heures avant qu'on me eùt remis votre télégramme (2). Vous pouvez lui télégraphier à Metz avec le chiffre du Roi.

356

L'ONOREVOLE MINGHETTI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (A VV, mazzo 10, fase. M)

L. P. Bologna, 2 agosto 1870.

Passando di qui ho ripigliato la lettera dell'imperatore del 25 settembre 1862 (3). Io non avrei difficoltà di accettarla come base di trattative, poiché pone nettamente che il potere del Papa deve essere librement accepté par ses suj.ets. In queste parole ,sta H germe di ogni futuro accordo, e la giustificazione di ogni combinazione. Sarebbe un passo manifesto verso una soluzione.

Non voglio ripetere ciò che è già nel tuo animo. Ma ceda l'uomo non il concetto. E se Govone non può non sa e non vuole se ne vada, ma non guasti l'indirizzo politico solo ragionevole per l'Italia. Credo veramente che una conversazione con Gladstone e Granville può ,servirei di gran norma, e mi pare che valga il tempo e la fatica che occorrerà. Al buon Cadorna (4) molte cose

21 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

o non appaiono del tutto, o appaiono forse in diversa proporzione dal vero. Alcuni giorni d'indugio (i più brevi possibili) saranno compensati largamente. Perciò ti prego non ti lasciar sospingere dalla fretta.

In ogni caso poi non ho bisogno di ripetere che se l'u!'lgenza ti muovesse a mandar altri subito, io te ne sarei grato.

(1) -Tel. 1232 del 26 ,ore 7,15, non pubblicato, col quale Visconti Venosta invitava Ulisse Barbolani a vigilare attentamente sulle eventuali ripercussioni della guerra franco-prussiànanel bacino del Danubio. (2) -Cfr. n. 353. (3) -È la lettera cit. di Napoleone al Thouvenel del 20 maggio 1862, pubblicata nel Moniteur del 25 settembre. (4) -In una lettera privata del l• agosto e nel tel. 2735 del 2, Cadorna si lamenta di essere tenuto fuori, fin dall'inizio della guerra franco-prussiana, dalle trattative con l'Inghilterra per un accordo tra i Governi neutrali iniziate a Firenze fra Visconti Venosta e Paget e che Minghetti dovrà condurre a termine a Londra. Visconti Venosta risponde lo stesso 2 agosto con tel. 1241 di aver sempre tenuto al corrente Cadorna delle trattative con Paget e che Minghetti che si reca a Londra per motivi familiari vedrà Gladstone e Granville a cui è legato da rapporti di amicizia. Con una lettera privata del 3 Cadorna espone la delicata posizione creatagli nei confronti del Governo Britannico da questa sistematica esclusione dalle trattative per l'accordo fra i Governi neutrali.
357

IL CONTE KULCZYCKI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC

L. P. 25. Terni, 2 agosto 1870. Dans le conseil extraordinaire de cardinaux qui a eu lieu, l'autre soir, au Vatican et dont je vous ai fait mention dans ma Jettre d'hier (1), les cardinaux Di Pietro, eveque d'Albano, Sacconi, ancien nonce à Paris, et Antonelli, secrétaire d'Etat, se sont montrés favorables à un accord avec l'Italie et ont soutenu qu'il fallait absolument traiter avec le gouvernement de Vietar Emmanuel. Les cardinaux Patrizi, doyen du sacré collège, et Mertel, préfet du cens et ancien ministre de l'intérieur, ont combattu •cet accord de toutes leurs forces. Le cardinal Patrizi a prononcé un long discours extrèmement injurieux au gouvernement italien et au Roi. Le Pape persiste toujours à repousser tout arrangement, toute conciliation. Le ·cardinal de Hohenlohe, profondément dégouté et irrité, part pour le camp prussien, où il va soigner les .blesLSés. Le cardinal Bonaparte av,ait écrit à l'Empereur en lui demandant de pouvoir aussi suivre l'armée française et devenir le chapelain du quartier impérial. L'Empereur s'est empressé d'accueillir cette demande et a répondu à son cousin une lettre très-gracteuse. Cependant après la communication du marquis de Banneville le •cardinal Bonaparte a tout à coup changé de projet. Il a écrit à Napoléon III que les dangers qui menaçaient le Saint-Père ·et le Sacré Collège l'empechaient de se séparer d'eux, et il a ad.ressé en outre une lettre à l'Impératrice, où il lui dit qu'il prie Dieu de ne pas abandonner la France comme elle abandonne le Pape à la merci de ses ennemis. Pie IX raconte à quiconque vient le voir le contenu de la lettre du cardinal Bonaparte, et le comble d'éloges. Les antichambres du Vatican sont pleines de cette histoire. En attendant on sévit contre les adversaires de l'infaillibilité. Monseigneur Passavalli, archeveque d'Iconium, a été destitué du poste de vicaire du chapi·tre de Saint-Pierre, le célèbre Audisio de celui de professeur de l'université romaine, et monseigneur de Mérode humilié de l'article inséré au journal officiel pour proclamer aux quatre vents l'adhésion au nouv·eau dogme qu'on lui a fait signer, vient d'offrir sa démission de la charge de grand-aumònier. Monseigneur Passavalli a été remplacé dans les fonctions de vtcaire du chapitre de S. Pierre par monseigneur Giannelli, ancien nonce à Naples.

Les trois dernières compagnies du 6ème bat.aillon de chasseuns, qui viennent de quitter Civitavecchia, ont été averties de se garder d'imiter leurs camarades

qui avaient crié: Vive l'Italie! vive Victor Emmanuel! à bas le Pape et le gouvernement des pretres!

P. S. -En cas de nouvelles très-importantes de Rome m'autori!sez-vous à vous télégraphier?

(1) Cfr. n. 350.

358

L'AGENTE DIPLOMATICO E CONSOLE GENERALE AD ALESSANDRIA D'EGITTO, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2741. Alessandria, 3 agosto 1870, ore 10 (per. ore 11,50).

Gouvernement n'a reçu rapport Gouverneur, mais Consul du Caire reçu d'Aden télégramme de l'Agent de Sapeto annonçant occupation d'Assab. Il faut décider Gouverneur rétablir choses état normal.

359

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2744. Vienna, 3 agosto 1870, ore 16,20 (per. ore 22).

Je remercie V. E. de son télégramme (1). Je vous assure que je ne cesse d'avoir grand prudence vis-à-vis du Chargé d'Affaires de Russie qui moins que tout autre m'inspire confiance. M. de Beust se montre très satisfait de l'accueil fait au Comte Vitzthum. Il espère voir établi bientòt une entente cordiale entre l'Autriche et l'ltalie. Il m'a signalé le Chargé d'Affaires Prussien à Florence comme ayant des rapports secrets avec les chefs du parti d'action, et notamment avec le Député Cecchi ou Cucchi.

360

IL CONTE VIMERCATI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (Eredità Nigra; ed. in NIGRA, p. 16)

T. Metz, 3 agosto 1870.

L'Empereur Napoléon accepte le traité entre l'Italie et l'Autriche, comme moyen d'arriver à une triple alliance. Il • désire l'armement immédiat, et • écarte les bons offices de l'Autriche pour la question romaine.

361

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 8, fase. 5-9/B)

L. P. CONFIDENZIALE. Londra, 3 agosto 1870.

Approfitto del signor Fantoni fabbricante di mosaici a Firenze, che vi si reca direttamente da qui per mandarle la presente lettera.

Tutte le cose che si riferiscono al noto progetto di trattato tra il Signor Benedetti, ed il Signor principe di Bismarck hanno e possono avere una notevole importanza, ove siano conosciute in un modo abbastanza sicuro. Porto perciò a sua notizia che il figlio del signor Benedetti addetto all'ambasciata francese in Londra ebbe a dire or ora con imprudenza giovanile, che lo schizzo di quel famoso trattato non era stato dettato .da Bismarck a Benedetti, ma che invece egli stesso (il figlio del Principe Bismarck [sic]) lo aveva scritto sotto la dettatura di suo padre.

Qui, e massime nel commercio, quel progetto fece la più sinistra impressione, principalmente perchè la fiducia che era nata dall'amicizia della Francia fu distrutta dalla proposta alleanza della Francia colla Prussia per combattere qualunque Potenza si fosse opposta all'annessione del Belgio alla Francia. Si vide in ciò manifesta la determinazione di fare, occorrendo, la guerra all'Inghilterra.

Ella avrà rilevato che tanto Lord Granville, quanto il Signor Gladstone si sono assolutamente rifiutati jer l'altro nelle due Camere di dichiarare, che, occorrendo, avrebbero difeso colle armi la neutralità del Belgio, e la sua indipendenza. Io continuo a credere che gli armamenti maggiori per cui l'Inghilterra domandò dei fondi sono principalmente diretti ad uno scopo difensivo. Continuo a credere che l'Inghilterra (anche venendo la questione del Belgio) non <;parerà un fucile contro la Francia vincitrice nella lotta attuale, se non troverà potenti, e sinceri alleati a questo fine. Ciò ammesso, alle Potenze che vogliono andare sino agli estremi limiti del possibile per impedire una conflagrazione, non rimane che di spingere avanti le pratiche per impedire il più possibile che l'Inghilterra trovi alleati nel caso sopra indicato. Da questo punto di vista le stipulazioni reciproche di Potenze allo scopo di mantenere la neutralità e di non lasciarsi trascinare nella lotta assumono una speciale importanza. L'Inghilterra calcola sopra una coalizione della quale però non può essere certa; perciò nè vuole obbligarsi a difendere il Belgio, nè vuoi vincolarsi con trattati di neutralità. Così, almeno, parmi debba spiegarsi l'attitudine aspettante inglese.

(1) Tel. 1242 del 2, ore 18,45, non pubblicato, col quale Visconti Venosta informava Cur. topassi di aver ricevuto da Beust la preghiera di invitarlo ad essere riservato con l'incaricato d'affari di Russia.

362

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (A VV, mazzo 7, :fase. 5-6/B)

L. P. Parigi, 3 agosto 1870. Ieri sera giunse la notizia della presa di Saarbruck per parte delle truppe francesi. Il dispaccio non dice se l'occupazione di Saarbruck fu mantenuta. Comunque sia, quella notizia venne a calmare il cattivo umore che cominciava a spargersi in Parigi pel difetto di nuove della guerra. Vimercati ·è a Metz e di là telegraferà direttamente a Firenze. A questo proposito credo utile di riempire una lacuna che lasciai nelle mie lettere precedenti, dandovi l'assicurazione che qualunque sia il mio personale avviso sul da farsi, io non solo non

presi qui nes·sun'ombra di impegno di qualsiasi specie, ma non dissi una parola che possa legare o compromettere menomamente in una via qualunque l'azione del Governo del Re. Adunque per quanto spetta alla Legazione, il Governo è assolutamente libero d'ogni impegno rispetto alla questione della alleanza. Io regolai la mia conversazione e il mio linguaggio sulle dichiarazioni da voi fatte, e mi limitai ·finora a dire che in ogni caso l'Italia non terrebbe un'attitudine ostile alla Francia e non le creerebbe imbarazzi. Tengo a stabilire e a chiarire nettamente la situazione della Legazione, benchè io sia certo che non avete il menomo dubbio sulla medesima.

Aspettavo Minghetti oggi. Ma ,fino al momento in ~cui ~crivo non l'ho visto a comparire. Lo presenterò a Gramont, ed udirò da lui, con vivo interesse quanto mi dirà per parte vostra.

Io conto, col vostro permesso, di andare a passare il giorno di domenica prossima, e quello del 15 agosto fuori di Parigi, a Trouville, distante dalla capitale di circa 4 ore. Nel caso .che ci vedeste il menomo inconveniente vi prego di mandarmi un cenno per telegrafo e rinunzierò a questa gita. Il giorno del 15 agosto è insopportabile a Parigi e sopratutto ai campi Elisi. La folla, l'illuminazione, il tumulto e l'odore della turba umana fanno di quel giorno un supplizio per chi è ·costretto di rimanere in città. Del resto il servizio sarà assicurato .per le 24 ore della mia assenza.

363

CONTROPROGETTO ITALIANO AL PROGETTO DI ALLEANZA

ITALO-AUSTRIACA

(AVV, mazzo l, fase. 1/3 Austria-Ungheria)

[Firenze, ... agosto 1870] (1).

Sa Majesté l'Empereur d'Autriche et Roi de Hongrie et Sa Majesté le Roi d'Italie sont convenus de ce qui suit:

Art. I. --Il y a amitié et alliance entre Leurs Majestés pour la sureté des deux Monarchies. Leurs Majestés s.e garantissent réciproquement l'étendue de leurs territoires.

II. -Leurs Majcstés déclarent maintenir et désirent .conserver leur neutralité, qui continuera à etre bienveillante pour la France. Les marines des deux Etats se concerteront pour assurer au commerce des neutres dans la Mediterranée les garanties formulées au Congrès de Paris de 1856.

III. -Pour défendre cette neutralité et garantir les intérets des deux Etats Leurs Majestés feront dès à présent tous les préparatiis néces:saires qui seront en leur pouvoir.

IV. -Leurs Majestés concerteront, en tonte circonstance relative à la guerre actuellement engagée entre la France et •la Prusse, les résolutions communes qu'ìl serait le cas de prendre sur la marche poHtique ou militaire à suivre.

Elles ne contracteront aucune nouvelle alliance et ne s.igneront aucun tr2ité se référant à la guerre actuelle sans s'etre prévenues et préala:blement entendues.

V. -Si Sa Majesté l'Empereur d'Autrkhe et Roi de Hongrie était amené à prendre les armes pour la sureté de la Monarchie et que la Russie, soit par suite de cette initiative de l'Autriche, soit de son initiative propre, prit elle meme les armes dans la guerre actuelle, l'Italie se considèrerait comme tenue d'appuyer l'Autriche dans l'action qu'elle aurait à exercer en vertu du Traité de Paris du 15 avril 1856, et, dans ce .cas, une alliance offensive et défensive serait conclue entre l'Italie, l'Autriche et la France sous la condition de l'accession préalable de S. M. l'Empereur des Français aux présents préliminaires et en conformité des clauses d après énoncées.

VI. -Le Gouvernement de S. M. l'Empereur d'Autriche reconnait, en ce qui le concerne, le .principe de non intervention dans les questions relative.s au territoire romain. Le cas échéant et en tant qu'il aurait à exprimer son avis, il favoriserait l'appli>cation éventuelle au territoire romain des mesures les plus conformes aux vreux et aux intéréts des Romains et de l'Italie de manière à assurer la paix intérieure du Royaume.

VII. -Comme compensations des avantages que Sa Majesté l'Empereur d'Autriche pourra obtenir à la suite de la présente guerre Sa Majesté consentira à ce que la frontière des deux Etats soit portée, avec l'assentiment des populations (·comme dans les projets de 1869).

VIII. -Sa Majesté l'Empereur d'Autriche et Roi de Hongrie s'engage à preter ses bons offices auprès de S. M. l'Empereur des Français pour que, dans le cas où la triple alliance prévue à l'art V s'effectuerait la France facilitat efficacement à l'Italie les ressourees fìnancières nécessaires aux frais de la Guerre (comme dans les projets 1869) (1).

IX. -Les presents accords demeureront secrets tant que les Gouvernements contractants n'en auront pas décidé autrement d'un commun accord.

(1) Si inserisce sotto la data del 3 agosto, giorno in cui sarebbe stato consegnato al Vitzthum (NIGRA, p. 16}. IVIa le trattative continuarono nei giorni successivi. Il titolo originalesulla minuta è: c Préliminaires au Protocol de neutralité et d"alliance entre l'Autriche et l'Italie •. Allegate al documento si conservano alcune varianti, che non si pubblicano.

364

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II (Eredità Nigra)

T. Metz, 4 agosto 1870, ore 10,21 (per. ore 15,30).

* -Empereur approuve projet de traité entre Autriche et Italie (2), et prie V. -M. introduire modifìcations suivantes * (3): à l'article trois les mots et s'étre entendu ensemble par s'étre prévenu préalablement, à l'article cinq supprimer le mot au besoin et dire placeront immédiatement sur pied de guerre Zeurs armées, à l'article six dire LL. MM. concerteront leur action commune soit en vue d'une médiation combinée avec la F'l'ance soit en vue d'une entrée en campagne, * supprimer entièrement article de la médiation question romaine, * bien entendu qu'Italie est libre d'en faire un article additionnel faisant prendre à l'Autriche un engagement d'appui dans cette question partageant responsabilité Française soit dans un con,grès, soit dans une conférence qui pourraient avoir lieu sur les bases de viser aux moyens assurer indépendance du Pape. Empereur supplie V. M. et ses Ministres de s'en tenir là, pour le

moment; événements qui se préparent, laissent porte ouverte à plusieurs combina,isons qu'il est impossible de défì.nir, Des décisions del'Italie et de l'Autriche dépend pian de campagne. Empereur compte sur V. M. pour entrainer Empereur d'Autriche. Empereur m'a donné sauf-·conduit pour me rendre où il se trouvera toutes les fois que je le voudrai. Télégraphiez à Pads. Corps Prussien débouché par Sarlouis et Trèves a pris route de Metz. Doit etre fausse attaque, véritable attaque Prussien, sortirait de Mayence.

(1) -Cfr. n. 265. (2) -Cfr. n. 313. (3) -I passi fra asterischi, ed. in NIGRA, p. 16.
365

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM (Ed. in Iniziative neutralistiche, p. 73)

T. RISERVATO. Firenze, 4 agosto 1870, ore 15.

J'ai reçu lettre par banquier Arduin (1). Notre acceptation du retour à la Convention était naturelle en tout cas dès que la France y rentrait, car la Convention n'a jamais été dénoncée. Mais nous avons toujours soigneusement séparé la question du retour à la Convention de la question d'allìance, et le retour à la Convention ne nous oblige à rien de plus que ce que la Convention meme nous impose. Nous persistons dans l'opinion que les accords à conclure avec l'Autriche devront ·contenir stipulation ,sur question romaine dans une forme à concerter avec Witzthum (2). Donnez au besoin ces explications pour faire bien comprendre à Beust qu'il n'a aucune raison de croire qu'il y ait eu incohérence entre le retour à la Convention et les démarches que nous avons suggérées à l'Autriche sur la question romaine.

366

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA

T. 1243. Firenze, 4 agosto 1870, ore 16. Vous pouvez dire, sl c'est necessaire, qu'il y a en réalité échange d'idées entre l'Italie et l'Autriche relativement aux affaires de Rome à l'o0casion de la cessation de l'occupation française. Nous avons pu constater que le Gouvernement Autrichien entre dans notre point de vue au sujet de la question romaine en vue des éventualités présentes et des négociations futures. L'Italie

n'a pris engagement pour la situation générale et désire que la guerre reste lacalisée.

367

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'ONOREVOLE MINGHETTI, A PARIGI (3)

T. RISERVATO. Firenze, 4 agosto 1870, ore 23,15.

L'Empereur insiste toujours auprès du Roi pour la guerre espérant entrainer l'Empereur d'Autriche par le moyen du Roi. L'Autriche insiste pour conclure au

plutot possible un traité d'alliance avec nous. Vous comprenez dans quel embarras nous nous trouverions si, après avoir pris des engagements avec l'Autriche, l'Angleterre vint nous proposer des projets de neutralité acceptables par nous et qui nous permettraient de rester en dehors de la guerre dans une bonne situation. Il s'agit donc pour nous de bien connaitre les dispositions du Gouvernement Anglais, d'autant plus qu'on nous prévient de Pétersbourg que le Prince Gortchakow aurait l'intention de proposer à Londres un accord entre les puissances neutres (1). D'après toutes les informations que je reçois je suis convaincu que dans l'état actuel des choses ,si l'Angleterre prenait l'initiative publique d'une telle proposition il n'y aurait pas un Gouvernement qui oserait refuser et la guerre serait localisée.

(1) -Si tratta con ogni probabilità del n. 340. (2) -Cfr. n. 363. (3) -Il telegramma venne inviato tramite la legazione a Parigi.
368

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

(Ed. in La Nazione del 22 agosto; Archives Diplomatiques 1874, II, p. 8; H. BAsTGEN, Die Romische Frage, II, Freiburg im Breisgau, 1918, pp. 617-618; e, in trad. inglese, in Rome, n. l (1871). Correspondence respecting the Affaìrs of Rome: 1870-71, n. 15, allegato 2, p. 8; Das Staatsarchiv, XX, n. 4311, p. 261)

D. 356 BIS. Firenze, 4 agosto 1870.

M. l'Envoyé Extraordinaire et Ministre Plénipotentiaire de l'Empereur est venu me donner communication d'une dépeche par laquelle son Gouvernement nous fait notifìer qu'il revient à l'exécution de la Convention du 15 Septembre 1864 en rappelant ses troupes du territoire romain (2).

Le Gouvernement du Roi prend acte de cette détermination du Gouvernement Impérial. Vous connaissez, M. le Ministre, les déclarations que j'ai faites au Parlement le 31 Juillet dernier. Je vous prie de tenir le meme langage au Ministre des Affaires Etrangères de l'Empereur. Le Gouvernement du Roi, en ce qui le concerne, se conformera exactement aux obligations qui résultent pour lui des stipulations de 1864. J'ai à peine besoin d'ajouter que nous ,comptons sur une juste réciprocité de la part du Gouvernement de l'Empereur.

Vous voudrez bien donner lecture de cette dépèche à S. E. le Ministre des Affaires Etrangères de l'Empereur, et lui en laisser copie, s'il le désire.

369

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI

D. RISERVATO S. N. Firenze, 4 agosto 1870.

Non fu vana la speranza ch'io Le esprimeva nelle mie lettere precedenti. di veder stabilirsi fra l'Italia e l'Austria una perfetta intimità di rapporti fondata sull'identità degli interessi dei due paesi e la conformità di idee dei due Governi. Mano mano che gli avvenimenti si svolgevano, noi abbiamo potuto veri

ficare che l'Italia e l'Austria camminavano nella stessa via, e s! proponevano dl rag,giungere lo stesso intento. Lo scambio di idee 'che ebbe luogo a Vienna ed in Firenze fra i due Governi valse a confermarci vieppiù in questo convincimento. I due Governi non solo dichiarano di mantenere la loro neutralità, ma desiderano conservarla. Inoltre, nessuna divergenza di opinioni li divide sulla convenienza di assicurare in ogni caso al commercio dei neutri nel Mediterraneo l'applicazione delle guarentigie contenute nella dichiarazione del Congresso di Parigi del 1856, ed all'occorrenza le !forze navali dei due Stati concorrerebbero a tale intento.

Stabilita così sovra solide basi, codesta identità di vedute potrà probabilmente condurre i due Governi a prendere fra di loro intelligenze di cui apprezziamo grandemente il valore. Sin d'ora però ci sembra di poter prendere atto di una situazione di rapporti, nella quale riesce facile il prevedere che nelle circostanze ~elative alla guerra attuale i due Gabinetti continueranno a prendere concerti sulla via da seguire nella loro azione politica. Tali intelligenze scambiatesi da noi 'col Gabinetto di Vienna, non solo non ostana a che simili e più larghi accordi vengano stabiliti fra l'Italia e le altre potenze neutrali, ma, secondo il nostro modo di vedere, debbono anzi facilitarle. Ebbi cura di fare intorno a ciò ,apposite osservazioni nei colloqui che ebbi coll'Inviato Austriaco.

Tali sono i punti nei quali possono compendiarsi i risultamenti ottenuti dallo scambio di idee che ebbe luogo fra l'Austria e l'Italia. Noi ce ne felicitiamo sinceramente per i buoni effetti che ne 'speriamo riguardo al conseguimento degli scopi comuni che l'Italia e l'Austria si propongono, ed alla consolidazione degli ottimi rapporti dei due Governi.

(1) Cfr. n. 371.

(2) Il disp., in data 2 agosto, ed. in La Nazione del 22 agosto; Archives Diplomatiques 1874, II, pp. 6-7; BASTGEN, II, p. 617; Correspondence respecting the Afjairs of Rome, cit., n. 15 allegato l, p. 8; Das Staatsarchiv, XX, n. 4310, p. 260.

370

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

L. P. Firenze, 4 agosto 1870. Quando riceverete questa lettera Minghetti vi avrà già spiegata qual è la situazione nostra ,e quali sono le nostre idee. Voi :sapete che, in una situazione come è la presente la linea di condotta di un Governo non è mai completamente libera, ch'essa è la risultante di un complesso di circostanze che si impongono a noi, come s'imporrebbero a ,chiunque si tro,vasse al Governo. Cominciamo dalla quistione romana. Voi mi dite (1), con ragione, val meglio rifiutare l'alleanza che insistere su delle condizioni che noi sappiamo non saranno dal Governo francese accettate in nessun caso. È d'uopo prima constatare in quale condizione di cose abbiamo parlato della quistione romana. L'anno scorso vi furono, se non degli impegni formali, per lo meno delle trattative molto inoltrate per una triplice alleanza. Queste trattative supponevano una preparazione diplomatica che si traduceva anche in una preparazione d'opinione e di politica interna. Quest'anno nulla di simile. L'imperatore coglie un'occasione

improvvisa, pone nel modo il più evidente allo scoperto il deliberato proposito di fare la guerra e, non bisogna illudersi, il modo ,con cui furono condotte le

trattative non fu tale da conciliare alla Francia la pubblica opinione di Europa. Vimercati .giunge a Firenze, latore d'una domanda d'alleanza per parte del Governo francese per la quale tl Governo italiano .avrebbe dovuto, in mezzo alla pubblica sorpresa, mandare 100/m uomini a battersi ·contro la Germania. Abbiamo detto allora -per fare una simile politica, dateci almeno un grande interesse nazionale immediato. Come gettarci nella lotta immediatamente in simili condizioni senza poter dire le nostre quistioni nazionali sono terminate, o, per lo meno condotte a quel punto in cui cessano d'essere un pericolo o un'incertezza pel paese? Come spingere il paese, contro la sua volontà, nelle avventure per mostrare poi, unico risultato apparente, la Convenzione coi commentari francesi ad uso dei dericali? Senza contare che chiederci immediatamente a p1'iori la guerra e la esecuzione rigorosa della convenzione, la quale non sappiamo sino a qual punto possa paraH:~~zare le nostre forze, ha in sè qualche cosa di contraddittorio. La Francia ci risponde: nessuna concessione per Roma. E sta be:rte; ma allora, se non abbiamo un interesse nazionale, immediato, senza uscire per questo dal sistema delle alleanze naturali della Fr.ancia, l'Italia dovrà determinare la propria condotta in vista soltanto degli interessi generali della pro

pria politica come potenza europea.

La neutralità armata, mi dite, è il ,peggiore dei partiti per·chè ha tutti gli inconvenienti, nessuno dei vanta,ggi della guerra, e la neutralità in genere ci sarà funesta se la Francia è :battuta, pericolosissima se la Francia è vincitrice senza di noi. In massima generale, mi associo a questo ragionamento di cui riconosco il peso e la gravità. Ma, al tempo 1stesso, voi riconoscete che l'Italia non può partecipare alla guerra se l'Austria non vi partecipa, Il problema dunque non è semplice, e, in una parola, io, d'accordo •col Ministero, sono ben lungi dal voler la neutralità sistematica, 111a non sono neppure per la guerra ad ogni costo cd in ogni condizione. Voi sapete, a quest'ora, quali sono le disposizioni dell'Austria. Al pari di noi, l'Austria si trova in una neutralità dana quale non uscirà, in ogni caso, che per mettersi a lato della Francia, al pari di noi chiede di preparare cogli eventi le sue future determinazioni. Di più, essa incontra delle difficoltà d'opinione ancora maggiori delle nostre, e si trova più esposta e per parte della Prussia e per parte della Russia. L'Austria adunque desidera di unirsi strettamente coll'Italia per potere, d'accordo con essa, preparare una situazione •Compatibile colle sue difficoltà e tale da facilitare, occorrendo, la alleanza colla Francia. È questo, in compendio, l'oggetto della missione del Conte Vitzthum a Firenze.

Per me, credo che se si vuoi stringere l'alleanza coHa Francia in modo cooperativo, prendere l'iniziativa per tramutare il presente conflitto in una conflagrazione generale, e uscire in campo, per così esprimersi, con un colpo di teatro, vi saranno in Italia delle enormi difficoltà per seguire questa politica, la quale .sarà anche 1sfavorevolmente giudicata in Europa. Se invece il Governo svdlgerà il suo piano di condotta collo svolgersi degli avvenimenti, in modo che la sua politica sia compresa da tutti e che quella stessa situazione che varrà a determinare le sue risoluzioni vaLga anche a determinare le disposizioni dello spirito pubblico, la politica dell'alleanza si potrà fare in condizioni molto migliori, nell'interesse stesso della Francia. E quando l'alleanza dell'Italia si compia in questo modo, l'impressione sarà egualmente buona sull'opinione pubblica

del popolo francese, la quale mi sembra che fin d'ora non sia insensibile al

carattere benevolo della nostra neutralità. Io sono tutt'altro che un partigiano

della neutratità sistematica e non rimarrei un'ora al mio posto se questa fos.ss

la politica del Ministero. Sono decisamente contrario ad una politica d'annulla

lamento malgrado le nostre poco buone condizioni militari. Credo anche che la

quistione di Roma non si avvantaggia con una politica isolata, ma ,bensì col

prendeve una buona e forte posizione nel concerto europeo. Credo che se

l'Austria, anche sola, entra nel conflitto, a noi sarà difficile il rimanere :fuori, e

sono anche disposto a prendere fin d'ora degli impegni pel caso che la Russia,

per una causa qualunque, si decida a partecipare alla guerra. È in questo senso

che vorrei él!VViare i negoziati coll'Austria, ponendo cioè la eventualità che la

Russia entri in campo sollevando quistioni nelle quali l'Italia non si trova in

opposizLone coi suoi principii.

Non vedo ,bene per quale ragione dobbiamo lavorare noi stessi a portare la pressione francese da Vienna, dove è più naturale che si eserciti, a Firenze. Non è evidente ·Che l'Austria è in prima linea, ch'essa è la più minacciata, che una iniziativa da parte ·sua si com,prende meglio e si spiega? Tutti gli sforzi di Vimercati sono rivolti a portare la pressione a Firenze. In questo egli agisce con una colpevole ieggerezza e senza rendersi il minimo conto delle difficoltà innanzi alle quali si troverà il Re. Non fategli alcun mistero di questa mia opinione.

Appena avremo concluso qualcosa con Vitzthum, vale a dire domani o domani l'altro, vi spedirò un corriere. Frattanto telegrafatemi la vostra opinione su quanto vi scrivo (1).

(1) Cfr. n. 329.

371

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2745. Pietroburgo, 4 agosto 1870, ore 10 (per. ore 14,30).

Le Ministre d'Autriche est venu me voir désirant me faire connaitre le langage qu'il tiendra s'il sera interrogé par l'Empereur ou par autres personnages politiques à Peterhof. Il dira que ·entente spéciale entre Autriche et Italie a pour ba,se conduite commune à tenir vis-à-vis des décision.s du Concile, surtout en vue probable évacuation de Rome, mais que son Gouvernement n'a jusqu'à présent d'engagement pris avec aucune puissance relativement à la situation générale. M'ayant demandé si je tiens le meme langage, je lui ai fait observer que manquant d'inst.ructions je ne pouvais que me tenir dans les termes les plus généraux. Ministre de Autriche a écrit à Vienne qu'il croit savoir qu'au prochain retour du Prince Gortchakow la Russie ,prendra l'initiative à Londres d'un accord entre les puissances neutres pour le maintien d'un équilibre européen auquel, le cas échéant, meme les états secondaries seraient invités à adhérer.

(1) Cfr. nn. 407, 410, 412.

372

IL MINISTRO A STOCCARDA, GREPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2749. Stoccarda, 4 agosto 1870, ore 8 (per ore 23,10).

Malgré mes discours avec le Baron Warnbiihler dans le sens de dépeche 44 (1) il m'a observé Gouvernement italien n'avoir pas encor communiqué officiellement déclaration neutralité comme a été fait par l'Autriche et l'Angleterre.

373

IL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 146. Monaco, 4 agosto 1870 (per. il 7).

Facendo seguito a quanto ebbi l'onore di esporre all'E. V. col mio vapporto

n. 136 di questa serie (2) intorno alla singolare denuncia lanciata dal Gabinetto di Berlino contro i Rappresentanti del Re a Stoccarda ed a Mon.a·co, ho la soddisfazione di recare all'alta conoscenza di Lei, Signor Ministro, che il Conte di Bray mi disse jeri che in seguito ad incarico dato al Barone di Perglas di far conoscere a Berlino quanto fosse insussistente la denuncia in discorso, poichè assolutamente contraria alla condotta im,parziale da me qui tenuta in presenza del grave •conflitto sorto tra Prussia e Francia avea ricevuto per mezzo di quel Agente Bavarese l'espressione del rincrescimento che la Cancelleria prussiana provava per aver lanciata un'accusa che non avea fondamento, ed otteneva la dichiarazione che una tal notizia non era stata colà trasmessa dalle Legazioni prussiane.

Questo mio Collega di Russia, avendone un giorno per conto proprio intrattenuto il Barone di Werthern otteneva da esso la medesima dichiarazione ed anzi l'assicura,zione che sarebbe venuto immediatamente a vedermi onde rassicurarmi che mai avea trasmessa al suo Governo una tale notizia sul ·conto mio. Il Ministro di Prussia però contrariamente alla promessa fatta al nostro Collega Signor Ozerow non venne a vedermi, il che fece cattiva impressione presso i Colleghi.

Mi lusingo che l'E. V. avrà assunto in proposito le informazioni atte a rischiarire il fatto in discorso, e le sarò ultremodo grato se vorrà farmi il favore di notifìcarmi l'opinione di lei a que1:to riguardo. Prego l'E. V. di volermi far conoscere se le giunsero i miei rapporti politici sino al n. 146 inclusivo (3).

(1) -Non pubblicata. (2) -Non pubblicato. (3) -Cfr. quanto scriveva il ministro a Stoccarda, Greppi, in una l. p. del 4 agosto a un anonimo (AVV): c Mi venne fatto di sapere che l'uscita del governo prussiano contro Migliorati e me, è dovuta allo spostamento improvviso d'Artom, il quale lasciando Carlsruhe dava per motivo e sco.po della momentanea sua assenza il desiderio di conferire coi suoi colleghi di Stuttgard e Monaco. Essendosi poi saputo che invece era mandato a Vienna, gli si attribui una missione contraria agl'interessi della Prusisa, e della quale le legazioni nostre a Stuttgard e Monaco sarebbero state complici •.
374

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 614. Berlino, 4 agosto 1870 (per. l'll ).

J'ai eu aujourd'hui un entretien avec le Prince Gortchakow, qui repart ce soir pour St. Pétersbourg, après ne s'ètre arrèté ici que 24 heures. Vu la gravité des drconstances, il a été rappelé de Wildbad par l'Empereur Alexandre. Il m'a dit ne s'ètre jamais fait illusion. A la manière dont le Due de Gramont a conduit les affaires, il était évident que le Gouvernement français voulait la guerre à tout prix. Cependant ·chacune de.s Puissances, non en.gagée.s dans le conflit, a apporté son obole aux tentatives pour le maintien de la paix, lors mème qu'on fftt convaincu d'avance de l'inutilité de ces efforts. Cette obole deviendra probablement un capitai, entre les mains de ceux qui auront su conserver une neutralité honnète et sans arrière-pensée. Le 'cas peut .se présenter, où les Cabinets étrangers soient appelés à faire entendre, à un moment donné, leur voix pour la cessation dcs hostilités. L'Empereur Napoléon, entre autres aurait un argument pour ca1mer chez lui les passions belliqueuses, si quatre Grandes Puissances offraient leurs bons offices. Mais, pour se ménager des chances de réussite, il faudrait qu'une pareille médiation ne fftt point compromise à l'avance par une certaine partialité vis-à-vis de l'un ou de l'autre des belligérants. Ce serait s'exposer à ètre récusé. L'Italie nommément a un intérèt majeur à désirer 'la fin de cette lutte: aucune raìson ne l'oblige à y prendre part. «Je suis parfaitement d'avis, que sa raison d'cUre, vis-à-vis de l'Europe, est celle de se montrer indépendante, au meme degré, de ses deux voisins. Il importe, dans l'intérèt de la Pénin.sule et de sa dynastie, de ne point l'oublier. Chacun aura à présenter son livre de comptes à un futur Congrès. Il semblerait que votre attitude est enveloppée de quelques brouillards. On parle d'allées et venues (MM. Vimercati et Vitzthum), d'entente secrète avec l'Autriche, d'une Hgue ,pour la neutralité. Il y a aussi la nouvelle de l'évacuation prochaine par les troupes françaises des Etats Romains. Détrompez-vous au

moins sur ce point: la France ne vous donnera pas Rome. La Famille Impériale de Russie, vou.s le savez est très attachée à Votre Dynastie. Si nous avions un conseil à donner, ce scrait celui d'agir comme nous, de vous tenir en dehors de ce conflit, d'éviter mème l'apparence de pencher d'un ·Còté plutòt que de l'autre. Soyez vous-mèmes, ni français, ni allemands, pas mème russes, mais, en tout et pour tout, uniquement italiens. Vous ètes Puissance de premier ordre: noblesse oblige. Votre Pays et la grande Europe vous en seront reconnaissants. Que les Gouvernements n'épuisent pas leurs forces. Qu'ils ne perdent pas de vue que, après cette guerre de dévastation et de ruine pour le commerce et l'industrie, la question sociale se réveillera avec intensité, et qu'ils auront à former, contre l'incendie, une assurance mutuelle et sans cocarde ».

J'ai dit à mon tour, au Prince, que notre conduite était la mème quc celle des autres grandes Puissances non belligérantes. Notre programme n'était autre, comme le leur, que celui d'une neutralité vigilante. Nous désirions, nous aussi,

que la guerre rest;:ìt 'localisée entre la France et l'Allemagne. L'évacuation des

Etats Pontificaux n'était que l'exécution de la Convention du 15 Septembre.

Tel était le langage du Gouvernement du Roi. Personne n'avait le droit de douter

de sa sincérité. Quant à certaines apparences, auxquelles le Chancelier lmpérial

avait fait allusion, j'en avais trouvé des traces dans les journaux, mais rien de

semblable ne résultait de la correspondance officielle et particulière de V. E. Je

n'étais donc pas à meme d'entrer en discussion à cet égard.

J'ai revu le Prince Gortchakow dans la soirée. On venait précisément de

recevoir la nouvelle du succès remporté, à Weissenburg, par des troupes pla

cées sous le corrnmandement du Prince Royal de Prusse. C'était là une brillante

entrée en campagne. Vu son attitude strictement neutre, la Russie s'abstenait de

former des vreux pour l'un ou l'autre camp: seulement, le Cabinet lmpérial n'a

pu s'empecher de rendre hommage à la vérité, en affirmant que c'éta;it la France

qui avait voulu la ,guerre. Le Prince espérait que nous ferions preuve de la

meme im,partialité, et il m'a engagé à écrire dans ce sens à V. E. Il m'a ,confié, en

meme temps, qu'il avait également fait les démarches les plus pressantes à

Vienne.

S. E. m'a parlé aussi des Souverains des Etats du Sud. « Je me suis en quelque sorte porté garant que, après la guerre, i~ n'auront rien à redouter de la Prusse. Bien loin de songer à réduire leurs prérogatives, le Roi Guillaume devrait bien plutòt leur témoigner qu'Il leur sait gré des sacrifices qu'ils auront portés pour la cause commune ».

Vous aurez remarqué, M. le Chevalier, que le Chancelier lmpérial n'a pas prononcé le mot Orient. Mais on peut considérer comme ,certain, que le Ca:binet de St. Pétersbourg ne perdra pas de vue une révision du traité de 1856, notamment de l'Artide 14, concernant la force et le nombre des 'bàtiments légers nécessaires au servke des còtes. Cet article, et les conventions y re'latives ont toujours été envisagés par la Russie, comme une de ,ces humiliations, dont il faut se rel~ver, aussitòt que faire se peut. Pour le moment, rien ne permet de supposer que le Gouvernement russe vise à emporter cette révision de vive force. Il compte probablement y parvenir moyennant un futur congrès et s'y prépare le vote des belligérants par son attitude impartiale dans la crise actuelle.

375

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 615. Berlino, 4 agosto 1870 (per. L'll). Le Secrétaire d'Etat m'a annoncé aujourd'hui que le Comte Bra.ssier de St. Simon repartait dans l'après-midi pour Florence. J'ai exprimé ma satisfaction

qu'un poste aussi important ne restàt pas à découvert dans ces graves circonstances.

M. de Thile semblait toujours croire, malgré mes dénégations, que nous étions sur la voie, si ce n'était déjà fait, de contracter des engagements qui ne répondraient pas entièrement à une stricte neutralité. Il est évident que le Comte

Brassier a :pour instruction d'élucider certains points que j'ai déjà signalés par ma dépeche confidentielle N. 610 (1). Je m'y réfère. Ce diplomate, que j'ai accompagné au chemin de fer, m'a dit qu'il s'appliquerait de son mieux à a.planir les difficultés. Ci-joint une lettre particulière pour V. E.

P. S. -Ci-joint un pii contenant deux lettres particulières pour V. E. dont l'une est celle mentionnée ci-dessus (2).

376

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (A VV, mazzo 8, fase. 5-7 /D)

L. P. Berlino, 4 agosto 1870.

Voici un détail de plus sur mon entretien avec le Prince Gortchacow.

Lorsqu'il m'a exposé les raisons qui faisaient désirer que l'Italie suivit une politique indépendante de la France et de l'Autriche, je ne lui cachai pas mon opinion personnelle, entièrement d'accord avec la sienne. J'alléguai le motif, entre autres, que l'Empereur Napoléon avait jouée sa dernière carte et que tout portait à croire que le succès définitif serait pour l'Allemagne; que, dès lors, sa dynastie serait perdue. Le Prince Gortchacow me laissa entendre à demi-mot qu'il partageait le meme avis, et que c'était là un argument de plus pour que l'Italie et la Maison de Savoie sauvegardassent leur indépendance, en ne cédant à aucun entrainement, ni vers Paris, ni vers Vienne.

Vous aurez remarqué, M. le Chevalier, ses allusions à des allées et venues entre Paris, Florence et Vienne. Les journaux affirment qu'il s'agit d'une ligue des neutres entre nous et l'Autriche, pour arreter le cas échéant l'élan d'une armée victorieuse. Ce serait une illusion de croire que cette Puissance victorieuse se laisserait enrayer par la ligue surtout si elle était formée en dehors de l'Angleterre. Cette association à deux aurait un caractère hostile envers la Prusse; nous aurions l'air de servir d'arrière garde à la France. Ce n'est :pas là le ròle d'une Grande Puissance. Nous avons assez de nos embarras intérieurs, pour ne pas nous exposer à nous rendre les éditeurs responsables des rancunes, des aventures de la politique autrichienne. J'espère que nous ne commettrons pas cette faute. Nous n'avons aucun intéret à nous mettre en travers de l'Allemagne. La victoire sera de son còté: ses forces sont supérieures à celles de son ennemi. Elle forme un vaste camp retrancé, fortifié par le sentiment national et unanime de ses populations. Dans ces conditions un 1grand peuple est invincible, meme s'il a plusieurs adversaires sur les bras.

Je lì:s dans les journaux que le négociateur à Florence, ;pour l'Autriche, est le Comte de Vitzthum. Si le Comte de Cavour vivait encore, H vous confirmerait les détails suivants. Lors du mariage mor;ganatique de la Duchesse de Genes, je négociais à Dresde et le Comte Vitzthum à Turin. Celui-ci a si mal manceuvré, que le Comte de Beust, alors Ministre des Affaires Etrangères de Saxe, lui

envoya l'ordre télégraphique de se taire. Lors de la question des chemins de fer Belges, on le tint en congé loin de Bru~el'les, son poste: mais .il ·lui suffit d'y faire une courte apparition, pour risquer de compromettre le Gahinet de Vienne, par sa pétulance et sa maladresse. Il n'a aucune des qualités sérieuses pour un négociateur, ·et ceJ)edant on nous l'aurait envoyé?

Comme je suis sans nouvelles instructions de V. E. et dans une ignorance absolue de ·ces prétendues négociations, je ne sais trop que dire id au Département des Affaires Etrangères.

J'ai agi selon les ordres de V. E. quand Elle a bien voulu me destiner ici. Ils étaient d'ailleurs conformes à mes convictions, et j'ai été si bien accueilli, que la tache a été facile. Je ne ,puis me persuader que tout est tellement changé chez nous. Il me semble impos:sible que le langage du doyen de notre corps diplomatique qui parle avec l'expérience acquise par 20 ans de séjour en Allemagne, n'exerce pas quelque influence. Je vous supplie, une fois encore, de prendre en considération l'avenir réservé à cette Allemagne, et le danger de nous l'aliéner ainsi que la Russie.

Chaque fois qu'.il a surgi ici des questions graves, fai dit au Comte de Cavour, et à succeSlseurs, que ma personne ne devait .compter pour rien. Seulement, je ne voudrais pas qu'on put me reprocher un jour, d'avoir contribué à induire mon Gouvernement en erreur sur la situation réelle de l'Allemagne.

(1) -Cfr. n. 347. (2) -Cfr. nn. 376 e 377.
377

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(A VV, mazzo 8, fase. 5-7 /D)

L. P. Berlino, 4 agosto 1870.

Ensuite de ma lettre particulière n. l du 26 Juillet échu (1), vous aurez été sur,pris, c·omme moi, du retour du Con;te Brassier à son poste.

En voici l'explication, qui m'a été donnée par M. de Thile. Après mure réflexion et s'étre entendu avec ce diplomate, le Comte de Bismarck a changé d'avis et a préféré qu'il retournat à Florence. Dans son langage, je suis chargé de vous le dire, il représentera la pensée intime du Roi et de son Gouvernement.

Par mon télégramme du 22 Juillet échu (2), j'ai prié V. E. de m'envoyer un second attaché. Je dois insister, car les régistres, les affaires de Chancellerie, restent en arrière. Par cette envoi, vous vous ménageriez une occasion .sùre de m'écrire une de ces lettres particulières auxquelles j'attache tant de prix. Il importe que je sache vos impressions, et que je reçoive vos instructions relativement au langage que le Comte Brassier est chargé de tenir (3).

c Le Ccmte Brassier, que j'ai rencontré, m'a exprimé san regret de n'avoir pas encore reçu d'avis pour l'audience qu'il a demandée, ayant à faire à S. M. des communications de la part du Roi Guillaume et qu'il n'est pas opportun de différer. Peut-etre jugerez vous devcir hater d'urgence la réponse du Cabinet de S. M.

Vitzthum viendra demain après midi vous voir » (A VV, mazzo 10, fase. A). Brassier de

S. Simon ebbe una udienza col Re il 9 agosto (cfr. n. 468, p. 309).

(1) -In realtà del 27, cfr. n. 310. (2) -Tel. 2691 del 22, ore 21,50, per. ore 23,35, non pubblicato. (3) -Cfr. anche il seguente biglietto del Blanc al Visconti Venosta, senza data, ma riferibile ai primi di agosto, subito dopo il ritorno a Firenze del Brassier de S. Simon che avvenne il 6 (cfr. p. 272):
378

L'ONOREVOLE MINGHETTI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV)

L. P. Parigi, 4 agosto 1870.

Due righe per dirti che sono qui e ho visto lungamente Nigra. Dalla sua lettera di ieri (1) avrai veduto che la sua posizione è correttissima, nessun passo officiale al di là delle tue intenzioni.

Egli mi ha eStposto tutte le ragioni <:he tu già conosci. Io mi sono sforzato di spiegar bene a lui lo 'stato delle cose, l'opinione del Ministero, e tua, lo spirito pubblico in Italia del quale conviene tener gran conto.

NeliJ.'ipotesi della Russia l'interesse ·e l'onore è così evidente che non ammette dubbio.

Esclusa questa ipotesi cioè di un grande motivo internazionale, e di equilibrio europeo, sarebbe necessario trovare il movente in un grande interesse nazionale.

Nigra è pienamente convinto che l'Imperatore non farà mai un patto dal quale apparisca che compie un'alleanza vendendo il Pa,pa. Gli parrebbe tal cosa da sollevare l'opinione pubblica francese contro di sé. Ma potrebbe esso rifiutare un passo a guerra finita o alla morte di Pio IX, sulla traccia della sua lettera del 1862? Posta così la questione, Nigra è d'avviso che non lo potrebbe. Se non che la difficoltà di forma implica in tal caso l'assicurazione dell'esito e in ciò è il nodo vero della questione. Nigra mi ha mostrato il telegramma di Vimercati (2). Suppongo che questi Io avrà spedito anche a te. La minaccia finale per l'Austria mi pare cosa grave e tale che indichi una pressione futura. Per oggi non posso aggiungere altro. A domani. Siamo rimasti d'accordo che vedrò Gramont solo al mio ritorno da Londra: perciò partirò probabilmente per colà domani sera.

379

VITTORIO EMANUELE II AL CONTE VIMERCATI

(A C R, Carteggi V. E. II, b. 33)

T. Firenze, 5 agosto 1870, ore 9,25.

Reçu hier vos dépèches (3), opinion publique en lui [sic] et Autriche se mette sur la bonne voie. Votation du Sénat hier magnifique, changé en partie traité entre Autrkhe et Italie, mais en sens favorable à nos désirs, apporte modification Empereur quasi en totalité, projet (4) part demain pour Vienne, je crois qu'il sera accepté et qu'il plaira aussi à l'Empereur des Français. Votre dernière dépèche m'a satisfait et a satisfait Ministère particulièrement pour ce qui regarde question Romaine. Les choses prennent bonne tournure ici. J'espère ètre bientòt prèt. Télégraphierai aussitòt que différentes questions seront décidées.

22 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

(1) -Cfr. n. 362. (2) -Per questo te!., cfr. nn. 387 e 405. (3) -Cfr. n. 364. (4) -Cfr. n. 363.
380

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM (Ed. in Iniziative neutralistiche, p. 74)

T. RISERVATO. Firenze, 5 agosto 1870, ore 0,15 (per. ore 4,08) (1).

Nigra m'assure que Empereur n'acceptera en aucun cas d'engagement forme! et préalable pour Rome (2). Je suis d'accord avec vous sur la plupart des points (3). Nous ne acceptons en aucun cas le ròle de pousser l'Autriche dans la guerre ni de avoir aucune responsabilité dans la généralisation du confiit. Nous ne trouvons :pas que projet Vitzthum répond à nos vues. Nous proposerons contreprojet dans le sens de la conservation de la neutralité ( 4) autant * que possible et dans le but de nous * (5) assurer des conditions siì.res pour l'alliance si l'initiative prise par Autriche ou par Russie rend impossible la continuation de la neutralité de notre part. Nous persistons aussi à demander que l'Autriche en ce que la concerne pose des bases favorables à la solution de la question romaine. Faites l'usage que vous voudrez de ces indications et ensuite vous pourrez retourner à Bade ou si vous le préférez prendre un congé. Télégraphiez-moi votre avis (6).

381

L'ONOREVOLE MINGHETTI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO (7). Parigi, 5 agosto 1870, ore 15,15 (per. ore 17,40).

J e reconnais suprème importance connaitre intentions Gouvernement anglais. Je serai demain à Londres (8).

382

IL MINISTRO A COPENAGHEN, RATI OPIZZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2754. Copenaghen, 5 agosto 1870, ore 23,10 (per. ore 11,25 del 6).

Le marquis de Cadore est ici depuis cinq jours. Il n'a encore rien fait: c'est ce qui m'a fait remettre de jour en jour de télégraphier. Jusqu'à présent il n'a vu qu'une fois le Ministre des Affaires Etrangères sans entreprendre la moindre ouverture politique direct€1l11ent. Il n'a pas encore demandé audience chez le Roi, et le Ministre des Affaires Etrangères ici n'étant :pas allé au devant d'une tel!le demande je sais que hier soir le Résident français ici en a parlé directement au Ministre des Affaires Etrangères. Jusqu'à présent, le Ministère id est très-fixé sur le maintien de la neutralité.

La Mission de M. de Cadore, qui reste ici à battre le pavé de Copenhague, m'a tout à fait l'air d'une maladresse. Du reste, sous peu je pense télégraphier à V. E.... [manca].

(1) -Il telegramma fu minutato il giorno 4, ore 23,30. (2) -Cfr. n. 329. (3) -Cfr. n. 340. (4) -Cfr. n. 363. (5) -Il passo tra asterischi non venne decifrato dall'Artom. (6) -Cfr. n. 394. (7) -Il telegramma venne trasmesso tramite la legazione a Parigi. (8) -Risponde al n. 367.
383

IL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 148. Monaco, 5 agosto 1870.

Trovomi in grado di completare il mio rapporto n. 145 (1) di questa serie relativo al passaggio di qua del Principe Gortschacoff. Il Cancelliere Imperiale pronunciando in colloquio privato con personaggi politici bavaresi le dichiarazioni già da me riferite (2) soggiunse che constatava con piacere l'esistenza di un miglioramento avvenuto nelle relazioni presenti tra la Russia e l'Austria e che avrebbe colta senza ritardo l'occasione di avvicinarsi ad essa maggiormente, onde stabilire un accordo tra la Russia, l'Inghilterra e l'Austria a profitto della intervenzione loro tra i belligeranti per impedire che le sorti della guerra escano da confini llmitati; il Principe Gortschacoff avrebbe .pure detto essere intenzione ferma del Gabinetto di Pietroburgo che venga mantenuta l'indipendenza e l'autonomia degli Stati che trovansi al Sud della Germania, ed in ciò dire sembra alludesse particolarmente al Vurternberg ed alla Baviera. Sembra in somma dal tutto insieme, -che ove la vittoria deHe armi dovesse toccare alla Prussia non sarebbe la RuSJSia disposta a vedere di buon o-cchio la fondazione di una Germania che minaccierel:)be ogni equilibrio europeo.

Incertissimo sulla sicurezza della posta per inviare all'E. V. i miei rapporti, profitto oggi di un'occasione sicura che ho per la Svizzera e le sarò gratissimo se vorrà Signor Ministro degnarsi di farmi notificare se regolarmente le giunse la mia cordspondenza.

384

L'ONOREVOLE MINGHETTI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV)

L. P. Parigi, 5 agosto 1870.

Ti ho scritto ieri brevemente (3), ma tanto che bastasse a dare un'idea del mio colloquio con Nigra.

Le ragioni da esso adottate in ·favore dell'alleanza immediata sono le seguenti: l'indole e le tradizioni di Casa Savoia. Dovunque ci furono lotte, la bandiera di Savoia sempre compare sul campo. I vantaggi materiali che si otterrebbero da rettificazioni di frontiera: ed altresì indirettamente per Roma, avvegnacchè se l'opinione pubblica in Francia fosse disposta a favore nostro, la soluzione diverrebbe probabile e facile.

Il vantaggio morale di .rialzare il prestigio delle nostre armi.

La probabi'lità grande che dovremo entrare in ballo più tardi, ma trascinati e allora senza merito e senza compensi. I pericoli che essendo vittoriosa la Francia senza di noi, la sua oltracotanza si faccia sentire a no:stro danno. Lo spirito ostile all'unità italiana diverrebbe più acre, e sopratutto la soluzione della questione romana sarebbe allontanata.

A questi argomenti che hanno per sé un valore, ho contrapposto quelli che abbiamo spe.sso disco11so fra noi, e sopratutto non potersi in un governo Hbero andar contro alla qpinidne pubblica direttamente. Un'alleanza prima, slola, quasi a modo di satelliti senza espressi patti o garanzie per R01ma susciterebbe gravi imbarazzi all'interno. L'esempio del Piemonte nella guerra di Crimea non quadra.

L'attitudine dell'Austria mi pare dunque sempre e più che mai dover esercitare un'influenza .grand1ssima .sulle risoluzìoni delle altre ,potenze. Se non che bisogna por mente camminando d'accordo di non esser trascinati. La minaccia contenuta nel telegramma (1) cioè che essa potrebbe pagare la spesa della guerra (2) fra Francia e Prussia è da aver presente all'avvenire.

In ogni evento dò che a noi interessa è di essere pronti a mettere in campagna entro due settimane al più centomila uomini effettivi e completamente forniti. Per me questo è il porro unum necessarium.

Qui sebbene ogni giorno si contino favole di vittorie, sopra vittorie, pure in fondo si sente che la guerra sarà lunga e difficile.

Io parto domattina per Londra, mercoledì sarò qui di nuovo per ripartire per Firenze. L'indugio in questi termini non mi pare punto nocevole, e il vantaggio di veder chiaro la posizione assai rilevante.

(1) -Del 4 agosto, per. il 7, non pubblicato: dichiarazioni del Gorcakov circa le intenzioni pacifiche della Russia, subordinate alla neutralità dell'Austria. (2) -Cfr. n. 214, p. 130. (3) -Cfr. n. 378.
385

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II

(A C R, Carteggi V. E. II, b. 33)

T. Parigi, 6 agosto 1870, ore 4 (per. ore l 0,30 ).

Empereur des Français a télégraphié Impératrice me faire appeler pour me dire de prier V. M. presser armement. Sans nous ... [manca] militaire est jugé insoluble. Si Roi le désire Empereur lui écrira directement. V. M. seule peut entraìner Autriche, Empereur des Français ne peut pas insister près Empereur d'Autriche comme il insiste près de V. M. Il faut penser qu'Italie a en main la clef politique et militaire de 'la ,situation actuelle. J'ai .insisté pour Rome comme je devais. Je prie dire Lanza que j'ai tenu ma parole et qu'on peut avoir entière confìance en moi. Empereur et Nigra insistent sur nécessité que je retourne près de V. M. pour expliquer Ministère des choses impossibles à télégraphier et à écrire. Partirai prochainement. A Florence faudra défìnir ma position officielle pour temps de la guerre, Empereur désirant que je retourne au plutòt près de lui. Echec subì par division Douai produit immense sensation.

386

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A BERLINO, DE LAUNAY, E A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA

T. 1244. Firenze, 6 agosto 1870, ore 13,10.

Tenez moi au ·COUJ'ant autant que possible par télégraphe de ce que la Russie peut faire pour établir une entente entre les neutres pour des garanties communes.

(1) -Di Vimercati, per il quale cfr. n. 405. (2) -La minuta (AVV. Cassetta Minghetti) porta • della pace •.
387

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. RISERVATO. Firenze, 6 agosto 1870, ore 18.

Dans une lettre de Minghetti que je reçois à l'instant (1) il est question d'un télégramme de Vimercati dans lequel il y aurait une menace ·Contre l'Autriche qui ferait prévoir une pression future. Je ne connais pas ce télégramme et vous prie de m'informer (2).

388

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

D. RISERVATO. Firenze, 6 agosto 1870.

Nell'imbarco delle truppe e del materiale da guerra francese che si eseguisce in questi giorni a Civitavecchia è occorsa una ·circostanza sulla quale debbo chiamare la di lei attenzione.

Il mattino del giorno 4 corrente il bastimento trasporto a vapore che dovea imbarcare una parte del materiale da guerra e dei cavalli appartenenti al corpo d'occupa:zione non avea potuto entrare nel porto di Civitavecchia a causa del forte vento della notte precedente. Per non perdere tempo si erano portati intanto al porto e caricati sovra zattere munizioni, molti cannoni, affusti e morta'i da bombe e palle che così avrebbero potuto più facilmente essere portati a bordo del bastimento tosto che questo avrebbe potuto ap~rodare. Se non che nella sera dello stesso giorno, in .seguito, per quanto credesi, ad un ordine venuto da Parigi a'l Generale Dumont, venivano tolti da quelle zattere e sbarcati di nuovo circa 42 pezzi di grossa artiglieria coi projettili ed una considerevole provisione di polvere. Questo materiale di guerra non sarebbe stato acquistato dal Governo pontificio nè a lui donato dalla Francia, ma i due governi si sarebbero intesi di !asciarlo soltanto in deposito a Civitavecchia con facoltà all'autorità militare locale di servirsene in caso di bisogno ·conservandone la Francia la proprietà. Come EUa vede, Signor Ministro, in questi fatti noi avremmo un motivo di .chiedere delle spieg,azioni al Governo Im,periale. Nelle presenti difficoltà della Francia tuttavia noi vogliamo astenercene bastandoci per ora che la S. V. prenda nota anche di questa circostanza che è in aperta contraddizione coi capitoli della Convenzione del 1864 per il caso in cui una discussione dovesse impegnarsi sul modo col quale questa venne eseguita.

(1) -Cfr. n. 378. (2) -Cfr. n. 405.
389

IL CONTE VIMERCATI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Parigi, 6 agosto 1870, ore 6,45 (per. ore 9,10).

La condition d'armement immédiat refusée à Vienne produit ici effet déplorable. On craint que le traité à deux ne paralyse les efforts de notre Gouvernement. Les événements marchent. La paix nous .sul{Prendra ho•Stiles à Berlin paralysés à Vienne et en France impuissants et au dessous du ròle d'une grande nation qui a besoin de s'affirmer (1).

390

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2755. Pietroburgo, 6 agosto 1870, ore 6 (per. ore 11,25).

L'Empereur m'a demandé à Peterhof si l'évacuation de Rome était l'effet d'un engagement pris entre le Gouvernement du Roi et le Gouvernement français. Me rapportant aux déclarations de V. E. et du Président du Conseil aux Chambres, j'ai répondu que notre .attitude dans les affaires Romaines était indépendante de la situation actuelle des choses, vis-à-vis de laquelle nous avons dans le moment actuel notre liberté d'action. J'ai ajouté que l'Italie aurait fait, d'un autre còté, dans la mesure de ses moyens, tous les efforts pour localiser la guerre, comme elle avait fait avant pour l'empecher. S. M. a demandé si la Convention était toujours en vigueur, et si je croyais que mon Gouvernement aurait force pour repousser tentatives Garibaldi sur Rome. J'ai répondu oui aux deux questions, et que le Gouvernement du Roi était préparé à maintenir l'ordre. L'Empereur m'a félicité de cette déclaration. M. Westmann m'a questionné sur la mission Vitzthum à Florence. Je lui ai dit que je n'avais pas d'informations officielles, mais que je supposais qu'elle avait trait à un accord à établir en présence des décisions du Concile.

391

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. parzialmente in NIGRA, pp. 17-18)

T. RISERVATO. Parigi, 6 agosto 1870, ore 19,05 (per. ore 21,45).

* Gramont m'a dit que l'Angleterre lui a proposé de signer un traité ayant pour but de garantir de nouveau la neutralité de la Belgique (2). Gramont m'a dit qu'il consentait à signer cet acte *. Le Chargé d'affaires de Russie m'a dit que la Russie sortirait positivement de sa neutralité si l'Autriche prend part à la

guerre. * Enfin Gramont m'a dit que Fleury a écrit que l'Empereur Alexandre lui a dit que la participation à la guerre de l'Italie seule sans l'Autriche ne serait pas considérée par la Russie comme une raison de sortir elle mème de sa neutralité *.

(1) -Il telegramma venne trasmesso tramite la legazione a Parigi. (2) -Cfr. Granville a Lyons (e Loftus), 30 lugho, in Franco-Prussian War n. 1 (1870). Further Correspondence, cit., n. 63, p. 55; Das Staatsarchiv, XIX, n. 4155, p. 315; Archives Diplomatiques 1871-72, I, n. 275, p. 300; Granville a Lyons, 2 agosto, in Franco-Prussian War n. l (1870). Further Correspondence, cit., n. 80, p. 70; Archives Diplomatiques 1871-72, I, n. 287, p. 308.
392

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1256. Parigi, 6 agosto 1870 (per. l'8).

Alcuni dei deputati che avevano prima dello scoppio della guerra provocata dal Guardasigilli imperiale una dichiarazione intorno all'occupazione di Roma (1) sonosi ora di nuovo rivolti a quel Ministro nell'intento d'impedire il ritiro delle truppe francesi. Anche il noto Senatore, Signor Conte Ségur d'Aguessau ha indirizzata al Duca di Gramont una lettera in cui chiede che l'occupazione sia mantenuta.

Mi fo un dovere d'informare l'E. V. per ogni buon ·fine; ma ho •creduto opportuno di astenermi da qualsiasi interpellanza su questi tentativi presso il Duca di Gramont.

Come era a prevedersi, il partito ·clericale si è studiato anco .in questi uiJ.timi giorni a mettere in moto ogni molla di cui può disporre per impedire dapprima, e poi per interrompere l'evacuazione del territorio pontificio. Essa è presentata dagli organi reUgiosi come favorevole ai progetti della Prussia e pericolosa alla sicurezza del Regno d'Italia, che non tarderebbe ad essere gravemente minacciata da imprese dei partiti estremi, i quali, incoraggiati da estera Potenza, troverebbero un libero campo d'azione in Roma indifesa.

P. S. -Il Duca di Gramont mi disse oggi che credeva che al momento in cui mi parlava il territorio pontificio doveva essere interamente evacuato.

393

IL CONSOLE A RUSSCIUK, DURANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO S. N. Vienna, 6 agosto 1870 (per. il 12).

Ottemperando all'invito fattomi (2) partii il 26 luglio da Rustciuk e per la Sava percorrendo gran parte della Croazia militare mi recai in Agram. Quivi ho pensato esser miglior partito di non più rifare l'i-stessa via pel ritorno, ma di prendere ,per Vienna donde per Baziasch e il Danubio, restituirmi al mio posto. Ciò ho fatto perchè il piroscafo suHa Sava essendo ·solamente settimanale sarei stato obbligato a fermarmi in Agram troppo tempo; e temeva di .svegliare sospetti nella polizia che è assai ombrosa. Oltre a ciò questo giro veniva a proposito per ·colorire il mio viag•gio siccome corsa di piacere e per ragione di salute. Giunto in Vienna venni nel consiglio di subitamente stendere una breve relazione di quanto mi venne fatto di intendere in Croazia, anzichè aspettare

di essere ritornato in Rustciuk poichè ciò avrebbe portato un grandissimo ritar

do. Affinchè poi questo mio rapporto giunga fedelmente a V. E., io ho pregato

la R. Legazione di essere cortese d'incaricarsi dell'invio con mezzo sicuro.

Il 29 luglio io era in Zemlino, e la mattina del 30 ne partiva rimontando la Sava. In Zemlino non avendo io conoscenze personali nulla ho potuto ivi imparare sullo spirito di quei Confinari. Da .giornali serbi ,che ivi si stampano, e da alcune conversazioni, intese ai caffè, dai Serbi io ritengo che deve esservi un gran mal umore contro la Reggenza di Belgrado che dicono venduta ai Maggiari. Pare che nel caso di azione Russa in Oriente, vi sia il partito dell'Omladina Serba che voglia cacciare i reggenti e impegnare il Principato ad agire in Bosnia.

In Brosd mi sono abboccato con il Signore Bogdanovié già agente e confidente del defunto Principe Michele per la propaganda Serba in Bosnia e con altra rispettabile persona medico e impiegato del Confine. Ambedue mi dissero essere la guerra tra Francia e Prussia indifferente pei Confinari poichè da essa nulla sperano pel loro vantaggio. Però le loro simpatie essere più per la Prussia perchè incolpasi l'Imperatore Napoleone di essere indirettamente causa dell'attuale regime del Dualismo in Austria che è l'oppressione degli slavi. « Pel momento, mi dicevano ambedue, la neutralità austriaca è il solo e miglior partito che abbia a scegliere l'impero, ma se la Russia intervenisse noi prenderemmo parte per essa e i nostri confinari passerebbero la Sava contro i turchi. Difficilmente l'Austria alleata della Francia li potrà condurre contro la Russia».

Il Signor Bogdanovié non è più in relazione col Governo di Serbia. Mi disse che questo ha rotto tutte le trattative coi Bosnesi, e si è dato tutto ai Maggiari, dai quali spera avere la Bosnia. Pare infatti che da Pest abbia la reg,genza avuto assicurazione che il governo ungherese si adopererèbbe in favorevole oc,casione ad ottenere alla Serbia il possesso della Bosnia, a patto però che essa cessasse la propaganda già attivata in Bosnia dal Principe Michele e rompesse col partito nazionale di Croazia. Il Signor Bogdanovié mi assicurava che la Serbia liberale è ben lungi dall'approvare la condotta della Reggenza; ed essere assai probabile che cominciandosi dalla Russia una spedizione in Turchia l'attuale governo di Serbia sarebbe rovesciato.

A Lisseli fui alla redazione del giornale il Zatocnik, organo del partito naziona'le croato. Questo foglio si pubblicò da prima sotto il titolo di Pozor in Agram, poi in Vienna; ma perseguito dal Governo Ungherese si rifuggiò nel Lisseli confinario. Quivi il Governo militare non solo gli concede ampia libertà di discussione, ma lo protegge, e più volte, mi fu assicurato, già ebbe a resistere contro gli ordini di soppressione venutigli da Vienna ad istanza di Pest.

Ebbi là in Lis:seli particolare conversazione ,con due dei principali redattori, ambidue deputati aHa Dieta Croata e capi ascoltati de'l partito nazionale. Essi mi dissero in sostanza «Nella presente lotta delle due potenze occidentali noi non abbiamo interesse più per l'una che per l'altra, ed è perciò che non facciamo opposizione al partito di neutralità proclamato dai due governi d'Austria. Ma se noi Croati e Jugoslavi dovessimo dichiararci per qualcuna noi ci metteremmo dalla Prussia, perchè vincendo essa ben presto assorbirebbe quei pochi tedeschi che rimangono in Austria; i'l Dualismo sarebbe distrutto, e i Magiari non più sostenuti dal governo di Vienna dovrebbero pure venire a patti con noi. Nel

caso che la Russia partecipasse a~l'a lotta, e l'Austria voless·e mettersi da parte di Francia i nostri confinari non si muoverebbero; eccetto che per entrare in Bosnia ed Erzegovina. N o i siamo di ciò sicuri. Il Confine è tutto del nostro partito, e da un momento all'altro noi potremmo farlo insorgere ;pienamente da Sign al Banato: ma a che prò? Noi non siamo irragionevoli. Noi non siamo abbastanza forti per lottare contro Vienna e Pest. Altra cosa sarà quando l'impero si scioglierà. Contro gli pngheresi solamente, noi la vinceremmo. Frattanto per ora nulla di nuovo per noi: ma se l'Austria e il Governo di Pest ci volessero condurre ad una guerra per il loro solo interesse noi non vi andremmo. Il Confine arma circa 60/m.[ila] uomini di linea: si richiederebbe un'armata doppia per farli marciare; e ancora se vi si riuscirà. Il Confine è stanco di casa d'Austria che lo ha venduto ai Magiari, e l'odio contro questi si accresce ogni giorno. Un'occasione, un altro Tellacié e il Confine marcia compatto contro i Maggiari come nel 1848. La quaiJ. cosa ben ebbe a saperlo il Generale Molinari nella recente is,pezione fatta». Passando a parlare della Russia e degli intrighi di lei, mi dissero «sapere che in Europa si teme il Panslavismo, e che perfino nell'insurrezione dei Bocchesi nello scorso autunno si volle vedervi la mano Russa»· O~bene noi possiamo assicurare « che il motivo dell'insurrezione fu unicamente quello della Leva militare, e 'che nessun agente Russo istigò la lotta, nè un rublo fu dato per ajutarla. I Russi non sono Jugoslavi, e noi non li vogliamo, ma coll'opprimerei come ora si fa, si finirà pure per stancarci e costringerci a darci in braccio alla Russia».

In Agram ebbi dapprima un lunghissimo colloquio col Dottore canonico Racki, uno degli uomini più colti di Croazia e conosciuto pure in Europa come abilissimo scrittore. Il Racki è deputato alla Dieta ed è assai ascoltato nel partito nazionale. Egli mi diceva «Noi siamo sempre organizzati il nostro partito avanza ogni dì più non solo nella Croazia e Slavonia civile, ma in Dalmazia e nei Confini militari. Quivi abbiamo da parte nostra tutti gli uffiziali da Capitano in giù. Tra i superiori già qualcuno, ma in nessuno aperta ostilità. Ve ne sia una prova che il nostro giornale il Zatocnik dovette rifuggire nel Confine militare per avere libertà di stampa; ve ne sia un'alt1·a prova il seguente fatto. Il generale Molinari di recente nominato comandante in capo dei Confini .si è testé ivi recato per ispezionare i reggimenti. Noi fatta adunanza rfìls,sammo quale dovesse essere la condotta a tenersi. Ebbene non un solo comune non accettò il nostro consiglio. Il generale ispettore sentì un solo lamento, quello di essere stati dati dall'Imperatore in mano ai Magiari. Nel Reggimento di Ottococ vi fu un uffiziale che disse: noi Confinari molto abbiamo fatto per l'imperatore, ma pare che ora Egli non sappia .più cosa fare di noi. Ebbene se è cosi, se egli vuole propriamente dal'ci ai Magiari noi sapremo resistere, e troveremo ben altro padrone». Questo fatto ebbi a sentirmelo ripetere anche in Brosd e Lisseli. Il Signor Racki mi disse ancora che nella guerra attuale il partito della neutralità è il solo possibile in Austria, perchè se vi è la Corte, qualche ufficiale supertore e gli Ungheresi che parteggino per la Francia, la maggior parte dei Tedeschi per contro, i Cechi e i Croati tengono per la Prussia. Tanto più poi se la Russia si collegherà con quest'ultima. I Cechi hanno avuto promessa dai diplomatici di Prussia e di Russia che venendo a sfasciarsi l'Austria, si farà della

Boemia e Moravia uno .stato neutrale sulla foggia di quello del Belgio. Così che ora i Gechi forte desiderano che la .guerra si allarghi, e che l'Austria vi partecipi per esservi affatto rovinata. «In Vienna, continuava il Racki, si deve aver avuto qualche sentore di ciò, ed ora pare che si voglia venire ad accordi con la Boemia. Lo scioglimento della Dieta Boema, e le subite .e1ezioni testè decretate devono tendere a questo scopo. Quanto a noi nulla abbiamo a fare finchè l'Austria si terrà neutrale; ma se essa d vuoi chiamare alla guerra i nostri Confini non andranno. lvi nel minuto ,popolo si dice che l'Austria cer.ca occasione di far partire i confinari onde mettervi in loro vece gli Honved Ungheresi. Cotal diceria rende furiose quelle popolazioni, e tanto le inasprisce che pare essere ritornati ai tempi della guerra del 1848 ».

Il Signor Racki assicurò che nel lavoro nazionale dei Jugoslavi non vi è la menoma om'bra di propaganda russa: essere le individualità delle famiglie Serbe Croate e altre Jugoslave tanto pronunciate da non lasciarsi assorbire da alcuna altra; tanto meno dai russi da cui quelle sì grandemente si differenziano. Per la qual cosa se il panslavismo non fosse quella politica :fantasmagorka che egli è, non troverebbe certo maggiore opposizione altrove quanto nei paesi Jugoslavi. In Europa non si vuole conoscere altri slavi che i Russi, e perchè gli Slavi non vogliono essere oppressi dai Tedeschi e dai Magiari, si dice che tendina ad uni11si alla Russia. Parlando del recente dono ,fatto dalla città di Praga d'una antica Chiesa Cattolica al culto ortodosso, il Canonico Racki prevedeva che in Europa se ne sarebbe levato rumore, e si avrebbe gridato alla propaganda russa nel mentre che realmente il comitato panslavistico di Mosca e la Russia in generale nulla vi aveva a che fare. La città di Praga non volle altro esprimere che una dimostrazione ostile all'Austria. Ragionando della Serbia il Signor Racki disse che la Reggenza essendosi messa da parte Magiara il partito nazionale croato aveva interrotto col Principato ogni relazione. Sapere però che in Serbia e tra i Serbi del Banato eravi forte opposizione alla reggenza e credere che in data occasione, per esempio se la Russia muovesse per l'Oriente, quel governo sarebbe disfatto, e le milizie Serbe mandate in Bosnia ove pure sarebbero accorsi i Confinari.

Da Agram sarei partito prima ma assai premevami di abboccarmi ancora col Signor Mrazovié uno dei più eloquenti deputati della Dieta, e riconosciuto nel partito Croato quasi come il capo Direttore. Essendo :fuori di città lo aspettai. Egli mi parlò sostanzialmente nello stesso senso degli altri che ho riferito. Mi confermò essere l'attuale guerra per i Jugoslavi cosa indifferente; tuttavia simpatizzare per la Prussia: essere i Confini militari più che mai inaspriti contro i Magiari, e volontieri rinnoverebbero la guerra del 1848: se l'Austria si alleasse con la Francia contro Prussia e Russia i confinari non si muoverebbero e con essi anche i Boemi. Cotesta situazione essere tanto pericolosa per l'Austria che non fu tale neppure nel 1866. La sua esistenza tenere ad un filo. I Cechi avere dalla Russia e Prussia avuto promessa .già da due anni di rispettare il loro paese in caso di rovina d'Austria e costituirlo Stato neutrale. Ora però l'Austria tenta di venire ad accordi: su qual base non saperlo per non averne ancora ricevuto comunicazione da Praga. Sulla Serbia ripetè quanto mi aveva detto il Racki. Confermò non esservi nessunissimo ajuto da parte della Russia nel movimento Jugoslavo e ·neppure neUa resistenza dei Cechi: il panslavismo essere ancora un fantasma; meglio farebbe l'Europa ad ajutare lo sviluppo delle nazionalità

Jugoslave, le quali sarebbero ,per contro un'ottima barriera contro l'espansione russa; invece che contrastandole come ora si fa le si costringono a cercare protezione a quella potenza. «Non ha guarì, raccontavami il Signor Mrazovié, essendo io in Vienna e ragionando con un diplomatico Russo sulla tema generale che vi è in Europa della propaganda russa, mi diceva questi: quanto ai Cechi e ai Jugoslavi i migliori agenti russi sono i Ministri di Vienna e di Pest ». Passando ,a dis,correre sull'organizzazione e sulla forza del partito nazionale mi osservava il Signor Mrazovié che il Ministro Andrassy comincia a vedere che quel partito è pure qualche cosa; poichè ha testè nel mese di giugno proposto al medesimo di venire agli accordi. Il Signor Mrazovié mi lesse la risposta che egli a nome del partito nazionale fece al governo di Pest. Si chiedeva innanzi tutto che fossero cambiate le persone che sono attualmente al governo di Croazia, e surrogate con altre oneste e probe non importa se anche contrarie al partito nazionale. In secondo luogo rimettere il diritto politico sulla via legale con sciogliere l'attuale Dieta, e rieleggerla secondo la legge elettorale stata approvata dalla Dieta e non mai sanzionata. Alla Dieta legalmente così eletta s,petterebbe o approvare l'accordo attuale tra i due regni, o riformarlo secondo le sue viste sul diritto di continuità autonoma della corona del Triregno. Il Ministro Andrassy rispose che si chiedeva troppo e ruppe le trattative. Tentò comperare il Zatocnik e fece offrire al Direttore 50/m[ila] fiorini in azioni Da

nubiane, a patto solo che cessasse dall'opposizione contro i Magiari nel Confine militare. Il Ministro Andrassy credeva di non avere a fare che con poche persone le quali ,cedessero all'offerta d'una somma tanto considerevole. Ma gli fu risposto che il Zatocnik (in slavo il Difensore) era di proprietà dell'intero partito nazionale, e che se potevasi corrompere i redattori, non era possibile far cambiare di bandiera al giornale.

Essendomi studiaio in questo rapporto di riferire quanto io ebbi a sentire nel mio viaggio in Croazia, ho io forse peccato di troppa prolissità e a'bbond,ante ripetizione: ma l'una e l'altra non erano ,possilbili a sfuggirsi seguendo il metodo da me adottato; metodo del resto che parmi essere stato il più adatto per la precisione del rapporto (1).

(1) -Cfr. nn. 2, 5, 6, 7, 9. (2) -Cfr. n. 256.
394

IL SENATORE ARESE AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 6, fase. 5-1/1)

L. P. Vienna, 6 agosto 1870.

Approfitto di un corriere della Legazione di Francia per scriverti due righe. Il de Beust ,passò da me prima che andassi da lui. Fui questa mattina a vederlo, esso fu ,gentilissimo, con una grand'aria di bonomia e di lealtà, e con

tutto questo ne riportai l'impressione che dev'essere un ladro di prima forza, dunque alza i pè. In poche parole riassumerò l·a nostra conversazione. Che gli interessi dell'Austria e dell'Italia .sono comuni, che sempre, ed ora più che mai era di tutta necessità l'essere perfettamente d'accordo, l'usare grande prudenza, ma nello stesso tempo che non si doveva per una malintesa economia trascurare d'armarsi per essere pronti a tutte le eventualità. Fui con lui pienamente d'accordo sulla necessità d'intenderei intimamente (j'espère que nous y sommes déjà disse interrompendomi) parlai per quanto ne so dei nostri armamenti, chiesi di quelli dell'Austria, chiesi parimenti se non intendeva radunare truppe in Bosnia, od in Slesia, rispose un po' più tardi, e ·concluse che bisognava armare presto e ·COl minor chiasso possibile. Mi chiese se credeva un cambiamento di Ministero probabile da noi, ris,posi che non lo credeva, e disse che era cosa spiacentissima il cominciare affari con un Ministero, e finirli con un secondo: mi chiese parimente di te, •e gli espressi francamente, lealmente, profondamente (stile Nicotera) l'op·inione che ne ho. Il De Beust si lagnò meco amaramente della diplomazia francese, e specialmente di Grammont per la loro condotta dans cette guerre si mal emmanchée. Qui vi è l'illustre Generale Turr, il quale si dimena coi .piedi e colle mani, onde risuscitare la questione polac·ca, esso fa credere di essere un Agente di Andrassy, ed anche di un Re di nostra conoscenza; quantunque non si presti gran fede dalla gente sensata alle di lui parole, pure infinitus est numerus stultorum. Ad ogni modo credo sapere positivamente, che codesti intdghi non garbano alla Francia né tanto né iJOCO. La Tour mi mostra sempre moltissima confidenza. Ieri mi fece vedere fra gli altri telegrammi uno di Grammont, sul quale ti telegrafai questa mattina (1), che era presso a poco così concepito «Le Comte Vitelleschi (2) a soumis aujourd'hui à l'Empereur le traité d'alliance de l'Autriche et de l'Italie. S. M. l'à approuvé; seulement il désire certaines modtfications. A l'article 3 supprimer un et (e se non isbaglio le mot préala:~ble, oppure introdurvelo, non rammento bene) à l'art. 5 à ·propos de mettre l'armée sur le pied de guerre aux mots « aussitòt que faire se pourra », le mot « immédiatement ». Dallo stesso seppi che il Governo Austr:iaco ha mandato una nota piuttosto risentita alla Baviera, per la di lei condotta poco riguardosa verso l'Austria, e specialmente per non averle partecipato la condotta che intendeva tenere in questa vertenza. Deve parimenti essere qui giunta, anzi è giunta positivamente una nota della Russia, più minacciosa che amabile, nella quale s'invita assai vivamente l'Austria a non armare, onde non eccitare i suoi sos,petti; ed a cui De Beust avrebbe risposto, che l'Austria avendo dichiarata la propria neutralità doveva mettersi in misura di farla rispettare. Parlai dell'articolo dell'Opinione qui giunto per tele.grafo che dice che S. Simon, che deve arrivare oggi a Firenze è latore di una nota colla quale la Prussia intima all'Italia di dichiarare categoricamente quale partito essa voglia scegliere in questa guerra. La Tour trova la cosa, se è, assai grave, ed in caso che sia, non dubita punto, che l'istessa intimazione sarà fatta anche all'Austria. Che farà M. De Beust? Egli non ha scelta, o accettare la sfida, o

ritirarsi dal potere, il est trop engagé, il y est enfoncé jusqu'au cou: questa è la risposta di La Tour. Se ti venisse il caso di parlare di queste poche notizie, che tu forse conoscerai digià, impegno la tua parola d'onore a non mai citare il nome del Principe La Tour d'Auvergne. Artom è sempre qui malandato di salute, e malissimo di morale. Egli sente assai vivamente il falso della sua posizione qui, e assai più a Carlsruhe: a lui sembra jouer le ròle d'un intrigante: egli venne qui coll'ordine di conservare l'incognito: quand'ecco che Vimercati grida su tutti i tetti, che Artom è qui con missione segreta; egli è, senza aver avuto né una lettera per questo Governo, né istruzioni: esso non può ritornare al suo posto sia per le difficoltà di comunicazioni, sia perchè non saprebbe giustificare la sua gita a Vienna, sia perchè esso al certo non vorrebbe essere la seconda edizione di Villamarina. Ad Artom poi incresce l'approfittar del congedo, che tu gli offri in quanto che avrebbe l'aria di disertare il suo posto al momento se non del pericolo, ma sicuramente quello delle massime difficoltà, tenendo poi anche conto, che se sopravvenisse un cambiamento di Ministero mentre egli fosse in congedo, arrischierebbe molto di rimanere col culo per terra: tu dovresti adunque vedere di trovargli una posizione non saprei se all'estero, od al Ministero. Speravo per te

aver finito questa lunga tiritera, ma rileggendola vedo che ho fatto qualche pieieola omissione. Parlando delle modificazioni che l'Imperatore vorrebbe fatte al trattato, ho dimenticato dirti che mi pare all'articolo 6° vorrebbe aggiunta la frase: avec l'agrément de la France. Nelle mie conversazioni, poi con Beust feci ogni sforzo per fargli bene comprendere, ·che l'Italia non poteva per tutte quelle ragioni, che tu sai meglio di me prendere l'iniziativa, ma che dovevamo seguire l'Austria, o quanto meno agire simultaneamente e contemporaneamente. Nella mia conversazione ho fatto varie volte assai chiaramente sentire, che io non esprimevo, che la mia opinione personale, che credevo esser divisa dalla gran massa del paese.

Temo di averti dato una famosa indigestione delle mie ciarle, tanto più, che sarò :stato raccontandoti storie, che tu conoscevi meglio di me. Ti prego mandare l'unito piego al Generale Bariola: esso contiene un rapporto di mio figlio sulle cose militari di questo paese. Salutami Sella, e ad onta di questa lunga pirlonata voglimi bene.

(1) Cfr. quanto scriveva il console generale a Serajevo, Durio, con rapp. 76 del 20 agosto: • Le notizie mai e poi mai prevedute delle sconfitte che i già nostri fratelli d'arme di Crimea, Magenta e Solferino toccano di questi giorni in casa loro, hanno cagionato qui una stupefazione dolorosa presso tutti, gli ortodossi eccettuati che, dal più al meno, provano al giorno d'oggi quegli identici trasudamenti di gioie morbose che già al tempo della guerra di Crimea. È però qui prevalente la fede nella finale vittoria della Francia, di questa bella e generosa figlia della razza latina, cui anche nel suo fallire si è tratti a condonare molto, perchè ha amato molto ».

(1) -Tel. riservato del 6, ore 17,20, per. ore 18,20, ed., con data 4 agosto in BONFADINI, pp. 359-360. (2) -Sic! per Vimercati. Cfr. n. 364.
395

L'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (Ed. in Iniziative neutralistiche, pp. 74-75)

T. Vienna, ... (1). Déchiffrez vous seui. Je vous remercie de vos derniers télégrammes (2). Vos idées sont excellentes

je souhaite ·que vous .puissiez 1es faire prévaloir. Tandis que Autriche a encore bons rapports avec Prusse, no.s relations avec Allemagne me paraissent déjà gravement compromises. Ma mission .secrète ici a excité telles défiances à Carlsruhe que ma position n'y est plus tenable. Cantagalli m'écrit que tout le monde lui tourne le dos et l'évite. Il veut quitter Carlsruhe. Je préfère tout que d'etre

accusé de manquer de loyauté. Vous savez .s1 Je le mérite, en ce moment je ne veux rien prendre sur moi. Dites-moi franchement comme mon supérieur et comme ami ce que je dois :faire.

(1) Si inserisce qui. fra il giorno 6 e il 7, come è in Iniziative neutralistiche.

(2) Cfr. nn. 365 e 380.

396

VITTORIO EMANUELE II AL CONTE VIMERCATI (A C R, Carteggi V. E. II, b. 33)

T. Firenze, 7 agosto 1870, ore 9,36. Les choses se présentent d'une manière différente de ce qu'il y a quinze jours. Autriche refuse se mettre sur pied de guerre, le traité à deux a plus d'inconvénients que d'avantages. Autriche dans ce moment est dominée par la crainte de la Russie qui a annoncé positivement qu'elle sortira de sa neutralité si l'Autriche prend part à la guerre, ce n'est pas notre pression à Vienne qui puisse entrainer l'Autriche en ce moment. Je vous prie de faire savoir tout cela à l'Empereur et me faire une réponse.

Partie confìdentielle. J'ai la meilleure volonté, j'ai fait beaucoup de travail, pour ma part je serais vite prèt si les circonstances nous aidassent.

397

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II (A C R, Carteggi V. E. II, b. 33)

T. Parigi, 7 agosto 1870, ore 18,10 (per. ore 22,30). Deux corps d'armée commandés par Mac-Mahon et Frossard ont été attaqués par deux colonnes Prussiennes composées de quatre corps d'armée chacune. Première commandée par Prince Royal contre Mac Mahon à Weissembourg lui a fait subir pertes considérables. Seconde commandée par Prince Frederik Charles contre Frossard l'a repoussé au delà de Forbach avec pertes moins sensibles. Paris est bien plus animé de courage et attend avec confìance résultat d'une grande bataille. Je m'abstiens d'influencer décisions Roi, elles dépendent du Gouvernement, à lui seui la responsabilité. Quel immense horizon pour Italie à peine unie en face de civilisation des races latines et de la partie d'Europe qui la menace. Prie V. M. dire Vis.conti Venosta que je n'ai nul besodn

d'ètre calme, que je comprend froidement ròle que peut jouer Italie dans Ies événements actuels et que je crains qu'il ne comprenne pas assez.

398

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II (Eredità Nigra)

T. Parigi, 7 agosto 1870, ore 20 (per. ore 23). Empereur avait déjà connaissance attitude Autriche (1). V. M. a eu raison de

rompre négociat1ions. Temps du traité est passé, celui des actes est venu. Drapeau Italien en France ferait union inébranlable des deux puissances. Elles

vaincront comme à Solferino. Gouvernement Français a chargé Malaret de insister à Florence pour coopération immédiate. Grand honneur pour Italie. Seule politique courageuse ... [manca] consiste donner ordre faire marcher troupes Italiennes disponibles sur Mont Cénis. Prie V. M. me faire connaitre décision. Je ne puis pas empecher articles journaux. Ma venue Italie maintenant inutile.

(1) Cfr. n. 396.

399

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1245. Firenze, 7 agosto 1870, ore 13.

J',approuve entièrement et vous remercie de votre langage au Comte de Bismarck (1). Il doit se défier de la source des bruits qui nous représentent comme poussant l'Autriche à la guerre. Nous agissons au contraire de tous nos moyens à Vienne comme ailleurs pour ,que le conflit reste localisé, et nous avons la ferme espérance qu'il en sera ainsi.

400

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'ONOREVOLE MINGHETTI, A LONDRA (2)

T. RISERVATO. Firenze, 7 agosto 1870, 11e 13.

J'attends avec impatience vos informations (3). Je crains que les défaites françaises n'aient pour effet d'augmenter les pressions françaises pour obtenir de nous de plus promptes décisions.

401

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A LONDRA, CADORNA, E A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA

T. 1246. Firenze, 7 agosto 1870, ore 13,30.

Le Comte Witzthum nous a proposé ·COnfidentiellement une entente avec l'Autriche pour le maintien de notre neutralité. Nous nous sommes réservé liberté de décision à ,cet égard pour le cas où nouvelles propositions seraient faites de Londres ou de St. Pétersbourg pour qu'une entente générale entre les non-belligérants assure la neutralité de chacun. Faites de cette communication l'usage confidentiel que vous jugerez nécessaire (4).

402

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'ONOREVOLE MINGHETTI, A LONDRA (2)

T. RISERVATO. Firenze, 7 agosto 1870, ore 23,30.

Nous n'avons pas d'engagements (3). Le Gouvernement français ne compte plus sur l'Autriche. Malaret sort de chez moi. Il est venu me dire que son gou

lino col numero 1247.

vernement connait toutes nos difficultés et qu'il en tient compte, mais qu'il a été chargé de me pressentir pour savoir si la France pourrait dans ces jours de malheur compter sur nous. La France ne veut pas nous adresser une demande formelle pour ne pas s'exposer à un refus. Nigra mande (1) que l'Empereur s'est abstenu d'écrire au Roi par un sentiment de délicatesse, étant battu. -Ceci pour v~us seul. --Croyez-vous qu'on puisse faire quelque chose avec l'Angleterre?

(1) -Cfr. nn. 310 e 311; e anche n. 347. (2) -Il telegramma venne trasmesso tramite la legazione a Londra. (3) -Cfr. n. 411. (4) -Analogo telegramma, fino alle parole • neutralité de chacun • fu inviato a Ber
403

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM (Ed. in Iniziative neutralistiche, pp. 77-78)

L. P. Firenze, 7 agosto 1870.

Ora soltanto posso prendere la penna per te e sono le 9 l/2 della sera. Ho pochi minuti per scriverti. Ho una sola scusa presso di te per le noie che hai incontrato a Vienna (2) ed è che contro queste stesse difficoltà ho dovuto io pure, senza riposo, lottare a Firenze. Ti assicuro che da dove sai le difficoltà che mi furono sollevate contro sono senza numero e tali da spezzare chiunque. Non avevo speranza di evitare tutti gli inconvenienti e anche dei gravi. Ma ho voluto evitare, dò che era possibile, l'irreparabile. La condotta di Vimercati fu inescusabile.

Divido il tuo parere (3) sugli inconvenienti del progetto che ci fu portato qui da WHzthum. Se è un trattato di neutralità lo sia francamente. Se è un'alleanza offensiva ci siano indicate le condizioni e le eventualità. In fondo esso è diretto non a fare una politica, ma a fare un intrigo.

La .situazione era troppo compromessa qui in alto per rispondere con un rifiuto. Ho dovuto fare una controproposta (4) che stabiliva nettamente a chi doveva toccare l'iniziativa e non stabiliva un impegno per noi che per quella eventualità per la quale siamo già convinti di non potere, quando si presenti, rimanere all'irufuori, l'eventualità che l'iniziativa dell'Austria trascini la Russia; indicando per questo caso la nostra base nel trattato di Parigi. Questa proposta non fa altro che constatare una situazione conosciuta. Era per noi il solo mezzo per lasciare l'Austria sotto il peso della sua responsabilità, della responsabilità dell'iniziativa. Noi non potevamo agire che per un diretto interesse nazionale, ·come la questione di Roma, o, tolta questa, per gli interessi generali di potenza europea. E in questo secondo caso era d'uopo .che gli avvenimenti che potevano determinare la nostra condotta fossero tali da rendere a tutti comprensibile la nostra politica e da determinare nel tempo stesso anche le disposizioni dello spirito pubblico. Ma ora gli avvenimenti sembrano prendere un improvviso e inatteso indirizzo. Ti scrivo sotto il pesn delle notizie di Francia. Qui tutti sono allarmati. Ormai tutti i progetti di Beust sono o troppi o troppo pochi. Non v'è che da attendere i fatti. Le nostre preoccupazioni sono rivolte a mantenere rigorosamente, ove occorre, l'ordine interno.

Quando rkeverai questa lettera qualche fatto decisivo avrà avuto luogo. Ti prego di telegrafarmi le disposizioni austriache e di scrivermi mandandomi qualche corriere. Le tue lettere mi sono preziose. Nigra mi scrive (1) che la Russia ha annunciato che interverrebbe positivamente se l'Austria si muove. Minghetti è a Londra, aspetto le sue notizie: sarà qui sabato prossimo, pronto a partire per Vienna. Ma se qualche completo disastro francese s'è verificato, sarà ancora la sua scelta opportuna come lo era quelche giorno fa?

(1) -Cfr. n. 410. (2) -Cfr. n. 395. (3) -Cfr. n. 340. (4) -Cfr. n. 363.
404

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA,

AL SENATORE ARESE, A VIENNA

(Ed. in BONFADINI, pp. 360-361)

L. P. Firenze, 7 agosto 1870.

Ti ringrazio della tua lettera (2) che ho ricevuto da Venezia. Le notizie che ci giungono ora dal teatro della guerra sono gravissime: esse ti avranno profondamente afllitto, perchè conosco la tua affezione per la Francia e per l'imperatore Napoleone.

Quanto a noi non abbiamo, credo, nulla a rimproverarci per la nostra attitudine, poichè tutti in Italia riconoscono che non potevamo condurci diversamente e, d'altronde, poteva esserci il tempo necessario per comprometterci, ma non il tempo necessario per fare qualche ·Cosa di utile.

Ho ricevuto il telegramma che mi hai spedito (3) per riferirmi quanto ti aveva detto il Principe La Tour d'Auvergne intomo a una proposta di trattato fra l'Italia e l'Austria: proposta che partiva da Vienna e che era nello stesso tempo comunicata a Firenze e a Parigi.

Tu sai come andarono le cose. L'Austria si rifiutò di fare un trattato d'alleanza ·colla Francia, perchè malgrado la volontà dell'Imperatore e del conte di Beu.st, non si ·credeva in grado di potersi rfin d'ora impegnare. Per aver l'aria di far qualche cosa, e anche, credo, per far dividere a noi un po' della sua responsrubilità, propose invece un trattato fra l'Italia e l'Austria. Questo trattato era di neutralità e l'Austria si riservava poi di farne uscire la pace o la guerra, secondo le circostanze o secondo le sarebbe convenuto. Il trattato in sè non significava niente: ciò •che in esso sarebbe importato veramente di sapere, erano le vere intenzioni dell'Austria; se cioè essa aveva realmente l'intenzione di impegnarci nel conflitto. Difatti, avendo l'imperatore Napoleone chiesto l'impegno di armarsi immédiatement, il Conte di Beust rifiutò; dopo di che credo che il Governo francese sia diventato indifferente alla conclusione del trattato. Per cui questo trattato a doppio taglio legava la nostra libertà d'azione, senza alcun vantaggio, senza alcuna condizione. Ecco la storia di questo famoso trattato. Quanto a noi avremmo in ogni ·caso preferito un contro progetto il quale determinasse ·schiettamente la situarzione dell'Italia. Tu la conosci e tu conosci le nostre difficoltà. Coi torbidi possibili all'interno e coll'obbligo di fare la guardia

(A VV, mazzo 6, fase. 5-1/I).

23 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

alla frontiera cosi estesa e difficile dello Stato pontificio, a noi è quasd impossibile il determinarci se non in seguito ad avvenimenti che spieghino e legittimino la nostra condotta, pur rimanendo nel sistema delle alleanze francesi. È naturale che l'Austria che ha i maggiorli interessi e i maggiori pericoli, prenda l'iniziativa. E mi pare che non può lagnarsi di noi se nel caso di eventualità quasi i:nevita:bile si decida a muoversi, noi le promettiamo il nostro appogglio, vale a dire, pel caso che la guerra diventi g·enerale. È questo il senso della nostra risposta.

Del resto gli avvenimenti hanno fra jeri e oggi fatto un gran cammino e tutta questa potrebbe non essere altro che storia retrospettliva. Per ora bisogna vedere che piega prendono questi eventi fulminei. Qui i nostri amici sono dolenti e allarmati. Il partito rivoluzionario lavora e il Governo deve prendere tutte le rlisoluzioni necessarie per opporsi ad ogni disordine. Ho fiducia che non mancheremo d'energia per compiere questo dovere.

(1) -Cfr. n. 391. (2) -Allude probabilmente alla lettera, che non si pubblica, spedita da Vienna il 3 agosto

(3) Cfr. p. 272, nota l.

405

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 7, fase. 5-6/B)

T. Parigi, 7 agosto 1870, ore 0,15 (per. ore 2,20).

Dans un télégramme Vimercati (1) envoyé de Metz il était dit en effet qu'en cas de victoire des français obtenue sans le concours de l'Autriche lors de la paix celle-ci serait livrée à la Prusse, mais comme cette affirmatlion me semble une simple induction de Vimercati je ne vous l'ai pas télégraphié ne voulant répondre pour ma part que de ce qui m'est dit personnellement par l'Empereur et par ses ministres.

406

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2758. Berlino, 7 agosto 1870, ore 2,10 (per. ore 10,20).

J'ai écrit hier (2) par la poste mon entretien avec Gortchakow. II nous re.commande dans I'intéret de la dynastie et du pays neutralité et impartialité à l'instar de la Russie. Gouvernement Impérial a fait faire des démarches pressantes à Vienne en ce sens. On nous attribue négociations pour ligue neutre avec l'Autriche. Mon impre.ssion est que à ses yeux cet accord serait considéré comme dirigé contre la Prusse. Il nous conseillerait de ne prendre aucun engagement. Il faudrait se présenter dans i'éventualité d'un Congrès ... [manca] apparence de ... [manca] envers personne ... [manca]. Prince Royal vient de télépraphier un second succès. Il a gagné bataille sur Mac-Mahon.

(1) -Cfr. nn. 378 e 387. (2) -Cfr. n. 376.
407

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

r. 2759. Parigi, 7 agosto 1870, ore ... (per. ore 14,15).

Reçu votre lettre (1). Je vous télégraphierai. Je vous enverrai tantot nouvelles de la guerre qui sont très graves.

408

L'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (Ed. in Iniziative neutralistiche, pp. 75-76)

T. RISERVATO. Vienna, 7 agosto 1870, ore 16,50 (per. ore 17,20).

Dans ma dernlière visite à Beust et à Andrassy j'ai donné explications sur votre attitude dans la question romaine. Explications ont été bien accueillies. Beust Andrassy ont promis d'insister à Paris dans le sens que vous désirez; sans parler de vos contreprojets j'ai émis personnellement l'avis que dans tous les cas l'initiative de l'action devrait etre prise par l'Autriche plutot que par l'Italie. B€ust a répondu évasivement, disant que avant tout on peut s'entendre sur proposition de médiation. Andrassy à qui j'ai demandé si l'Autriche prendrait offensive avant Russie m'a dit que Hongrie ne peut pas se ladsser cerner par intrigues russes parmi les populations slaves (2). On parle agitation dans Montenegro. Tiirr Czartorisky s'agitent ici pour la Pologne (3). Bataille décisive paraissant imminente je resterai ici (4) encore une semaine avant (5) de retourner à Carlsruhe ou profiter du congé que vous m'avez offert.

409

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2761. Vienna, 7 agosto 1870, ore 17 (per. ore 18,10). Par suite des revers français Beust parait craindre mouvement insurrectionnel à Paris ainsi que l'extension de la guerre. Il m'a assuré qui il ne laissera pas d'occasion de faire entendre à Paris un langage favorable à la solution de la question romaine si toutefois les conditions actuelles de la question romaine

ne rendent superflue l'action du Gouvernement Autrichien. La Presse nationale allemande se prononce déjà pour alliance avec la Prusse.

Autriche avec Prusse sont encore convenables, tandis que nos relations avec Allemagneparaissent déjà malheureusement sérieusement compromises •.

(1) Cfr. n. 370.

(2) In Iniziative neutraUstiche qui aggiunto • de la Turquie •.

(3) Nel testo edito in Iniziati'l'!e neutralistiche qui è inserito il seguente periodo parzialmente cancellato nella minuta: • On prétend que B[eust] affirme que la Bavière 'a étd attirée dans les bras de la Prusse par la promesse du Tyrol autrichien. B[eust] aurait adressé note sevère à Munich sous je ne sais quel autre prétexte. Cependant rapports

(4) -In Iniziative neutralistiche qui aggiunto c ou dans les environs •. (5) -In Iniziative neutralistiche qui aggiunto • me décider •.
410

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in TAVALLINI, I, pp. 508-509)

T. RISERVATO. Parigi, 7 agosto 1870, ore 17,10 (per. ore 19,50).

Gramont m'a dit qu'il a chargé Malaret de pressentir Gouvernement du roi pour voir s'il est disposé à aider la France avec corps d'armée de 60 mille hommes qui prendraient la .route du Mont Cénis ne pouvant plus compter sur l'Autriche. Malaret doit seulement vous pressentir pour ne pas exposer France à un refus. Gramont m'a dit que l'empereur ne nous en voudra pas si nous ne lui viendrons pas en aide. Je sais que Empereur s'est abstenu d'écrire au Roi par un sentiment de delicatesse étant battu. Le quartier général français se replie sur Chalons. * Je n'ajoute rien à ce que je viens de dire. Vous connaissez mes sentiments et la situation. Jugez librement et miìrement. *

411

L'ONOREVOLE MINGHETTI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Londra, 7 agosto 1870, ore 20,45 (per. ore 22,40).

Gouvernement anglais me semble sur le point de prendre une décision sur son attitude future en conséquence des nouveaux événements. Veuillez avant de prendre un engagement quelconque attendre mes communications ultérieures.

412

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Parigi, 7 agosto 1870, ore 23,55 (per. ore 3,20 dell'8).

Les revers partiels de la France n'ont pas changé me.s idées. Aux autres raisons il s'ajoute maintenant une raison d'équilibre européen menacé. En portant immédiatement secours à la France nous ne risquons l"'ien et nous faisons jouer à l'Italie un ròle grand, généreux, digne d'elle, utile à ses intérets.

413

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 616. Berlino, 7 agosto 1870 (per. il12). J'ai reçu hier le télégramme de V. E. du meme jour (1) et j'y ai répondu

dans la soirée (2), en résumant les détails que j'a,yais transmis par mon rapport confidentiel du 4 Aoiìt, n. 614 (3).

Si j'avais été instruit des négociations en cours, suivant les journaux, entre nous et l'Autdche, j'aurais été à meme de mieux dascuter avec le Prince Gortchacow tout ce qui concerne l'attitude des neutres. Je n'avais cependant pas manqué de l'interpeller, à ce sujet, sur la nature des instructions qu'il aurait peut...etre transmises à la Légation Impériale à Florence. Tout en me répondant que des démarches avaient été déjà faites à Vienne pour recommander une stricte neutralité, ligne de conduite qui nous était également tracée par les intérets de la Dynastie et du Pays, il se réservait quand il serait de retour à St. Pétersbourg, où il jugerait mieux de l'ensemble de la situation, de soumettre à I'Empereur Alexandre ses idées sur le meilleur parti à prendre, pour abréger autant que possible la durée de la guerre et pour préparer les ,conditions de la paix. Mais il résulte assez de ce qu'il m'a dit, combien il importe, aux Puissances qui sont heureusement en dehors du conflit, de faire preuve de la plus grande impartialité, et partant de ne prendre aucun engagement, qui pourrait etre interprété comme une concession à l'un ou à l'autre des belligérants et compromettre d'avance l'action diplomatique éventuelle des neutres. J'ai eu l'impression que, d'après sa manière de voir, nous commettrions une grande faute par une entente exelusive avec l'Autriche. Bien loin de maintenir notre liberté d'a,ction, ,ce serait courir les chances de l'aliéner, dans un but rien moins qu'italien. Ainsi donc, pas de ligue à nous deux. Il semblait plutòt viser à un accord entre les quatre Grandes Puissances non belligérantes, et, d'après des indications pui:sées à une autre source, il aurait déjà sondé le terrain à Londres, car il comprendrait combien l'action pacifique, surtout de la Russie et de l'Angleterre, pourrait etre efficace à un moment donné. Ce ne serait point à proprement parler une véritable ligue, qui revetirait trop le caractère d'une menace pour arreter le vainqueur, mais plutòt une médiation, une offre de bons offices, sans mesures comminatoires. Je ne crois pas que ses intentions soient plus accentuées en ce moment. Avant tout, la Russie travaille à la localisation de la guerre, et à cet effet elle cherche, directement ou indirectement, à peser sur l'Autriche. Pour son compte le Cabinet de St. Pétersbour;g a, comme nous, tout à gagner à éviter une immixtion armée, et à se ménager ,par sa ,conduite la confiance, soit à Berlin, soit à Paris. L·e moment viendra où l'un ou l'autre des combattants fera appel à la médiation de ceux qui auront su tenir la balance égale entre les deux partis. Le moment viendra peut-etre aussi, où un congrès règlera les destinées de l'Europe. Ce serait plus que de l'imprudence, que de ne pas s'appliquer dès à présent à assurer ~a voix au chapitre, par une contenance qui n'offense raisonnablement .personne.

La Sardaigne pouvait et devait s'offrir comme auxiliaire, dans toute lutte où ~lle aurait la chance de retirer quelque avantage au profit de la cause nationale. Elle a glorieusement rempli ce ròle. En 1866, l'Italie avait parfaitement raison de s'allier avec la Prusse, pour s'assurer ~a conquete de la Vénétie. Maintenant elle doit. voler de ses propres ailes, éviter meme l'apparence de se laisser exploiter par des ambitions étrangères. Agir autrement, ce serait encourir le reproche de constituer, en Europe, un Etat n'ayant pas les conditions voulues de force, pour résister à la pression de ses voisins. Chaque grand Etat a une mission à remplir vis-à-vis de l'Europe, et il doit savoir concilier cette mission avec ses propres intérets, au risque de les compromettre à jamais.

J'ai lieu .de croire que l'Empereur de Russie, dans le but de circonscrire la guerre, s'est employé personnellement et secrètement auprès du Roi Guillaume, pour obtenir quelque garantie en faveur de l'Autriche. Sa démarche aurait eu un plein succès, en ce sens que S. M. Prussienne se serait engagée à respeéter, quelle que soit l'issue de la guerre, le territoire allemand de l'Empire Austro-Hongrois. Dès lors, le Cabinet de Vienne aurait accentué davantage sa neutralité. Il ne faudrait donc pas nous exposer à rester isolés, malgré une ligue qui ressemblerait alors à un piège.

(1) -Cfr. n. 386. (2) -Cfr. n. 406. (3) -Cfr. n. 374; e anche n. 376.
414

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 617. Berlino, 7 agosto 1870 (per. il 12).

Ma dépeche N. 618 (1) vous apporte le fac-simile (2) du projet de traité remis au Comte de Bismarck par M. Benedetti. Ce document a porté coup en faveur de la Belgique, en Angleterre du moins.

Lord Loftus a donné lecture ici d'une dépeche de Lord Granville, proposant au Cabinet de Berlin de donner une nouvelle sanction à la neutralité beige. La meme communication a été faite à Paris (3). Il n'est pas clairement exprimé dans ce document s'il s'agit d'une nouvelle garantie de la part des belligérants ou de toutes les Grandes Puissances; on n'indique pas davantage, sous quelle forme il faudrait procéder à cet acte. N'importe, le Comte de Bismarck n'a pas hésité à promettr.e son adhésion la plus large.

Les commentaires n'ont pas manqué sur la publication du traité précité, sur le fait que, pendant des années, on ait d'une part soulevé à l'insu des Puissances amies des discussions qui les mettaient directement en cause, et d'autre part accepté la discussion, ne fiì.t-ce que d'une manière dilatoire et pour ne pas donner de sitòt de prétexte à une rupture. Les rieurs n'ont pas été du còté du Cabinet des Tuileries. Il fallait en effet une forte dotse d'ingénuité et d'infatuation, pour supposer un instant que le Comte de Bismarck piì.t tomber dans le piège. Le poméranien a été plus fin que le Corse. Avant 1866, il y aurait eu un certain mérite à ne pas succomber à la tentation. Après 1866, le Gouvernement Prussien n'aurait pu, sans se dépopulariser, entrer dans une semblable vaie. D'ailleurs, grace aux traités d'alliance offensive et défensive, et à la réconstitution du Zollverein, le midi de l'Allemagne avait déjà perdu la meilleure part de son indépendance. Jusqu'au XVI Siècle, oln livrait des òtages pour l'exécution fidèle des traités: il faudrait presque y revenir.

Cette dernière semaine a été féconde en brillants succès pour les troupes allemandes. Au mince exploit de Saarbriick, dont les hauteurs ont été reprises par le Général de Goeben, l'armée du Prince RoyaiJ. a opposé les victoires de

Weissenbourg et de Woerth, contre le corps Mac-Mahon, maintenant en pleine retraite après avoir laissé 4000 prisonniers et perdu 36 canons dont 6 mitrailleuses. L'aile gauche ·continue à marcher vers le Sud. L'aile droite, sous les ordres du Général de Steinmetz, sera peut-etre chargée de masquer Metz et Nancy. L'armée du centre, sous le commandement du Prince Frédéric-Charles, opèrera la grande trouée. La Nord-Deutsch-Allgemeine Zeitung prévoit que la semaine prochaine sera plus marquante encore, car les français abandonneront difficilement, sans livrer ba.taille, le chemin de fer de Strasbourg-Paris, qui, près de Brumath, fait un coude vers le Nord de l'Alsace. Je mentionne ces suppositions, telles que je les trouve dans :les journaux d'ici.

Quoiqu'il en soit, les premiers avantages remportés par les armées allemandes, viennent à l'appui de ce que je n'ai cessé de mander à V. E., que les chances les plus probables de la victoire définitive sont pour l'Allemagne et non pour la France.

Je signale un article de la Correspondance de Berlin du 6 Aout, sur les forces dont dispose le généralissime. Ces chiffres sont assez exacts. En outre, il y a une réserve en pleine formation, (ersatz-bataillone).

(1) Del 7 agosto, non pubblicata.

(2) Vedilo in Archives Diplomatiques 1871-72, I, inserito fra p. 180 e p. 181.

(3) Cfr. n. 391.

415

L'ONOREVOLE MINGHETTI

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. Londra, 7 agosto 1870.

Ho avuto oggi una lunga ·conferenza con Granville. Gli ho esposto la condizione delle cose nostre, e ciò che nettamente desiderava di sapere intorno alle intenzioni del Governo Inglese. Granville dopo aver riepilogato l'attitudine tenuta dal Governo Inglese finora, e che .tu conosci, concluse però che la sconfitta francese e i pericoli che si temono a Parigi avevano mutato la situazione, che in presenza di questa nuova situazione il Governo Inglese doveva avvisare, o prendere una risoluzione sulla loro attitudine futura. Egli perciò mi pregava di considerare questa conversazione non solo come confidenziale al tutto, e amichevole, ma altresi come non ultima giacchè sperava di potermi dare più categorica risposta. Fu in seguito a ciò che io telegrafai (1). Comprendo la giusta impazienza tua, e le possibili pressioni altrui. Ma quando noi armiamo seriamente non mi par necessario prendere impegno soprattutto in presenza di questi eventi. Ciò giustifica un poco di riflessione. Ciò che mi sta a cuore ora sono le eventualità possibili di Parigi. Ma quando questa lettera ti giungerà, la posizione sarà più chiara. Spero domani sera di telegrafarti ancora (2). Intanto ti stringo la mano.

(1) -Cfr. n. 411. (2) -Cfr. n. 425.
416

L'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 6, fase. 5-l/E)

L. P. Vienna, 7 agosto 1870.

Ti ringrazio dei tuoi due telegrammi (1) e sovratutto sono lieto di sapere che sono d'accordo con te nella maggior parte dei punti toccati nella mia ultima lettera (2). In verità non lo speravo e temevo d'aver sbagliato strada completamente. Del resto con questo incrociarsi d'inviati che parlano tutti assumendosi une grande autorità, c'è da perdere la bussola. Quanto a me approvo pienamente le idee svolte nel tuo telegramma del ... [manca]. Potrai tu farle prevalere? Se una battaglia decisiva non apre l'adito a negoziati di pace, noi saremo pur troppo trascinati in una guerra di gigantesche proporzioni.

Andai ieri a prendere commiato da B[eust] e da A[ndrassy]. Spiegai loro che non vi era alcuna incoerenza per parte nostra nell'accettazione della Convenzione del 15 settembre, e nell'insistenza per ottenere, col concorso dell'Austria, una soluzione più completa. Ripetei che il rifiuto di ritornare a quel regime in questo momento sarebbe stato per parte nostra un atto di ostilità contro la Francia. La stipulazione non era mai stata denunciata: noi ne avevamo sempre chiesta l'esecuzione: dal momento che questa ci veniva offerta, non potevamo rifiutarci ad eseguirla dal canto nostro. Ma se possiamo eseguire gli obblighi impostici dalla Convenzione finchè rimaniamo nella neutralità dobbiamo nel tempo stesso per amore di lealtà dichiarare che quegli obblighi saranno d'impossibile esecuzione quando dovessimo prendere parte alla guerra. B[eust] ed And[rassy] compresero perfettamente questo ragionamento: promisero di mantenere la Burg in quest'ordine d'idee e di continuare ad insistere a Parigi perchè vi si accolgano le nostre proposte. Io però non ho gran fiducia sull'efficacia di codesti buoni uffici. Evidentemente tutto dipenderà dal bisogno più o meno urgente che si avrà di noi e dell'Austria a Parigi. Ed è perciò che mi sono permesso di pregarti di non pigliare impegni troppo presto. Non mi parve opportuno, i~ una visita di congedo, di parlare del controprogetto che tu intendi formulare. Dissi anzi che consideravo la mia missione qui come terminata, poichè l'accordo fra i due Stati, ammesso in massima e desiderato egualmente dai due popoli e dai due governi, era ormai l'oggetto dei negoziati speciali di cui è incaricato il Conte Viz[thum]. Ma emisi personalmente l'opinione che in ogni caso l'iniziativa dell'azione spettasse più all'Austria che a noi, e ciò per ragioni geografiche e politiche. Cercai così di sapere indirettamente che cosa pensano di far qui, pel caso che la Russia continui a rimaner neutrale. B[eust] mi rispose evasivamente dicendomi che sarebbe sovratutto oggetto dell'accordo di formulare una proposta di mediazione. Abbondai anche io in quel senso e per lusingare il suo amor proprio dissi che la sua grande esperienza delle cose germaniche l'avrebbe messo più d'ogni altro in grado di formular proposte che possono conciliare i bisogni dell'equilibrio europeo eone esigenze del sentimento nazionale tedesco. Ed anche rispetto alla questione romana lo

spinsi a cercare le basi di una soluzione più completa della Convenzione (1) di Settembre. Ascoltò con evidente piacere questi discorsi ma si limitò ad assicurazioni di buon volere, ecc. Del resto sfido io ad improvvisare tanto per la questione germanica che per la romana due soluzioni del genere che ho accennato! A[ndrassy] fu più esplicito. Disse che colla sua autorità in Ungheria avrebbe potuto passare agevolmente dalla neutralità ad una politica più energica. Soggiunse che finora la Russia non cessava di dare officiali assicurazioni di neutralità. Il pericolo essere nei suoi maneggi segreti presso le popolazioni slave del Danubio: esservi già segni di effervescenza nel Montenegro, ecc. Esservi un pericolo che '1.'Austria deve evitare ad ogni costo: quello di morir come lo scorpione circondato da carboni accesi. Innanzi a tale pericolo una forte iniziativa diverrebbe inevitabile. Con tali diffidenze, e con quelle della Russia per gli intrighi polacchi (incontrai il Principe Czartoriski nell'anticamera d'And[rassy]) tu vedi quanto sia effimera la speranza d'una localizzazione del conflitto. Dai discorsi però di B[eust] e di A[ndrassy] mi è rimasta l'impressione che il Gabinetto qui non è ancora d'accordo sul genere d'intervento, e sul pretesto del medesimo, tranne il caso, per ora non imminente, d'una alleanza offensiva russo-prussiana. Questa incertezza, che l'azione energica della Francia non riesci ancora a far cessare qui, impone a noi, a parer mio, una grande prudenza. Corre voce che la Prussia abbia promesso alla Baviera di darle il Tirolo austriaco se l'Austria entra in guerra. Dall'altro canto, benchè qui si ripeta tutti i momenti che sono felicissimi d'essersi sbarazzati dell'Italia, non mi stupirei se da Berlino venisse fatta la proposta di ripigliare il quadrilatero. Come l'Austria fortifica la sua frontiera bavarese (LinzEms) noi dovremmo cercare di fare qualche opera di difesa nella valle dell'Adige e nel passo del Tonale. E sovratutto deploro che i nostri rappo)l'ti colla Germania siano già divenuti assai meno buoni di quelli dell'Austria colla Prussia. L'evacuazione del territorio romano, le missioni Tiirr e Vim[ercati] il mio viaggio stesso, hanno forse contribuito a ciò. Mi pesa il parlarti di me in questo momento, ma io sono in una condizione d'animo assai dolorosa. A Carlsruhe avevo fatto sinora le dichiarazioni più esplicite a favore dell'unità g·ermanica. Seguivo in ciò le istruzioni del governo ed obbedivo alle mie simpatie. Ora io non posso impedire che mi si accusi d'essere venuto a negoziare segretamente la triplice alleanza. Certo io avrei dovuto per lo meno, prima di far ciò, cessare dall'essere accreditato a Carlsruhe. So benissimo e tu potresti attestarlo, che io fui e sono, per questo riguardo, la quinta ruota del carro. Ma po.sso io ritornare a Carlsruhe e dar la mia parola d'onore che non vi fu e non vi sarà nulla che giustifichi le diffidenze prussiane sulla politica italiana in genere, e specialmente sullo scopo del mio viaggio? Nel tempo stesso so da Arese che Grammont ha scritto a Latour d'Auvergne che io sono qui per contrecarrer l'influenza francese. Il mio amor proprio non è punto lusingato da niuna delle due missioni che mi si attribuisce. Sono il più inoffensivo dei diplomatici, e credo di non aver :celato, almeno a te, H mio pensiero. Sto quindi molto in dubbio se io possa ritornare a Carlsruhe, se mi convenga andare in congedo, che ora parrà una diserzione innanzi al pericQlo, e confermerà molti sospetti. Mi trovo in condizioni tali che preferirei obbedire ad un ordine, anzichè avere la scelta d'una decisione. Come amico e

fl) Nel testo, per evidente lapsus, c questione •·

come mio superiore ti prego di togliermi dalla perplessità costringendomi a fare atto di obbedienza. Intanto rimarrò qui o nei dintorni ancora una settimana. Le due camere che occupo furono affittate per me da Curtopassi sino al 20 agosto. Volesse il cielo che prima del 15 avessimo un fatto decisivo, ed una pace, fosse pur simile a quella di Villafranca.

Perdonami la lunga chiacchiera e fammi sapere per telegrafo se questa lettera anonima ti è regolarmente pervenuta. Credi alla mia canuta, anzi calva, amicizia.

P. S. -Le disfatte francesi hanno messo B[eust] fuori dei gangheri. Che faremo noi? Si può egli intervenir militarmente prima di un mese? E chi sa se intanto non vi sarà la repubblLca a Parigi? In questo momento mi pare che dobbiamo vegliare sopratutto alla pace interna, mettendo ove occorra lo stato d'assedio: fortificar.ci a Verona e prepararci ad appoggiar proposte di pace che l'Inghilterra non mancherà di fare. Addio. Dammi istruzioni pel telegrafo.

(1) -Cfr. nn. 365 e 380. (2) -Cfr. n. 340.
417

IL MINISTRO DELLE FINANZE, SELLA,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo l, fase. l/TG)

[Firenze, 7 agosto 1870]. Vieni un momento al Senato se puoi. In tutti i casi sospendi senza indugio il trattato. Altro telegramma che porta Lanza indica 4000 prigionieri, 30 cannoni, 2 aquile, 6 mitragliatrici prese.

418

VITTORIO EMANUELE II AL CONTE VIMERCATI

(A C R, Carteggi V. E. II, b. 33) [Firenze, 7 agosto 1870].

Je me trouve bien embarrassé, j'ai réuni Conseil des Ministres ce matin, j'ai parlé bien fort en faveur question actuelle. Conseil des Ministres s'est réservé me faire réponse, j'ai réuni Parlement pour pousser armement sous prétexte question tranquillité intérieure et pour étudier sa manière penser, esprit public malheureusement est mal disposé. Je ne puis envoyer secours immédiat ne pouvant pas dégarnir les villes trop menacées par parti révolutionnaire poussé à toute force par argent Bismarck, on ne perd pas un moment, peut-etre pret bientot si dispositions Parlement seront favorables. Je vous en avertirai et dans un jour ou deux je vous previendrai s'il convient qu'Empereur me fasse dépeche dont je puisse me servir pour pousser question actuelle, et je vous en dirai le sens. Je suis au désespoir de ne pas avoir été pret sitot, grace à la neutralité et aux négociations infructueuses qui se sont débattues ces jours derniers.

Ceci est secret, profitez-en seulement avec qui vous savez. Je vous ai exposé situation, aujourd'hui considerez-la comme non avenue. demain je vous télégraphierai et j'espère meilleures dispositions.

419

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL PRIMO AIUTANTE DI CAMPO DEL PRINCIPE DI PIEMONTE, CUGIA

T. RISERVATO. Firenze, 8 agosto 1870, ore 18,50.

Déchifirez vous seui.

L'Empereur nous demande si, dans les tristes circonstances où il se trouve, il peut compter sur nous et si nous pourrions envoyer soissante mille hommes par le Mont Cénis.

L'Autriche parait s'arranger avec la Prusse pour éviter les dangers qui la menacent. Dites moi amicalement votre avis.

420

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

(Ed. in NIGRA, pp. 19-20)

T. RISERVATO. Firenze, 8 agosto 1870, ore 18,50.

* -Je ne peux vous répondre avant demain (1), mais il faut que vous connaissiez bien la situation. * Tenant compte du nécessaire pour le maintien de l'ordre à l'intérieur nous ne pourrions disposer d'une soixantaine de mille hommes que dans un mois (2). Nous devrions encore garder les Alpes du coté de la Bavière et redoubler de répression sur la frontière pontifkale, où les moindres incidents pourraient dans de telles circonstances acquérir portée morale funeste. L'ltalie est émue et affiigée au plus haut point de ce qui arrive et qu'il n'a pas dépendu d'elle de prévenir. Maintenant notre cause est celle de l'équilibre européen et de la conservation de la France (3). Nous nous y employerons, en tout cas, par tous les moyens humainement possibles et sérieusement utiles, en usant de toutes les pressions que nous pouvons exercer et diplomatiquement 'et par les armements que nous continuons sans relache. La France peut compter sur nous pour tout ce qui n'ajouterait pas inutilement à un désastre que notre neutralité peut encore rendre moins grave pour la France. * -Je ne vous donne cependant pas ces objections ,comme décisives.

Le Comte Arese me télégraphie que, ecc. (V. telegramma Arese del 8/8 70, matin) (4) et Malaret me dit que, sans rien garantir on voit que l'Autriche se tourne du còté de la Prusse dont elle a obtenu une garantie de territoire.*

(1) -Cfr. nn. 410 e 412. (2) -Nella minuta del telegramma, di pugno di Blanc, qui si trovava la seguente frase, poi c'ancellata: c Ce n'est pas notre faute si la triple alliance ne s'est pas effectuée, nous en étions d'accord avec la France. Ce n'est pas notre faute si les événemens nous ont surprisdans un désarmement contre les dangers duquel aucun avertissement de la France ne nous avait prémuni •. (3) -In NIGRA, anzichè c la conservation de la France ., c la pacification •. (4) -Cfr. n. 421.
421

IL SENATORE ARESE AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in BONFADINI, p. 360)

T. RISERVATO. Vienna, 8 agosto 1870, ore 11,15 (per. ore 13,05).

Nouvelles de France désastreuses. Je crois nécessaire fortifìer sans bruit Verone et passage Adige. Bismarck qui a dit à Napoléon: prenez Belgique, pourrait dire à l'Autriche: prenez Mincio frontière naturelle de l'Allemagne d'après eux. Assez probable si Beust tombait. Vérifìez si Autriche fortifìe Tyrol comme on dit.

422

L'ONOREVOLE MINGHETTI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Londra, 8 agosto 1870, ore 15,32 (per. ore 17,35). Gouvernement Russe a déclaré au Gouvernement Anglais que si Autriche

fait des préparatifs de guerre Russie sortìrait de sa neutralité. Je dois voir ce soir Granville.

423

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2766. Londra, 8 agosto 1870, ore 15,25 (per. ore 20,50). Immédiatement après réception de votre télégramme d'hier (1)* j'ai vu Granville, il m'a dit que Russie a déclaré que si Autriche arme pour la guerre Russie sortira de sa neutralité, * (2) il en résulterait ainsi qu'Autriche *qui a des intérèts à elle seule avec la Prusse, et la Russie * (3) pourrait par son seui fait provoquer l'intervention de la Russie. Vous jugerez de la gravité de cela. A l'égard de ce qui a été proposé j'ai insisté avec Granville sur la convenance meme à son point de vue de prendre des accords au sujet de neutralité. Il persiste à croire qu'on ne doit pas abdiquer liberté de délibération et d'action en prévision de certaines éventualités prévues ( 4) mais je pense qu'il ne serait pas loin de ·convertir l'entente volontaire qu'il suggère pour chaque cas dans une entente systématique et convenue d'avance pour tous les cas regardant neutralité en des propositions de médiation tout en reservant la liberté des délibérations de chacun. Sur cela il m'a prié lui-meme de le revoir.

Je le verrai aujourd'hui et je vous ferai connaitre son opinion. Je voudrais vous écrire mais les moyens surs de vous envoyer une Iettre me manquent.

(1) -Cfr. n. 401. (2) -Il passo fra asterischi, ed. in NIGRA, p. 18. (3) -Il passo fra asterischi manca nel registro di telegrammi del Ministero. Si trova in quello della Legazione di Londra. (4) -Nel registro di telegrammi del Ministero, anzichè c prévues •• si ha c graves •.
424

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in TAVALLINI, I, p. 514)

T. 2764. Parigi, 8 agosto 1870, ore 18 (per. ore 21).

Le parti républicain commence à s'agiter à Paris. En cas d'un nouvel échec des armes françaises tout est à craindre: déchéance de l'Empereur, proclamation de la république, et le reste. En prévision des démarches qui pourrqnt étre faites pour la paix, il serait fort à désirer que dès à présent il y ait un échange d'idées entre les puissances neutres dans le dessein d'agir conjointement et non isolément comme on a fait jusqu'ici. C'est à Londres surtout qu'il faudrait faire comprendre les avantages de l'action combinée.

425

L'ONOREVOLE MINGHETTI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Londra, 8 agosto 1870, ore 21 (per. ore 4,25 del 9).

Il sera toujours utile si l'on .peut faire constater engagement formel entre Italie et Angleterre de ne point prendre résolutions soit pour sortir de la neutralité soit pour une action sans s'étre CQmmuniqué ses intentions et avoir taché de se mettre d'accord (1) mais mon impression et celle de ceux que j'ai vus est que événements précipitent. Tout cela arrive trop tard. Tout fini.

426

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2768. Londra, 8 agosto 1870, ore 21 (per. ore 4,50 del 9).

Je viens de voir Lord Granville. Il m'a autorisé à dire qu'il serait dispo,sé à consentir à une obligation réciproque de ne rien faire touchant la neutralité sans entente pour se mettre d'accord. Il se réserve d'en parler à ses collègues, et d'étendre, le cas échéant, le méme accord à d'autres puissances.

427

IL MINISTRO A COPENAGHEN, RATI OPIZZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2770. Copenaghen, 8 agosto 1870, ore 22,12 (per. ore 16,10 del 9).

Je confirme la dépéche du 5 (2) sur la maladresse et l'état négatif de mission Cadore. La Cour et le Gouvernement. très vexés et embarrassés par son séjour,

sont plus que jamais fixés sur le maintien de la neutralité. Le Gouvernement évite soigneusement contact avec lui, de crainte que la Prusse n'en puisse faire un grief. La flotte française est encore dans les eaux de cette ile; elle n'a point de troupes de débarquement. Il paraitrait que à Paris les Ministères de la Guerre et de Marine ne sont pas d'accord sur qualité et quantité des troupes de débarquement à envoyer. Bref: tandis qu'ici le Gouvernement évite de recevoir les ouvertures françaises, indirectement, il montre à ce Résident prussien le désir d'en recevoir de [a Prusse. En détail j'écris par la poste.

(1) -Cfr. n. 402. (2) -Cfr. n. 382.
428

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 619. Berlino, 8 agosto 1870 (per. il 14).

J'ai reçu hier soir, à peu près en meme temps, les deux télégrammes de

V. E., du 7 courant (1).

Je me suis empressé, dès ce matin, de parler à M. de Thile, dans le sens de celui par lequel vous avez bien voulu, M. le Chevalier, approuver le langage que j'avais tenu au Comte de Bismarck peu avant son départ pour le quartier général. J'ai eu sqin de mettre nouvellement en garde 'le Cabinet de Berlin contre les bruit.s propagés sur notre compte, ·Comme si nous cherchions à pousser l'Autriche à la guerre, tandisque nous agissions au contraire pour la localisation du conflit. J'ai ajouté que nous espériQns fermement qu'il en serait ainsi. Quant aux intentions qu'on nous attribuait, d'une ligue de neutralité, (deuxième télégramme de V. E.), je me suis borné à dire que nous désirions une entente générale entre toutes les Grandes Puissances non belligérantes, pour les garanties communes de la neutralité. Nous avions en vue d'empecher l'extensiqn de la guerre et de concourir au rétablissement de la paix. Je me suis référé en meme temps à votre dernier discours au Sénat, du 3 Aout.

M. de Thile a pris note de mon langage, pour le rapporter au Comte de Bismarck.

J'ai appris (2) par le Secrétaire d'Etat qu'une correspondance avait eu lieu entre l'Empereur Alexandre et le Roi Gui'llaume, dans le but de localiser la guerre. Ensuite de cet échange de lettres, S. M. I. n'a pas hésité dans un entretien récent avec l'Envoyé Austro-Hongrois à St. Pétersbour,g, à se porter garante de l'attitude parfaitement correcte du Cabinet de Berlin vis-à-vis de l'Autriche. J'ai demandé si pareille garantie avait été explicite pour les possessions allemandes de cet Empire. M. de Thile sans rien préciser, m'a assuré que le Cabinet de Vienne ne devait éprouver aucune inquiétude sur la conduite de la Prusse. C'est bien réciproque, car les frontières de la Silésie sont entièrement dégarnies de troupes.

D'après ces détails, que je viens de télégraphier à V. E., je ne m'explique pas l'urgence de la mission du Coonte De Vitzthum, à moins que le Comte de Beust ne veuille se garantir contre ses propres entrainements.

Je sais d'ailleurs, par mon collègue de Turquie, qu'Aali Pacha se montre fort peu enclin à se préter aux négociations, engagées aussi à Constantinople, pour la ligue d es neutres. De son cOté l'AngiJ.eterre veut réserver sa liberté d'action. Comme le disait Lord Loftus, « nous voulons voir où nous allons: notre marche serait génée par des tiers». La Russie voudrait de préférence s'entendre avec le Cabinet Britannique. Dans ·ces ·Conditions, je ne vois aucun avantage réel dans un téte-à-téte avec l'Autriche. Il serait bien plutòt compromettant, en ce qu'il réveillerait des susceptibilités à Berlin.

D'après un télégramme reçu ici aujourd'hui, 1le Comte Bernstorff mande que Lord Lyons était d'avis, le 6 Aoftt, qu'une révdlution était rien moins qu'improbable à Paris. Le tròne de Napoléon est en effet sérieusement menacé. J'espère que nous saurons résister à toute pression, ou à tout mouvement spontané, de venir l'étayer de nos baYonnettes. Ce serait jouer bien inutilement notre existence. Bien lodn de nous accorder le luxe .d'une politique sentimentale, la pire de toutes, l'égoYsme est plus que jamais de mise.

Ayons le creur dans la tete.

P. S. -Ci joint une lettre particulière pour V. E. (1).

(1) -Il primo è quello pubblicato al n. 399; per il secondo, non pubblicato, cfr. p. 275, nota 4. (2) -Da qui alla fine il contenuto del rapp. fu trasmesso anche con tel. 2767, pari data, ore 16,28, per. ore 23.
429

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 8, fase. 5-7 /D)

L. P. Berlino, 8 agosto 1870.

Dans l'entretien que j'ai eu ce matin avec M. de Thile, il m'a dit que vos assurances à la Chambre et celles que je suis à méme de donner, seraient de nature à éliminer certains dotites sur notre attitude, s'il n'y avait pas dans les cercles de la Cour à Florence, des courants en contradictiop trop manifeste avec ces assurances.

J'ai aussitòt paré le coup, en affirmant qu'il ne devait y avoir, pour le Cabinet de Berlin, qu'un seui langage, celui de V. E. et le mien calqué sur le vòtre.

Mais en dehors de ce langage, ajouta M. de Thile, il y a des faits, des engagements peut etre de Souverain à Souverain. J'ai répliqué que notre Roi, mieux que beaucoup d'autres, connaissait ses devoirs constitutionnels, et n'en dévierait pas plus aujourd'hui que par le passé.

M. de Thile a brisé là dessus, en m'invitant à considérer comme non avenu ce qu'il venait de dire. J e ne crois pas moins à propos de signaler, en voie part1culière et réservée, cet incident.

Je me permettrai encore une observation. Pour une attitude strictement correcte de la part des non belligérants, i!l faut, non seulement la neutralité matérieHe, mais la neutralité morale. Tout le monde n'a pas comme vous, Monsieur le Chevalier, la méme modération, la méme impartialité, dans ses discours, dans ses écrits. Cette réflexion m'est suggérée par la lecture d'extraits de nos

journaux, passant, à tort ou à raison, pour avoir un caractère officieux. Ils ont d'une manière, tantòt déguisée, tantòt vidlente, pris parti pour la France. Il conviendrait de les engager à tenir la balance égale entre les belligérants.

P. S. -J'insiste nouvellement pour avoir le renfort d'un attaché.

(1) Cfr. n. 429.

430

L'ONOREVOLE BONFADINI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 7, fase. 5-6/A)

L. P. Parigi, 8 agosto [1870].

La situazione interna qui va facendosi grave. Domani si raduna il Corpo Legislativo, e, come già l'ho scritto, la sua attitudine minaccia tempesta. Il ministero non può resistere, perchè troppo scosso dai fatti, e dalla sua imprevidenza. Oggi si accennava già alla dimissione di Ollivier, che è quello contro cui si scatenano gli odii e le antipatie maggiori. Io non credo che darà spontaneamente la sua dimissione in circostanze così gravi, ma credo che la Camera lo obbligherà, in un modo o nell'altro, a darla. Anche Gramont è destinato a subire le conseguenze del suo linguaggio provocatore così poco giustificato dall'infelice campagna. Quello ,che gode nel Ministero maggior reputazione e che probabilmente resterà è Parieu. Del resto, qui non sono più ricchi che da noi, e, tutti d'accordo nel non volere questi, si domandano però: e dove sono i migliori?

Nigra si illudeva ieri che si tornasse a Rouher, ma quanto odo da tutti intorno a me mi fa temere che il Corpo Legislativo inchinerà piuttosto alla sinistra che alla destra; e già si citano i nomi di deputati moderati che assistevano a quella riunione di sinistra, tenuta negli uffici del Siècle, ove s'è deciso di domandare l'armamento universale e un comitato provveditore composto dei deputati di Parigi. Come vedi, è il nucleo di un prossimo Governo Provvisorio, se la fortuna delle armi tradisse ancora l'imperatore nella prima battaglia. Se invece la battaglia si vince, tutto naturalmente cambia, perchè il Corpo legislativo sarà trascinato dagli entusiasmi popolari, che allora scatteranno davvero, e l'imperatore tornerà padrone della situazione. Pare che militarmente abbiano finalmente ,capito il solito errore della disseminazione e che si concentri tutto l'esercito intorno a ChiHons. In questq caso, è lecito ancora sperare seriamente nella vittoria francese, perchè non v'è dubbio che i soldati si battono meravigliosamente e che i rovesci di questi giorni si debbono soltanto alla singolare imperizia dei capi che lasciavano i loro corpi sempre iso,lati in faecia a triple forze nemiche.

Ora il desiderio di un'alleanza coll'Italia s'è fatto più vivo; e credo che veramente sia questo per noi l'istante più propizio di uscire dal nostro marasma con una generosa iniziativa, che avrebbe inoltre il grande vantaggio di restare probabilmente nei limiti della generosità. Infatti, o la prima grossa battaglia, che non tarderà più di quattro o cinque giorni, è ancora sfavorevole alla Francia, e la guerra sarà certamente troncata sotto le mura di Parigi, prima che noi abbiamo avuto il tempo di far passare il Cenisio ad un solo cavallo; o è la Prussia che perde, e i nostri soldati avranno appena il tempo di mostrarsi su qualche campo di battaglia a raccogliere in breve il frutto di una alleanza che noi avremo, anche in faccia all'Europa ed alla stessa Prussia, offerta nobilmente nel giorno della sventura. Credi che noi scioglieremo allora la questione di Roma assai più facilmente che non si creda; giacchè nel popolo francese l'effetto di questa alleanza offerta dopo una sconfitta e la vista di uniformi italiane venute a pagare il debito di sangue del 1859 produrrebbe un tal movimento in favore dell'Italia da soffocare affatto le già deboli proteste del partito cattolico. E poi, figurati, il vantaggio politico e morale di una guerra c~battuta od almeno affrontata sulle rive del Reno, in difesa della Francia, noi che dieci anni fa mendicavamo l'aiuto delle ipotetiche insurrezioni ungheresi, noi, di cui si osava dire nella stessa Francia: les Italiens ne se battent pas. Avremmo noi mai una più nobile riparazione di questa?

In conclusione, io n~n so quale impressione abbiano cagionato in Italia le sconfitte francesi, ma io sono convinto che ora è proprio il caso di offrire l'aiuto e prepararlo immediatamente e vigorosamente. Mi auguro che tu abbia la stessa convinzione e .che abbia la volontà .e la forza di farla prevalere sulle convinzioni massaje de' tuoi colleghi. E bada, che oggi io non dico nemmeno: stiamo coll'Austria; oggi io offrirei l'alleanza anche sola; giacchè, se l'offrirei quando la Francia pareva baldanzosa e sicura poteva aver l'aspetto, di una legione straniera, oggi, dopo due rovesci militari francesi, la nostra .condotta non avrebbe più nessun ·carattere di sommessione, ma avrebbe quello della generosità e della grandezza. L'Austria faccia quello che vuole (tra parentesi anzi qui ne dubitano assai e mi dicono di metterti in guardia ca:ntro le sue esibizioni); essa non ha, come noi, le rimembranze del 1859 e del 1866.

431

VITTORIO EMANUELE II

AL CONTE VIMERCATI (A C R, Carteggi V. E. II, b. 33)

T. CONFIDENZIALE. Firenze, 9 agosto 1870, ore 10,25.

Tenez-vous en à ma première dépeche d'hier (1). Malgré ma bonne volonté secours immédiat impossible, appelle toutes les troupes sous les armes et je pousse armement à toute force si la France, comme je l'espèr·e, soutient la lutte, bientòt je pourrai etre avec Elle, en attendant à tout événement je propose à l'Angleterre et autres puissances médiation et meme médiation armée pour sauver intégrité territoire Français. J'espère ne pas mal faire. Répondezmoi au plutòt.

432

PROGETTO DI LETTERA DI VITTORIO EMANUELE II A FRANCESCO GIUSEPPE (2)

(A C R, Carteggi V. E. II, b. 32) 9 agosto 1870.

Je remercie vivement V. M. Impériale et Royale de la lettre qu'Elle a bien voulu me faire remettre par le Comte de Vitzthum (3). J'ai accueilli ainsi que mon

24 -Documenti di!llomatici -Serie I -Vol. XIII

Gouvernement avec l'intéret le plus sympathique les communications dont cet Envoyé Ex.traordinaire était chargé, et je me plais à assurer V. M. lmpériale et Royale qu'il s'est acquitté de sa mission de la manière la plus conforme à la communauté d'intérèts de nos deux États. Les liens de parenté et d'affection qui m'unissent à V. M. Impériale et Royale augmentent encore ma confiance que ces intérèts, entre lesquels il ne saurait y avoir aucun désacco,rd, s'affermiront toujours davantage. L'échange de vues qui vient d'avoir lieu entre nos deux Gouvernements aura contribué à consolider notre entente intime.

Je ne sais pas si les circonstances actuelles nous permettront de donner suite à nos ancicns projets mais quoiqu'il puisse arriver j'ai foi dans la bienveillance et dans l'amitié de V. M. Impériale et Royale.

Je saisis cette occasion pQur renouveler à V. M. les assurances de haute estime et sincère attachement avec lesquelles je suis...

(1) -Cfr. n. 418. (2) -Minuta di pugno di Visconti Venosta. (3) -Cfr. n. 315.
433

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II (Eredità Nigra)

T. Parigi, 9 agosto 1870, ore 14,55 (per·. ore 18,50).

Empereur télégraphie espoir que V. M. entrainera pays et Ministère. Aujourd'hui séance à la Chambre très orageuse. On prend mesures très énergiques pour armement nation entière. Palikao sera nommé Ministre de ·la Guerre. Bazaine remplacera Le Beuf dans le ·commandement général. On n'a perdu que dix huit mille combattants en tout. Pertes Prussiennes sont immenses. Cause revers Français à été troupes disséminées et manque direction état-major. Esprit armée est complètement remis. Si Italie pouvait se déclarer promptement, elle ferait un acte de la plus haute polltique sans rien risquer. Une grande bataille aura lieu avant huit jours et les événements seront dessinés. Italie se déclarant pour la France dans le revers, sa position sera plus grande et plus respectée meme vis-à-vis de la Prusse.

434

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II

(A C R, Carteggi V. E. II, b. 33)

T. Parigi, 9 agosto 1870, ore 21,20 (per. ore 23,45).

Idée médiation armée (1) sauver territoire français vient de Nigra (2). Elle est absurde. Il faut ne pas connaitre la France. Ministère est renversé. Pays se lève avec ses immenses ressources. Perte subie est une leçon dont on profitera. Je

n. -424.

comprends que V. M. ne puisse faire avec ses Ministres actuels une autre politique que celle qu'ils font. Je soutiens qu'on ne se rend pas compte de l'effet qu'aurait produit alliance immédiate. Quant envoi de troupes on l'aurait fait quand elles etaient pretes.

(1) -Cfr. n. 431. (2) -L'idée ne m'appartient pas. Elle me fut communiquée dans une forme moins absolue par M. Visconti Venosta. [Annotazione marginale autografa del Nigra]. Cfr. n. 438; ma anche'
435

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

T. RISERVATO. :Firenze, 9 agosto 1870, ore l.

Minghetti est prié de faire confidentiellement ouvertures pour proposition de médiation. Vous pouvez le moment venu faire officiellement les décil.arations indiquées dans mon télégramme à Minghetti (1).

436

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1248. Firenze, 9 agosto 1870, ore 1 ,15.

Les propositions de M. Witzthum pour une entente de neutralité ne pourraient, à notre point de vue, avoir de suite pratique que si les autres puissances neutres et surtout l'Angleterre et la Russie s'y associaient. Nous avons la conviction d'avoir par notre attitude vis-à-vis de l'Autriche efficacement contribué à la localisation du confiit. Les résultats dissiperont les soupçons qu'une situation aussi troublée peut faire naitre sur les intentions de chacun. Nous persistons invariabJ.ement dans notre ligne de conduite antérieure, et si une entente générale entre les neutres est réellement impossible, nous ne nous laisserons entrainer par aucune tendance particulière étrangère à nos intérets. C'est à Londres surtout que nous continuons à chercher à concerter une entente, dont nous ne pensons pas que la Prusse ait à se plaindre.

437

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'ONOREVOLE MINGHETTI, A LONDRA

T. RISERVATO. Firenze, 9 agosto 1870, ore 1,15.

Nigra télégraphie: (Vedi telegramma Nigra dell'8/8/70 -serie ordinaria

n. 2764) (2). Veuillez sans retard dire à Granville que nous croyons le moment venu pour l'Angleterre et pour l'Italie d'épargner de grands maux à l'Europe. Nous désirons vivement que l'Angleterre propose une médiation et pour notre part nous en acceptons d'avance les conditions telles qu'elle les posera, comptant qu'elle veut autant que nous l'intégrité territoriale de la France. Libres de tout engagement, nous pouvons d'autant mieux déclarer à l'Angleterre que toutes nos forces seraient acquises à cette médiation. Cadorna est autorisé à s'associer à cette démarche sitòt qu'? vous aurez pressenti les vues du Gouvernement britannique (3).

(1) -Cfr. n. 437 (2) -Cfr. n. 424. (3) -Cfr. n. 435.
438

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA (Ed. parzialmente in NIGRA, p. 20)

T. 1249 Firenze, 9 agosto 1870, ore 1,30. Nous agissons à Londres pour qu'une médiation ait lieu avec des conditions

comprenant l'intégrité territoriale de la France. • Votre dernière dépeche (1) me donne l'impression qu'il n'y a pas autre chose à faire. •

439

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL PRIMO AIUTANTE DI CAMPO DEL PRINCIPE DI PIEMONTE, CUGIA

T. RISERVATO. Firenze, 9 agosto 1870, ore 9,45.

Nigra mande (1) que parti républicain s'agite à Paris. A un nouvel échec des armes françaises tout est à craindre déchéance de l'Empereur, république et le reste.

Merci de votre télégramme (2). Nous sommes d'accord. Nous ne pouvons rien faire sans deux conditions: que les circonstances permettent encore action réellement utile pour ne pas ajouter inutilement d'autres malheurs à ceux qui sont déjà arrivés, et que nous soyons garantis du còté de l'Autriche meme contre un passage à travers son territoire des troupes allemandes.

440

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

T. 1250. Firenze, 9 agosto 1870, ore 12,50. Déclarez immédiatement à Lord Granville que nous acceptons volontiers la proposition (3) de consentir à une obligation réciproque de ne rien faire soit touchant la neutralité soit pour une action sans avoir échangé les vues et avoir tàché de se mettre d'accord. Tous nos bons offices sont acquis à ce qu'il fera

pour étendre cet accord à d'autres puissances. Faites part de ce télégramme à Minghetti.

441

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM (Ed. in Iniziative neutralistiche, pp. 78-79)

T. RISERVATO. Firenze, 9 agosto 1870, ore 13,20.

Déclarez au * Comte de * Beust que les échanges de vues auxquels les derniers événements ont donné lieu entre nos deux gouvernements nous ont confir

més dans la conviction que l'Autriche et l'Italie, unies par une amitié que rien ne peut troubler, ne cesseront pas de s'entendre pour leurs intér~ts communs, et que surtout les bons offices de l'Autriche dans la question romaine, dont nous attendons en temps et lieu la continuation, nous inspirent une véritable gratitude. Dites à Beust que dans l'état des 'cho,ses nous jugerions très utile et avantageuse une entente avec l'Angleterre dans le sens de nous communiquer nos vues et de tàcher de nous concerter avant de prendre de résolutions quelconques.

(1) -Cfr. n. 424. (2) -Cfr. n. 442. (3) -Cfr. nn. 425 e 426.
442

IL PRIMO AIUTANTE DI CAMPO DEL PRINCIPE DI PIEMONTE, CUGIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. P. RISERVATO. Monza, 9 agosto 1870, ore 0,40 (per. ore 2,35).

Si je n'écoutais que le sentiment et peut ~tre la conviction de faire de la bonne politique, je répondrais affirmativement (1). Mais le pays est-il en condition morale d'apprécier ,l'un et l'autre? Je crois la campagne presque perdue pour la France; mais elle reprendra sa puissance et ne nous pardonnera pas de l'avoir abandonnée dans ces moments de détresse. On pourrait faire entendre à l'Empereur que, dans l'état de l'armée et du pays, le secours que nous pourrions lui donner serait trop faible et peut ~tre trop tardif, en vue des d~gers intérieurs que nous pourrions courir en suivant nos sentiments de sympathie et de reconnaissance, surtout si l'Autriche s'unissait à la Prusse.

443

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2769. Londra, 9 agosto, 1870, ore 1,15 (per. ore 8,10).

Lord Granville vient de me dire que le Cabinet anglais consent à faire un accord pour neutralité sur les bases indiquées dans mon dernier télégramme (2). J'attends vos délibérations et instructions.

444

L'ONOREVOLE MINGHETTI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO URGENTE. Londra, 9 agosto 1870, ore 19,14 (per. ore 22,15).

Votre acceptation de la proposition du Gouvernement britannique envoyée hier par Cadorna et par moi peut servir comme introduction au projet d'entente pour une médiation future. J'ai rendez-vous demain matin avec Gladstone, plus tard avec Granville. Je voulais partir demain soir mais j'attendrai avant vos ordres.

(1) -Cfr. n. 419. (2) -Cfr. n. 426.
445

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T 2775. Londra, 9 agosto 1870, ore 21,34 (per. ore 10,20 del 10).

J'ai communiqué immédiatement à Lord Granville votre acceptation de l'accord pour neutralité (1). Il reste à fixer la forme dans une entrevue demain.

446

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 214. Vienna, 9 agosto 1870 (per. il12).

Questa mane il telegrafo trasmetteva in extenso l'articolo del Giornale Ufficiale dell'Impero Francese (2a Edizione) di jeri (2), ove è cenno dei rapporti di quel paese coi diversi Gabinetti d'Europa e, segnatamente, delle dimostrazioni ultra simpatiche dell'Austria e dell'Italia. La ,lettura di quella rivista produsse presso la Cancelleria dell'Impero sfavorevole impressiqne e tutto mi porta a credere, secondo quanto ho telegrafato un'ora fa a V. E. (3), che le assicuranze insidiose del Gabinetto delle Tuileries saranno quanto prima smentite; tratterebbesi soltanto di cadere d'accordo sulla formola e sul carattere da dare alla confutazione.

L'opinione pubblica in grande maggioranza dominata dall'elemento nazionale tedesco, reso vieppiù gagliardo e baldanzoso per le recenti vittorie Prussiane, vedrebbe al certo di mal occhio passare inosservate le insinuazioni del Governo Francese e raddoppierebbe senza dubbio l'opposizione che per mezzo della stampa non <Cessa dì fare a quello.

A disimpegno soltanto del mio dovere, ho l'onore di informarla che in un rapporto giunto quest'oggi, l'addetto Militare Austriaco a Parigi riassume le forze Francesi attualmente disponibili a 250.000 uomini e ne dipinge lo stato morale abbastanza depresso: le risorse della Francia sono immense, egli dice, ma la mancanza di fiducia nei ,capi e la spaventosa celerità delle manovre Prussiane sgomentano oltremodo l'esercito.

Queste notizie insi-eme agli apprezzamenti del principe di Metternich fanno considerare qui la causa dell'Imperatore Napoleone, se non perduta, almeno altamente compromessa.

447

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 620. Berlino, 9 agosto 1870 (per. il 14).

Il m'a paru important de bien établir, sans tard-er, quel était notre point de vue au sujet de la proposition du Comte de Vitzthum, concernant une entente

pour la neutralité. Il m'a mème sembìé opportun de donner, à M. de Thile, lecture confidentielle du télégramme de V. E., en date d'aujourd'hui, l h.[eure] 55 du matin (1), télégramme qui m'a été remis à 11 h.[eures] avant midi.

Le Secrétaire d'Etat m'en a beaucoup remercié, et s'est montré satisfait de cette communication. Il croyait que la semaine ne se passerait pas sans une grande bataille rangée.

J'ai l'honneur d'accuser réception de la dépèche que V. E. a bien voulu m'adresser le 1er de ce mois, N. 166, Série Politique (2), et des documents diplomatiques N. 456 et du 470 au 480.

(1) Cfr. n. 440.

(2) Cfr. Archives Dip!omatiqt~es 1871-72, l, n. 301, pp. 325-327.

(3) Con tel. 2773 del 9, ore 17 ,30, per. ore 20,30, non pubblicato.

448

L'ONOREVOLE MINGHETTI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV)

L. P. Londra, 9 agosto 1870.

Gli avvenimenti si sono precipitati così fattamente in questi ultimi giorni e in modo così lontano dalle previsioni, che era assai difficile n seguirli eproporzionarvi la nostra azione, anche sussidiati dalla corrispondenza telegrafica. Quando io venni lo scopo precipuo era di trovare qui l'appoggio che valesse a respingere le pressioni che potevano venirci da Parigi e da Vienna. Questol scopo oggi è venuto meno; ma il mezzo cioè l'obbligazione contratta di comunicarsi le proprie idee, e di fare ogni opera per mettersi d'accordo può servire anche ad altri fini più opportuni. Fino dal primo gi01rno che vidi Granville lo trovai ben disposto ad intendersi, salvo sempre a conservare la propria libertà per la deliberazione finale. Ma in quel momento si vedeva chiaro che la battaglia vinta dai Prussiani lo teneva fortemente perplesso. Ieri poi l'impressione era quella che telegrafai (3), anche più scura e più disastrosa. Quando io gli esposi la proposta che Malaret ti faceva, alzò le spalle come uno che dicesse: tutto questo non ha più possibilità né motivo. Nondimeno mi parve che fosse sempre utile il prendere qualche impegno, utile rispetto ad eventualità future, utile anche per noi rispetto all'interno. Quando risulterà dai documenti che noi in sostanza non avevamo contratto obbligazioni con altre potenze fuovchè coll'Inghilterra io credo che l'opinione pubblica in Italia ne rimarrà sommamente soddisfatta; e non potrà che apprOIVare il Governo. Io credetti bene di mantenere questa considerazione a Lord Granville, poichè tanto egli che il Gladstone sono veri amici nostri. Quanto all'idea della mediazione io la credo prematura; ma è certo che dopo l'accettazione del progetto (che hai comunicata col telegrafo d'oggi a Cadorna) (4) diventa possibile intavolare qualche pratica. Ripeto che a me pare un'idea prematura, ma sarebbe già molto se si pr;tessero indurre quei signori a promettere che non faranno una proposta di mediazione senza di qualche guisa associarci a !oro, o per star anche più sulle generali, che ci tratteranno (ricordi la frase

dei trattati di commercio?) come la nazione più favorita. Ma prima arriveranno i telegrammi che la presente. Ad ogni modo se il risultato della mia venuta è ·che i vincoli fra noi e l'Inghilterra siansi stretti alquanto di più, è già un risultato buono. Certo Gladstone e Granville pensano di più a noi. Non può tacersi che il Cadorna fu penoso. Dapprima s'era insospettito e spifferò una filatessa di querele che aveva fatto anche con te (1). Io guardando al fine e non altro, cercai di calmarlo, e vi riuscii cosi bene che dopo ha preso le cose a furia, e mentre non era andato da Granville in quindici giorni, ora si mette avanti a soverchio, Comunque, io gli lascio sempre tutto ciò che può soddisfarlo, e penso che la cosa dee finire presto: se no, non ci si reggerebbe. Buon uo1mo del resto, e avrà questo vantaggio che non passerà di una linea le tue istruzioni, quando io sia partito.

Addio caro Emilio. Arrivederci a presto e allora più largamente ti spiegherò

quel che oggi ho appena abbozzato.

(1) -Cfr. n. 436. (2) -Non pubblicata, in cui Blanc comunicava di aver ricevuto i rapporti del de Launay dal n. 602 al 605, con tracce di essere stati aperti durante il viaggio. (3) -Cfr. n. 425. (4) -Cfr. n. 440.
449

L'ONOREVOLE PERUZZI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (A VV, mazzo 10, fase. P)

L. P. RISERVATA. Bagni di S. Gervais (Savoia), 9 agosto 1870. Leggo nella Perseveranza arrivatami ora che il Governo deve smettere di far la politica estera e buttarsi all'interna, dopo i rovesci delle armi francesi ed in presenza dei pericoli cui va esposto l'Impero. Io sono' ben lungi dall'avere questa opinione e credo che anzi i rovesci della Francia sieno un'occasione dolorosa ma opportunissima per darci più che mai alla politica estera. Ed ecco il perchè. Il nostro lato debole in Francia è l'essere tanto poco amati dalla nazione quanto lo fummo e lo siamo dalla Dinastia; ed ora mi par venuta un'occasione per la quale possiamo sperare di trarre dalla nostra i Francesi e farli persuasi di questa grande verità: che se l'Italia divisa era quasi sempre in caso di guerra un argomento di trepidazione per la Francia, l'Italia unita è uno Stato sicuro che potrà ess·erle alleato o.. no, ma non le sarà mai nemico. Questo mi pare il momento di mutare con quella rapidità colla quale mutano i francesi la pubblica opinione a nostro riguardo: fedeltà scrupolosa rispetto al territorio romano quantunque ora ci sarebbe facile il muoverei ed un avviamento schietto all'alleanza deHcatamente manifestato nel momento meno felice per la Francia ne parrebbero due fatti che non sarebbero inutili nell'avvenire per le nostre relazioni con la Francia, questo io credo più che i suggerimenti di Leggi nazionali in Italia atti ad assicurarci anche nel caso di caduta dell'Impero. Siamo per la Francia intiera e

non per un partito, quello che le furono la Danimarca, la Sassonia ed io credo che qualunque sia la Dinastia o il Governo che vi impera poco avremo a temere,

-o almeno molto meno che quello che altrimenti avremmo a temere. D'altronde oramai il partito italiano d'opposizione al Governo essendo acquistato alla Prussia, sia esso nero o rosso (a parer mio), il Governo Francese sarà al nostro partito indifferente o favorevole secondo la disposizione della pubblica opinione francese. E se queste fossero buone per l'Italia, neppure la Repubblica francese

ne farebbe temere per la monarchia italiana. Forse queste sono idee politiche inspirate dai luoghi ove sono da più giorni, ben capaci d'esaltare la immaginazione. Comunque sia così ho avuto almeno un'occasione di trattenermi un poco teco e di confermarmi affettuosamente.

(1) -Cfr. p. 245, nota 3.
450

VITTORIO EMANUELE II AL CONTE VIMERCATI (A C R, Carteggi V. E. II, b. 33)

T. Firenze, 10 agosto 1870, ore 18,50. Je crois que vous n'avez pas compris l'idée de médiation (1), ce n'est pas à présent qu'on pourrait la proposer à l'Empereur ce ne indique que dans le cas d'autres revers qui menaceraient avenir de l'Empire que ·cela pourrait se faire. L'idée d'alliance immédiate avec la France est sublime, mais il faudrait

etre en état de pouvoir la faire immédiatement et d'une manière qui fiì.t utile à la France. Ayons foi dans un avenir que j'espère prochain.

451

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II (A C R, Carteggi V. E. II, b. 33)

T. Parigi, 10 agosto 1870, ore 9,55 (per. ore 14). Prie V. M. faire observer à Visconti Venosta que proposition par puissances, faite actuellement pour conserver intégrité territoire Français équivaudrait à déchéance Empire. Empereur après les derniers échecs refuserait nécessairement. La France entière ·en serait blessée. Le refus d'alliance immédiate avec la France, et neutralité armée n'offrent à l'Italie camme perspective qu'une lutte fratricide pour défendre frontière Pontificale et une dépense pour armement sans autre compensation que de provoquer l'aigreur de la France et la compassion dédaigneuse de la Prusse. Les revers subis par la France ne font qu'animer son courage. Elle est loin d'etre battue. Nous pronc:mcer pour Elle dans un moment

de malheur serait généreux, et moi libre de ma personne, partirais promptement pour l'armée Française.

452

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

T. 1251. Firenze, 10 agosto 1870, ore 1,10. Communiquez ce qui suit à M. Minghetti que je prie de rester à Londres encore quelque jours: Nous attachons très grande importance à notre engagement avec l'Angleterre pour nous entendre sur toute résolution à prendre. Ne négligez aucune occasion de cons01lider et de donner suite à cet engagement, meme si l'Angleterre n'adoptait pas, à notre grand regret, l'idée d'une médiation

collective. On attend la grande bataille qui parait devoir se donner devant Metz. Quel qu'en soit le résultat, une intervention diplomatique de l'Europe

semble indiquée par la situation, et dans ce cas, comme en présence de l'éventualité de nouvelles pressions françaises, l'entente avec l'Angleterre nous est indispensable.

(1) Cfr. n. 451.

453

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM (Ed. in Iniziative neutralistiche p. 79)

T. RISERVATO. Firenze, 10 agosto 1870, ore 13,10. Restez à Vi-enne jusqu'au mclment prochain où un Ministre y sera accrédité. Vous pouvez ensuite repartir pour Carlsruhe, sans craindre d'y avoir une situation fausse. Nous appelons deux classes; nous faisons les préparatifs nécessaires pour protéger "'énergiquement"' l'ordre et la sécurité du pays. Nous sommes sur le

point. de conclure avec l'Angleterre un engagement de nous concerter sur toutes les résolutions * à prendre *.

454

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A BERLINO, DE LAUNAY, E A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA

T. 1252. Firenze, 10 agosto 1870, ore 13,30. Nous appelons deux classes pour protéger énergiquement au besoin ordre et sécurité du pays. Les mesures révolutionnaires et le contrecoup de ce qui peut se passer à Paris rendent des précautions nécessaires. Nous sommes sur

le point de conclure avec l'Angleterre un engagement de nous concerter sur toutes les résolutions à prendre.

455

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA

T. 1253. Firenze, 10 agosto 1870, ore 17. Sans faire démarche formelle tàchez de pressentir immédiatement si après la bataille qu'on attend et quel qu'en soit le résultat la Russie serait disposée à se joindre à l'Italie, à l'Angleterre et aux neutres pour une médiation ayant pour but de mettre fin à la guerre.

456

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM

T. RISERVATO. Firenze, 10 agosto 1870, ore 17. Concertez avec Curtopassi une ou plusieurs dépeches publiables sur les

dispositions que l'Autriche nous a montrées relativement à la neutralité et à la question romaine.

457

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA (Ed. in NIGRA, p. 20)

T. RISERVATO. Firenze, 10 agosto 1870, ore 17. No1us appelons deux classes pour maintenir ordre et sécurité du pays. Malaret parait comprendre que, malgré toute notre bonne volonté, nous ne sommes pas en mesure de donner à la France un concours utile dans des circonstances si pressantes. Cialdini lui-meme doute qu'en un mois nous puissions

envoyer en France un corps de ,cent mille hommes. * Les derniers embarquements des troupes françaises à Civitavecchia n'auront pas Jieu avant samedi prochain. *

458

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1254. Firenze, 10 agosto 1870, ore 17,10. Tachez de m'envoyer quelques dépeches à présenter au Parlement sur les

dispositions de la Prusse dans la question romaine et en général sur le respect qu'elle a gardé envers notre neutralité.

459

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI

T. 1255. Firenze, 10 agosto 1870, ore 17,15. Ministre de Bavière est venu me dire que son Gouvernement apprécic l'attitude de l'Italie qui est de nature à diminuer les maux et la àurée de la guerre. J'ai pris acte avec satisfaction de cette déclaration. Nous appelons deux

classes pour maintien qrdre intérieur. C'est une précaution nécessaire pour le contre-coup que pourrait avoir l'agitation révolutionnaire à Paris.

460

IL CONTE KULCZYCKI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC (A C S R, Carte Visconti Venosta, pacco VI, fase. 25)

T. Terni, 10 agosto 1870, ore 12,20 (per. ore 14,15).

Pape reçu autographe Roi Guillaume assurerait protection prussienne. Pape dit Prusse sera notre salut.

461

L'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Vienna, 10 agosto 1870, ore 18,50 (per. ore 20,35).

J'ai fait à Beust déclaration dans le sens indiqué par vous (1). Il m'a lu une dépèche pour Vitzthum, partie ce matin, dans laqu€lle Beust constate que l'en

tente entre l'Autriche et l'Italie est maintenue en principe, bien que les circon

stances actuelles ne permettent de rien stipuler.

Il m'a dit qu'il est déjà en pourparlers avec l'Angleterre pour accord avec neutres. Beust n'en espère pas grande chose; mais il nous engage à en faire autant.

Après mure réflexion il a renoncé à faire démentir article du Journal offìciel français (1). Il m'a dit que cela ne vaut pas la peine d'etre relevé, et qu'il serait peu genereux de le faire en ce moment, mais il me revient de très bonne source qu'il a cédé aux instances et aux menaces de l'Ambassadeur de France.

Beust est très découragé des nouvelles de Paris. Il a dit que c'est le com

mencement de la fin.

Ici on n'a pas décommandé les armements, mais on les désavoue. Rien n'est

décidé encore, mais le parti de la guerre perd de plus en plus du terrain.

Veuillez me faire connaitre quels sont nos rapports actuels avec la Prusse (2).

(1) Cfr. n. 441.

462

L'ONOREVOLE MINGHETTI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Londra, 10 agosto 1870, ore 15,51 (per. ore 3 dell'11).

Gladstone juge médiation prématurée. Sur la question romaine, il est parfaitement d'accord avec nous. Ambassadeur de Prusse ayant interpellé Lord Granville sur l'attitude Angleterre par rapport à alliance conclue entre Italie et France, celui-ci lui a nettement déclaré engagements pris entre Italie et Angleterre (3). Les deux Ministres anglais vont ensemble demain à la campagne. Je les accompagnerai et de là je continuerai mon voyage pour Douvres. Je serai à Paris dans la journée de vendredi.

463

L'ONOREVOLE MINGHETTI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV)

L. P. Londra, 10 agosto 1870.

Questa è la terza lettera che ti scrivo di qui. Domenica 7 (4), martedì 9 (5) e oggi. La seconda è stata impostata a Parigi.

L'impressione profonda e direi quasi desolata che era qui martedì circa la futura eventualità di Parigi (impressione che io ti riprodussi in un telegramma) (6) mi pare abbia fatto luogo a un poco più di calma. Tale mi sembra oggi il sentimento di Gladstone e di Granville, non scevro però da presentimenti gravi. Gladstone era d'avviso che la mediazione fosse un'idea ancora precoce. Io non ho creduto d'insistere: sqltanto ho avvertito che se l'Inghilterra credeva di fare

un passo ora o poi, noi saremmo stati contenti di associarci ad essa. Nessun dubbio parmi che l'Inghilterra possa voler cosa che abbassi o umili la Francia: in questo momento mi sembra preoccupata della soverchia fortuna e grandezza della Prussia. Gladstqne naturalmente non prese impegni, nè per questa parte è esso che propone, ma Granville. Però avendogli io espresso che sempre ed ora più che mai, noi desideravamo che in qualunque azione o conferenza l'Ralia non fosse esclusa, mi ha risposto che a dò metterebbe ogni suo impegno: se non avvenisse, tenete bene per certo che non sarà nostra colpa.

La frase è un po' elastica, ma il tono era veramente benevolo e desideroso, e non mi parv~ di dover anche insistere sopra eventualità non immediate. Mentre stavamo conversando entrò Lord Granville il quale mi narrò la interpellanza di Bernstorf, e la sua risposta. Mi parve molto content01 di essere stato in grado di farla. In sostanza la posizione mi par buona. Noi non abbiamo impegnato in alcuna guisa le nostre decisioni finali, nè la nostra libertà di azione, e nello stesso tempo abbiamo un punto d'appoggio solido e giustificato.

Leggi di grazia la corrispondenza da Vienna inserita nel Times d'oggi. È cosa importantissima, e mi si assicura da buona fonte ·che sia stata inspirata da Andrassy stesso. Ha fatto in Londra l'na impressione profonda, e quindi credo che qui si sia contentissimi della tua pronta accettazione che ieri sera il Cadorna comunicò (1). Rispetto a Roma, Gladstone è persuaso che non tarderà a risollevarsi questa questione. Egli è pienamente d'accordo con noi. È inutile che io ti ripet~ per filo e per segno la sua conversazione. Non usare la violenza; al mometl:i.o opportuno rivendicare pei romani diritti civili e politici dall'autocrazia clericale.

Dovevo vedere Granville stasera, ma egli mi ha detto invece di accompagnarlo domani sera a Wallace Castle ove va insieme a Gladstone. Questi bravi signori inglesi finita la sessione vanno in ·campagna, caschi il mondo.

Ho esitato il primo giorno a gettare le lettere alla posta per timore che fossero aperte a Parigi. Ma ho pensato che farse deciofrano anche i dispacci e che in sostanza nelle nostre trattative non v'ha per la Francia se non benevolenza e riguardo. Ora sarebbe inutile fermarsi. A la grace de Dieu!

(1) -Cfr. n. 446. (2) -Cfr. n. 492, p. 331.

(3) Cfr. Granville a Lyons, 10 agosto, in Franco-Prussian War n. 1 (1870). Further Correspondence, cit., n. 119, p. 96; Archives Diplomatiques 1871-72, I, n. 315, pp. 343-344. E cfr. anche, in questa nostra collana dei Documenti Diplomatici Italiani, serie II, vol. I, n. 344.

(4) -Cfr. n. 415. (5) -Cfr. n. 448. (6) -Cfr. n. 425.
464

IL CONTE KULCZYCKI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC

L. P. 28. Terni, 10 agosto 1870.

J'ai eu l'honneur de vous adresser ce matin un télégramme (2), qui, je l'espère, vous sera parvenu. Si vous croyez qu'il serait préférable de vous télégraphier en chiffres s' il y a des nouvelles importantes, veuillez me faire arranger un alphabet quelconque; si vous trouvez que c'est superftu, ne vous donnez point la peine de me répondre à ce sujet, car je sais combien vous étes occupé. Tous les télégrammes ici qui ont un sens politique sont remis au sous-préfet, et c'est à vous à juger s'il doit ou non ètre informé des nouvelles que je vous transmets. Quant à moi, je suis tout à fait désinteressé et indifférent dans cette question.

On m'écrit de Rome que le baron d'Arnim est revenu avant-hier à Rome

cle Berlin; à peine descendu au palais Caffarelli il a sur-le-champ passé son

uniforme et s'est rendu chez le Pape pour lui remettre la réponse autographe

du roi Guillaume. Puis dans la meme journée il a eu une seconde audience du

Pape, chose tout à fait exceptionnelle, car les représentants des puissances étran

gères n'ont jamais deux audiences en un jour. M. d'Arnim aurait eu ensuite un

long entretien avec le cardinal Antonelli; puis il se serait rendu successivement

chez monseigneur Randi, gouverneur de Rome, chez monseigneur Negroni,

ministre de l'intérieur, et chez le général Kanzler, ministre des armes, pour leur

communiquer des assurances encourageantes et des instructions.

La personne qui m'écrit les détails ci-dessus n'était pas de service avant-hier

ni hier au Vatican, et n'a pas vu de ses yeux le baron d'Arnim. Les détails en

question lui ont été donnés par des prélats de la Cour.

Il faut cependant attendre la confirmation de ces faits, puisqu'il s'agit de

faits dénotant une ingérance directe de la Prusse dans les affaires de Rome et

que tout cela est d'une importance majeure.

C'est pour cela que je ne vous ai point télégraphié, Monsieur le Ministre,

la nouvelle du retour et des deux audiences de M. d'Arnim. Je ne vous ai

transmis par télégraphe que ce qu'on m'a annoncé d'une manière positive et

péremptoire: c'est le fait mème de la réception par le Pape d'une lettre auto

graphe du Roi de Prusse en réponse à celle de S. S. Le Pape, qui a coutume

de dire tout devant sa Cour (c'est comme cela que nous apprenons la plupart

des ,choses que nous savons), a été très-réservé avant-hier et hier au sujet de

cette lettre. Il s'est cdntenté de dire: «Pare proprio provvidenziale che la salute

della Santa Sede deggia nei momenti di maggior pericolo venire là donde meno

sarebbe da aspettarsi, anzi, da chi avrebbe da credersi suo nemico».

Comme tout ce que j'ai l'honneur de vous rapporter est très-exact et trèsauthentique, je n'ai pas besoin d'insister sur l'importance de ces détails et de cette citation textuelle.

On continue à tirer la nuit sur les sentinelles à Rome. Un garibaldien habillé en pretre se serait approché d'une sentinelle et lui aurait tiré un coup de revolver. Une émeute se préparerait pour le 15 aout.

Le général Dumont a voulu en J)artant faire conduire prisonnier à Rome le colone! Serra, commandant du fort Saint-Ange, qui avait fait abaisser trop tòt le drapeau français et l'avait fait jeter dans un grenier.

La brigade qui occupait Viterbe est partie avant-hier à bord de la Seine. Il n'est à Civitavecchia que quelques soldats du train, quelques officiers du génie et de l'administration et 50 chevaux, qui partiront bientot.

P. S. -Le voyage du baron d'Arnim à Capréra décrit par l'Univers est une fable absurde.

J'ai reçu une Iettre de Lobo, qui m'annonce qu'il vient d'etre nommé à Londres. Il a demandé un congé de trois mois. Il fait des vreux pour que l'Italie ne sorte pas de la voie de modération qu'elle s'est tracée à l'égard de Rome et qu'elle s'unisse à la France, moralement ou activement, je ne sais.

(1) -Cfr. n. 445. (2) -Cfr. n. 460.
465

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA

T. 1256. Firenze, 11 agosto 1870, ore 12,25.

L'ambassadeur de Prusse à Londres ayant interpellé Lord Granville sur l'attitude de l'Angleterre par rapport à la prétendue alliance conclue entre la France et l'Italie, celui-ci a annoncé, pour toute réponse que l'Italie et l'Angleterre s'étaient engagées réciproquement à se concerter sur les résolutions à prendre (1). C'est le résultat d'efforts (2) qui ont commencé par une proposition que j'ai faite au Ministre d'Angleterre le 12 juillet (3).

466

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

D. 167. Firenze, 11 agosto 1870.

Dal rapporto che V. S. mi ha diretto il 22 luglio (R. 599 di questa serie) (4) ho rilevato con piacere che il Gabinetto di Berlino, informato della risposta da me fatta al Cavaliere di Wesdehlen, si era facilmente lasciato convincere che i Ministri del Re presso le Corti Germaniche del Sud non si erano dipartiti da quella assoluta riserva che loro era prescritta in tutto ciò che concerneva le relazioni di quei Governi colla Confederazione del Nord. Le acconcie parole colle quali Ella ha confermatq ciò che in proposito io aveva detto al signor Wesdehlen hanno cionondimeno contribuito a mettere in chiaro questo affare togliendo di mezzo ogni equivoco.

Il linguaggio dei RR. Rappresentanti presso le Corti del Sud non potendo essere stato diverso da quello da essi adoperato nei loro rapporti col Ministero, io potei dare al signor Wesdehlen e ripetere a Lei le assicurazioni le più esplicite nel senso di escludere assolutamente la verità delle accuse di cui la condotta di quei diplomatici era fatta segno. Volli però interpellarli in proposito, e sebbene questo incidente possa considerarsi come terminato, reputo conveniente trasmetterle qui unito copia della risposta del Ministro Migliorati (5) e del Conte Greppi (6), dalle quali risulta come le voci sparse sul loro contegno fossero realmente prive di ogni fondamento.

467

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI

D. 118. Firenze, 11 agosto 1870.

Il Barone di Kiibeck venne a dirmi che negli scorsi giorni aveva letto in alcuni giornali italiani notizie relative a pretesi armamenti che l'Austria apparecchiava in Tirolo. Sebbene io non gliene avessi fatto cmmo, egli aveva tele

grafato al suo Governo, sembrandogli utile che quelle voci fossero apertamente smentite. Ciò parevagli conforme allo stato attuale dei buoni rapporti esistenti fra l'Italia e la Monarchia Austro-Ungarica, nonchè al desiderio del Governo! Imperiale di mantenersi in cordiali relazioni coll'Italia. S. E. il Conte di Beust gli rispose per autorizzarlo a dichiarare che la notizia di movimenti militari nel Tirolo era assolutamente falsa, e che i lavori ad alcune fortificazioni non somo che la continuazione di opere già intraprese e non interrotte.

Ho ringraziato il di Kiibeck delle dichiarazioni che egli era autorizzato a farmi, e del pensiero che lo aveva spinto a chiedere spontaneamente al suo Governo tali istruzioni.

(1) -Cfr. n. 462. (2) -Cfr. n. 107. (3) -Analogo telegramma venne inviato in pari data anche a Berlino col n. 1257. (4) -Cfr. n. 251. (5) -Cfr. n. 373. (6) -Non pubblicata.
468

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY (AVV, mazzo 13, fase. 9/9)

L. P. Firenze, 11 agosto 1870. La ringrazio delle sue lettere particolari e dei suoi dispacci. Animato com'Ella fu sempre da una profonda convinzione, comprendo come Ella attendesse con inquietudine le decisioni del Governo. Io non so se, in questi ultimi tempi, Ella abbia passato un tempo sufficiente in Italia per poter apprezzare il complesso difficilissimo di circostanze nel quale mi sono trovato e mi trovo e che basterebbe a spiegarle talune apparenze di cui Ella non ha potuto a meno di vivamente preoccuparsi. Ma in una situazione cosi colmplicata come era per noi la presente, io non ho avuto che una sola pretesa che è che la nostra condotta fosse giudicata dai suoi risultati definitivi. Spero di aver condotto con prudenza gli affari del Paese, nan prendendo impegni se non coll'Inghilterra, b~ona posizione, io credo, per un paese .come il nostro in simili circostanze, che gli assicura di non essere isolato e gli lascia la sua libertà d'azione. Forse il momento in cui le scrivo una grande battaglia si combatte dinanzi a Metz. Da essa dipende la sorte dell'Impero, e forse una nuova fase storica per tutta l'Europa. Se l'esercito francese vince la battaglia, allora comincierà una situazione nuova per la quale l'Europa sarà chiamata ad avvisare. Se la sorte delle armi accorda ai Prussiani un'altra vittoria, l'Impero è perduto. La Francia non potrà continuare seriamente la lotta, ma la repubblica potrebbe organizzare la difesa di Parigi. No'.n ho bisogno di dirle quale sarebbe per tutti il pericolo di questo evento. Allora l'Europa potrebbe far udire la sua voce, pro1porre la sua mediazione. Non so quali saranno le intenzioni della Prussia dopo la vittoria. Ma la moderazione sarà allora la sola buona politica, dirò anzi la sola ponitica che potrà essere accettata dall'Europa e che potrà produrre una pace e non una tregua da cui uscirà più o meno presto una guerra veramente europea. Oramai nulla, io credo, nemmeno una vittoria francese a Metz, può impedire alla Germania di fare ciò che essa dice essere il solo suo scopo, di organizzarsi nei suoi

confini com'essa meglio crede. Ma, di'altra parte, la Germania deve appagarsi di questo diritto per la difesa del quale ha preso le armi. Se la Germania vitto

riosa minacciasse, nelle condizio.ni della pace il principio dell'integrità del territorio francese, essa farebbe sorgere per tutti una grave questione di equilibrio europeo. So che in Germania, anche da uomini di Stato, si parla dell'Alsazia e della Lorena. Sarebbe questo un pasto d'odio fra la Francia e la Germania e il germe di coalizioni europee, perchè l'Europa non potrebbe assistere con indifferenza allo smembramento della Francia e si sentirebbe tutta minacciata dallo spirito invadente di una Germania la quale non si saprebbe bene dove comincia e dove finisce. Non sarebbe più la Germania moderna sotto l'egemonia della Prussia, ma una evocazione del Sacro Romano Impero, una santa alleanza a due della Prussia e dell~ Russia. Ella avrà osservato il mutamento che si fece nello spirito pubblico in Italia. Prima delle vittorie prussiane si sarebbe detto che il Governo era Francese e il paese prussiano. Ora invece l'opinione del paese si è grandemente modificata, esso è inquietd, si sente impegnato in una certa solidarietà delle razze latine, vede l'equilibrio europeo rotto, teme che le vittorie prussiane abbiano in sé il germe di futuri pericoli per l'Italia, e riannodino la tradizione delle antiche invasioni germaniche, vede il Sacro Impero a Trento e a Trieste, pensa che il Mincio fu dichiarato un fiume tedesco. Non credo inutile di darle queste indicazioni per ben determinare che se l'Italia non può trovarsi in Germania in contraddizione con questi stessi principii che presiedettero

alla sua costituzione nazionale, essa però si sentirebbe minacciata coll'intera Europa dall'abuso della vittoria.

Ieri l'altro il Conte Brassier de S. Simon ha veduto. il Re ed ebbe con me

una lunga conferenza. Ecco in poche parole quali furono le sue dichiarazioni.

Il Governo prussiano desidera e rispetta un'Italia forte e indipendente, ma certo

se l'Italia si ponesse contro la Prussia userebbe dei mezzi che la guerra e le

ostilità giustificand. Quanto alle voci sparse d'un protettorato prussiano a Roma

ostile all'Italia, il Conte Bismarck gli aveva detto congedandolo: se gli Italiani

vogliono andare a Roma non sarà la Prussia che lo impedirà loro.

Io risposi al Conte Brassier che veramente, in altre circostanze, avrei pcltuto con documenti, con dati, e con prove dissipare i sospetti del suo Governo, ma che, dopo le vittorie prussiane, credevo le giustificazioni al di sotto) della dignità del mio paese e della mia. Noi avevamo seguito la politica dichiarata dinnanzi alle Camere e la Prussia non ce ne poteva chiedere un'altra. Quanto ai nostri riguardi verso la Francia, a un sentimento di rispetto per le sue sventure, ero liet~ di parlarne ·con un uomo che nel 59 quando i reggimenti francesi scendevano il Cenisio, si trovava a Torino. Ho parlato, alla mia volta, al Conte Brassier dei nostri sospetti, degli intrighi che si attribuivano in Italia ad agenti prussiani per porsi d'accordo coi Comitati mazziniani e Garibaldini e sollevarci degli imbarazzi incoraggiando i tentativi demagogici. Il Ministro di Prussia ha negato ed io gli credo, per quanto personalmente lo riguarda. Ma la cosa è diversa se si tratta d'agenti speciali mandati da Berlino e che si posero in rapporto con alcuni Capi di Comitati, se si tratta di certi Consoli prussiani in talune città e di alcuni fra i membri stessi della Legazione. Ho avutol io stesso in mano le prove pressochè assolute della complicità dello stesso Conte di Wesdehlen, durante l'assenza del Conte Brassier. Il Ministro dell'Interno non poté a meno d'informare il Re, il quale ne fu assai offeso. Ho\ creduto inutile, per

:~5 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

ora, di insistere su questo proposito con Brassier, solo gli dissi come non mi pareva fosse negli interessi della politica prussiana in Italia di fare della Prussia il candidato della demagogia e dei partiti estremi. In un paese come l'Italia il partitQ moderato e conservatore avrebbe avuto per lungo tempo ancora la preponderanza e l'influenza. Era un errore il creare, a poco a poco, una di quelle situazioni fatali che finiscono coll'imporsi a tutti e a costringere, per la necessità delle cose, l'onesta gente a convincersi, che le vittorie della Prussia tradotte in italiano significano rivoluzione e disordine.

Passiamo alla questione romana, la quale, nel caso sopratutto d'una nuova sconfitta delle armi francesi e di una rivoluzione a Parigi, può acquistare una importanza vitale ed urgente.

Il Conte Brassier mi fece, nel modo il più formale, le dichiarazioni che le ho riferite sopra. Nel tempo stesso è certo che, non so per quale intima fiducia i prelati romani si mostrarono in giubilo per le vittorie prussiane. Mi viene da una assai buona fonte che in risposta a qualche ufficio fatto dal Papa, il Re di Prussia avrebbegli scritto che se qualche potenza cattolica tedesca avesse offerto al Pontefice l'intervento delle sue truppe, egli come capo militare della Germania non vi si sarebbe opposto, e così pure, se qualche altra potenza avesse, durante la presente guerra, mandato le sue truppe. In questi termini, una simile dichiarazione lascia, presso a poco, il tempo che trova, benchè anche una indiretta solidarietà in progetti d'intervento non possa che produrre una cattiva impressione. II Conte Brassier mi disse che la lettera del Re al Santo Padre non era che una risposta cortese a una proposta di mediazione che questi gli aveva fatta, all'aprirsi della guerra (1). Ad ogni modo, io La prego porre in chiaro, a questo riguardo, per quanto le è possibile la verità delle cose. Ella desidera vivamente i buoni rapporti dell'Italia e della Prussia e certo che quaLche dichiarazione abbastanza esplicita ed ufficiale per togliere ogni dubbio e per stabilire che il Governo prussiano non ha alcuna abbiezione a che, il caso occorrendo, la questione romana abbia una soluzione conforme ai voti e agli interessi dei Romani e dell'Italia e tale da dare guarentigia all'indipendenza spirituale del Capo della Chiesa, qualche dichiarazione, dico, in questo senso sarebbe utilissima.

II Governo Prussiano ci ha più volte accusati della nostra so!Verchia deferenza per la Francia. Ora il vincolo che lega la libertà d'azione della politica italiana sta nella questione romana. Qual'era, qual'è, nella complicazione presente, il grande argomento contro la neutralità? Associati nella buona e nella cattiva fOII'tuna col popolo francese, le simpatie di questo renderanno possibile all'Italia un progresso nella questione romana, se rimanete in una neutralità di cui la Prussia vi terrà poco conto e che vi sarà rimproverata dalla Francia rimarrete, come dice Dante:

«A Dio spiacenti ed a' nemici sui», e colla Francia vincitrice senza di voi,

o vinta senza di voi, la questione di Roma diventa insolubile.

Ho accettato\, malgrado gli obblighi gravi che ci imponeva e la impopolarità della cosa, il ritorno alla Convenzione di Settembre, perchè non voleva assumere la responsabilità di lasciare nelle circostanze attuali, i francesi a Roma. E me

ne applaudo, perchè questi francesi potevano e possono diventare domani i soldati della repubblica, posdomani quelli di Enrico V. Qui non si tratta solo dell'imperatore o della politica dell'impero sulla questione romana. Una enclave, in mezzo allo Stato, aperta dal mare verso la Francia, .protettrice tradizionale della S. Sede costituirà in ogni caso, un vincolo contrario alla libertà d'azione dell'Italia. Noi non abbiamo ora nessun proposito deliberato d'agire nella questione romana. Noi eseguiamo e rispettiamo la Convenzione di Settembre. Ma vi è una eventualità della quale mi preoccupo. Se una nuova sconfitta francese, avesse per contracolpo la rivoluzione e la repubblica a Parigi quali ne sarebbero le conseguenze? Mazzini o Garibaldi potrebbero cercare di fare altrettanto a Roma. E può benissimo prevedersi che Roma possa essere il primo luogo a cui si estenda la propaganda repubblicana della Francia. Credo di averle espresso il mio pensiero sulle varie questioni. Non mi rimane che a darle qualche schiarimento sugli impegni da noi presi coll'Inghilterra. Già da qualche tempo avevo fatte delle aperture al Governo Ingl€se nel senso di dare alla politica delle potenze neutrali una qualche base di maggiore solidarietà negli interessi generali d'Europa, senza per questo legare la nostra libertà d'azione in modo assoluto. Il Governo Inglese ha dapprima molto esitato. Ma in questi ultimi giorni ritornò sulla nostra antica iniziativa e ci propose un accordo secondo il quale l'Italia e l'Inghilterra si impegnarono a non dipartirsi daUa loro attuale neutralità senza uno scambio d'idee e senza informarsi reciprocamente d'ogni cambiamento politico relativo alla loro neutralità. Noi abbiamo accettato, considerando questo primo accordo come una base per accordi futuri e per un'azio!ne comune, se possibile, fra le potenze neutre, nell'interesse generale deU'Europa, quando questa avesse a far udire la sua voce. Quale sia, agli occhi del Governo Italiano, lo scopo di questa azione, risulta dal}e dichiarazidni da noi fatte costantemente. Lo scopo di cogliere la prima occasione opportuna perchè abbia un termine la grande calamità della guerra presente, lo scopo di guarentire quelle ragioni generali dell'equilibrio europeo dalle quali l'Italia no'n vuole e non può disinteressarsi.

(1) Cfr. n. 525, allegati.

469

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2778. Londra, 11 agosto 1870, ore 9,30 (per. ore 14,20) (1).

Lord Granville considère l'Angleterre et l'Italie engagées réciproquement sur les bases de votre dépeche télégraphique d'hier (2). Il m'adressera une dépeche, à laquelle je répondrai en termes identiques si vous m'y autorisez. L'ambassadeur de Prusse l'a interrogé sur notre prétendue alliance avec la France: il a répondu qu'au contraire nous étions engagés avec l'Angleterre. Il a proposé le meme accord à la Russie et il m'avertira de la réponse.

(1) -11 tel. fu minutato dal Cadorna il 10 agosto. (2) -Cfr. n. 440.
470

L'ONOREVOLE MINGHETTI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Londra, 11 agosto 1870, ore 15,11 (per. ore 18,50).

Je crois que le Gouvernement anglais est très satisfait de l'engagement avec l'Italie, le regarde comme sérieux, l'appliquera avec loyauté en toute occasion. Je suis d'avis que l'Angleterre ira un peu lentement prendre initiative diplomatique médiation mais ne nous négligera pas. J'avais déjà accepté invitation de faire voyage avec Ministres. Je crois cela plus utile que de rester Londres (1). Ma présence Londres excite trop de défiances et de susceptibilités.

471

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (Ed. in TAVALLINI, I, p. 514)

T. 2782. Parigi, 11 agosto 1870, ore 17,50 (per. ore 21,35).

On s'attend à une bataille décisive d'un jour à l'autre, c'est la destinée de l'Empire qui s'y joue; en cas d'échec on croit que la Chambre proclamera la déchéance de l'Empereur. Aujourd'hui des bruits de pourparlers d'armistice échangés directement au camp ont couru à Paris. Aux Tuilieries on n'en sait rien. Le Maréchal Baraguay d'Hilliers a donné sa démission de Commandant de Paris.

472

IL MINISTRO A BRUXELLES, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 75/227. Bruxelles, 11 agosto 1870 (per. il 14).

Aucun membre du corps diplomatique ici n'avait été informé du récent

traité passé séparément par l'Angleterre avec la France et la Prusse pour

ajouter une nouvelle garantie solennelle aux déclarations cependant si formelles

de ces deux dernières puissances relativement à l'inviolabilité du territoire

Beige (2). Ce nouveau gage de sécurité est diì. entièrement à l'initiative de l'Angle

terre, et la dernière clause du traité portant que les engagements qu'il renferme

seront encore obligatoires pour les deux puissances belligérantes douze mois

après la signature de la paix, prouve la volonté bien arretée de la part de

l'Angleterre, qu'en aucun cas le territoire de la Belgique puisse servir d'appoint

aux arrangements pacifiques à intervenir après la fin de la guerre.

Le Pays aussi bien que le Gouvernement sont extrèmement reconnaissants

de cette sollicitude efficace de l'Angleterre pour l'intégrité de la Belgique,

et le ·Conseil communal de Bruxelles voulant à son tour en témoigner sa

gratitude remettra demain au Ministre d'Angleterre avec prière de la faire

parvenir à Londres, une adresse renfermant l'expression des sentiments Bruxellois (1).

Si la Belgique est complètement rassurée sur l'inviolabìlité de son territoire, elle commence par contre à éprouver de grandes inquiétudes au sujet des événements t'le Paris où l'on craint que le courant révolutionnaire ne prenne le dessus sur le sentiment patriotique. D'après certaines prévisions, une nouvelle défaite de l'armée française sous les murs de Metz pourrait facilement déterminer un soulèvement républicain à Paris, et alors il est impossible de savoir où un pareil mouvement s'arreterait. L'armée ici est excellente et animée des meilleurs sentiments; mais il y a dans les bassins houillers de Charleroi et du Bodnage des éléments de désordre en communication directe avec les meneurs de l'Internationale; et il serait à craindre qu'un appui et des encouragements venant de ce còté, n'infiuassent d'une manière fàcheuse sur l'esprit de ces populations, adonnées tout entières aux boissons alcooliques, toujours mécontentes, et par suite faciles à entrainer. Si ces prévisions qui ne sont encore qu'à l'état de vagues inquiétudes venaient à prendre un caractère plus alarmant, il est possible que le Gouvernement appellerait sous les armes le premier ban de la garde civique qui viendrait augmenter d'environ trente mille hommes les forces actives du Pays.

L'on attend avec une émotion .fiévreuse la nouvelle du choc formidable qui doit avoir lieu d'un moment à l'autre entre les deux belligérants. L'on croit que le temps d'arret qui s'est produit dans la marche de 1'armée Prussienne, vient de ce qu'elle attend encore l'arrivée du corps du Général Falkenstein devenu désormais inutile sur le littoral Prussien, pour attaquer les positions françaises avec des forces tellement écrasantes, que la victoire ne puisse etre douteuse. L'on dit aussi qu'avant de reprendre l'offensive, la Prusse tiendrait à étre fixée sur le caractère définitif des mouvements de Paris.

Dans la séance d'aujourd'hui la Chambre a élu pour son président à une majorité de 42 voix le Vicomte de Velain Xliii appartenant à l'extrème droite du parti catholique.

P. S. -Le Marquis Torrigiani auquel j'ai donné connaissance du télégramme d'aujourd'hui de V. E. (2) partira demain pour Berlin. Je ne puis que faire les plus grands éloges de ce jeune homme qui pendant le peu de temps qu'il est resté ici, a fait preuve de beaucoup de zèle et d'assiduité.

(1) Cfr. n. 452.

(2) Testo in (Blue Book), Belgium (1871), Treaty between Her Majesty and the Emperor of the French relative to the Indipendence and Neutrality of Belgium, signed at London, August 11th 1870; Treaty between Her Majesty and the King of Prussia relative to the Indipendence and Neutrality of Belgium, signed at London, August 9th 1870; Das Staatsarchiv, XIX, n. 4087, pp. 169-172; Archives Dip!omatiques 1871-72, I, nn. 307 e 316, pp. 331-332 e 344-346.

473

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 622. Berlino, 11 agosto 1870 (per. il 15).

Ensuite du télégramme de V. E. en date d'hier (3), je me suis empressé de cc·mmuniquer, à ce Département fédéral des Affaires Etrangères, notre décision

d'appeler deux nouvelles classes sous les drapeaux. J'ai indiqué les motifs de cette mesure. Ils ont été parfaitement appréciés, vu les conjonctures actuelles.

Dans un entretien précédent avec M. de Thile, je n'avais pas laissé ignorer que c'était à Londres surtout, que nous cherchions à concerter une entente. Il m'a été dit aujourd'hui, que les dernières nouvelles de Londres, portaient en effet que nos ouvertures y avaient reçu un accueil satisfaisant, et qu'il allait etre conclu un accord, qui certainement ne serait pas vu de mauvais reil à Berlin.

Les dépeches qui parvìennent de Copenhague sont rassurantes pour le maintien de la neutralité de cet Etat. Le Roi et son Cabinet se prononcent pour cette attitude, et l'opinion publique, sous le .caup des premiers succès de l'Allemagne contre la France, s'est calmée dans ses entrainements.

II m'a aussi été donnée la nouvelle, que le Pape avait écrit directement au Roi de Prusse, pour déplorer les calamités de la guerre et pour témoigner de ses bonnes dispositions, dans le cas où ses bons offices pourraient ètre utilisés dans un but de co)nciliation et de paix. Cette lettre était rédigée dans les termes les plus courtois et les plus amicaux. S. M. s'est empressée de remercier le St. Père de ses bonnes intentions, en relevant ce fait, parfaitement avéré, que la provocation venait du còté de la France (1).

(1) -Cfr. anche i ringraziamenti del barone di Beaulieu, ministro del Belgio a Londra, a Granville, 12 agosto in Fm'ther Correspondence respecting the War between France and Germany, cit., n. 4, pp. 4-5; Archives DipZomatiques 1871-72, I, n. 321, pp. 349-350. (2) -Non rinvenuto. (3) -Cfr. n. 454.
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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 623. Berlino, 11 agosto 1870 (per. il 15). Quoique l'armée allemande compte déjà au moins 16 corps d'armée, partagés entre le centre et les deux ailes, les renforts partent journellement. Du 4 au 12 de ce mois, 100/m hommes ont été expédiés par les chemins de fer; 70/m h<J!mmes de landwehr sont en outre destinés au service des forteresses. L'artillerie de siège a aussi été ac!leminée vers la France. Le mécanisme de l'organisation militaire est si parfait que la mobilisation, comme je l'avais mandé à V. E., devant etre terminée en 19 jours, du 15 juillet au 4 Aoùt, ce fut précisément à cette dernière date que le Prince Royal livrait le premier combat. Un chronomètre ne marche pas plus régulièrement. Le mouvement en avant continue vers la ligne de la Moselle, dernière p<J8ition où les français puissent défendre avec quelques chances les accès vers Paris. La ligne de la Meuse offre peu d'avantages pour la défensive, et, à partir de ce pQint jusqu'à la Seine, la contrée présente un terrain favorable pour un grand déploiement de troupes, nommément pour les 16 Divisions de cavalerie des Etats confédérés. Napoléon Ier, en 1814, y fit des efforts surhumains pour empecher la marche des alliés, mais il parvint à peine à retarder le résultat fina!. Tout porte à croire que Napoléon III aura le meme sort. On croit savoir ici que, en suite des trois succès remportés par l'armée allemande, à Saarbriick, à Weissenburg et à Worth, combats où plusieurs corps de l'armée française ont été si rudement entamés, le découragement commence à

gagner dans les rangs de cette dernière. L'armement en masse n'a rien qui doive inquiéter, sauf peut-ètre le Gouvernement actuel. Nous ne sommes plus dans

les temps de la république au siècle dernier ou du premier Empire. Les soldats ne s'improvisent plus aujourd'hui, ou, si on les impr()lvise, ils ne seront pas de taille à lutter contre le million de combattants disciplinés de l'Allemagne. La partie est désormais perdue pour la France, à moins d'un retour de fortune inespéré.

Je suis bien aise que nous nous mettions d'accord avec l'Angleterre, et d'avoir appris en meme temps ici que notre attitude commence à etre mieux jugée, du moment où il a été fait justice des fausses rumeurs, qu'une presse maladroite, ou mal informée, répandait sur notre compte. Grace à ces bruits, nous avions perdu beaucoup de terrain. Il faut nous appliquer à le regagner à Berlin, et aussi à Londres et à St. Pétersbourg. Je ne crois pas que ces deux Cabinets, ou l'un ou l'autre, se depechent d'offrir motu-proprio leurs bons offices. Je pense plutot qu'ils attendront d'etre appelés, et il est assez vraisemblable qu'ils le seront eux-seuls, sauf à réunir plus tard un .congrès où figureraient les autres Grandes Puissances. Il importe donc de nous ménager les meilleures relations non seulement avec l'Angleterre, mais aussi avec la Russie.

Les esprits les plus prévenus contre l'éventualité d'une victoire définitive de l'Allemague doivent aujourd'hui changer d'avis. On peut dès lors se demander déjà quelies seront les conditions du vainqueur. Sans admettre que le Comte de Bismarck ait accepté la guerre pou1· une idée, je crois cependant qu'il cherchera à faire préval~ir des vues modérées. Mais il aura à lutter contre le parti militaire, et surtout contre le Roi. Lors des événements de 1866, c'est lui qui avait, non sans peine, réussi à contenir l'élan. Sous ce rapport, la médiation de l'Angleterre et de la Russie pourrait, à un moment donné, lui paraitre très désirable, comme un contrepoids à des exigences qui dépasseraient le but.

J'ai appris aujourd'hui au Ministère des Affaires Etrangères que Strasbourg était cerné par les troupes allemandes.

(1) Cfr. n. 525, allegati.

475

L'INCARICATO D'AFFARI A LISBONA, PATELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE RISERVATISSIMO CIFRATO S. N.

Lisbona (Cintra), 11 agosto 1870 (per. il 26).

Les négociations pour la couronne d'Espagne ont été très-suivies dans les derniers jours, mais le Gouvernement espagnol fait des difficultés pour admettre condition sine qua non du Roi Don Fernand, c'est à dire que les grandes puissances ou au moins la France et l'Angleterre garantissent l'intégrité et l'indépendance du Portugal. Le Général Prim prétend que l'amour propre espagnol en serait blessé et que d'ailleurs dans l'état actuel des choses en Europe il n'est pas probable que les Puissances y consentiraient. S. M. veut aussi qu'il soit bien explicitement déclaré que les deux Couronnes ne pourront pas étre réunies sur la méme téte. Mais le Gouvernement Espagnol ne veut pas y consentir que si on y ajoute la phrase suivante: c: A moins que les deux peuples régulièrement consultés y consentent ». S. M. m'a dit que tout cela la met dans les plus grands embarras, car l'opinion publique en Portugal est à présent tout à fait favorable à l'acceptation, et le Due de Saldafiha veut

contraindre le Roi Don Fernand à accepter, meme sans aucune garantie, mais

S. M. n'a aucunement confiance en lui et a grande crainte que le Maréchal att des arrière-pensées dangereuses pour le Pays et pour la Dynastie. En meme temps S. M. ne se dissimule pas qne si la république était proclamée en Espagne, sa responsabilité serait immense, puisque ce serait fatai surtout pour le Portugal.

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IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 8, fase. 5-9/D)

L. P. Londra, 11 agosto 1870.

Approfitto della partenza dell'amico Minghetti per Firenze per farle pervenire questa lettera, insieme ai dispacci officiali che l'ho pregato di consegnarle. Non posso nasconderle il piacere vivissimo che ho provato al ricevere il di lei telegramma (1) che mi incaricava di dichiarare qui, che ella accettava il sistema, che, senza proporlo, io aveva qui provocato, senza vincolare lei in alcun modo. In sostanza questo sistema non è che una parte di quello stesso che ella aveva proposto col mezzo del Signor Paget (2), separata dalle altre, che avrebbero potuto, (contro la decisa intenzione di questo Governo) vincolare, in certi casi, la libertà d'azione, e resa, nella sua più limitata sfera, forse un po' più efficace. Questo sistema suppone l'intento di conservare la neutralità fino all'estremo limite del possibile, e conduce a due distinti risultati, cioè a dare al Governo un mezzo per sottrarsi alle pressioni, (di qualunque parte vengano) per farlol uscire, e per metterlo nella via di dover uscire, in certi determinati casi fin d'ora previsti, dalla neutralità; a stabilire un accordo tra l'Italia, e l'Inghilterra col concorso anche di altre Potenze, il quale assicuri all'Italia che essa sarà chiamata a prendere parte a quelle deliberazioni che le grandi potenze dovranno prendere o durante la guerra o dopo di essa. A questo fine è desiderabile, che al presente accordo prendano parte anche la Russia e l'Austria. E, dopo che la Russia vi avesse consentito, parmi che noi potremmo con ragione usare la nostra influenza coll'Austria, alla quale mancherebbe la causa, che la spingeva a premunirsi contro la Russia. Se poi si considera, che con ciò l'Italia sarebbe già entrata in un concerto colle grandi potenze; che l'Inghilterra appoggerebbe virilmente la nostra entrata anche in un Congresso; che noi già entrammo e nel Congresso di Parigi, in quello per gli affari di Londra, e nell'altro nel 1867 pel Lussemburgo, neL quaLe siamd concorsi a garantire la neutralità; che fin dal principio di questa guerra siamo concorsi coll'Inghilterra attivamente per impedirla, e che l'accordo che ora si stabilirebbe avrebbe avuto il suo principio dalla nostra iniziativa presso l'Inghilterra, a me pare impossibile che noi possiamo essere esclusi da un futuro Congresso, al quale saremmo anche chiamati dalle tendenze ·conservative di cui avremmo fatta prova.

Non v'ha poi dubbio, che, sebbene l'accordo ora preso coll'Inghilterra lasci intatta per l'avvenire anche la nostra libertà di decisione, e di azione, pure esso contiene in se medesimo il concettq di mantenere il più possibile la neu

tralità, di appoggiarci all'Inghilterra che la vuole più di tutti, onde sottrarci più facilmente a tutte le pressioni, e di non fare dei trattati a due in concetto affatto contrario a quello della neutralità. E questa è, a mio avviso, la significazione, ed è l'effettO! più importante della obbligazione ora assunta da noi coll'Inghilterra, la quale importanza si accresce dalla piega che han preso gli affari della guerra.

Minghetti mi ha parlato delle pressioni interne, ed estere che vi sono

a Firenze, e ciò mi ha maggiormente provato come talvolta avvenga che il cedere ad un generoso impulso possa essere la rovina di un paese. Voglia permettermi di esprimerle le mie impressioni a questo riguardo; posto qua in un'atmosfera veramente neutrale, forse esse possono avvicinarsi al vero più che non avvenga agli Italiani che si trovano in Francia, ed in Prussia, o che sono soggetti alle loro pressioni.

Per me un trattato a due coll'Austria voleva dire che l'Italia si dichiarava prQnta e disposta, ed obbligata ad entrare nei casi previsti, in guerra colla Prussia; che questi casi previsti erano posti in balia dell'Austria, ponendo noi a rimorchio della medesima, ed a servigio dei suoi particolari interessi colla Prussia, e colla Russia; e che noi, invece di mirare alla neutralità, miravamo alla guerra, e la desideravamo. Per convincersi di ciò basta il por mente che questo accordo a due si faceva apertamente sotto gli auspici e la pressione della Francia a Vienna, ed a Firenze; che per la rispettiva potenza politica, e militare, tra l'Austria e l'Italia, a questa non restava (dopo una convenzione) che di fare, ciò che l'Austria avrebbe voluto, e che l'Austria col solo suo fatto dello armarsi (fatto che noi nan potremmo impedire) poteva provocare il caso previsto dall'alleanza a due, cioè poteva provocare l'uscita della Russia dalla neutralità ed obbligare noi ad entrare in una guerra grande e terribile, e fare di noi il tizzone di una conflagrazione europea. In verità io non posso co;mprendere come un paese qualsivoglia possa accettare una tale posizione.

Che ciò poi potesse farsi dall'Italia mi pareva persino incredibile. Comprendo bene, che nel casO! di una conflagrazione europea da lei non provocata l'Italia non potrebbe rimanere sola fuori della lotta; ma che l'Italia concorra a provocare una tale conflagrazione non mi pare immaginabile. Io sono fra quelli che più sentono il debito di rico,noscenza che l'Italia ha verso la Francia; ma non credo che alcun Paese possa mai avere l'obbligo di pagare un tale debito compromettendo i suoi più grandi, e vitali interessi, né parmi che un Governo possa mai assumersi una così grande responsabilità.

Ora è per me evidente, che, allo stata attuale delle cose l'Italia non solo non ha alcun interesse a mischiarsi in una guerra, ma che anzi tutti i suoi più grandi interessi le impongono la necessità di evitare per quanto le sia possibile la guerra. Dopo che abbiamo conquistato la nostra nazionalità non sarà certo né la questione di Roma, né l'acquista del Tirolo, che possano giustificare la guerra per parte nostra, quando anche fossimo certi di ottenere uno scioglimento favorevole su questi due soggetti.

Ma per altra parte, quali non sarebbero invece gli interessi che l'Italia comprometterebbe facendo una guerra unicamente per un sentimento cavalleresco? Nati appena ieri, colle finanze rovinate, con partiti, e disturbi nel paese, in mezzo alla elaborazione interna di tutti gli elementi costitutivi del Paese, che esistono in diritto, ma che non esistono ·Che in parte nel fatto, una guerra sarebbe al presente per l'Italia la più grande di tutte le sventure, perchè essa metterebbe a repentaglio tutte le sue conquiste, e coonprometterebbe la sua stessa esistenza. Che se in tali circostanze noi non possiamo pagare a tale prezzo un debito di riconoscenza nessuno, e meno d'altri la storia, potrà imputarcelo a colpa.

So benissimo le difficoltà che talvolta in tali condizioni di cose il Governo incontra in certi sentimenti molto autorevoli, e generosi, ma ho sempre visto, che, allorquando egli lealmente, e francamente si rifiuta di assumere di tali responsabilità, quelle difficoltà cessano e si mantiene il funzionamento delle istituzioni costituzionali. Ed avviene appunto in tali casi così che chi per sentimento generoso muoveva quelle difficoltà, posto nella necessità di assumerne in qualche modo la responsabilità personalmente, cessa dal mantenerle, e lascia la responsabilità a chi costituzionalmente la deve avere.

Dopo di ciò Ella potrà conoscere con quale piacere io vegga il Governo camminare su questa strada, e fare tutto ciò che può contribuire a mantenerlo nella neutralità.

Ieri Lord Granville mi disse pure confidenzialmente che anche il Signor Marchese Lavallette lo aveva interpellato su quanto l'Italia proponeva, e faceva sia per mezzo mio, sia per mezzo del signor Minghetti che era stato mandato qui, mostrandosene inquieto. Lord Granville mi confessò che questa interpellazione lo aveva alquanto imbarazzato, e mi disse che non gli era parso o;pportuno di dire anche al Marchese Lavallette l'accordo che ora si era fatto tra l'Italia e l'Inghilterra; soggiunse che se ne era cavato dicendo che Minghetti era venuto qui pel figlio di sua moglie (1), e che i discorsi che egli aveva potuto tenere con lui erano unicamente la conseguenza delle relazioni amichevoli, che fra loro esistevano; e che ad ogni modo l'Italia non aveva cambiato, per quanto gli risultava, la sua condizio)ne assunta fin dal principio di potenza neutrale.

Io dissi a Lord Granville, che anche a me pareva conveniente che non tenesse discorso degli accordi presi finchè altre Potenze, come sperava, e desiderava, vi fossero accedute.

Le chieggo scusa della libertà che mi sono presa di dirle ultroneamente, e con molta schiettezza le mie impressioni, no)n è che io presuma delle mie opinioni, né della loro influenza, la quale so bene quanto poca debba essere; ma avendo pur preso qualche parte alle cose del nostro Paese, ed appartenendo al Parlamento mi parve di sdebitarmi di un obbligo di cojscienza.

(1) -Cfr. n. 440. (2) -Cfr. n. 465.
477

VITTORIO EMANUELE II AL CONTE VIMERCATI (A C R, Carteggi V. E. II, b. 33)

T. Firenze, 12 agosto 1870, ore 9,20.

C'est mieux que vous soyez à l'armée car ainsi j'espère que vous me donnerez nouvelles précises des choses. J'ai appelé tout ce que j'avais de bons soldats sous les armes pour le moment, dix huit j'aurai trois cents mille hommes.

Mardi Parlement sera reuni et immédiatement projrogé. Nous avons immenses difficultés nous procurer chevaux nécessaires. Vous souhaite bonne chance.

(1) Paolo di Camporeale.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

T. 1258. Firenze, 12 agosto 1870, ore 13,15.

Nous acceptons le projet de note de Lord Granville (1). Veuillez y répondre dans les termes suivants:

«Le Gouvernement de S. M. le Roi se félicite de l'acceptation que le Gouvernement de S. M. Britannique veut bien lui notifier des propositions que nous avons faites dès le commencement de la guerre engagée entre la France et la Prusse pour établir entre l'Angleterre et l'Italie, et s'il est possible avec les autres Puissances neutres, un engagement de se concerter entre elles avant de prendre des résolutions quelconques relatives à la conservation de leur neutralité. Le Gouvernement du Roi considère donc comme entendu et convenu que les parties contractantes du présent accord ne pourront se départir de leur neutralité sans un échange d'idées mutue! et sans s'informer réciproquement de tout changement politique relatif à leur neutralité. La présente communication et celle du Ministre des Affaires Etrangères de la Reine en date du... constituent l'engagement formel pris entre les deux Go.luvernements ».

479

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

T. 1259. Firenze, 12 agosto 1870, ore 13,30.

Le traité de 1839 pour neutralité beige a été signé par cinq grandes puissances. Il nous semble qu'en raison de notre participation au Traité relatif au Luxembourg, l'Angleterre devrait nous inviter à signer le nouveau traité de neutralité belge avec les autres signataires du Traité de 1839 que je suppose ~tre invités à signer ce nouveau Traité. Faites auprès de Lord Granville démarche confidentielle à cet égard.

480

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A MADRID, CERRUTI, E A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI

T. 1260. Firenze, 12 agosto 1870, ore 13,45.

Tachez si vous pouvez de m'envoyer immédiatement un rapport qui puisse ètre présenté au Parlement sur les dispositions de (Espagne/Bavière) à l'égard de la question romaine surtout depuis le concile.

(1) -Cfr. n. 482. (2) -In NIGRA, il tel. è datato 13 agosto, giorno in cui sarebbe stato concluso l'accordo itala-inglese.
481

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A BERLINO, DE LAUNAY, A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, E A STOCCARDA, GREPPI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A CARLSRUHE, CANTAGALLI

T. 1261. Firenze, 12 agosto 1870, ore 14. Ne négligez aucun moyen de faire constater par les journaux que le langage fàcheux de la Perseveranza qui produit mauvais effet en Allemagne, est abso

lument un fait isolé et individuel et que non seulement le Gouvernement mais les autres organes de l'opinio)n publique sont dans un tout autre esprit.

482

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2783. Londra, 12 agosto 1870, ore 1,20 (per. ore 9,55) Lord Granville m'a communiqué confidentiellement le projet de note relative à neutralité que je lui ai restitué sans observations me paraissant conforme aux intelligences prises. Veuillez me dire si après la réception de la dite note en forme officielle vous m'autorisez à accepter au nom du Gouvernement du Roi la proposition qu'elle ,contient. Vu l'urgence, le télégraphe est le seui moyen sur de vous la communiquer. La traduction exacte du projet est la suivante: « Monsieur le Ministre. Le Gouvernement de S. M. la Reine ayant reçu à plusieurs reprises avec grande satisfaction par l'entremise de M. le Ministre d'Angleterre à Florence les assurances du Gouvernement de S. M. le Roi d'Italie de son désir de maintenir une stricte neutralité dans la guerre qui malheureusement existe entre la France et la Prusse, et meme de sa disposition à entrer dans des pourparlers avec ce pays pour le maintien de la neutralité de tous les deux, ces assurances ont été répétées par vous. Dans les conversations que j'ai eu l'honneur d'avoir avec vous, je vous ai expliqué, M. le Chevalier, ainsi que le Ministre d'Angleterre à Florence avait aussi expliqué à M. le Chevalier Venosta, les raisons qui poussaient le Gouvernement britannique à considérer qu'il ne serait pas expédient pour les puissances neutres, en tout cas dans le moment actuel, d'entrer dans un engagement commun pour le maintien de la neutralité, mais à l'exception de cela le Gouvernement britannique est tout à fait disposé, et meme il considère comme très-désirable de se mettre d'accord avec les autres puissances neutres, spécialement avec l'Italie, afin qu'aucune des parties ,contractant cet engagement ne puisse se départir de sa neutralité sans un échange d'idées, et sans s'informer mutuellement de tout changement de politique relativement à leur neutralité. Je dois donc vous demander de porter ceci à la connaissance de votre Gouvernement dont l'acceptation de la proposition par votre entremise, dans la meme forme qu'elle vous est faite constituera l'enga

gement entre les deux pays sans la nécessité de le régistrer dans aucun autre acte plus forme!».

483

L'ONOREVOLE MINGHETTI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Parigi, 12 agosto 1870. ore 23 (per. ore 9 del 13).

Hier au soir dans une longue conversation avec Granville j'ai développé toutes vos instructions sur médiation; il a reçu avec heaucoup de plaisir cette ouverture et j'ai constaté que nous avions parfaite conformité vues idées intérets. Je viens de en prévenir Cadorna pour sa gouverne (1); je suis persuadé que si l'on agit avec habileté votre but sera obtenu. Je crois pouvoir etre à Florence lundi matin.

484

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

URGENTE RISERVATA. Firenze, 12 agosto 1870 (per. H 13).

Con riferimento alla mia nota di jeri (2), responsiva a quella dell'E. V. del 10 corrente n. 51 riservata Registro Grecia (2), mi pregio di comunicarle, trascrivendola qui in appresso, una lettera testè pervenutami dal Signor Prefetto di Napoli, relativa appunto ai maneggi di cui Ricciotti Garibaldi ed altri del partito sovversivo si starebbero ora occupando a Corfù.

c Da persona che io credo bene informata mi è stato riferito che tal Dell'Isola, notissimo repubblicano di Torino, ·abbia negli scorsi giorni ricevuto da Ricciotti Garibaldi una lettera da Corfù, in data del 27 p. p. con la quale questi gli fa sapere che egli e certi Bevacqua, padre e ,figlio di Catanzaro, avrebbero formato una legione di 400 garibaldini e spererebbero tra pochi giorni di tentare con essa uno sbarco sul litorale napoletano, di a·ccordo con gli agitatori italiani di Malta, i quali avrebbero promesso di fare altrettanto».

Comunicando questa notizia alla E. V. affi.nchè ne abbia intelligenza, le !.Oggiungo che non ho mancato d'informarne 11 Questore locale, ed i Sotto Prefetti di Castellammare di Stabia e di Pozzuoli raccomandando loro la massima vigilanza nel tenimento di propria ·giurisdizione.

485

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 624. Berlino, 12 agosto 1870 (per. H 16).

La rapidité avec laquelle Ies armées prussiennes se rapprochent de Paris ouvre un nouvel horizon à maintes questions. Il règne une anxiété fiévreuse. Il est néanmoins une circonstance bien faite pour étonner: c'est l'étonnement meme de l'Europe. Et je dois à ce sujet me féliciter d'avoir toujours

fait pressentir au Gouvernement du Roi l'avenir vers lequel nous marchons à grands pas.

Je ne veux point m'occuper ici de certaines questions, celles entre autres de l'Espagne et du Danema·rck, qui subiraie111t le contre-coup d'un triomphe de l'Allemagne sur la politique de la France Impériale: mais il en est une qui touche à l'existence meme de l'Italie, la question de Rome.

Dans mes rapports j'ai toujours représenté de la manière suivante l'attitude du Cabinet de Berlin. A ses yeux, la question était purement religieuse: il voyait des avantages à ne pas s'immiscer, et beaucoup d'inconvénients à intervenir. Ses rapports avec le clergé catholique et ses sujets de la mème confession n'avaient été, de longue date altérés par aucun dissentiment. Il ne pouvait certa·inement pas déplorer, dans la prévision de ce qui arrive aujourd'hui, que l'Empereur Napoléon eut des embarras à Rome. En somme, son attitude était celle de l'abstention, et elle n'a changé, ni en présenee des faits de 1867, ni devant le ConcHe et l'infaillibilité papale. Il était toutefois évident que le Cabinet de Berlin n'aurait plus envisagé les choses au mème point de vue, le jour où un conflit armé entre l'Italie et la France aurait mis en danger l'intégrité àe notre Royaume. Le Comte de Bismarck a eu l'occasion de se prononcer à ce sujet, quand il a dit que, si l'Italie n'avait pas existé, il aurait fallu l'Lnven.ter, car elle constitue un élément d'équilibre et elle est une alliée naturelle de la Prusse.

Nous entrons maintenant dans une nouvelle phase. Quelle serait à Rome l'influence d'une France vaincue par l'Allemagne? Quel poids auraicnt les intérèts catholiques français dans un congrès?

On ne saurait exactement le défìnir à l'avance, d'autant plus que le canon n'a pas encore dit son dernier mot. Mais il est permis de dire que, dans la situation aetuelle, les paroles du Comte de Cavour sur l'accord avec la France pour résoudre la question de Rome, ne sauraient ètre prises à la lettre.

Dans un entretien que j'ai eu à l'instant avec le Secrétaire d'Etat, j'ai sondé le terrain sur les intentions du Cabinet Royal à ce sujet. S. E. M. de Thile m'a dit que le Cabinet de Berlin n'entendait point changer sa ligne de conduite à l'égard de Rome: son programme est toujours celui de l'abstention. J'enrégistre cette simple réponse, car elle prouverait que S. E. le Comte de Bismarck, qui depuis l'ouverture des hostilités se trouve au quartier général de l'armée, n'a point donné accès aux soupçons qui se sont fait jour dans la presse allemande, lorsque l'évacuation de Rome a été représentée comme le prix de concessions faites par nous à la France, et non comme le résultat d'une mesure, fa·cile à prévoir, imposée à l'Empereur Napoléon par ses p:ropres convenances.

(1) -Cfr. n. 495. (2) -Non pubblicata.
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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 625. Berlino, 12 agosto 1870 (per. il 16).

V. E. sait que le Cabinet de Berlin s'est appliqué à maintenir avec l'Italie les meilleurs rapports. Les faits ont été d'accord avec les paroles. Je me réfère

à ma correspondance durant les différentes phases que nous avons traversées depui:s mon retour à ce poste, en Avril 1867.

De mon còté, je n'ai rien négligé dans le meme but, et ma tache a été fadlitée par les instructions de V. E. et de ses prédécesseurs, non moins que par la déférence et la sympathie que j'ai toujours rencontrées, pour la cause italienne, chez le Comte de Bismarck et chez M. de Thile, les fidèles interprètes de la volonté souveraine.

Prévoyant le cas d'une guerre entre nos anciens alliés et tenant, par esprit de loyauté, à ne pas induire en erreur sur notre attitude dans cette éventualité, je n'avais jamais hésité à m'exprimer ainsi en maintes circonstances: l'Italie, dans son travail de réol."lganisation intérieure, dans l'état surtout de ses finances, aspirait au maintien de la paix et, partant, si un conflit éclatait, à le voir localisé entre l'Allemagne et la France.

Le Chancelier iédéral, je puis le certifier, n'a jamais demandé notre appui matériel, tellement il était convaincu que la grande majorité de notre Pays serait peu favorable à une alliance anti-prussienne. Ce serait à nous, disait-il, d'aviser, le cas échéant d'un conflit sur le Rhin, s'il nous conviendrait de garder une attitude expectante.

Je l'a·i rappelé à S. E. dans un entretien que j'ai eu avec Elle le 16 Juillet (dépeche n. 592) (1). Elle a convenu de la chose, tout en me disant que nous saurions comprendre ses .regrets que nous ne soyons pas appelés à combattre une fois encore ensemble, pour une cause qui, tout bien envisagé, était aussi la nòtre.

Depuis lors, il a circulé sur notre attitude des bruits, dont il faut rechercher l'origine dans le jeu des partis et en dehors des cercles officiels, car le langage de V. E. à la Chambre, et dans les télégrammes n'a jamais varié sur notre conduite, s'inspirant du vif désir de voir le conflit se restreindre entre les deux belligérants.

Ainsi que M. de Thile me l'a assuré aujourd'hui encore, on ne demande pas davantage de nous et des autres Puissances neutres. Le Cabinet de Berlin ne sera certes pas celui qui nous créera une difficulté, un embarras quelconque, dans l'accomplissement de notre tache.

En terminant cet entretien, j'ai lu au Se·crétaire d'Etat le passage suivant d'une lettre qui m'avait été adressée, le 15 Février 1869 (dé'peche N° 347), par le Comte de Bismarck, en réponse à une communication que j'avais faite d'une dépeche de M. le Comte Menabrea, constatant l'accord entre les deux Gouvernements au sujet du différend entre la Turquie et la Grèce.

« S. M., en me témoignant sa haute satisfaction de cet accord, s'est plu à y reconnaitre l'effet de l'identité des intérets qui dominent la politique de la Prusse et de l'ltalie et un ,gage de l'harmonie qui leur est inctiquée, autant par les relations d'amitié qui unissent les deux Souverains, que par l'analogie des tradi:tions historiques et des aspirations politiques des deux nations, allemande f!t. italienne ~

J'ai émis l'espoir que ces paroles conservaient toujours leur entière valeur.

M. de Thile m'a répondu qu'il n'y avait pas à en douter, quand on connaissait le caractère inébranlable du Comte de Bismarck.

J'ajouterai que, plus d'une fois, le Chancelier fédéral, tout en réservant son juge.ment sur la conduite de la 'guerre de 1866 en Italie, s'est plu à rendre justice à la manière fidèle dont nous avions rempli nos engagements, et à la parfaite loyauté du Général de La Marmora. Ci-joint une lettre particulière pour V. E. (1).

(1) Cfr. n. 185.

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. Berlino, 12 agosto 1870.

Voici les deux dépeches ostensibles (2) que vous m'avez demandées par votre télégramme du 10 courant (3). J'aurais pu déjà les rédiger hier, mais je tenais à voir préalablement M. de Thile, que je n'ai pu visiter qu'aujourd'hui.

J'espère qu'elles sont de nature à etre publiées, et je tiendrais meme beaucoup à ce qu'elles le fussent, pour mieux accentuer notre attitude vis-à-v.is de la Prusse et réciproquement.

J'ai du laisser de còté bien de considérations, celles-ci entre autres: La

question de Rome s'est modifiée par suite à l'évacuation des troupes françaises,

et elle changera complètement de face si, comme tout porte à le croire, les

Allemands triomphent sur la France. Si le Cabinet de Berlin n'aura plus alors

à ménager la politique de l'Empereur Napoléon, qui sera lui-meme délaissé

par le parti clér.ical, il sera peut-etre tenu à se rattacher l'élément catholique

français, en usant de certains égards envers le Pape. Une des conséquences

inévitables de ·cette guerre sera d'un1fiquer davantage l'Allemagne sous l'hégé

monie prussienne. Les rangs des catholiques dans le Nord seront fortifiés par

leurs corréligionaires, beaucoup plus ardents, du Midi. Ceux-ci ne manqueront

pas d'exercer ici une certaine pression, dont bon gré mal gré il faudra tenir

quelque compte, surtout si nous faisions fausse route en nous écartant d'une

neutralité la plus stricte entre les belligérants et meme si nous usions de pro

cédés violents ou révolutionnaires vis-à-vis du St. Siège.

Comme j'y fais allusion dans une de mes dépeches de ce jour, la déclarat:ion

du Comte de Cavour, de n'aller à Rome que dans un commun accord avec la

France, n'est plus de mise aujourd'hui. Sous l'empire de nouvelles circonstances,

il faut un autre programme. Le mieux sans doute serait une dénonciation ae

la Convention de Septembre et une ·entente directe avec le Pape, pour donner

à cette affaire un véritable caractère de question intérieure et la soustraire

ainsi aux influences étrangères. Mais si un arrangement sur cette base était

reconnu imposs1ble, il y aurait peut-etre le moyen détourné d'un Congrés, où

la voix de la France aurait perdu de son autorité. Le Pape, pour sortir lui

aussi de graves embarras, finira peut-etre par consentir à faire un appel à

l'aréopage européen. Il convient donc de prédisposer les puissances en notre faveur, en faisant bonne garde aux frontières romaines, et en dispersant au ·bésoin les bandes révolutionnaires qui voudraient y faire irruption.

Mettons une sourdine au langage très peu neutre d'une partie de notre presse réputée, à tort ou à raison, pour avoir un caractère officieux. Que les Sénateurs et les députés modèrent leur verve. Quelques uns d'entre eux, par les triomphes passagers qu'ils recueillent à la tribune, contribuent à leur insu à donner de fausses et ·compromettentes apparences à notre politique. La circonspection est plus que jamais de mise. Comment le Général Cialdini s'est-il laissé entraìner à prononcer un discours (1), qui lui ferme presque la porte du Ministère, à moins que nous voulions nous brouiller avec l'Allemagne? Il a marché sur les memes traces que le Général de La Marmora. C'était une faute. Commenta-t-'il pu invoquer des ar·guments surannés ·comme ceux-ci que c'est une doctrine allemande qu'il faut défendre le Rhin sur le Mincio, que le quadrilatère est nécessaire à la défense de l'Allemagne? Les événements de 1866 ont fait justice de ces raisonnements, et d'ailleurs ces positions sont entre nos mains, et, si nous ne savons pas les ga:rder, autant vaut renoncer à etre une grande nation. Dans une de mes dépeches précitées, j'étais très tenté de rappeler ce que j'écrivais, en voie particulière, le 5 Avril 1869 au Comte Menabrea: «En cas de lutte les chances, ou je me trompe fort, sont pour la Prusse, meme de prime abord, et certainement en définitive... Gardons-nous bien d'estimer au dessous de leur valeur la Prusse et l'Allemagne. La France en 1866 avait basé ses ·Calculs sur l'infériorité de la Prusse v1s-à-vis de l'Autriche. Ses calculs ont été déjoués par les événements. Je ne voudrais pas nous voir tomber dans la meme faute, en nous exagérant les ressources de la France ~. Le cceur me saigne pour le Roi et le Pays, en pensant que la question de Rome, notre fatale tunique de Nessus, nous a peut-etre empechés de prendre dès le début une position plus nette encore vis-à-vis de la Prusse. Le mirage de la France, occupant jusqu'à •ces derniers temps Civita.vecchia, mirage contre lequel j'ai toujours combattu avec l'expérience que j'avais acquise des choses et des hommes de ce Pays, ne nous a pas permis de procéder à la manière la plus désiraible. Il aurait fallu, tout en restant comme nous le faisions, en dehors du conflit, engager strictement notre neutralité vis-à-vis de la Prusse, avec promesse formelle de n'en jama:is sortir à son détrÌIIIlent. Cela eut mieux valu qu'une attitude expectante, mal expliquée par nos journaux. Nous jouions presque à coup sur,

car les chances de succès, au moins 2 ·Contre l, étaient de son còté. Nous avions toutes les probabilités pour une révendication de Nice. Nous avons manqué le coche. Nous ne le rattrapperons pas.

J'ai donné connaissance aujourd'hui à M. de Thile du télégramme de V. E. du 11 aout (2), en le mettant en garde contre les bruits qui circulaient sur notre compte ·et dont la ,fausseté était si bien démontrée par le télégramme. Il m'a à son tour donné lecture d'une dépeche télégraphique expédiée, à la meme date, p<~r le Comte BraiSsier de St. Simon. Ce diplomate disait, en substance, qu'il avait vu S. M., V. E. et quelques uns de vos collègues, et qu'il avait acquis la

26 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

conviction que, pour le moment, il n'y avait pas d'inquiétude à avoir sur une participation de l'Italie en faveur de la France.

Je veux croire que ce pour le moment est un lapsus calamri, car si quelqu'un comme l'Empereur Napoléon se jette par la fenetre, il ne saurait trouver des imitateurs. Au reste, M. de Thile se montrait parfaitement satisfait de l'entente entre l'Italie et l'Angleterre.

(1) -Cfr. n. 487. (2) -Cfr. nn. 485 e 486. (3) -Cfr. n. 458. (1) -Al Senato, il 3 agosto. (2) -Cfr. p. 307, nota 3.
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L'ONOREVOLE BONFADINI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 10, fase. D)

L. P. Parigi, 12 agosto 1870. La furia degli avvenimenti è stata così rapida e l'attenzione così soggiogata dalle notizie del campo, che finora non ho avuto agio di scriverti intorno a ciò che mi ~iguarda. Appena arrivato qui, ho dovuto convincermi, ,e Nigra me lo ha confermato in modo perentorio, che di poter seguire in qualsiasi qualità autorizzata le fazioni militari non v'era assolutamente possibilità. Non avrei potuto altro che 'Seguire, come la ma,ggior parte dei corrispondenti 'Parigini, la marcia di qualche reggimento, di cui si conosce 'Personalmente il ·colonnello, domandando qua e là le notizie agli ufficiali e ai sott'ufficiali sbanda•ti; a rischio di farsi far prigioniero e ·considerare come spia dalle pattuglie di cavalleria prussiana; il che, a parte il divertimento, sarebbe assai poco conveniente per un membro del Parlamento di un paese neutrale. Non ho quindi neanche tentato, e non tenterò, finchè le cose sono in questo stato, di recarmi nel Belgio, dove, oltrechè le difficoltà sarebbero identiche, mancherebbe l'osservazione dei fatti politici, che ormai accennano a 'Pigliare uguale, se non maggior importanza dei fatti militari; e intorno ai quali mi sono sforzato di darti subito, e per lettera e per corrispondenza, quelle impressioni e quelle notizie, che ritraeva e dalla mia propria osservazione e dalle informazioni di persone serie, e che diverrebbero certamente più svariate E" numerose, se il mio soggiorno qui dovesse prolungarsi a quest'uopo. Intanto non ho trascurato, nei '!JOchi ,giorni che mi trovo a Parigi, di avvicinare n mondo dei giornali e dei ,giornalisti, i quali acquistano na.turalmente in queste circostanze quella maggiore importanza che loro viene dalla sete infrenabile di pubblicità e dall'abbassamento dell'autorità del governo. Ho parlato con scrittori di varie opinioni, della Révue, della France, del Constitutionnel, del Siècle, dei Débats, dell'Opinion Nationale, e in questi prossimi giorni continuerò la propaganda coi redattori del Temps, della Liberté, del Gaulois e colla redazicme francese del Times. In generale posso accorgermi che la benevolenza per noi è ora abbastanza sincera, e che soltanto la mancanza di buone informazioni e la leggerezza nell'a·ccogliere tutte quelle che vengono dal nostro paese· è causa talvolta di quegli svarioni e di quelle sfuriate che la stampa

francese contiene verso l'Italia e che mantengono irritazioni ed equivoci facilmente solubili da buone informa·zioni e da amichevoli rimostranze. Così qui alcuni giorni fa s'erano scaldati il capo coll'arrivo imminente dei 100 mila italiani che il Re mandava, con Cialdini alla testa, in soccorso della Francia e già pareva ad alcuni un indizio di prussiomania del presente ministero italiano perchè le teste di colonna non s'erano ancora viste spuntare a Fontainebleau. Ma è bastato che qualche spiegazione si desse intorno all'attitudine del ministero, allo sviluppo del suo programma, alla situaa:ione delle sue forze militari immediate e alle interne difficoltà; e vedrai che ora quella montatura è svanita, e, senza cessare di desiderar vivamente il concorso dell'Italia, i giornali non si nascondono le necessità politi<:he, diplomatiche e militari, per cui questo concorso dovrà essere modificato. Anche riguardo alla questione di Roma, la montatura clericale è passata di moda; e perfino il direttore della Fronce, fondata per ·combattere la politica italiana a Roma, riconosce che la Convenzione di settembre non può naturalmente durare un tempo indefinito, e che solamente bisognerebbe lasciar agio alla Francia di disimpegnarsi un po' più da quella questione e non aver l'aria di far preventivamente un contratto per la cessione del territorio romano, a cosi poca distanza dal giorno in oui si è evacuato. Tutto questo è ragionevolissimo, ed io ho assicurato che tali erano anche i 'Concetti, da cui era stata sempre ispirata la politica del partito moderato rispetto a Roma. Solamente aggiunsi ·che questo rendeva naturalmente meno ·efficace e più lento l'aiuto che l'Italia potesse eventualmente dare alla Francia nelle presenti strettezze, facendo notare che era poi .già un vantaggio non piccolo che le si recava, impegnandoci noi in questo tempo a mantener salvo l'onore della sua bandiera e de' suoi impegni col papato, anche a costo di un n<ltevole sacrificio di d'orze economiche e militari. Insomma io credo che il sottinteso della convenzione di settembre, almeno per quanto riguarda il territorio extra-Roma, è già accettato, se non dal Governo,

dall'opill!iane della maggioranza politica in Francia, e che gli avvenimenrti potranno solo decidere della maggiore o minor rapidità di questo sottinteso. Quanto al Governo, se Napoleone resiste, certo non avrà la forza di rifare una terza spedizione di Roma, se non facciamo delle grosse pazzie; e se cade, il governo che succederà non sarà almeno vincolato da quegli impegni morali di onore e d:i protezione che rendono assai difficile una soluzione della questione romana lfinchè dura in vita il pontefice attuale.

Del resto, quanto alla dinastia napoleonica, credi pure che è bell'e spacciata e che nemmeno una vittoria d'oggi o di domani può salvare una situazione irremediabilmente compromessa dalla serie di en-ori, di leggerezze e d'imprevidenze a cui da un mese a questa parte la fatalità ha condannato l'imperatore. Io non so che cosa ti scriva Nigra, ma s'egli crede che ora una battaglia vinta possa consolidare Na.poleone, vive in una grande illusione, nutrita nelle intimità delle sue relazioni. Non parlo del caso in cui la battaglia si perda, ·giacchè non v'è nessun dubbio che il giorno dopo la famiglia imperiale o i suoi membri che sopravvivessero (giacchè l'imperatore credo finirebbe come il Re Teodoro) dovrebbero pigliare la via dell'esilio. Credo che non vi sarebbe neanche lotta in Parigi, mal.grado le arie che si dà l'imperatrice di voler mettere fuoco alle polveri per salvare il trono a suo figlio. L'opinione è così stabilita a tale riguardo in Parigi, che l'energia di Palikao, quand'anche volesse usarla per questo scopo, non troverebbe sostenitori. Thiers, per esempio, ha già dichiarato che accetterebbe di entrare in un Comitato di Difesa con Jules Favre od altri dello stesso colore. Il Generale Trochu, oggi popolarissimo, accetta pure un periodo repubblicano; Lesseps ha visto l'imperatrice e le ha detto liberamente: ne vous faites pas d'illusions; nous sommes à la déchéance; il principe Napoleone, dopo la partenza pel campo, ha detto ai suoi amici: croyez moi, ça c'est la dernière folie. Figurati, se un'altra e grave sconfitta sopraggiungesse!

Una vittoria poi, quand'anche strepitosa, ed è quasi impossibile ·colle forze di cui attualmente disp{)II}·e la Prussia, avrebbe -tutt'al più per effetto di respingere i Prussiani dal territorio tfrancese; ma la pace ne sarebbe la cons·eguenza probabile, e la pace lascerebbe ora J.e due potenz-e a un dipresso nello stato in cui si trovavano prima della guerra. Ti pare che sarebbe poss1bile la -continuazione del sistema 1mperiale, dopo aver provocato tanto spargimento di sangue e una così grossa umiliazione dell'orgoglio francese, per un risultato relativamente nullo? Quanto a me credo difficile che l'imperatore possa rientrare in Parigi, a meno che non venga direttamente da Berlino; ·credo poi assolutamente Impossibile che, lui morto, suo figlio possa regnare, perchè Parigi non dimenticherà mai le angoscie e 1e delusioni di questa quindicina, e sarà sempre disposta a renderne responsabili la incapacità e la leggerezza degli uomini, che sono ora i puntelli del regime imperiale.

Detto ciò, vengo alla mia situazione personale, e ti domando : vuoi che io

resti a Parigi? vuoi che ritorni a casa? io sono intieramente a tua disposizione.

Io non vorrei consumar-e inutiLmente i danari dello Stato, ma d'altra parte non

so vedere che cosa io possa fare altro qui se non quello che ho fatto finora, e

che forse potrei far meglio in seguito, cioè qualche lettera a te e qualche pro

paganda nel giornalismo francese. Sta a te il vedere se questo ti rappresenta

abbastanza utilità da farmi confermare e continuare l'incarico. In caso contrario,

scrivimi se debbo ripassare da Firenze o se· posso recarmi direttamente in Val

tellina a cacciare le quaglie e assistere dalle rive del Mallero al .gran tonfo del

secondo Impero. Io intanto rimarrò qui finchè non conosca le tue intenzioni

in proposito.

Salutami Gadda e gli altri amici.

P. S. Riapro la lettera perchè vedo sui giornali un telegramma che annun,zia la riconvocazi{)II}·e della Camera nostra pel giorno 16.

Ciò mi pone in un certo imbarazzo. Non sapendo la -causa deLla riconvocazione, non vorrei nè mancare al mio posto, se aveste delle gravi deliberazioni a far discutere e molte difficoltà a :llarle accettare, nè 1mbarcarmi precipitosamente al ritorno, se si trattasse soltanto di far votare le somme occorrenti pel richiamo di altre due classi, cosa che sarebbe ottenuta in un giorno o due.

Questa lettera ti arriverà domenica mattina; io dovrei partire domenica sera per arrivare in tempo alla seduta di martedì, o almeno lunedì sera, nel caso probabile che il primo giorno non vi sia nulla da votare. Hai quindi tempo di spedire domenica mattina un telegramma con recapito presso Nigra,

o al mio domicilio Hotel de Bade, Boulevard des Italiens, e dirmi cosa debba fare e se la seduta della Camera, sarà di tale importanza da valere la pena che io ritorni immediatamente a Firenze. Se non ricevo telegramma aspetterò una tua lettera per tornare, o a Firenze o in Valtellina.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA (Ed. in NIGRA, p, 20)

T. 1262. Firenze, 13 agosto 1870, ore 0,20 (1).

Aujourd'hui a été conclu un engagement entre l'Angleterre et l'ltalie de ne prendre aucune résolution relative à notre neutralité sans nous etre communiqué nos motifs et avoir tàché de nous concerter. C'est là une base nécessaire pour nous depuis * surtout * que l'attitude de l'Autriche est devenue incertaine (2); et sans empecher notre liberté d'action cet accord peut servir à des projets plus opportuns tels que la médiation que nous avons déjà proposée dans l'intéret de l'équilibre et en faveur de la France.

490

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

T. 1263. Firenze, 13 agosto 1870, ore 13,30.

Nous n'a,urions .pas plus que Lord Granville voulu nous engager dès le commencement du conflit à garder la neutralité quoi qu'il arrive (3). Non seulement nous ne tenons pas à ~rattacher l'accord actuel entre l'Angleterre et l'Italie à des démarches antérieures a~ant cette signifkation, mais nous croyons opportun que Lord Granville évite dans sa note, comme nous éviteT"ons dans la notre, des al1usions inutiles à des pro:positions d'eng:agements absolus de neutralité, qui n'ont jamais été dans notre pensée. Il est préférable, pour éviter tout malentendu, de laisser de coté toute cette partie pouir ainsi dire historique des notes projetées. Vous etes autorisé à •concerter dans ce sens la rédaction des deux notes ave·c Lord Granville et à modifì.er notre projet ·comme vous le jugerez convenable d'un commun accorld, en disant, par exerrnple, que la proposition de l'Angleterre atteint le but que nous nous sommes proposés depuis le commencement.

491

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL CONSOLE GENERALE A TRIESTE, BRUNO

T. 1264. Firenze, 13 agosto 1870, me 14,30.

Veuillez prendre d'urgence informations et me faire rapport sur armements maritimes de l'Autriche.

(1) -Nel registro il telegramma è datato 12 agosto, ore 12,20 sera. Nigra lo data 13 agosto. (2) -Sull'attitudine austriaca cfr. Bloomfield a Granville, 11 agosto, in Furthet· Correspondence respecting the War between France and Germany, cit., n. 26, pp. 17-18; e, con data 12 agosto, in Archives Diplomatiques 1871-72, I, n. 323, p. 353. (3) -Cfr. nn. 493 e 494.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INVIATO IN MISSIONE S.EGRETA A VIENNA, ARTOM (Ed. in Iniziative neutralistiche, pp. 80-84)

L. P. Firenze, 13 agosto 1870.

Ieri il ·Conte Witzthum venne a prendere congedo da me e mi lesse la lettera confidenziale di cui Beust ti aveva già data lettura (1). Eccoti, in breve, le osservazioni ch'io gli feci:

l. -Noi abbiamo accettato la convenzione di settembre, mentre l'Austria negoziava a Parigi per ,gli affari· di Roma, perchè sapev•amo positivamente che il Gov.erno francese non ritirava le sue truppe ad 1altrt patti e noi non volevamo ~enderci la ,responsabilità di lasciare a Roma i soldati francesi nelle attuali circostanze. Avendo dichiarato altamente che il ritorno alla Convenzione non era per noi un compenso o un vincolo per altre combinazioni, questo ritorno non comprometteva in nulla gli altri negoziati ne' quali l'Austria era entrata co' suoi buoni uffi.ci.

2. --Mai a Parigi avevamo ·commessa la bassezza ridicola di dire che l'Austria d spingeva nella quistione !l'"omana quasi per scooar.e noi stessi. 3. --Se nel nostro controprogetto (2) si parlava di Roma non chiedevamo, per questo, all'Austria di rinnovare, senza opportunità e senza convenienza, degli uffici inutili .presso il Governo francese. Chiedevamo solo al Governo austri:aco di r1conoscere un dato punto di vista per conto proprio e senza impegnare la solidarietà del Governo francese. Poichè si trattava di constatare un accordo intimo fra il Governo Austriaco e l'Italiano era naturale che vi fosse compresa una quistiO'ne, l'uniformi~à di vedute .intorno alla quale doveva necessariamente far parte d'un accordo generale fra la politica dei due Stati. 4. --Il Governo italiano non S'i era affrettato, in seguito agli ultimi avvenimenti, a por termine ad ogni trattativa intorno agli antichi progetti. Aveo solo osservato ch'essi non mi .par.evano ora troppo conformi alla situazione, ma che del resto aspettavo di conoscere le impressioni del conte di Beust. Se questi progetti erano dunque abbandonati, lo erano per l'avviso conforme dei due Governi.

Ho detto al Conte Witzthum che desideravo vivamente che l'accordo continuasse fra l'Austria e l'Italia, quand'anche non vi fosse nulla di stipulato. Mi pareva che la situazione generale dell'Europa offriva più d'un soggetto su cui si poteva scambiare le nostre idee ed intenderei all'occorrenza. Gli ultimi avvenimenti non potevano porre in quistione le condizioni dell'equilibrio europeo, e toccare tanto agl'interessi dell'Italia quanto a quelli dell'Austria?

E a parte tutte queste frasi ·convenzionali, quali sono le vere disposizioni attuali del Governo Austriaco?

In Italia è avvenuto un considerevole mutamento d'opinione. Mentre da principio si sarebbe detto che il Governo era francese e il paese prussiano, ora le sventure toccate all'armi francesi hanno destato nel paese un sentimento

* di simpatia * (1) e di solidarietà. L'opinione è molto inquieta. Si vede l'Europa sotto il giogo della preponderanza germanica, si parla delle tendenze invaditrici e conquistatrici della razza tedesca, si teme il fantasma del Sacro Impero Romano, si immaginano rifatte le alleanze della fine dell'Impero e le comb:im.azioni della Santa Alleanza. La cosa andò al punto che, ajutando anche alcuni articoli dell'Opinione, si sparse la voce che l'Austria aveva fatto i suoi patti colla Prussia e l'allarme fu cosi vivo che venni interpellato in Senato (2). Kubeck era venuto prima, spontaneamente a farmi delle dichiarazioni che mi permisero di rispondere.

Tu mi chiedi quali sono i nostri rapporti *attuali* (3) colla Prussia? Brassier ritornò, tre o quattro giorni sono, da Berlino ed ecco le dichiarazioni che si disse autorizzato a fare e che ripetè al Re ed a me. Non nascose che il Governo prussiano avea avuto dei sospetti sul conto nostro e che avea dubitato che l'Austria cer·casse di trascinar·ci in date eventualità e fece •cenno all'eventualità d'un conflitto fra l'Austria e la Russia. Soggiunse che da qualche tempo questi sospetti si erano alquanto dissipati e ["ipetè ch'egli era incaricato di dichiararci che il Governo prussiano desiderava un'Italia forte ed indipendente. Quanto alle voci sp~se di note Telative alla qutstiooe romana, mi disse che Bismarck .gli avea dichiarato che se gli Italiani volevano andare a Roma rispettando l'indipendenza spirituale del pontefice e le sue libere comunicazioni colle popolazioni cattoliche, non sarebbe la Prussia che ce lo avrebbe impedito. Malgrado dunque un fondo di sospetti i nostri rapporti non sono cattivi.

Mentre ti sorivo forse ,una grande battaglia si combatte dinnanzi a Metz e si decide la sorte dell'Impero. Se l'imperatore è battuto è a credere, da quanto Nigra mi scrive (4), che vi sarà a Parigi la rivoluzione e la repubblica. Se ottiene a Metz runa rivincita, certo, in nessun ·caso, lo scopo ·ch'egli si .proponeva d•i dare per conclusione alla guerra delle condizioni relative agli affari germanici, può da lui essere raggiunto. Una pace onorevole è quanto può sperare anche nelle più favorevoli supposizioni. Ma vorranno allora accettarlo i Prussiani? Mi pare che allora l'azione dell'Europa potrebbe farsi sentire, ch'essa potrebbe farsi sentire qualunque sia l'esito della battaglia.

v.edo nei giornali tede.schi che si par:la ,già dell'Alsazia e della Lorena. Non credo che tali siano le intenzioni del Governo prussiano. Ad ogni modo è nell'interesse dell'Europa che la Prussia non abusi della vittoria, che la Francia non sia troppo indebolita, fors'anche smembrata. L'Austria, l'Inghilterra lo devono volere con noi; probabilmente anche la Russia. Mi pare che la nostra attitudine diplomatica debba essere francamente in questo senso. Un'azione isolata da parte nostra, morale o materiale, sarebbe inefficace. Ma se si dovesse esercitare un'azione collettiva in questo senso, credo che noi dobbiamo essere disposti ad appoggiarla con tutte le nostre forze. Un abuso della vittoria non darebbe d'altronde alla pace alcuna guarentigia durevole.

Che ne pensa il conte di Beust? Quali sono le previsioni del Governo Austriaco e le sue disposizioni? Ora ti darò alcune informazioni intorno a quanto abbiamo fatto a Londra.

Già dal principiO della guerra, io aveo fatto al Governo inglese alcune aperture, non già per istringere degli accordi che impegnassero in un modo assoluto la nostra libertà d'azione, ma perchè la politica degli Stati neutri potesse poggiare sulla base di una qualche maggiore solidarietà invece d'un'azione affatto isolata e disgregata. Il Governo inglese esitò qualche tempo. Dopo le vittorie prussiane, sentii la necessità di riavvicinarci di più all'Inghilterra, prevenendo di qualche giorno il consiglio che il conte di Beust ti aveva dato (1) e Lord Granville si mostrò allora disposto a conchiudere, mediante uno scambio di note, un accordo per il quale l'Inghilterra e l'Italia s'impegnano a non dipartirsi dalla neutralità senza uno scambio di viste e senza informarsi reciprocamente d'ogni cambiamento politico relativo alla neutralità.

Spero che non troverai questa nostra mossa politica inopportuna. Noi conserviamo la nostra libertà d'azione, e frattanto abbiamo, in ogni caso, un punto d'appoggio per la situazione diplomatica dell'Italia. Noi consideriamo quest'accordo come una base per un accordo ulteriore e per una azione delle .potenze. Quanto allo scopo che il Governo italiano assegna a quest'azione, esso è conforme alle nostre costanti dichiarazioni. Lo scopo di cogliere l'occasione opportuna per affrettare, se è possibile, il termine di questa guerra fatale e di proteggere quelle ragioni generali dell'equilibrio europeo delle quali l'Italia non può nè vuole disinteressa,rsi. Se anche una guerra generale dovesse aver luogo essa sorgerà dalle quistioni degH interessi generali d'Europa apertamente posate.

Il Governo inglese propose, dopo noi, quest'accordo alla Russia che accettò (2).

Potrai occorrendo dare queste spiegazioni al conte di Beust. Noi non abbiamo creduto scostarci dalla Hnea di condotta adottata da lui dopo .gli ultimi eventi e, in ogni caso, ciò non compromette i nostri possibili e futuri accordi. Ti scrivo di furia e ti prego di scusare la confusione di questa lettera.

P. S. Arese è ancora a Vienna? In questo caso mille cose per lui. Ha egli veduto Latour d'Auvergne prima della sua partenza per Parigi?

(1) -Cfr. n. 461. (2) -Cfr. n. 363. (1) -Le parole tra asterischi mancano nella minuta conservata in ASME. (2) -Il 3 agosto. (3) -Le parole tra asterischi mancano nella minuta conservata in ASME. Cfr. n. 461. (4) -Cfr. n. 471.
493

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2786 (3). Londra, 13 agosto 1870, ore 0,50 (per. ore 9,05).

Je vous prie vivement de prendre en considération mon télégramme de ce soir (4). Je vous supplie d'éviter tout ce qui a l'air d'ètre forcé et architecté et de suivre la note anglaise. L'effort transparent de profiter de la .chose pour prendre une position à nous pour l'avenir produirait ici un eff•et contraire e:t nous òterait tout le fruit des démarches taites pour la paix puisqu'il révèlerait un autre but. Je suis dans cette atmosphère, veuillez déférer à mes impressions puisqu'il ne s'agit pas du lfond de l'affaire.

(1) -Cfr. n. 461. (2) -Cfr. nn. 469 e 497. Peraltro quest'ultimo tel. risulta arrivato il 14 agosto. (3) -Nel registro della Legazione di Londra il telegramma inizia con le parole c Déchiffrez vous meme •. (4) -Cfr. n. 494.
494

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2787. Londra, 13 agosto 1870, ore 0,30 (per ore 9,55).

Je vous supplie de considérer que Granvme tout en faisant honneur à vos démarches dit dans sa note (1) qu'il n'a pas pu accepter et qu'il n'accepterait pas en tout cas pour le moment votre proposition pour un accord commun des puissances et qu'il en a fait une autre laquelle est réellement différente au moins dans la forme. Or vous répondiez dans le texte de réponse que vous m'envoyez (2) que vous vous felidtez de ce qu'il accepte la proposition que vous avez faite c'est-à-dire celle méme qu'il dit avoir déclinée et qu'il décline encore à présent, cela ne me parait pas possible. Je vous assure cela ferait très mauvais effet et pourmit compromettre le but. Je connais l'impoctan·ce que vous mettez à ce qu'il .résulte de notre initiative laquelle pourtant au fond Granville admet dans sa note * essentielle * (3). Ne pourrait on pas dire que sa proposition remplit complètement le but que vous avez exprimé dès le commencement? Il est indispensable que comme Granville m'a communiqué d'avance son projet de note vous m'autorisez à faire autant de votre projet de réponse. Probablement Granville attendra cette communication de ma part avant de me envoyer sa note officielle pour que proposition et réponse soient concordées d'avance avec réciprocité, en tout cas je suis à vos ordres.

495

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2788. Londra, 13 agosto 1870, ore 16,37 (per ore 21,50).

Minghetti me prévient (4) que Granville dans la conversation particulière qu'il a eu avec lui à sa campagne a témoigné beaucoup de satisfaction pour les idées contenues dans le télégramme que Vous lui avez adressé pour le cas de médiation (5). Ainsi je demande entrevue à Granville à cet objet et à l'égard du Traité pour neutralité de la Belgique selon vos ordres. Lord Granville est toujours à la campagne.

496

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2791. Pietroburgo, 13 agosto 1870, ore 21,25 (per. ore 9,10 del 14).

L'Ambassadeur d'Angleterre a pa11ticipé à l'Empereur et au Prince Gortchakoff que les Cabinets de Vienne et de Florence se sont adressés à celui

d'Angleterre pour un engagement réciproque de neutralité, dans le sens qu'aucune puissance neutre ne peut pas en sortir sans s'etre concertée préalablement avec les autres, et il a ajouté qu'une fois cet accord établi entre I'Angleterre, l'Autriche, la Russie et l'Italie, les autres états secondaires seraient invités à y adhérer. L'Empereur vient de télégraphier à ses représentants près des puissances, déclarant qu'il approuve entièrement ce .point de vue, d'autant plus que cela s'accorde avec les idées déjà énoncées à cet égard, il y a quelque temps, par l'initiative de S. M. Pour des inteUigences ultérieures j'au-rai un entretien avec le Prince Gortchakofl' ·après demain.

(1) -Cfr. n. 482. (2) -Cfr. n. 478. (3) -La parola tra asterischi manca nel registro della Legazione di Londra. (4) -Nel registro della Legazione di Londra qui aggiunto c de Paris •· Cfr. n. 483. (5) -Cfr. n. 437.
497

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2792. Pietroburgo, 13 agosto 1870, ore 21,25 (per. ore 9,30 del 14).

L'adhésion de la Russie au traité concernant la neutralité Beige que le Chargé d'Afl'aires beige était venu m'annoncer avant hier, doit etre interprétée comme une simple approbation en principe, sans au fond engagement à des mesures coércitives de la part du Gouvernement Russe.

498

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. Londra, 13 agosto 1870.

Credo necessario di fornirle privatamente alcuni ragguagli a riguardo del modo col quale Lord Granville avrebbe intesa la di Lei prima proposta riguardante un accordo per la neutralità, perchè da ciò dipende il modo ·con cui fu redatta la sua nota, che Le ho trasmessa col telegrafo (1), e furono conseguenza di ciò le osservazioni, che mi parve doveroso il mandarLe sul testo della risposta che Ella mi aveva trasmesso (2).

Qualunque sia il modo col qua:le il Signor Paget avrà trasmesso a Lord Granville la Sua proposta, è certo che questi aveva veduto in essa due cose che furono la causa per cui non ·credette di accettarla. Una di esse riguarda la forma, e l'altra riguarda il fondo. Nella proposta di un accordo fm le Potenze il Signor Conte aveva veduto il concetto di fare un atto comune fra di esse, e collettivo, e direi quasi di neutrali. Nella proposta di un accordo per la neutralità egli vedeva un vincolo alla sua libertà di azione, perchè l'accordo poteva estendersi a vincolare le potenze ad agire in certi determinati modi, ove si verificassero certi determinati casi. Il Conte Granville essendo ben determinato a non vincolarsi in alcun modo, e per altra parte prevedendo le gravi difficoltà, ed anche i pericoli che avrebbe presentato l'intraprendere un comune accordo delle Potenze, non credette di accettare la di Lei proposta. Ed è in questo senso, che anche nella sua nota disse che non poteva accettarla, in ogni caso, almeno pel momento.

La prima volta che io parlai al Conte Granville di questo affare fu il gio~·no 7 nel quale pranzai con lui da Lady Holland ove era pure Minghetti che in quello stesso giorno aveva fatto la prima visita a Granville. E si fu dopo il pranzo, che trassi i•n disparte il SLgnor Conte, e che ebbi con lui una conversazione, che durò più di mezz'ora. Avendo portato il discorso sopra codesto accordo per la neutralità, mi persuasi che egli intendeva la di Lei proposta nel modo ·Che Le ho detto sopra; epperciò mi ripeteva che non aveva potuto accettarla perrhè avrebbe vincolato la libertà di azione, e che l'intento :si otteneva egualmente collo scambiarsi ,reciprocamente le idee, e cose simili.

Ciò :llu per me come una rivelazione del vero nodo della difficoltà, la quale mi pareva ·che si potesse sciogliere, perchè pensava che nè Lei aveva volurto ciò che il Conte di Granville supponeva, nè che il Conte di Granville potesse rifiutare ciò che parevami che Ella aveva realmente voluto. Però, non essendo autorizzato ·a fare veruna nuova apertura al Signor Conte, portai la questione sul teNeno sul quale parevami si potesse ·andare d'accordo all'unico dichiarato scopo di conoscere esattamente n modo di vedere di Sua Signoria su questo soggetto. Dissi dunque al Signor Conte:

«Noi desideriamo un accordo per la neutralità perchè la vogliamo lealmente, perchè un accordo può giovare molto a mantenerla, perchè avrete udito oggi dal Signor Minghetti, che viene di là, quanto dò gioverebbe a renderei più facile questa via. Voi per altra parte volete pure la neutralità, desiderate ·che noi la manteniamo, non potete certamente rifiutare dò che possa giovare a noi per mantenerla, ed inoltre ammettete uno scambio reciproco, preventivo, ed anche continuo di idee a questo oggetto. Io (gli soggiunsi) non ho incarico di fa•rvi a:Icuna proposta, ma pur desidero di farmi un'idea chiara del vostro modo di vedere in questa questione. Ora, perchè quello scambio di idee, volta per volta lasciato alla nostra reciproca libertà, non potrebbe essere convertito in un accordo, in una obbligazione di scambiarsele sempre su questo :soggetto, e di non far nulla senza tentare di metterei in prima d'accordo? Vedreste Voi anche in ciò un vincolo alla libertà di azione? Il vostro modo di vedere vi porterebbe anche a ripudiare questo accordo? ».

« Oh! nò (rispose tosto); su questo terreno possiamo benissimo intenderei, e desidero ·che ne parliamo ancora, e vi sarò grato se vorrete di nuovo venirmi a vedere domani ».

E così ci lasciammo. E nel pomeriggio dell'indomani (8) mi disse che gradiva •Codesto modo di accordarsi, volendone però parlare ancora coi Colleghi; e nella :sera dello stesso ,giorno sì Egli che il Signor Gladstone mi dissero che il Gabinetto intero era disposto ad un ·tale sistema, ed il Signor Granville mi autorizzò a scriverne a Lei in questo senso (1).

Ella vede da ciò ·come questo accordo sia nato; io non :Joo proposi, nè poteva; ma diedi occasione a che naseesse, ed a che Granville mi dichiarasse ·che lo gradiva. Ma quello che ora più importa di ritenere è che Granville (a ragione od a torto) lo ·Considerò ·come una cosa diversa, ed avente una portata affatto diversa dalla proposta da Lei fatta per mezzo di Sir Paget.

Egli è perciò che Granville ripete, nella nota ora scritta per far constare dell'accordo, che egli aveva dec:linato la di Lei proposta, e che doveva in ogni caso pel momento declinarla ancora; ma che era pronto invece all'accordo nei termini della nota, 'che riassumono il .risultato della nostra conversazione del giorno 7.

Dopo queste spiegazioni Ella vedrà come io non potessi dispensarmi di farLe presente (come feci col mio telegramma) l'inconveniente ·che vi sare'bbe stato di riSjpondere nella nost.ra nota che eravamo felici che Granville avesse accettato La nostra proposta, quella stessa che egli, nel ·suo concetto, aveva declinato, e che dichiarava ancora nella nota medesima di dover declinare almeno pel momento. Senonchè il Conte Granville nel dire ciò, constatava lealmente nella r.ota .stess,a, che Ella, non solo aveva dichiarata la neutralità e la determinazione di mantenerla, ma che aveva fatto una proposta di accordo fra le Potenze allo scopo di mantenerla. Questa ammissione preziosa contenuta nel documento inglese ci dava luogo a constatare la nostra iniziativa anche nella nostira nota col solo ripetere, come si suole, il ·contenuto nel·la nota a cui si rispondeva, e col mostrarci sensibili al leale omaggio che Granville aveva reso alla nostra iniziativa.

In questo momento non ho ancora ricevuto la di Lei risposta al mio lungo telegramma di questa notte (1), e naturalmente io farò quanto Ella mi dirà; ma Ella non vorrà, spero, credere senza qualche utilità le spiegazioni confidenziali, che mi son permesso di darLe, e che non avrei potuto farLe pervenire in modo ufficiale.

Per la maggior sicurezza di questa lettera la mando sotto coperta a Firenze ad un mio amico .come ho fatto delle mie ultime tre lettere private precedenti del 10 Luglio (2), e dell'l e 3 corrente (3), onde Gliela porti al Ministero.

(1) -Cfr. n. 482. (2) -Cfr. n. 494.

(1) Cfr. nn. 426 e 443

499

L'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 6, fase. 5-l/E)

L. P. Vienna, 13 agosto 1870.

La tua lettera del 7 agosto (4) mi ha racconsolato. Dimentico volentieri tutte le noie e le difficoltà della mia gita qui, se ho potuto contribuire in qualche guisa a farti superare le difficoltà ben più gravi in cui ti ·trovavi e che indovino. I rapidi successi prussiani avranno purtroppo accresciute le angoscie della tua posizione. Certo è una grave sventura per noi, che l'Impero rovini per l'inconcepibile imprudenza di due Ministri, e ·che noi non siamo in grado· di dimostrare alla Francia che l'Italia non è ingrata. Ma in politica prima conviene cercare quello che si può, poi ciò che si deve fare. Ora egli è evidente che noi, anche facendo tutti gli sforzi possibili, non giungeremmo in tempo a salvare la Fran

12) Cfr. n. 85.

eia dalla situazione in cui si è messa. Se una vittoria francese ristabilisce un po' l'equilibrio fra i due eserciti, impegneremo la nostra azione diplomatica per la conclusione della pace: se la sor,te delle armi ,continua ad esltere contraria alla Francia faremo il possibile perchè il vincitore non abusi della vittoria volendo lo smembramento del territorio francese. Di più non possiamo fare se non vogliamo essere involti nella ruina dei napoleonidi che una incomprensibile cecità ha tratto al precipizio. Possiamo, ;purtroppo, far poco per giovare altrui, ma dobbiamo pensare a salvare noi stessi. Farete ·benissimo perciò ad armarvi, ed a prevenire qualunque disordine interno con un imponente apparato di forze. L'accordo con l'Inghilterra e coi neutri non è inutile, checchè ne dica la Perseveranza. Il conflitto presente non può estendersi, ragionevolmente, se non per una so,la ragione: la diffidenza profonda e reciproca fra l'Austria e la Russia. L'intermediario dell'Inghilterra ;può ,far scompar1re, per ora, questa diffidenza: impedire che la Russia fomenti torbidi lungo 'le frontiere ungheresi, o che a Pest le si supponga a torto questa intenzione: impedire che qui si ordiscano cospirazioni polacche, o che a Pietroburgo lo si oreda a ragione od a torto. Io ti felicito adunque di codesto suc·cesso diplomatico, che sarà veduto di mal occhio a Parigi, e ·che forse anche qui non si appl'ova completamente.

Feci al B[eust] la dichiarazione destinata a seppellire, cogli onori militari, la missione Vitz[thum] (1). Egli ritornò sul troppo zelo, che per ragion nostra, aveva dimostrato nella questione romana, e che lo aveva messo a Parigi nella ridicola condizione di parere più italiano di noi e più ardente per Roma. Gettai bravamente la colpa su Vim[ercati] che doveva dirgli che il Re aveva accettato il ritorno alla Convenzione di settembre. Ma è bene che tu sappia che il Conte B[eust] affogato fino alla gola nell'intrigo, getta su noi la colpa d'aver fatto andare a vuoto il progetto Vitz[thum]. Egli disse a Latour d'Auvergne, che lo ripetè ad Arese, che a Firenze si era messo innanzi un controprogetto nel quale si sollevavano nuove pretese su Roma per avere un pretesto di non far nulla. Il vero si è che i buoni uffici del B[eust] erano il compenso (forse il solo reale ed effettivo) che avremmo avuto entrando nell'ordine d'idee Vim[ercati] e Vitz[thum], che mi astengo dal qualificare nè potrei farlo meglio che non l'abbia fatto tu stesso. Io sarei d'avviso perciò di star molto sulle generali annunciando alla Camera l'accordo coll'Austria ed i buoni uffici del B[eust] altrimenti ti esporresti forse ad essere contradetto da qualche comunicazione ufficiale od officiosa del Conte B[eust]. Curtopassi ha fatto due tartines pel libro verde (2): dovendo egli firmarle io mi limitai a suggerirgli qualche modificazione; ma non ti nascondo che preferirei non comunicar nulla di tutto ciò: essendo ridicolo quando sono note le missioni Vim[erca]ti e Vitz[thum] di pubblicare delle scempiate di questo genere, e palese che non si può dire neppure la centesima parte del vero.

Ti ho telegrafata l'impressione prodotta qui dalle vittorie prussiane (3). Essa fu profonda e continua tuttora. Però l'esercito prova nelle sconfitte francesi

una profonda soddisfazione. Sadowa è cancellata, anzi giustificata. La Wehrzettung organo militare, il solo che osasse parlare di guerra alla Prussia, dichiara che ormai non è più il caso di ciò: l'onor militare austriaco è soddisfatto. Anche l'Ungheria, vedendo un intervento russo sempre meno probabile, si fa meno diffidente e bellicosa: il Colonnello Heber-mi assicura che niuno, ormai pensa alla guerra. Tuttavia è certo che gli armamenti continuano, ma si ha cura di attenuarne l'importanza. Il principe Latour d'Auvergne partì di qua, senza nemmeno che B[eust] gli abbia tolta ogni speranza. Del resto la posizione stessa del B [ eust] si è resa molto precaria: egli è gravemente compromesso con Gram[ont] e già si parla di rimpiazzarlo con Andrassy o col Giskra uno dei capi del partito tedesco. Però non si farà nulla prima di conoscere l'esito della grande battaglia e forse si aspetterà la riunione delle delegazioni nel settembre.

Che fate per Roma? A Parigi ci accusano di nuovo di slealtà. L'evacuazione delle truppe francesi doveva aver nella mente loro per equivalente una nostra partecipazione alla guerra. Ora se approfittiamo della posizione per andare a Roma (non ti consiglio di copiar Rat[tazzi]) ci incolperanno di tradimento: se rimaniamo nei termini della Convenzione di Settembre saremo in faccia all'Europa indegni figli di Machiavelli. V'ha egli qualche speranza che il Papa scenda ad accordi? Che v'ha di vero nelle promesse di Bismarck ad Antonelli? Io faccio a me stesso queste domande senza le quali è impossibile formulare qualche cosa che non sia una pazzia. E sopratutto bramerei sapere se i nostri rapporti colla Prussia non furono compromessi da questo continuo andare e venire di missionari segreti. Ciò m'importa altresì per sapermi regolare quando sarò a Carlsruhe. Ti sarò quindi gratissimo se vorrai farmi sapere qualche notizia a questo riguardo. Spero che Minghetti sia ritornato da Londra e che tu lo farai partire tosto per Vienna. Egli dovrà rimanere per ora all'albergo e penserà poi più tardi a ritornare a Firenze pei suoi affari, ed alla sua installazione definitiva qui. Intanto è urgente che qui l'Italia sia rappresentata da un Agente regolare di grado eguale a quello delle altre grandi. Potenze. Ti prego di telegrafarmi il giorno della partenza di M[inghe]tti e di salutarlo intanto a mio nome.

P. S.-Se non ricevo ordini contrari lascerò Vienna il 20. Vorrei fare una brevissima gita a Pesth, ma non so se mi vi deciderò. Spero che entro la settimana ventura avrà luogo la grande battaglia e la situazione sarà chiarita.

(1) -Cfr. nn. 490 e 494. Il tel. 490 pervenne a Londra alle ore 19. (3) -Dell'l non pubblicata, del 3, cfr. n. 361. (4) -Cfr. n. 403. (1) -Cfr. nn. 441 e 461. (2) -Cfr. n. 456. (3) -Cfr. n. 461.
500

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA

T. 1266. Firenze, 14 agosto 1870, ore 15.

Vous pouvez dire au Prince Gortchakow que nous nous félicitons de l'adhésion de la Russie à la proposition anglaise (1). Nous considérons cet accord

cornme une base pour l'action ultérieure des puissances neutres en vue de hàter la fin de la présente guerre dans des conditions qui donnent des garanties stables de paix. Tàchez de connaitre les idées du Chancelier à ce sujet et télégraphiezmoi le résumé de votre conversation(1).

(1) Cfr. n, 497.

501

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2795. Pietroburgo, 14 agosto 1870, ore 16,05 (per. ore 22,50). Le Ministre d'Autriche part demain pour Vienne afin de conférer avec le Comte de Beust sur la situation, et tàcher d'obtenir reconciliation complète entre lés Cabinets de St. Pétersbourg et de Vienne. Il sera de retour dans quelques jours. Le Général Fleury m'a dit très-confidentiellement qu'il croyait que si l'Empereur de Russie était tout à fait rassuré du còté de l'Autriche à l'égard de sa position, camme il l'a déjà été par la France, le Gouvernement Russe laisserait, sans sortir de sa neutralité, l'Autriche et I'ltalie se rapprocher activement à la

cause française, pourvu que l'opportunité soit saisie promptement. M. Fleury a témoigné le désir que je transmette ces informations.

502

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2796. Vienna, 14 agosto 1870, ore 22 (per. ore 23).

M. de Beust m'a dit qu'il serait disposé à accéder à la proposition anglaise du traité de neutralité s'il s'agissait de stipuler des garanties réciproques, ou méme d'établir des bases éventuelles de médiation.

503

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL FRATELLO GIOVANNI (AVV, mazzo 13, fase. 9/1)

L. P. [Firenze], 14 agosto 1870. Ho ricevuto ieri la tua lettera. Ti scrivo dunque a Milano supponendo che vi sarai. Si aspetta sempre questa grande battaglia a Metz che probabilmente deciderà le sorti dell'Impero. Se fosse una sconfitta la decadenza dell'Imperatore, probabilmente la Repubblica e il resto diventano un'assai probabile eventualità.

Par,e che, in questi ultimi giorni, a Parigi rinascesse un po' più di fiducia e si confidasse nell'esito felice della battaglia. Ma ciò che è a temersi è la grande

superiorità numerica che a quest'ora i Prussiani possono essersi procacciata.

Vedo che a Milano, e specialmente alla Perseveranza, ci si fa il rimprovero di non aver compreso la nostra solidarietà colla Francia e di non aver fatto già con essa una alleanza per prender,e parte alla guerra. Ai giorni nostri le alleanze non sono più possibili che quando sono conchiuse prima della guerra e sulla base d'una azione simultanea. Altrimenti in pochi giorni l'equilibrio militare è rotto per modo fra i belligeranti che ogni altro intervento diventa inutile se non è per parte di una grande potenza militare capace per sé sola di ristabilire le sorti della guerra. Voi non avete preveduto la guerra, ci si dice, colpa vostra se non eravate preparati. Ma se v'era qualcuno che poteva capire che la Francia avrebbe fatto la guerra, questo qualcuno era certo la Francia. Ora quanto ora avviene mostra con una terribile evidenza che la Francia non era preparata. Noi non fummo prevenuti di nulla e la guerra scoppiò in sette giorni come un fulmine. Pare che alla notizia delle disfatte francesi il Re avesse telegrafato all'Imperatore: disponete delle forze che l'Italia può darvi. Ciò sarebbe avvenuto il 7 di questo mese. Non mi nascondo l'effetto che questo atto generoso avrebbe prodotto in Francia, ma che sarebbe avvenuto? Prima che sessantamila italiani, il minimum, potessero intervenire nell'azione ci voleva un mese. Le battaglie decisive sarebbero già avvenute, mentre i nostri si stavano al più al più organizzandosi a Lione. Se la Francia era battuta, e noi non portavamo alcun elemento efficace perchè non lo fosse, la nostra posizione era quella di un inutile belligerante, costretto a fare un'appendice alla pace imposta alla Francia, battuto senza essersi battuto. Se la Francia piglierà una rivincita, vi sarà una situazione nuova davanti alla quale tutti avviseranno.

Non vado avanti perchè non ne ho il tempo. Mi pare che tu possa venire fra un giorno o due a Firenze. Anzi è meglio ci venga subito. Non ti parlo del piacere che avrò a vederti. La casa è grande. Se avrò a fare ci vedremo a colazione, a pranzo e un po' alla sera. Scrivi e telegrafa quando vieni, perchè ti possa mandare la carrozza alla stazione.

(1) Cfr. n. 508.

504

VITTORIO EMANUELE II AL CONTE VIMERCATI (A C R, Carteggi V. E. II, b. 33)

T. Firenze, 15 agosto 1870, ore 18,25.

Vous n'avez compris m1sswn Minghetti, l'accord pris avec l'Angleterre ne nous òte aucunement notre liberté d'action pour faire la guerre si le cas le porte. Visconti écrit aussi dans ce sens à Nigra, cet accomodement offre une

base pour une médiation diplomatique en cas de nécessité, dans le but d'exercer notre infl.uence dans un sens favorable à la France, raison de plus pour nous d'armer en ce moment ce qui se fait sans relàche. Si les autres attachés militaires vont à l'armée allez-y aussi avec cette qualité, si non, trouvez manière d'y aller également pour me tenir au courant de tout. Bien entendu que votre

mission est politique et non militaire.

505

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. RISERVATO. Firenze, 15 agosto 1870, ore 23,20.

Vimercati a envoyé au Roi un télégramme (1) de nature à l'alarmer bien à tort sur la portée de notre accord avec l'Angleterre. Je n'ajoute rien à ce que je vous ai déjà télégraphié à ce sujet (2), sachant par Minghetti que vous approuvez cet accord qui nous offre une base pour une action que nous ne saurions exercer que dans un sens favorable à la France.

506

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

T. 1268. Firenze, 15 agosto 1870, ore 23,45.

N'insistez pas trop sur l'accession au traité pour la Belgique. P:;:ésentez celà tout au plus comme une idée qui vous a été suggérée par le précédent du Luxembourg.

507

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

D. 360. Firenze, 15 agosto 1870.

Per di Lei informazione La avverto che le istruzioni date al Generale Ca

dorna comandante in capo del corpo di osservazione nell'Italia centrale portano

quanto segue:

l) mantenere inviolata la frontiera degli Stati Pontifici da qualunque tentativo d'irruzione di bande armate che tentassero di penetrarvi;

2) mantenere l'ordine e reprimere ogni moto insurrezionale che fosse per

manifestarsi nelle province occupate dalle divisioni formanti il corpo d'osser

vazione;

3) in caso che moti insurrezionali si formassero negli Stati Pontifici impe

dire che si stendano al di qua del confine.

Venne inoltre raccomandato al Generale Cadorna di procedere all'occorrenza senza esitazione e con tutta l'energia voluta evitando in pari tempo con cura qualsiasi misura o provvedimento che possa dar luogo ad interpretazioni

-o supposizioni contrarie allo scopo prefisso.

27 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

(1) -Non rinvenuto, ma cfr. n. 504. (2) -Cfr. n. 489.
508

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2798. Pietroburgo, 15 agosto 1870, ore 18 (per. ore 2,20 del 16).

Le Prince Gortchakoff m'a communiqué le télégramme qu'il a envoyé aux représentants russes près des differentes Cours pour transmettre la proposition de neutralité collective, dont il semble réclamer la paternité (1),la Suède seule, jusqu'à présent lui a transmis diredement son adhésion. Le Chancelier ne dout.e pas de l'acceptation définitive de l'Autriche et se montre très-satisfait des résolutions de l'ltalie. Il m'a renouvelé la protestation de stricte impartialité qu'il tient à conserver scrupuleusement pour etre plus autorisé à mettre fin à la guerre en temps utile et à faire entendre la voix de la Russie. Je lui ai demandé s'il croyait que la neutralité aurait pu ètre le germe d'une médiation des Puissances après la première bataille. Il m'a dit qu'on ne peut prévoir le sort des armes de manière à juger quand la médiation aurait pu se réaliser. Le Prince a été très-content d'apprendre par moi que nous étions en tout point d'accord avec l'Angleterre et il m'a chargé féliciter V. E. sur la ligne de conduite des conseillers de la Couronne et il a exprimé le vreu qu'ils restent au pouvoir.

509

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 626. Berlino, 15 agosto 1870 (per. il 19).

Quelle date! Il y a un mois les Français s'annonçaient pour aujourd'hui à Berlin voulant aller de là signer la paix à Konigsberg, et voici maintenant l'Armée allemande devant Metz et occupant Nancy. Le télégraphe signale un nouveau succès remporté hier par des régiments du l er et du 7ème Corps d'Armée.

Il semble que les forces militaires de la France se concentrent sur la rive gauche de la Moselle, en s'échelonnant sur la ligne de Metz-Toul. Inférieures en nombre à leurs adversaires, elles sont obligées de s'appuyer sur des points stratégiques. Dans cette forte position elles peuvent attendre et mème offrir le combat, à moins que les Généraux Prussiens ne réussissent par des manreuvres habiles à tourner cette position. Dans ce cas l'Armée française devrait nouvellement battre en retraite, retraite qui équivaudrait à une grande défaite morale.

Du moment où le.s trois Armées allemandes sont parvenues à opérer leur jonction en remportant des victoires sur leur parcours, les chances restent de plus en plu.s favorables pour le résultat final de l'action militaire.

En attendant les journaux, pour autant qu'ils reflètent l'opinion publique, tiennent un langage des plus positifs sur les futures conditions de la paix. Ils n'admettent pas l'intervention des neutres. L'Allemagne doit prouver qu'elle

sait faire elle-meme ses affaires et obtenir les garanties nécessaires pour la sécurité des frontières. Le sentiment général sous ce rapport est que cette guerre doit etre une réaction contre l'histoire de France depuis Louis XIV. Or, à ce point de vue, si la paix se concluait sur la base de l'uti possidetis, l'Alsace et la Lorraine seraient fort exposées à quelques démembrements afin de fermer cette porte aux invasions en Allemagne.

Tandis que le Cabinet des Tuileries décrète l'expulsion des Allemands domiciliés sur territoire français, les sujets français continuent à jouir de la protection accoutumée en Allemagne. Les prisonniers y sont très-bien traités, et à Berlin nommément où il en est passé plus de 2000, parmi lesquels 144 officiers nonblessés, ils ont été accueillis avec calme et meme avec une certaine bienveillance par la foule accourue sur leur passage.

Certains journaux français vont jusqu'à affirmer que les Prussiens se livreraient sur le sol français à toutes les atrocités imaginables. C'est bien mal connaitre la sévère discipline qui règne dans leur camp. Ce sont bien plutòt les Turcos qui commettent les actes les plus répréhensibles, et cela au point qu'on est souvent obligé de ne pas leur accorder merci.

P. S. -Ci-joint une lettre particulière pour V. E. (1).

(1) Cfr. anche Buchanan a Granville, 16 agosto, in Further Correspondence respecting the War between France and Germany, cit., n. 42, p. 26; Das Staatsarchiv, XX, n. 4349, pp. 307-308; Archives Dip!omatiques 1871-72, II, n. 336, pp. 389-390.

510

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 8, fase. 5-7/D)

L. P. Berlino, 15 agosto 1870.

Conformément à votre télégramme du 12 de ce mois (2), je me suis empressé de faire insérer dans la Nord-deutsche Allgemeine Zeitung du 13 quelques lignes dans le sens qui m'était indiqué.

Je joins ici le texte allemand (3) et la traduction française.

N'ayant moi-meme, par système, aucun rapport avec la presse, je n'ai vu aucun inconvénient à recourir à l'entremise obligeante et personnelle de M. de Thile. Cette insertion a été reproduite par la plupart des autr,es journaux de cette capitale.

J e vous remercie, Monsieur le Chevalier, d'avoir destiné à cette Mission le Marquis Torrigiani. Il est arrivé ici ce matin de Bruxelles. Il a voulu se mettre dès aujourd'hui à l'reuvre. Je ne doute pas que j'aurai lieu d'etre satisfait de sa coopération.

ALLEGATO

La Perseveranza de Milan ayant publié des articles de nature à produire un mauvais effet en Allemagne, on nous assure que son langage est un fait isolé et individuel. Ce langage ne répond pas aux vues du Gouvernement Italien, et il est en meme temps en désaccord avec les autres organes de l'opinion publique, lesquels se prononcent dans un tout autre esprit.

(1) -Cfr. n. 510. (2) -Cfr. n. 481. (3) -Non si pubblica.
511

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 8, fase. 5-9/B)

L. P. Londra, 15 agosto 1870. Continuo ad informarla .confidenzialmente di ciò che ufficialmente non Le posso scrivere, ma che può interessarle di sapere. Ieri sera verso le nove ore venne da me il Signor Marchese Lavallette in uno stato d'animo molto concitato. Mi disse che aveva ricevuto in quel momento un telegramma in lettere da Parigi nel quale si diceva che l'ambasciata di Russia colà aveva fatto sapere, che a Pietroburgo si era ricevuta una comunicazione di Lord Granville nella quale si diceva che l'Inghilterra si era intesa coll'Italia di non far nulla che riguardasse la neutralità o che implicasse un cambiamento di politica a questo riguardo senza informarsene reciprocamente e si invitava il Gabinetto Russo ad accedervi. Il Marchese Lavallette mi disse che questo accordo era evidentemente fatto contro la Francia, e così era perchè lo si faceva nel mentre la Francia aveva avuto dei rovesci, che era per lui di sorpresa, e di gran dolore questo contegno dell'Italia, e che essa si facesse il pernio di un siffatto accordo dopo tuttociò che l'Imperatore, e la Francia avevano fatto per Lei; e qui si estese a rammentare molte cose a ciò relative. Poscia mi manifestò il dispiacere che provava di non aver saputo nulla di ciò qui, il che gli faceva fare una non buona figura; manifestò il dispiacere che Ella non ne avesse prevenuto il Governo francese, e si mostrò pure molto disgustato con Lord Granvilk p€rchè non gli aveva detto nulla. Le mie relazioni personali molto amichevoli col Marchese Lavallette, le disgrazie attuali della Francia, la riconoscenza che l'Italia Le deve, e la circostanza che il Signor Marchese era sotto il colpo di una prima impressione mi persuasero a ricevere questo suo sfogo (il quale fu vivo, ma che non uscì dai termini della convenienza) con molta calma, e coi più grandi riguardi. Dissi adunque al medesimo, che lo stato dell'animo suo, ed i suoi giudizi mi recavano il più grande dispiacere, il quale era accresciuto dai sentimenti di grande stima che io gli professava, e dal conoscere che egli era sempre stato amico dell'Italia, e dal tenere in gran pregio la confidenza di cui egli mi onorava; sperare io che passata la prima impressione della notizia ora ricevuta egli avrebbe modificato i suoi giudizi sia a riguardo dell'Italia, e del suo Governo, che a riguardo di me stesso. Dissi che l'Italia aveva professata la sua neutralità appena dichiarate le ostilità, quando nessun fatto di guerra era ancora intervenuto, e quando le comuni aspettazioni sugli eventi della guerra dovevano invece far considerare la neutralità come benevola alla Francia. Gli ricordai lo stato delle Finanze dell'Italia, i disturbi interni di cui, massime per la presente guerra è minacciata, il brigantaggio ereditato, che deve reprimere, ed i confini Romani che deve custodire, il che tutto richiede un tal nerbo di truppe, che è di già molto supe

riore ai suoi mezzi; le quali cose egli ben conosceva. Queste cose escludevano affatto gli intendimenti che egli apponeva al Governo, poichè provavano eviden

temente, che la neutralità era, in qualunque ipotesi, suprema necessità per

l'Italia, la quale si legava colla sua stessa esistenza.

Quanto alle intelligenze prese coll'Inghilterra gli dissi, che egli era in

grande errore nel dedurre le intenzioni ostili alla Francia dagli avvenimenti

guerreschi a Lei sfavorevoli, che si ·erano verificati in questi ultimi giorni. Il

primo scambio di comunicazioni tra l'Inghilterra e l'Italia sul soggetto delle

intelligenze ora prese aveva avuto luogo contemporaneamente alla dichiara

zione di neutralità, e l'idea di uno scambio reciproco di comunicazioni che è la

base delle intelligenze attuali era già une entente comune ai due Paesi prima

di ogni scontro militare. Era dunque manifesto, che e la neutralità, e l'accordo

attuale erano stati dichiarati e fatti in un concetto tutt'altro che ostile alla

Francia, per la quale l'Italia aveva i sentimenti che doveva avere e che io

tenevo per fermo avrebbero sempre grandemente influito sul di lei contegno.

Quanto alla lagnanza, che Ella non abbia detto nulla al Governo francese

gli dissi, che naturalmente io ignorava la comunicazione, che Ella avesse potuto

avere col Signor Malaret; ma che in ogni caso desiderava che tenesse ben

presente, che il Governo Italiano non aveva potuto neppur pensare che i suoi

atti, quando li fece, potessero essere imputati di ostilità alla Francia.

Quanto alla lagnanza fattami di non avergli detto nulla, io, facendo appello alla sua giustizia, gli domandai se Egli, al mio posto, si sarebbe arbitrato di palesarmi gli ordini, che riceveva dal suo Governo, per quanto grande fosse la confidenza, che Egli riponesse in me.

Durante la discussione l'animo del Signor Marchese si è molto calmato; sebbene io non possa dire, che sia rinvenuto affatto delle sue impressioni, le quali si spiegano anche collo stato attuale degli avvenimenti. Le confesso che mi ha fatto molta pena questo colloquio, anche perchè il Signor Marchese è un uomo di molta schiettezza, e di una grande nobiltà, e lealtà di sentimenti, e questi sentimenti gli espressi quando. !Prese congedo da me, il che ebbe luogo in modo amichevole.

Il Signor Conte di Granville mi aveva pochi giorni fa messo a parte di un colloquio, che aveva avuto col Marchese Lavallette, che lo aveva direttamente interpellato sulle intelligenze che si diceva corressero tra l'Inghilterra e l'Italia, e sulla venuta qui di Minghetti; al quale aveva risposto in modo evasivo (1). Ora il Marchese Lavallette avendomi dichiarato, che farebbe le sue lagnanze a Lord Granville credetti che fosse per me dovere di delicatezza di usargli la stessa confidenza, mettendolo a parte del mio colloquio predetto, prima che egli vegga il Marchese Lavallette. Ciò era anche necessario onde non vi fossero s·crezii nelle nostre risposte. Perciò mi sono già inteso con Lord Granville col telegrafo per trovarlo domani sera al suo arrivo qui alla stazione della ferrovia (2).

Approfitto di questa circostanza per dirLe che ieri venne pure a vedermi il Signor Conte Appony, col quale sono pure in amichevole relazione. Egli mi

ha espresso le sue impressioni perso.nali con molta schiettezza dicendomi che, partigiano della più assoluta neutralità anche pel suo paese, e rimasto quasi senza notizie, era stato molto tempo assai inquieto; e sebbene io mi sia ]jmitato a dirgli che tutte le voci di alleanze dell'Italia erano false, e che l'Italia persisteva lealmente nella sua neutralità, egli ne trasse argomento per congratularsi che anche il suo Paese abbia fatto come noi; e mi disse che si congratulava con noi come di un benefizio, nel caso, che ne avessimo contribuito. E soggiunse che, se Essi avessero fatto diversamente, i fatti ora succeduti, e la piega p·resa dalle cose ne li avrebbe fatti molto pentire.

È pur venuto a mia notizia in modo certo, che l'Imperatore di Russia ha fatto fare reiteratamente le sue felicitazioni al Re di Svezia per la neutralità dichiarata, e lealmente mantenuta. Ora che l'Austria ha messo pure dell'acqua nel suo vino, e dopo la piega della guerra, non mi pare più da temersi che la Russia esca dalla sua neutralità.

Mi dimenticava di dirle, che il telegramma ricevuto dal Marchese Lavallette diceva, che la Russia aveva accettato di accedere alla proposta per l'accordo fattale dall'Inghilterra.

(1) -Cfr. n. 476, p. 318. (2) -Sul colloquio Granville-La Valette, del 16 agosto, cfr. Granville a Lyons, p~ri data, in Further Correspondence respecting the War between France and Germany, cit., n. 13, pp. 11-12; Das Staatsarchiv, XX, n. 4339, pp. 297-298; Archives Diplomatiques 1871-72, l, n. 334, pp. 363-364.
512

VITTORIO EMANUELE II AL CONTE VIMERCATI (A C R, Carteggi V. E. Il, b. 33)

T. Firenze, 16 agosto 1870. Voilà mes instructions que vous pouvez communiquer à l'Empereur. Pour accord pris avec l'Angleterre rapportez-vous ma dépéche d'hier (1), médiation diplomatique n'aurait lieu qu'en sens favorable à la France sur base intégrité territoire et conservation dynastie méme en cas de revers, c'est ainsi que Nigra présentera la chose a La Tour d'Auvergne. Vous direz à l'Empereur que je vous envoie à l'armée pour avoir près de lui une personne sure et dévouée dont il peut disposer pour étre intermédiaire entre nous et me renseigner, désirant faire tout ce qui pourra lui etre profitable. Tàchez de tirer le meilleur parti possible de la situation. Vous recommande Prince Napoléon. Pour dépenses, tirez sur ma Maison.

J e vous télégraphierai a u Quartier Général. Frais armement plus considérable qu'on ne le croit.

513

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2800. Costantinopoli, 16 agosto 1870, ore 15,15 (per. ore 19,10).

Ignatieff m'a informé de l'arrangement de neutralité conclu entre la Russie et l'Italie et a ajouté ceci:

«Mes vreux commencent à se réaliser, inaction pour le moment peut étre action commune et combinée plus tard en vue des événements inévitables qui se passeront en Autriche par suite de la formation d'un grand Empire Allemand. Comte de Beust au delà difficulté à manreuvre entre nous deux » [sic]. Ignatieff s'est toujours montré partisan de l'alliance italienne, il est en correspondance directe avec l'Empereur et il est successeur indiqué du meme Prince Chancelier. J'ai pensé par conséquent que ces informations pourraient intéresser le Gouvernement du Roi.

(1) Cfr. n. 504.

514

L'ONOREVOLE MINGHETTI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

RISERVATO (1). Firenze, 16 agosto 1870.

L'E. V. sapendo che io doveva recarmi in Inghilterra per affari di famiglia, volle incaricarmi altresì di una commissione politica. E sebbene io abbia ragguagliato l'E. V. per mezzo di private lettere e di telegrammi di quanto è avvenuto mano a mano, nondimeno parmi conveniente, tornato in Firenze, di porgerle un breve sunto di tutto quanto riguarda questa commissione.

Primieramente mi è d'uopo ricordare alcuni fatti precedenti. Nell'anno 1869 ebbero luogo negoziati fra la Francia e l'Italia, e fra la Francia e l'Austria per una triplice alleanza. L'Italia non voleva pigliarne l'iniziativa, ma poneva innanzi come condizione della sua partecipazione che l'Austria fosse già con-cordata: voleva inoltre dichiarato che in caso di guerra non si mirerebbe ad un fine opposto alla nazionalità germanica; chiedeva infine per patto espresso che le si consentisse di fare un passo nella soluzione della quistione romana. A queste proposte l'Imperatore dei Francesi rispose nel luglio 1870 (2) che ne rifiutava sì la sostanza che la forma, e così venne meno questo negoziato, nè più a mia notizia è stato ripreso.

Intanto l'Italia s'era messa con inusitato fervore nell'intento di assestare le sue finanze. Il Ministero Lanza aveva inalberato il vessillo della economia nell'esercito; nessuna quistione politica sembrava minacciosa; quando ad un tratto in occasione della candidatura del Principe Hohenzollern al trono di Spagna, la Francia dichiarò la guerra alla Prussia il 18 luglio.

Bisogna credere, e le conversazioni avute con distinti personaggi a Parigi me ne rassicurano, che la Francia fosse persuasa di poter da sé sola incominciare e proseguire questa guerra se non compierla interamente, poichè non si curò di riannodare in alcuna guisa le trattative dell'anno precedente. Ciò non ostante si poteva prevedere che se la guerra durasse, non tarderebbe a ripigliarle, tanto più che il Governo Austriaco, comecchè anch'esso non preparato

accennava a parteggiare per la Francia. Così infatti avvenne che pochi giorni dopo la dichiarazione di guerra, il trattato di tripHce alleanza fu rimesso in campo. E siccome sorgevano difficoltà gravi ad accettarlo, cosi fu dall'Austria intavolato eziandio un progetto di duplice alleanza coll'Italia. Però era ovvio non poter questo essere altro che un apparecchio dell'alleanza triplice.

Intanto l'opinione pubblica in generale nell'Europa e particolarmente in Italia si era chiarita contraria alla guerra sopra tutto pei modi tenuti dalla Francia nel provocarla, e sebbene generalmente si credesse più alla vittoria dei Francesi che a quella dei Prussiani, pure nondimeno si manifestava vivo il desiderio che il conflitto fosse ristretto alle due potenze, e le altre facessero ogni sforzo per renderlo il più breve possibile.

Proclamata dal Governo Italiano in sul bel principio la neutralità, l'E. V. aveva contemporaneamente tentato l'Inghilterra per mezzo di Sir Augustus Paget s'essa volesse mettersi a capo di una lega dei neutri. Ma l'Inghilterra aveva accolto freddamente codesta proposta, anzi aveva risposto non voler essere collegata ad altra potenza, ma serbare intera la sua indipendenza. Non ostante a ciò parve all'E. V. che fosse da ritentare qualche pratica col Gabinetto Inglese, e ciò tanto maggiormente quantocchè le pressioni Francesi e le Aus,triache si facevano più incalzanti, allo scopo di trascinarci alla guerra. Noi correvamo il pericolo di non poter senza grave difficoltà resistere ad esse, e pur resistendo correvamo il rischio di trovarci alla fine isolati in guisa da non partecipave a quelle conferenze o: a quegli atti che le altre Potenze fossero per fare.

Partito da Firenze il 1° di agosto mi fermai due giorni a Parigi, ed ebbi lungo discorso col R. Ministro Cavaliere Nigra. Il Nigra si trovava dirimpetto al Governo Imperiale in buonissime relazioni ed insieme non s'era dipartito dalla riserva impostagli dall'E. V. Non di meno la sua opinione si mostrava favorevole all'alleanza francese. Egli fondava tale opinione sugli argomenti seguenti: l) La indole e le tradizioni di Casa Savoia, la quale si mescolò ognora nelle controversie che seguivano in Europa.

2) I vantaggi che se ne otterrebbero alla fine della guerra, come una rettificazione di frontiere sì dal lato della Francia che dell'Austria. Che se rispetto a Roma l'Imperatore aveva recisamente rifiutato qualunque concessione anzi pur qualunque cenno alludesse alla soluzione della quistione romana, pure favorendo la Francia e cattivandoci cosi la opinione pubblica di quel paese, si preparava un accordo anche per Roma nell'avvenire. A questo proposito il Nigra ricordava la nostra partecipazione alla guerra di Crimea, la quale deliberata senza patti precedenti, fu poscia feconda di cosi utili risultati.

3) Il vantaggio morale di rialzare il prestigio delle nostre armi, abbassato dopo Custoza e Lissa, e che risorgerebbe combattendo e vincendo colla Francia.

4) La probabilità che continuando la guerra e ampliandosi, noi avremmo dovuto entrare in ballo più tardi, e nostro malgrado, e per conseguenza senza merito e senza compensi.

5) I pericoli che ci verrebbero dalla Francia vittoriosa e scontenta di noi. Perchè se fosse prevalsa la tendenza ostile alla unità germanica, cotesta tendenza avrebbe assalito in appresso anche l'unità italiana, contro la quale in Francia erano di molte prevenzioni.

A questi argomenti dei quali io non disconosceva il valore, risposi secondo le 1struzioni dell'E. V. che l'Italia non era pronta, ed occorreva un tempo non breve innanzi che si trovasse in grado di dare soccorsi armati, che l'opinione pubblica si era mostrata favorevole alla neutralità, e che sotto un regime costituzionale non si poteva non tenerne gradissimo conto; che un'alleanza fatta dall'Italia e dalla Francia sole, senza concorso di alcuna altra potenza, oltre avere un aspetto odiosissimo rispetto alla Prussia, ci faceva apparire quasi come satelliti dell'Impero. Invero due grandi cagioni potevano indurci alla guerra: l'una generale risguardante l'equilibrio europeo, nel caso che altre potenze e sopratutto la Russia si fossero mescolate nel conflitto; l'altra particolare all'Italia ed era la quistione romana. Ma se non si otteneva nulla rispetto a questa, non solo i sagrifizii non sarebbero stati giustificati da un grande interesse nazionale, ma era da temere che nascessero gravi perturbazioni nell'interno del Regno; non potersi addurre l'esempio di Crimea, perchè erano troppo disf·ormi le circostanze nell'uno e nell'altro tempo. Il Cavaliere Nigra sentendo quali erano i concetti e gli intendimenti del Governo italiano giudicava egli pure che in tal caso fosse almeno necessario tentare qualche accordo coll'Inghilterra ed affrettava colle sue esortazioni l'ufficio che io doveva compiere.

Giunto in Inghiltexra, l'onorevole Ministro del Re Commendatore Gadorna ebbe a dirmi che sia per difetto di istruzioni precise, sia perchè dubitava di non godere tutta la fiducia della E. V., dubbio ribaditogli dalla mia venuta a Londra, si era da assai tempo astenuto di parlare a Lord Granville. E per scrupolo di neutralità astenendosi pur dal vedere il Ministro di Francia e quello di Prussia, trovavasi nella maggiore oscurità sì degli avvenimenti che dei giudizi.

Il primo colloquio che ebbi con Lord Granville fu la mattina del 7 Agosto. Intesi prestamente che in Inghilterra gli animi erano sospettosi ed inquieti verso· di noi sia per le voci di personali impegni: presi 931 Re coll'Imperatore, sia per i viaggi del Vimercati e del Barone Witzthum ai quali si attribuiva una importanza maggiore del vero. Il mio primo compito fu dunque quello di rettifi·care le opinioni erronee, e di mettere in chiaro qual fosse la nostra posizione.

Esposto candidamente il vero, senza avvolgimenti nè reticenze, come suolsi nella diplomazia inglese, dissi il m~o mandato, e il desiderio del Governo del Re di stringere qualche patto coll'Inghilterra. Cotesta era la prova maggiore della nostra schiettezza e del nostro voto per la pace. Sebbene la risposta avuta per mezzo di Sir Augustus Paget fosse tale da sconfortarci, pure non di meno ci pareva cosi giusta ed opportuna la nostra dimanda che non esitavamo a ripeterla. Lord Granville accolse con molta benevolenza le mie parole e disse parergli che il Paget avesse rappresentato forse troppo crudamente la sua risposta. Noi non rifuggiamo, soggiunse egli, dallo stare m continua relazione, dal fare, come suol dirsi uno scambio d'idee; ma non vogliamo nè possiamo prevedere tutti gli eventi e pigliare sin da ora impegni sulla condotta a seguirsi. Se ciò si facesse, continuava il Ministro Brittannico, se si facesse un patto fra noi, non potremmo a meno di offrire alla Russia ed all'Austria di aderirvi. Ma gli interessi dell'una e dell'altra potenza sono in molti punti diversi, anzi contrarii; noi apriremmo quindi una discussione forse inutile, certo perkolosa, e correremmo rischio di segregavci maggiormente anziché procedere concordi. L'Inghilterra infine per le sue speciali condizioni, rifugge dal vincolare nel futuro

la propria libertà d'azione. Risposi al Nobile Lord che fra uno scambio d'idee quale suol farsi in tutte le circostanze ,senza precedente obbligo nè responsabilità, ed una convenzione che prevedesse e provvedesse a tutti i casi, l'intervallo era grandissimo; e che vi poteva essere qualche cosa di medio, cioè un impegno scritto preso dalle due parti di procedere d'accordo in certi atti determinati, senza che perciò fosse vincolata in modo definitivo la libertà del giudizio e dell'azione. Lord Granville comprese subito ciò che poteva esserd di pratico nelle nostre proposte, e gli parve che in cotesti termini si potesse combinare alcuna cosa; ma prese tempo a riflettere e mi pregò di considerare la nostra conversazione come puramente amichevole e confidenziale. Il ·che io accettai di buon grado, soggiungendo anZ'i che ne avrei informato il Cadorna e l'avrei pregato di parlargli officialmente nello stesso senso.

Uscendo dal Ministero degli Affari Esteri, andai diffilato dal Cadorna, al quale feci conoscere l'esito della conferenza, pregandolo a voler prendere egli l'iniziativa officiale nello stesso senso. La qual cosa egli esitava da prima ad accogliere; ma ogni esitazione fu vinta da un telegramma che ricevette più tardi dall'E. V. (1), nel quale gli si parlava della proposta Austriaca di dupplice allean2la. Nello sera stessa trovandoci tutti insieme a Holland House, il Commendatore Cadorna mosse il discorso col Conte di Granville e questi diede appuntamento a lui ed a me il giorno appresso alla Camera dei Lordi, per darci la risposta.

Il giorno 8 alle ore 5 pomeridiane dopo un discorso del Conte Granville sulla quistione del Belgio, ci ritivammo insieme nella biblioteca dei Lordi e quivi fu ripigliato il tema del giorno precedente. Lord Granville dichiarò che avendo riflettuto alla proposta da noi! iniziata, gli pareva accettabile in questi termini che si convenisse formalmente e per iscritto fra l'Italia e l'Inghilterra di non uscire dalla neutralità, e di non fare atto alcuno che a tal fine potesse condurre, senza prima avere :scambievolmente partedpato illle proposito, e senza fare ogni opera per intendersi. Cotesto accordo sarebbe communicato alla Russia, all'Austria ed anche ad aUre potenze occorrendo perchè vi aderissero; pure anche senz'altra adesione si riterrebbe concluso fra le due parti ora contraenti. Se codesto suo pensiero incontrava il nostro aggradimento, Lord Granville si riservava soltanto l'approvazione dei suoi colleghi. Parve a me ed al Cavaliere Cadorna che tale accordo sebbene iniziale potesse però servire all'intend1mento dell'E. V. e fosse da accettarsi; solo feci riflettere ac,curatamente al Conte di Granville che l'accordo avrebbe di necessità, ancorchè implicitamente, una portata molto maggiore di quella che le parole suonassero. Imperocchè, qualora si trattasse di una mediazione fra le potenze belligeranti, era naturale che l'Inghilterra e l'ItaHa si sentissero sin da ora moralmente impegnate ad Lntendersi. E similmente se alla fine della guerra vi fosse un congresso o una conferenza, l'intervento dell'Italia vi rimarrebbe fin da oro assicurato. Alle quali cose il Conte di Granville non oppose alcuna obbiezione. In questo frattempo erano venute le prime notizie delle vittorie Prussiane e de~l'agitazione di Parigi.

Di queste notizie l'impressione era stata nell'animo del Conte di Granville profondissima e tale da non dissimularmi che egli si aspettava di ora in ora di udire che l'Impero crolLava. Fu uscendo da questa conversazione che io telegrafai all'E. V. codesti pressentimenti (1), ai quali però non corrispose sino ad ora l'effetto. La sera ste·ssa ebbi occasione di vedere il Signor Gladstone insieme a Lord GranviUe, al Signore Lowe e ad altri ministri i quali mi di·chiararono di aver accolto con grande compiacenza l'accordo da stabiUrsi fra l'Italia e l'Inghilterra. La mattina appresso trovandomi dal Signor Gladstone, questi mi chiese se io scorgessi alcun inconveniente a ciò che nel discorso di chiusura del

Parlamento che doveva leggersi a nome della Regina si accennasse alle cose che s'erano passate fra le due potenze; al che io risposi non vederci difficoltà alcuna. Se non che il tempo stringeva, mancavano poche ore alla lettura di quel discorso, e parve al Conte di Granville che non vi fosse agio di farlo convenientemente. E però la ·cosa non ebbe luogo. Ma da questo l'E. V. potrà comprendere come le sia pienamente lecito nella discussione che avrà luogo fra breve nel nostro Parlamento di farne menzione, senza venir meno ad alcun riguardo.

La mia commissione poteva dirsi con ciò finita. Il patto conchiuso comecchè non paia di molto momento, pur nondime.no rac·chiudeva i germi di ulteriori accordi e di futuri atti. Ma l'E. V. con un telegramma del 10 agosto (2) mi pregava di rimanere a Londra e di avviare una nuova pratica che avrebb€ per fine una mediazione collettiva per 1a pace. Io mi era già a·ccorto da varii discorsi che gli uomini di stato inglesi stimavano non essere prossimo il momento di tentare un passo simigliante. Pur non di meno mi sarei accinto ad obbedirla, quando il Conte di GranvH1e mi invitò ad accompagnarlo insieme col Signore Gladstone alla sua villa di Walmer Castle ove recavasi a soggiorno. Rimanere a Londra sarebbe stato vano, e per lo contrario non si poteva immaginare una più felice occasione per conversare riposatamente sull'argomento. Tenni pertanto l'invito e fui a Wa,lmer Castle il giorno 11 Agosto. Il ,subbietto della possibilità di una mediazione venne in taglio facilmente, ed io esposi le idee e:spressemi nel telegramma dell'E. V. Esse furono accolte da Lord Granville con moltissima soddidazione. È un sentimento che mi piace significarle come argomento di future combinazioni. E debbo soggiungere che anche a Lord Granville pareva che a conseguire una pace durevole fosse necessario prendere come base in qualunque evento l'integrità territoriale della Francia, sebbene presentisse che la Prussia vittoriosa avrebbe su questo punto accampato delle pretese molto forti. Se non che il Ministro era di opinione che H tempo di una mediazione non fosse ancora venuto, e che un passo fatto oggi inopportunamente sarebbe nocivo anzicchè utile a,l fine .che entrambi ci proponevamo. Ad ogni modo io stimai bene avvertirlo che avrei fatto conoscere al CaV1aliere Cadorna (come feci il giorno appresso) la nostra conversazione perchè fosse principio di ulteriori possibili intelligenze.

In questa dimora di Walmer Castle ebbi occasione di parlare col Signore G1adstone della quistione romana. I suoi concetti erano questi, non dovevasi

da noi ricorrere alla violenza, sperare che alla fine della guerra o in un con

gresso o per altro modo si sarebbe potuto risollevare tal questione, e che il punto

di partenza dell'Italia in ogni negoziato, doveva essere la rivendicazione dei

diritti civili e politici dei romani dalla oppressione cllericale. Non ho mestieri

di dire all'E. V. che il Signore Gladstone serba sempre nell'animo quell'affetto

per l'Italia del quale ha dato tante e così splendide prove.

Il telegramma che annunziava la convocazione del Parlamento pel 16 agosto

mi costrinse a lasciare in fretta Walmer Castle e venire il 12 a Parigi. Reca

tomi dal Cavaliere Nigra e datogli ogni ragguaglio, egli mi espresse la sua sod

disfazione, e mi disse che riguardava codesto accordo con l'Inghilterra come

utile anche alla Francia, anzi come la sola cosa che si potesse fare per giovarle

nell'avvenire. Vidi altresì Lord Lyons Ministro d'Inghilterra a Parigi, il quale

mi narrò di avere il giorno innanzi scritto a Lord Granville che se non si pren

deva per base della pace futura l'integrità territoriale della Francia, non si poteva

sperare nulla di buono e di stabile, e perciò ,che all'Inghilterra sarebbe stato

miglior partito !',astenersi da ogni ingerenza, anzicchè proporre cosa diversa.

Le quali osservazioni concordano persino nelle parole, con le istruzioni spedì

temi dall'E. V. a Londra.

(1) -Questo rapp. fu inviato da Minghetti a Visconti Venosta da Vienna il 2 settembre. Cfr. n. 612. (2) -Recte: 1869.

(1) Cfr. n. 401.

(1) -Cfr. n. 425. (2) -Cfr. n. 452.
515

IL MINISTRO DELLE FINANZE, SELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 10, fase. S)

L. P. URGENTE. •.. (1).

Ebbi due ore di Braciere (Brassier). Verrò da te a mezzogiorno onde parlartene. Gli annunziai la chiamata delle due classi e la convocazione deila Camera. Prese bene la cosa.

516

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II

(A C R, Carteggi V. E. II, b. 33)

r. Parigi, 17 agosto 1870, ore 11,50 (per. ore 15,30).

Bonnes nouvelles de différents cotés quoique non encore officielles.

Je pars ce soir pour Verdun. Prie Roi de vouloir télégraphier directement à l'Empereur avec son chiffre, pour lui dire que V. M. m'envoye auprès de lui pour qu'il ait à sa disposition un intermédiaire devoué dans le quel V. M. a entière confiance. Cette dépèche prouvera à l'Empereur intérèt que V. M. lui porte dans ces difficiles circonstances et me sera d'une grande utilité.

(1) Si inserisce qui, tenendo conto del fatto che deve essere dei giorni precedenti la convocazione della Camera (16 agosto); forse del 10, come sembra desumersi dalla notizia del richiamo sotto le armi di due classi.

517

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2804. Vienna, 17 agosto 1870, ore 16,30 (per. ore 19,20).

Beust attend du Comte Appony éclaircissements sur accord entre l'Angleterre et l'Italie. Il persiste à douter de l'utilité pour l'Autriche de toute entente collective qui n'a pas pour base soit une certaine garantie entre les puissances neutres, soit une proposition de médiation (1).

518

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2806. Londra, 17 agosto 1870, ore... (per. ore 21).

Lord Granville me dit qu'il ne pourratt pas abandonner tout à fait la partie historique de sa note (2) car tout est déjà imprimé dans le blue book avec les dépeches de Paget et Granville (3). Il consent à omettre la période qui dit que la proposition de l'Italie avait été déclinée par lui et il dirait seulement en principe et en général que ·tout en croyant qu'un accord en commun de.s Puissances neutres ne serait pas 'convenable au moins pour le moment actuel, il fait la proposition contenue dans sa note. Ma note (4), tout en déclarant que sa proposition atteint le hut que nous nous sommes proposé dès le commencement, accepterait avec plaisir sa proposition en répétant à cet égard la meme formule de la note Granville. Comme cela s'éloigne un peu de vos instructions (5) veuillez me dire si vous consentez à la prière que je vous adresse de m'y autoriser. Un retard ultérieur serait très regrettable. La Russie a accepté de accéder (6). L'invitation à l'Autriche, d'y accéder aussi, a été faite hier.

519

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2807. Londra, 17 agosto 1870, ore 18,40 (per. ore 0,10 del 18).

Lord Granville a reçu avec plaisir la communication confidentielle (7) de vos déclarations à l'égard de la médiation, dont il a pris note. Il ne croit pas convenable de proposer la médiation jusqu'à ce moment, faute de disposition des deux parties à s'y preter; mais le cas pourrait arriver bientòt.

(1) -Cfr. la nota Granville a Apponyi, del 17 agosto, trasmessa dallo stesso Apponyi a Beust il 18, e la risposta di Beust, del 23, in CorTespondenzen des K.K. Ministeriums des AusseTn, cit., nn. 16 e 18, pp. 22-24; Das StaatsaTchiv, XIX, nn. 4144 e 4145, pp. 304-305; Archives Diptomatiques 1871-72, II, nn. 341 e 359, pp. 394-395 e 413-414. (2) -Cfr. n. 539, allegato I. Per la prima versione della nota, cfr. n. 482. (3) -Cfr. Granville a Lyons e Paget, 9 luglio; Paget a Granville, 9 e 12 luglio, in CoTTespondence Tespecting the Negotiation pTeHminary to the WaT between FTance and Prussia, cit., nn. 18, 47, 48, pp. 12, 29-30; il primo dispaccio e il secondo, in estratto, anche in Archives Diptomatiques 1871-72, I, nn. 52, 54, pp. 66, 67-68. (4) -Cfr n. 539, allegato II. (5) -Cfr. n. 490. (6) -Cfr. il rapp, Buchanan cit. a p. 342, nota l. (7) -Cfr. n. 495.
520

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2808. Londra, 17 agosto 1870, ore 21,40 (per. ore 0,15 del 18).

Je sak; confidentiellement par Lord Granville que le Prince de La Tour d'Auver.gne n'a trouvé rien à redire à l'accord de l'Italie avec l'Angleterre pour la neutralité (1).

521

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 320/109. Londra, 17 agosto 1870 (per. il 26).

Col di Lei telegramma da me ricevuto la sera del 12 corrente (2) Ella mi significava che, avuto riguardo alla partecipazione dell'Italia al trattato del 1867 relativo al Lussemburgo (3), pareva che anche l'Italia dovesse essere dall'Inghilterra invitata a segnare H nuovo trattato per la neutralità del Belgio, cogli altri segnatari dei Trattati del 1839 che Ella supponeva fossero stati ora invitati a segnare il nuovo Trattato e mi incaricava di fare presso Lord Granvi1le delle comunicazioni confidenziali a questo riguardo.

Successivamente con altro telegramma che mi pervenne il mattino del giorno 16 ( 4) Ella mi ordinava di non insistere troppo per la partecipazione al nuovo trattato suddetto relativo al Belgio, e di rappresentare ciò, tutto al più, come una idea suggeritami dal precedente fatto dell'intervento dell'Italia al Trattato del 1867 pel Lussemburgo.

Il Signor Conte di Granville che ora dimora in campagna, cui chiesi un abboccamento sin dal giorno 13 essendo venuto a Londra, ebbi l'onore di vederlo oggi e mi pregio di confermarle Ja notizia datale col mio telegramma di oggi stesso (5) della mia conversazione su questo soggetto.

Attenendomi alle direzioni dalla E. V. impartitemi, io chiesi innanzi tutto a Sua Signoria se le potenze segnatarie dei Trattati del 1839 erano state chiamate dall'Inghilterra ad accedere al nuovo Trattato ora da lei sttpulato colla Francia e colla Prussia e se esse vi avevano aderito. Mi rispose che la Russia non vi aveva finora aderito e che pareva non fosse per aderirvi (6); e che l'Austria si era riservata di deliberare quando esso fosse stato accettato dalla Fréllllcia e dalla Prussia (7); e che non aveva finora ricevuta altra comunicazione.

Dissi in allora al Signor Conte -che io .aveva pensato alla posizione alquanto singolare in cui si trovava l'Italia a questo riguardo dopo di essere intervenùta

come se·gnata<ria del trattato del 186·7 pel Lussemburgo. Soggiungendogli che con ciò io gli esprimeva soltanto delle idee mie particolari, gli feci osservare che le stipulazioni dei Trattati del 1839 avevano avuto tutte per soggetto gli stessi ventiquattro articoli che erano stati inserti come parte integrante dei tre Trattati identici tra 'le cinque Potenze ed il Belgio, tra le stesse cinque Potenze e l'Olanda e tra l'Olanda e il Belgio; che ino!Dre le st.ipulazioni dei detti ventiquattro articoli riguardanti la delimitazione del Belgio, del Lussemburgo e del Limbuvgo (come prorvincia Olandese) la costituzione de'l Belgio in istato indipendente, la dichiarazione di neutralità del Belgio, e la garanzia delle cinque Potenze per tutti gli articoli suddetti erano altrettante cose che formavano un solo contratto e che perciò erano le une correlative, e corrispettive alle altre. Di poi sopravvenne per la dichiarazione deUa neutralità del Lussemburgo come era costituito in forza dei T'l'attati deL 1839 il Trattato del 1867 nel quale l'Italia intervenne. Ond'è che accade che l'Italia è vincolata a garantire Ja neutralità di questo Dueato, nel mentre che non si riconosce la di Lei partecipazione a ciò che riguarda i Trattati del 1839 dai quali lo stesso Lussemburgo riconosce la sua costituzione ·e nei quali st trovano .le stipulazioni riguardanti i'l Belgio, che sono inscindibili dalle parti dei Trattati :stessi costi·tutive del Lussemburgo. Dissi al Signor Conte di Granville che faceva que·ste riflessioni per inferirne

che parevami che, se non altro, ragioni abbastanza forti esistessero perchè anche l'Italia fosse chiamata ora a ~firmare il nuovo T•rattato.

Il Signor Conte mi disse che quanto a lui, non desiderava nulla di meglio che 'l'Italia .pure concorresse a segnare un Trattato !Per la neutvaHtà del Belgio, ma mi fece riflettere che allo scopo pel quale til Trattato erasi fatto, importava assai che le potenze ·che vi aderivano avessero l'obbligo di difendere colle armi quella neutralità; che l'Italia, non essendo segnataria dei Trattati del 1839 (1), e non avendo perciò questo obbligo, avrebbe col suo intervento al nuovo trattato indebolito ·l'effetto del ·concorso delle altre Potenze segnatarie, dando a codeste accessioni al nuovo Trattato un carattere, che non implicasse l'obbligo di difendere ·Colle armi la neutralità del Belgio. Dopo di eiò dissi al Signor Conte che io non insistevla, trattandosi di una idea mia personale.

Un'altra ragione però che mi persuadette a non insi·stere si lfu che il Signor Conte di Granville avendo trovato il vero nodo della questione io non poteva insiistere senza entrare in un campo nel quale non ;poteva e non doveva entrare. Di fatto la ragione per la quale l'Italia non ha parte nelle convenzioni ehe ri.guardano l'integrità e la neutralità del Belgio è che essa, non intervenuta nei Trattati del 1839 non ha assunti gli obblighi e la guarentia nel medesimo stipulate pel Belgio. È vero che l'intervento neL trattato del 1867 ha fatto all'Italia una ·condizione un po' anormale, ma quale sarebbe l'unico modo di uscirne? Non può essere altro fuor quello di ammetterla ad assumere lo stesso stato di diritto delle Potenze segnatarie dei Trattati del 1839; cioè ammetterla ad accedere ai detti Tt-attati, ad assumerne gli obbli.ghi ed i diritti.

Ma allora si domanda può eiò farsi senza il concorso di tutte le Potenze segnatarie di quei Trattati? Queste Potenze sarebbero ttUtte disposte ad aderirvi?

L'Italia stes,sa crede essa di sua convenienza, ed è disposta ad assumersi tutte le obbligazioni che sono la conseguenza della ,garanzia data dalle cinque Potenze a tutte le stipulazioni dei detti ventiquattro artkoli?

Mi limito ad ,indicare queste questioni per i.Sipiegare la principale ragione per la quale mi era impossibile di spingere innanzi questa questione anche solo in mio proprio nome.

Col telegramma che Le ho spedito oggi e che Le confermo Le ho già concisamente significata la interpellanza da me fatta a Lord Gmnville e la sua risposta su questo soggetto.

(1) -Cfr. Lyons a Granville, 16 agosto, in Further Correspondence respecting the War between France and Germany, cit., n. 14, pp. 12-13; Das Staatsarchiv, XX, n. 4340, pp. 298-299; Archives ,Diplomatiques 11871-72, I, n. 1335, pp. 364-365. (2) -Cfr. n. 479.

(3) Per il cui testo, cfr. Raccolta dei trattati e delle convenzioni fra il regno d'Italia ed i governi esteri, Il, pp. 355-361.

(4) -Cfr. n. 506. (5) -Tel. 2809, delle ore 21,40, per. ore 9,30 del 18.

(6) Cfr. Buchanan a Granville, 12 agosto, in Further Correspondence respecting the War between France and Germany, cit., n. 19, pp. 14-15; Archives Diplomatiques 1871-72, I, n. 324, pp. 353-354.

(7) Cfr. Beust a Apponyi, 6 agosto, in Correspondenzen des K.K. Ministeriums des Jlussern. cit., n. 38, p. 36; Archives Diplomatiques 1871-72, I, n. 295, pp. 319-320.

(1) Per il cui testo cfr. MARTENS, Nouveau Recueil de Traités ecc., XVI, Guettingue, 1842, pp. 770-795.

522

L'INVIATO IN MISSIONE SEGRETA A VIENNA, ARTOM, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (A VV, mazzo 6, fase. 5-1/E)

L. P. Vienna, 17 agosto 1870. Ho ricevuto l'interessante lettera recatami da Villa (1) e te ne ringrazio di tutto cuore. Mi sono però astenuto di ripetere al Conte B[eust] le osservazioni da te fatte a Vitz[thum], e che questi gli ha senza dubbio riferito. Ti confesso che non so con qual veste presentarmì al B[eust]. Io non sono accreditato in niun modo, e Curtopassi è certamente più autorizzato di me a parlare in nome tuo. Spero quindi di ricevere oggi o domani l'annuncio della partenza dì M[inghe]tti. Ti ripeto che è indispensabile che tu abbia subito qua un Ministro regolarmente accreditato. Spìacque assai ad Ar[ese] ed a me di vederci attribuiti dalle corrispondenze della Perseveranza e dagli articoli dell'Opinione dei giudizi per lo meno arrischiati sulle tendenze attuali del Gabinetto di Vienna. È mio dovere di dichiararti che io non ho scritto sìllaba né di politica né di altro argomento dacché sono qui, fuorchè a te solo. Ignoro quindi assolutamente a qual fonte e la Perseveranza e l'Opinione abbiano attinto le notizie che misero tanto allarme fra voi. Nella stessa lettera ch'io scrissi a te io m'ero permesso di suggerirvi qualche provvedimento di precauzione, senza mai accennare neanche per ombra allo spettro della Santa alleanza. È difficile definire con precisione una situazione il cui principale carattere è l'incertezza. Il Conte B[eust] però non sa aspettar tvanqui1lo gli avv,enimenti: egli si volge senza posa ora a destra ora a siniJStra e così senza concluder nulla desta i sospetti di tutti. Ora per esempio si parla di nuovo di coquetterie colla Russia. Mi è impossibile di dirti che cosa vi ha di vero. Non vedo alcun membro del Corpo Diplomatico, evito anche il Volksgarten, e non posso quindi nemmeno riferirti quei volgari cancans che pure non è inutile di sapere. Lascio ciò a Curtopassi. B[eus]t si esprime in modo ironico sul nostro accordo co1I'Inghilterra. Egli dice ,che ogni potenza, quando vuoi passare dalla neutralità all'azione, ha l'abitudine di esporne le ragioni, e che prendere un impegno di tal natura non ne vale la pena. Soggiunge che sarebbe pronto a fare un trattato di guarenzia della neutralità, oppure un accordo che avesse per base un pr01getto di mediazione. Ma io suppongo ch'egli voglia aspettare

l'esito della grande baHaglia, ch'è sempre imminente, e si fa tanto attendere. Non già ch'egli abbia ormai fiducia nelle sorti della Fmncia ma, come sai, egli

era fino alla gola negli accordi Vim[erca]ti, e trovo naturale ch'egli eviti almeno

le apparenze della diserzione, finchè v'ha qualche barlume di possibiHtà di vit

torie francesi.

Comprendo il dolore recato in ItaHa dall'imminente ruina dell'Imperatore ma trovo per lo meno imprudenti le manifestazioni contro le vittorie :prussiane. L'unità Germanica è nata a Sadowa e le recenti vittorie ne sono la confermazione. Converrà contare con essa come si conta finora ~coll'unità francese e in verità non 'SO perchè l'ItaUa debba allarmarsene più che l'Austria, che è minacciata di perdere 8 milioni di tedeschi. Fu fortuna grandissima per noi che tu ~con grande prudenza abbia modellata la tua condotta su quella dell'Austria senza discostartene d'un prasso. Se tu, cedendo ai noti impulsi, avessi commesso il gravissimo errore di legar le sorti nostre a quelle della Francta in questa occasione, il risultato sarebbe stato questo: il nostro soccorso non avrebbe impedito le sconfitte francesi, ma il Regno d'Italia sarebbe considerato dall'Europa come un'appendice dell'edificio napoleonico, destinato a scomparire coll'Impero. Colla sag,gia tua condotta hai ottenuto almeno questo che non vi sia nei negoziati di pace una questione della continuazione dell'unità italiana. Le questioni d'equilibrio che sorgeranno sraranno difficili e pericolose, ma non saranno questioni di to be or not to be. Senza essere ingrati verso l'Imperatore e senza aver contribuito menomamente alla sua rovina sarà lecito a noi di pensare a separare la nostra rcrausa dalla sua, e di vivere in buoni termini e con chi gli succederà in Francia e col resto d'Europa.

Tu ti preoccupi e .giustamente della situazione in rCUi ci troveremo il domani della grande battaglia. La Tour d'Auvergne disse ad Ar[ese] (ch'è ancor quà) che si potevano prevedere tre questioni: la dinastica, La territoriale, quella dell'indennità di guerra. Egli crede che l'Austria e la Russia avrebbero insistito pel mantenimento dell'impero e per l'integrità territoriale. Credo che anche l'Italia debba aggiungere i suoi :sforzi a quelli delle altre potenze a questo fine. Ma la questione dinastica sarà evidentemente decisa a Parigi prima ancora che le potenze mediatrici possano occuparsene. Se i Prussiani ~continuano a vincere, la vera, la sola grande difficoltà è la questione territoriale. È interesse dell'Italia e di tutta 'l'Europa d'evitare !alla Francia l'umiliazione di uno smembramento del territorio francese. Una pace rconclusa su queste basi non avrebbe alcuna probabilità di durata: essa sarebbe una tregua armata d1sastrosa non solo per la Francia, ma anche per la stessa Germania e per le altre Potenze. Per evitare questo smembvamento dell'Alsazia e della Lorena, mi permetto di comunicarti un'idea che ho già discussa due ann;i sono con Nig[ra] a Parigi, e che allora non parve né a lui né a me abbastanza pratica rper passare dal campo dei desideri a quello della realtà. Ma le circostanze mutarono talmente che forse ciò ch'era un sogno allora potrebbe ora avverarsi. Chi avrebbe detto poche settimane sono che si sarebbe discussa la possibilità di restituire J.'Alsazia e la Lorena alla Germania?

Io dissi dunque a N[igra] due anni sono che il solo modo di prevenire una guerra fra la Francia e la Germania sarebbe stato di riunire la neutralità della Svizzera a quella del Belgio neutralizzando i territori sulla riva del Reno dal lago di Costanza fino al Lussemburgo. Come ti dissi ammisi io stesso la difficoltà di far prevalere queste idee pacificamente ed alle prime obiezioni di N[igra] ri

28 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XTII

nunciai a svolgerla, come m'ero proposto, in un opuscolo. Ma ora, se la Francia è veramente minacciata d~ perdere l'Alsazia e la Lorena, chi non vede che accetterebbe di conservarle anche a costo di smantellare Metz e Strasbourg? Dal canto della Prussia si tratterebbe di neutralizzare il Palatinato renano, territorio bavarese, ove non v'è fortezze da smantellare e forse parte del granducato di Baden. La vera e forte linea di difesa della Germania, quella di Colonia, Coblenz e l\Iagonza dovrebbe rimanere e rimarrebbe intatta. Io non presumo che la mia proposta abbia run valore peregrino: rma non saprei su quaie altra base le potenze mediatrici possano formulare proposte di pace, che conducano ad un disarmo. Il principio della neutralizzazione delle zone di frontiere è il solo rimedio suggerito dal diritto internazionale per conciliare la formazione delle grandi nazionalità colle esigenze della pace. È una finzione .troppo arti.ficiale, lo rkonosco, ma io non so vedere un altro correttivo più pratico. Le due grandi, più grandi na2lionalità europee, la francese e la .germanica, devono rassegnarsi a vivere l'una accanto all'altra, poichè anche colla guerra più efferata, l'una non può distruggere l'altra. La neutralizza,zione che io propongo è quindi nulla più che un empiastro suUa ferita che sanguina, un modus vivendi che permetterà forse alla generazione attuale di rimandare alla ventura la soluzione d'un problema insolubile. Je te Livre mon idée in tutta confidenza. Non ti dico prenez mon ours. Piglia di essa quanto ne parrà opportuno e quando lo crederai conveniente, mettil:a innanzi come •Cosa tua.

Non ti nascondo, che, per L'amor dell'arte amerei assistere anche dal buco della toppa ai negoziati di pace. Chi sa quali idee nascono nella mente di B[ismarc]k e quale forma egli medita di dare alla carta d'Europa? Io lo credo più moderato che i recenti articoli dei giornali prussiani non lo farebbero credere. Ma se non abuserà della vittoria, certo egli ne saprà approfittare quanto basti ad assicurare il risultato della vittoria. Ed il sommo dell'abilità sarebbe, non di smembrare la Francia, ma di indebolirla, senza umiliarla, accrescendo la forza degli Stati vicini, e fomentando le gelosie loro verso il popolo francese. Sarà quindi per un diplomatico, non da uniforme, come sono io, un ,grande spettacolo, ed un grande insegnamento. Io spero che questa sia l'ultima grande crisi europea a cui mi sarà dato di assistere, ma vorrei conoscer.la per benino.

Perdonami il griffonnage ed il radotage.

(1) Cfr. n. 492.

523

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

T. 1270. Firenze, 18 agosto 1870, ore 0,01.

Vous pouvez rédiger votre note sur entente pour neutralité en conformité de ce que vous me proposez dans votre télégramme1 d'aujourd'hui (1). Faites-moi co:nnaitre le plus tòt possible les dépéches de Paget et de Granville, qui doivent étre publiées da:ns le blue-book.

(1) Cfr. n. 518.

524

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2813. Parigi, 18 agosto 1870, ore 16,10 (per. ore 18,20).

Si la concentration des troupes im:périales à Chaions :peut s'effectuer la situation militaire sera bien améliorée. Le moral du pays est relevé mais la situation politique intérieure est mauvaise. On ne se gène pas de parler de la déchéance de la dynastie. Le ròle de l'Empereur à l'armée et dans l'Etat est des plus pénibles meme avec des victoires. Sa position est très compromise. En tout cas pour le moment il est impossible de prononcer la :parole de paix ou de médiation.

525

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 627. Berlino, 18 agosto 1870 (per. il 24).

Par mon rapport politique n. 622 (1), j'ai donné un résumé de la correspondance échangée entre le Pape et le Roi de Prusse au début de la guerre actuelle. De nombreux commentaires se sont produits à cet égard dans la presse. On a été jusqu'à affirmer que S. M. s'était montrée prete à occuper le territoire romain, ou que tout au moins Elle ne ferait aucune owosition si les troupes d'une Puissance Catholique Allemande ou étr:angère venaient y relever la garnison française. Un asile à Cologne •aurnit été offert au Chef de la Catholicité.

Le Secrétaire d'Etat a jugé inutile d'opposer une dénégation à des bruits qui se démentent d'eux-memes et qui ne sont mis en circulation que dans le but assez évident d'exciter la défìance de l'Italie vis-à-vis de la Prusse. Ce qui a pu donner lieu à ces étranges supposition, c'est peut-etre la correspondance ci-dessus mentionnée. Le Pape aV1ait proposé de la manière la plus convenable et à la fois la :pl•us habile, sa médiation. Le Roi lui a répondu dans les termes d'une extreme •courtoisie, en relevant ce fait que la provocation ne venait pas du còté de la Prusse.

M. de Thile a bien voulu me communiquer con:fìdentiellement le texte des deux lettres. J'en joins ici la copie. Sa Sainteté s'était sirrnultanément adressée, mais sans aucun succès, à l'Empereur Napoléon (2).

ALLEGATO

PIO IX A GUGLIELMO II

(Ed. in PIRRI, p. 231; e, in traduzione, in Archives Diplomatiques 1871-72, I, n. 223, p. 245)

Vaticano, 22 luglio 1870.

Maestà, Forse sembrerà cosa insolita alla Maestà Vostra di leggere i miei caratteri in queste imponenti circostanze, ma vicario in terra del Dio della pace non posso a meno di offerire la mia mediazione, desideroso di vedere sparire l'apparato di Guerra, ed impedire i mali che sono di quella conseguenza inevitabile. La mia mediazione è

(ll Cfr. n. 473.

quella di un sovrano che non può destare gelosia nella sua qualità di Re, atteso la grande ristrettezza del suo territorio; ma può bensì meritare fiducia per la sua morale e religiosa rappresentanza. Esaudisca Iddio i miei voti, e quelli pure esaudisca che sono relativi alla M.V. colla quale desidero essere unito coi vincoli della stessa carità.

P. S.-Ho scritto contemporaneamente a S. M. l'Imperatore dei Francesi.

ALLEGATO I! GUGLIELMO II A PIO IX (Ed. in PIRRI, pp. 231-232; e, in Archives Diplomatiques 1871-72, I, n. 273, pp. 298-299)

Berlin, le 30 juinet 1870.

Très-Auguste Pontife! Je n'ai pas été surpris mais profondément ému en lisant les paroles touchantes tracées par Votre main pour faire entendre la voix du Dieu de la paix. Comment mon cceur pourrait-il ne pas écouter un appel aussi puissant? Dieu m'est témoin que ni Moi ni Mon peuple n'avons désiré ou provoqué la guerre. En obéissant aux devoirs sacrés que Dieu impose aux Souverains et aux Nations, Nous prenons l'épée pour défendre l'indépendance et l'honneur de la patrie; et Nous serons toujours prèts à la déposer dès que ces biens peuvent ètre sauvegardés. Si Votre Sainteté pouvait M'offrir, de la part de celui qui si inopinément a déclaré la guerre, l'assurance de dispositions sincèrement pacifiques et des garanties contre le retour d'une semblable atteinte à la paix et à la tranquillité de l'Europe, ce ne sera certainement pas Moi qui refuserait de les recevoir des mains vénérables de Votre Sainteté uni comme Je suis avec Elle par les liens de la Charité Chrétienne et d'une sincère amitié (1).

(2) Il contenuto di questo rapp. fu trasmesso anche con tel. 2814, delle ore 15,20, per. ore 20,45. De Launay vi diceva: • Soyez sans inquiétude sur ce sujet •.

526

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 8, fase. 5-7/D)

L. P. Berlino, 18 agosto 1870.

Le courrier de Cabinet Villa m'a remis hier votre lettre particulière du 11 courant (2). Je vous remercie sincèrement de votre exposé de la situation. C'était précisément parce que je me rendais compte de l'ensemble très difficile des circostances, que j'avais multiplié ma ·correspondance, pour vous mettre de plus en plus à mème de connaitre la vérité sur l'état réel des choses en Allemagne. Je n'ai eu du reste qu'à feuilleter dans mes souvenirs et à me montrer conséquent dans tout ce que j'avais écrit, depuis trois années, sur les hommes et les choses de ce Pays. Les faits viennent à l'appui de mes prévisions, nommément le dernier combat, du 16 Aout, à lVIar.s-le-Tour, où les prussiens ont rejeté vers Metz quatre corps d'armée qui opéraient la retraite vers Verdun. C'est, jusqu'ici, le fait d'armes le plus ·important de cette campagne.

En suivant cette ligne de conduite, telles étaient mes convictions, que je ne pouvais en adopter une autre, je vous fournissais des jalons qui permettaient à votre esprit si perspicace de mieux vous frayer l.a voie, au milieu des embarras de toute sorte, des rpièges peut ètre que vous tendaient ceux qui avaient un intérèt à nous dérouter. Je suis on ne peut plus satisfait de voir que vous

avez su résister à toute pression dans un sens compromettant. Nous ne sommes liés, dans une certaine mesure, qu'avec l'Angleterre et .c'est bien là la position qu'il faut garder, ·car, l'histoire en main, il est !facile de prouver que, d'accord avec l'Angleterre, nous ne sommes pas exposés à faire fausse route. C'est là de la politique traditionnelle de la Maison de Savoie.

Dès hier j'avais cherché à voir M. de Thile. Il était trop occupé ce jour là et, d'un commun accord, nous avons ajourné notre entrevue à aujourd'hui.

Il m'a paru opportun de lui donner en partie lecture de votre lettre, après avoir bien établi que c'était là une communication confidentielle et tout à fait privée, de la part du Comte de Launay à M. de Thile.

Il m'a marqué sa .satisfacuion q.ue nous n'ayons d'engagement qu'avec

l'Angleterre, et il en a pris note.

lVI. de Thile n'était à meme de donner aucune indication pour le c·as échéant d'une république remplaçant la France Impériale et organisant la défense du Pays. Il ne s'est pas prononcé, .si le moment serait venu alors pour l'Europe de proposer une médiation. Il s'est renfermé dans un silence absolu sur les intentions de la Prusse après la victoire. C'est là le manet alta mente repositum. Mais mon interlocuteur a prèté la plus grande attention aux argument.s prèchant la modération. Sa physionomie a toutefois trahi quelque surprise, en entendant émettre l'avis que l'Allemagne devrait se contenter de s'organiser comme elle le croirait mieux, dans ses frontières, sans viser à un démembrement de la France. Il n'a pu s'empecher en meme temps de se récrier contre toute arrière pensée de vouloir évoquer le Saint Empire Romain. On [peut tenter de guérir des malades, non de ressusciter des morts dument enterrés. « Nous sommes des gens trop pratiques, dlsait-H, pour que de semblables projets nous abordent un seui instant ». Il ne comprenait pas davantage que l'opinion publique en ItaJ.ie semblat se préoecuper des traditions d'anciennes inViasion germaniques, camme si on pouvait songer ici à étendre les limites de l'Allemagne à Tr,ento, à Trieste, et meme jusqu'au Mincio. Celle-ci au contraire ne demande pas aut.re chose, qu'une Italie forte et indépendante sous la dynastie de Savoie.

Quant à votre entretien, Monsieur le Chevalier, avec le Comte de Brassier de St. S:imon, tout en rendant ;justice à la dignité de votre réponse, M. de Thile niait toute •Connivence de ·la part de la Prusse avec les comités mazziniens et garibaldiens. Si durant la :rnission du Comte d'Usedom, il y avait eu des apparences, des simples .apparences, regrettables, auxquelles ce diplomate n'avait jamais preté la main, mais qui dev.ai>ent etre att.ribuées évidemment à des .gens intéressés à se donner l'air de ne pas etre isolés, il serait injuste d'en faire remonter Lla responsabilité au Cabinet de Berlin. Le Comte Brnssier n'aurait certain.ement pas acce!Pté un tel héritage, et nous devions etre édrifiés sur la franchise de son langage et .sur la loyauté de ses a:llures.

Je n'ai ,pas moins cru de mon devoir, d'insister vivement sur ce point. Les soupçons, fondés ou non, existent. Il convient à la Prusse de ne rien négliger pour les dis:siper. Il y a certainement de malheureuses combinatsons, devant ìesquelles les grands hommes d'Etat m.e reculent pas, lors meme qu'elles soient réprouvées par la morale et par la saine poHtique. Mais encore, pour faire fleche de tout bois, faut-il avoir l'excuse de sa prOipre faiblesse, ou invoquer de tristes nécessités vis-à-vis d'un ennemi. Or, l'Allemagne est de taille à lutter contre la France, et l'Italie ne brule pas une amorce. Le Cabinet de Berlin ne saurait trop s'appliquer à chercher à lui faciliter la tache épineuse de la neutralité. Agir autrement, ce serait jouer le jeu des adversaires et nous. pousser dans leurs rangs. Cela pour le présent. Pou.r l'avenir, H fallait se ménager un terrain favorable dans l.a Péninsule. De longtemps, l'Europe ne se remettra pas de cette commotion. La France rev.iendra à la charge pour se .procurer une revanche. Plus que jamais, elle frappera aux portes pour cher·cher des alliés. Si on tient à ce que la porte lui reste fermée en Ita.lie, i1 n'y a qu'un seui moyen, c1elui de persuader toujours davantage les honnetes gens, les conservateurs Iibéraux, les seuls avec lesquels on do•ive compter chez nous, que le drapeau cte la Prusse n'abrite pas derrière ses plis la révolution et le désordre chez autrui.

J'ai beaucoup engagé M. de Thi'le à toucher un mot dans ce ·Sens au Comte de Bismarck. Il m'a promis de le faire. Tout en combattant nos soupçons il a néanmoins accueilli mes observations sans se montrer irrité, car il savait qu'elles étaient présentées dans le seui but de dissiper le nuage le plus fugitif, le plus léger, entre les deux Gouvernements, que je travaille sans relache à rapprocher toujours davantage.

Relativement à la question de Rome, vous savez ce qui vous a été dit par le Comte Brassier, rapportant les paroles du Comte de Bismarck. Le Chancelier fédéral n'a jamais été aussi loin vis-à-vis de moi. Son langage, je l'ai réflété dans ma dépeche n. 624 du 12 Aout (1). C'est celui qui m'a été aussi tenu par le Secrétaire d'Etat. Il peut se résumer par ces mots: abstention bienveillante, en faveur de ntalie.

M. de Thile a manifesté quelque étonnement d'apprendre que les Prélats romains se frottent •les mains des victokes prussiennes. Mais il n'en revenait pas, qu'on ait pu vous écrire que le Roi Guillaume, comme chef militaire de l'Allema.gne, ne s'opposerait pas, le cas échéant à 1'-intervention armée de quelque puissance catholique allemande en faveur du St. Père, ni si quelque autre puissance étrangère jugeait à propos d'envoyer des troupes à Rome, durant la crise actuelle. Jamais une correspondance n'a été échangée dans ce sens. On ne saurait se mettre ainsi en contradiction avec son programme de se tenir en dehors de semblables affaires. Il y a eu en effet, dans ces derniers temps, une lettre des plus courtoises du Pape offrant sa médiation, et une réponse de

S. M., ·conçue également dans les termes les plus amicaux, mais en meme temps les plus correctes. V. E. en lira le texte dans les deux annexes à ma dépeche

n. 627 (2), texte qui m'a été obligeamment communiqué par M. de Thile.

Je l'ai aussi engagé à prendre note de ce que vous me dites: «maintenant le lien qui lie la liberté d'action de la politique italienne git dans la question romaine ». J'ai mentionné les ar.guments à l'appui. J'ai aussi amené la conversation sur l'éventualité de l'avènement de la république à Rome, en cherchant à savoir quelle serait l'attitude de ·la Prusse.

M. de Thile, sur le premier .point camme sur le second, n'étaiil: !Pas à meme de s'expliquer à fond sans une instruction spéciale du Comte de Bismarck, mais H pouvait me donner l'assurance que l'attitude du Cabinet de Berlin n'aurait assurément rien d'hosUle à l'Italie.

Je crois à propos de revenir sur quelques points mentionnés ci dessus. Quelles ·Seront les conditions de IJ.a paix, de la part d'une Allemagne victorieuse?

Selon l:e proverbe, il ne faut pas vendre la peau de l'ours avant de l'avoir mis par terre, on se tait officiellement à cet égard. Mais il est évident, et cela résulte déjà de la manière dont on avait ac·cueilli la proposition anglaise faisant appel au protocole de 1856 (1), et de la réponse récente du Roi Guillaume au Pape offrant sa médiation, qu'il faudra des garanties pour se prémunir de nouvelles attaques ·contre l'AUemagne, contre de nouvelles atteintes à la paix de l'Europe. Une indemnité d'un milliard ou de deux milliards ne remplirait pas ce but, ce ne serait qu'un lrembourserment des frais et des calamités de la guerre. On tiendra certainement à s'assurer des garanties territoriales. La France a toujours v1sé à reconquérir la rfrontière de l'ancienne Gaule. La rive gauche du Rh1n n'a .cessé d'etre l'objectif de ses .convoitises. Il faudra lui barrer la route. Aussi longtemps que le Cabinet des Tuileries a laissé en repos la Prusse, personne ici n'a songé à revendiquer les régions allemandes de la France. C'est cette dernière qui a mis elle-meme 'la question sur le tapis par les provocations. Le sentiment national, dont il sera impossible de ne pas tenir ·compte, se prononcera chaque jour davantage pour une recHfication des frontières de l'agresseur. II ne s'agit que du plus, ou du moins. L'opinion la plus modérée réclame l'Alsace et la lisière allemande de la Lorraine, qui s'étend des Vosges aux villes de Sarrebourg et de Chateau-Salins.

J'ignore si le Cabinet de Berlin partage ces vues, mais un :fait certain, c'est qu'on concentre en ce moment tout l'attirail nécessaire pour faire le siège de Strasbourg, cette clef de l'Alsace, et •celui de Metz. Cette dernière forteresse devrait au moins servir de gage durant les négociatdons de la paix et peut etre durant l'occupaUon prolongée, camme en 1815, du territoire français. Ces opérations, null:ement Olbligées pour le succès définitif de la •lutte, puisque les armées pourraient s'avancer sur Paris en se contentant de masquer les places fortes, .ces opérations, dis-je porteraient à croire qu'on tient à prendre au moins Strasbourg, parce que on veut le garder. Je crois donc, dans ces limites, au démembrement de la France, si le sort des armes continue à etre favorable à ses adversaires. Et soyons de bon ·compte. Si nous reversions la situation, serionsnous les bien-venus à Paris, si nous donnions à son Gouvernement le conseil de ne pas abuser de la victoire et de conserver le status quo ante? Nous audons beau rétorquer tous ·les arguments, on ferait le sourde oreille, et nous n'empecherions pas la suprématie de la France de s'asseoir en Europe. Gertainement que, dans le oas ·contraire, ce ròle appartiendra à l'Allemagne personnifiée par la Prusse, mais c'est là une alternative inévitable. L,es plateaux de la balance ne sauraient etre équiHbrés de telle sorte en Europe, que l'équilibre ne soit rompu en faveur de l'une ou ::l'autre Puissance. Entre deux inconvénients, mieux

vaut ,subir le moindre. Or, dans cet ordre d'idées, si l'Allemagne est appelée à occuper le premier rang sur le continent, il s'exercera dans des conditions toute autres, que de la part d'une France turbulente, hautaine, et avide de conquetes, non seulement vers ses frontières du Nord, mais aussi de l'Est. Sous ce rapport, les dernières révélations contenues dans le projet Benedetti (1) sont des enseignements et des avertissements salutaires. Qu'on ne dise pas que la chute probable de l'Empire amènera au pouvoir des hommes plus modérés. Les républicains, les d'Orléans, sont animés de la meme haine, de la meme passion ambitieuse que les Napoléons. La dernière lettre du Prince de Joi:nville démontre que son parti n'est pas guéri de la fièvre du chauvinisme.

Dans c es conditions, o n comprend que l'Allemagne veuille par la présente guerre arriver à un résultat àéfinitif et le maintenir par sa propre force vis-à-vis de ses voisins d'outre Rhin. Mais que, à cet effet, elle veuille ceindre la couronne de Charlemagne, faire renaitre le Saint Empire à l'instar de ce qui existait sous les Carlovin,giens, sous les Empereurs des Maisons de Saxe, de Franconie, de Souabe, de Habsbourg, ce serait tomber plus que dans l'exagération. Les Hohenzollern, les allemands, sont trnp pratiques pour se revetir de cette défroque; ils veulent seulement se constituer en grande nation, en former, non un état rococo, mais essentie!lement moderne, tel que le comporte leur degré d'intelligence, de civilisation et de liberté. L'histoire ne se refait pas à reculons. Je trouve des tra.ces des sophismes de l'ancienne [POlitique dans des articles de journaux de notre Pays; l'Adige est la frontière nécessaire de l'Allemagne. Un artide récent, que je signale à votre attention, a paru dans le numéro du 16 Aout de la Correspondance de Berlin, que 'reçoit le Ministère. Il répond suffisamment à ces préoccupations de l'opinion publique. Pour mon compte, je suis profondément convaincu qu'une Allemagne avec de meilleures frontières vis-à-vis de la France, sera un élément vraiment pondérateur et pacifique, par sa position meme au centre de l'Eu:rope, par le ~caractère de ses habitants dévoués aux arts, au commerce, à l'industrie, à la science, et meme par son organisation militaire. Celle-ci ne peut tendre tous ses ressorts que pour une cause éminemment nationale, pour la défense du territoire. Qu'on ne parle pas d'antagonisme de race, au moins pour ce qui concerne l'ItaUe. Il existe bien plutòt, entre les deux nations, une corrélation d'intérets mutuels pour faire cheminer de front l'histoire de leur régéneration. Je dirai meme plus. La race latine, prise dans son ensemble, est en décadence. Pour s'en convainc:re, il suffit de jeter un coup d'oeil sur l'état moral et intellectuel de la France, de l'Espagne et du Portugal. Je ne parle pas de la Belgique, qui n'en forme qu'un contrefaçon, et où les populations sont d'origine diverse. L'Italie, quoiqu'en disent nos adversaires, est en voie de progrès, mais à mon avis, pour mieux assurer notre avenir, nous devons en quelque sorte séparer notre cause de celle des autres tronçons de la race latine, et chercher à nous retremper par des alliances avec l'Allema,gne, notre alliée natureHe contre les velléités d'empiètement de

l'Autriche aussi bien que de la France. Si un jour !es Hohenzollern voulaient, contre toute attente, céder au vertige de dominer le monde à la façon du Saint Empire ou des Napoléons, ils se

trouveraient en présence d'une coalition qui les rappellerait à la raison. L'Italie, ayant alors acquis le degré de puissance auquel elle aspire légitimement, serait parfaitement en mesure de prononcer à son tour son quos ego.

Quant à la question de Rome, je ne puis que répéter ce que j'ai déjà mandé à V. E., c'est là notre gntJnd p11ix de sagesse. Il faut savoir le mériter par une poHtique habile et qui inspire confiance à toute l'Europe oatholique. Notre Gouvernement doit employer tous les moyens dont il dispose, et mème ne pas reculer devant des Aspromonte, pour prévenir un mouvement révolutionnaire dans la ville des Pa.pes. Il ne parviendrait jamais à se justifier de l'avoir luimème provoqué, et n'aurait plus la force morale de résister au parti qui voudraLt résoudre la question par la violence. Il faut l'éviter à tout 1prix, car nous n'aurions qu'un succès passager, et non une solution durable. Nous avons vaincu l'étranger dans les diverses questions en Italie, car, en présence des intérets des dynasties aujourd'hui déchues, les aspirations nationales, solidaires partout, devaient avoir le dessus. Il n'eu est pas de mème pour la question de Rome. Le ·catholicisme a des racines bien fortes dans tous les Pays, notamment en Allemagne où le Comte de Bismarck tout protestant qu'il soit, est obligé de déclarer qu'il ne saurait faire la guerre au Pa,pe. C'est là une for·ce de fait, que nous devons faire entrer dans nos calculs, puisque nous n'avons pas, comme l'Allemagne, l'ultima ratio d'une armée prépondérante. Ainsi, une solution violente est pleine de danger pour nous, tandLs qu'une solution diplomatique européenne, écartant pour toujours une intervention armée en Italie, me paraìt ètre ce qu'il y a de plus prudent et de P'lus pra.tique. Sans doute, le mieux serait d'en venir à un accord direct entre nous et le Pape, s'il y avait des chances d'établir cette entente. Malheureusement rien ne le prouve.

(1) -Cfr. altra lettera -ritenuta apocrifa -di Guglielmo II a Pio IX, dell'8 settembre relativa alla questione romana, in Archives Diplomatiques 1874, II, p. 47; il commento del de L::wn3y, ibid., pp. 47-48; e, in questa nostra collana dei Documenti Diplomatici Italiani serie II, vol. I, n. 220, p, 177. • (2) -Cfr. n. 468. (1) -Cfr. n. 485. (2) -Cfr. n. 525.

(1) Cfr. n. 195.

(1) Cfr. n. 284.

527

IL MINISTRO A MADRID, CERRUTI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (A C S R, Carte Visconti Venosta, pacco VI, fase. 16)

L. P. Madrid, 18 agosto 1870. Avant'jeri ho veduto il Reggente e il Generale Prim ai quali separatamente chiesi quale attitudine il Governo SpagnuoJ.o intende prendere in ordine alla questione Romana. Il Reggente mi di:sse: «In seguito alla condotta tenuta dai Vescovi Spagnuoli nel Concilio e quella tenuta ver·so Idi noi dalla Santa Sede, qualunque cosa arrivi noi resteremo ·colle braccia incrociate (·con los brazos cruzados) ». Gli chiesi se egli credeva che tale sarebbe pure l'attitudine delle Cortes, ed egli mi disse che senza potersi pronunciare in modo assoluto suppone che le Cortes nella loro gran maggioranza ;deciderebbero di non prendere .alcuna parte ad una questione che ormai non può più interessare la nazione Spagnuola. Il Generale Prim col quale ebbi un colloquio di più di un'ora andò più in là e mi assicurò, anzi mi autorizzò di scrivere a V. E. che in caso di qualche avve

nimento che rendesse necessaria qualche misura di precauzione per parte del Governo Italiano egli prenderebbe la parola nelle Cortes per giustificare l'Italia.

Tanto l'uno come l'altro mi aggiunsero che non intendevano parlarmi per ora nella loro qualità ufficiale, ma che erano contenti di potermi esprimere le loro personali disposizioni.

Ora poi devo dire a V. E. che per quanto possano rassicurarci queste confidenze, noi dobbiamo sempre stare sulle-nostre guardie, perchè lo spirito liberale Spagnuolo non vale a spegnere completamente la vanità nazionale d'un paese alla cui corona è annesso il titolo di Cattolica, e se Monsignor Franchi ritornasse, riconoscendo i:l nuovo ordine di ,cnse e portando seco qualche concessione Pontificia, non risponderei che anche nel Partito Progressista non si trovasse una maggioranza pronta a difendere il potere ,temporale.

Ben inteso che nel parlar sì all'uno che all'altro lasciai credere che le mie domande partissero da me solo, ma chiesi ed ottenni il permesso di far parte a V. E. delle loro personali risposte.

L'affare Ducaly (1) deve terminarsi ad ogni costo e feliciterò V. E. il giorno in cui si rialzerà la bandiera. Ma in previsione d'ogni interpellanza futura ho scritto al Signor Sagasta una Nota Confidenziale assai lunga della quale oggi o domani trasmetterò ,copia a V. E.

Le nostre relazioni colla Spagna sono ottime ed ho luogo di credere che in qualunque circostanza specialmente nella eventua'lità di una Conferenza Europea, non troveremmo in questi momenti il Governo Spagnuolo in un Campo opposto al nostro.

La prego a non essere troppo parsimonioso nella questione Decorazioni; forse V. E. dovrà accordarne alcuna altra di classe media a due o tre personaggi, ma sempre, e con molta facilità otterremmo lo scambio.

528

IL CONTE KULCZYCKI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC

L. P. 31. Terni, 18 agosto 1870. Rome est dans la plus grande a,gitation à cause du bruit de l'imminence d'une occupation italienne. Afin de démentir ce ibruit et de calmer les' esprits monseigneur Negroni, ministre de l'intérieur, après l'audience de Sa Sainteté qu'il a eu hier matin, a écrit de sa main et envoyé à l'Osservatore romano la communication ci-jointe, à laquelle il serait bon que le journal qui reçoit directement vos inspirations répondìt sans délai, pour faire connaìtre aux Romains que monseigneur Negroni n'a pas le droit de parler d'une manière aussi péremptoire. Cet article a été surtout inspiré au ministre de l'intérieur par la crainte que lui inspire l'adresse au gouvernement italien que les Romains signent en ce moment. Cette adresse demande l'intervention de l'armée italienne pour protéger l'ordre et la sécurité des habitants. Ce sont M. Merolli, conservate-ur de Rome (membre du sénat) et M. Capogrossi-Guarna, camérier d'honneur du

Pape, qui en sont les promoteurs. Le comte Ca1pogrosBi est un de mes anciens amis et collègues.

me XII di questa serie.

Des excès déplorables ne cessent de se renouveler. Avant-hier deux soldats de la légion d'Antibes et un chasseur indi.gène se sont pris de querelle et se sont 1battus dans la rue. Il en e.st résulté une .grande paniq.ue, et les boutiques se sont fermées aussitot. Nous en sommes revenus à Rome aux continuelles alarmes des journées d'octobre 1867.

Hier il y a eu entre soldats une rixe sanglante au Trastévère sur une bien plus vaste échelle. Je n'ai pas encore des détails sur ce fait. La population déserte les cafés et méme les théàtres dès qu'un zouave y entre. Le soir d'énormes patrouilles parcourent les rues, qui, après le coucher du soleil, sont vides d'habitants 'et pleines de soldats armés jusqu'aux dents. Une circulaire de monseigneur Randi ordonne à tous les étrangers -voire méme les étrangers d'Albano et de Frascati -de se présenter à la police dans le délai de 24 heures, et aux maitres d'hotels et d'appartements garnis de porter à la connaissance de l'autorité, dans le méme délai, les noms de ceux qui arri:vent chez eux. Toute infraction est punie immédiatement d'exil.

On fait des perquisitions sans nombre en ville; on en fait méme dans les égouts et ·conduits d'eau. On élève ça et là, dans plusieurs quartiers, de gros murs qui doivent servir de forts détachés et de points de résistance à la troupe pontificale.

Le Pape est remi.s de son indisposition. Il est frais et dispos. Il a présidé avant-hier une congrégation de cardinaux, où l'on a agité la question si l'on devait ou non opposer résistance aux troupes régulières italiennes, si elles franchi:ssaient la frontière. Trois cardinaux se sont déclarés pour la résistance et sept cardinaux se sont prononcés ·contre elle.

Pie IX a fait une courte allocution aux dix cardinaux, dont il présidait le consei:l. Il a dit qu'il mettait ·toute sa confiance en Dieu et qu'il espérait fermement que les Italiens ne se hasarderaient jamai's à occuper Rome; mais que dans cette hypothèse, que, pour sa part, il considérait comme basée sur une impossibilité, il ne quitterait pas la ville éternelle sans de très-graves motifs. Ce méme discours avait été tenu par le Pape, samedi dernier, dans une autre congrégation extraordinaire de cardinaux.

Les jésuites rpres:sent cependant le Saint-Père de se rendre à Malte ou derrière les rangs de l'armée prus:sienne. Ils vendent leurs biens, ou plutot font semblant de les vendre à des confrères en robe courte qui s'obligent à les leur restituer après La restauration du pouvoir temporel et le retour de l'ordre. La plupart des grandes propriétés de la Compagnie ont été vendues fictivement ces jours dernier.

ALLEGATO

Alla stessa data ci scrivono le seguenti comunicazioni:

Avrà sicuramente prodotta in Roma gravissima impressione la voce sparsasi anche qui che tanta truppa e tanto materiale stanziato dal governo sui confini vostri sia destinato ad altro scopo che quello d'impedire il passaggio a bande irregolari e di garibaldini.

Certo il governo si serve di questa voce pei suoi fini, ed anzi cerca di accreditarla coll'apparato, di cui vi vedete circondati.

Io però sul proposito posso assicurarvi che le voci d'invasione del territorio sono ispirate dallo scopo di mettere allarme fra di voi altri e di accrescere imbarazzi al Governo Pontificio.

Essi però non passeranno giammai il confine, né daranno la più piccola briga alla Guarnigione Pontificia.

Non so se mi crederete perchè conosco quale impressione producono voci così sparse sugli animi di codesta popolazione tranquilla; ma io posso accertarvi che assicurazioni tali di alti personaggi politici mettono questa notizia d'ingresso delle truppe piemontesi fra tutte quelle che in questi giorni si fabbricano ad arte per tenere gli animi in agitazione.

Ve lo ripeto, questo governo non ha alcuna intenzione di occupare qualsiasi punto dello Stato Pontificio.

(1) Su questa questione si rimanda ai documenti di prossima pubblicazione sul volu

529

NAPOLEONE III A VITTORIO EI\/LANUELE II (A C R, Carteggi V. E. II, b. 33)

Camp de Chalons, 19 agosto 1870.

Monsieur mon frère,

J'envoie à V. M. mon cousin le Prince Napoléon qui la mettra au courant des malheureux événements qui viennent de se produire. V. M. m'a toujours montré tant d'amitié que je ne doute pas que son infiuence lorsque elle pourra se produire ne me soit toujours favorable. Je ne désespère pas de sauver mon pays, mais il faudra de grands efforts et si la diplomatie vient à se meler de nos destinées je compterai sur l'appui sympathique de V. M.

Je vous renouvelle l'assurance des. sentiments d'haute estime et de sincère amitié avec lesquels je suis de V. M. le bon frère.

530

IL lVHNISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, E A STOCCARDA, GREPPI

T. 1271. Firenze, 19 agosto 1870, ore 12,20.

Je vous ai donné (1) et je vous confirme l'autorisation de faire comprendre que le langage de certains journaux ne reproduit pas la pensée du Gouvernement mais (à Stuttgart: je regrette que vous ayez fait à cet égard des communications formelles et offi.cielles aux journaux allemands) le Gouvernement ni ses agents ne peuvent se mettre offi.ciellement en avant dans des circonstances de genre.

531

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2819. Pietroburgo, 19 agosto 1870, ore 18,15 (per. ore 9 del 20).

Le Chargé d'Affaires Turc a reçu une dépèche dans laquelle Aali Pacha participe qu'un groupe d'Italiens s'est réuni à Corfou avec intentions révolutionnaires. On signaie parmi eux les deux frères Garibaldi et un personnage mystérieux dans lequel on prétendait reconnaìtre le Général Bixio indiqué d'une manière inexacte comme gendre de Garibaldi. Le représentant Ottoman a été chargé de demander les ,bons offi.ces de la Russie pour obtenir du Gou

(ll Cfr. n. 481.

vernement Hellénique que ces individus soient internés. M. de Westmann lui a répondu qu'il croyait que ces menées révolutionnaires devaient étre dirigées contre l'ordre en Italie plutòt qu'en Orient, et il en a référé au Prince Gortchakoff à Peterhoff avant de donner la réponse définitive que je ferai promptement connaitre à V. E.

532

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1272. Firenze, 20 agosto 1870, ore 13.

J'ai concerté avec Je baron de Malaret le texte des dép&he.s à échanger sur l'évacuation française. Il m'a remis sa note et la vòtre vous est expédiée aujourd'hui (1). Pour votre information le drapeau français continue à fiotter à Civitavecchia (2).

533

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA

T. 1273. Firenze, 20 agosto 1870, ore 13,15.

L'entente établie entre l'Italie, la Russie et l'Angleterre doit étre activement cultivée. Il est indispensable dans l'intérét commun que les trois Puissances considèrent cett.e entente camme un point de départ pour agir au besoin de concert, soit pour une médiation, .soit pour toute autre négociation relative à la guerre actuelle. On annonce une nouvelle défaite française et le moment approche où les Puissance:s neutres pourront avoir à prendre des résolutions. Tachez d'établir immédiatement avec le Prince Gortchakoff un échange d'idées sur ce qu'il y aurait à faire. Vous pouvez lui dire que l'ItaHe attache le plus haut prix à l'entente avec la Russie et l'Angleterre et que sans parti pris nous sommes disposés à coopérer à tout ce qui pourra conduire à une paix durable. Faites bien sentir que nous .comptons qu'aucune action ne sera exercée sans nous. La Russie comprendra camme l'Angleterre que si le concours de l'ltalie était écarté dans une'démarche quekonque des neutres nous nous trouverions dans une situation difficile qui pourrait avoir des conséquences facheuses. Télégraphiez moi au plus tòt sur les dispositions du Gouvernement Russe à cet égard.

534

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

T. 1274. Firenze, 20 agosto 1870, ore 13,30.

Le moment peut étre proche où les événements militaires rendront opportune une médiation. Nous nous en rapportons à cet égard à l'appréciation du

romaine.

Je vous restitue la lettre de A[rtom] et vous soumets un projet de télégramme pour Caracciolo et Cadorna •.

Gouvernement anglais. Ma1s dites à Lord Granville que nous comptons que l'Angleterre reconnaitra combien notre coopération en toute circonstance peut etre utile et nous associera aux démarches qu'e1le croira devoir faire. Si notre concours était négligé dans une médiation ou autre négociation quelconque des neutres, l'Italie pourrait se .trouver dans une situation difficile qui pourrait avoir des conséquences facheuses. Nous comptons donc que l'entente établie entre nous sera cultivée des deux parts avec tout le soin que comporte la gravité des circonstances.

(1) -Fu consegnata dal Nigra al La Tour d'Auvergne il 22 agosto (rapp. Nigra n. 1196 del 23 agosto). (2) -Cfr. il seguente biglietto del Blanc al Visconti Venosta (AVV, mazzo 5, fase. 4-3/A): « La circonsiance (assez grave) que contre les usages militaires le drapeau français continue à flotter à Civitavechia après que le commandement français a quitté la piace, me semble devoir etre notée par ceux qui voudraient voter un ordre du jour dangereux sur la question
535

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2818. Parigi, 20 agosto 1870, ore 2,10 (per. ore 5,50).

Un télégramme du Prince Napoléon daté de Melun me charge de prévenir le Roi que S.A.I. est envoyé en mission auprès de S. M. Le Prince Napoléon prie le Roi de lui envoyer un aide de camp à Suse ce soir à 10 h. La dépeche ajoute que les événements sont d'une extrème gravité.

536

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2820. Londra, 20 agosto 1870, ore 14,32 (per. ore 17,20).

Les deux notes sur l'accord pour la neutralité ont été echangées en date du 17 et 19 courant. Je vous enverrai les copies (1). La proposition dans * le meme temps * (2) a été aussi faite à la Suède Danemark et Hollande. La période qui déclare que l'Angleterre ne croit pas expédient accord forme! et commun y est repétée textuellement comme dans la note adressée à nous. Granville est à la campagne. D'après les renseignements de M. Hammond la correspondance imprimée à l'égard de la neutralité que j'ai vue dans les mains de Granville ne serait pas destinée à etre publiée au moins pour le moment. Il résulte déjà de mes rapports que j'ai fait remarquer à Granville que vous n'avez jamais eu les idées qu'on vous aurait supposées (3).

537

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 628. Berlino, 20 agosto 1870 (per. il 24).

Depuis le 4 de ce mois jusqu'au 17, date des nouvelles les plus récentes, l'Armée allemande en est à son sixième combat vidorieux. Les trois derniers

ont été les p1us importants en ce qu'ils ont .arreté le mouvement de concentration des troupes françaises et ont eu pour résultat de rejeter celles-ci vers Metz et de couper les communications, les p·lus directes' au moins, avec Paris. Selon l'avis de quelques ,généraux, .c'est le commencement de la fin des opérations militaires. Ils ne voient pas trop quelle résistance il sera désormais poss:ib1e li'opposer aux progrès de J'invasion. Une bonne partie de l'Armée française devant Metz est débordée, et si elle parvient à se frayer la route à .travers les rangs ennem1s, eLle ISera poursuivie l'épée dans les reins par les armées du Prince Frédéric-Charles et dru Général de Steinmetz. En attendant cel'le du Prince Royal, évaluée de 180 à 200.000 hommes, s'avance sur Paris; les régiments :français repliés sur Chhlons ne sont pas assez en nombre pour ralentir sa marche. Bref, l'élite de l'Armée française a été décimée, et ne peut opérer en bon ordre sa retraite. On ne lui laissera pas le temps de se réorganiser et de se masser. Elle sera battue en détail. La levée en masse (garde nationale, garde mobile, etc. etc.) prouve l'élan de l'enthousiasme patriotique, mais ce ne sont pas là des soldats assez exercés et disciplinés pour tenir longtemps tete à d'aussi rudes adversaires.

Sans doute les succès allemands ont été chèrement achetés. M. de Thile évaluait les pertes ~usqu'à ce jour à 50.000 hommes tués ou blessés. n doit y en avoir davantage du còté de la France, surtout si on y ajoute près de 15.000 prisonniers. D'ailleurs les vides se comblent difficilement dans l'Armée française, tandisque chez les Prussiens il y a surabondance de soldats. Ils présentent un effectif de plus de 500.000 hommes toujours tenus au complet gràce aux renforts qui ne cessent d'arriver avec cette régularité merveilleuse qui tient à la perfection du système. Le bataillon de dépòt -chaque régiment a le sien compte déjà en moyenne environ 1800 hommes. Le Secrétaire d'Etat me disait aujourd'hui qu'il s'agissait de mettre sous les armes huit nouveaux Corps d'Armée. Chacun d'eux représente une force totale de 41.300 hommes. On se propose d'amener devant Paris 1400 bouches à feu.

Dans ces circonstances, la position du Cabinet des Tuileries est asse.z malaisée à définir. On ne sait si l'Empereur gouverne encore ou non de fait. Si le Gouvemement Impérial existe encore, c'est probablement parce que les partis, républicain et Orléaniste, ne sont pas disposés à accepter un héritage aussi compromis. On se berce toujours de l'espoir de quelque triomphe qui rende à la situation plus de confiance. J'ignore -M. de Thile n'en savait pas davantage -si les Puissances neutres, l'Angleterre en tete, s'entendent sur les moyens propres à peser sur les belligérant>S, maintenant que les hostilités ont déjà donné des résultats sérieux. Mais je doute Ifort que du còté de la France on soit disposé à écouter une voix médiatrice, avant de voir ce que produira un effort supreme (1). L'Empereur Napoléon serait accusé, s'il provoquait ou s'il accueillait des ouvertures semblables, de vouloir humilier davantage la Nation. D'un autre còté la Prusse ne s'arretera pas avant d'atteindre les murs de Pari:s.

n. -22, pp. 15-16; Das Staatsarchiv, XX, 11. 4344, p. 301; e, parzialmente, in Archives Diplomatiques 1871-72, II, n. 350, p. 402).

C'est là seulement où elle dictera les conditions de la paix, et qu'elle attendra de pied ferme que les circonstances permettent à un Gouvernement dument autorisé par le Pays', de négocier, de signer tout ce qui touche à la rançon, aux garanties morales et matérie1les.

Je ne croi:s donc vas que le moment soit déjà venu de faire une tentative pacifique. Elle serait sans aucun doute poliment écartée par le Comte de Bismarck. L'Allemagne ne lui pardonnerait pas de s'arrèter à mi-chemin, et de paraitre ,céder à l'étranger, lorsqu'elle entend et prétend faire ses affaires ellemème. La grande Europe voudra-t-elle imposer sa volonté, au risque de provoquer une guerre générale? Ce serait aller à 1'encontre du but qu'on se propose de localisation. Il est vrai qu'on vise également au maintien de l'équilibre, comme si les plateaux de la balance rpolitique n'étaient pa,s soumi.s au jeu de bascule en faveur de la Puissance favorisée par le s.ort ou rplutòt rpar ses propres qualités. C'est maintenant le tour de l'Allemagne. L'e,ssentiel c'est qu'ell,e ne se trouve pas dans des conditions assez fortes pour détruire ou orpprimer les autres. Mème si elle constituait :son unité, mème si elle s'adjoignait l'Alsace et une partie de la Lorraine, pour autant l'équilibre ne serait pas rompu d'une manière menaçante, car, ainsi que j'ai cherché à le démontrer dans mes lettres particulières à V. E., elle deviendra un élément padfique au centre de l'Europe en contenant à la fois 'la France aussi bien que la Russie.

A propos de la Russie, V. E. sera renseignée sur la disposition qui y règne dans les rangs. de ceux qui se donnent comme les représentants de l'opinion publique na-tionale. Elle n'est rien moins que favorable aux triomphes de la Prusse. Elle sent instinctivement que l'Allemagne est devenue au moins son éga1e et qu'il faudra pilus que jamais compter avec un pays qui s'est fait homme. L'Empereur Alexandre et ses Conseillers ont ,su résister aux velléités de prèter un appui à la France, dans l'espoir que le Cabinet de Berlin aussi bi:en que l'Angleterre, lui sauront gré de cette attitude calculée évidemment à l'effet d'obtenir la révision du Traité de 1856. C'est une véritable bonne fortune pour la Prusse que cette guerre ait éclaté avant un changement de règne à St. Pétersbourg, ,si comme on l'as.sure, son successeur énonce déjà des tendances anti-allemandes.

En Prusse comme chez ,ses Alliés, il y a tout aussi peu de sympathie pour la Russie. Rien ne pronostique donc que ces deux Puissances doivent un jour agir de concert pour menacer l'Europe.

J'entends émettre l'opinion que la France ne saurait consentir à des cessions

territoriales sans se sentir humiliée. Mais n'est-ce pas le sort du vaincu? La Russie qui a perdu une partie de la Bessarabie, l'Autriche à laquelle on a enlevé la Lombardie, la Vénétie, et qui ,a été exclue de l'.Allemagne, pourraient-elles accepter une semblable fin de non recevoir de la part de la France, sans donner une nouvelle consécration à leur propre humiliation? Au reste si les Prussiens cueillent de nouveaux laurieurs, quelques sanglants qu'ils soient, il faudra bien bon gré mal gré que la France se résigne à la paix. Celle-ci deviendra une nécessité non seulement vis-à-vis de l'étranger, mais vis-à-vis de ses conditions intérieures, pour ne parler que de l'agitation des ciLasses ouvrières et des mouvements socialistes.

Le Congrès est encore très à l'arrière plan, si tant est qu'il se réunisse après cette guerre. A cet effet, il eiìt falLu une longue campagne avec des succès partagés ou douteux, durant laquelle chacun des belligérants eiìt épuisé ses ressources. Tel n'étant pas le cas, la Prusse et IS€S alliés ne pourraient désirer la réunion de l'Aréopage que dans le but d'enrégistrer et de confirmer les résultats de la lutte.

Dans un pii à part j'ai l'honneur de transmettre une· lettre particulière pour V. E. (1).

(1) -Cfr. n. 539, allegati. (2) -Nel registro della Legazione di Londra: cles memes termes •· (3) -Cfr. n. 490. I rapp. cui allude Cadorna, che non si pubblicano, sono il n. 318/107 del 15 agosto e il n. 321/110 del 18 agosto. (1) -Cfr. infatti le dichiarazioni di La Tour d'Auvergne a Lyons (Lyons a Grlanville, 19 agosto, in Further Correspondence reS'IJecting the War between France and Germany, cit.,
538

IL MINISTRO AD ATENE, DELLA MINERVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO 368. Atene, 20 agosto 1870-(per. il 26).

Ho ricevuto il dispaccio di V. E. in data 11 corrente n. 116, (Riservato) di questa serie (2), al quale era annessa la copia del dispaccio di V. E. al R. Ministro a Costantinopoli, e quella del Rapporto del Prefetto di Napoli al Ministero

dell'Interno.

Fino dal primo giungere di Riccioiti Garibaldi a Corfù, io mi tenni in oontinuo rapporto con quel R. Conso;le per essere al corrente dei passi di quel giovine, ed essere informato se avessero luogo fatti o tentativi di perturbazione contro l'Italia, pei quali dovessi reclamare dal Governo Ellenico l'internamento del Ricciotti o d'altri Italiani.

Le informazioni che il Cavalier Trabaudi mi ha date sinora sono in tutto conformi a quelle che V. E. ha trasmesso al Conte Barbolani. Da quelle io non potei scorgere un motivo plausibile per domandare al Governo Greco lo allontanamento da Corfù del Ricciotti; e no;n potendo addurre motivi basati su fatti, io non volli dimostrare che dividevo i timori del Console Ottomano a Corfù, il quale, nel suo recente soggiorno a Co:stantinopoli, e nella sua corrispondenza col suo Ministro in Atene, non fece altro se non dare od inventare notizie di cospirazioni, di preparativi, di sbarchi, etc.

So che il Governo Turcq ha fatto pratiche a Parigi perchè si chiedesse al Governo Greco lo sfratto da Corfù di quel nucleo di cospiratori; finora però non giunse alcuna istruzione a questo Ministro di Francia. Ed inoltre si adoperò presso il Governo Brittannico onde venisse ammonito il Governo Greco contro ogni velleità di turbamento contro l'Impero Ottomano.

Ma, come già dissi in altro Rapporto, nulla di simile traspare sinora. Certamente il nome solo di Garibaldi, e la di Lui presenza in Corfù bastano per far rabbrividire più d'uno, e per far credere complice e cospiratore chiunque lo avvicini o lo saluti. Ma io ritengo che in tutto ciò vi ha gran parte il timore, e pm ancora lo zelo di dare notizie di tentativi di cospirazione, onde attirare su di sè la stima dei superiori e meritarsi l'elogio di vigilanza e di attività.

(ll Si tratta probabilmente del n. 526.

29 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

Ad ogni modo sarà mio dovere di esercitare una particolare sorvegHanza, ed appena mi verrà segnalato da Corfù qualche fatto d'importanza che tenda a tentativi di turbamenti dell'ordine pubblico in Italia, non mancherò di reclamare dal Governo Greco le provvidenze che ci garantissero delle sue buone disposizioni di conservare con noi relazioni di buon vicinato.

(2) Non pubblicato. Ma cfr. n. 531.

539

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 323/111. Londra, 20 agosto 1870 (per. il 26).

Jeri sera appena ebbi dal Conte di Granville la restituzione del progetto di

mia nota in risposta alla nota del medesimo delli 17 corrente relativa all'accordo

per la co;nservazione della neutralità di cui ho già fatto cenno nel mio rapporto

politico delli 18 corrente N. 110 (1), ho inviato a Lord Granville in forma ufficiale

colla data di jeri stesso la suddetta mia nota di risposta al cui progetto Lord

Granville, cui l'aveva reciprocamente comunicata in via confidenziale, non aveva

fatto alcuna o)Sservazione.

Ho ora l'onore di compiegarle la copia della nota suddetta delli 17 corrente

del Signor Conte di Granvi!lle nell'originale Inglese colla relativa traduzione Ita

liana, e la copia della predetta mia nota delli 19 compilata sulla base dell'auto

rizzazione da Lei impartitami col suo; telegramma delli 17 corrente pervenutomi

la mattina del giorno 18 (2).

Le confermo il telegramma speditole stamane (3) per significarle quanto sopra

e per notificarle eh€ l'Inghilterra estese .l'invito per prendere lo stesso accord~

anche alla Svezia e Norvegia e alla Danimarca, oltre all'analoga propo;sta già

fatta all'Austria, all'Olanda, non meno che alla Russia che l'ha già accettata.

Il suddetto invito è concepito negli stessi termini della nota ufficiale sopra indi

cata delli 17 corrente e contiene pure testualmente la parte che esprime la

opinione dell'Inghilterra che non sia espediente, almeno per ora, che le Po;tenze

prendano un accordo formale e come pel mantenimento della loro neutralità.

Come Le ho pure notificato col predetto telegramma, trqvandosi il Conte di Granville in campagna, ed avendo preso informazione dal Signor Hammond, mi sarebbe risultato che la corrispondenza diplomatica su questo affare in cui si comprendeva anche quella tra Lord Granville e Sir A. Paget, la quale io; aveva veduta stampata nelle mani di Lord Granville, non sarebbe ora pubblicata nè distribuita.

Rinnovo del pari all'E. V. l'osservazione che ne' miei rapporti precedenti ho già fatto risultare, di aver signifi.cato a Lord Granville, anche mediante la. lettura del di Lei telegramma a ciò relativo (4), come Ella non avesse mai pensato a dare alla prima di Lei propo;sta fatta col mezzo di Sir A. Paget il senso e la. significazione che pare siansele attribuite.

ALLEGATO I

GRANVILLE A CADORNA

(Traduzione; ed. in Further Correspondence respecting the War between France and Germany, cit., n. 15, p. 13; Das Staatsarchiv, XX, n. 4341, p. 299)

Londra, 17 agosto 1810. n Governo di S. M. la Regina ha ricevuto a diverse epoche con grande soddisfazione per mezzo del Ministro di S. M. a Firenze le assicurazioni del Governo del Re d'Italia del suo desiderio di mantenere una stretta neutralità nella guerra che sfortunatamente prevale tra la Francia e la Prussia e della sua disposizione persino di contrarre impegni con questo paese per il mantenimento della comune neutralità di entrambi. Queste assicurazioni, Signor Ministro, sono state da Lei ripetute nelle conversazioni che ho avuto l'onore di avere con Lei. n Governo di S. M. è di opinione che non sarebbe espediente, in ogni caso pel momento attuale, di contrarre alcun accordo formale e comune pel mantenimento della neutralità: esso è non pertanto pronto, ed anzi ritiene che ciò sia assai desiderabile, ad accordarsi con altre Potenze neutrali e specialmente coll'Italia, acciò nessuna delle parti contraenti un tale accordo possa dipartirsi dalla sua neutralità senza una previa comunicazione d'idee e senza informarsi reciprocamente di qualsiasi cambiamento riflettente la neutralità. Io debbo perciò chiederle di voler portare questo alla conoscenza del suo Governo, la di cui accettazione della proposta per di Lei mezzo nella forma stessa che dessa vien fatta, costituirà l'accordo fra i due paesi senza la necessità di alcun atto più formale in cui si ricordi il medesimo (1).

ALLEGATO II

CADORNA A GRANVILLE

(Ed. in Further Correspondence respecting the War between France and Germany, cit., n. 23, p. 16; Archives Diplomatiques 1871-72, II, n. 351, pp. 402-403)

Londra, 19 agosto 1870.

Je me suis empressé de communiquer à S. E. le Chevalier Visconti Venosta la note que V. S. m'a fait l'honneur de m'adresser en date du 17 courant, par laquelle, en rappelant les déclarations faites par le Gouvernement Italien de sa stricte neutralité, et ses dispositions à conclure un accord pour le maintien de la neutralité, dans la guerre qui malheureusement existe entre la France et la Prusse, Elle a bien voulu m'autoriser à porter à la connaissance du Gouvernement de S. M. le Roi, que le Gouvernement de S. M. la Reine, tout en croyant qu'il ne serait pas expédient pour les Puissances neutres de prendre, au moins pour le moment actuel, un engagement formel et commun pour le maintfen de la neutralité, est pourtant disposé à se mettre d'accord et que méme il le considère comme très-désirable, avec les autres Puissances neutres, spécialement avec l'Italie, à fin qu'aucune des Parties contractantes du présent engagement ne puisse se départir de sa neutralité sans un échange préalable d'idées et sans s'informer réciproquement de tout changement de politique relatif à la neutralité. V.S. y ajoutait que l'acceptation de cette proposition par mon entremise dans la méme forme qu'elle m'était faite constituerait l'engagement entre les deux Pays, sans qu'il fut nécessaire de l'enregistrer dans un acte plus forme!.

En exécution des ordres que j'ai reçus de S.E. le Chevalier Visconti Venosta j'ai l'honneur de déclarer à V.S. que le Gouvernement de S.M. le Roi se félicite de la notification de la proposition sus-énoncée, laquelle atteint le but qu'il s'était proposé dès le commencement de la guerre. Il l'accepte par conséquent avec

beaucoup de satisfaction et il considère comme entendu et convenu qu'aucune des parties contractantes du présent engagement ne pourra se départir de sa neutralité sans un échange préalable d'idées et sans s'informer réciproquement de tout changement de politique relatif à leur neutralité.

La présente communication et la note sus-énoncée de V.S. du 17 courant constituent l'engagement entre les deux Pays sans qu'il soit nécessaire de l'enregistrer dans aucun acte plus formel.

(1) -Non pubblicato. Ma cfr. n. 518. (2) -Cfr. n. 523. (3) -Cfr. n. 536.

(4) Cfr. p. 370, nota 3.

(1) Per la nota diretta in pari data da Granville a Apponyi, cfr. p. 353, nota 1.

540

IL CONTE KULCZYCKI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC

L. P. 32. Terni, 20 agosto 1870.

On m'écrit que le P.ape s'est montré fort content de J.a manière pleine de mesure et de tact dont M. le Ministre Visconti Venosta s'est exprimé à propos de la question romaine (1).

Le Saint-Père est moralement convaineu que les Italiens ne peuvent pas franchir la fromtière et à plus forte raison entrer à Rome. L'article qu'il a dicté à ce sujet au Ministre de l'intérieur pour l'Osservatore romano et que j'ai l'honneur de vous envoyer (2), est le fidèle reflet de la conviction de Sa Sainteté. Cette conviction se base avant tout:

l) Sur les promesses formelles et les assurances intimes du roi de Prt.Isse et du comte de Bismark.

2) Sur la dépeche que le baron de Malaret à récemment adressée au marquis de Banneville. Dans cette communication, M. de Malaret déclare qu'il a sondé M. Visconti Venosta au sujet de Rome et qu'il a acquis la certitude que le gouvernement italien ne songeait pas le moins du monde à faire franchir la frontière à son armée.

Quoiqu'il en soit des affirmations du ministre de France à l'ambassadeur français près le Saint-Siège, affirmations que M. de Banneville s'est empressé de communiquer au Pape, il est nécessaire de signaler au gouvernement italien l'état d'anxiété et de fièvre dans lequel la concentration des troupes à la frontière a jeté l'opinion publique à Rome, et l'échec moral que le gouvernement subirait s'il permettait que les espérances qu'il a fait naitre fussent déçues tout-à coup. Les Romains ne manqueraient pas d'y voir le résultat d'un veto de la Prusse, veto que la Cour de Rome se force d'accréditer par tous les moyens dans les esprits.

Le Pape est tellement convaincu de ce veto qu'il s'irrite lorsqu'on lui fait mention de l'entrée des troupes italiennes. Mercredi dernier, à l'audience habituelle, monseigneur Randi, ministre de la police, lui exprima ses appréhensions à cet égard et lui demanda des instructions pour l'éventualité de l'entrée des troupes italiennes. Pie IX en fut tellement fàché qu'il se leva en sursaut et

s'écria: « Mais vous ne voulez donc pa~ comprendre que j'ai des assurances positives, formelles que les Italiens ne mettront pas le pied à Rome? Combien de fois faut-il qu'on vous répète ce qui vous a été déjà dit? ».

Après la Iettre du roi Guillaume un officier supérieur prussien est arrivé à Rome avec une mission spéciale du roi. Il venait tdut droit du camp. Il a passé deux ou trois jours à Rome, où il a conféré Iongtemps avec le cardinal Antonelli et le général Kanzler. Il a eu aussi en arrivant une longue audience du Saint-Père. Sa Sainteté lui a accordé une dernière audience de congé. L;envoyé prussien a passé une heure et demie avec le Pape dans son cabinet. Le Saint-Père lui a fait un magnifique cadeau. L'officier supérieur prussien était tellement ému et charmé de sa conversation avec Pie IX qu'il a oublié en sortant le don pontificai, qu'il avait Iaissé sur la table du Pape, dans le cabinet rouge. C'est dans la sale du tròne qu'il s'est rappelé sa négligence et a prié monseigneur Negrotto de rentrer dans le cabinet pour prendre l'objet que Sa Sainteté lui avait donné. Le Saint-Père a ri beaucoup de cette émotion. L'envoyé royal est parti pour le camp. Il a du traverser Florence cette nuit ou aujourd'hui.

Les détails ci-dessus sont positifs et je puis vous les garantir. Ils me viennent directement des antichambres de Sa Sainteté.

Le bruit de cette audience s'est répandu déjà à Rome, où l'on dit que l'armée italienne à l'instar de la femme de Loth est immobilisée par le veto du roi de Prusse.

Hier 80 soldats de la Iégion d'Antibes sont partis pour la France; en revan~-" che, 50 volontaires pour Ies zouaves sont arrivés hier aussi à Rome.

Hier matin le Pape a reçu un télégramme de l'impératrice Eugénie. Il a gardé pourtant le silence au sujet de ce télégramme avec las prélats de son entourage, auxquels il a coutume de tout dire.

A Rome les femme,s n'osent plus sortir le jour dans la rue. L'aspect de la ville est lugubre.

(1) -Nel discorso pronunciato alla Camera il 19 agosto. Testo riprodotto anche in Archives Diulomatiques 1874, II, pp, 9-22. (2) -Manca.
541

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA (Ed. in NIGRA, pp. 21 e 22)

T. 1275. Firenze, 21 agosto 1870, ore 15,40. Le Prince Napoléon apporte les plus graves indications sur la situation de l'Empereur et de la France. Il croit encore possible une action militaire de l'Italie et de l'Autriche. Je lui ai dit que l'Autriche ne semble pas disposée maintenant à entrer dans une alliance contre la Prusse. Le Prince apporte une lettre de l'Empereur au Roi disant qu'il comptera sur sa sympathie si la diplomatie vìent à se mèler des destinées de la France. Demandez à Lord Lyons s'il ne croit pas le moment venu de proposer une médiation qui a maintenant une

base dans l'accord établi entre l'Italie et l'Angleterre auquel ont accédé la Russie et l'Autriche.

542

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1276. Firenze, 21 agosto 1870, ore 15,55.

Le Prince Napoléon a apporté ici une lettre (1) où l'Empereur dit au Roi qu'il ne désespère pas encore de sauver la France mais que si la diplomatie se mèle des destinées françaises il compte sur nos sympathies. L'entente établie avec l'Angleterre et la Russie nous permettra j'éspère d'employer avec les puissances nos bons offices pour faciliter une paix durable entre deux nations qui ont été nos alliées et dont l'amitié nous est précieuse. A l'occasion vous devez exprimer notre conviction qu'il serait bon que la Prusse se prétàt à toute combinaison horiorable et équitable pour ses intéréts qui permettrait de mettre fin à une guerre qui autrement pourrait prendre en France un caractère révolutionnaire et se prolonger sans résultats par la défense de Paris.

543

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, E A LONDRA, CADORNA

T. 1277. Firenze, 21 agosto 1870, ore 16,15. Les nouvelles de Paris apportées par le Prince Napoléon sont des plus graves. L'Empereur écrit personnellement au Roi (1) qu'il compte sur sa sympathie, si la diplomatie se mele des destinées de la France. Demandez au Prince Gortchakoff (à Lord Granville), s'11 ne croit pas le moment venu pour les puissances qui ont pris part à nos récents accords de proposer une médiation po!Ur amener la conclusion d'une paix acceptable pour les deux belligérants. Il est de l'intérèt commun d'éviter que la guerre prenne en France un caractère révolutionnaire et se prolonge par la défense de Paris sans aucune possibilité de résultat prochain. Répétez à Gortchakoff (GranviUe) que nous désirons un échange actif de communications sur ce qu'il peut y avoir à faire. Nous comptons que notre coopération sera regardée par la Russie (l'Angleterre) ·comme naturelle et nécessaire en toute action qu'elle croira pouvoir exercer. Gortchakoff (Lord Granville) comprendra que nous avons besoin en ce moment d'ètre bien assurés que nous ne serons en aucun cas laissés à l'écart. (Pour Caracciolo). Mettez vous en rapports très suivis avec le Prince Gort

chakoff pour tout ceci. Dites moi ce qu'll en est d'une mission Orloff pour amener le Roi de Prusse à traiter la paix.

(1) Cfr. n. 529.

544

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in NIGRA, p. 21)

T. 2829. Parigi, 21 agosto 1870, ore 23 (per. ore 1,10 del22).

Lord Lyons, * que j'ai vu aujourd'hui meme * pense comme moi que le temps n'est pas * encore * arrivé de proposer utilement une médiation (1). Ni le Gouvernement ni la population française ne veulent entendre parler de paix avant que les prussiens ne soient repoussés de la France, ou bien qu'on ait perdu l'espoir de le faire, ce qui n'est pas (2) le cas. La situation de la France est grave, surtout pour la dynastie; celle de l'armée est également grave, mais elle n'est pas désespérée; Paris s'apprete à une défense énergique. Telle est la condition déplorable de cette guerre, qu'elle ne peut cesser avant que l'une des deux parties belligérantes, ou toutes les deux, ne soient écrasées à moins que des puissances neutres n'interviennent par les armes.

545

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2833. Londra, 22 agosto 1870, ore 16,27 (per. ore 20,55).

Comme symptome de la situation je vous préviens que le Times publie aujourd'hui une dépeche télégraphique privée transmise par son correspondant à Berlin qui annonce qu'en suite des conditions d'alliance COillclues par l'Italie avec la France l'ambassadeur de Prusse à Rome a été envoyé à Caprera pour communiquer' avec le Général Garibaldi. Une dépèche de Florence annonce aussi que le Prince Napoléon y était arrivé avec mission auprès du Roi. J'a1 reçu vos deux dernières dépeches télégraphiques au sujet de la médiation (3). J'ai demandé immédiatement une audience a Lord Granville qui est encore à la campagne.

546

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2834. Pietroburgo, 22 agosto 1870, ore 19,40 (per. ore 10 del 23).

La dépeche de V. E. du 21 {4) m'est arrivée au moment où je partais pour Péterhof et je n'ai pu, à cause du train, déchiffrer la dernière partie avant de voir le Prince Gortchakoff. Il m'a dit que l'Italie devait conserver son rang de grande putssance, et pour ne pas le compromettre, rester fidèle au principe de la neutralité; que la Russie ne laisserait pas faire une paix à deux sans inter

vention européenne, mais que jusqu'à présent les belligérants étaient également opposés à toute proposition. Il a dit qu'il devait voir après moi le Général Fleury, et qu'il tacherait de l'intél'esser dans le sens de la pacification. Je lui ai demandé l'autorisation d'entretenir avec lui un échange d'idées suivi. Il a accepté avec plaisir, mais il m'a assuré que pour le moment aucune négociation n'est entamée avec aucune puissance. Il m'a promis, sur ma demande, qu'il me ferait chercher à peine il y aurait quelque pourparler et a fini par ces mots: Je veux que vous entriez dans le concert comme puissance de premier ordre, mais le moyen est celui que je vous ai indiqué.

(1) -Cfr. n 541. (2) -In NIGRA, qui aggiunto « encore >. (3) -Cfr. nn. 534 e 543. (4) -Cfr. n. 543.
547

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 629. Berlino, 22 agosto 1870 (per. il 27 ).

J'ai reçu ce matin le télégramme que V. E. m'a fait l'honneur de m'adresser en date du 21 courant (1).

Ayant eu l'occasion de voir le Secrétaire d'Etait, je lui ai parlé dans le sens du discours prononcé par V. E. à la Chambre des Députés à Ja séance du 19, discours dont l'Agence téJégraphique Wolff donnait un résumé. Comme votre langage était conforme, Monsieur le Chevalier, à ce que vous m'aviez écrit par l'expédition Villa, M. de Thile ne pouvait que se référer à ce qu'il m'avait déjà dit sur notre entente avec l'Angleterre (2) , entente à laquelle la Russie a adhéré la première.

J'ai appelé son attention sur le passage relatif à des bons offices éventuels de la part des Puissances neutres pour le rétablissement d'une paix durable. Pour ce qui nous concernait nous désirions vivement la cessation des hostilités entre deux Pays auxquels nous Iient les souvenirs de 1859 et de 1866, et dont l'amitié nous est précieuse à tant de titres. Nous étions convaincus que le Cabinet de Berlin ne refuserait pas de se preter à toute combinaison juste et honorable qui tiendrait compte de ses intérets. Il était trop perspicace pour ne pas comprendre tous les dangers d'une prolongation de la lutte au risque de lui voir prendre en France un caractère révolutionnaire, etc. etc.

Je n'étais chargé ni officiellement ni officieusement de faire aucune ouverture, ni meme de sonder le terrain, car nous nous concerterions, le cas échéant, surtout avec l'Angleterre. Mais je me mettais à la disposition du Gouvernement Prussien, si et quand il croirait que mon entremise confidentielle pourrait frayer la voie vers un but pacifique.

M. de Thile m'a remercié de ces bonnes dispositions, mais sans ajouter un mot de plus qui me permit de découvrir le fond de sa pensée. Au reste il ignore encore peut-etre lui-meme les intentions du Roi et du Comte de Bismarck à ce sujet.

(1) -Cfr. n. 542. (2) -Cfr. nn. 468 e 526.
548

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 630. Berlino, 22 agosto 1870 (per. il 27). Chacun des belligérants s'attribue la victoire dans les dernières batailles. Cependant les télégrammes du Quartier Général Prussien ont bien plus de précision que les déclarations du Comte de Palikao au Corps législatif. La signature du Roi est la meilleure garantie de véracité. Les troupes françaises sont donc

refoulées dans Metz et leurs communications avec Paris sont coupées, dans toutes les directions, par huit corps d'Armée. Le Maréchal Bazaine avec ses

100.000 hommes ne peut rester bloqué dans cette forteresse sans tenter de forcer le passage lors meme qu'il ne doive pas compter sur une diversidn de la part des autres troupes réunies à Chfllons, car les 180.000 hommes du Prince Royal tiennent déjà celles-ci en échec. Mais cette tentative a peu de chance de succès, et quand l'Armée Impériale sera de plus en plus décimée et que les vivres commenceront à lui faire défaut, à moins de s'exposer à etre anéantie, il ne restera d'autre issue qu'une capitulation.

On s',attend encore à un dernier effort désespéré de sa part pour sortir de cette situation. D'un autre còté si on est encore à Paris sous l'empire des illusions, l'Armée allemande ne renoncera pas à son projet de marcher sur cette capitale. Ainsi pour le moment, ou je me trompe fort, tout essai de médiation serait infructueux. Peut-etre que le Comte de Bismarck, livré à lui-meme, consentirait à négocier avec l'Empereur Napoléon. On peut supposer, vu sa position assez semblable à celle d'un naufragé qui se rattache à toute planche de salut, que ce Souverain serait pret à faire des ouvertures de paix, et à accepter des conditions sévères. Mais le Chancelier fédéral doit tenir compte du sentiment national très-surexcité des populations allemandes, de l'esprit qui règne dans l'armée, et des .exigences patriotiques des Etats du Sud très-ardents à la curée, car il leur faut des garanties matérielles contre la menace de nouvelles invasions. D'ailleurs le régime personnel de l'Empereur a cessé, son prestige n'a jamais été aussi à la baisse, et vouliìt-on traiter avec lui, faudrait-il un consentement plus que problématique des Chambres françaises. Elles ne manqueraient pas de crier à la trahison, si on leur proposait aujourd'hui la base de cessions territoriales en Alsace et en Lorraine.

Les préparatifs de défense à Paris ne paraissent pas ici très-redoutables, surtout si on parvient, comme tout porte à le croire, à empecher l'arrivée des renforts de Metz. On évalue à 150.000 hommes au plus le reste de l'Armée régulière à laquelle la défense de la capitale sera co:nfiée, en sus des gardes mobiles, de la garde nationaie et des sapeurs-pompiel's. Il leur sera opposé au moins 500.000 hommes de troupes exercées et toujours tenues au complet.

C'est ici une idée fixe, et certes on a les moyens de la réaliser, que la paix doit etre dictée sous ou dans les murs de Paris. Il faut donc, dans l'état actuel des choses, procéder avec une extreme réserve dans les projets de médiation. Si le Cabinet de Berlin admettait plus tard une intervention, je crois qu'il appartiendrait d'abord à la Russie de le pressentir confidentiellement sur ses intentions quant aux bases de négoclations, et à l'Angleterre d'agir ensuite ostensiblement d'accord avec les autres Puissances neutres pour proposer en commun les termes d'un arrangement. Ces bases ne sauraient, je le répète, exclure quelque cession territoriale à moins qu'on ne veuille appliquer à la France un principe d'inviolabilité dont jusqu'ici aucun Etat n'a joui, quand la fortune des armes lui a été contraire. En toute équité, il faut admettre que si la France victorieuse n'aurait pas signé la paix sans garder la rive gauche du Rhin dont la population aUemande s'élève à près de deux millions d'habitants, le Cabinet de Berlin a le mème droit de prétendre à une rectification de frontières vers l'Alsace et la Lorraine qui lui procurerait à peu près la mème étendue de territoire. Ce ne sont pas seulement les organes de la presse libérale qui se prononcent dans un sens analogue. Le Mcmiteur Prussien lui-mème écrit ces lignes: « Quand nos plus nobles enfants succombent, le peuple a une ferme et sure consolation. Cette lutte sacrée n'aura pas été soutenue en vain, comme celle de nos pères, contre un peuple rempli d'ambition et d'orgueil qui a ravi à l'Allemagne ses plus beaux territoires, qui depuis des siècles insolemment nous menace, nous met en péril et qui a cherché à ndus abaisser... Dieu ne voudra pas que nous ayons fait en vain dc nobles sacrifices ».

Vu l'encombrement des blessés sur le théatre de la guerre, le Cabinet de Berlin pour leur épargner les fatigues d'une trop longue route, désirerait les acheminer en Prusse parla voie du Luxembourg et de la Belgique. L'Angleterre pressentie à cet égard, a répondu qu'elle appréciait les motifs d'humanité qui conseillaient une semblable mesure. Mais afin de prévenir tout prétexte de récrimination pour une prétendue violation de neutralité, le Gouvernement Anglais s'est chargé de chercher à établir une entente sur ce point à Paris.

549

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

T. 1283. Firenze, 23 agosto 1870, ore 23.

Je crois inutile de vous répéter (1) que vous devez repousser comme peu convenable après toutes nos déclarations toute insinuation sur des prétendus accords secrets entre nous et la France (2).

550

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1284. Firenze, 23 agosto 1870, ore 23,15.

Cadorna télégraphie (3) que Bismark aurait dit à Lord Loftus qu'il existe des engagements pour une alliance entre nous et la France. Je ne crois pas que

le Comte de Bismark tienne réellement ce langage mais je déplore qu'il arrive si souvent de Berlin des bruits de ce genre. Il a dépendu de nous que la guerre se déchainàt sur toute l'Europe, nous lui avons rendu le service de localiser le conflit, il serait injuste et fàcheux qu'on ne s'en rendit pas compte à Berlin.

(1) Cfr. n. 551; e anche n. 545.

(2) Smentiti anche da La Tour d'Auvergne nella sua conversazione con Lyons. (Cfr.Lyons a Granville, 19 agosto, cit., in Further Correspondence respecting the War between France anà Germanu, cit , n. 22, pp. 15-16; Das Staatsarchiv, XX, n. 4344, p. 311; Archives Diplomatiques 1871-72, II, n. 350, p. 402).

(3) Cfr. n. 551.

551

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2837. Londra, 23 agosto 1870, ore 14,34 (per. ore 19,40).

Je sais de source digne de foi que M. de Bismarck a dit (1) à Lord Loftus que l'Italie avait un traité d'alliance avec la France. Lord Granville, toujours à la campagne, n'a pas encore répondu à ma demande d'une entrevue et je ne puis faire qu'à lui meme ce que vous m'avez ordonné à l'égard d'une médiation (2).

552

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2838. Pietroburgo, 23 agosto 1870, ore 17,35 (per. ore 23,40).

L'Empereur vient de me dire que dans la situation actuelle des choses une médiation n'est pas acceptable par la France (2), et qu'elle ... [manca] ne peut pas, se réaliser qu'après bataille près de Paris avant que la guerre prenne un caractère révolutionnaire qui rendrait difficile retraite des prussiens. Il a parlé dans ce sens au Prince Gortchakoff.

553

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 631. Berlino, 23 agosto 1870 (per. il 27 ).

J'ai l'honneur d'accuser réception de la dépéche N. 168 du 14 de ce mois (3), par laquelle il m'est transmis un résumé de la correspondance échangée vers la fin de Juillet dernier entre le Pape et le Roi de Prusse, l'un proposant, l'autre déclinant une médiation.

Je me réfère à mes rapports précédents sur ce sujet (4).

A propos des Affaires de Rome, le journal officieux, la Nord-deutsche Allgemeine Zeitung d'aujourd'hui parle de la nouvelle qui circule en Italie qùe le Ministre de Prusse près le St. Siège aur:ait offert à Sa Sainteté un Corps d'occupation. Ce journal s'exprime ainsi: «Nous sommes autorisés à déclarer que

le Gouvernement, ni par sa Légation ni par une autre voie quelconque, n'a fait à qui que ce soit une telle offre, et que de son còté le Gouvernement Pontificai ne lui a laissé entrevoir aucun désir relatif à un Corps d'occupation ».

(1) -Nel registro della legazione di Londra qui aggiunto • il y a peu de jours •. (2) -Cfr. n. 543. (3) -Non pubblicata. (4) -Cfr. nn. 473 e 525.
554

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA

T. 1285. Firenze, 24 agosto 1870, ore 12,15. Quoique le Cabinet de Berlin s'abstienne de manifester ses vues sur les conditions probables de la future paix, il est évident que l'idée d'òter à la France l'Alsace et partie de la Lorraine est très répandue en Allemagne. Veuillez, sans aborder prématurément avec le Prince Gortchakoff ce sujet, m'informer autant

que possible des dispositions probables de la Russie pour les conditions de la paix.

555

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2843. Berlino, 24 agosto 1870, ore 22,50 (per. ore 2,30 del 25).

Je me suis exprimé dans le sens de votre télégramme du 21 (1). Le résultat de mes investigations ici est que le moment des bons offices n'est pas encore venu. Le cas échéant il faudrait que Russie pressentit ici les dispositions et qu'ensuite Angleterre prenne initiative officielle et collective avec les autres neutres. Bismark étant au quartier général je ne puis donner que mon impression de Berlin. Quant au télégramme d'hier (2) Thile n'accepte que sous bénéfice d'inventaire le fait rétrospectif de la version Loftus et s'est montré reconnaissant de notre attitude. Je vous en ai écrit aujourd'hui par poste (3).

556

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO 162. Pietroburgo, 24 agosto 1870 (per. il 30).

A chiarire il mio telegramma del 10-22 corrente (4) ho l'onore d'informarla che il Principe Gortchakow accolse nel modo più benevolo e più favorevole alla nostra politica le comunicazioni che per ordine dell'E. V. (5) io gli feci l'ultima volta che fui a visitarlo in Peterhoff.

Le dichiarazioni del Cancelliere Imperiale importavano cioè: che la Russia intendea bene anch'Essa, il principio d'impegno reciproco per la neutralità iniziato fra Italia e Inghilterra doversi considerare come un germe di effettiva me

diazione per la pace, poichè Essa non consentirebbe giammai ad un negoziato in disparte (à un tète à tète) fra le potenze duellanti, quando fosse esaurito ogni mezzo di guerra, e in quel caso l'intervenimento diplomatico di tutta Europa cfoversi avverare efficacemente: ma d'altro canto non poter.si fin da ora determ1nare con precisione il momento di recare ad atto questo intervenimento, secondochè i belligeranti aveano risolutamente opposto ad ogni invito di pacificazione il loro diniego ed il loro fermo proposito di continuare la guerra fino agli ultimi cimenti: l'Italia nei negoziati avvenire dovere, nell'interesse dell'equilibrio europeo mantenere H suo grado fra gli Stati preponderanti, e perciò esser Egli lietissimo della neutralità da noi serbata e delle intelligenze prese col Gabinetto di Londra, recandosi -peraltro a suo debito di avvertirci che quando l'Italia fosse uscita da queste riservate e saggie determinazioni, avrebbe per avventura compromessa quell'alta posizione e quella prerogativa internazionale che tanto importa a noi ed alla grande Europa di vederci tenere durevolmente.

Non mancai di interrogare nel seguito della conferenza il mio illustre Interlocutore se alcuno scambio di proposte relative aHa pace futura non avesse già avuto luogo fra il Governo Imperiale e quello di Austria o d'Inghilterra, e se qualche norma in generale non fosse stata enunciata dagli Uomini di Stato più raguardevoli; mi accertò che la Russia non avea intrapreso veri negoziati oltre quelli a me noti nè con l'Austria nè con altra potenza; che certo la dura condizione fatta alla Francia da questa .guerra sconsigliata era tale, da provocare le più vive sollecitudini dei potentati che sarebbero chiamati a proteggerla, ma che il voler definire o discutere fin da ora i patti della futura pacificazione gli pareva cosa prematura e destituita di pratica utilità.

Ebbi altresì occasione di mentovare nel discorso al diplomatico russo i pericoli della rivoluzione alla quale il Regno d'Italia, e non meno al certo che gli altri Stati, vedrebbesi esposto nell'ingrossar degli eventi, ed Egli risposemi che bene comprendeva questi ragionevoli timori, ma che bi!Sognava apparecchiarsi al rimedio ed alla resistenza, il che per altro (e mentovò a tal proposito la cattura del Mazzini) si felicitava di scorgere ·che l'Italia fosse già disposta a fare a tutela dell'ordine interno. A tale intento, io soggiunsi, molto gioverà ancora aver l'appoggio morale degli altri Stati, i quali col mostrare la loro fiducia al Governo del Re ne avrebbero mantenuto il prestigio rispetto all'opinione nazionale, gelosa dell'autorità e dell'onore di quello, e lo richiesi, a tal uopo, di consentire che io mi indirizzassi a Lui con qualche assiduità, ad aver contezza di mano in mano delle disposizioni in cui la diplomazia russa poteva esser tratta dagli avvenimenti, e di promettermi che avrebbe affatto cercare di me per avvertirmi di qualche nuova risoluzione sopravvenuta, qualora credesse che l'ora dei gravi negoziati fosse imminente.

Il Principe Cancelliere si mostrò lleto di mantenere col R. Governo e col suo rappresentante lo scambio di idee da noi desiderato, e promise esplicitamente di avvertirmi non si tosto l'eventualità da me preveduta si verificasse ripetendomi in ultimo le espressioni già adoperate, le quali suonarono, che Egli voleva assolutamente l'Italia nel concerto Europeo e che la voleva come Potenza di primo ordine, ma che a conseguire tale intento il mezzo da usare si era ben quello di perseverare nel consiglio già da noi eletto di una prudente neutralità.

(1) Cfr. n. 542.

(2) Cfr. n. 550.

(3) -Cfr. n. 557. (4) -Cfr. n. 546. (5) -Cfr. n. 543.
557

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. Berlino, 24 agosto 1870.

M. de Thile avait télégraphié au Comte de Bismarck la substance de l'entretien dont j'ai rendu compte par une lettre particulière a V. E. du 18 de ce mois (1).

Dans sa réponse, M. de Bismarck exprime dans des termes un peu res

sentis la surprise d'apprendre que nous semblions émettre quelque soupçon

sur une connivence de la politique prussienne avec les Comités Mazziniens et

Garibaldiens. Il déclare de la manière la plus formelle n'avoir et n'avoir eu

aucun rapport avec le parti révolutionnaire. Ce ne serait que dans le cas où

nous nous rangerions contre l'Allemagne, qu'il devrait aviser aux meilleurs

moyens de paralyser notre action. Heureusement pour le Cabinet de Berlin que

l'attitude correcte de notre Gouvernement, comme tel, inspire confiance.

J'ai dit a M. de Thile dans mon entrevue avec lui aujourd'hui que je pre

nais acte de ces a~urances, mais que pour etre conséquent il faudrait s'abstenir

de nous représenter aux Cours Etrangères comme étant engagés dans une. allian

ce avec la France. Je lui donnai lecture d'un télégramme de V. E. en date

d'hier (2).

Il admettait parfaitement que notre conduite sage et modérée, dont votre dernier discours (3) à la Chambre des Députés a fourni une nouvelle preuve, avait préservé l'Europe des plus graves complications. Le Cabinet de Berlin nous était on ne peut plus reconnaissant de lui avoir rendu le service de localiser le conflit. Il ne saurait donc émettre aucun grief contre notre Gouvernement. «Mais il y avait d'autres courants, supposons au Palais Pitti, qui ont pu donner lieu à des suppositions dans un sens diamétralement opposé ». C'est à ce point de vue que le Comte de Bismarck s'était placé, sans jamais se permettre aucune allusion défavorable à notre Gouvernement. C'était-là, au reste, un sujet trop délicat sur lequel il ne voulait pas s'appesantir, persuadé d'ailleurs que je n'en accepterais pas la discussion.

J'ai répondu qu'en ma qualité de représentant d'un Gouvernement constitutionnel, je ne saurais en effet aborder la discussion sur ce terrain, sauf pour émettre la ferme conviction que mon Auguste Souverain ne s'était jamais écarté de la ligne de ses devoirs. Il ne saurait donc etre question d'engagements réels de la part du Chef de l'Etat en dehors des Ministres responsables. On pourrait tout au plus alléguer que le quid gerendum ayant été mis sur le tapis, il s'est produit des arguments plus ou moins divergents. Si tel était le cas, et que le Roi, ce qui n'était nullement démontré, eut manifesté des tendances de prendre part au conflit, il fallait savoir gré au Ministère d'avoir résisté à toute pression pour nous faire sortir de la neutralité dans une guerre où jusqu'ici du moins nos intérets directs ne sont pas en jeu. Si les conseillers de l'Empereur

Napoléon avaient mieux éclairé ce souverain sur la situation véritable, sa dynastie ne péricliterait pas aujourd'hui, et les destinées de la France ne seralent pas e~posées aux chances des combats. Il y aurait plus que de l'injustice de la part de la Prusse à ne pas reconnaitre que par son courage civil, par sa résistance entre les courants contraires, le Gouvernement a bien servi la cause générale de l'Europe, et par contrecoup celle des belligérants en ne jetant son épée ni d'un còté ni de l'autre. Pourquoi donc ces suspicions qui pourraient produire peu à peu une de ces situations fatales qui finiraient par réunir contre la Prusse une opposition qu'elle doit au contraire chercher à prévenir par les meilleurs procédés?

En fait de suspicions, répliquait M. de Thile, tout récemment encore, contre toute apparence de vérité, nous avions semblé croire à des bruits représentants le Roi Guillaume pret à offrir ou à permettre une nouvelle occupation de troupes étrangères dans les Etats Romains; bruits auxquels il a été opposé le démenti le plus absolu.

J'ai Jaissé entendre à M. de Thile que je ne voulais pas me livrer à des récriminations. Je me permettais cette simple observation. Durant ma première mission à Berlin j'avais traversé des temps très difficiles. Si j'avais évité une rupture diplomatique, ce n'avait été que parce que j'avais eu la règle invariable de ne traiter ici les affaires qu'avec le Ministre des relations extérieures ou son secrétaire général, sans me laisser dérouter par les tendances maintes fois très défavorables à la Sardaigne et meme à l'Italie, tendances qui se manifestaient dans Ies hautes régions de la Cour.

D'un autre còté mon Gouvernement s'était toujours abstenu d'avoir ici des agents secrets, le pire des systèmes, car il en résulte une confusion de nouvelles où l'on perd facilement le fil de la vérité. Quand un Chef de mission jouit de la confiance de son Gouvernement, qu'on l'écoute lui-seui, sinon qu'on lui donne un remplaçant. Les agents secrets, ces aventuriers de la diplomatie, ne peuvent que causer du tort. La vieille école n'est plus de mise, et l'on a tout intéret à jouer carte sur table.

M. de Thile a nouvellement nié toute relation avec le parti du désordre, et exprimé toute la satisfaction reconnaissante du Cabinet de Berlin pour notre attitude. Et quant à ce que S. E. M. Cadorna télégraphie sur ce qui aurait été dit par le Comte de Bismarck à l'Ambassadeur d'Angleterre, il se pourrait que dans son langage le Chancelier fédéral eut fait allusion aux rumeurs qui circulaient dans les hautes régìons à Florence. Il ne fallait cependant point perdre de vue que maintes fois déjà Lord Loftus avait été surpris en faute pour ne pas avoir rendu un compte exact de ses entretiens avec le Ministre des Affaires Etrangères. Je me réfère à cet égard à mes dépeches nn. 553 et 554 de J.a Série Politique.

En vous rapportant tous ces détails, Monsieur le Chevalier, j'espère que vouz serez de mon avis que plus que jamais il est le cas de dire qu'il faut faire la part du feu dans les circonstances actuelles. Il est à prévoir que ce ne sera pas la dernière fois que de Florence ou de Berlin, il s'éJ.èvera des doutes sur l'attitude réciproque. Il y a trop d'influences en jeu et en mouvement qui cherchent à exploiter une situation aussi compliquée, et en faire naitre un état de défiance et de tension pour nous faire sortir de notre neutralité au profit de la France. Luttons courageusement pour conserver notre position sans la rendre suspecte à personne, et surtout à l'Allemagne. Le succès final sera, je persiste à le croire, de son còté, lors mème qu'elle ait peut-ètre à passer par bien des épreuves avant d'arriver au but. Avec cette croyance, vous comprendrez qu'à défaut de notre neutralité, j'eusse vu de bon reil une nouvelle alliance avec le Cabinet de Berlin. J'y voyais la revendication sinon de la Savoie, tout au moins celle de Nice pour mieux nous fortifier vis-à-vis de la France où nous allons probablement bientòt perdre le seul ami de l'Italie, tandis que l'opinion publique ici nous restera sympathique si nous manreuvrons sinon avec hardiesse, du moins avec prudence.

(1) -Cfr. n. 526. (2) -Cfr. n. 550. (3) -Del 19 agosto.
558

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 68. Therapia, 24 agosto 1870.

Il R. Agente a Bukarest avrà informato l'E. V. degli ultimi moti di Ploiesti e de' grandi sforzi che si fanno nei Principati dal partito rosso, per rovesciare il Principe Carlo e proclamar la repubblica o per dir meglio, l'anarchia (1).

L'ambasciatore Inglese, Sir Henry Elliot mostrasi assai preoccupato dello stato delle cose nella Rumania e jeri me ne tenne lungo discorso. Si crede sia giunto il momento in cui le Potenze garanti dovrebbero mettersi d'accordo fra loro per decidere preventivamente sul da farsi in caso che un intervento divenisse indispensabile. Un intervento russo o un intervento austriaco sarebbero çagione di nuove -complicazioni, anzi di guerra; per contrario un intervento turco non dovrebbe destare, al dire di Sir Henry Elliot, la menoma apprensione. Visto le buone relazioni attualmente esistenti fra la Sublime Porta 'e il Gove·rno del Principe Carlo, egli non dubita punto che, fra tutti gli interventi, quello che riuscirebbe ai rumeni meno sgradito, sarebbe il turco.

L'Ambasciatore Inglese mi diceva di averne discorso col Generale Ignatieff e col Visconte de la Guerronière.

Il Generale Ignatieff rispondevagli di non credere che il Governo Imperiale di Russia avrebbe avversato un simile progetto, che egli personalmente trovava plausibilissimo, e prometteva di intrattenerne, senza indugio il Principe Gort· chakoff.

L'Ambasciatore di Francia, sebbene opinasse che difficilmente il Gabinetto delle Tuileries sia in questi gravi momenti disposto ad occuparsi de' Principati Danubiani, pure mostravasi fiducioso che il Governo Imperiale di Francia, non avrebbe avuto nulla a ridire contro un intervento turco nei Principati quante volte gli avvenimenti rendessero assolutamente necessaria una sì grave misura.

Sir Henry Elliot mi domandava quindi, quale sarebbe su questo punto, la

opinione del Governo Italiano. Gli risposi che a dir vero la eventualità a cui

egli alludeva, non erasi affacciata, per quanto io sapessi, alla mente del Governo

del Re ed io non avrei potuto per conseguenza pronunziarmi con piena cognizione di causa, sul modo con cui verrebbe considerata dal Gabinetto di Firenze. Io supponevo però che quando tutte le altre Potenze fossero state d'accordo sul proposto espediente, il Governo Italiano non avrebbe ragione di opporvisi dal canto suo, sopratutto se si prendano le dovute garantie, perchè da tale intervento non sorgano forse maggiori complicazioni di quelle che si avrebbero in animo di evitare.

Promisi quindi anch'io a Sir Henry Elliot, che avrei richiamata, su questo delicato argomento, l'attenzione di V. E. e chiesto le sue istruzioni.

(1) Nella notte del 20 agosto era stata, a Ployestic, proclamata la repubblica sotto la presidenza del generale Golesco (tel. Fava n. 2828, da Bucarest, 21 agosto, ore 16,30). Il movimento era subito fallito (tel. Fava n. 2830, stesso giorno, ore 20,50).

559

APPUNTI DEL MINISTRO DELLE FINANZE, SELLA

(Ed. in Le più belle pagine di Quintino Sella, pp. 224-225) (1)

Ultimi di luglio. Ossessioni di Vittorio Emanuele per rendermi propizio all'intervento. Minaccie lusinghe promesse appena credibili. Ingiurie.

30 luglio. Scaramuccia presso Saarbruck. Consigllio dei Ministri si vota per l'intervento a lato della Francia soli Govone ed io votiamo contro. Dichiaro la mia demissione. Si sospende ogni corso alla deliberazione che neppure si registra, dichiarandosi ne riparleremo.

31. Parto per Viareggio. Conduco la mia famiglia da Viareggio a Bologna. Prometto il mio ritorno a Biella fra pochi giorni come demissionario. 3 agosto. Attacco di Cialdini in Senato fatto di concerto colla Corte dopo

la creduta vittoria di Saarbruck. 6 id. Battaglia di Woerth. Venuta di Napoleone sollecitazioni senza fine. 20 agosto. Discussione tempestosissima alla Camera. Mia dichiarazione sulla

convenzione di settembre che ritengo tuttavia in vigore. Il 20 ovvero 21 andai nel comitato di sinistra. 24 agosto. Scialoia mi rimprovera in Senato di essere andato nel Comitato della sinistra.

560

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II

(A C R, Carteggi V. E. II. b. 33)

T. Parigi, 25 agosto 1870, ore 16,50 (per. ore 20,50).

Il y a impossibilité de rejoindTe Canrobert et de rester près de l'Empereur dans ce moment. Suis revenu à Paris en attention (2) des événements. Télégraphiez-moi tous les jours ce que V. M. fait diplomatiquement, par Piétri je dois le faire savoir à l'Empel'eur.

Armée Française avance pour faire sa jonction. Grande bataille aura lieu

prochainement, elle décidera du sort de l'Empire. Je regrette beaucoup de n'y

etre. Déclarations faites par Visconti Venosta aux deux Chambres sont contrai

res à la dernière dépèche de V. M.

30 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

(1) -Gli appunti si conservano nell'Archivio Sella di Biella. Essi furono anche comunicati da Pietro Sella al XX Congresso della Società Storica Subalpina, il 19 settembre 1927, in Biella. (2) -Sic, evidentemente per • attente •·
561

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2845. Vienna, 25 agosto 1870, ore 17,15 (per. ore 20,05).

Il y a déjà eu des pourparlers avec quelques banquiers pour un emprunt de cent miUions de florins destinés aux armements qul sont poursuivis san relache. Entente entre Russie et Autriche se confirme. On attribue ici à la France les mouvements avortés en Roumanie (1). Veuillez me prévenir de l'arrivée du Comte Minghetti pour que je lui procure un logement à l'hotel (2).

562

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2846. Parigi, 25 agosto 1870, ore 17,59 (per. ore 21,20 ).

J'ai vu la Princesse Clotilde. Elle est très-bien et ne court absolument aucun danger. Son départ en ce moment ferait très-mauvaise impression. Rassurez S.

M. qui du reste à cette heure a dt1 recevo~r un télégramme de la Princesse Clotilde (3).

563

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2847. Parigi, 25 agosto 1870, ore 22,57 (per. ore l del 26).

Le Prince de La Tour d'Auvergne m'a dit * qu'il ne croyait pas que le tems ft1t venu pour parler de médiation ou de paix * (4). Il m'a dit !aussi que, sur la demarnde de la France, la Belgique avait retiré san consentement au passage des blessés sur le territoire beige.

564

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2848. Pietroburgo, 25 agosto 1870, ore 15,40 (per. ore 4,20 del 26).

L'Adjoint du Ministre des Affaires Etrangères vient de me dire que le Prince Orloff n'a pas de mission extraordinaire de son Gouvernement (5). Il est à Bruxelles en attendant le départ du B. Brunnov pour occuper son nouveau poste à Londres. Je tacherai de connaitre autant que possible les pourparlers entre la Russie et les autres puissances.

(1) -Cfr. p. 388, nota l. (2) -Minghetti era partito per Vienna da Firenze la sera del 24 agosto. La richiesta del gradimento dell'Imperatore per la destinazione a Vienna del Mingheiti era stata fatta dal Visconti Venosta il 22 agosto (tel. 1279). (3) -Risponde al tel. n. 1286, del 25 agosto, ore 13,35, con cui il Visconti Venosta chiedeva notizie della Principessa Clotilde per incarico. del re. (4) -Il passo fra asterischi, ed. in NIGRA, p. 22. (5) -Cfr. n. 543.
565

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 633. Berlino, 25 agosto 1870 (per. il 29 ). Mes Collègues d'Angleterre, d'Autr1che et de Russie expriment le meme avis que le moment n'est pas venu pour une 1intervenHon quelconque des Puissances entre les belligérants. Telle est aussi ma man:ière de voir qui semhle aussi etre celle du Chevalier Nigra s'il est vrai, comme l'a dit M. de Thile, que ce diplomate ayant été chargé de sonder à ce sujet le terrain à P.aris, aurait répondu que l'exaltation des esprits y était trop grande pour faire la moindre ouverture pacifique. L'heure des désillusions n'a point encore sonné en France, et l'on ne se laisserait pas arreter ici par les démar·ches des neutres tant que l'on n'aura pas atteint l'objectif principa1: Paris. Après une course au Quartier Général à Pont-à-Mousson où a été réglé le plan des opérations, le Prince Royal a rejoint ses troupes renforcées par un nouveau corps d'Armée. Il continue sa marche vers la capitale. Son avant-garde a déjà dépassé Chalons évacué pa·r l'ennemi, ains•i que l'annonce un bulletin officiel daté de: Bar-le-Due, le 24 Aoiìt. Je ne saurais trop insister pour une extréme réserve dans les démarches meme préparatoires de négociations. Vu l'intimité qui régne entre le Roi de Prusse et l'Empereur Alexandre, •ce dernier sera'Ìt mieux à meme que personne de sonder éventuellement le terrain. Si les ouvertures étaient favorablement accueill:ies, l'Angleterre d'accord avec les autres Puissances neutres pourrait alors entamer des pourparlers confidentiels, sauf à leur donner un caradère officiel si on parvenait à s'·entendre sur les bases d'une entente entre les belligérants. Il ne faut pas perdre de vue toutefois qu'en présence des succès de l'Allemagne, le Cabinet de Berlin ne sera nullement enclin à recourir à une ingérence étrangère. Celle-ci ne pouTrait se produil'e, avec quelque chance d'étre agréée, que si la France opposait une résistance telle que ses adversaires acquissent la conviction de ne pouvoir obtenir de plus grands résultats que ceux atteints jusqu'à ce jour. Certes ['ien ne prouve encore qu'il doive en étre ainsi, surtout si on parvient à avo:ir raison du Maréchal Bazaine à Metz. L€s déclarations rassurantes du Général Palikao sont démenties non-seulement par le bulletin du Roi Guillaume, maLs aussi par d'autres nouvelles du camp. Le Comte Kutousoff, Attaché militaire Russe, écrit, entre autres, de Pont-àMousson à la date du 22, que les Français au combat du 19, ont été délogés de leurs fortes positions, refoulés dans la forteresse, et ·coupés dans leurs communications avec Paris. Quant aux conditions de paix, la presse ·est unanime à en réclamer de sévères. Les organes officieux ne tiennent pas un autre langage. La Norddeutsche Allgemeine Zeitung d'aujourd'hui dit en toutes lettres: «Quand le moment sera ar:rivé, l'Allemagne dictera ses conditions au vaincu... Ayant

pu dompter par sa propre force .celui qui a troublé ·le repos général, elle a aussi le droit de fa>ire par sa propre force une paix telle que nous ne soyons

pas contraints pour la quatrième fo1s, dans le cours d'un siècle, de déployer

notre drapeau dans Paris ».

Pour démontrer qu'on ne pense pas autrement dans le Midi de l'AUemagne

où l'on oppose un non catégor1que aux velléités de médiation, le méme journal

reproduit un article du Schwèibischer Merkur: « Les Cabinets étrangers 'Ont

voulu Iocaliser la guerre... à notre tour nous voulons localiser la paix... Nous

voulons conclure seu1s et à Paris la paix entre le peuple allemand et le peuple

français ».

On suppose ici que l'armée du Maréchal Bazaine, complètement cernée

à Metz, n'a d'approvisionnements tout au plus que pour 20 jours.

566

L'ONOREVOLE PERUZZI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 10, fase. P)

L. P. Bagni di S. Gervais, 25 agosto 1870. Ti scrivo per due motivi: uno è per manifestarti non già la mia meraviglia (chè non sono così ingenuo da meraVJigliarmene!) ma la mia indignazione per quello •che scrive la Riforma 'intorno al Sella, e per dirti sch1ettamente come per te sia questione d'onore e di reputazione l'ottenere una di<:hiarazione del coUega o il separartene. Quest'ultimo partito mi pare da evitare a qualunque costo fuorchè a quello di esporti a passare da buffone o da ingannatore. L'altro motivo pel quale ti scrivo è questo: ·che ho trovato 1a Francia e i Francesi in condizioni ben diverse da quelle ·che mi aspettavo. Ti assicuro che tutti quelli coi quaLi ho parlato, e le lettere •che qui giungono alle molte signore assai distinte che abbiamo, da Parig~i e da varie provincie dipingono tutte la situazione come immensamente migliorata. Gli ultimi fatti d'arme che a noi fecero dolorosa impress·ione qui sono considerati favorevoli siccome quelli che han fatto guadagnare il tempo ·che occorreva a riunire due nuovi eserciti; la fiducia in Bazaine, Trochu, Mac-Mahon ·e Palikao è generale e cl'escente; il proposito di far tregua al·le lotte politiche e mettersi nella situazione della Spagna per adesso è divenuto quasi generale; e la credenza ,che .il tempo è tutto a benefizio della Francia diviene generale e dà adito alla speranza di mettere con questo ausiliario a mal part1to [ prussiani. Ti ho voluto dir questo perchè credo ·che proposte di mediazione farebbero ora più male che bene, perchè mi dorrebbe che l'Italia unisse il suo nome a proposte umilianti per la Francia. Io persisto sempre a credere che la Francia si volg,erà e che la nostra condotta deve avere per fine l'ottenere l'amLcizia non di questo o quel Governo della Francia ma della Nazione. E perciò credo in due mezzi: l) non partecipare a proposizioni spiacevoli alla Francia o inopportune, tenersi pronti a pronunziarsi per la Francia diplomaticamente o militarmente quando ne venga la occasione; 2) non profittare delle presenti condizioni della Franoia per far

a Roma quello che non avremmo osato fare se la Francia fosse stata poderosa. ... [Par. ili.] ho parlato con dei repubblicani del programma svolto dalla Sinistra e mi han risposto con indignazione che nessun partito in Francia avrebbe perdonato questa vigliacca condotta dell'Italia, e quando la Francia avesse fatta la pace e fosse conciliata sarebbe beata di riscattarsi sull'Italia.

P. S. -Spero che Ella potrà rimanere e che il Sella non rifiuterà di rassicurare la pubblica opinione. Il Governo italiano non può fare una seconda Mentana più vile della prima perchè la Francia non può impedircela. Profittare delle sue sventure per rompere i patti sarebbe un'onta da pagarsi cara (1).

567

IL CONTE KULCZYCKI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC

L. P. 35. Terni, 25 agosto 1870. La frégate .anglaise armée de 16 canons, la Défense, qui est entrée avant

hier dans la rade de Civitavecchia (2) a, en effet, à bord 430 hommes de troupes indépendamment de son équipage; mais jusqu'à présent ils n'ont point débarqué. Seulement le capitain de la frégate a fait une visite au colone! Serra commandant

du fort de Civitavecchia, d lorsque ce dernier a voulu la lui rendre dans la journée, le capitain lui a fait dire qu'il était désolé de ne pouvoir le recevodr, devant partir à l'instant meme pOUQ" Rome av.ec d'importantes dépeches du Foreign Ofjice adressées à M. Odo Russell et au cardinal Antonelli.

Je ne suis pas encore en mesure de vous dire ce que cela signifie.

Accueillez avec beaucoup de réserves les nouvelles romaines de la Nazione. Il est entièrement faux que le gouveTilement pontificai ait ordonné à ses troupes de résister à outrance à l'armée ita1ienne s~ elle franchi:ssait la frontière. Les ponts à l'entour de Rome n'ont j.amais été minés. Il est :faux que 50 dragons soient partis pour Monterotondo. On n'en a envoyé que 24 sous les ordres du lieutenant Bona·cci pour serv1r d'éclai:reurs. Il est faux que Viterbe soit occupée par 7 compagnies de zouaves: il n'y a que 3 compagnies; 3 autres sont reparti-es entre Valentano, Montefiascone, Acquapendente et B.agnorea, etc.

L'impératrice a récemment écrit ·au cardi:nal Bonaparte, en lui faisant le plus triste tableau de la situation de la France et de l'empire, et en le chargeant de supplier le Saint-Père d'ordonner des prières publiques pour la 'france, pour le salut de la fille aimée de l'Eglise, pour l'Empereur et le prùnce impérial. Elle a autorisé S. E. à communiquer cette lettre à Sa Sainteté.

Le Pape a refusé net. Il a dit qu'dl ne pouvait ordonner de prièrp.o: snéciales pour la France et encore moins pour la famille impérLale. Il a déclaré qu'il ne pouvait que prescrire des prières générales pour le retablissement de la paix. En conséquence, il a ordonné un t1·iduo solennel, dont il a rédigé lui-mème l'invito sagra.

Le cardinal Bonaparte a été vivement ~ffHgé et humilié de l'insuccès de la pieuse et touchante prière de l'Impératrice et de l'ingratitude de Pie IX envers l'Empereur.

(1) -Il P. S. è di altra mano. (2) -Granville aveva comunicato il 20 agosto ai lords commissari dell'Ammiragliato e il 21 al .Tervoise il prossimo invio della nave da guerra a Civitavecchia. Cfr. Co1·responàence respecting the Affairs of Rome, cit., nn. 8, 9, pp. 4-5; Archives Diplomatiques 1874, II, pp. 2223 (solo il primo dispaccio)
568

VITTORIO EMANUELE II AL CONTE VIMERCATI (A C R, Carteggi V. E. II, b. 33)

T. Firenze, 26 agosto 1870, ore 8. Je vous ai écrit que mon Gouvernement était bien disposé en cas de réponse favorable de l'Autriche. Pour le moment cette réponse est défavo

rable. J'attends encore explications par Minghetti. Armée n'est pas préte esprit public est toujours plus ostile vu question Romaine qui aurait •tout arrangé.

569

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II (A C R, Carteggi V. E. II, b. 33)

TI. Parigi, 26 agosto 1870, ore 16,10 (per. ore 20).

Cent mille Italiens au secours de la France commandés par Cialdini et einquante mille dans les états Pontificaux commandés par La Marmora voilà la seule politique du Cahinet litalien.

Prince Napoléon retourne immédiatement à l'armée, on menace porter à la Chambre deputés proposiJtion rayer le Prince Napoléon de la famille regnante comme absent de France au moment que la Patrie est en danger. V. M. le prévienne.

570

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. 1290. Firenze, 26 agosto 1870, ore 16,15. Kiibeck me communique un télégramme de Beust disant que si l'Italie est disposée sérieusement à entrer dans des propositions de médiation armée, elle doit se hater de les faire à l'Autri:che qui y fera un accueil aussi empressé que discret. Voyez bien quelles sont les dispositions de Beust. S'il veut simplement rejeter sur nous aux yeux de la France la responsabilité de l'inaction commune, nous manreuvrerons de manière à parer le coup. S'il est vraiment disposé à une action il faut savoir d'abord jusqu'·où va réel1ement l'entente qu'il dit s'ètre récemment établie entre lui et la Russie, et s'il considère, comme nous, une médiation austro-italienne comme devant nécessairement reposer sur la continuation de notre entente avec l'Angleterre et la Russi e. Je pense que si les deux puissances pouvaient, dans un moment opportun et sans trop se risquer prendre, avec l'approbation de l'Angleterre ,et de la Russie,

une attitude qui amenat la paix, nous y trouverions profit, entre autres, pour la question roma·ine.

571

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2852. Londra, 26 agosto 1870, ore 20,50 (per. ore 1,25 del 27).

Lord Granville est venu seulement aujourd'hui pour repartir. Je lui: ai complètement .communiqué vos deux dernières dépeches télégraphiques au sujet de médiation (1) et je les ai appuyées par des développements. Il croit impossible à présent proposition médiation. Je l'ai interpellé. U a répondu niant absolument de s'etre ouvert à aucune puissance sur les bases de médiation future. J'ai làché quelques mots sur les bonnes dispositions de la Bavière. Il croit qu'il n'en soit pas de meme pour les autres petits Etats du midi de l'Allemagne. Quant à l'associement de l'Italie • de faire autre acte • (2) de préparatif ou d'exécution de médiation après avoir entendu les raisons qui justifient sous différents rapports votre demande, il m'a répondu que l'ltalie savait que l'Angleterre avait toujours fait de son mieux pour que dans différentes occasions analogues l'Italie eut la place qui lui appartient dans les affaires de l'Europe, et qu'il était dans le meme esprit que l'Angleterre avait fait l'accord pour la neutralité avec Italie pour la première; que ne s'étant pas prononcé avec aucun gouvernement non plus à l'égard de la forme de l'intervention des neutres, il ne pouvait rien dire qui fit supposer le choix d'une forme déterminée ou oollective comme ce serait un Congrès, ma·is que tout ce qu'il pouvait dire était qu'il aurait toujours échangé avec nous ses idées. J'ai insisté faisant remarquer que je ne voulais pas préjuger l'avenir à l'égard de la forme de la médiation, mais que quelle qu'elle fut, nous arriverions au résultat que nous voulons si l'Angleterre nous associait progressivement et sans interruption à ses démar<:hes. Il a reconnu la verité et la portée de ce fait et il m'a assuré de ses meilleures dispositions meme à cet égard. Il a reçu avec plaisir communication au sujet de vos protestations énergiques contre les insinuations calomnieuses sur le traité secret avec la France (3). Il a demandé ce qu'est venu faire le Prince Napoléon à Florence. J'ai dit que j'ignorais sujet et détails de cela; qu'il était gendre du Roi, mais que je savais bien sur que rien n'a été changé absolument à l'attitude du Gouvernement du Roi.

572

IL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 160. Monaco, 26 agosto 1870 (per. il 28).

Alcuni giornali avendo asserito che il Nunzio, Apostolico in Baviera avea ricevuto l'ordine dal suo Governo di far pratiche presso il Gabinetto di Monaco affine di ottenere una guarnigione bavarese a Roma ho domandato a

questo Ministro degli Affari Esteri se conversazioni in questo senso erangli state tenute da Monsignor Meglia.

Il Conte di Bray mi ·rispose dandomi formale e solenne asskurazione che la voce in discorso non avea alcunchè di vero e dal modo espHcito usato dall'onorevole mio interlocutore onde rassicurarmi su questo punto rimasi convinto che la Baviera non ha la menoma intenzione d'immischiarsi nella questione Romana.

(1) -Cfr. nn. 534 e 543. (2) -Nel registro della legazione di Londra • à tout acte •· (3) -Cfr. n. 549. Sul colloquio Granville-Cadorna, cfr. anche il disp. Granville a Paget,27 agosto, in Further Correspondence respectinq the War between France and. Germany, cit., n. 41, pp. 25-26; Archives Diplomatiques 1871-72, II, n. 366, pp. 424-425.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

RISERVATO. Fine di agosto 1870 (1).

Al momento in cui Ella assume l'importante ufficio di rappresentare l'Italia a Vienna reputo opportuno mormarla dello stato delle nostre relazioni colla Monarchia Austro-Ungarica quali 11isultano dallo scambio intimo di idee avvenuto in questi ultimi tempd fra i Gab1netti di Fh··enze e di Vienna.

Nella fase che ha preceduto l'apertura delle ostilità fra la Francia e la

Germania, l'Italia e l'Austria si incontrarono sullo stesso terreno, guidate

entrambe dal comune interesse di adoperarsi nel senso della conciliazione.

In un dispaccio, indirizzato al Signor Curtopassi il 7 luglio (2), riferendomi

alle dichiarazioni fatte dai ministri dell'Imperatore, davanti il corpo legislativo

di Francia circa la candidatura del Principe Leopoldo di Hohenzollern al trono

di Spagna, io lo avvisava che, senza fare alcuna formale proposizione, l'Italia

era disposta ad unire i suoi buoni uffici a quelli delle altre Potenze per evitare

le temibili complicazioni. Il R. Incaricato d'Affari a Vienna veniva autorizzato (3)

a palesare queste nostre disposizioni al Signor Di Beust perchè noi eravamo

persuasi che queste si sarebbero trovate conformi agli intendimenti del Governo

Austro Ungarico. Nè andò moLto infatti che dal Cancelliere imperiale ci si

facesse dire, per la bocca del Barone di Kiibeck, riconoscere il Governo dello

Imperatore con molta soddisfazione l'identità di idee e di azione esistente

fra l'Austria e l'Italia in un senso fa.vorevole alla conciliazione ed alla pace.

Il Gabinetto di Vdenna avea a~ito come noi a Berlino ed a Madrid perchè si

cercasse modo di rinunciare alla candidatura contestata, e gli uffici suoi s'erano

trovati uniti ai nostri quando chiedevamo a Parigi che non si precipitassero

le risoluzioni in un affare che ancora si riteneva suscettibile di un amichevole

componimento.

Da tale conformità di viste e d'interessi che s'ero manifestata naturalmente

e senza preventivo concerto i due Gabinetti di Firenze e di Vienna erano inco

raggiati a procedere ad uno scambio di •idee sempre più intimo di mano in

mano che il ·conflitto franco-germanico ·entrava nelle sue fasi successive.

La vigilia del giorno della formale dichiarazione di guerra il Gabinetto

di Vienna, desideroso di fare :uno sforzo supremo per impedire le ostilità, ci

faceva proporrre dal suo rappresentante in Firenze che l'Italia e l'Austria offris

sero la loro mediazione sulle basi dello statu quo territoriale stabilito dal Trat

ta•to di Praga e dell'impegno reciproco dei Sòvrani di Prussia e <ii Francia di escludere dalla candidatura al trono di Spagna i principi delle loro famiglie. Nel colloquio ch'ebbi allora ·col barone di Ktibeck gli esposi le ragioni che m'inducevano a ritenere che, anche al punto in cui stavano le cose, il Governo italiano avrebbe potuto ancora ammettere una simile proposizione purchè la Inghilterra vi si associasse. Ma probabilmente questa nostra rispost•a giungeva a Vienna quando l'intimazione di guerra fatta daUa Franda alla Prussia avea totalmente cambiato lo stato delle cose (1).

Tornato vano lo sforzo comune diretto ad appianare le difficoltà insorte, quando le ostilità furono aperte, d Governi neutrali dovettero preoccuparsi di ciò ·che i loro rispettivi interessi richiedevano. Sovra due punti essenziali quelli dell'Italia erano d'accordo •con quelli dell'Austria. Fu facile 11 riscontrare che noi avevamo comune coll'Impero Austro Ungarico l'interesse di premunirei contro le complicazioni alle quali la guerm franco-germanica avrebbe potuto dar pretesto in Oriente adoperandoci a conservare lo statu quo basato sul principio della integrità dell'Impero Ottomano; e si confermò inoltre l'esistenza di viste comuni all'Austria ed all'Italia nella quistione romana in quanto questa interessa l'ordine e la tranquillità della penisola e può così influire sulla libertà delle nostre determinazioni (2).

Appena scoppiata la guerra divennero infatti vdsibili le preoccupazioni del Conte di Beust e del Conte Andrassy tanto in ordiJl1e alle difficoltà che la quistione romana lasciava sussistere iJl1 Italia, quanto Tispetto al ·contegno che la Russia avrebbe potuto assumere in certe ·eventualità. Se la Russia avesse preso parte alla lotta impe.gnata dalla Francia contro la Prussia, le più pericolose complicazioni potevano prodursi iJl1 Oriente. Era per altra parte non meno prevedibile che l'azione dell'Italia, sebbene grande e siJncera fosse la sua :volontà di concorrere alla conservazione dell'equilibrio in Europa, sarebbe stata paralizzata dalla condizione in cui la Convenzione del 15 settembre 64 ha lasciato la quistione di Roma, condi'zione militarmente onerosa ed insufficiente per dare al paese la guarentigia necessaria della ,sua tranquillità interna in caso di guerra. Esdsteva dunque fra le due quistioni una connessione la cui conseguenza logica dovea essere che i due Gab~netti non le disgiungessero più nel seguito delle trattative così felicemente iniziate. In vista di ciò il Cavalier Artom, che il Governo del Re avea inviato in missione ufficiosa a Vienna si applicava immediatamente a raccogliere dalla bocca stessa del Conte di Beust e del Conte Andrassy quali fossero le disposizioni della Monarchia austro-ungarica intorno alla quistione romana. Il primo di questi due uomind di Stato riconosceva insufficiente il ritorno puro e semplice alla Convenzione del15 settembre 64; sembrava credere che il Governo francese non si opporrebbe alla sostituzione delle truppe regie alle imperiali, quando queste fossero richiamate dal territo-rio romano, e per ultimo conchiudeva dicendo ·che se l'assenso tacito dell'Austria non bastasse all'Italia, egli ci offriva il consenso formale in iscritto (3).

Rispondeva invece il Conte Andrassy al Cavalier Artom, credere egli pure che il regime della Convenzione del 15 settembre non bastasse più; il Governo Austriaco non essere inclinato a sollevare difficoltà nel caso di un'occupazione di Roma per parte delle truppe italiane; dover però il Gabinetto intendersi a tale riguardo coll'Imperatore (1).

Non erano questi •intendimenti nuovi del Gabinetto Austriaco. Sino dal 1867, quando il Gabinetto di Vienna aspirava ad emendare il Concordato aprendo regolari trattative con Roma, il R. Incaricato d'affari avea avuto occasione di accertarsi che, >Contrariamente alle voci corse, nessun tentativo era stato fatto nè da Roma nè da Vienna nel senso di guarentire alla Santa Sede il suo dominio temporale (2). E dalle conversazioni avute col Cancelliere imperiale al momento in cui, in segutto •ai fatti dell'Ottobre di quell'anno, la quistione di Roma avea acquistato un carattere particolare d'urgenza, il R. Incaricato d'affari ripo•rtava questa impressione che, malgmdo le sollicitazioni che si andavano facendo per un'azione collettiva delle potenze cattoliche, il Conte di Beust non era dispos·to ad emettere neppure delle dichiarazioni teo11iche intorno agli affari di Roma. La parte ungarese del Governo Imperiale più apertamente poi si pronul!lciava contraria a qualunque proposizione di guarentigia del potere temporale e si profferiva dtsposta ad esercitare la sua influenza per impedire che l'Austria si appigliasse ad un partito sfavorevole alle ragioni dell'Italia nella quistione di Roma. Generalmente si ammetteva sin d'allora a Vienna ed a Pesth che gli Italiani sarebbeTio i migliori difensori della Sede pontificia; nè queste opinioni si modificarono dopo il viaggio fatto nel novembre di quell'anno daH'Imperatore d'Austria a Parigi. Una circolare austriaca avea annunciato che i due imperatori in quella visita s'erano messi d'accordo sopra tutte le quistioni pendenti, il rappresentante italiano si faceva dunque senza indugio a chiedere al Signor Beust in quali termini e su quali basi siffatto accordo s'era stabilito in •ordine alla quistione romana.

Rispondevagli il canceHiere imperiale che il piano dei due governi concordemente considerato come una base di utili negoziati era l'antico progetto (vieux projet) d'una costituzione municipale del territorio romano compreso entro limiti più o meno ristretti e dell'estensione agli abitanti di quel territorio del diritto d'essere ammessi alle funzioni civili ed al servizio militare al pari degli altri Italiani. Non eransi del resto dibattute le condizioni di un simile accomodamento perchè l'Austria dimostrava col suo atteggiamento indifferente che non metterebbe dal canto suo alcun ostacolo a che la soluzione da darsi alla quistione romana riuscisse la più favorevole possibile all'Italia. Nè da questi sensi ebbe a dipartirsi la politica austriaca nel tempo trascorso da quell'epoca in poi, chè anzi per naturale conseguenza degli avvenimenti che si produssero anche nella sfera degli affari ecclesiastici mentre si rallentavano vieppiù i vincoli esistenti fra la Monarchia Austro Ungarica e la Corte pontificia si rassodavano le buone relazioni fra l'Italia e l'Impero.

Penetrato di queste idee e convinto che l'interesse della Monarchia austriaca esigeva che l'Italia :llosse posta in condizione di poter esercitare tutta la sua

Il) Telegramma da Vienna 19 luglio ore 22,15. [Annotazione a margine del documento]. Cfr. n. 206.

libertà nelle determinazioni da prendersi, il Conte di Beust faceva fare a Parigi delle pratiche confidenziali intese a persuadere la Francia della necessità di una soluzione radicale della quistione romana. Ma tale contegno dell'Austria non potè vincere le difficoltà che il Govevno dell'Imperatore Napoleone opponeva a tale soluzione, e prima ancora che ci risultasse che l'Austria avesse fatto dei passi a Parigi, noi fummo avvisati dal Governo fra•ncese ch'egli si trovava nell'impossibilità di prendere un impegno qualsiasi per Roma all'infuori delle clausole della Convenzione del 1864 (1). Contemporaneamente però il Governo francese ci faceva sapere che, avendo egli trovato soddisfacente il linguaggio tenuto dal Ministero innanzi al Parlamento (2) intorno alla quistione romana, il richiamo delle truppe da Civitavecchia era stato deciso, che il Pontefice ne avea avuto avviso, che il barone di Malaret riceverebbe un dispaccio ufficiale destinato ad annunziarci l'evacuazione del territorio pontificio in conform1tà della convenzione del 1864 la quale decisamente rimarrebbe in vigore. L'Italia non poteva ricusare la sua accettazione a questa proposta della Francia. La convenzione di Settembre era rimasta in vigore ed il Governo italiano l'avea costantemente invocata per ottene11e che la Francia ne eseguisse dal canto suo la clausola principale. • Lo scambio d'idee che avea avuto luogo fra l'Austria e l'Italia non avea perciò meno contribuito a mettere in chiaro questo punto essenziale: che il Gabinetto di Vienna comprende ciò che resta un fatto incontestabile, cioè che il mantenere in vigore il regime della Convenzione di Settembre costituisce un ostacolo materiale all'azione che l'Itatlia potrebbe essere

chiamata ad esercitare di concerto coll'Austria nell'interesse generale dell'equilibrio europeo • (3).

Lo avere noi accettato di ritornare al regime della convenzione di Settembre, mentr,e l'Austria negoziava a Parigi per gli affari di Roma, non costituisce d'altronde una rinunzia per parte nostra a val,erci delle buone disposizioni dimostrateci dall'Austria. Costituirebbe poi tanto meno un atto dal quale si pretendesse dedurre che noi ll'iponessimo poca fiducia nel valore dei buoni uffici del Governo austriaco. L'espressione del sentimento di riconoscenza per la condotta del Gabinetto di V'ienna in questa cir,costanza fu quanto più poteva esserlo viva e sincera; ma noi non abbiamo voluto prendere la r,esponsabilità di lasciare a Civitavecchia i soldati francesi quando sapevamo positivamente che ad altri patti il Governo francese non intendeva ritirarli. Noi avevamo inoltre dichiarato pubblicamente che il ritorc{lo alla Convenzione di Settembre non era agli occhi nostri un compenso od un vincolo per altre combinazioni, cosi che questo rito.rno non comprometteva in nulla l'esito degl].i altri negoziati nei quali l'Austria era entrata coi suoi buoni uffici. Questi erano rimasti inefficaci in presenza dell'atteggiamento risolutamente negativo assunto dalla Francia, e noi non chiedevamo aLl'Austria di r1nnovarli senza opportun1tà e fo11s'anche senza convenienza; a noi bastava lo aver messo in sodo questo punto essenziale che il Gabinetto di Vienna comprende ciò che resta un fatto incontestabile, cioè che il mantenere in vigore il regime della Convenzione di Settembre costituisce un

ostacolo materiale all'azione che l'Italia potrebbe essere chiamata ad esercitare di concerto coll'Austria nell'interesse generale dell'equilibrio europeo.

Cionondimeno il Governo italiano non poteva dispensarsi dal prendere in considerazione l·e eventualità ·Che avrebbero potuto, malgrado le difficoltà creategli dalle condiz,ioni a'ttuali del territorio romano, impegnarlo ad agire per la difesa dei propri interessi 'Ìn Europa e par.ticolarmente in Oriente.

In presenza di una lotta di cui giustamente si ·commuoveva tutta l'Europa noi ci eravamo però accertati che popoli e governi tendevano palesemente e concordemente allo scopo che noi stessi ci prefiggevamo. Tu,tti sentivano cioè il bisogno di allontanare il pericolo ·che interessi diversi avessero a creare altre complicaz.ioni ed a estendere così i limiti della gue:rra già impegnata. Malgrado [e vivissime apprensioni concepite dal Governo Austriaco e segretamente dal Gabinetto ungarese il quale temeva di esser costretto a precorrere la Russia (prendre le devant) negli affari orientali, noi abbiamo trovato nelle notizie che ci pervenivano dall'Oriente una ragione per non dividere nella stessa misura queste preoccupazioni dell'Austria (1). Se infatti gli Stati neutrali che hanno un interesse comune nella tranquillità dell'Oriente debbono naturalmente oggidì più che mai preoccupa11si dell'azione modera,tTice che conformemente al loro diritto ed agli impegni presi sono chiamati ad esercitarvi, noi possiamo rallegrarci nello scorgere che le disposizioni dei governi e dei popoli dell'Oriente rendono facile tale assunto (2).

• Dès le commencement du conflit nous avons trouvé l'Autriche sur la mème ligne que nous, dans le sens de conseiller la conciliation.

Les efforts des puissances pour prévenir la guerre ayant échoué il a fallu arriver à

ce que réclamaient les intérèts respectifs des neutres.

Nous avons trouvé nos intérèts d'accord avec ceux de l'Autriche sur les points essentiels, c'est à dire: Intérèt commun de conservation en Orient conformément aux principales stipulations de 1856 pour l'intégrité de l'empire ottoman (Tel. di Curtopassi 17 luglio, 18,50 • Beust veille sur la Russie • [Cfr. n. 181]. Tel. a Artom 18 luglio, ore 11,25 [Cfr. n. 188]).

Vues communes sur la question romaine en tant qu'intéressant l'ordre et la tranquillité de la péninsule.

Les échanges d'idées officiels et officieux sur ces deux points amenèrent l'Autriche-à faire à Paris des démarches confidentielles sur la question romaine, qui nous laissent la plusvive gratitude et sont un lien de plus entre les deux pays. En cela l'Autriche a prouvéqu"elle comprenait ce qui demeure un fait incontestable, savoir que le maintien du régimede la Convention de Septembre, est un obstacle matériel, en quelque sorte, à l'action que l'Italie pourrait avoir à exercer, de concert avec l'Autriche, dans les intérèts générauxd'équilibre. L'Italie devait accepter l'offre de la France de entrer dans l'exécution de la Convention de Septembre qui était demeurée en vigueur. Mais l'ltalie trouvait dans le maintien [du] régime de la Convention une nécessité de plus de désirer et d'aider au maintien de sa neutralité. (Tel. a Artom, 18 luglio, ore 11,25. Intorno all'insuf]ìsance del regime della Convenzione: tel. Artom, 19 luglio, ore 19,25. Tel. Artom, 20 luglio, ore 19,50. In genere: tel. Artom, 22 luglio, ore 12,10. Tel. Artom, 23 luglio, ore 17,40. Tel. Artom, 7 agosto, ore 17,20). [Cfr. nn. 188, 206, 213, 244, 260 e 408].

Toutefois le Gouvernement du Roi ne pouvait se dispenser d'envisager les éventualités

qui pouvaient, en dépit des difficultés, créées par l'état du territoire romain, lui faire un

devoir d'assurer ses intérèts en Europe et spécialement en Orient. Les éventualités étaient

celles qui pouvaient mettre en cause les traités de 1856. (Per la localizzazione della guerra:

Tel. ad Artom, 18 luglio, ore 11,25. Tel. di Artom, 21 luglio, ore 20,25) [Cfr. n. 239].

Nous déclarions très loyalement que c"Eo ne serait pas nous qui prendrions la respon

sabilité ou l'initiative d'actes de nature à soulever de ce còté des complications nouvelles.

Mais nous reconnaissio.ns que l'Autriche, plus engagée par ses intérèts immédiats, pouvait

etre amenée à prendre pour son compte des résolutions qui poseraient ces nouvelles

questions, et nous nous sommes montrés disposés à prendre avec elle pour le cas des

accords éventuels (Tel. ad Artom, 21 luglio, ore 23,10 [Cfr. n. 223]. Tel ad Artom, 4 agosto,

ore 23,10. Tel. ad Artom, 4 agosto, ore 23,30 [Cfr. n. 380]).

-Pour effectuer ces accords il nous suffisait, quant aux affaires de Rome, d'une sim:Jle

(1) -Si inserisce sotto il 26 agosto, giorno dell"arrivo a Vienna del Minghetti. (2) -Non pubblicato. Ma cfr. n. 16. (3) -Con disP. del 12 luglio, non pubblicato. (1) -Telegrammi da Parigi 17 luglio ore 2,50; a Vienna 18 luglio ore 6; a Vienna 18 luglio ore 11; a Vienna 19 luglio ore 23. [Annotazione a margine del documento). Cfr. nn. 179, 186, 188 e 200. (2) -Telegramma da Vienna 17 luglio ore 18. [Annotazione a margine del documento).Cfr. n. 181. (3) -Telegrammi da Vienna 20 luglio ore 21,50; da Vienna 22 luglio ore 14,05. [Annotazione a margine del documento]. Cfr. nn. 213 e 244.

(2) Rapporti da Vienna 13 ottobre 1867; da Vienna 9 novembre 1867. [Annotazione a margine del documento].

(1) -Telegramma da Parigi 26 luglio ore 16,50. [Annotazione a margine del documento]. Cfr. n. 298. (2) -Tornata del 25 luglio 70. [Annotazione a margine del documento]. (3) -Il brano fra asterischi è cancellato nel documento. (1) -Telegramma da Vienna, 21 luglio, ore 20,25. [Annotazione a margine del documento]. Cfr. n. 229. (2) -Si pubblicano qui in nota i due documenti seguenti che so.no probabilmente una prima minuta delle istruzioni al Minghetti (di pugno del Blanc), e osservazioni che si riferiscono a questa (di pugno del Tornielli). Ecco il testo del primo documento:
574

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA (Ed. in NIGRA, p. 22)

T. RISERVATO. Firenze, 27 agosto 1870, ore 12,35.

Le Prince Napoléon avait une lettre de l'Empereur au Roi conçue en termes généraux, ne parlant pas de concours militaire et faisant une allusion à l'action diplomatique. Le Prince avait aussi des pouvoirs signés par l'Empereur qui le désignaient comme chargé d'une mission en Italie. n nous a demandé un concours militaire immédiat. Nous avons répondu que l'envoi d'un corps d'armée par le Mont Cénis, envoi qui ille pourrait pas meme etre immédiat nous aurait créé 1es plus graves dangers sans etre d'aucune utillité à la France. Au point où en sont les choses ce n'est que par une action combinée avec d'autres 1JUissances et dans un moment opportun que nous pouvons etre utiles à la France.

Le Prince ne nous a pas demandé la médiation. n a télégraphié ce matin à l'Empereur pour se mettre à ses ordres. Il attend la réponse pour partir.

constatation du point de vue amicai et Iibéral où se piace l'Autriche v1s-a-vis de la question romaine. Nous ne lui demandions là dessus aucun engagement pouvant la lier à faire des démarches quelconques. Quant à ces accords en eux-méme [ils] devaient, d'après notre avis, étre secrets et conditionnels, mais en méme temps précis et arrétés.

Les stipulations générales dont on avait d'abord formé le projet à Vienne, portant une déclaration de neutralité bienveillante pour la France et un engagement de l'Autriche et de l'ltalie de mettre leurs forces sur pied de guerre, ne rien négocier séparément avec d'autres puissances, et de se concerter sur les résolutions à prendre soit pour une mé· diation, soit pour une entrée en campagne, nous paraissaient n'atteindre pas le but qu'on se proposait à Vienne comme à Florence. Il ne s'y trouvait ni détermination du cas où les deux puissances devraient effectivement coopérer, ni conditions relativement à cette coopération. Il y avait là quelque chose de vague et par conséquent de dangereux quant _au cas où la neutralité devrait des deux parts étre reconnue impossible, et des chances de rétards ou de malentendus dans la négociation future des conditions d'alliance. Il était essentiel selon nous, pour atteindre le but, d'étre tout d'abord bien d'accord sur des pointsaussi essentiels.

C'est pourquoi nous avons proposé de reproduire dans des stipulations secrètes et séparées les arrangemens qui avaient été reconnus possibles lors des négociations confi· dentielles engagées par le Ministère Menabrea, et de faire dépendre l'effectuation de ces accords du fait de l'initiative que la nature méme des choses donnait en tout ceci à toute autre puissance plutòt qu'à l~talie.

Durant ces échanges de vues, nous avons toujours nettement déclaré que l'Italie désirait maintenir sa neutralité et que s'il était de son devoir de se mettre en mesure pardes accords éventuels contre des possibilités qu'on pouvait craindre, elle désirait avant tout user de ses excellens rapporta avec l'Autriche, pour s'employer avec cette puissance à la conclusion, s'il était possible, d'accorda plus généraux avec les autres puissances neutres afin de s'assurer réciproquement une base de négociation et une garantie morale pourle cas espéré où la guerre pourrait rester localisée.

Là dessus les événements rendirent tout-à-fait improbable l'éventualité qui pouvait

comporter l'entrée en action de l'Italie. Les communications rassurantes échangées entre

Vienne et Pétersbourg dissipèrent toute crainte de complication de ce còté.

L'Italie et l'Autriche n'avaient dès lors plus d'urgence à concerter une action quidevenait peu probable, et se retrouvaient placées sur leur premier terrain de négociation,celui d'une entente sur leur neutralité. Aussi les deux Cabinets de Vienne et de Florence reconnurent-ils qu'il restait à assurer une entente à laquelle l'Italie avait travaillé dès le commencement, avec le Cabinet de S. James. Cette entente a eu Iieu d'abord entre l'Angleterre et nous. L'Autriche s'en féllcite sans doute.

Objections de l'Autriche. Etablir que l'entente actuelle nous parait le meilleur poinf

de départ pour arriver à ce que l'Autriche désire ».

Ecco il testo del secondo documento :

c l. Preferirei non parlare delle principali stipulazioni del 1856 e dire semplicemente: " Interesse comune di evitare che le complicazioni attuali abbiano un contracolpo in Oriente e di mantenere perciò lo statu quo basato sul principio dell'integrità dell'Impero Ottomanò "

2. Temo che da queste rivelazioni e constatazioni si possano ora o poi dedurre le conseguenze che seguono : l) L'Austria persuasa da noi che la conservazione della Convenzione di Settembre è un ostacolo materiale alla nostra azione concertata con lei nell'in· teresse generale dell'equilibrio europeo, avrebbe, per condurci subito ad agire, fatto dei passi a Parigi. 2) L'Italia si sarebbe indotta ad entrare in azione se la Francia non l'avesse obbligata a rientrare nel regime della Convenzione.

Se si facessero queste deduzioni l'Austria si troverebbe apertamente accusata di aver trattato a Parigi per la quistione romana per spingerei a seguirla alla guerra. Ciò non

575

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. 1292. Firenze, 27 agosto 1870, ore 24.

Je voudrais savoir si Beust a precrse dans quelles oonditions pourrait se produire l'initiative qu'il désire de nous (1). Au lieu de se renvoyer les responsabilités en restant dans le vague il serait plus uti<Ie d'échanger franchement nos idées sur la situation, sur les occasions qu'elle peut nous offrir pour nous interposer, et sur les conditions de paix qu'en ,ce cas nous aurions à soutenir plus ou moins efficacement. J'espère que vous pourrez faire expliquer Beust sur tout cela. Ici la question romaine préoccupe et excite chaque jour davantage les esprits. Je n'ai pas besoin de vous rappeler la liaison qui existe pour nous entre cette question et la situa:tion ex,tér,ieure.

576

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2855. Vienna, 27 agosto 1870, ore 19,22 (per. ore 20,35).

J'ai vu M. de Beust. Je partage entièrement votre doute (2). On prétend toujours que l'Italie prenne (l.'inttiative, sans que ['Autriche s'engage nullement de son còté; meme système pour la médiation armée. J'ai répondu évasivement pour trois motifs: l'Ualie n'est pas ,suffisammelllt prete; engagement avec l'Angleterre; nécessité de connaitre ,l'attitude de la Russie. M. de Beust m'a dit avoir posé la question catégorique à la Russie. Ne pou11riez-vous pas sonder disorètement à S. Pétersbourg?

sarebbe contrario alla verità dei fatti. ma potrebbe essere contrario agli interessi austriaci e quindi spingere l'Austria a difendersi dall'accusa denunciando a sua volta la nostra

iniziativa -Vimercati che vuoi [ol non vuoi non andò da Parigi a Vienna che passando perFirenze. In previsione dell'avvenire mi pare pericoloso spingere l'Austria a difendersi so,pra questo terreno; nè conviene per nessun verso suscitare scandali.

3. Mi pare che si indichi senza necessità che eravamo disposti a lasciar l'Austria giudiceassoluta del momento fu cui gli interessi conservativi correrebbero pericolo in Oriente. Questo non è affatto conforme al pensiero che guidava il Governo del Re nel formolare il casus frederis. Noi volevamo che si producessero due fatti concreti uno l'entrata dell'Austria in campagna, l'altro !'a,pertura delte osti!itd per parte della Russia.

4. In generale poi per le eventualità future, lontane, ma pur prevedibili in Oriente a noi non può convenire di assumere un vincolo morale quale risulterebbe dall'insieme di questo dispaccio. La guerra coll'Austria contro la Russia come mezzo per conseguire l'intento nostro nell'affare di Roma si poteva fare se l'occasione lo comportava; ma constatare che in Oriente gli interessi Austriaci sono i nostri è cosa pericolosa, o quanto meno inutile. Se fossimo forti, colla Russia potressimo [sic] intenderei anche in Oriente sopra tutto ;;e avessimo un'importanza reale nel Mediterraneo; coll'Austria più difficilmente; a meno di credere che il mantenimento dello statu quo sulla base del 1856 possa essere cosa inde· finitamente durevole.

Sopra questa questione mi sembra che non ci convenga assolutamente prendere impegni neppur morali, perchè non è una quistione urgente e quando lo fosse, basterebbe impegnarsi quel tanto che basta avvertendo di lasciar aperta la porta per l'avvenire.

Riterrei quindi che un dispaccio nel senso di quello qui unito possa essere pericoloso per noi, perchè indisporrebbe gravemente la Russia senza vantaggio e senza opportunità, e scemerebbe sempre almeno in apparenza la libertà della nostra politica futura. :i!: da avvertire che se l'Austria fosse in possesso di questo dispaccio non tarderebbe a servirsene a nostro danno a Pietroburgo e presso i governi secondari d'Oriente che pur hannq simpatie italiane. Noi dovr,emmo, a parer mio, metterei in condizione di poter quando oc· corra spiegare le nostre intelligenze coll'Austria contro la Russia come aventi un carattere puramente transitorio e come imposteci dalla necessità di non lasciar inopportunamenteimpegnare la quistione d'Oriente •.

(1) -Cfr. n. 576. (2) -Cfr. n. 570.
577

IL MINISTRO AD ATENE, DELLA MINERVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

l{, 371. Atene, 27 agosto 1870.

Nella conversazione ch'ebbi lunedì col Presidente del Consiglio, profittai dell'occasione per ·chiamare la di [ui attenzione su l'oggetto del dispaccio di

V. E. N. 116 in data 11 corrente (1); e lo pregai di rinnovare al Nomarca di Corfù le istruzioni date dal precedente Ministero onde sorvegliare il Ricciotti Garibaldi e gli aJ,tri Italiani che dessero sospetto di voler far tentativi di turbare l'ordine pubblico nel nostro paese.

Il Signor Del·igeorges mi rispose che avrebbe rinnovato le ,istruzioni ch'io chiedevo, ·e mi assicurò che non permetterebbe che nei confini del Regno di Grecia si organizzassero arruolamenti o spedizioni a danno dell'Italia con la quale desiderava d'essere in buoni termini di vicinato.

578

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 332/114. Londra, 27 agosto 1870.

Ho l'onore di accusarle ricevuta del telegramma pervenutomi la sera del giorno 20 corrente (2) nel quale, esprimendo l'opinione deltla prossima opportunità di una mediazione nella guerra fra la 111rancia e ·la Prussia, mi fornì le opportune istruzioni per le comunicazioni a far·si a Lord Granville aU'oggetto di assicurare agli atti relativi alla medesima il concorso dell'Italia ed una comunicazione d'idee fra l'Inghilterra e l'Italia su questo soggetto.

Ho pure il."icevuto il di Lei telegramma pervenutomi nella notte del 21 al 22 corrente (3) in cui m'annunziava l'arrivo· del Principe Napoleone a Firenze e la lettera indirizzata dall'Imperatore di Francia a S. M. ,n Re ed, indicandomi le gravi notizie pervenute da Parigi e l'opportunità di attuare una mediazione, mi dava altre istruzioni allo scopo medesimo del precedente telegramma.

Mi è pur pervenuto il di Lei Dispaccio del 15 Agosto p.p. n. 49 Politico Riservato (1), coll'annessavi copia del Dispaccio da V. E. indirizzato al ministro del Re in Baviera, in data dello stesso giorno, dai quali risulta delle indicazioni da Lei avute a riguardo delle buone disposizioni di quel Governo in occasione di future trattative di pace.

Il Signor Conte Granville essendo in campagna gli ho fatto chiedere tosto· nella mattina del 22 corrente un abboccamento al fine di mandare ad esecuzione i di Lei ordini. Il Signor Conte non venne in Londra che ieri per ripartire tosto per la campagna ed, a conferma ed a maggiore spiegazione del telegramma

40}

speditole ieri sera (1), ho l'onore di mandarle particolareggiato conto della conversazione che ebbi con lui.

Riassumendo in un appunto, che per maggior precisione lessi al Signor Conte, ambedue i predetti di Lei telegrammi, dissi a Sua Signoria che V. E. avevami fatto sapere che aveva ricevuto le notizie le più gravi da Parigi; che io era in· caricato di domandargli se, nello stato delle cose, egli non credesse opportuno che le Potenze proponessero una mediazione per giungere ad una pace la quale potesse essere accettata dalla Francia e dalla Prussia e suoi Alleati. Gli feci notare il grande interesse che tutte le Potenze avevano d'impedire che gli elementi rivoluzionari in Franda si assumessero di fare la guerra e quanto importasse che la guerra non fosse prolungata dalla difesa di Parigi.

Esposi di nuovo al Signor Conte il desiderio del Governo del Re di avere comunicazioni attive col Governo della Regina sopra tutto ciò che potesse credersi utile e possibile di fare. Soggiunsi che Ella mi incaricava di significare a Sua Signoria che 11 Governo Itali'ano faceva assegnamento su che il Governo Britannico riguarderebbe, anche in questa circostanza, il concorso dell'Italia siccome naturale ed utile per tutto ciò che l'Inghilterra credesse potersi fare, e che essa si assoderebbe alle cose che fosse per mandare ad effetto. Se avvenisse che l'Italia non fosse chiamata ad una mediazione, od a qualsivoglia altro negoziato dei neutri, essa potrebbe trovarsi in una condizione difficile la quale potrebbe avere delle lamentevoli conseguenze. Conchiusi dicendo ch'Ella non dubitava che il Signor Conte avrebbe apprezzato al suo giusto valore il bisogno che il Governo Italiano aveva in questo momento d'essere rassicurato su questo soggetto.

Il Signor Conte mi disse che gradiva molto questa comunicazione e la continuazione del franco e cordiale accordo dell'Italia coll'Inghilterra. Una proposta di mediazione, diss'egli, non essere ora possibHe e che crederebbe sprecati, e fors'anco contrari alloro scopo, i passi che si facessero a questo fine. Il Principe Latour d'Auvergne, senza neppure esserne stato interpellato, disse che il tempo di parlare di pace non era venuto; nè più disposta aUa pace è la Prussia; ond'è che per ora non sarebbe, a suo credere, nè prudente, nè confaciente allo scopo il pal'lare di mediazione.

Dissi allora al Signor Conte che era naturale che, prima di proporre una me· diazione, le Potenze neutre dovessero fare uno scambio d'idee fra di loro, e avere delle reciproche comunicazioni per accordarsi sopra certe determinate cose accio~chè l'azione loro fosse concorde ed efficace. Soggiunsi che giornali autorevoli, e spesso bene informati, avevano asserito che I'Inghilter.ra avesse già avuto comunicazioni con altre Potenze e scambiato qualche idea su questo soggetto ed interpellai il Signor Conte se egli potesse dirmi ciò che vi fosse di vero in tutto ciò.

In tutto ciò, egli mi rispo..,e recisamente, non esservi nulla di vero, ed af

fermò che il Governo della Regina non aveva aperto ad alcun Governo il suo

pensiero a riguardo delle basi, o di alcun'altra cosa, che si riferisse ad una me

diazione, non credendo che il tempo opportuno sia giunto neppure per ciò.

A questo punto gli ricordai che l'Italia aveva già comunicato al Governo del·

la Regina, mediante le dichiarazioni da me fattegli nella conversazione che ave

va avuta col Signor Conte il 17 del corrente mese, (cui si riferisce il mio Rap

porto deil'lo stesso giorno n. 118 Politico) (1), le sue disposizioni di accettare le pro

poste di pace che fosse per fare l'Inghilterra, facendo essa assegnamento che il

Governo Inglese volesse, quanto il Governo Italiano, l'mtegrità della Francia.

Soggiunsi che, trattandosi di valutwre le difficoltà che potrebbe incontrare una

mediazione ed un accordo per la pace, io credeva di sap·ere che le disposizioni

della Baviera fossero piuttosto buone in quanto che e,s,sa nop avesse intenzione

di approfittare di un esito della guerra fortunato per la Germania per muovere

pretese di acquisti di territorio. Il Signor Conte, senza contraddire a questo fatto,

si espresose però in modo che rivelava la sua opinione che non fosser.o eguali le

disposizioni di alcuni degli altri Governi alleati della Prussia.

Richiamai poscia l'attenzione di Sua Signoria sulla seconda parte della comunicazione che aveva avuto l'onore di farle, riguardante il concorso dell'Italia ad una mediazione. Chiesta al Signor Conte licenza di esporgli in breve le ragioni che giustificavano la domanda del Governo, gli feci notare che, se il sistema assai conciso che ora è forza adottare delle comunicazioni telegrafiche mi impediva di parlare a questo riguardo altrimenti che a mio proprio nome, pure conoscendo le opinioni e le intenzioni del mio Governo credeva di poterle interpretare correttamente. Tenni pertanto a Sua Signoria il seguente discorso: Credo di poter affermare che il desiderio, del Governo Italiano a questo riguardo è consentaneo pienamente ai veri interessi dell'Europa. L'Italia ha mantenuto la sua parola allorquando, non essendo ancora costituita politicamente, assicurava il mondo per la bocca dei suoi più eminenti uomini di Stato che essa, dappoichè avesse conquistato la sua indipendenza e la sua unità politica, sarebbesi naturalmente collocata fra le nazioni fautrici dell'ordine e deHa pa·ce.

L'Italia è chiamata dai suoi interessi a mantenere una tale attitudine, e questo compito le è fa.cilitato dalla •sua posizione 1stessa. Però, per questa medesima posizione, la sua mano può essere chiesta, ed essa, retta a forma costituzionale, la può dare facilmente da molti lati, e nqn sarebbe buona politica, al•lorquando essa domanda di concorrere e di prendere la solidarietà nella difesa dei grandi interessi dell'Europa, il volerla i.solare. Queste ragioni presumo che siano state apprezzate allorquando l'Italia, dopo di essere intervenuta al Congresso di Parigi rappresenta.ta dal pic-colo Regno che parlava per lei col mezzo d'uno dei principali uomini di Stato dei nostri tempi, venne chiamata, dopo la politica di Lei costituzione, a p:render parte a quelle deliberazioni del:le Grandi Potenze che succedettero ai fatti di Candia ed a quelle, con cui si costituì e si garanti la neutralità del Lussembw-go. In quest'opinione mi confermano) i recenti fatti che contristano l'Europa in mezzo ai quali fu :richiesto e fu gradito il concorso degli sfo:rzi dell'Italia per impedi:re la guerra e fu poscia accettato da tutti gli Stati l'accordo

iniziato dall'Italia stessa e fatto colla Gran Bretagna aLl'intento della conservazione della neutralità. Ond'è ch'io c:redo di potermi avanzare ad affermare che dell'essere all'Europa risparmiati maggiori e gravi mali questa ne abbia in molta parte debito alla lealtà, alla prudenza ed alla fermezza usata dall'ItaJia in mezzo a gravi e difficili circostanze. Feci notare infine al Signor Conte che, ove si riguardasse la cosa da un punto di vista diverso da quello da me indicato, si cor

31 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

rerebbe pericolo di creare al Governo Italiano anche delle difficoltà interne che gli interessi generali e comuni consigliano invece di aUontanare.

Il Signor Conte, accogliendo con marcato favore questa breve esposizione, mi rispose che l'Italia sapeva che il Governo della Regina aveva sempre fatto ciò che poteva da Lui dipendere acciocchè, in tutte le altre occasioni analoghe, l'Italia pigliasse quel posto che le apparteneva nei grandi affari dell'Europa, e che egli era governato dallo stessa spirito e dai medesimi intendimenti; e mi ricordò che il Governo della Regina aveva ora concordato e convenuto coll'Italia, per la prima, l'accordo fatto pel mantenimento della neutralità.

Egli mi disse che il Goveìl'no non aveva manifestato, finora alcuna opinione neppure sulla forma che avrebbe potuto prendere una mediazione cioè se dovesse essere collettiva per essere seguita da un Congresso, o no, e che non credeva opportuno di manifestare per ora nessun'opinione neppure a questo riguardo. Aggiunse che desiderava perciò di astenersi dal trattare soggetti che supponessero un certo determinato modo di esercitare la mediazione e che perciò tutto quello che mi poteva dire a riguardo di quanto io gli aveva esposto, into1rno al desiderio del mio Governo, era ch'egli avrebbe mantenuto con noi uno scambio di idee e di comunicazioni secondo che era già stato precedentemente inteso.

Io credetti di insistere su questo soggetto sopra un terreno il qua[e non incontrasse questa difficoltà facendo notare al Signor Conte che pur non volendo pregiudicare l'avvenire neppure a riguardo della forma d'una mediazione, e qualunque essa fosse per essere, l'Italia avrebbe conseguito lo scopo ch'io gli aveva esposto se il Governo della Regina lo avesse progressivamente e non interrottamente associato ai passi ed agli atti ch'esso credesse di fare. Il Signor Conte mi lasciò chiaramente intendere che aveva ben compresa [a portata pratica di questa mia osservazione, però, astenendosi dallo esprimere un impegno, mi assicurò delle sue migliori disposizioni.

A questo punto una maggiore insistenza per parte mia mi parve nè utile nè conveniente. Che se debbo esprimere le mie impressioni dopo que,sto colloquio, dirò che non è per me dubbio che il Signor Conte ha le più favorevoli disposizionl ad associare l'Italia ai suoi atti e di favorire e promuo;vere il di lei concorso colle altre grandi Potenze ad una medi:azione e ad una pace, sempre quando la politica dell'Italia risulti consona a quella dell'Inghilterra, e ciò allorquando verrà il caso di stabilire e di decidere che cosa si debba fare. Per ora però l'Inghilterra, in previsione dei diversi casi che si possono produrre, delle diverse tendenze delle Potenze, e delle diverse resistenze dei belligeranti, vuol conservarsi la sua più assoluta libertà d'azione. Perciò non vuoi manifestare alcuna opinione nè sulle basi di una mediazione, nè sulle forme della medesima, e, per lo stesso motivo, nqn vuole preventivamente legarsi a camminare con ne,ssun Governo. Che se noi potremo adottare la politica dell'Inghilterra, io non dubito che, come essa ha fatto per 1'accordo per la neutralità, così farà per una mediazione associandoci ai di lei atti e procurandoci quella parte di concorso che lo stesso Signor Conte riconobbe esserci dovuta negli affari generali dell'Europa. Io credo pertanto che il soggetto che costituì lo scopo di questa mia conve.rsazione sia preparato ad un buon scioglimento ma che lo scopo non si potrà conseguire e che un impegno dell'Inghilterra non si potrà ottenere che allorquando verrà il momento di scep.

dere nel terreno pratico, di accordarsi in idee positive e concrete, e di agire a :seconda delle medesime. Ad ogni modo ,l'Inghilterra conosce ora, mediante le dichiarazioni indicate sopra, da me fatte per di Lei ordine a Lord Granville, quali siena le disposizioni del Governo Italiano e, nel caso di una mediazione e per ogni circostanza, sa perciò l'assegnamento ·Che può fare sul nostro concorso al cui riguardo potrebbe solo dubitare se l'Inghilter,ra non ponesse a base della mediazione la conservazione dell'integrità della Francia.

Il Signor Conte Granville mi chiese poscia direttamente che cosa fosse andato a fare a Firenze S. A. I. il Principe Napoleone. Risposi a Sua Signoria che lo scopo e la particolarità di questo viaggio non mi erano noti; che essa ben sapeva che

S. A. era genero di Sua Maestà, ma che ciò che più poteva importarle di sapere e ch'io poteva affermare, in seguito al!le ·comunicazioni recentissime ricevute da

V. E. (1), era che questo viaggio non aveva influenza veruna sull'attitudine e sulla politica dichiarata, adottata e seguita dal Governo del Re, la quale rimane sempre assolutamente la stessa. Cogliendo quest'occasione, dissi a Sua Signoria che, vedendo come giornali autorevoli, fra' quali il Times, pubblicassero corrispondenze da Berlino in cui si persisteva nell'allegare che l'Italia aveva degli accordi segreti colla Francia, mi era creduto in debito di avvertirne col telegrafo l'E. V. (2). Che inoltre, se le mie informazioni particolari erano corrette, una simile allegazione sarebbesi fatta in Berlino stesso ed in regioni ufficiali, e soggiunsi che probabilmente il Signor Conte ne doveva sapere qualche cosa. Il Signor Conte avendo lasciato cadere questa mia indiretta domanda, il cui soggetto nè ammise nè contestò, io gli lessi il telegramma di V. E. pervenutomi il 24 corrente (1) in risposta al mio telegramma ora accennato, col quale Ella mi significava che credeva inutile di ·ripetermi che io doveva respingere come poco conveniente, dopo tutte le nostre dichiarazioni, la calunniosa insinuazione intorno a pretesi accordi segreti fra di noi e la Francia.

Soggiunsi immediatamente a Sua Signoria che era ben inteso che non Le faceva questa comunicazione perchè la credessi necessaria nelle sue re[azioni col mio Governo, dopo tutto ciò che fra i due Governi era intervenuto.

Il Signor Conte mi espr·es.se molta soddisfazione per questa comunicazione.

Io credo anzi mio dovere di signifìcarle che la mia impressione fu che la soddisfazione da lui e.spressa fosse tro.ppa perchè non doV'essi credere che questa comunicazione non abbia concorso a dissipare qualche dubbio o quailche sospetto che esistesse ancora nell'animo del Signor Conte su questo soggetto. Però un sentimento di dignità troppo ovvio e naturale mi trattenne dal lasciar trapelare al Signor Conte questa mia impressione, epperò mi limitai a soggiungere, a corollario di quella lettura, alcune parole dirette a stigmatizzare in modo sdegnoso ed acerbo le pertinaci ed ingiuriose insinuazioni di certa parte deUa stampa. Mi credo, pure in dovere di dirle che per alcuni indizi io sospetto che a mantenere questi dubbi a riguardo di impegni del Governo Italiano col Governo Francese concorra una parte della Diplomazia Francese. Disgustata dalla neutralità dell'Italia, essa allude in modo generale . e quasi misterioso ad impegni dell'Italia colla Francia e si lagna che siano stati violati, fondandosi però unicamente su quelle disposi

zioni d'animo e quelle simpatie per la Francia alla cui generica espressione non

mancarono certo all'Italia le circostanze nei tempi passati.

Se mi sarà dato di conoscere che simili colSe siansi dette anche a Lord Gran

ville come so •essersi dette ad altri in modo privato, io mi affretterò a tenernela

informata.

Nella .credenza che l'E. V. possa giudicare utile di conoscere in modo particolareggiato tutte le circostanze della mia conversazione col Signor Conte Granville sugli importanti soggetti della medesima, ho esteso questo mio rapporto al di là dei limiti consueti, e sarò lieto se in ciò, e nelle cose dette a Sua Signoria in appoggio degli ordini contenuti nei di Lei telegrammi, avrò avuta la fortuna di interpretare convenientemente le intenzioni del Governo.

(1) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 534. (3) -Cfr. n. 543.

(1) Cfr. n. 571.

(1) Recte 108, non pubblicato.

(1) -Cfr. n. 549 (2) -Cfr. n. 551.
579

L'ONOREVOLE BONFADINI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 10, fase. D)

L. P. Parigi, 28 agosto 1870.

La situazione qUI e sempre la stessa, ed ogni giorno che passa migliora la situazione morale e materiale della Francia. L'annuncio delJ.a marcia del Principe Reale sopra Parigi non ha destato nessuna commozione, come non ne desta nessuna la notizia d'oggi che quella marcia sia già sospesa. L'attività del Governo è ~secondata dalla popolazione con molta fiducia e i pochi screzi che si produoCono nel Corpo Legislativo non scendono al cuore delle masse. Se i Prussiani non trovano modo di annientare prima l'armata di Mac-Mahon, credo che la loro marcia su Parigi sarà il segnale di un grosso rovescio.

Ho trovato Nigra un po' di cattivo umore contro voi altri. Teme assai della questione romana e dubita della vostra energia nel caso di un'eventuale repressione di tentativi mentane8chi. Dice che Trochu rifarebbe una terza volta la spedizione di Roma e più, rper restituire al. Papa l'Umbria e le Marche. Queste sono esagerazioni, ma è certo che nello stato attuale delle nostre relazioni colla F·rancia, l'occupazione inconsiderata del territorio vomano potrebb'essere il principio di una reazione contro l'unità. Lo spirito pubblico qui, non parlo degli uomini politici, ma delle masse, è già abbastanza froissé della nostra condotta neutra:te, se volessimo poi approfittare del giorno della sventura per sciogliere a nostra esclusiva soddisfazione la questione di Roma, certo sarebbe un'offesa che la Francia non dimenticherebbe più; e, vinta o vincitrice che oggi esca da questa lotta, diverrà ancora una grande potenza prima che noi ci troviamo nel caso di non aver più a temere da nessuno in Europa. Non vorrei che il Sella s'iltludesse su questo argomento. Non basterà questa campagna anche terminata come co

mincia, a stabilire l'assoluto predominio delle razze protestanti sulle latine. E se la fretta ci assale, o, più che la fretta, la vigliaccheria dinanzi ad una pressione artificiale di coalizioni partigiane, potrebbe darsi che un quarto d'ora d'ingratitudine ci esponesse a lunghi anni di umiliazione nazionale.

Della stampa mi occupo alacremente. Domani farò inserire sul Constitutionnel una corrispondenza che cominci a battere il chiodo. Il Gaulois rettificherà le notizie di carattere piuttosto ostile che ha pubblicato nei due ultimi numeri e accoglierà pubblicandole, tutte le rettificazioni e notizie che gli verranno da parte nostra. Nigra nqn mi ha ancora dato un biglietto per Girardin; appena lo abbia, vedrò di persuadevlo a far cangiar tono alla Liberté. Per tua norma non ho ricevuto finora neanche uno dei giornali che ti avevo chiesti, né una lettera da nessuna parte. E senza qualche notizia particolare, la mia autorità presso i giornalisti parigini resta molto scemata, mentre cqn una notiziuccia qualunque, che non si leggesse già sui giornali e avesse l'aria di una confidenza speciale, si fa dell'effetto e si acquistano, anche senza danari, degli alleati. L'entrefilet semi-officioso è il pomo d'Eva per l'Adamo-giornale.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI ALL'ESTERO (1) (Ed., senza l'allegato, in L V 17, pp. 9-12) (2)

N. 78. Firenze, 29 agosto 1870.

Les événements actuels ont avec la question romaine des rapports sur lesquels plusieurs Gouvernements ont cherché à connaitre nos vues. Ils reconnaissent les diffi.cultés inhérentes à la sìtuation anormale de la Papauté; ils prévoient les éventualités qui peuvent s'ensuivre, et ils désirent connaitre les idées adoptées à ce sujet dans le pays qui est appelé à régler avec le monde catholique les conditions de la transformation du pouvoir pontificai, conséquence inévitable du progrès des temps et des changements politiques (3) accomplis dans la péninsule.

Le Gouvernement du Roi n'a aucune difficulté de s'expliquer sans réticence à cet égard. Nous le faisons d'autant plus volontiers que la question romaine, personne n'en est plus convaincu que nous, n'est pas de c·eHes que l'on peut supprimer en les entourant d'un silence factice; et que le respect meme professé par tous les Gouvernements et par tous les esprits vraiment religieux et libéraux pour les grands intérets qui y sont engagés, doit faire sentir à chacun qu'il est du devoir commun de ne pas en abandonner le sort à une aveugle fatalité.

L'Italie n'a jamais cessé de maintenir la question romaine dans la sphère qui lui appartient, au dessus de tout autre intéret plus particulier et plus variable. Elle s'est toujours montrée disposée à y reconnaitre deux éléments qu'il faut conci:lier, sans sacrifier l'un à l'autre; d'une part, les aspirations nationales de l'Italie, le droit du peuple romain de régler les conditions *intérieures * de son gouvernement, de l'autre, la nécessité d'assurer l'indépendance, la liberté, l'autorité religieuse du Pontife. Notre but constant, depuis que la question romai.ne est posée, a été de rassurer le monde .catholique sur les garanties de sécurité et de dignité que l'Italie, plus que tout aut.re Etat, est en mesure d'assurer au Saint Siège. Aujourd'hui comme toujoul's, l'It.alie cherche à sauvegarder la question romaine (4) des passions des partis politiques *et des rivalités des cabinets * et à lui donner une solution qui, en tranquillisant les consciences et en donnant satis

faction aux vceux légitimes du pays, écarte le danger toujours renaissant de violences auxquelles l'état actuel du territoire pontificai semble inviter, tour à tour, chacun des partis extrèmes.

* Malheureusement * si le còté religieux de la question qui devrait etre le seul important, est désormais résolu dans la conscience des catholiques les plus éclairés, les plus graves difficultés sont encore soulevées par des intérets d'un autre ordre qui s'y sont artificiellement melés, et auxquels se trouve ainsi subordonné ce qu'il il y a d'essentiel dans les affaires de Rome.

La Convention du 15 Septembre 1864, a eu précisément pour objet d'écarter le principal de ces obstacles de fait qui ne proviennent pas du fond meme de la question romaine; je veux parler de l'Lntervention de ia force étrangère. Get acte visait à réaliser une situation dégagée de toute complication extérieure, et dans laquelle les intérets du Saint Siège et ceux des Romains et de l'Italie se trouvant placés en face les uns des autres, une conciliation entre eux devait pouvoir s'effectuer. En acceptant les obligations de la Convention, l'Italie restait fidèle au devoir de ne pas abandonner cette question d'ordre moral et reHgieux aux surprises de la violence; et, quelle que fut la marche des événements, l'application (1) de la Convention aurait du garantir que ni l'emp1oi de la force, ni les incidents politiques du dehors ne reviendraient troubler le cours paisible et normal d'une transformation inévitable de 1la situation respective des Romains et du Saint Siège.

Les accords du 15 Septembre 1864 n'étaient donc pas la solution de la question romaine. Ils la posaient seulement dans des conditions telles qu'elle put aboutir sans secousse à son dénouement.

Par une conséquence de la situation troublée qui existe en Europe depuis 1866, la Gonvention n'a pas suffi à écarter les causes extérieures qui empechent la solution naturelle de la question romaine.

Encouragé par les incertitudes de l'avenir et par le retour de nntervention étrangère, le Saint Siège * put continuer à se croire à l'abri des conséquences de ses propres actes *. S'abandonnant à des tendances qui du reste sont les effets des nécessités d'un système, il continue à appliquer à ses sujets ces memes principes de gouvernement dont la simple énonciation théorique a soulevé les protestations de tous les Gouvernements catholiques. Dans ses rapports avec l'Italie, le Gouvernement Pontificai s'est cru en position de se refuser meme aux tempéraments les plus transitoires et de simple administration. Il s'est posé camme un Gouvernement ennemi établi dans une enclave du Royaume, cherchant dans les complications européennes la possibilité d'amener de nouvelles interventions militaires * après celles de la France, tenant à son service une légion qui revendique hautement ses attaches avec un autre Gouvernement, * enròlant des forces étrangères * sans distinction de religion malgré la lettre de la Convention * et leur donnant contrairement à l'esprit de cet acte, non pas la simple mission de la conservation de l'ordre intérieur, mais le caractère d'une armée de la réaction, d'un noyau pour une prétendue croisade. Dans cet état de choses le territoire romain demeure pour nous le centre d'action du parti qui spécule sur des interventions pour restaurer un autre ordre de choses dans la péninsule, et en meme temps

(ll In LV qui aggiunto: • regulière •.

une base d'opérations toute prete * pour le parti cosmopolite qui dirige une propagande révolutionnaire contre l'Italie * (1).

Les conséquences d'une pareille situation, en présence de la guerre actuellement engagée et des complications qui pourraient encore s'ensuivre, sont graves pour l'Italie. * Le moment actuel est de ceux où chaque gouvernement doit pourvoir à sa sécurité intérieure et extérieure, et avoir son indépendance et sa liberté d'action pour apporter dans les relations des puissances un élément de sécurité et non pas une cause nouvelle de difficulté et de dangers *. Il n'est d'ailleurs de l'intéret d'aucune puissance que l'Italie, état catholique, et neutre dans le conflit actuel, demeure exposé à ce que sa tranquillité et s'es rapports extérieurs puissent dépendre du parti que tireront des afl'aires romaines les manceuvres de la réaction ou de la révolution, * ou les combinaisons de la diplomatie ou de la guerre *. Le sentiment national froissé, notre politique conciliante en Europe en butte aux soupçons, notre action au dehors paralysée ou sollicitée par des pressions factices, l'ordre dans la péninsule rendu précaire, tels sont les efl'ets d'une situation pareille.

C'est la force des choses qui, à chaque phase nouvelle des afl'aires de l'Eurape, fait sentir plus impérieusement la nécessité de résoudre la question romaine. Nous croyons que c'est faire acte de prévoyance et de sagesse que d'écarter les considérations transitoires qu'ont fait suspendre jusqu'ici une solution et d'aborder pratiquement, dans ses conditions essentielles, un problème qui touche aux destinées du peuple romain et à la grandeur du catholicisme.

A ce 'point de vue, * le seui qui répond vraiment au caractère de la question romaine, * il sera plus facile de déterminer les bases d'un accord, et de réaliser cette adhésion morale des Gouvernements catholiques où l'!tailie a toujours vu le gage le plus efficace d'une bonne solution.

* La question romaine se pose d'elle-méme et nécessairement dans les termes où l'Italie l'a maintenue depuis 1860, en reconnaissant d'un còté la nécessité d'une garantie efl'ective et solennelle de l'indépendance spirituelle du pontife; et en exposant d'un autre còté l'impossibilité morale de faire dépendre l'avenir de la Papauté de l'existence d'un Gouvernement qui, ne pouvant subsister par lui meme, doit, pour appliquer à une société civile les principes inflexibles de la théocratie, etre indéfìniment conservé ou relevé par la force étrangère *.

Nous n'apportons aucune vue arbitraire dans le choix des moyens d'assurer à la Papauté une situation indépendante, sure et digne. Depuis dix ans, dans le cours de négociations souvent reprises et toujours interrompues par les événements politiques, les bases possibles d'une solution défìnitive de la question romadne ont été confìdentiellement reconnues, en principe, et subordonnées seulement à des considérations d'opportunité et de convenance politique, par la France aussi bien que par d'autres puissances * catholiques. Je me réserve de vous adresser, le cas échéant, un projet d'articles où les bases de solution dont je parle seraient formulées. Vous pourrez, en attendant, en déduire l'esprit et la portée d'après le contenu du mémoire ci-joint, où sont résumées historiquement les négociations tant officielles que conftdentielles qui ont eu lieu depuis 1860, sur la question Romaine ent•re le Gouvernement du Roi, le Saint Siège et les puissan

ces étìra111gères. Vous n'en ferez, ainsi que de la présente dépèche qu'un usage confidentiel. Il nous suffit de fournir des éléments d'appréciation aux Gouvernements amis *.

Si l'arrangement que nous proposons était réalisé, heureux effets s'en étendraient bien au delà de nos frontières, car ce n'est pas seulement en Italie que l'antagonisme entre le sentiment religieux et l'esprit de civilisation et de liberté trouble les consciences et jette ·le désordre moral parmi les populations.

.ALLEGATO

MÉMOIRE

(Ed. in Correspondence respecting the Affairs of Rome, cit., n. 25 allegato, pp. 14-19; Das Staatsarchiv, XX, n. 4290, pp. 219-227; Archives Diplomatiq-ues 1874, II, pp. 29-38; BASTGEN, op. cit., II, pp. 626-635) (1)

Florence, 29 aoiìt 1870.

Aussitòt après la réunion des provinces méridionales au royaume (21 octobre 1860), Rome étant occupée par les troupes du général Goyon, et les relations entre la France et l'Italie étant rendues difficiles par les hésitations de l'empereur à reconnaitre le nouveau royaume, et par les obstacles mis par la marine française au blocus de Gaete, le Comte de Cavour chargea deux négociateurs de traiter avec la Cour de Rome, que l'application du principe de non intervention disposait à se rapprocher de l'Italie. Dès novembre 1860 le comte Cavour formulait un projet d'accord avec le Saint-Siège sur la base de la pleine liberté de l'Eglise et de la cessation complète du pouvoir temporel du Pape. Le gouvernement français, à qui ce projet d'accord fut communiqué, fit envoyer à Turin un contre-projet fondé sur la restitution en principe au Pape de ses anciens domaines et sur la transformation de son pouvoir en un simple droit de haute souveraineté (27 décembre 1860). Le comte Cavour repoussa absolument ce contre-projet et réserva son opinion sur un autre contre-projet qui restreignait la souveraineté temporelle du Pape à la cité Léonine.

Le projet d'arrangement direct entre l'Italie et le Saint-Siège proposé par le comte Cavour fut présenté le 10 janvier 1861 par le cardinal Santucci au Pape, qui, selon le témoignage du cardinal, s'en montra frappé et convaincu. Les propositions de la Cour de Turin étaient regardées à Rome comme des concessions; et le Pape déclara que les puissances ne prètant pas leurs armes au Saint-Siège, il déliait les cardinaux Antonelli et Santucci du serment cardinalice, pour traiter des conditions de la cessation du pouvoir temporel sur les bases proposées.

Pendant ce temps l'empereur des Français, qui d'abord se bornait à dire que il désirait le succès de ces négociations (13 janvier 1861), décida ensuite en conseil des ministres d'appuyer les négociations de la Cour de Turin, en déclarant à la Cour de Rome qu'à défaut d'arrangement elle serait laissée à ses propres ressources (18 janvier 1861).

Pendant qu'on temporisait à Rome, le Comte Cavour ajoutait à son projet de nouvelles concessions sur les temporalités ecclésiastiques, tout en maintenant la cessation totale du pouvoir temporel. Le Gouvernement français exprima bientòt la crainte que les intérèts des cardinaux ne parvinsent à faire échouer les négociations, et la Cour de Turin supposa, d'après certaines données, que les difficultés que pouvait entrainer pour le régime ecclésiastique en France la pleine liberté de l'Eglise en ltalie faisaient hésiter le gouvernement impérial dans les bonnes dispositions qu'il avait montrées. L'empereur des Français, consulté, rassura le gouvernement du Roi et oit que l'essentiel était pour lui qu'un arrangement quelconque intervint. Le gouvernement français se montrait encore confirmé dans les memes vues par l'opportunité que le Corps législatif de France ne se montràt pas moins favorable à l'amitié de l'ltalie que la Chambre des députés de Prusse, qui venait d'émettre un

vote favorable à notre unité, ni que la diplomatie russe qui disait à Paris que la Russie n'avait pas de solidarité avec le Pape et n'empecherait pas que Rome devint la capitale de l'Italie.

Mais ces memes circonstances d'ordre politique furent bientòt regardées à Rome comme des moyens d'échapper à un accord avec l'Italie et de profìter de nouveau des complications extérieures. On représentait de Rome à la France età l'Angleterre que l'unité et l'indépendance de l'Italie n'étaient pas dans leur intéret; on s'appuyait sur l'avantage que trouvait alors l'Autriche à empecher un accord; le Giornale di Roma démentait avec aigreur l'existance des négociations. De son còté l'empereur des Français, faisant signaler au comte de Cavour les hésitations du Pape entre les sollicitations des négociateurs italiens et les résistances du Cardinal Antonelli, l'invitait à trouver promptement le moyen de vaincre les mauvaises dìspositions du secrétaire d'Etat de Sa Sainteté; le ministre Billault déclarait aux principaux membres du Sénat qu'un arrangement était probable entre l'Italie et Rome, et une brochure était publiée par le comte de Persigny pour faciliter l'accord, à ce qui fut dit par l'empereur à un négociateur italien. Là dessus nos plénipotentiaires à Rome reçurent des instructions et des pouvoirs officiels.

Mais l'arrivée de François II à Rome et l'organisation, autour de lui, d'un centre de réaction européenne correspondant avec des influences françaises, espagnoles et autrichiennes, achevèrent de relever les espérances d'intervention étrangère contre l'unité de l'Italie, et le cardinal Antonelli en vint à notifìer aux négociateurs italiens que le Pape ne pouvait traiter en présence de son hòte le roi de Naples.

Le 19 mars 1861, le Pape prononça une allocution déclarant le catholicisme incompatible avec le libéralisme et avec les prétendues maximes de la civilisation moderne, et accusant la reconstitution de l'Italie; à quoi le comte de Cavour répondit par un discours à la Chambre des députés affirmant que l'indépendance et la dignité du Pontife et de l'Eglise ne peuvent etre mieux assurées que par la séparation des deux pouvoirs et par l'application loyale et large du principe moderne de liberté aux rapports de la société civile et de la société religieuse. Le Parlement confìrma ces déclarations en votant l'ordre du jour Boncompagni, déclarant que la Chambre avait la confìance que la dignité et l'indépendance du Pontife et la pleine liberté de l'Eglise seraient assurées, que l'application du principe de non intervention aurait lieu de concert avec la France, et que Rome, capitale acclamée par le sentiment national, serait rendue à l'Italie. Cet ordre du jour de 1861 fut confìrmé par le Parlement chaque fois qu'il eut à s'occuper des affaires de Rome, et dernièrement encore dans les séances de la Chambre et du Sénat des 20 et 24 aoiìt.

Le comte Cavour écrivait à ce propos aux négociateurs italiens à Rome que ses déclarations à la Chambre devaient prouver combien sont avantageuses les concessions sans précédent que l'Italie est prete à faire à l'Eglise, et qu'il croyait donc

qu'elles ne pouvaient que convaincre la Cour de Rome de l'utilité de traiter, pour permettre au Gouvernement du Roi de déférer aux désirs du Saint-Siège de mettre ordre à la situation des affaires ecclésiastiques en Italie (avril 1861).

Le 5 avril, le cardinal Antonelli déclara à l'un des négociateurs que le Saint-Siège, toujours pret à subir la force des choses, devait quant à présent regarder l'existence de l'Etat romain comme une question internationale, dont il ne pouvait traiter seul. Les négociateurs italiens ayant observé que le désir connu des puissances catholiques était pour un arrangement sans intervention de leur part, le cardinal répliqua que l'Espagne s'opposait aux propositions du Piémont et que la Cour de Rome attendrait les événements.

Ainsi, pendant que l'Italie s'efforçait d'écarter de la question romaine tout intéret factice et étranger à son essence, la Cour de Rome se fondait sur ces intérets pour se refuser à une solution.

Le comte Cavour alors, convaincu de la nécessité de séparer la question de l'arrangement des affaires de Rome de la question de l'intervention étrangère, ouvrit une négociation avec la France sur les bases qui furent depuis consacrées dans la Convention du 15 septembre 1864.

Il réservait la liberté d'action de l'Italie pour le cas où l'Etat romain deviendrait un foyer de désordres ou une cause de dangers, et où les volontaires étrangers constitueraient une intervention déguisée; il stipulait la liberté des communications pour les citoyens sans armes. Il répétait en meme temps expressément que Rome était indispensable pour garantir l'unité et le principe monarchique en Italie; que le Gouvernement du Roi n'employerait cependant que les moyens les plus pacifiques possible, en sauvegardant l'autorité spirituelle du Pape, la dignité du Saint-Siège et les intérets de la religion.

Ces négociations avec la France, interrompues par la mort du comte Cavour, furent continuées après la reconnaissance faite aussitòt du royaume d'Italie par la France. Le gouvernement français recommanda au baron Ricasoli de continuer les négociations directes avec le Saint-Siège, et le chargé d'affaires italien écrivait de Paris que le gouvernement impérial désirait vivement sortir de ces difficultés, accrues par la menace du Pape de quitter Rome si l'Empereur rappelait ses troupes.

En aout 1861, le ministre de France à Turin déclarait, d'après ses instructions, que l'Empereur restait le meilleur ami de l'Italie; qu'en cas de vacance du SaintSiège, ou dans d'autres cas plus prochains et imprévus, il trouverait l'occasion de se dégager en rappelant ses troupes sans inconvénients; qu'en attendant l'Italie pouvait tenir ouverte la négociation avec Rome, pour laisser les torts au Pape, devait assurer la tranquillité à Naples, et agir sur l'opinion; et que le gouvernement français ne cesserait pas de se préoccuper de la question romaine dans un esprit amical pour l'!talie.

En novembre 1861, le ministère Ricasoli crut le moment venu de publier, comme le comte Cavour en avait eu le projet, les bases d'arrangements concertées en principe avec la France. Le ministre du Roi à Paris avait eu ordre de déclarer qu'en laissant à la France le choix du moment où elle pourrait laisser Rome à elle-meme, le gouvernement du Roi se croyait tenu de ne rien négliger pour faciliter un arrangement, et espérait dans les bons offices de la France pour faire agréer un projet formel d'articles à la Cour de Rome. Ce fut lorsque le gouvernement français eut décliné par des raisons d'opportunité cette demande de médiation, que le projet d'arrangement (capitolato) fut rendu public; à la suite de quoi, le Parlement confirma l'ordre du jour Boncompagni rappelé plus haut.

Le 24 avril1862, le ministre du Roi à Paris recevait communication par M. Thouvenel d'un projet de l'Empereur à proposer en meme temps à Rome et à Turin. Si l'Italie l'acceptait, l'occupation française devait cesser immédiatement ou dans un an, selon que la Cour de Rome l'aurait accepté ou non de son còté. Les bases de ce projet étaient les suivantes:

Le territoire pontificai serait gouverné dans la forme municipale: le Pape conserverait tous les titres et prérogatives de la souveraineté; les puissances catholiques contribueraient pro rata à sa liste civile, la France pour 3 miìlions et demi; union douanière avec le royaume d'Italie; la dette publique serait partagée en proportion des territoires; la législation italienne serait appliquée au territoire pontificai avec le concours d'un conseil d'Etat pontificai; les populations romaines enverraient leurs députés au Parlement italien; le Pape nommerait un certain nombre de sénateurs; les monnaies pontificales conserveraient l'efiì.ge du Pape mais seraient égalées aux monnaies italiennes. Le drapeau pontificai serait le drapeau tricolore italien avec les armes pontificales au lieu de la croix de Savoie; le Pape aurait une garde pour sa personne; les finances et l'armée seraient communes. Toutefois, le royaume rendrait au Pape une partie des provinces à l'ouest de l'Apennin d'une population d'environ 100 mille àmes.

Ce projet, à l'exception de la dernière clause, fut agréé à Turin; mais avant qu'il ne fllt proposé officiellement aux Cours de Turin et de Rome, il s'éleva des dissentiments à ce sujet parmi les ministres de l'Empereur, deux d'entre eux voulant supprimer la dernière clause et revenir au projet Cavour, et d'autres croyant opportun de différer à cause de la situation politique intérieure de la France. Là dessus se produisit le mouvement révolutionnaire de Sarnico. La tendance à éviter la responsabilité d'une solution prit le dessus dans les conseils de l'Empereur.

A partir de cette époque, jusqu'à laquelle la question romaine avait été traitée au point de vue d'une solution définitive et en elle-meme, les négociations se portèrent sur l'autre còté de la question, celui des moyens d'écarter des affaires de Rome les interventions étrangères et les complications extérieures.

Le gouvernement français dégagea sa responsabilité quant au fond de la question romaine par la lettre de l'Empereur à M. Thouvenel du 26 mai 1862. La meme tendance inspirait les instructions données le 30 du meme mois à l'ambassadeur de France à Rome: elles étaient concues dans le sens d'amener la Cour de Rome à se passer de l'intervention étrangère; mais en tout cas le Gouvernement français annonçait l'intention de revenir au projet restreint du comte de Cavour, en posant le principe de non intervention et en réservant l'arrangement des affaires de Rome. Ce fut depuis l'objet de la Convention du 15 septembre 1864. Les négociations avaient repris leur cours dans cette direction d'idées lorsque l'expédition qui finit à Aspromont vint y mettre obstacle.

Le Gouvernement italien crut alors opportun de poser de nouveau la question de fond par la note du général Durando, du 10 septembre 1862, dans les termes des premières négociations pour une solution définitive. La réponse de M. Drouyn de Lhuys (26 octobre 1862), qui avait remplacé sur ces entrefaites M. Thouvenel au ministère des affaires étrangères de France fut contraire à la détermination du ministère italien de poser la question de la solution définitive et manifesta l'intention du gouvernement francais de s'en tenir à la question restreinte de l'évacuation de Rome. Les choses en restèrent là.

En Juillet 1863 le gouvernement italien proposa à la France la reprise des négociations restreintes sur la base du principe de non intervention, l'Italie réservant les aspirations nationales, écartant la garantie collective des puissances catholiques, et excluant définitivement toute occupation étrangère. Cette nouvelle phase aboutit à la Convention du 15 septembre 1864. Il fut déclaré, lors de la conclusion de cet acte, que la Convention ne doit ni ne peut signifier ni plus ni moins que ce qu'elle dit; que quant à son esprit, elle est la conséquence du principe de non intervention; que l'Italie se réservait de faire respecter ce principe de quiconque, vis-à-vis des insurrections du déhors comme des puissances étrangères; et que l'Italie continuerait à poursuivre, dans les conditions de la Convention, la conciliation des intérets essentiels de l'Italie avec ceux de la Papauté sur la base de la séparation et de la liberté réciproques des pouvoirs de l'Etat et de l'Eglise. La question de non intervention était formellement distinguée de celle de l'arrangement des affaires de Rome: ce dernier objet fut touché par les négociateurs dans des entretiens où l'Empereur conseillait de laisser au Pape la souveraineté nominale, en reliant administrativement Rome à l'Italie; et où le ministre des affaires étrangères de l'Empereur exprima l'avis que l'évacuation française ne devait pas étre la cause de la chute du pouvoir temporel, Rome devant du reste, dans sa conviction, finir par appartenir· à l'Italie.

Aussi, le gouvernement français, écartant des interpellations survenues de la

part de l'Autriche et de l'Espagne, déclara aux agents de ces puissances qu'elles

n'avaient pas de titre à s'en occuper; que la Convention résolvait la question de l'oc

cupation et non la question romaine, laquelle demeurait sans solution; et qu'une

garantie des puissances catholiques était inadmissible. Ces démarches de l'Espagne

et de l'Autriche avaient été provoquées par le gouvernement pontificai, qui, fidèle

à sa politique reposant sur les interventions étrangères, avait, par une circulaire à

ses nonces du 18 septembre 1864, fait l'aveu forme! que les domaines du Saint Père

ne pouvaient subsister par eux-memes, malgré l'exécution par l'Italie de la Conven

tion de septembre; aveu qui prouvait combien étaient à prévoir les cas, réservés

lors de la conclusion de la Convention, où les stipulations acceptées par l'Italie

cesseraient d'étre applicables.

Il était inévitable que dans les discussions parlementaires auxquelles la Con

vention donna lieu, la solution de la question romaine au fond, réservée par la

Convention, fiìt abordée aussi bien que la Convention elle-méme. Le gouvernement

italien ayant présenté au Parlement (24 octobre 1864), entre autres documents, le

rapport du chevalier Nigra du 15 septembre 1864, le ministre impérial des affaires

étrangères, tout en en reconnaissant l'exactitude, crut nécessaire, en présence des dis

scussions du Parlement italien, qu'il fut complété sur quelques points; ce que fit

le chevalier Nigra dans une nouvelle dépéche du 30 octobre 1864, établissant qu'en

réservant les aspirations nationales, l'Italie ne donnait pas le droit de supposer

qu'elle voulut employer des voies souterraines; que l'Italie comptait sur le cours

nature! et norma! des choses; que la réserve de la liberté d'action pour les parties

contractantes pour le cas où le Gouvernement pontificai ne pourrait se soutenir

par lui-méme était parfaitement convenue, les plénipotentiaires n'ayant d'ailleurs

pas du prévoir expressément dans leurs déclarations officielles des éventualités

amenées par la faute et l'impuissance du gouvernement pontificai; que le but des

aspirations nationales est la conciliation des intéréts de l'ltalie et de la Papauté

par la liberté de l'Eglise et de l'Etat; et qu'il maintenait en conséquence et avec

ces éclaircissements son rapport du 15 septembre. Ces deux rapports du Ministre

du Roi :turent reconnus comme interprétation exacte de la Convention dans les"

explications loyales qui eurent lieu en présence de l'Empereur entre MM. Nigra et

Drouyn de Lhuys le 2 novembre 1864.

L'envoi successif à Rome par l'Italie de MM. Tonello et Vegezzi pour des

arrangements relatifs aux sièges épiscopaux, et les échanges d'idées commencées

avec le général Fleury et continuées depuis avec le gouvernement français sur les

facilités économiques à introduire entre les deux territoires, prouvèrent que le gou

vernement italien, tout en réservant la solution définitive, mettait tout son bon

vouloir pour l'amélioration des conditions de fait dans lesquelles cette solution

pouvait se produire naturellement à l'abri des interventions étrangères. La dépéche

adressée par le Gouvernement du Roi au chevalier Nigra le 20 décembre 1866, et la

Note du 5 février précédent par laquelle l'Italie écartait la prétention de l'Espagne

de prendre les intéréts du pouvoir temporel, témoignent d'autre part du soin mis

à sauvegarder le fond de la question.

L'invasion révolutionnaire d'octobre 1867 vint malheureusement troubler le

progrès norma! de la question romaine. Au moment où la France décidait d'inter

venir de nouveau, une circulaire française du 25 octobre 1867, reconnaissant que

la Convention de septembre devait subsister, et appelant la sollicitude des puissan

ces sur la situation réciproque de l'Italie et du Saint-Siège, déférait à l'Europe la

solution méme de la question romaine.

Il importe de noter que la politique française entrait ainsi dans une nouvelle phase. On l'avait vue en 1861 recommander une solution directe entre le Pape et l'Italie sans immixtion étrangère; puis, en avril et mai 1862, prendre l'initiative hardie d'une solution; ensuite dégager sa responsabilité en assurant la non-intervention par la Convention du 15 septembre; maintenant la France reconnaissait de nouveau, après Mentana, la nécessité d'une solution immédiate et décisive de la question en elle-méme et appelait l'Europe à la sanctionner.

Le Gouvernement italien ne croyait pas que l'immixtion de l'Europe put dans l'état des choses faciliter une solution; il ne se refusa pourtant pas à la réunion d'un congrès général ou restreint. Mais les puissances invitées déclarèrent unanimement qu'un congrès ne pourrait que sanctionner une solution qui se serait déjà produite de fait entre l'Italie et le Saint-Siège. Le principe de non-intervention et l'élimination de toute complication politique de la question romaine, maximes fondamentales de la politique italienne, étaient ainsi spontanément consacrées par les Puissances. Les Gouvernements d'Autriche et de Prusse furent particulièrement explicites dans ce sens. Survinrent les déclarations de M. Rouher à la tribune française, qui furent regardées par les puissances comme rendant impossible le congrès que la France elle-méme venait de proposer.

Le gouvernement du Roi ayant donc constaté que la préparation d'une solution définitive par un congrès était impraticable, il ne restait pour le moment qu'à négocier par le moyen de la France, en laissant intact le programme national, pour rendre tolérables les rapports de fait entre les deux territoires, et· faciliter ainsi la retraite des troupes françaises. Sous la réserve donc d'une solution définitive à poursuivre, il présenta le 24 janvier 1868 les bases d'un modus vivendi de simple administration, que la Cour de Rome refusa comme tout le reste.

La tentative faite par la France pour la solution de la question romaine dans un congrès, a donné occasion de constater combien l'opinion de tous les autres gouvernements est devenue équitable envers les vues de l'Italie. La diplomatie italienne a pu constater depuis lors que l'Autriche, l'Espagne et le Portugal désirent une solution de la question, dans un sens libéral et conforme aux intérets de

l'Italie, en assurant l'indépendance du Saint-Siège; que les gouvernements allemands, la Russie, la Belgique et la Hollande se sont désintéressés des questions politiques relatives à Rome; que la Russie fait de meme; que la Suisse, prenant acte des déclarations de la France dans le sens d'une évacuation immédiate, n'entendait sanctionner qu'une solution conforme à la souveraineté populaire, base de son droit public.

Résumons donc ici les bases de solution définitive qui furent reconnues en principe comme acceptables, sauf les questions d'opportunité et de convenance politique, à divers moment des négociations que l'on vient de rappeler, quand ces négociations portèrent sur le règlement fina! de la question romaine considérée en elle-meme. Ces bases sont les suivantes:

Le Souverain Pontife conserve la dignité, l'inviolabilité et toutes les autres prérogatives de la souveraineté, et en outre les prééminences envers le Roi et les autres Souverains qui sont établies par les coutumes. Le titre de Prince et les honneurs relatifs sont reconnus aux Cardinaux de l'Eglise romaine.

La Cité Léonine reste sous la pleine juridiction et souveraineté du Pontife (1). Le Gouvernement italien garantit sur son territoire: a) La liberté des communications du Souverain Pontife avec les Etats, le clergé et les peuples étrangers; b) L'immunité diplomatique des Nonces ou Légats pontificaux auprès des puissances étrangères, et des représentants étrangers auprès du Saint-Siège.

Le Gouvernement italien s'engage à conserver toutes les institutions, offices et corps ecclésiastiques et leurs administrations existant à Rome, mais il n'en reconnait pas la juridiction civile ou pénale.

Le Gouvernement s'engage à conserver intégralement et sans les soumettre à des impòts spéciaux toutes les propriétés écclésiastiques dont les revenus appartiennent à des charges, offices, corporations, instituts et corps ecclésiastiques ayant leur siège à Rome ou dans la Cité Léonine.

Le Gouvernement n'a pas d'immixtion dans la discipline intérieure des corps ecclésiastiques à Rome.

Les Eveques et les Curés du royaume, dans leurs diocèses et leurs paroisses respectivement, seront libres de toute immixtion du Gouvernement dans l'exercice de leur ministère spirituel.

Sa Majesté renonce en faveur de l'Eglise à tout droit de patronage royal sur les bénéfices ecclésiastiques majeurs ou mineurs de la ville de Rome.

Le Gouvernement italien constitue au Saint-Siège et au Sacré Collège une dotation fixe et intangible d'une valeur non inférieure à celle qui leur est actuellement assignée sur le budget de l'Etat pontificai.

Le Gouvernement royal conserve leurs grades, leurs appointements et leur ancienneté aux employés civils et militaires de l'Etat pontificai qui sont italiens. Ces articles seraient considérés comme un contrat public bilatéral, et formeraient l'objet d'un accord avec les puissances qui ont des sujets catholiques.

L'Italie est prete aujourd'hui encore à adopter les memes bases de solution.

NOTE SUR LA CITÉ LÉONINE On sait que le Tibre partage la ville de Rome en deux parties, dont l'une, située sur la rive droite du fleuve, porta jadis le nom de Ville Sainte, et fut construite per Apostolorum Petri et Pauli suffragis [sic] et ob salutem christianorum

omnium. C'est cette partie de Rome qu'on a l'habitude d'appeler Cité Léonine du nom des Papes Léon III et Léon IV dont le premier en entreprit la fondation et le dernier en acheva la construction en 849.

La Cité Léonine était jadis toute entourée de murailles dont la plus grande partie subsiste encore. Elle s'étend sur une largeur de 700 mètres et une longueur de 1300 mètres. L'enceinte particulière de la Cité Léonine, percée de quatre portes, et le cours du Tibre la rendent entièrement indépendante des murailles de Rome.

La Cité Léonine a toujours été considérée comme appartenant exclusivement aux Pontifes, mème a l'époque où ces derniers n'étaient pas regardés comme des souverains temporels. Elle a constamment joui d'une vie propre et indépendante des statuts de Rome et des autorités romaines. Elle garda une administration autonome, ayant un caractère exclusivement pontificai, jusqu'au règne de Sixte V qui en fit le XIV quartier (rione) de Rome, sous le nom de Borgo.

La Cité Léonine contient aujourd'hui une population d'environ 15 mille ames, et serait susceptible d'en contenir bien davantage si les jardins qui en occupent la plus grande partie étaient destinés, au moins en partie, à la construction de nouveaux édifices. Elle possède une grande quantité d'églises et de palais. L'église de Saint Pierre, le Vatican et ses vastes dépendances, les tombaux des apòtres et des papes les plus illustres, de nombreux monuments religieux et artistiques font de la Cité Léonine une ville remarquable et une résidence splendide pour le chef souverain de la catholicité.

(1) -La circolare fu inviata ai rappresentanti presso i Governi che ebbero ad occuparsi della questione romana quando, dopo Mentana, la Francia propose di deferirla a un congresso (cfr. n 590). (2) -Già ed. nella Gazzetta Ufficiale dell'li settembre, poi riprodotto in Correspondence respecting the Affairs of Rome, cit., n. 28 allegato II, pp. 27-29; Das Staatsarchiv, XX, n. 4288, pp. 215-217; Archives Dip!omatiques 1874, II, pp. 26-28; BASTGEN, op. cit., II, pp. 623-626. (3) -In LV: « pratiques •. · (4) -In LV qui aggiunto: • vis à vis •.

(1) In LV: • pour servir à une propagande anarchique contre l'Italie •.

(1) Sul mémoire, cfr. F. CHABOD, Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896, I, Bari, 1951, p. 574, nota 2.

(1) Voir la note à la fin du Mémoire. [Nota del documento].

581

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA (Ed. in L V 17, pp. 7-9) (1)

D. 363. Firenze, 29 agosto 1870.

Le Gouvernement français aura apprécié sans doute ile soin que nous avons

pris d'éviter, dans les graves circonstances où il se trouve, d'accroìtre ses em

barxas et d'aggraver ses responsabilités en lui faisant part des difficultés sans

cesse croissantes que suscite la question romaine. Nous ne voulons pas sortir

de cette réserve; il importe :seulement, pour la règle de vo:tre langage, que je

vous fasse •Connaitre sans réticence, où cette question en est aujourd'hui.

Le but que le Gouvernement Impérial poursuivait, celui de faciliter une

conciliation entre le Saint-Père, les Romains et l'Italie, dans un sens conforme

aux vues exprimées par l'Empereur dans sa lettre à M. de Thouvenel du

26 Mai 1862 a été non seulement manqué, mais mème complètement perdu de

vue par suite de circonstances sur lesquel:les: il serait inutile d'appuyer. La ten

tative révolutionnaire qui a abouti à Mentana et l'occupation que la France a

cru pouvoir continuer de nouveau pendant trois ans, ont confirmé le Saint-Siège

dans des tendances irréconciliables qui viennent de se formuler au sein du Con

cile, dans des termes dont l'absolutisme a effrayé le monde oatholique lui-mème.

La Cour de Rome, voyant la Légion d'Antibes revendiquer hautement et sans

démenti ses attaches :françaises, assistant à la création à Civitavecchia de :llorti

fications et d'approvisionnements de guerre considérables, laissée libre enfin

d'enròler des volontaires étrangers sans distinction de religion, contrairement à

la Convention de Septembre, s'est crue en position de se refuser aux arrange

ments meme les plus transitoires tels que le modus vive.ndi proposé avec l'as

sentiment de la France par le Gouvernement du Roi le 15 Juin 1868. Pendant que la question romaine se dép1açait ainsi de plus en plus du terrain où elle avait é~é constamment posée du commun accord par la France et par l'ItaHe de 1860 à 1866, l'état des relations européennes venait encore en altérer davantage le caractère et en compromettre les progrès. Des rivalités internationales, des prévisions de guerre, des intérèts de Cabinets, exploités par les partis extrèmes qui ne rèvent en Italie que restaurations ou révolutions, firent que ila question romaine cessa d'ètre considérée seulement en ce qu'elle a de respectable et d'important pour les consciences, et fut exposée à ètre engagée danrs: des combinaisons diplomatiques e't militaires ou dans des luttes de partis qui ne pouvaient que la dénaturer en en compromettant le caractère élevé. Les choses en sont venues au point qu'aujourd'hui la Cour de Rome appelle le secour.s d'autres pui·ssances pour le pouvoir temporel et ne cache pas les espérances de restauration qu'elle fonde sur les malheurs de la France; tandis que le parti radica!, cosmopolite entretient en Italie des menées tendant à faire de Rome la base d'opération d'une propagande contre l'ordre de choses établi dans la peninsule.

C'est à J.a France de considérer s'il était de SO<ll intérèt de laisser se produire une situation .semblable, alors que l'Italie offrait des garanties si sùres pour l'application des solutions libérales que l'Empereur avait plusieurs fois admi:ses en principe, antérieurement à 1866. Ce n'est pas le moment de se livreìT à de stériles regrets, mais de regarder en face une situation dont l'Europe peut nous demander compte. * Nous le faisons avec d'autant plus de confiance dans les sentiments équitables de la France, que notre conduite lui a prouvé combien nos sympathies lui sont demeurée·s acquises. L'adhésion sans restric,tion que nous avons donnée au retour du Gouvernement Français à 1a Convention de Septembre, et la neutralité que nous utili:sons pour remplir la tàche que cette Convention comporte de notre part, sont des témoignages suffisants, je pense, de la droHure de notre conduite. Nous croyons devoir en donner une preuve nouvelle en ne vous laissant rien ignorer, Monsieur le Ministre, de nos appréhensions sur les éventualités que peut amener pour nous la continuation de la .guerre que soutient l'armée française *.

Que le Gouvernement français ne ·Se fasse pas illusion; la situati'on de l'Italie est grave. L'attitude du Gouvernement pontificai, Je,s prépamtifs du parti du désordre, la conviction générale parmi les hommes les plus modérés du danger que peuvent avoir pour nous d'un moment à l'autre dans l'état actuel de l'Europe, les conditions plus que hasardeuses où se trouve le territoire romain, sont de nature à exciter les préoccupations de quiconque apporte une sollicitude désintéres,sée dans les affaires de Rome.

* La France n'ignore pas plus que nous que les adversaires de l'Italie à Rome, comme dans les rangs révolutionnaires, veulent profiter des épreuves que la France traverse pour rompre l'entente entre l'Italie et les Puissances amies, entrainer l'Italie dans une vo1e systématiquement hostile à la papauté et préparer de rédoutables épreuves pour la dynastie *.

Veuillez, Monsieur ile Minist.re, prendre ces notions de fait comme bases de votre langage * sans en faire toutefois l'objet d'une communication ni provoquer de la part du Gouvernement français des déclarations ou des propositions que les circonstances actuelles rendraient inopportunes *.

(1) Riprodotto in Das Staatsarchiv, XX, n. 4287, pp. 214-215; Archives Diplomatiques 1874, Il, pp. 24-25; BASTGEN, op. cit., II, pp. 622-623.

582

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA (AVV, mazzo 14, fase. 9/3)

L. P. Firenze, 29 agosto 1870. Colgo un'occasione particolare per mandarvi questa lettera. Il viaggio qui del Principe Napoleone è un incidente spiacevo~e al più alto grado. Egli giunse con una lettera dell'Imperatore al Re (1), nella quale, dopo alcune frasi amichevoli per il Re, dopo aver detto che non disperava di salvare il proprio paese, si aggiungeva « si jamais la diplomatie vient à se meler de nos destinées, je ne doute pas, etc. etc. ». Il Principe cominciò a dire al Re che dopo la battagHa del 18 tutto era perduto, a me propose che l'Italia e l'Austria imponessero una mediazione armata, poi ci chiese un ,concorso immediato e l'invio di un corpo di truppe pel Cenisio. Malaret, nello stesso tempo, mi dichiarava che egli non aveva avuto alcuna notizia della mtssione del Principe e che non aveva alcuna istruzione. È evidente che la presenza del Principe a Firenze non può nulla cambiare alla situazione e questa presenza produce qui una impressione tale che è penoso persino l'insistere su questo argomento. Il Princip·e afferma che l'Imperatore gli ha telegrafato di rimanere. Ciò prova che l'Impe:mtore trova la sua presenza in Francia incomoda o pericolosa. Ma l'Imperatore commette un errore facendo un semplice espediente di un fatto che compromette la sua famiglia e il nome della dinastia. Il Principe non avrà altro modo per giustificare e spiegare il suo viaggio e la sua dimora prolungata che quello di accusare violentemente l'Italia, di comprometterci in faccia alla Francia, di constatare in faccia a tutti un rifiuto al quale egli ·stesso diede occasione con una missione ail.la quale il Governo francese rimase estraneo, e ,che si produsse in termini taU da farci dubitare se essa fosse vera e reale. La cosa è delicata, ma voi converrete meco che sarebbe bene si sentisse a Parigi come sia nell'interesse del Governo e della dinastia imperiale che il Principe ritorni al suo posto. V'ho detto che la missione del Principe non poteva modificare la situazione. Questa situazione, in circostanze come le presenti, è determinata dai fatti militari. Se il Maresciallo Bazaine è chiuso in Metz, e se non gli sarà dato di uscirne, quale sarà il suo avvenire? In questo caso è difficile il far:si delle illusioni sull'esito della campagna e sulla stessa durata della difesa di Parigi. In questo caso a ,che avrebbe giovato il concorso dell'Italia, e dell'Italia isolata? Sono passati venti giorni dai primi rovesci delle armi francesi, l'Italia appena ora potrebbe mettersi in moto ·con un contingente insufficiente a ristabilire l'equilibrio della guerra, unendo i suoi destini al repentaglio1 in cui si trovano i destini della Francia, e in mezzo a quale emozione dello spirito pubblico, è ora facile l'immaginarlo, emozione che avrebbe aperto l'adito alle agitazioni /e ai tentativi dei partiti estremi. Vi ·sono delle condizioni che si ripro1ducono sempre, anche in

situazioni diverse e impreviste, perchè hanno le loro ragioni d'essere nella forza .stessa delle cose.

Sino dall'anno scorso si era riconosciuto che l'Italia non po.teva prendere parte alla guerra senza il concorso dell'Austria. Ora quando si tratta per l'Austria dei suoli. !Più vitali interessi, quando si conoscono le disposizioin.i dell'Imperatore e di Beust, come supporre che 11'azione dell'Italia sarebbe bastata a mutare le determinazioni dell'Austria? Il fatto sta che l'Austria non ha mai voluto, o, per dir meglio, non ha mai po,tuto far altro che cercare di vincolare la nostra azione alla sua, senza saperd poi dire che cosa avrebbe fatto di questa sua azione,

o ha desiderato che l'Italia prendesse delle iniziative senza impegnarsi in alcun modo p·er parte sua.

Noi abbiamo dunque dovuto entrare negli accordi colle potenze neutrali, accordi che non legavano la nostra libertà di azione in qualunque caso. Siamo entrati ·in questi accordi per non rimanere isolati, per avere il nostro posto, la nostra guarentigia quando la guerra fosse finita senza che altri Stati vi partecipassero, e perciò, se si trattava di neutralità, un trattato di neutralità colla sola Austria non ci presentava i vantaggi di un accordo a base più larga. Non proporremo mediazioni che offendano i sentimenti francesi, non prenderemo parte a cosa akuna che pdssa essere nociva o spiacevole alla Francia, ma, se la guerra termina rimanendo .localizzata, la posizione presa dall'Italia è la sola che le possa permettere di agire, nella misura del possibile e della sua influenza, in favore della Francia.

Ma se invece Mac Mahon e Bazaine non sono o battuti o paralizzati verso la frontiera belga, se possono,, manovrando, rendere difficile la marcia dei prussiani su Parigi o la loro azione su questa città, se la posizione dell'esercito prussiano si farà difficile e perkolosa, nella sua stessa vittoria, contro una lunga ed ostinarta difesa, allora, io credo,, J.e potenze neutre e specialmente l'Austria e l'Italia potrebbero pesare sugli avvenimenti e forse in modo decisivo.

Ma non bisogna illudersi, la situazione dell'Italia, in questa complicazione già così difficile e pericolosa, è aggravata dalla questione romana. Le questiopi non si sopprimono, specialmente quelle che tengono all'essenza stessa, alla logica fatale di un movimento nazionale. Voi avrete letto la discussione della Camera e del Senato. La questi01ne di Roma agitava profondamente gli spiriti nel nostro paese. Non sono solo i garibaldini, ma l'opinione generale sente che gli attuali avvenimenti possono dare un'occasione, •che l'Ita•llia dovrebbe coglierla, ·che condizioni ·come Je attuali non si pqssono presentare in cinquanta anni.

La Francia deve sentire che ila questione romana ha paralizzata per essa l'alleanza italiana, e che la questione romana la paralizzerà anche nell'avvenlire. Credere che l'Italia potesse arrischiare le sue sorti e i suoi interessi, fare la guerra colla Francia contro la Germania, e, nel tempo stesso, proteggere, in forza di un'esigenza, non già di tutta l'Europa cattolica, ma della sola Francia, fare la guardia ad un governo come il pontificio, contro il sentimento nazionale, era una chimera. Alla p!"ima goccia di sangue vecrsato, l'Italia avrebbe creduto suo sacrosanto diritto l'andare a Roma, e vi sarebbe andata, volente o nolente il Governo. Era moralmente impossibile e lo era materialmente. L'Italia non poteva dare un contingente tale da essere veramente utile, lasciando quarantamil:a uomini alla frontiera pontificia, e toccando dappertutto le forze necessarie per mantenere l'ordine e sopprimere le agitazioni che sarebbero state la neces

3:1 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

saria ·conseguenza di questo stato violento di cose, di questa pressione esercitata contro le aspirazioni nazionali. Un progresso nella questione romana, non solo rendeva disponibili le truppe alla frontiera pontificia, ma la metà di quelle che sono rese necessarie dalla sicurezza inte:tma in tutto il paese. La questione romana, non solo ha paralizzato, ma, bisogna che il Governo francese lo sappia, paralizzerà sempre l'Italia argni qual volta essa debba impegnarsi in una azione efficace, la quale non potrebbe essere, beninteso, ·che favorevole alla Francia, poichè, è pur troppo vero, la sventura che pesa sulla Francia è la perdita dell'Alsazia e della Lorena (di una parte), e può presentarsi il caso che, senza un'azione decisiva delle potenze, questa sventura non si possa stornare.

Io credo che il Governo, francese deve riconoscere la lealtà della nostra attitudine nella questione romana. Abbiamo a·ccettato il ritorno aUa Convenzione, non ci siamo mai scostati da quella linea moderata, rassicurante che seguimmo finora nella questione; le dichiarazioni che feci, no~ senza molte difficoltà alla Camera (1), ne sono una prova. Se v'ha qualcosa che ci ha profondamente ripugnato fu di darci l'apparenza di voler approfittare degli imbarazzi della Francia e delle sue sciagure. Ma questo sentimento d'onore che è anche, credo, un retto giudizio politico, non sopprime le difficoltà della questione romana. Noi non incoraggiamo l'agitazione sul territorio romano. Ma l'agitazione è nelle circostanze. Nello stato pontificio tutte le speranze si sono risvegliate. Noi faremo buona guardia sulle frontiere. Ma nell'interno non possono nascere dei moti? In questo caso non è all'Italia che spetta la guarentigia dell'ordine, la missione di presiedere, d'accordo con le potenze cattoliche, a una soluzione non abbandonata in preda all'anarchia e all'imprevisto? Sono queste questioni, eventualità possibili, alle quali ci è necessario il conoscere se il Governo francese persiste ad opporre il rifiuto categorico assoluto di questi ultimi tempi.

Comprendo le impressioni che potr.ete provare leggendo queste linee e i vostri pensieri. Ma bisogna tener conto della nostra situazione. Non vi è più una potenza in Europa che opponga il suo veto a una soluzione della questione romana e che ci faccia un mistero della sua adesione. Conoscete il modo di vedere dell'Austria, la Prussia c'invita a andare a Roma, e si comprende il perchè, la Spagna riconosce le ragioni dell'Italia. La Francia sola assume sopra di sé tutta la responsabilità del rifiuto, dell'antagonismo contro il sentimento nazionale e liberale. Quando si farà la pace, la Francia avrà più bisogno che m3i di ricostituire, e con maggiore previdenza che non fece questa volta, il sistema delle sue alleanze. Tra l'Italia e la Francia vi sarà la questione rc1mana.

Vi è un altro fatto che devo farvi co:wscere. Non è solo da Parigi che ci furono fatte delle aperture. In un modo cauto indire'.to Bismarck ci fece sapere che di un impegno di neutralità quand meme da parte dell'Italia il prezzo sarebbe stato Nizza e Savoia. Mi lascierei tagliare la mano· piuttosto che riprendere il prezzo del sangue del 1859. Ma delle altre aperture ci verranno presto fatte; ci si dirà: il prezzo di questa neutralità sarà di guarentirvi contro le conseguenze del vostro operato su Roma. Io personalmente non farei questa politica, perchè non voglio pormi in contradizione colle idee che ho sinora rappresentate.

Ma quando penso alla influenza preponderante dei fatti compiuti, alle difficolta e ai pericoli che può sull'avvenire offrire la questione romana all'Italia, quando penso che questa combinazione si può presentare in mezzo ad agitazioni ed a moti dentro e fuori del!lo stato pontiftcio, non mi prenderei neppure la responsabilità di sventarla. Non sarebbe neppur necessaria per ciò una crisi ministeriale.

Unisco a questa lettera un dispaccio fatto solo per constatare che il Governo vi ha data una norma pel vostro linguaggio (1).

Credete voi di poter avere utilmente col Principe Latour d'Auvergne una conversazione che riassuma il contenuto del dispaccio ed anche di questa mia lettera? A meno che il Governo Francese, nelle attuali condizioni, non rinunci ad avere una politica estera, mi pare necessario il prevenirlo dello stato delle cose e delle preoccupazioni a cui esso dà luogo. Che se poi il vostro avviso, ricevuta questa mia lettera, è che sia inutile o dannoso ogni scambio di viste col Governo Francese su una questione della quale è impossibile che noi non ci occupiamo, telegrafatemi il vostro avviso ed io vi risponderò (2).

Pantaleoni, col quale ho più volte, in que,sti giorni discorso della questione romana, ritornando sugli antichi progetti del Conte di Cavour, si reca a Parigi. Lo prego di portarvi questa e di esporvi anche a voce la situazione.

(1) Cfr. n. 529.

(1) Nel discorso del 19 agosto.

583

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 635. Berlino, 29 agosto 1870 (per. il 4 settembre).

Le Moniteur Prussien publie une ordonnance du 25 Aoùt portant défense de [a sortie de chevaux. Cette mesure aurait été motivée par de nombreux achats faits récemment dans le Schleswig-Holstein pour le compte de J.'Autriche. Cette Puissance, tout en déclarant qu'elle n'a aucune tendance agressive, ne continue pas moins des armements pour combler, dit-elle, les lacunes qui dans les cadres de ses troupes sur le pied de paix, étaient résultées du système d'économie inaugurée après 1866. Ces préparatifs, une certaine conformité de langage entre les représentants Russe et Austro-Hongrois à Berlin, de meme que l'échange de vues qui se fait en ce moment entre les Puissances non belligérantes, fixent beaucoup l'attention du Cabinet de Berlin. Un moment il avait dégarni de troùpes ses frontières de •la Silésie, mais il a jugé à propos par mesure de précaution de prescrire la formation de tvois armées de réserve, l'une à Glogau, l'autre dans les environs de Berlin, et la troisième vers le Rhin. Celle-ci, placée sous le commandement du Grand-Due de Mecklembourg-Schwerin, servirait de renfort aux troupes allemandes engagées sur le territoire français. La Gazette de Cologne prétend qu'elle aurait aussi Ja destination de faire face, le cas échéant, à l'ItaHe «dont l'attitude serait toujours incertaine ». La langage de M. de Thile ne m'induit pas, jusqu'ici du moins, à admettre cette supposition. .Je crois plutòt qu'il s'agit de parer à toutes les éventualités selon l'occurrence, sans qu'on ait encore l'intention de faire acte forme! de défiance vis-à-vis d'un Etat neutre spécialement désigné.

Je crois donc opportun, jusqu'à preuve contraire, de mettre en garde

V. E. contre les interprétations par trop soupçonneuses de ceTtaines oTganes de la presse. Sous ce rapport il est fort heureux que l'on sache ici à quoi s'en tenir sur la véTitable portée des articles de la Perseveranza. Autrement ils placeraient notre politique sous le jour le plus compromettant. En effet, si l'on ajoutait foi aux assurances de ce journal, nous nous constituerions les champions de la France en travaillant à prépareT des conditions de paix suT la base de

l'intégrité territoriale. Heureusement que nous sommes des gens trop pratiques pour nous mettre à la recherche de la pierre philosophale en politique, de cette chose insaisissable et un peu fantastique qu'on appelle l'équilibre européen. Sans doute un certain équilibre doit exister en ce sens qu'il n'y ait aucune Puissance assez forte pour détruire l'indépendance et la liberté des autres peuples. Mais peut-on croire sérieusement, si ~la fortune des armes reste fidèle à L'Allemagne, qu'une augmentation de territoire de l'Alsace et de la partie aHemande de la Lorraine, devienne menaçante pour les intérèts européens pris dans leur ensemble? Une Allemagne fortement constituée et mise désormais à l'abri, par de meilleures frontières, des convoitises françaises, ne servirait-elle pas' plus qu'aujourd'hui par sa position au centre du continent, de contrepoids utile vis-à-vis de ila France et vis-à-vis de la Russie? Si la victoire se prononçait en faveur de la France, nous opposerions-nous à ce qu'e1le gardat ses conquètes sur la rive gauche du Rhin? J'en doute fort, quoique tout agrandissement de la France devrait ètre réputé par nous, ne serait-ce que par raison de voisinage, comme un danger bien plus considérable, qu'une rectification des frontières allemandes jusqu'aux Vosges. Nous dirions a'lors probablement que l:e vaincu doit subir la loi du vainqueur, au moins dans une juste mesure. A fortiori devrions-nous appliquer le mème raisonnement à la France qui certainement ne nous a pas consu<ltés pour entreprendre avec tant de légèreté cette guerre dont elle doit dès lors supporter les conséquences. Si l'amitié a des bornes entre individus, elle en a bien davantage encore entre les Etats, surtout quand nous ne pouvons nous faire aucune illusion sur ce qui adviendra en France le jour où le Gouvemement passerait en d'autres mains que celles de Napoléon. Diogène lui-mème éteindrait alors sa lanterne, car il n'y aurait pour nous plus un seui ami à chercher chez une nation aussi disposée à se mèler des affaires de ses voisins et à les mettre sous son influence. La sagesse passe avant l'amitié, aussi bien qu'avant la reconnaissance. Comme le disait fort bien M. de Thouvenel, dans sa circulaire du 13 Mars 1860 rel'ative à l'annexion de la Savoie et deNice: «La politique internationale n'a pris à aucune époque la reconnaissance et le sentiment pour base unique des rapports des Etats ». Cette annexion avait lieu à titre de garantie contre l'Italie parce que « le système de défense de la France est placé au pied du versant Occidenta:l d es Alp es ». L'Allemagne à son tour peut arguer que son système de défense est placé vers les Vosges dans les pays aUemands d'origine. .Je ne vois pas quel argument nous produirions en stricte jusbce contre une thèse que nous avons admise par l'abandon de nos anciennes Provinces. Le libre consentement des populations? Mais elles ont subì ce qu'elles ne pouvaient empècher. Si la France a estimé de prendre des garanties vis-à-vis de ses Ailiés de 1859, pourquoi le Cabinet de Berlin n'agirait-H pas de mème à l'égard de ses

ennemis? La meme raison de sécurité des frontières peut donc etre invoquée à aussi bon et meme à meilleur titre par l'AHemagne en 1870 que par la France en 1860. Je ne veux point affirmer pour autant que nous ne devrions pas chercher en voie diplomatique à préserver, le cas échéant, :la France de toute exigence alltant au delà des garanties résultant de l'indemnité de guerre et d'un remaniement territorial dans les limites précitées. Et cela pour lui épargner dans la mesure du juste et du raisonnable ce qui aurait trop le caractère de conquetes proprement dites et d'humiliation trop grande. A ce point de vue, je ne crois pas que le Comte de Bismarck se laisse entrainer à dépasser le but de la guerre. Il est trop perspicace pour réduire la France au désespoir en lui dictant des conditions inacceptables et hors de proportion avec i'es suretés qu'on est en dvoit de prétendre pour sauvegarder il:'avenir.

En outre je doute rort que les grandes Puissances non-belligérantes parviennent à s'entendre pour le maintien du status quo territorial en France. Dans ces conditions il est à propos de ;appeler le mot de Talleyrand: « surtout pas trop de zèle ».

Nous touchons à une des phases les plus importantes, s'il est vrai que le Corps Mac-Mahon s'avance pour débloquer Metz. Il parait difficile qu'il puisse éviter une rencontre avec l'Armée du Prince Royal de Saxe qui se tient en communication avec celle du Prince Royal de Prusse. On s'attend donc ici trèsprochainement à quelque grosse affaire.

(1) -Cfr. n. 581. (2) -Cfr. nn. 601 e 607.
584

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV)

L. P. Vienna, 29 agosto 1870.

Ti spedisco per una via che mi si dice sicura una lunga lettera (1). Teleg;rafami appena l'avrai ricevuta. Qui le poste si reputano infide.

Artom sarà tra breve a Firenze. Lo troverai a!l solito, pieno di cogniz,ioni di fatto, abile a diJscmnere i varii aspetti delle questioni, con idee savie e ponderate. Ma al solito, quelle peJ:'IPlessità e quei sentimenti che gli conosci. Ciò vuoi dire che tu stia in buona guardia, perché se vi sarà qualche partito risoluto da prendere o per la questione generale o per Roma, la sua vicinanza non sarà un bene. Ciò sia detto fra noi; brucia tosto questa lettera.

585

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV)

L. RISERVATA. Vienna, 29 agosto 1870.

Non ho risposto al tuo telegramma che comincia je voudrais savoir (2) perché temo che sarà difficilissimo sapere ciò che desideri. A me pare appunto questa

l'indole del Beust di destreggiarsi senza voler prendere un partito netto. Gli darei per divisa Omnia tentate.

Dirò prima della nostra conversazione di sabato (1): la sostanza fu questa. -Egli diceva: «Voi avreste dovuto dail"e un bel esempio, aiutando subito, la Francia colle armi. L'influsso morale di questo atto sarebbe stato grandissimo quand'anche le truppe fossero scarse: non avevate nulla a temere ai vostri confini e forse l'Austria vi avrebbe tenuto dietro. Ciò che avete fa:tto a Londra è cosa di poco momento; si direbbe la coniugazione del verbo esser neutrale. L'Austria ha fatto un passo di più, volendo che anche ogni progetto di mediazione sia partecipato,. agli altri. Nella quistione romana ci avete compromesso, facendoci chiedere per voi concessioni alla Francia, ed accettando in pari tempo la Convenzione di Settembre pura e semplice. Adesso che fate? Che volete? Avete voi una proposta di mediazione armata da sottoporci? L'Austria l'accoglie;rà con favore, però non posso dirvi se l'accetterà definitivamente o no!».

Io non ho creduto di recriminare in alcuna guisa, sebbene me ne sentissi la voglia. Me se si vuole conseguire qualche cosa bisogna prima mettersi in buona vista: ho dunque raddoppiato le gentHezze e il Beust non poté essere in alcuna parte scontento di me. Sarà bene che tu dica a Ki.ibeck che io fui contento.

Adunque ho risposto: la politica di aiuto immediato alla Francia poteva difendersi solo se si fosse avuto un esercito pronto a marciare. Il modo onde fu cominciata la guem-a ha perfinq tolto l'adito a deHberare; la rapidità meravigliosa dei fatti successi dopo, ha quasi ad ogni ora mutata la condizione delle cose. Non si può seriamente pigliare una decisione che possa tradursi in azione se non quando si sia in grado di farlo. Bisogn'a prima essere pronti, poi deliberare, pqi agire; tale è la via razionale, non la contraria. Questo in generale. Particolairmente poi l'Italia non avrebbe dovuto prendere, né avrebbe preso la responsabilità di allargare la guerra, mentre l'Austria esitava e la Russia accennava ad essere ostile. Come giustificarlo davanti all'opinione pubblica quando la Francia si ostinava a chiudere ogni porta per Roma, anzi non voleva neppure sentirne a parlare? Infine un aiuto scarso,. non avrebbe giovato alla Francia alla quale noi potremo essere utili coll'opera diplomatica. Non ho escluso la possibilità di una mediazione armata, purché però non si mancasse all'impegno di Londra e si procedesse colle debite cautele.

Into::rno a ciò mi pareva di.capitale importanza conoscere l'attitudine della Russia. Con essa manifestamente contraria, una minaccia foss'anche lanciata dall'Austria e dall'Italia unite non avrebbe efficacia. (A ciò il Beust aggiunse di averne fatte categoriche domande alla Russia).

Rispetto all'incidente di Roma ho chiarito che quando i Francesi partivano senz'altro, noi non potevamo rifiutare il ritorno alla convenzione, e ci conveniva prendere atto della loro partenza. Ma però d siamo chia!l"amente espressi che un tal fatto era indipendente assolutamente da ogni altra combinazione, non poteva riguardarsi né come patto, né come preludio di aHeanza. Questa fu la conversazione col Beust.

Ora del colloquio imperiale. L'Imperatore è un uomo affabile, semplice d1 modi, mostra buon senso e schiettezza. Egli è senza dubbio inclinato alla Francia e paventa la preponderanza prussiana. Mi ha chlesto1 se noi avevamo presa una decisione, gli ho :risposto che non potevamo prenderla da soli. Formarsi un concetto della situazione, esprimere un giudizio i.n quarantotto ore, è impossibile: dirò !l.e mie prime impressioni. A me pare che l'o!Pinione pubblica sia qui tanto forte e più che in Italia in favore della neutralità. Le Delegazioni si riuniranno il 12 settembre. Iniziare una politica nuova e andare con una specie di parlamento che sta per riunirsi e ·che esprimerà i'dee di prudenza e di astensione, non mi pare cosa possibile. Scioglierlo, governare senza di esso, mi pare un'ipotesi anche meno fondata. Dunque l'Austria non farà nulla né sola né prima. Ciò posto il tuo concetto sarebbe tl migliore: lasciamo da parte ogni tergiversazione, studiamo insieme di fare qualche cosa di utile. Ma questo concetto che a Londra si otterrebbe con facilità qui si perderà in un viluppo di combinazioni. Tuttavia tenterò, ma sento che prima bisogna vincere anche qui la reputazione che ci hanno fatto i precedenti del Vimercati. A me pare che qualunque cosa sia possibile combinare non bisogna venir meno agli impegni presi coll'Inghilterra. Pongo questo in o,gni caso come una necessità e mi pare che dobbiamo tenerci affiatati con essa. Qui se si può agire diplomaticamente, fa:rlo di buon grado, ma avventurarsi ad un'azione diplomatica che potesse diventare belHcosa senza l'adesione della Russia, confesso, non saprei suggerirlo, né oserei imbarcarmi coll'Austria soia in questo mare se nqn per tuo espresso ordine.

Del resto ogni tentativo di pace apparisce prematuro. E fo~se è necessario che la Francia pigli una rivincita come parecchi credono qui probabile o sia maggiormente prostrata. In ogni caso mi pare certo che noi entreremo, a parte di quel che si farà dalle altre Potenze d'Europa, se pur si farà qualche cosa. Ti prego di telegrafarmi appena ricevuto la presente (1). Qui le poste si reputano infide e bisogna pigliarsi guardia come vedrai dal modo di spedizione.

ore 14.

Aggiungo il sunto di una convensazione lunga avuta testè co1l'Hoffmann che è a quanto mi si dice il confidente vero di Beust. Si parlò di Roma, dicendomi egli che la legione antiboina era in piena dis,soluzione, ma che nondimeno il Papa avrebbe resistito ad oltranza contil"o qualunque aggressione. Noi siamo, io replicai sorridendo, fra due scogli fortissimi, l'uno di essere rimproverati e quasi beffati dagli uomini anche i più prudenti d'Europa se lasciamo passare questa occasione senza sciogliere un potere divenuto incompatibile non solo coll'Italia ma colla civiltà; l'altro di suscitare con un atto avventato l'opinione pubblica di tutta Europa conÌI!"o di noi. Voi sapete, mi rispose l'Hojffmann, che l'Austria non vi creerà ostacoli sulla questione romana: ma quale sarà la soluzione del problema? Io credo, soggiunsi, se un'occasione buona si presenta, il governo d'Italia ne profitterà per occupare il territorio pontificio -credo che lo farà con tale apparecchio di forza da rendere ogni resistenza vana, anzi odiosa. Ma credo1 che con ciò non pretenderà di ri,solvere definitivamente la questione da sè solo: di solu

zioni ne furon proposte varie, v'è quella di Cavour, v'è quella di Napo,leone III nella sua lettera a Thouvenel, v'è quella del Palmersto~ sulla neutralizzazione della Città Leonina. All'Hoffmann non pareva che alcuna fosse adeguata e chiedeva se non vi sarebbe modo di salvare al Papa una specia di sovranità.

Io conclusi replicando: noi non pretendiamo imporre da soli la soluzione definitiva; abbiamo interesse quanto ogni altro al:la indipendenza e alla dignità del Pontificato e anche essendo a Roma codesta soluzione la cercheremo e la troveremo d'accordo colle potenze cattoliche.

Prego telegrafandomi riservato di dirmi se approvi questo linguaggio (1).

(1) -Cfr. n. 585. (2) -Cfr. n. 575.

(1) Su questa conversazione, del 27 agosto, esistono anche (in Avv, Cassetta Minghetti) degli apptmti del Minghetti, che ripetono quanto contenuto nella presente lettera. Beust parla c con un sorriso che erra sempre sulle sue labbra, e senza guardarti in faccia •.

(1) Cfr. n. 606.

586

IL CONTE VIMERCATI

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo l, fase. 1/2)

L. P. Parigi, 29 agosto 1870.

Soltanto jeri Nigra mi ha comunicata parte di una tua lettera nell:a quale parlando di pressione francese portata da Vienna a Firenze, mi accusi di colpevole leggerezza (2), ti confesso che non avrei mai aspettato da te tale giudizio in simili termini, che certo non mi permetterei mai di adoperare a tuo riguardo, qualunque fosse la divergenza di opinioni che esistesse fra noi (3).

Io non ho vari'ato nè deviato mai in politica, e conoscendo tu tutto quanto si era passato durante il Ministero Menabrea ed avendolo in quel tempo pienamente approvato a voce e per lettera, avresti potuto, senza mancare d'amicizia ed essere più nel vero, qualificare di tena·ce convinzione quanto dissi, scrissi ed operai.

Senza rispondere aUe domande che seguono la frase poco amichevole che mi dedichi neHa lettera a Nigra, concernenti il Gabinetto di Vienna, alle quali risponde bastantemente la triste situazione di queUa Monarchia', mi permetterò di dirigerti alla mia volta due interrogazioni. Se l'Imperatore Napoleone non avesse aiutato ii Piemonte, l'unità italiana si sa·rebbe fatta?

Se l'Imperatore pel desiderio eli darci la Venezia non avesse acconsentito e spinto Bismarck a fare la guerra aH'Austria, sarebbe egli nella trista situazione attuale? Se a queste due domande risponde hl. tuo pensiero ed iJ tuo cuore elevato, sono sicuro che cambierai l'ingiusta tua frase.

Quantunque abituato in politica di tanti anni a sacrifici ed a disinganni di ogni genere, ti assicuro che non mi sarei aspettato mai di essere da te co(si ingiustamente qualificato, e ciò è per me un'amarezza profonda, perchè fu sempre la coscienza che guidò le mie azioni.

L,a Francia uscirà sola vittoriosa daLla lotta, se mi sono sbagliato nelle mie apprezzazioni circa ai successi, è perchè ho creduto come tutti alle aSISicurazioni che i Ministri davano al Sovrano ed al paese, il primo ha avuto il torto di non

verificare, il secondo non ebbe il tempo di controllare. Ora le illusioni sonq passate, tutti sono sul campo della realtà, ed ancora oggi coi Prussiani a poche leghe da Parigi, non dubito del successo finale.

Non credere, caro, Emilio, che a Firenze io mi sia fatta illusione un minuto, mi sono accorto subito che una politica alta e generosa non poteva capire nel .. meschino cuore e subdolo carattere di Sella, né nella mente ristretta del Lanza, tu solo potevi es,sere alil'altezza del concetto. IJ Piemontesismo gretto ed i rancori della permanente infestano parte del Ministero, ed eri nel vero allorchè mi dicevi che il Re avrebbe dovuto cercare altri uomini per appHcare la politica che io consigliava, te avrei voluto con quelli e non mancai di dirlo a Sua Maestà. Comunque sia tutta questa è storia retrospettiva, gli avvenimenti futuri, qua[unque essi saranno, giudicheranno fra noi, intanto mantengo le mie previsioni in tutto e per tutto, e l'aureola della pubblica opinione che segue cieca l'impulso del momento, guidata poi dal risultato finale, verrà a chiedere un conto severo a quelle stes,se persone che oggi acclama salvatori della patria.

Ho sempre pregata S. M. di comunica~rti i miei dispacci, se non lo fece mancò alla parola datami, ho sempre agito francamente e lealmente, valendomi del diritto che mi danno l'amore al mio paese e 22 anni di onorati servigi.

Pronto a dimenticare l'offesa fattami, dopo di avertene mostrato il mio dispiacere, ti stendo la mano, nella speranza, che, come me, sentirai il bisogno di conservare fra no,i quell'amicizia che una divergenza di vedute non deve alterare.

(1) -Cfr. n. 606. (2) -Cfr. n. 370, p. 255. (3) -Nota di Visconti Venosta su un foglio a parte: « In una lettera a Nigra, nostro Ministro a Parigi, avevo biasimato la condotta del Conte Ottaviano Vimercati che dopo essere stato a Vienna, per un incarico datogli dal Re, era partito da Vienna per Metz e aveva presentato all'Imperatore Napoleone, per la sua approvazione, all'insaputa dei Ministri Italiani, un progetto di Trattato tra l'Italia e l'Austria che il Ministero si era solo dichiarato dispostoad esaminare, senza prendere alcun impegno •.
587

IL CONTE VIMERCATI A VITTORIO EMANUELE II (A C R, Carteggi V. E. II, b. 33)

T. Parigi, 30 agosto 1870, ore 14,35 (per. ore 18,30). Gouvernement du Roi est sérieusement préoccupé de la question Romaine, seul moyen de la résoudre c'est d'envoyer je le répète, cent mille hommes en France, et quinze jQurs après, occuper état Pontificai en faisant à l'Europe déclal'ation qu'Italie est prete à s'entendre ave'c les puissances catholiques pour viser aux moyens d'assurer indépendance spirituelle du Saint-Père. Autres tentatives, seraient inutiles. Après la gueme n'importe le gouvernement qui règnerait en France, on réoccuperait pour le moins les états Pontificaux afin de rehausser à nos dépenses soit les ... [manca] affaiblies par l'insuccès, soit pour reprend:re toute la préponderance voulue par une puissance victorieuse. Agissant camme je le d~s, Italie est sure du succès, mais il faudrait pas perdre minute. La bataille qui aura lieu probablement aujourd'hui, peut changer toute la situation. Le retour à une politique de demi consentement à des occupations des états Pontificaux pour empecher initiative révolutionnarre est une politique usée qui n'aboutirait qu'à des désastres. Prie V. M. ainsi que Lamza et Visconti Venosta de prendre en considération serieuse ce que je mande, dicté par l'amour du Pays et l'attachement à la dynastie. Je dois dire que je ne me suis nullement entendu ni avec l'Empereur ni avec personne, mais la ligne de conduite que

je conseille ressort clairement de la situation vue de près et jugée avec manière de voir de l'opinion publique.

588

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA

T. 1293. Firenze, 30 agosto 1870, ore 16,15.

Je vous préviens que l'on prétend à Berlin que nous aurions proposé à la Russie de concerter des bases de paix à imposer aux belligérants (1). Telle n'est pas la portée de la communication que vous avez faite et dont vous m'avez rendu compte (2). Elle n'avait d'autre but que de nous assurer de la continuation du concert entre les neutres en toute éventualité à prévoir.

589

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1294. Firenze, 30 agosto 1870, ore 16,30.

Brassier parait croire que nous poussons à Londres et à Pétersbourg pour qu'on s'a,ccorde à imposer des conditions de paix aux belligérants. Nous n'avons rien faLt de pareil et nos démarches ont pour but de nous assurer la continuation d'une entente complète entre tous les neutres dans toutes les éventualités à prévoir.

590

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

D. 364. Firenze, 30 agosto 1870.

Invio alla S. V. copia di una Circolare (3) che ho diretta ai nostri rappresen

tanti presso i Governi che ebbero ad occuparsi degli affari di Roma, nell'occasione

della proposta fatta dalla Francia di un congresso per risolvere tale questione.

Nell'incertezza che pesa sui nostri più gravi interessi, come su quelli delle

potenze più vicine alle due parti belligeranti, crediamo far opera di previdenza

e di lealtà spiegando nuovamente i nostri concetti sopra lo stato attuale di una

quistione che può, senza responsabilità per parte nostra, entrare per la forza

delle cose in una fase decisiva.

591

IL MINISTRO A BRUXELLES, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2865. Bruxelles, 30 agosto 1870, ore 22,26 (per. ore 1,55 del 31).

L'Empereur est à Sedan avec le Maréchal Mac Mahon. L'on dit que Bazaine a battu les Prussiens près de Courcelles. L'on attend grande batail1e pour demain. Les prévisions ne sont pas favorables à la France.

(1) -Cfr. n. 589. (2) -Cfr. n. 546. (3) -Cfr. n. 580.
592

IL CONSOLE GENERALE A TRIESTE, BRUNO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 72. Trieste, 30 agosto 1870 (per. il 2-3 settembre) (1). Le elezioni dei membri componenti la Dieta di Trieste che ebbero luogo nei giorni te.stè trascorsi riuscirono in senso liberale ed autonomo. Tutti i membri. della Dieta precedente, (la quale è nel tempo stesso Consiglio Municipale), ad eccezìone di quattro, furono rieletti. Il Dottore d'Angeli che era p,re.cedentemente Podestà ed i Sigmori Hermet e Pitteri che erano Vicepresidenti del Consiglio Comunale furono pure rieletti a grandissima maggioranza di voti. I cittadini di Trieste hanno in tal modo fatto giustizia delle malevoli insinuazioni e delle .ilngiuste ac.cuse che il Giornale Ufficiale l'Osservatore Triestino aveva osato alcuni mesi sono lanciare contro l'onorabilità della Giunta Comunale. Il Professore Ooglievina che era Direttore di quel giornale fu rivocato ed ha dovuto abbandonare Trieste onde sottrarsi alle conseguenze di un processo penale che H. Tribunale Provinciale aveva dovuto instituire contro di lui dietro querela della Delegazione Municipale. Si pretende che S. E. il T·enente Maresciallo Moering Luogotenente di Trieste e l·itorale, il quale si trova da oltre due mesi in congedo per motivi di salute, avrà un'altra destinazione, imperocchè l'opinione pubblica lo accusa pure di aver tollerata l'inserzione nel Giornale Ufficiale, che è posto sotto la sua diretta dipendenza, di articoli ingiuriosi contro la giunta Municipale. Nelle elezioni della Dieta Dalmata riuscì vittorioso il partito nazionale. Gli autonomi sono in grande minoranza. Il Generale Rodìch, stato testè nominato Luogotenente effettivo in Dalmazia, divide le opinioni del partito nazionale. Le elezioni nelle Diete dell'Istria e di Gorizia riuscirono esse pure in senso piuttosto liberale.

Qui unito ho l'onore di comunicare all'E. V. un Lnteressante rapporto sulle cose della Dalmazia che ho testè iricevuto dall'Egregio Signor Luigi Serragli

R. Agente Consolare a Ragusa, riservandomi di trattare in un Dispaccio della serie « affari in genere » la proposta da lui fatta che nell'interesse e pel decoro della Rappresentanza italiana venga al titolare di quell'Uffizio Consolare conferito H titolo di R. Vice Console.

ALLEGATO SERRAGLI A BRUNO

Ragusa, 24 agosto 1870. Lessi nel Cittadino che un convoglio di viveri fosse stato attaccato da una mano di banditi in Erzegovina, e che si temesse una solleva;done nell'occasione della festa di una capella in Suttorina. Nulla di ciò avvenne, non vi sono banditi in Erzegovina e la festa passò in ordine perfetto, grazie forse all'apparato di forze spiegato dal comandante turco alla testa di 2 battaglioni. Piena tranquillità regna in tutta l'Erzegovina. La costruzione delle strade e dei blockhaus continua senza ostacoli. Una buona strada militare da Trebigne a Suttorina è fatta per metà.

Un vapore Turco sbarcò qui 230 reclute per completare i battaglioni che sommano a 14 in tutta l'Erzegovina e sono assottigliati a 6 o 700 uomini. Altre reclute si attendono. La milizia territoriale composta esclusivamente di Turchi si va lentamente attivando in Erzegovina.

Il Governo Turco, se non vengono estranee instigazioni, per ora non ha da temere dei Cristiani contenti come sono di aver conquistato la sicurezza delle vite e delle proprietà; e siccome poco o nulla contribuiscono agli antichi proprietari turchi, così pagano facilmente le imposte e lasciano fare un tal quale cadastro.

Il Montenegro tace. Da un mese vi risiede il Segretario di questo Console Russo.

Dicesi che vi sieno penetrati degli emmissarii Prussiani.

La Convenzione che pose fine alla questione dei Berda con un indennizzo al Montenegro destò il malumore di questo Console Russo Ionin che rimproverava il Console Prussiano Barone de Lichtenberg di essersi accordato col Console Italiano Perrod per fare troppo buon mercato dei diritti del Montenegro, ma la guerra li fece ritornare sul piede dell'antica intrinsichezza.

Anche gli Slavi della Dalmazia sono per ora soddisfatti dei favori del Governo Austriaco. Dopo aver acquistato mercè il suo appoggio la maggioranza nella Dieta, ebbero l'inaspettata compiacenza di veder un Bocchese Serbo puro sangue, un nemico dichiarato degli Italiani, innalzato alla Presidenza della Dieta. I più colti avrebbero desiderato che la scelta cadesse su persona più gentile e di antecedenti più limpidi. I nazionali pure attribuiscono la sua nomina a secrete transazioni col governo che lo colmò di onori. Tutti però convengono che è un uomo di talento, e sopratutto assai furbo. Per consolare in qualche modo gli autonomi fedeli, il Governo innalzò di grado quel Franz alla di cui imprevidenza si attribuisce l'insurrezione di Cattaro, e lo destinò all'amministrazione del più importante distretto, quello di Spalato. Anche altri Capitani autonomi che parevano caduti in disgrazia ebbero i migliori posti. I telegrafi di Vienna annunziarono tentativi di pacificazione fra i due partiti che il Ministero Potocki avrebbe intrapreso coll'opera del F [eld] M [aresciallo] Rodich, e del Consigliere Lapenna. Io da questa distanza, poichè non ho più voluto candidare alla deputazione, non posso predire il risultato, ma è certo che pochi credono alla riuscita.

A questi motivi di malcontento pegli autonomi italiani si aggiungono i disastri della Francia vivamente compianti anche dalla massima parte degli Slavi Cattolici. La parte greca applaude alle vittorie della Prussia perchè amica della Russia e spera che le conseguenze di questa guerra giungeranno alla dissoluzione dei due imperi che sono di ostacolo alla formazione d'un Regno Jugoslavo. I fanatici sperano che il panslavismo sorgerà come una necessità a fronte del pangermanismo.

Chiuderò questa relazione già troppo lunga con un'osservazione che tanto in me quanto nei miei amici politici surse all'occasione della comparsa solenne dei Consoli al giorno Natalizio di S.M. l'Imperatore Francesco Giuseppe L Degli otto che sedevano sul banco Consolare io ero l'ultimo per grado essendo il solo Agente Consolare, mentre la Turchia ha un Console Generale, Consoli la Russia e la Prussia e il Papa (questo onorario), Vice Consoli la Francia e la Grecia (anche questo onorario). Per la dignità dell'Italia mi parrebbe necessario che il suo rappresentante fosse almeno un Vice Console, affinchè non fosse costretto di dare la precedenza alla Grecia. Senza nulla innovare nella forma, mi permetto di opinare

che il Governo di S.M., giacchè nello schematismo diplomatico è mantenuta ancora l'intitolazione di Vice Consolato a Ragusa e di me come reggente, potrebbe avverarla col fatto. Non vi fu pubblico atto per cui il Vice Consolato fosse ridotto ad Agenzia, nè abbisognerebbe un atto che lo ripristinasse. Tutto passerebbe a mio credere con una nota al Governo Austriaco per avvertirlo del cambiamento del titolo di Agenzia in Vice Consolato, e di quello di Agente in Reggente o se meglio credesse, di Vice Console onorario.

Se V.S. trova meritevole di considerazione questo suggerimento, si compiaccia di assoggettarlo ai riflessi di S.E. il Signor Ministro degli Affari Esteri.

(1) L'annotazione dell'ufficio protocollo del Ministero è la seguente: • 2 in 3 settembre •.

593

L'ONOREVOLE BONFADINI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(A VV, mazzo 2, fase. 2-1 Q. R.)

L. P. Parigi, 30 agosto 1870.

A costo di riuscirti importuno, bisogna proprio ch'io .ti faccia una chiacchierata, della quale tu leggerai e apprezzerai quello che ti parrà.

Stando qui e vedendo gente di vario colore, si perdono le illusioni. Una di quelle che ho perduto, e che, del resto, aveva debo'lissima, anche stando in Italia, è questa: che si possa r1solvere la questione romana, continuando a mantenere la politica di neutralità.

È inutile; qui non ne troverai uno, eccetto for:se, e con molte restrizioni, il JournaL des Débats, che sia disposto a sacrificare· il Papa ad una potenza che nell'ora di un grosso pericolo pensa solamente a terminare gli affari suoi e a stringere patti ·Coll'Inghilterra e 'coll'Austria, entrambe antipatiche pelloro attuale contegno. Si può discutere, ma non si può smentire che noi, al posto della Francia, penseremmo probabilmente all'istesso modo.

La questione romana si può sciogliere come una questione politica o come una questione morale. Come una questione politica, si può sciogliere contro la Francia o d'accordo colla Francia. Nel primo caso, bisogna supporre, a parte l'enorme iniquità eti.ca della nostra ·condotta, che i Prussiani schiaccino la Francia non solo, ma la tengano schiacciata per molti lustri, finchè il tempo abbia sanzionato questa rivoluzione cattolica o finchè sia sparita l'attuale generazione france,se, testimonio fremente della nostra ingratitudine. Nel secondo caso, ora non c'è che un modo, ed è quello di rendere un tal servizio alla Francia, ch'essa non possa nulla rifiutar.ci e dimentichi il 1Papa sotto la pressione dominante e irresistibile del sentimento nazionale soddisfatto. Come una questione morale, la questione di Roma sarà 1sciolta, come è K:ominciata, dal tempo, dal progresso delle idee e degli errori del Papato, ma allora bisogna renunciare ad ogni velleità di approfittare di questa occasione, bisogna reprimere energicamente e sanguinosamente i conati che certo si faranno, e che noi, coi nostri ordini del giorno e colle nostre dis,cussioni avremo in certo modo incoraggiati, bisogna insomma ess·ere deliberati a parlail' chiaro al paese e ad us·cire da questa complicazione, neutri sì, ma senza Roma, e senza simpatie maggiori né dalla Flrancia, nè dalla Prussia. Ecco le tre politiche che io considero possibili nella questione di Roma e tra '1e quali mi tpare evidente che ormai si debba sceglie.l'e.

È inutile dirti che l'unica per ·cui mi sento inclinato è quella che consiste nel prendere francamente parte attiva in favore della Francia. Oltre la questione romana, v'è tutta una folla di considerazioni storiche e politiche, di cui è vano qui intrattenerti, perchè tu le senti al pari di me, e perchè al pari di me tu devi sentire quanto 'supremo pericolo sia per una nazione così recente e cosi ancora sconnessa come la nostra, il mutar iad un tratto la sua base d'alleanze e scegliere nella razza germanica il pernio della sua esistenza futura.

Questa politica s'è lasciata sfuggire la sua più ardita opportunità dopo Wissemburg; e .tu forse ne sei un po' responsabile. Ma allora c'erano .più vive le diffidenze ·europee, c'era l'enorme deficienza dei nostri preparativi militari. Oggi, dinanzi ai trionfi e alle pretese della Prussia, le diffidenze europee non sono più contro la Francia; e, quanto ai preparativi militari avreste una gran colpa ed una grande responsabilità se ora l'Italia non potesse, !n quindici giorni, mobilizzare un esercito di 100 mila uomini.

Ma ora, mi dirai, abbiamo la lega dei neutri. Innanzi tutto, questa lega non è si:ffattamente avanzata, credo, da vincolare ogni nostra libertà; e poi, anche coi neutri si può trovare il momento di a·ccentuare una politica che ci restituisca in Francia quella posizione che andiamo perdendo.

Infatti, veniamo a considerare le occasioni pratiche, le quali sono imminenti.

Quando ti giungerà questa mia lettera, sarà probabilmente terminata la grande battaglia che a quest'ora è certamente cominciata fra Vouzières e Verdun. O la lega dei neutri è un bisticcio o deve, subito dopo, spiegare le sue intenzioni. Quali possono essere i consigli dell'Italia? Non vi sono che tre ipotesi a considerare. O la battaglia riesce, come quella di Metz, sa:nguinosissima e indecisa. O sono sconfitti i francesi. O sono sconfitti i Prussiani.

Nel primo caso, entrambi gli eserci.ti saranno spossati per alcuni giorni, e Parigi completa •le sue difese e ha tempo di av·er :Preparato il nuovo esercito che si sta rac.cogliendo. Rimarranno un 100 mila uomini dell'attuale esercito combattente, e se anche ai Pruss~iani ne rimanesse1ro 300 mila, con Parigi fortificata e due altri eserciti, la situazione militare è per lo meno eguale; onde l'Italia, proponendo la pace ,sulla base dell'assoluta :integrità del territorio francese, lJUÒ riservarsi perfettamente il diritto, se non fosse accettata dalla Prussia, di uscire dalla sua neutralità. Sarebbe evidente il proposito di alterare l'equilibrio europeo.

Se la Francia è sconfitta, i Prussiani marceranno sopra Parigi. Sarà allora da vedere la situazione che ne •sorgerà in Francia, situazione che non potrà tardare a disegnarsi in due o tre giorni. Se Parigi ripiomba nell'abbattimento, se vi scoppia una rivoluzione anarchica, se le :liorz·e militari preparate si sfasciano, se Palikao e Trochu non dominano la situazione o si mostrano sfiduciati della resistenza, allora non v'è rimedio, qualunque possibilità è tolta all'Italia di rendere servigio alla Francia, altro che tenendo sempre le sue parti nelle trattative europee e cercando di mitigare le condizioni ·Che le verranno imposte. Ma se questa sconfitta non prostra immediatamente la Francia, se Parigi conserva l'ardire e continua gli armamenti, io non posso veramente immaginarmi che l'Europa assista immobile al bombardamento d.i Parigi; in ogni caso mi parrebbe da parte nostra un'infamia l'assistervi pacificamente. Io non dubiterei menomamente del risultato finale, perchè la Francia non ha bisogno d'altro che di ordine e di concordia per trovare nelle sue immense risorse il modo di far terminare, a lungo andare, la spedizione della Prussia con un disastro, simile a quello di Napoleone in Russia. Sfor.zi simili e perdite simili a quelle che ha fatto la Germani•a ora non si continuano per tre mesi; e in tre mesi la Francia non è ancora alla Loira. Ma fosse anche certa la sconfitta finale l'Italia si rialzerebbe assai più, facendo seonfi.ggere dai Prussiani altri ·Centomila uomini sotto le mura di Parigi, che assistendo, con impavido egoismo, alla morte della razza 1a.tina e rispondendo ·col più nero oblìo alle memorie di Magenta e di Solferino. Se la Francia cadrà per sempre, non è dubbio che la Germania, onnipotente in Europa, verrà sul

l'Adige e sull'Adriatico, e ci sacrificherà, nella questione romana, agli interessi religiosi della sua popolazione meridionale· cattolica, qualunque sia stata la nostra attitudine. Ma, se noi avremo unito i nostri soldati ai difensori di Parigi, potremo esser certi che ogni risorgere della Francia sarà seguito dial risorgere nostro.

Rimane la terza ipotesi, quella in cui la battaglia attuale risulti una vittor!a francese. Allora, non illuderti, quello è H maggior pericolo per l'Italia, giacchè, se non trova un modo decente di riunire la sua azione a quella della Francia vittorios•a, senza aver l'aria di sacrificare p·ropr1o sempre ed in tutto tal successo, noi saremo, per lunghissimo tempo, sopr·affatti dall'insolenza francese, la quale conserverà >l'Italia, ma a rpìatto di dirle ogni giorno che noi siamo un popolo fatto da lei e ingrato per lei. Cela va sans dire, che della questione romana in questo caso non s'ha a parlar qui per un pezzo.

Ora, a me pare che vi possa e1ssere anche qut un modo di uscirne bene, tenendo conto anche della lega dei neutri. E sarebbe di prendeTe immediatamente l'iniziativa per un'offerta di mediazione sulla base della rettificazione dei confini in favore della: Francia. È evidente che una prima sconfitta non basterà alla Prussia per accettare questa condizione, ma è evidente altresì che la Francia non ne accetterebbe a'ltre. Se la Francia comincia a vincere, credilo, continuerà perchè le condizioni di un esercito germanico in ritir'ata sul territorio francese diverranno ben presto gravissime. E dopo la condotta dei Prussiani in Francia, dopo le smargiassate sull'Alsazia e la Lorena, è impossibile che la Francia s'arresti se non al Reno. La dinasUa vi correrà rper cercare di salvarsi, il popolo per ira e vendetta dell'invasione prussiana. Nè l'Europa vi si potrà opporre, dopo aver lasciato mandare governatori prussiani nell'Alsazia e nella Lorena, dopo aver 1assistito quasi all'assedio di Parigi, senza fiatare. L'Europa s'è in questa occasione ra.ssegnata a firmare una pace dettata dal vincitore, e se il vincitore sarà la Francia, certo nessuno potrà trovare eccessiva, dopo quanto è nccaduto, la sua domanda dei paesi renani.

Se noi preveniamo questa domanda, e gettiamo subito il problema nella diplomazia, per evitare uno spargimento ulteriore di sangue, che condurrà poi allo stesso risultato, avremo riconquistato in Francia le simpatie più vive, e dalla nostra neutralità avremo ottenuto vantaggio per noi, per la Francia, per l'umanità. Ma se lasceremo s:lluggire anche questa occasione, come quella di Wissembourg, un presentimento Jmi dice che i:l nostro paese sta per affrontare un periodo di luntghe e difficili ·prove.

Scusa, caro amico, se ti ho inflitto questa lunga elucubrazione. Mi stava sul

cuore di non nasconderti nulla, di quanto io penso sulle gravissime questioni,

in cui ci troviamo imbarca~ti.

594

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

T. 1295. Firenze, 31 agosto 1870, ore 14,25. L'Autriche a fait connaitre au Gouvernement Britannique son adhésion à

l'accord des neutres en demandant l'adjonction d'une clause par la quelle aucune des putssances ne pourra prendre l'initiative d'une médiation isolée sans se concerter avec les autres sur des bases communes. En cas contraire chaque puissance reprendrait sa liberté d'action (1). Je désire connaitre quel accueil a fait le Gouvernement britannique à la proposition du Comte Beust.

595

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2870. Vienna, 31 agosto 1870, ore 19,40 (per. or.e 20,50).

M. de Beust m'a répété encore une foi•s que l'Italie pouvait prendre une in1tiative armée à ses risques et périls. J'ai écarté catégoriquement cette proposition, mais j'ai ajouté que si l'on voulait agir ensemble nous serions prets à discuter franchement toutes le,s questions. Cependant, il me paraissait nécessaire de ·connaitre l'attitude de la Russie. M. de Beust alors m'a lu itn extenso les instructions données à M. Choteck. Il en résulte que l'Autriche accepterait le Congrès. Qu'en attendant elle insiste pour une action collective et non isolée des puissances meutres, et désire connalitre les idées de la Russie sur le moment opportun pour intervenir, sur les bases et sur la portée de l'acti:on. Il en a conclu qu'à peine arrivée la réponse de S. Pétersbour.g il me ferait appeler.

596

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (2)

T. 2873. Pietroburgo, 31 agosto 1870, ore 16,20 (per. ore 2,55 dell'l settembre).

Mes communications au Prince Gortchakoff ont été en tout point conformes à mes 'instructions et je n'ai jamais parlé de bases de paix à imposer aux belligérants, mais d'un engagement entre les neutres comme .germe d'une médiation éventueHe en général, •insistant seulement su:r le droit qu'aura•it l'Italie à y participer. Le Prince Gortchakoff n'a pu se méprendre sur le sens de mes paroles. L'erreur a du etre commise par des correspondants des Gouvernements allemands mal informés.

597

IL CONSOLE GENERALE A BELGRADO, JOANNINI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CIFRATO 76. Belgrado, 31 agosto 1870 (per. il 6 settembre).

J'ai eu l'honneur dans le temps d'écrire à V. E. que l'Agent et CoiJJSul Général d'Angleterre proposa comme moyen d'entente durable entre la Sublime Porte et Serbie, la réunion de I'Eglise de Bosnie au Siège métropolita.in de Belgrade. L'Ambassadeur d'Angleterre repondit alors que d'après l'avis du Baron de Prokesch aucune proposition de ce genre ne pourrait etre avancée et ordonna à l'Agent et Consul Général d'Angleterre de ne plus revenir sur ce sujet.

Depuis lors les convictions du Gouvernement Anglais paraissent modifiées et dans les derniers temps il y aurait des pourparlers qui seraient entamés à Constantinople par l'Amba.ssadeur d'Angleterre, dans le but de donner un commencement à la solution de la question de la Bosnie et de l'Erzegovine, en y admettant non seulement les employés chrétiens, mais les serbes de la Principauté. Cet Agent et Consui Général d'Angleterre pense que le premier pas doit cependant etre l'aff~anchissement de l'Eglise du Patriarcat, source de maux connus. L'Agent et Consul Général d'Angleterre me dit que l'Ambassadeur a tenu 1conversation avec la Sublime Porte, mais se,s idées et son langage sont si corr.fus que je n'ai pu en tirer des données précises ll1i savoir point où se trouve l'affaire. ·

Si la Légation du Roi à Cons,tantinople pouvait, sans trahir la source de l'information présente que j'ai promis à mon collègue de lll~ pas dévoiler, obtenir des renseignements qui confirment ou infirment mes renseignements cela me serait utile.

L'influence du Baron jde Prokesch est supposée très pernicieuse dans ce moment, parceque malgré que le danger extérieur retienne la Sublime Porte dans une voie peu conciliante vis à vis de la population chrétienne [sic].

Mon collègue d'Autriche a quelque soupçon de cette affaire et il a dit que les avanta,ges obtenus par la Senbie ~ans le concours de l'Autriche seraient sans résultat, car il suffit de ne point retenir les Croates, ce que l'Autriche seule peut faire pour entraver toute immixtion Serbe en Bosnie (1).

(1) Cfr. Beust a Apponyi, 23 agosto, cit., in Correspondenzen des K.K. Ministeriums des Aussern, cit., n. 18, pp. 23-24; Das Staatsarchiv, XIX, n. 4145, pp. 304-305; Archives Diplomatiques 1871-72, II, n. 359, pp. 413-414.

(1) Risponde al n. 588.

598

IL MINISTRO DELLE FINANZE, SELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 10, fase. S)

L. P. [agosto 18701 (2).

Pas assez poivré per i miei gusti, ma assai bella in molte parti. Parrebbemi opportuno esporre la for,za del sentimento nazionale. Ma tu sei maestro.

599

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. RISERVATO. Firenze, 1 settembre 1870, ore 19,45.

Un télégramme reçu au Ministère de la Guerre à Bruxelles porte sans autres indications que Mac Mahon a été ba,ttu hier dans deux lbatailles et que les prussiens occUJpent Cavignan. Un arutre 1élégram.me d'aujourd'hui annonce que

a tort en se plaignant et accusant de duplicité politique Autriche, car dans une occasion passée la Serbie refusa de travailler activement à l'acquisition de la Bosnie malgré le ~oncours Autrichien. Ce mème fait confirmé par Milivoi, n disait que la Serbie seule est juge de l'opportunité d'une action, mais que réellement M. de Kallay avait promis l'appui et des armes dans le but indiqué. Je n'ai point deviné quelle fut cette occasion •·

33 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

grande bataille a commencé ce matin entre Cavignan et Sedan. Résultat encore incertain.

J'ai fait lire votre dépeche (1) au Prince Napoléon. Il m'a répondu qu'il reste à Florence par ordre de l'Empereur qui ne veut pas de lui en France, et que vous etes informé de sa dépeche à l'Empereur et de la réponse. Il est à désirer que le Gouvernement de l'Empereur trouve le moyen de rappeler le Prince et de ne pas le condamner à une situation fausse et fàcheuse sous tous les rapports. C'est aussi le désir que le Roi ne cesse de m'exprimer.

(1) Cfr. anche quanto riferiva lo stesso Joannini con precedente rapp. 75 del 28 agosto, annesso cifrato: c L'Agent et Consul Général d'Autriche-Hongrie me disait que la Serbie

(2) Probabilmente si riferisce alla circolare del 29 agosto (n. 580)

600

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

(AVV, mazzo 14, fase. 9/6; copia) L•. P. Firenze, 1 settembre 1870.

Mi duole l'incidente avvenuto col Marchese di Lavallette (2), tanto più che si è voluto dare all'azione nostra sull'a-ccordo dei neutri l'apparenza che noi abbiamo provocato quest'accordo per trovare in esso un rifugio contro le pressioni che potevamo subire. Ella sa che altri furono i nostri motivi, che non avevamo alcuna .ragione per tener nascostì ana Francia. Dopo i primi rovesci delle armi francesi er-a evidente che il nostro concorso isolato non poteva essere d'alcuna utilità reale ed effi.cace per la Francia, poichè, ai ,giorni nostri e coi resultati decisivi che hanno le battaglie, le sole alleanze militarri possibili sono le alleanze preventive, sulla base d'una azione simultanea. L'Italia e l'Austria unite avrebbero potuto esercitare una grande diversione. Ma, daJ. momento che l'Austria, per le ragioni che sono note, non era in grado di uscire immediatamente dalla sua attitudine di neutralità, che poteva fare l'I.talia sola ed impreparata? Mandare fra circa un mese dalla data delle .sfortunate battaglie francesi, poichè tanto era necessario per passare allo stato di perfetta mobilitazione, un contingente di non più di 50 o 60 mila uomini che, 1passando pel Moncenisio, e non pel Brennero, vera strada per fare qualche cosa di efficace, sarebbe giunto in linea quando evidentemente la sua presenza non poteva esercitare alcuna utile azione. Avremmo posto le .sorti dell'Italia allo stesso repentaglio ,in cui si trovano sciaguratamente le sorti della Francia senza esserle d'un vero soccorso. Che doveva fare l'Italia? Rimanere isolata, inutile a sé e a.gli altri? In mezzo a una gran guerra, quando una battaglia vi muta tutta una situazione, è d'uopo avere dei part.iti \Preparati e possibili per tutte le eventualità.

Era dunque necessario ·assicurare all'Italia una posizione sicura e onorevole fra le potenze neutre, porgendole così il solo modo possibile per esercitare sull'opera di queste potenze una azione che, essendo favorevole agli interessi dell'equilibrio europeo riusciva anche favorevole alla Francia. In una parola, il nostro buon volere verso la Francia noi non lo potevamo mostrare che o colla guerra o con un'azione politica rivolta a renderle favorevole l'attitudine e la condotta dei neutri.

Ho ricevuto a suo tempo il telegramma col quale EUa mi rese conto dellz. sua conversazione con Jord Granville (1). Sta bene che l'Italia prenda parte o alla possibile mediazione o a quello ·che le grandi potenze neutre po,tranno fare collettivamente.

Rimane a sapere se potranno fare qualche cosa e che cosa faranno.

Sinora una mediazione non si può proporre. Essa non sarebbe accettata dalla Prussia e la Francia la cons·idererebbe come una offesa. Non è savio proporre degli uffici che né l'una parte, né l'altra è disposta ad accogliere.

Nei nostri rapporti! coll'Inghilterra bisogna anche, in ciò divido il di lei avviso, non mostrare quella inquietudine e quella impa.zienza che è contraria al temperamento del Governo Britannico.

Frattanto però gli avvenimenti precipitano e l'avvenire si fa sempre più oscuro.

A Parigi v'è ancora molta ,fiduci!a, v'è una risoluzione operosa e decisa che fa grande onore al carattere francese. Ma oggi stesso i telegrammi che ricevo da Bruxelles mi annunciano ·che Mac Mahon fu battuto ieri e che i Prussiani occupano Carignan. Se ciò è vero l'armata francese, compresa quella di Bazaine chiusa in Metz è paralizzata. Non 11imane che la difesa di Parigi e, senza una armata, potrà Parigi difenderst in lungo?

Nel tempo stesso la ferocia di questa guerra ha terribilmente eccitato gli animi Jn Germania. Le notizie che il Conte dd Launay mi invia da Berlino e il linguaggio qui del Ministro di Prussia mi fanno chiaramente IPTesa~ire che la Prussia vittoriosa porrà per condizione assoluta di pa.ce lo smembramento dell'Alsazia e di una parte della Lorena e declinerà l'intervento dell'Europa s;Qtto qualunque forma nella conclusione diella pace, riserbandosi di regolare esclusivamente le conclusioni col vinto nemico.

E chi, qu'al Governo, qual partito firmerà in Francia questa pace? Non giungerà il momento in cui la Francia non potrà fare nè la guerra nè la pace?

Io desidererei dunque che, in un coLloquio ·con lord Granville Ella cercasse di informarsi delle previsioni del Governo Inglese in presenza di questa situazione, assicurandolo del desiderio nostro sempre più vivo di procedere di concerto ·coll'Inghilterra e di tenerci ad essa coLlegati.

La questione che porrà molto riserbatamente e molto amichevolmente a lord Granville si riassume in poche parole: In presenza dell'eventualità che la Prussia spinga all'estremo la legge del vincitore, ch'essa annunci condizioni che sarebbero gravissime per Je sue ·conseguenze future e si prepari ad escludere ogni azione moderatrice dell'Europa, crede l'Inghilterra che vi sarebbe qualche cosa da fare, oppure crede che non vi sia altro che ad assistere al corso degli avvenimenti deplorandoli?

Ella conosce troppo bene gli uomini di Stato inglesi perchè io le raccomandi di fare queste domande a lord GranviHe in modo da non creare de' sospetti sul conto nostro, da inspirare loro della fiducia e non della inquietudine. Le grandi potenze neutrali hanno preso coH'Inghilterra un accordo che veramente come valore pratico non ha che un valore preliminare, esso lo ha sopratutto come

base d'una intelligenza ulteriore deHe potenze neutre. Quantunque il momento di proporre mediazioni o altro non sia venuto, crede l'Inghilterra che le potenze neutre debbano considerare che, nella conclusLone che possono avere gli avve· nimenti attuali, vi sono per esse degli interessi generali sui quali mettersi d'accordo per guarentirli H più possibhle e perchè di questi interessi non si disponga e si decida senza il loro intervento? Quali sarebbero le idee deH'Inghilterra sulle basi e sulla portata di quest'azione?

In questa grave complicazione dehl'Europa, 'l'attitudine della Russia diventa uno de' più importanti elementi. È certo che nel linguaggio tenuto con noi il governo russo ha sempre parlato dell'interesse ·che v'era a che la pace non si facesse esclusivamente fra i due belligeranti, ma coll'intervento delle altre potenze. Ma è anche vero che Ja Russia potrebbe farsi compensare questo annullamento deH'Europa ·con degli accordi con la Germania che costituirebbero un pericolo di più per l'equilibrio e per gl'interessi generaU. Quanto all'Austria sono noti quali possono essere i suoi interessi e il desiderio, occorrendo e permettendolo le ·circostanze, di gettare un peso sulla bilancia. Ma la sua attitudine dipenderà dalla libertà d'azione che tla Russia le lascerà.

(1) -Allude al tel. 2869, del 31 agosto, ore 16,35, per. ore 19,30: preghiera di avvertire il principe Napoleone dell'intenzione del deputato Horace de Choiseul di interpellare il governo francese sulla missione del principe. (2) -Cfr. n. 511.

(1) Cfr. n. 571.

601

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2874. Parigi, 1 settembre 1870, ore 15,45 (per. ore 17,25). J'ai reçu la lettre particulière et la dépeche officielle (1). Je crois que la remise sur le tapis de la question romaine quelques jours après votre décla-ration, au moment où les destinées de la France se jouent sur les champs de bataille, et où le Chef du Gouvernement est au camp, est un procédé au moins inopportun. Maintenant, ou bien ma dépeche n'a pas de signification, ou bien elle fait prévoir l'occupation italienne du territoire romain. Vous savez que le Gouvernement Impérial pourra subir par nécessité, mais n'approuvera jamais une occupation italienne se produisant non pas par suite d'une véritable ag'itation dans l'intérieur des états pontificaux, mais par suite d'une agitation extérieure. Toute démarche dans ce sens, faite en ce moment surtout, non seulement serait vaine, mais elle aurait quelque chose de blessant. En dehors de la politique de neutralité et de respect de la convention du 15 Septembre que vous avez proclamée, en dehors de la politique d'alliance, des ouvertures immédiates et effectives suivies p1us tard par l'occupation, n n'y a qu'une politique, que je n'approuve pas personneHement, mais que je m'explique, celle de s'entendre avec la Prusse, et de faire l'occupation sous sa garantie, car l'occupation de notre part arnènera à la fin de la guerre une troisième expédition française et un conflit entre l'Italie et la France. Cette politique ne me semble pas trèscorrecte, mais elle a son coté pratique, si la France est vaincue. Mes précédents,

dont on doit tenir compte, ainsi que mes sentiments, ne me permettraient pas de m'as~ocier à cette politique. Par conséquent, je vous prie, dans le cas où

elle viendrait à prévaloir, dans les conseils du Roi, de vouloir bien proposer à

S. M. d'accréditer ici une autre personn~ à ma piace.

Je n'ai pas besoin de vous expliquer le vrai caractère de ma demande que vous savez sans doute apprécier, mais je :compte sur votre amitié pour la faire considérer sous son vrai point de vue pa;r S. M.. et par i'e Conseil des Ministres.

(1) Cfr. nn. 581 e 582.

602

L'INCARICATO D'AFFARI A LISBONA, PATELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE CIFRATO 53/114. Lisbona, l settembre 1870 (per. il 9 ). Les négociations au sujet de la Couronne d'Espagne ont été entièrement rompues parceque le Roi D. Fern·and ava,i:t mts deux conditions sine qua non pour l'acceptation: l) que l'indépendance du Portugail devait etre ga;rantie par les grandes Puissances, au moins par la France et l'Angleterre; 2) que les deux Couronnes ne pourraient pas etre réunies sur la meme tete. Général Prim a répondiU que la première condition étalit inadmi:ss1ble étant une grande offense

à l'org:ueil espagnol et la seconde serait .seulement admise modifiée ainsi: «à moins que les deux peuples étant consultés y consentent ».

D. Fernand a été inébranlable et a rompu, plus que jamais convaincu que l'on d'ésire;rait son acceptation uniquement pour parvenir à l'union ibérique. Je •Crois devoir aussi informer V. E. qu'au commencement des négociations, d'après désir du Roi, Mi:n,istre de Grande Bretagne a informé son Gouvernement que le Roi accepterait probablement si le Gouvernement anglais ferait démarches auprès de S. M. mais la Légation britannique n'a point reçu de réponse. Le but de S. M. était d'entrainer Angleterre à assumer implicitement responsabilité garantie, en outre son amour propre aurait été plus satisfait acceptant pareils offres d'une grande Puissance.

603

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 336/115. Londra, l settembre 1870 (per. il 22). Mi pervenne ieri sera il telegramma (1) col quale V. E. mi significava che il Governo Austriaco, rispondendo all'invito dell'a Gran Bretagna di fare con essa un accordo per la Neutralità eguale a quello fatto dall'Inghilterra stessa coll'Italia, aveva chiesto l'aggiunta d'una clausola per la quale nessuno dei Governi avrebbe potuto prendere l'iniziativa di una mediazione senza con

certallsi colle al·tre sopra delle basi comuni e ;col patto ·che in caso contrario ciascuna Potenza r1piglierebbe ila sua propria libertà d'azione.

V. E. mi espresse il desiderio di conoscere quale accoglimento sia stato fatto dal Governo Britannico alle proposte del Signor Conte di Beust.

Il Signor Conte Granville essendosi recato oggi stesso in Londra daHa campagna per ritornarvi, potei avere tosto col medesimo, sul soggetto ora indicato, una conversazione delLa quaile mi reco a debito di renderle conto a confeTrna del telegramma che oggi stesso ebbi l'onore d'inviarle (1).

Alla domanda da me fatta al S~nor Conte secondo le predette istruzioni dell'E. V. egli rispose che conosceva la suddetta proposta del Governo Austriaco solo perchè il Signor Conte Apponyi gliel'aveva particolarmente comunicata in iscritto, ma che non aveva ancora conferito col predetto Signor Ambasciatore sopra codesto soggetto, al quale fine l'avrebbe fra qualche ora veduto.

Soggiunse che però non aveva difficoltà alcuna a dirmi ciò che egli gli avrebbe rLsposto.

La proposta dell'Austria, disse Sua Signoria, si compone di due parti: la prima ha per i:scopo un accordo pel quale le Potenze si obbligherebbero a non fare dndividuailmente 'ed a parte una proposta di mediazione senza concertarsi colle a1tre per fissare delle basi comuni. La ,seconda parte stabilirebbe che, ove una Potenza proponesse o promuovesse isolatamente una mediazione, le altre Potenze cont.rattanti riprenderebbero la loro libertà d'azione.

La prima parte non sarebbe una modificazione all'ac~cord!o fatto dall'Inghilterra coll'Italia ma sarebbe una vera nuova Convenzione sopra un nuovo soggetto. Ora ciò non mi pare punto conveniente nello stato attuale delle cose. Una proposta di mediazione non sarebbe ora possibile ed io credo, sog,giunse, che ove pur la si volesse effettuare essa ~sarebbe anzi nociva, avuto riguardo alle disposizioni delle due Potenze belligeranti ed a quelle dei rispettivi Paesi. Ma non meno nocivo ,sarebbe arllo scopo medesimo di una mediazione il fa~re ora in tale stato di cose degli accordi neH'tpotesi d'una mediazione. Il segreto in tali cose è impossibile e, qwando il fatto fosse ·conosciuto, esso non mancherebbe dì cagionare notevoli ind1sposizioni nelle ,parti guerreg,gianti e dannose 'all'intento stesso delle Potenze che mirassero ad una mediazione. Io penso egli soggiunse che, ove lo scambio d'idee che fu convenuto fra le Potenze che hanno aderito all'accordo per la conservazione della Neutralità, sia lealmente effettuato e mantenuto, lo scopo ,si possa, per quanto è possibile, egualmente conseguire. L'Inghilterra ha accettato volentieri la proposta fatta dall'Italia pel maJ!ltenrimento della neutralità, perchè essa, senza <recare ~con sé verun vincolo aUa libertà delle Potenze, assicurava lo scopo comune e poteva anche giovare a quelle Potenze a cui o sollecitazioni od altre circostanze c~reas,sern delle difficoltà; ma all'infuori di ciò non ~crediamo conveniente di far altro.

Quanto poi alla S'econda parte deUa proposta d!el Governo Austriaco, essa, soggiunse Sua Signoria, mi pa,re affatto inutile. L'accordo da noi fatto coll'Italia e con altre Potenze e che abbiamo pure proposto all'Austria lascia già a ciascuna delle Potenze che lo ha accettato, la sua piena libertà di deliberazione e di azione, e questa è così ampiamente riconosciuta, che una potenza potrebbe,

senza cad~re in violazione di quest'accordo, uscire dalla sua neutralità e prendere parte per l'una o per l'al•tra del:le Potenze •belligeranti; salvo solo l'obbligazione di avver.tirne le altre Parti contraenti.

Queste mi disse il Signor Conte sono le cose ch'io risponderò al Signor Conte Apponyi. L'idea che informa questa risposta di Lord Granville mi pare pienamente conforme a quegli intendimenti che io aveva ·l'onore di esporre a

V. E. nel mio Rapporto del 27 agosto n. 114 Politico (1) ed a quelle ben ferme risoluz1oni ·che parevami di vedere nel Gov.erno della Regina di non ~assumersi verun vincolo né a fare o a non fare certe determinate cose, né a riguardo della forma in cui dovessero fa~si nell'ipotesi del loro avvenimento né iPer assoggettarsi antidpatamente a camminare d'accol'do con una o più Potenze per deliberare in comune ciò che possa occorrere di fare, massime a riguardo di una mediazione.

Essendo posda ritornato il discorso sulla riLuttanza delle due Potenze belligeranti ed anche dell'opinione pubblica dei due paesi all'idea di una mediazione feci notare a Sua Signoria, che stando a quei ·CODICetti. che erano quasi unanimamente espressi dai giornali, una mediazione sarebbe ora avversata in Francia per ragioni d'inopportunità e che nell'Allemagna molti giornali non ammettevano in massima, neppure per !'·avvenire, ed in qual:stvoglia caso, la intromessione delle altre Potenze non belligeranti allo scopo d'una mediazione o della conclusione d'una pace. Ciò mi rispose tosto Sua Signoria è ben altra cosa, ed io, pur non credendo ora opportuna una proposta di medi,azione, riservo pienamente le mie opinioni su questo soggetto per l'avvenire.

La grande riserva in cui si tiene H Signor Conte sopra questo soggetto parmi che dia qualche importanza a questa sua dichiarazione.

(1) Cfr.n. 594.

(1) Tel. 2875, delle ore 18,20, per. ore 21,15.

604

VITTORIO EMANUELE II AL CONTE VIMERCATI (A C R, Carteggi V. E. II, b. 33)

T. Firenze, 2 settembre 1870, ore 23.

Je suis étonné des dépeches que vous m'avez envoyé, faites attention à ce que vous écrivez. Les nouvelles que je vous ai donné sur Mac-Mahon sont exactes (2). On lui a fait sept mille prisonniers de guerre, précédemment vingt canon onze mitrailleuses, trois mille cinq cent soldats et officiers ont déposé... après le... en Belgique (3). Mac-Mahon est à Meziers en retraite sur Soissons. Je reçois à l'instant nouvelles de défaite Bazaine; après combats d'un jour et de une nuit le 31 il fut repoussé avec perte considérahle. Je ne sais pas encore où est l'Empereur.

(ll Cfr. n. 578.

• NouveUes que vous avez reçu sont de source Prussienne. Général Failly surpris bétement a été mis en déroute. Mac-Mahon parait avoir battu les Prussiens hier. Bazaine aurait été vainqueur dans une grande bataille. On a dit méme armée Prussienne est en retraite. En présence de ces nouvelles contradictoires je vous télégraphierai nouvelles officielles à peine qu'ellea seront arrivées •.

(2) RispCJlde probabilmente al seguente tel. Vimercati (ACR, Carteggi V. E. II, b. 33) del mese di agosto (forse del 31):

(3) Testo lacunoso.

605

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA

T. 1297. Firenze, 2 settembre 1870, ore 10,40.

Le bruit du départ du Général La Marmora pour Péiersborurg n'a pas de fondement. Reçu vos rapports et votre télégramme (1). J'approuve votre langage. En attendant les événements mar.chent et en Allemagne on parait proclamer l'intention d'imposer la loi du vainqueur en écartant l'intervention de l'Europe. Tàchez de connaitre .fes idées du Gouvernement Russe sur la situation en général avec la circonspection vou1ue par l'état des rapports entre la Russie et la Prusse.

606

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. 1298. Firenze, 2 settembre 1870, ore 11.

J'ai reçu votre lettre du 29 et votre télégramme (2). Je partage votre manière de voir. Il faut attendre ma1ntenant la réponse de la Russie. Lord Granville ne parait pas vouloir accepter la clause que Beust propose pour l'accord des neutres (3). Il croit qu'échange de vues loyalement maintenu suffit pour qu'il n'y ait pas de médiation iosolée d'un:e ~puissance à l'insu des autres. J'approuve votre langage pour question romaine. Je vous télégraphierai demain à ce sujet (4).

607

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1300. Firenze, 2 settembre 1870, ore 19,30.

Vous pouvez vous abstenir si vous ne le 'croyez pas oppor.tun de faire aucune communication au Gouvernement Français (5). Nous n'avons aucune intention de créer des prétextes ,pour intervenir sur le territoire pontificai; nous réiJ["imerons énergiquement toute agitation extél'ieure; mads il fau.t que vorus soyez prévenu et que vous fassiez oomprendre à l'occasion qu'une agita.Uon intérieure peut se produire et deveni:r grave. Vous ne devez pas laisser croir que les difficultés de la question romaine n'existent pas et qu'il ne peut rien arriver qui ne soit le produit artificiel d'une intrigue. Il ne dépend pas de nous que la tranquilHté règne ou non dans l'Etat romaÌirl.; je vous ai donc mis en mesure de parler en cas de besoin avec franchise. Vous savez assez que le Ministère actuel ne recommencera pas la politique de Mentana.

(1) -Cfr. n. 596. (2) -Cfr. nn. 585 e 595. (3) -Cfr. n. 603 e p. 442, nota 1. (4) -Cfr. n. 618. (5) -Cfr. n. 601.
608

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2877. Vienna, 2 settembre 1870, ore 17,10 (per. ore 19,40).

Beust m'a ,communiqué la réponse du Gouvernement Russe. La seule proposition claire est que toute tentative de médiation aujourd'hui serait prématurée; du reste bonnes dispositions mais aucune idée arretée ou pratique sur base et sur portée médiation. J'ai répondu « de cette maniè['e nous serons tous pris ,au dépourvu sans savoir ce que nous voulons et pouvons. Je dési[',erais que les Ministres de Angleterre, de Russie et d'ItaUe à Vienne fussent chargés par leurs Gouvernements de discuter avec Vous sans aucune solennité et sans bruit les bases d'un projet qui serait mis en exécution, seulement en temps opportun ~. Beust m'a paru gouter beaucoup cette idée et il m'a dit qu'il allait appeler Locd Bloomfield et M. de Novikof et leur proposer cette combinaison. J'espère peu réussite. Je vous écris détails (1). Je participerai votre télégramme à Marselli (2).

609

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2878. Vienna, 2 settembre 1870, ore 18,40 (per. ore 19,55).

Il me revient de très bonne source qu'on complote pour exciter une irévolution à Nice contre la France. Un nommé Arngeli se trouve à Florence dans ce but; on assure qu'il a des rela.ti:ons avec le Comte Brassier de S. Simon.

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IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2879. Pietroburgo, 2 settembre 1870, ore 14 (per. ore 2,40 del 3).

Le Mini:stre de Prusse m'a avoué confidentiellement qu'il n'y a pas de doute sur la portée de nos dernières démarches ici. Il avait écrit à son Gouvernement de se méfier en surpposant la :possibilité d'une proposition pour concerter les bases de [a paix, mais qu'il a déjà écrit pour écarter cette supposition.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 637. Berlino, 2 settembre 1870 (per. il 6).

Il Conte de Launay ricevette ieri il telegramma dell'E. V. (3) e partì la sera stessa per Wiesbaden, dove non farà che un soggiorno di pochi di. Quando

accadesse che la sua presenza fosse necessaria a Berlino, mi à incaricato dl dargliene avviso per telegrafo.

Prima della sua partenza, il Marchese di BeHa-Caracciolo gli tele,grafò di essere stato avvertHo rche ~a Berl:ino si credeva aver egli proposto al Governo Russo di concertarsi sulle basi di una vace da impol'lsi ai belligeranti. Desiderava si rettificasse siffatta asserzione, non avendo egli parlato con il Primcipe di Gortchakow della lega dei Neutr1, se non come del germe di una mediazione eventuale, ed in generaLe del dil'IUto che l'Italia avrebbe a prendervi parte.

Benchè l'ultimo colloquio del Conte di Launay con questo Segretario di Stato, riferito all'E. V. nel dispaccio politico n. 636 (1), non lasciasse sussistere dubbio alcuno a questo riguardo, il mio Capo stimò tuttavia opportuno che ne facessi parola al Signor de Thile. Mi limitai a smentire il fatto, cui accennava il Marchese di Bella, senza entrare in altre particolarità, ed il Segretario di Stato si mostrò assai contento di veder cosi confermate le assicurazioni ricevute di recente. Le voci, che tendono a dare un'appa;renza ostile all'attitudine del Governo del Re verso questo Gabinetto, non potranno O't'amai trovare facile accesso a Berlino.

Il Signor de Thile mi fece leggere un telegramma girm,to in quel momento da Metz. Il Maresciallo Bazaine nell'intento di porgere la mano all'Esercito del Maresciallo Mac-Mahon aveva lottato ieri per circa 24 ore contro il 1° Esercito tedesco, ed era stato respinto dentro Metz. La rsorte delle armi costringe adunque questi due intrepidi GeneraLi ad una parte quasi passiva, mentre le sorti dell'Impero si decidemnno a Parigi. L'Esercito del Reno, uno dei tre eserciti di riserva, decretati ultimamente, si recherà a Metz, e gran :parte delle truppe, che ora cingono quella fortezza, saranno dirette con le aUre sopra la Capitale della Francia.

L'E. V. osserverà quale eco trovino in Germania Ie voci, che in altri paesi si elevarono per chiedere la conservazione dell'integrità territoriale della Francia quale arra di pace duratura. Il Giorna.le Ufficiale -Staatsanzeiger -e quelli che tengono più dappresso alle sfere governative domandano energicamente l'Alsazia e parte della Lorena come compenso della lotta, che la Germania fu costretta a sostenere per opera della Francia. Le indennità pecuniarie non valgono tanto sangue sparso; nè il popolo :llrancese s'asterrà dall'agognare una rivincita, ceda o non ceda l'Alsazia: la mtgliore arra di pace dunque è quella di mettere la Germania al coperto per quanto sia possibile d'un facile attacco dandole il confine dei Vosgi. Ed a questo proposito chiamerò l'attenzione dell'E. V. sugli articoli pubblicati nello Staatsanzeiger del 30 agosto, nella Nord-deutsche Allgemeine Zeitung numeri del 31 agosto e 1° settembre, e nella Correspondance de Berlin di ieri.

Ai giornali fanno eco gl'indirizzi al Re Guglielmo sottoscrritti dagli uomini più popolari delle .pDincipali ci-ttà di questo paese. La Correspondance de Berlin, che codesto Regio Ministero riceve, riproduceva ieri l'indirizzo della Città di

Berlino. I succes,si delle armi prussiane, 'che non sembra possano venir fermati sotto le mura di Partgi, lasciano abbastanza intravedere ·che i desiderii dell'opin~one pubblica in Germania costituiranno nelle mani del Conte di Bismarck una conditio sine qua non di pace.

(1) -Cfr. n. 613, pp. 449-450. (2) -Eccone il testo: • Veuillez dire au Major Marselli de ne pas partir de Vienne. Il recevrp par lettre ordre du Ministère de la Guerre • (A VV). (3) -Cfr. probabilmente n. 589.

(1) Del 31 agosto, non pubblicato: smentita delle voci circa il desiderio dell'Italia di giungere ad un accordo con la Russia e l'Inghilterra per dettare condizioni di pace ai belligerantL

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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 6, fase. 5-l/D)

L. P. Vienna, 2 settembre 1870.

Ti mando una lettera seconda privata (1) nella quale ti ragguaglio e commento i miei telegrammi. Queste sono tutte confidenziali: mi dirai se debbo farne un rapporto che resti al Ministero.

Unisco anche il rapporto •sulla mtssione a Londra ·che non potei finire e eopiare il 16 agosto 1870 a Firenze (2). Questo è diretto a S. E. il Ministro, nondimeno dal tenore confidemiaJle ~pecialmente in al•cune parti vedrai che deve essere r.iservatiss.1mo. E non che trovar posto nei libri verdi, credo che non potrà trovarlo nei cartoni del Ministero. Ad ogni modo di ciò lascio te giudice.

Io mi trovo bene a Vienna, ·cerco di dar lavo•ro e o•rdine a questi giovani della Legazione ·Che hanno molta buona volontà. Abito per tua regola Hotel de l'Archiduc Cha1·les. Mia moglie è a Dachl [?] eon Maria e Paolo.

P. S. -Per mezzo dii Arese ti ho mandato la ·carta dove la Hnea rossa segna i confini della lingua. È antica, ma ora viene :riprodotta e spa11sa e commentata. Era dunque una curiosità degna del Ministro degli Affari Esteri (3).

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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 6, fase. 5-1/D)

L. CONFIDENZIALE. Vienna, 1-2 settembre 1870.

La presente ha per iscopo di commentare il mio dispaccio di ieri sera ( 4) e di spiegare se altro avvenga prima di spedirla.

Adunque il Conte di Beus.t tornò di nuovo sul tema della possibilità che avrebbe avuto l'Italia di venire in aiuto della Francia allo scoppiare della guerra, ed oggi ancora con una mediazione armata. L'Italia si trova secondo lui in una condizione speciaLissima sia ·per sentimenti di gratitudine verso la Francia, sia perchè coi 'suoi confini non può essere mina.cciata da alcuno. Ben si comprende che l'Italia avrebbe dovuto far questo o dovrebbe, a tutto suo rischio e perieolo, senza alcuna guarrentigia di futuro soccorso dell'Austria, né

tampoco accordando dò che persino il Principe Napoleone riconosceva necessario, cioè il passaggio per i suoi Stati. Se queste cose potevano dirsi in una pdma conversazione, iJn una seconda mi parevano veramente fuori di luogo e però tagliai corto riassumendo di nuovo in breve le ragioni a mio avviso efficacissime che hanno determinato la condotta politica del Governo del Re, e affermando che noi eravamo !risoluti di agire unitamente alle altre potenze, ma non isolatamente. Per ·conchiudere questa bse, •Che è stata a dir vero poco gradevole, io ho ragion di credere che l'Austri.a sin da prindpio s'era lasciata sfuggire questo motto colla Francia, ·che avrebbe fatto né più né meno di quello che faceva l'Italia. Ella sapeva :benissimo che no1i eravamo in condizioni manchevoLissime di soldati e di denari, e siccome si trova'Va anch'essa nel1le condizioni medestnie, così faceva su di ciò assegnamento. Ma quand'anche fosse stata pronta, l'opinione pubblica molto più viva qui che in Italia in favore dei Prussian:i, l'avrebbe sforzata a rimanere neutrale. Di guisa che ·codesto palleggiarsi le accuse per non aver fatto la guerra in favor.e della Francia è a mio avviso poco savJo e di nessuna utilità. Quanto a me ho preso nettamente la parte di responsabilità che appartiene al nostro Governo, e mi è sembrato che da quel punto sJ sia come rotto il ghiaccio, e ci siamo sentiti pJù ad agio tutti e due. Adunque lasciamo il passato alla storia, e veggiamo con sincerità e cordialità che cosa possa farsi di buono ed utile. Era naturale ·Che <il pr:imo pensJero fosse questo: che pensa e che fa la Russia? Al quale proposito il Conte Beust con molta

cortesia mi fece leggere le istruzioni date al Conte Chotek a Pietroburgo per esteso.

Ciò che risulta primieramente e ripetutamente da queste istruzioni è la deHberata volontà dell'Austria d1c non fare cosa alcuna se non collettivamente. Perciò }'.accordo di Londra non :le pareva bastevole; per·chè non escludeva il caso di una mediazione singolare; (avrei potuto ·chiedere come si potesse conciliare codesto :sentimento così spiccato, colle esortazioni date a noi, ma non volli mettere H Conte di Beust neWimbarazzo). Inoltre vi campeggia com'era naturale, il desiderio d'intendersi colla Russia .in tutto e per tutto e di camminare di conserva con essa. Prima però gli pone categoricamente la questione se la Russda abbia presi degl'impegni colla Prussia. Da ultimo nell'ipotesi di una mediazione possibile ·Chiede tre cose :

l) quale può presumel'\si che sarà il momento favorevole ed opportuno

per interporsi e tenta•re una mediazione f.~a i belligeranti?

2) quali sarebbero le basi sulle quali si potrebbe proporre la pace?

3) finalmente quale sarebbe la .portata di questa mediazione, e più chia

ramente nel caso che una delle potenze belligeranti, o entrambe, riJìutasse di

ottemperall'Vi, che cosa fa:rebbero le potenze mediatrici?

Il Conte di Beust n01n ha ancora ricevuto risposta da Pietroburgo, e appena

l'abbia mi farà chiamare.

Oltre il Beust conveniva anche vedere l'Andrassy col quale però la con

versazione fu ,in termini assai più generici. Anche l'Andrassy è favorevole

alla Francia più che alla Prussia, e gli pare che convenga fare ogni opera

perchè l'integrità del suo territorio sia preservata. Il discorso cadde su Roma

ed ho dovuto spiegargli chiaramente la situazione vera delle cose che in genera1e mi pare poco conosciuta. L'Andrassy rifugge daU'idea che noi senz'altro facciamo un'inva.sione nel territorio pontificio, ma •se quaJ.che occasione propizia si presentasse per giustificarne l'occupazione mi ripeté che l'Austria non avrebbe fatto ostacolo.

Mi resta a darti un ragguaglio delle idee dell'ambasciatore inglese Lord Bloomfield (1). EgLi loda senza riserva il ~contegno dell'Italia e raccomanda di astenerci da ogni atto che possa anche solo parere alieno dalla neutra[ità. L'Inghilterra andrà molto a rilento nel prOtporre mediazioni, siccome quella che non vuoi spingersi oltre il consiglio, e il rinculare non lé pare decoroso. Certo le ci:rcostanz·e potrebbero cambiare, ma in questo momento Bloomfìeld credeva impossibile che una voce pa·cifica sia ascol·tata da una delle due parti. Se verTà giorno, disse egH, noi ci sforzeremo di salvare alla Francia H più di suo tel'll'itorio che sia possibile. Ma in queste :parole e in altre che susseguirono bene m'accorsi che egli ammetteva non solo la possibilità ma la, probabilità che la Prussia volesse ritenersi l'.A!lsa~ia e la Lorena. E se aVTà conqui.stato e Strasbur.go e Metz, chi potrà Titorglierle queste fortezze?

Perchè tu abbia cootezza di tutto, ti dirò ancora che ho avuto una visita del GeneraJe Tiil'll'. Egli mi disse di avere dnunaginata, egli, la tr&pllice e la duplice alleanza, ma soggtun•geva che la Francia aveva mandato a monte tutto col suo II'ifiuto ostinato di ogni .più piccola concessione per Roma. E mi lesse una lettera scritta già tempo fa a Grammont dove svolgeva questo concetto. Non è male ·che questa sia la conclusione dei suoi molti giri, e vari ordini.

2 settembre.

Questa mattina il Conte di Beust mi ha fatto chiamare e mi ha comunicata la Tieposta della Russia della quale ho già dato un sunto col mio telegramma di oggi (2). Il punto più chiaro è quello che riguarda i suoi impegni colla Prussia. Essi erano i seguenti: se l'Austr.ia arma armaJre .similmente, se l'.A!ustri.a entra in guerra essa !PUre entrarci a pro della Prussia. Codesto già noi sapevamo da tempo. Per ultimo vi sarebbe stato un altro casus belli quando, cioè, la Francia vincitrice, avendo preso Berlino spingesse le sue anm più oltre verso la .Posnanda. E già non c'era bisogno di ddriJ..o anticipatamente :perchè le mosse avrebbero accennato troppo manifestamente alla Polonia. La :risposta russa esprime il desideri·o di andare d'accordo coll'Austria ma opina che la mediazione sarebbe inopportuna, ed anche non vede prossima l'ora della sua opportunità.

Del resto non ne scaturisce alcuna idea pratica né sulile basi né sulLa portata

di questa mediazione, e si direbbe che vuoi lasciare tutte le questioni alla

decisione di un Congresso; il -che mi 'Pare mettere il earro innanzi ai buoi. Il

Conte Beust era ben poco confortato di questa ~isposta, ed io stesso non ho

potuto celare la mia SOlìPresa della sua indeterminatezza.. Se noi andiamo di

questo passo, soggiunsi, arriverà l'ora della med'iazione, e ci coglierà sprovve"

duti senza sapere che cosa pensiamo, che cosa vogliamo, che mezzi abbiamo di far prevalere le nostre idee. Nessuna peggior politica che quella dell'incertezza. Oh! perchè non potrebbero i Governi d'Inghilterra, di Russia e d'Italia delegare ai loro Ministvi qui in Vienna le facoltà di ·conferire fra loro e col Conte di Beust, e studiare assieme la questione nei suoi varJ.i aspetti, e preparare un progetto che salve le modificazioni richieste da futuri eventi potesse servire di ba,se ad un'azione comune. Io non parlo ora di congresso; se la Russia vuoi serbare a sé il merito dell'iniziativa l'abbia pure; io intendlo uno studio da fare senza solennità, senza roonori, ·col p!l'opooito vero e serio di intendersi.

Il Conte di Beust mi è sembrato gustare questa idea •Come quella che ci farebbe uscire dalla sosta poco de·corosa in •Cui ci troviamo. E mi disse che scriveva tosto a Lord Bloomfield e al Ministro russo Nov:ichoff per far lo!l'O di moto suo proprio tale proposta. Io dub1to grandemente deJH.a riuscita sopratutto per parte dell'Inghilterra. E anche la Russia vorrà difficilmente affidare al Novichoff un così delicato incarico. Ma per parte nostra ho creduto bene di aggiungere che aveva piena fiducia che il Governo Italiano avrebbe accolto questa idea. Essa invero coincide neilla sua essenza con tutte le mie istruzioni.

Ecco il racconto delle cose importanti sino alle quattro di Venerdì 2 settembre. Se altro sopravvenga manderò telegmmmi. Mi sarà sempre caro di avere un motto telegrafico che accusi ricevuta di questa mia lettera per mia quiete.

(1) -Cfr. n. 613. (2) -Cfr. n. 514. (3) -Cfr. n. 660, p. 472 ( • una carta geografica ad uso prussiano • ). (4) -Cfr. n. 595. (1) -Alla conversazione col Bloomfield si riferisce il seguente passo di alcuni appunti del Minghetti (Avv, Cassetta Minghetti): c Mi pare che giudichi Beust uomo scaltro, e che arruffa, e peggio. Dice che al principio l'Austria voleva entrare in alleanza coll'Austria [sic], ma non aveva i mezzi. Diceva che farebbe quello che faceva l'Italia, ma non aveva esercito in pronto oltre a ciò le finanze sono in rovina •. (2) -Cfr. n. 608.
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VITTORIO EMANUELE II AL CONTE VIMERCATI (A C R, Carteggi V. E. II, b. 33)

T. Firenze, 3 settembre 1870, ore 12. Mac-Mahon blessé armée et Empereur prisonniers de Guerre.

615

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1301. Firenze, 3 settembre 1870, ore 16,45.

J'ai télégraphié au Prince Humbert mais vous pouvez dès à présent faire démentir par quelques jou:rmaux les félicitat:ions qu'on lui attribue (1).

616

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI

T. 1302. Firenze, 3 settembre 1870, ore 16,45.

Dites-moi ce que vous croyez que pourrait faire le Roi personnellement pour l'Empereur Napoléon.

(1) Cfr. n. 619.

617

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A LONDRA, CADORNA, A PARIGI, NIGRA, A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, A VIENNA, MINGHETTI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI

T. 1303. Firenze, 3 settembre 1870, ore 16,45 (1)

Dites-moi l'impression produite par le désastre de l'Empereur Na;poléon et de son armée.

618

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI (AVV, Cassetta Minghetti)

T. RISERVATISSIMO. Firenze, 3 settembre 1870, ore 19,15.

Déchiffrez vous-meme.

Je crains de ne pas me trouver d'accord avec mes collègues qui voudraient faire occuper Rome en oovrant des négociations avec la Prusse pour avoir son assentiment. Je donnerai mes démissions pl'utot que de suivre cette politique. Je crois qu'il faut avant tout attendre les événements de Paris. Télégraphiez moi votre avis (2).

619

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2880. PaTigi, ... (per. ore 9,50 del 3 settembTe 1870 ).

La nouvelle donnée par des journaux que le Prince Humbert aurait envoyé compliments au Prince Frédéric Guillaume pour ~a victoire de Wrert produit ici impression profonde et facheuse. Si, comme je l'espère, la nouvelle est fausse il est essentiel de la faire démentir par l'Agence Stefani.

620

IL PRIMO AIUTANTE DI CAMPO DEL PRINCIPE DI PIEMONTE, CUGIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. URGENTE RISERVATO. Monza, 3 settembre 1870, ore 16 (per. ore 16,38).

Reçu triste dépeche. Le Prince de Piémont n'a jamais reçu ni envoyé au Prince Royal de Prusse lettre ni dépeche depuis la déc1aration de guerre. Vous pouvez démentir nouvelle.

(1) -Dall'esemplare del tel. inviato a Minghetti (AVV), risuiterebbe che esso pervenne al destinatario la mattina alle 9. (2) -Cfr. nn. 632 e 649.
621

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2883. Vienna, 3 settembre 1870, ore 15 (per. ore 18).

Les premières impressions du dernier désastre français sont les suivantes (1): dans la masse du pays une joie non dissimulée; dans le gouvernement la crainte que toute médiiation soit désormais impossible car la Prusse victorieuse n'écouterait aucun conseil.

622

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2884. Parigi, 3 settembre 1870, ore 23,45 (per. ore 1,45 del 4).

Nouvelle du désastre (1) n'est pas encore répandue mais on commence à entrevoir la vérité. Il y a grande agitation et confusion sur les boulevards et devant la maison du Général Trochiu. En ce moment on ne peut pas prévoir ce qui arrivera à Pari<s. Il y aura demain séance à la Chambre. J'·ai vu la princesse Clotilde et je me suis mis à sa dtsposition. Je crois que S.A.I. n'a rien à craindre.

623

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2885. Pietroburgo, 3 settembre 1870, ore 19,40 (per. ore 2,45 del 4).

Le Ministre d'Autriche m'a montré une dépeche de M. de Beust au Comte Appony posant au Cabinet anglais condition à l'échange de notes pour neutralité collective qu'aucune puissance ne pourra négocier isolément pour médiation et que dans le cas de négociations isolées d'une puissance les autres recouvreraient leur liberté d'action. La Russie n'adhère pa·s à cette clause.

Le Ministre d'Autriche désire savoir si V. E. approuve la manière de voir de son Gouvernement.

624

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 7, fase. 5-6/B}

L. P. Parigi, 3 settembre 1870.

Pantaleoni m'ha recato la vostra lettera e il dispaccio ufficiale del 28 (2). Vi ho telegrafato in proposito (3), ed ho ricevuto la vostra risposta per telegrafo (4) cne m'ha rassicurato e che mi sembra interamente corretta. Nel fondo della que

.stione mi sembra ·che siamo 'perfettamente d'accordo. La questione romana non

·452

può procedere verso una soluzione ·che o d'accordo cona F.rancia, o contro la Francia. In questo secondo caso bisogna che l'Italia, ove si seguisse una tale politica, prenda le sue precauzioni pel futuro con un ac·cordo colla Prussia. Questa condotta io la ·con:sidero, come voi, non leale, e certo io non potrei in nessun modo associarmivi. Rimane l'altra politica, quella di procedere d'accordo colla Francia. È evidente ·che nello stato attuale la Francia non ·consentirà a !asciarci andare, per quanto dipende da essa, nè a Roma nè ad un punto qualunque del territorio pontificio. Ma queste disposizioni possono mutarsi in due casi: l o 1se l'Italia si troverà condotta dagli eventi a rendere un servigio importante alla Francia sia colle armi sia coi negoziati; 2° se arriveranno eventi tali in Roma che la Francia stessa abbia interesse a non opporsi ad un'occupazione italiana. V'è ancora un altro caso. Ed è che la guerra attuale muti talmente le cose in Europa che ci sia possibile di portar la questione in seno ad un congresso o dinanzi ai varii Gabinetti di Europa e si proponga di risolverla col consenso della maggioranza delle Potenze europee, non dissenziente la Francia stessa. Ma in quest'ultimo caso, per servirmi delle parole di Lord Lyons, è indispensabile che noi ci presentiamo colle mani nette. Quello che importa che noi evitiamo si è d'imitare come voi dite benissimo, la poliUca di Mentana. Or bene quella politica si inaugurò lJippunto col far dire al Governo francese che nell'interno dello Stato pontificio si preparavano agitazioni e che si aveva a temere che la repubblica si proclamasse a Roma. Sarebbe impossibile il venire ora a ripetere al Governo francese quei medes1mi timori, anche se fossero fondati, senzachè ricorresse al pensiero d:i esso la memoria delle dichiarazioni che hanno preceduto Mentana. E ciò mi conduce a parlare della questione d'opportunità. Sono appena pochi ,giorni ·che !'•evacuazione delle truppe francesi ebbe luogo, e che la Convenzione di Settembre fu 'l"ichiamata in vigo.re. Sono pochi giorni che voi avete dichiarato al Parlamento (1), fra gli applausi, che la peggiore delle politiche sarebbe quella di profittare della posizione gravissima della Francia per suscitarle imbarazzi dal lato di Roma. Il Governo francese è diventato un mito. N o n si può dire in verità dove esso sia, se al campo o qui a Parigi, se al Corpo Legislativo, o aHe Tuileries, se al Ministero della Guerra, o sotto le tende di Metz e di Sedan. I destini della Francia stanno decidendosi sui campi di battaglia. Or bene in simili frangenti mi sembra altamente inopportuno il venire a dire alla Francia: «Badate. La questione romana è là con tutta la sua gravità, con tutta la sua urgenza. Eventi pericolosi possono sorgere da un Lstante all'altro. Ve ne preveniamo». Che ·cosa volete ·Che ci rispondano? Se non dicendoci: « Non possiamo certamente ora mandar nuove truppe a Roma. Se gli ItaJiani vogliono ajpprofittare della nostra attuale 1mpotenza, \POSSono farlo impunemente ora, ma non venite a domandarci un consenso che non possiamo dare». La mia impressione è che ogni allusione che noi facciamo in questo momento a Roma, non può essere che penosa ed offensiva alla Francia. Ho consultato in proposito confidenzialmente lord Lyons che è amico nostro e che non

è parzia.le per Roma. Anch'esso mi disse che il rimettere in questo momento sul tappeto la questione romana sarebbe un procedere non delicato.

34 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

Gli eventi preci.pitano. Mac Mahon battuto, e secondo un vostro telegramma che ricevo ora l'Imperatore con tutto l'esercito della Mosa prigioniero. Nella meno cattiva delle ipotesi avremo adunque l'investimento di Parigi. Ma oramai bisogna anche prevedere una mutazione di Governo possibile, e forse nella stessa Parigi un tentativo di movimento. Giacchè tale e tanta è l'eccitazione che si fomentò qui per la guerra, tali e tante ful"ono le speranze ac,carezzate, tale la condotta del'la Stampa, tanta la cura nel celare la verità vera alla popolazione, che in verità io non 50 come questa verità sarà accolta quando non sarà più possibile n celarla. Non ,so dirvi se oramai si possa mettere innanzi una parola di mediazione. Ieri ancora l'Imperatrice mi fece dire che sarebbe inutile il farlo e che in Francia popolazione e Governo erano risolti a difendersi fino agli estremi. Lord Lyons mi dtsse oggi ancora che anche egli credeva che il tempo di un'utile mediazione non era ancora giunto.

Aspettiamo adunque. E intanto accelerate ,gli armamenti. Il lugubre dramma procede verso la catastrofe. Mandatemi le vostre istruzioni.

P. S. Panta,leoni che vi reca questa lettera completerà il contenuto di essa..

(1) -Cfr. n. 617. (2) -Cfr. nn. 581 e 582 (il dispaccio è del 29). (3) -Cfr. n. 601. (4) -Cfr. n. 607.

(1) Nel discorso alla Camera del 19 agosto, e anche in quello al Senato del 24 agosto.

625

IL CONTE KULCZYCKI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC

L. P. 39. Terni, 3 settembre 1870. On affirme dans les sphères officielles de Rome que l'adresse des Romains n'a pu, malgré tous les efforts, obtenir qu'un bien petit nombre de signatures. On dit que les promoteurs de cette adresse, faute de signataires, ont été contraints d'y écrire des noms de personnes décédées depuis longtemps. C'est là ce que disent les prélats. On ajoute que c'est le due de Fiano qui conduira la députation à Florence. Très-peu des Romains ont la hardiesse de faire partie de cette députation. Grand enthousiasme au Vatican po111r le gouvernement anglais. On prétend que ,c'est lui qui jusqu'à présent empeche l'Ital<ie d'occuper Rome. Vous devez savoir mieux à quoi vous en 'tenir là-dessus; il me suffit de vous signaler les phénomènes qui se prodl.J!isent dans l'opinion de la ville éternehle. Le fait est que les prélats soutiennent que c'est grace au veto de l'Angleterre et de la

Prusse que l'armée italienne ne peut passer la frontière romaine. Ils exaltent les services rendus par monseigneur Manning, archeveque de Westminster, à la cause du pouvoir temporel de la Papauté. Monseigneur Manning aurait obtenu de son ami M. Gladstone une intervention diplomatique en faveur du Pape.

Le ,comte de Caserte est parti, mais il promit de revenir avec sa femme. Il a taché de ranimer le courage des bourboniens. Il leur a affirmé que la Prusse ferait bientòt la guerre à l'Italie et qu'eUe la partagerait. Non-seulement les napolitains, mais tout le parti ultra-,conservateur à Rome ne fait que pa,rler d'un

démembrement de l'Italie comme devant ètre la conséquence de celui de Ja France et le résultat de la guerre actuelle.

Dimanche dernier il y a eu des troubles à Ronciglione, pendant la tombola. Plusieurs voix se sont écriées: Vive Victor Emma:nuel!

626

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

(AVV, Cassetta Minghetti)

T. Firenze, 4 settembTe 1870, ore 9,15.

Le système de mes collègues est celui-d: s'ep.tendre avec la Prusse moyennant des accords politdques à déterminer pour qu'elle s'engage à nous soutenjr mème materiellement contre les conséquences de notre conduite et occuper Rome sans événement qui nous justifie. Je ne ferai pas cela.

627

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTERO DELL'INTERNO

Firenze, 4 settembre 1870.

In riscontro alla pregiata nota di codesto Dicastero in data, del 29 a.gosto u. s.

n. 795 Gabinetto (1), il s01ttoscritto non può che confermare puramente e semplicemente quanto ebbe già a scrivere colla sua nota del 15 agosto n. 80 (2). Qualunque sia l'interpretazione che altri Governi porga,no dei princ!ipi di neutralità, egli è certo ·che è massima assoluta del nostro dil'i:tto pubblico che gli obblighi corrispondenti a quei principi sono imposti così al: Governo come ai privati. Epperò, ogni qualvolta si tenti da quaLche privato speculatore l'esportazione dl a>rmi o di altri genexi di guercra che le autorità sappiano essere destinati ad uno stato belLigerante, il tentativo si dovrà reprimere, salva a>ltresì la sanzione comminata per siffatti casi dall'e Ieg.gi vigenti.

628

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2886. Parigi, 4 settembre 1870, ore 10,40 (per. ore 12,30). Une proclamation du Conseil des Ministres annonce la capitulation de quarante mille hommes et l'Empereur prisonnier de Guerre (3). Le Conseil des Ministres fait appel au patriotisme, à l'union et à l'énergie des français et annonce que le Gouvernement prend toutes les mesures que comporte la situation. Il est

possible qu'aujourd'hui au Corps Législatif on fasse proposition de nommer un Gouvernement provisoire ou quelque chose de semblable.

(1) -Ordinazione francese alla fabbrica Glisenti di 3000 fucili. (2) -Non pubblicata.

(3) Per il testo del proclama, cfr. Archives Diplomatiques 1871-72, II, n. 400, pp. 474-475.

629

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2890. Parigi, 4 settembre 1870, ore 16,25 (per. ore 18,35).

Le Gouvernement vient de proposer à la Chambre l'institution d'un Comité de Gouvernement et de défense nationale, composé de cinq membres qui seraient nommés par elle à la majorité des voix (1). Les Ministres seraient nommés avec contreseing du comité de défense. Le Comte Palikao serait nommé Lieutenant-général du Comi,té. Une contre proposition de M. Thiers supprime ces deux derniers articles et demande la ·convocation d'une assemblée consti.tuante, dès que les circonstances le permettront. La gauche ·insiste sur la déclaration de déchéance proposée par Favre. En ce moment la Chambre des députés délibère dans ses bureaux. Il y a de l'agitation sur les boulevards. Le cri de « Yive la République » s'y fait entendre (2).

630

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2392. Parigi, 4 settembre 1870, ore 17,15 (per. ore 19,35).

Le Corps Législatif vient d'étre envahi par le peuple (3), mais sans violence aux cris de vive l'armée, vive la République vive Trochu. Les sold:ats fraternisent avec ile peuple. Dès lors la séance n'a pu étre reprise. La foule entoure aussi les Tuileries en poussant les mémes cris.

631

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2894. Berlino, 4 settembre 1870, ore 15 (per. ore 22,15).

Je ne crois pas qu'il soit le cas, pour le moment, que le Roi fasse démarche quelconque en faveur de Napoléon (4). Celui-ci s'est rendu au Roi de Prusse personnellement. Une démarche serait superflue, et revétirait un caractère offensant pour le Roi de Prusse. Le Comte Bismarck a proposé à l'Empereur Napoléon des négociations de paix. L'Empereur a décliné en sa qualité de prisonnier, et a répondu que c'était seulement au Gouvernement français à Paris de prendre une décision. Les armées de l'Allemagne y marchent. Impression de joie enthousiaste dans toute l'Allemagne. L'opinion publique et les journaux demandent maintenant avec plus d'énergie l'Alsace et la Lorraine pour se prémunir contre nouvelle guerre. Ils demandent qu'on décline toute offre éventuèlle de médiation. La presse officieuse soutient méme thème. C'est bien là la resolution du Gouvernement prussien.

(1) Cfr. il verbale della seduta in Archives Dip!omatiques 1871-72, II, n. 401, pp. 475-481. Cfr. anche Das Staatsarchiv, XIX, n. 4098, pp. 204-206.

(2) Cfr. il racconto di FAVRE, op. cit., pp. 55-91.

(3) Cfr. Archives Dip!omatiques 1871-72, II, n. 401, pp. 481-484. Cfr. anche Das Staatsarchiv, XIX. n. 4098, pp. 206-207.

(4) Cfr. n. 616.

632

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, Cassetta Minghetti)

T. Vienna, 4 settembre 1870, ore 12. Déchiffrez vous meme. Si vous devez entrer Rome (1) en répandant du sang et faisant violence au

Pape je préfère attendre. Les événements de France pourront vous fournir d'un instant à l'autre occasion et rien n'empeche en attendant de s'assurer assentiment Prusse. Je vous télégraphierai encore après avoir réfléchi plus murement (2).

633

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2897. Parigi, 4 settembre 1870, ore 24 (per. ore 2,50 del 5).

Après l'envahissement de la Chambre qui aurait voté dans ses bureaux la déchéance la foule s'est portée à l'Hotel de ViUe, où ila république a' été proclamée. O n a fait drculer la liste d'un Gouvernement provisoire ainsi composé; Favre, Mini·stre des Affaires Etrangères, Trochu de la Guerre, Pieard de l'Intérieur, PeHetan, Simon les autres portefeuilles. Arago maire de Paris, Kératry police (3). Programme défense à outrance. Rochefort a été délivré et acclamé. Peuple a demandé son entrée dans le gQuvernement. La proclamation officielle est attendue. Il n'y a pas eu de violence. On a enlevé partout les écussQns impériaux. L'Impératrice a quitté iles Tuileries. Agitation considérable dans les rues.

634

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 640. Berlino, 4 settembre 1870 (per. l'B).

Ho ricevuto stamane il telegramma dell'E. V., in data di jeri (4). Non prima d'ora avrei potutQ riferire alcuna particolarità sulle impressioni prodotte quì dall'immensQ disastro toccato alle a•rmi francesi, nè sulle disposizioni di questo Governo, cui non erano pervenute altre notizie all'infuori di quelle pubblicate dall'Agenzia Wolff.

Oggi ho discorso con varii cQlleghi e con il Segretario di Stato, ed ho avuto l'onore di rispondere per telegrafo (5) alla prima parte del telegramma dell'E. V. Per quanto sia doloroso al nobile cuore del Nostro Augusto Sovrano

il vedere colpito da tanta sventura un Principe che scese sui campi di battaglia tn prò dell'indipendenza dell'Itaha, vi è tuttavia un punto che non può rimanere dubbioso. Il Re Guglielmo lenirà ed onorerà, come spetta a nobile principe ed a valoroso soldato, la sventura dell'augusto prigioniero. Sarebbe fargli ingiuria manifesta.re e nutrire il menomo timore a tal riguardo.

S. E. il Signor de Thile aveva ricevuto nella notte un telegramma del CanceLliere della Confederazione. Il Conte di Bismarck aveva chiesto all'Imperatore dei Francesi se voleva consentire ad entrare con il Re Gug.lielmo in negoziati per la pa·ce. L'Imperatore, nella sua condizione di prigioniero, declinò siffatta proposi:zJione, aggiungendo che il Gove~no della Francia non era se non a Parigi, e ·che colà soltanto potevano prendersi le ulteriori decisioni. L'esercLto Prussiano si affretta quindi a dirigersi su quella capitale, dopo aver provveduto alla custodia delle truppe del Mares·ciallo Mac Mahon. È qui opinione generale che le malattie e la mancanza di viveri non permetteranno al Maresciallo Bazaine di resistere a lungo al nemico ·che stringe Metz da tutte le parti. L'attenzione pubblica si rivolge quindi naturalmente tutta sopra Parigi.

Nell'ultimo rapporto di questa Serie (1) ho segnalato alcuni articoli di giornali, che potevano dar la misura delle condizioni di pace che il Governo Prussiano ha in vista. Tralasciando di accennare all'entusiasmo che destò a Berlino, e come mi diceva il Signor de ThHe, in tutta la Germania, I·a notizia degli ultimi successi delle armi tedesche, convien volgere l'attenzione alle unanLmi manifestazioni della opinione pubblica. In ·tutte le principali città della Germania del Nord e del Sud si chiede ora energicamente l'annessione dell'Alsazia e della Lorena, siccome prezzo della vittoria: e non è meno unanime questa nazione nello esigere che si respinga qualunque mediazione diplomartica fosse per 1ntervenire fra i belligeranti. La stampa governativa, !ungi dal combattere tali tendenze, le sostiene ed incoraggia. E le parole che ho raccolto oggi dalla bocca del Segretario di Stato consuonano con siffatti intendimenti. n Conte di Bismarck, quand'anche fosse meno assoluto il suo modo di vedere, difficilmente potrebbe ·resistere a questo movimento nazionale. Si è convinti quì per l'esperienza del passato, che qualunque sia per essere la forma di Governo, la Francia ·cercherà la sua rivincita: che il solo partito saggio si è quello di premunirsi ora contro un nuovo atta•cco: che i neutri rispetteranno il dritto che dà alla Germania l'esito di una guerra cui essa fu trascinata suo malgrado: che il popolo tedesco è pronto agli ultimi sacr.ifizii per resistere, ove ·ciò fosse necessario, aHe minaccie di intervento armato. A meno che le sorti della guerra sieno mutate, è da prevedersi che nuove Provincie sa~anno annesse agli Stati tedeschi del Sud, e che alla Confederazione del Nord succederà una Confederazione della Germania intiera sotto l'eg.ida del Re Guglielmo.

Se tali erano già all'annunzio dei primi suc.cessi le aspirazioni e le speranze del popolo tedesco e di questo Governo, l'impressione delle vittorie decisive riportate presso Sedan ha dato loro una consecrazione quasi ufficiale. Però, la proposta fatta all'Imperartore Napoleone dal Conte di Bismarck dimostra che questi ravviserebbe vantaggioso il trattare di pace con l'attuale Governo francese, senza dar tempo a sconvolgimenti interni che potrebbero fone creare una nuova situazione di cose.

(1) -Cfr. nn. 618 e 626. (2) -Cfr. n. 649.

(3) La lista dei ministri trasmessa da Nigra corrisponde solo in parte a quella pubblicata in Archives Diplomatiques 1871-72, II, n. 406, p. 505.

(4) -Cfr. nn. 616 e 617. (5) -Cfr. n. 631.

(1) Il rapporto a cui il Tosi si riferisce non è il 639 ma il 637, pubblicato al n. 611.

635

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(A VV, mazzo 6, fase. 5-1/D)

L. P. PRESSANTE. Vienna, 4 settembre (1) 1870.

Il tuo dispaccio telegrafico déchiffrez vous mème (2) per molte ragioni che sall'ebbe inutile descrivere, non lo potei decifrare che stamane, e da ciò l'indugio alla risposta. Quando io pa11tii sono a pena dieci giorni, mi pareva ben chiaro nella mente di Lanza e di Sella che qualche fatto Interno di Roma dovesse giustifi.care il nostro intervento. Si parlava di petizioni di cittadini qualifica·ti, di insurrezione di popolo, di pronunciamento di truppe. Persino il Nicotera disse a me nella sala dei duecento, il d1 24 agosto, in presenza di parecchi: Se un Ministero ordinasse senz'a1tro di occupare il terdtorio pontificio, lo metterei in stato d'accusa. Bisogna dunque che da quel tempo in appresso siano nati dei grandi •cambiamenti, e sopratutto bi:sogna che sia ben chiaro che a Roma nulla può succedere. Un altro punto che bisognerebbe sapere e ·che io non so, ma che mi pare importante, egli è se a Roma vi sarà una resistenza, cosicchè occorra spargere sangue e fare atti di violenza che potrebbero occorrendo arrivare sino alla persona del Papa.

Finalmente un terzo dato che pur mi è oscuro, è la sttua21ione interna del paese; e se veramente vi sia questa indeclinabile necessità di andar subito a Roma, questa assoluta impossibilità di aspettare se un Governo provvisorio in Francia ci dica una parola che mostri comprendere la posizione nostra, e le ragioni che ci occorrono. La fase militare è quasi finita, ma non è finita la politica anzi comincia e forse si prolungherà e non credo che un congresso, se pure avrà luogo, possa riunirsi fra pochi giorni.

Comunque sia, nell'ipotesi più spiccata, doè ·che l'oc.cupare il territorio pontificio sia una necessità assoluta, e supposto anche che la Prussia non solo vi assentisse, ma facesse di più, d desse una garanzia contro tutte l'eventualità, non tutti gli uomini possono condurre tutte le politiche. E tu a mio avviso non potresti degnamente far questa.

Si dirà: se il Conte Cavour fosse vissuto l'avrebbe fatto: se non profittate delle circostanze avrete il danno e le beffe, bisogna che il congresso trovi un fatto compiuto.

Quanto al Conte di Cavour non lo so, ma In ogni modo non si può da tutti né sempre !ripetere un atto di audacia. L'aver compito un fatto prima del congresso è certo una gran cosa, ma io son tutt'altro che disperato che non si presentino favorevoli occasioni a compierlo prima di codesta apertura.

Non ho d'uopo d'aggiungere che nel caso che .tu dia la tua demissione, io seguirò le tue sorti, e chiederò la mia al tuo successore qual che egli sia per essere.

(l} Minghetti ha scritto, per evidente errore, • agosto •.

(2) Cfr. n. 618.

636

L'ONOREVOLE BONFADINI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 7, fase. 5-6/A)

L. P. Parigi, 4 settembre [1870].

Ecco finita una epoca e cominciatane un'altra. Torno in questo momento dal Corpo Legislativo e sono passato da Nigra a riferirgli le cose e da Ressman a combinare il tenore dei due telegrammi che avrete ricevuto (1). L'invasione del Corpo Legislativo fu assaJ pacifi·ca e nessuna violenza vi si produsse, soltanto il fiume di gente era .i1rresistibile e infatti nessuno pensò a resistervi.

Spero che Nigra ti av·rà ~telegrafato anche la lista dei membri del Governo Provvisorio, che fu prepéll"ata nei couloirs deUa Camera, durante l'occupazione del popolo, dai membri della Sinistra (2). Parigi è piena di popolo giubilante, che canta e grida e batte le mani, ma :l'a•spetto di questa esaltaz:ione è assai pa·cifico. Davanti all'Hotel de Ville la folla, come al solito, che ha invaso tutti i balconi, le tocri e le mensole del vasto edificio, vuol vedere oratori ai balconi, ed ora Rochefort ora Raspail. Ben inteso che gli urli di applauso, al loro appadre, sono tali che nessuna delle loro parole però arrivano sulla pi:azza. Hanno collocato il berretto frigio suBa bandiera, ma il carattere dominante del moto è assai moderato: odio alol'Impero, desiderio di ordine e di pace, speranza che la Prussia ac·cetti i confini di prima, repubblica però inevitabilmente, ma proclamata da un'assemblea ·costi<tuente. Non mi pare esiste•re alcuna antipa·tia verso l'Ita:Ha; anzi io fui ·cono·sciuto, fra un gruppo di operai, come italiano al mio accento e mi fecero grandi dimostrazioni di amicizia; si rallegrarono meco che fosse stato ucciso De FaiHy, forse se in quel momento Rochefol'1t non fosse comparso alla finestra, mi toccava ascendere .sopra una sedia e fare un di•scorso.

Che ·catastrofe! che ·colpi di fulmine! ora può dirsi veramente perduta la guerra; Bazaine dovrà fare -come Mac Mahon e allora non c'è più rimedio; forse neanche Parigi potrà •resistere. Ma chi poteva presagire un disastro così completo? Ora non v'è altro da fare che occupa•r Roma e proporre la pace .sulla base degli antichi confini. Se si potrà.

637

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA,

AL FRATELLO GIOVANNI

(AVV)

L. P. [Firenze, 4 settembre 1870].

Le notizie che ricevo .sono quelle che leggerai nei giornali. Che cosa avverrà a Parigi? Oggi v'era della agitazione sui boulevards e si erano intese grida di Viva la Repubblica.

(l l Cfr. probabilmente nn. 629 e 630.

Io temo di non andare d'accordo coi miei ·coHeghi pe·r Roma. Voglio fare al pari degli altri, ma far bene e in modo di non mettersi dalla parte del torto e compromettere l'Italia. Se domani, com'è possibiHssimo, il Ministero va a pezzi, ti telegraferò.

(2) Cfr. n. 633.

638

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. RISERVATO. Firenze, 5 settembre 1870, ore l.

La situation est changée avec la République. Je crois qu'il est maintenant le temps d'oser (1). Télégraphiez-moi vos conseils et le plan que vous suiyriez dans la question romaine.

639

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. 1307. Firenze, 5 settembre 1870, ore 14,45.

L'Autriche a reconnu depuis longtemps combien il importe au bon accord pratique des deux monarchies que les dangers de la question romaine soient écartés. La situation toujours plus grave de l'Europe me parait poser le cas de liberté d'action pour nous, en présence d'une enclave qui semble appeler toute invas.ioJ:! étrangère. Un mouvement républicatn sur le territoire romain pourrait entrainer pour nous des ·complications ex·térieures. Nous ne voulons pas, ·certes, demander de 'laisser-passer au gouvernement provisoire de Paris; nous ne voulons pas non plus manquer à nos engagemens envers la France. Mais je prévois des mouvemens prochains sur le terrrito•re pontificai, conséquence de la profonde agitation produite en Italie par les nouvelles de France. En ce cas, sans vouloir engager la responsabilité d'autres puissances, nous compterons sur leur bienveillance et leur équLté. Je vous envoie aujourd'hui des déptkhes énonçant .loyalement toutes nos vues sur !l.'état actuel de la question romaine.

640

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

T. 1308. Firenze, 5 settembre 1870, ore 15.

Sir A. Paget est venu me dire que son gouvernement n'avait reçu aucune communication du Pape sur ses projets; que toutefois le commandant du bà

timent anglais qui se trouve à Civitaveechia, outre ses inst.ructions pour la protection des sujets britanniques, a l'autorisation de se rendre aux dési,rs que le Pape lui exprimerait pour sa sureté personnelle (1). J'ai exprimé à Sir A. Paget le vreu que le Gouvernement Anglais, dans l'intéret du Pape, lui fit comprendre qu'il serait plus avantageux pour lui et pour l'E~Hse qu'il se confiàt au Roi, et que la plus sure garantie de la dignité et de la liberté du St.-Siège serait dans un accord dont le Pape lui meme a été en 1861 bien près d'accepter les bases (2).

(1) Già in un rapp. del 29 agosto, Paget aveva scritto a Granville che se ci fosse stato un movimento rivoluzionario a Roma o se la repubblica fosse stata proclamata in Francia il governo italiano non avrebbe probabilmente esitato a far avanzare le sue truppe su Roma. Cfr. Correspondence respecting the Affairs of Rome, cit., n. 18, pp. 10-11; Das Staatsarchiv, XX, n. 4313, pp. 263-264.

641

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1309. Firenze, 5 settembre 1870, ore 15,15.

Le Gouvernement ne peut ni se laisser déborder par le sentiment unanime du pays, ni fermer les yeux sur ce qu'exige la sécurité de l'ltalie. Le territoire romain est une voie ouvede à toute ·'invasion, et, dans la situation où est l'Europe, nous devons aviser. Nous ne voulons pas demander un laisserpasser au gouvernement provisoire, nous ne voulons pas non plus manquer à nos engagemens envers la France; mais le cas de liberté d'action pour nous me parait réalisé par la situation générale de l'Europe. Je prévois qu'un mouvement procha,in sur le territoire romain achèvera de la poser. Dites-moi d'urgence votre avis sur l'état actuel de la question romaine. Les momens sont graves pour la tranquillité de l'Italie.

642

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1310. Firenze, 5 settembre 1870, ore 16,05.

Si vous recevez des communications officielles du Gouvernement provisoire, vous etes autorisé à y répondre officiellement. Apportez beaucoup de bienveillance dans vos rapports avec les membres du nouveau gouvernement.

n. -23, pp. 12-13. Per un successivo colloquio, del giorno 8, Visconti Venosta-Paget, cfr. il rapp. Paget a Granville, pari data, ed. in Correspondence respecting the Affairs of Rome, cit., n. 24, pp. 13-14; Das Staatsarchiv, XX, n. 4314, pp. 264-265; Archives Diplomatiques 1874, II, pp. 44-45; BASTGEN, op. cit., II, pp. 642-643.
(1) -Per le istruzioni, in data 22 agosto, cfr. Correspondence respecting the Affairs of Rome, cit., n. 10 allegato, p. 5; Das Staatsarchiv, XX, n. 4309, pp. 259-260. (2) -Cfr., anche per altre notizie sull'atteggiamento del ministro degli Esteri italiano, il rapp. Paget a Granville, 6 settembre, in Correspondence respecting the Affairs of Rome, cit.,
643

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. 1311. Firenze, 5 settembre 1870, ore 16,10.

La salutian meme de la questian ramaine et la garantie de l'indépendance spirituelle, de la dignité, et de la liberté du St.-Siège, serant de natre part l'objet d'une entente avec les puissances.

644

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1312. Firenze, 5 settembre 1870, ore 16,20.

Vaus pauvez dire au gauvernement prussien que naus camprenans la respansabilité qui pèse sur l'Italie camme neutre et arnie de rl'Allemagne, en présene·e de l'état du territaire pontificai, qui ·est camme une voie ouverte à des invasians ou à des prapagande.s répub1icaines cantre .l'Italie. Nous ne demanderons certes pas de .laisser-passer au gouvernement provisaire. Le cas de liberté d'action, réservé pour nous par la Convention de Septembre, se réalise, par les dangers de la situation ex.tédeure et je prévois qu'il achèvera bientot de se poser par des mouvemens sur le territoire pontificai. En ce cas, sans vouloir engager la responsabilité des puissances amies, nous compterons sur leur bienveillance et sur leur équité (Inserire telegramma 5/9/70, n. 1311) (1). H s'agit de sauvegarder l'ordre et le principe monarchique. Je vous envoie aujourd'hui par poste des dépeches exposant loyalement nos vues sur l'état actuel de la question romaine (2).

645

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERNA, MELEGARI

T. 1313. Firenze, 5 settembre 1870, ore 16,30.

Les dang·ers des complications extérieures réaHsaient déjà, ·comme nous l'avons fait comprendre au gouvernement français dans ces derniers tems, le cas de liberté d'action réservé par la Convention du 15 Septembre. Il faut prévoir l'éventualité où l'agitation qui grandit sur le territoire pontificai achèverait de nous mettre en demeure de prendre des mesures pour la sécurité du territoire national, vis-à-vis d'un pouvoir théocratique qui appeUe en Italie toute invasion étrangère pos•sible. L'Italie, sans vouloir engager la responsabilité des gouvernemens amis, compte en tout cas sur leur bienveillance et leur équité. (Aggiungere telegramma n. 1311, 5/9/70) (1).

(1) -Cfr. n. 643. (2) -Si tratta con tutta probabilità della circolare 29 agosto con l'annesso, che de Launay ricevette il 9 settembre (cfr. n. 736).
646

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VTSCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A BRUXELLES, DE BARRAL, A MADRID, CERRUTI, A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, A STOCCARDA, GREPPI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A CARLSRUHE, CANTAGALLI

T. 1314. Firenze, 5 settembre 1870, ore 17.

Le Gouvernement... ami de l'Italie, comprendra la graV>ité de notre situation vis-à-vis du territoire romain ouvert à tout venant. Le Gouvernement du Roi doit pourvoir, le cas échéanrt, à la sécurité du territo.ire national. Le cas de liberté d'action réservé par la Convention de Septembre est réaHsé par les dangers des complications extérlieures, et pa'r les mouvemens qui peuvent éclater par contre coup dans les provinces pontificales. En toute éventualité, nous ne voulons point engager la responsabilité des puissances amies, mais nous compterons, le cas échéant, sur leur bienveillance et leur équité. (Inserire telegramma

n. 1311, 5/9/70) (1).

Je vous envoie des dépèches exposant loyalement toutes nos vues sur l'état actuel de la question romaine (2).

647

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. 1315. Firenze, 5 settembre 1870, ore 22,50.

Camme nous ne voulons pas préjuger la solution défind.tive de la question d'assurer l'indépendance spirituelle du St.-Siège et que nous sommes prèts à prendre des accords à ce sujet avec les Puissances, nous pouvons nous contenter, tant que l'agitation dans l'état romain ne nécessitera pas des mesures de notre part, des déclarations antérieures du Comte de Beust, que l'Autrkhe ne s'opposera pas à ce que nous occupions l'Etat romain. J'ai télégraphié à Nigra dans le sens d'enlever s'il est possible un mot de Favre (3). J'ai reçu votre lettre du 2 (4).

648

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1316. Firenze, 5 settembre 1870, ore 23.

Minghetti (5) et moi nous croyons que vous pourriez dans ces premiers moments enlever un mot de Favre qui régularise notre situation vis-à-vis de la France si nous sommes amenés à user de la liberté d'action réservée en 1864 pour les cas imprévus. Vous savez que nous n'occuperions que pour le maintien de

l'ordre et la garantie de notre sécurité et que nous réserverions à un accord avec les puissances les conditions de l'indépendance du Saint-Siège. Mais le moment n'est pas venu de faire une démarche formelle. Dites moi ce que vous croyez convenable de faire à Paris, des troubles dans le territoire pontificai étant imminents d'après mes informations (1).

(1) -Cfr. n. 643. (2) -Allude probabilmente al n. 580 con l'allegato. (3) -Cfr. n. 648. (4) -Cfr. n. 6.13. (5) -Cfr. n. 653.
649

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Vienna, 5 settembre 1870, ore 12,50 (per. ore 14,45) (2).

Je ne connais pas assez oirconstances du moment en ItaJ.ie pour appréc·ier situation et former un jugement exaot sur la politique que vos collègues proposent. Cependant je persiste à oroire que .sans un fait qui justifie notre intervention et à défaut de faits sans une entente avec Gouvernement français quel qu'il soit, vous, Visconti Venosta ne pouvez pas faire cette polttique. Je doute que la Prusse s'eng'age à nous garantir de toute éventualité. En tout cas il faudra de notre part nous engager à soutenir ses prétentions au démembrement de la France. Il me parait que ce serait un changement complet de notre attitude politique. Je vous écris par poste (3). Veuillez me renseigner.

650

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Vienna, 5 settembre 1870, ore 11,20 (per. ore 16,40).

Déchiffrez vous meme.

Est-ce-que le Général La Marmora accepterait commandement corps d'occupation? Son nom serait pour l'Europe garantie. Il indiquerait que les événements ont rendu impossible maintien convention septembre, et que notre action a un but d'ordre public, que la question de la Papauté sera reservée au congrès.

651

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2902. Costantinopoli, 5 settembre 1870, ore 5,10 (per. ore 18,40).

Les nouvelles de France ont fait id impression immense. Depuis quelques jours population Grecque est en grande fermentation qui se traduit par injures et menaces à tout ce qui est latin. Des pretres ont été... [manca] hier sur bateau

à vapeur du Bosphore. Je me propose m'en plaindre au Gouvernement. Eclipse de l'influence française forme ici un grand vide et les yeux se tournent veTS Italie. Je crois qu'elle pourrait ressaisir influence perdue, et comme premier pas urgent reche1·cher voie (1) elle devrait établir coute que coute ligne directe bateaux à vapeur entre Brindisi et Constantinople ainsi que bureau de poste.

(1) -Cfr. n. 667. (2) -In AVV si conserva un altro esemplare del tel., datato 4 settembre, ore 23. Fa seguito al n. 632. (3) -Cfr. n. 659.
652

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2901. Parigi, 5 settembre 1870, ore 16,30 (per. ore 19,25). Bien qu'on puisse prévoir que la Prusse n'acceptera pas, les puissances neutres pourraient peut-étre proposer la médiation sur la base de l'intégrité du territoire français. Sans pader d'autre chose cette demande pourrait avoir utilité morale pour la faciUtation d'une paix future. On me dit sans le ga

rantir que le comité de défense aurait déclaré que Paris ne peut pas tenir contre toutes les armées Pil"ussiennes.

653

IL MINISTRO A VIENNA MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Vienna, 5 settembre 1870, ore 14,45 (per. ore 19,55).

Déchiffrez vous meme.

Je crois qu'à l'heur qu'il est vous aurez fait quelque:s démarches auprès de Jules Favre. Il me semble possible dans ces premiers moments d'enlever un mot qui nous laisse * liberté d'action * (2).

654

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2904. Vienna, 5 settembre 1870, ore 17,25 (per. ore 19,55). Quoique dans toutes les conversations que j'ai eu et méme ce matin on ait répété que l'Autriche ne ferait pas de difficultés au sujet de Rome, cependant

je vous prie de me dire si je dois poser une demande cathégorique pour le cas de occupation du territoire pontificai de la pa:rt des troupes royales.

655

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2907. Parigi, 5 settembre 1870, ore 21,15 (per. ore 0,35 del 6).

Le corps diplomatique n'a pas encore reçu communication officielle du Gouvernem~nt Provisoire. Je n'ai donc pas encore pu sonder le nouveau Mi

nistre des affaires etrangères. Je le ferai aussitòt que j'aurai reçu communication officielle de lui. Je crois qu'il a tendances cléricales qui sont très prononcées Trochu. Je Vous télégraphierai à la fin de la première audience de Favre. Pour le moment dans le cas où vous vous décideriez à quelque fait sur le territoire pontificai, je ne puis que vous engager à vous prémunir pour l'avenir auprès des puissances et à envoyer ici à ma place quelqu'un qui ne s·oit pas lié, camme moi, par des précédents.

(1) -Le parole in corsivo sono state evidentemente mal decifrate. (2) -Le parole fra asterischi, indecifrate nel testo conservato in ASME, sono tratte da un altro esemplare del telegramma, esistente in AVV.
656

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(A VV, mazzo 10, fase. B)

L. P. [Firenze], 5 settembre [1870], mattina

Il me semble, après réflexion, Monsieur le Ministre, qu'il ne !aut pas se hàter de rappeler Nigra. D'abord le Roi pourra1t difficilement écrire à Gambetta ou à Rochefort pour accréditer son successeur; il n'y a pas de Gouvernement nominai ni de chef de Gouvernement vÌs à vis de l'étlranger; H n'y a pas jusqu'ici qu'un comité de défense. Nous hàter serait peut-etre faire ·croire que nous avons peur de la république comme on nous a a·ccusés de trop de déférence envers l'empire. Il faut voir si çl'autres monarchies changeront ~eurs ministres,. ce qui n'est pas probable maintenant à cause de la diff.iculté des lettres de créances. L'envoi si prompt d'un autre ministre pourrait faire mauvais effet en Europe surtout en Prusse et etre mal pris à Paris meme. Le mieux ne serait-il pas d'envoyer Mordini porteur d'une lettre confidentielle que vous lui écririez? Nigra le présenterait et devrait en tout cas rester pour les communications officielles. Je me hasard à vous faire part de mes doutes.

Je crois encore qu'il faut maintenant rayer de notre note à Paris (1), ce qu'il y a de trop réservé sur nos intentions à l'endroit de l'occupation du territoire romain sans rien préjuger, de l'engagement de se retirer, de la promesse enfin de déférer aux puissances catholiques. Demeurons plus que jamais corrects dans notre marche au point de vue du droit international; mais au point de vue des solutions, faisons un heureux mélange du droit national affirmé par le roi et le pays, et des théories libéra·les qui ont condamné le pouvoir temporel: le correctif à cela se trouve dans la liberté que nous donnerons aux Romains de· !aire ce qu'ils voudront. J'exprime mal et à la hàte une impression qui sera plus juste dans votre esprit que dans mon langa,ge.

Je me permets de vous recommander de nouveau •la prompte lecture du mémoire .imprimé qui vous sera envoyé ·ce matin. Comme nos dépéches et circulaires du 29 aout, ainsi que le mémoire (2) sont contemporaines de l'empire,

ne serait-il pas bon de prendre date et de ne pas laisser dire à nos sinistri que la république française nous a seule rendu la liberté de parler de Rome? Le moyen serait de publier tout cela dans la Gazette Officielle d'aujourd'hui: ce serait peut-etre aussi le moyen le pl:us ·correct et le plus prompt de donner sans danger une direction à l'esprit public dans la question Tomaine.

Pardon pour tout ce bavardage.

(1) -Allude evidentemente al n. 581. (2) -Cfr. nn. 580 e 581.
657

IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO S. n. Nizza, 5 settembre 1870, ore 7 (per. il 6). Uno dei più grossi avvenimenti previsti, e sul quale ho già trovato occasione di parlare velatamente aLl'E. V. pregandola di preventive istruzioni si è verificato, cioè la Repubblica sarebbe stata proclamata in Parigi. Tale notizia venne a conoscenza del Pubblico di Nizza verso le ore 91fz di sera; in suLle prime fu accolta con .istupore. Ma verso ·le ore lOlfz cominciaxonsi sulla piazza Massena ad emettersi grida di Evviva la Repubblica; e brigate di gioventù per la maggior parte della bassa classe ripigliarono a squarciagola il canto della Marsigliese, che era intieramente ·cessato, e percorrendo le vie della città ad ogni strofa emettevano Evviva la Repubblica. Più sul tardi verso la mezza notte altra grossa squadra di duecento e più individui si mise a sua volta a scorrere la città cantando inni patriotici italiani, e nel passare davanti .la mia abitazione proruppe in replicate Evviva l'Italia. Dietro alle persiane delle mie finestre non sentivo più da alcun lato il canto della MarsigLiese. Solamente ieri mattina verso le 71fz i·l pubblico nizzardo conobbe la disfatta dell'esercito francese e la prigionia dell'Imperatore. Il Prefetto Gavini in lacrime convocò il Consiglio municipale, che siedette quasi tutta la• giornata onde concertare i provvedimenti più urgenti pel mantenimento della pubblica sicurezza. Difatti nel giorno stesso vennero d'Autorità fatte prendere agli armajuoli tutte ·le armi da fuoco, fuc:ili e revolver, e ieri sera per la prima volta si videro pattuglie di Guardie mobili perlustrare la dttà. Questa Guardia mobile però manca ancora d'ogni istruzione militare, giacchè ai bastoni per armamento vennero soltanto ieri l'altro sostituiti in scarsità vecchi fucili a percussione. Ho pure già avuto l'onore d'accennare a V. E. che i voti dei Nizzardi e dei residenti in Nizza si possono dividere in tre categorie: l) quella pella continuazione di Nizza aUa Francia; 2) quella del ritorno di Nizza all'Italia; 3) quella di Nizza in pic·colo stato indipendente e neutrale, o di annessione colla Savoia alla Confederazione elvetica.

Nei tre pa.rtiti presi complessivamente credo predomini il color politico repubblicano, e credo che questo sia il solo partito avente organizzazione.

Ieri sera da un ·crocchio di persone parlanti francese in sulla pubblica piazza vennero alle mie orecchie queste precise parole: le pape et l'Impératrice peuvent faire immédiatement leur malles; Victor Emmanuel les suiwa de près.

Io giudico la mia posizione in Nizza delicatissima e bisognosa d'urgenza d'istruzioni, parendomi necessario che io sappia se devo ·continuare od interrompere le relazioni ufficiali colle nuove Autorità, che possono essere improvvisate, e mantenere od abbassare la bandiera Italiana ed il R. scudo.

Considero, subordinatamente, altresì di urgenza che io sappia quale linguaggio e quale contegno il Governo del Re vuole che io tenga in questi frangenti colle Autorità, e ·coi diversi Partiti.

Intanto mentre consiglio agLi Italiani tranquillità e prudenza io procurerò di evitare l'occasione d'ogni UfficiaLe corrispondenza per quanto lo consentiranno gli inte['essi degli Italiani a me affidati, e manterrò l'asta della bandiera e lo scudo, e non potendo dispensarmene senza inconvenienti, al mio avviso, privo di superiore direzione, gravi, entrerò in re·lazioni col Governo qualsiasi, a meno che L'E. V. non mi teLegrafi «sollecitare la partenza delle nostre classi». Questa frase significherà non riconoscete Le nuove Autorità, dimettete stemma e bandiera.

Per la già segnalata mancanza in questo Generale Consolato dei dizionari in ·cifra la mia corrispondenza politica più ·confidenziale non potrà essere spedita che tre volte la 'settimana per mezzo dei Vapor-i italiani, unico mezzo che mi paia presentare qualche sicurezza.

Mi viene riferito che stamattina 1la città ha n suo aspetto abituale di tranquillità. Chiudo la lettera perchè n Vapore sta per salpare.

658

IL MINISTRO A MADRID, CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (A C S R, Carte Visconti Venosta, pacco VI, fase. 16)

L. P. Madrid, 5 settembre 1870. Poche parole per tenerla sempre al corrente delle disposizioni di questi Signori. Sagasta mi disse avant'jeri, e ·ciò senza che io entra•ssi In discorso sulla materia, essere più che mai necessario ·che in ·caso di Congresso o Conferenza la Spagna e l'Italia procedano d'accordo e s'intendano bene onde s'imprima alle loro determinazioni, per quanto è possibile una uniformità di tendenzE:.. Avendomi egli ripetuto es•sere questo per noi il momento più opportuno per anda,re a Roma io gli chiesi in modo giocoso che cosa egli mi d'sponderebbe pel caso i:n ·cui io gli annunziassi in modo riservato ma ufficia.lmente una deter

minazione in tal senso, resa necessaria dalle circostanze, ·ed egli mi rispose: «Vi risponderei in ugual modo facendo plauso alla determinazione del Governo Italiano ».

35 - Documenti diplomatici -serie I -Vol. XTII

Le ho riferito quanto precede affinchè V. E. possa, venuto il momento, dirmi se io potrei avventurare una Nota Confidenziale, concertando previa· mente .la risposta che mi si farebbe. Nota e risposta dovrebbero rimanere secrete, fino a che convenisse a V. E. di farne uso, ed ella comprende qual forza avrebbe una dichiarazione ufficiale scritta nello stesso Gabinetto, ove, Oil" sono tre anni, se ne scriveva un'altra per proporre al Governo Francese una spedizione di 20mila Spagnuoli per proteggere il Governo Tempomle del Papa.

Il Signor Jimenez scll'ive confidenzialmente da Roma aver egli stesso scorto nell'animo di alcuni membri di quel Governo il desiderio che le truppe di S. M. occupino lo Stato Pontificio per impedire movimenti popolari. Ciò non impedirebbe, dice il Signor Jimenez, un simulacro di protesta, ma l'occupazione sarebbe veduta come una garanzia d'ordine. Il Papa però, finora è contra!l"io, ma all'ultimo piuttosto •che avere una rivoluzione dentro di Roma si rassegnerebbe facendo una protesta per la forma.

Se V. E. approva che alla eventualità io debba, direi così negoziare questo scambio di note, voglia mandarmi un modello o quanto meno una trac·cia di ciò che dovrei esporre e stia certa che non consegnerò la mia nota se non quando sarò sicuro e ben informa.to della risposta e della sua natura.

Ben inteso che qualora E.lla non giudkhi opportuno questo passo, non ha che a conservare verso di me il silenzio che sarà da me interpretato nel suo vero senso. Soltanto la pregherò di farmi sapere che la presente è giunta a sue mani e ciò per mia tranquillità (1).

Aggiungerò ·che il Signor Jimenez nel par.lare dell'occupazione degli Stati Pontifici dice che conve~rebbe, meno un caso estremo, non occupare la città di Roma.

Non vorrei che quanto finisco di esporle, benchè era dover mio, influisca sulle determinazioni che V. E. avrà prese nella sua saggezza.

659

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 6, fase. 5-l/D)

L. P. Vienna, 5 settembre 1870. Sono stato .tentato di stracciare questa lettera di ieri; avendo ricevuto più telegrammi posteriori ed essendo successa la catastrofe del Governo Imperiale. Pur nondimeno la mando, perchè tu vegga tutto intero il mio animo. Nella nostra intimità non vi debbono essere reticenze.

A quella prima fase n'era successa una seconda, la gamnzia della Prussia contro ogni eventuaUtà. Ma codesta garanzia difficilmente la si avrebbe e a quaf

prezzo? Siete voi disposti a sostenere ad oltranza tutte le pretese prussiane sulla lacerazione del territorio francese? Codesta sarebbe una politica tutta diversa daUa passa,ta. Noi non abbiamo soccorso d',armi la Francia per tante ragioni che sarebbe inutile ripetere, e abbiamo fatto bene. Ma inveire ·Contr'ella e diventare suoi avversari non mi parrebbe politica nè ones:ta nè utile. Non dico sin dove si dovrà cedere, dipenderà dalle circostanze, ma almeno bisogna cercare di attenuare i mali che le si vorrebbero infliggere.

Ma ecco la terza fase che most·ra uno spiraglio di luce, la repubblica francese. Prima di tutto io non mi dissimulo che la questione romana oggi in Italia preoccupa le menti di tutti e i111fiamma gli animi. Vi ha di più occupare Roma è il solo modo efficace di evitare ogni contraccolpo repubblicano. Infine tutti

o quasi tutti ci dicono: su via approfittate dell'occasione, H momento è propizio, osate; la fortuna è degli audaci. Codesto è il lato persuasivo delh questione. Ma vi è il lato oscuro. Primo se dovete far violenza, spargere sangue, offendere la persona del Papa. A ciò si può provvedere almeno in parte col numero delle truppe. Non trenta, ma quaranta cinquanta mila uomini mandate se occorre, e dateli a comandare non a un Cadorna (che fu sì inabile nell'insurrezione di Palermo) ma a un uomo serio e sodo ·e capace. Se non vi è nulla di dubbio; la grandezza delle forze farà sparire la resistenza e non ho d'uopo di fermarmi sopra di esse.

L'a~tro punto è la Convenzione di settembre. Non deve egli essere possibile ottenere dalla Francia una parola che ci ridarà la libertà d'azione? Per Dio! questi ·repubblicani non vagheggiano l'idea di finirla coJ. potere temporale del Papa? Avete anche da far valere la quistione di Nizza. La Prussia vi soffia dentro con forza, e qui ne sono molto preoccupati. Rassicurate la Francia; e sarà più facile avere una condiscende~za per Roma.

Non parlo più di movimenti serii, colà delle inezie sarebbero peggio di nulla. E in caso seguirei la via diritta. Dire al Papa, all'Italia, al mondo le ragioni deUa nostra occupazione, i pericoli di lasciare Roma in balìa dei :reazionari o dei repubblicani: il dovere di rivendicare ai Romani i loro diritti civili e politici conculcati, <la riserva di non Tisolvere definitivamente la questione. Oggimai nella vera franchezza sta la sola via di salute, poichè la via dei mezzi morali nei quali speravamo il trionfo si vuoi abbandonare.

Io da lungo tempo ben conoscevo la situazione e tutti i suoi elementi. Non posso darti un consiglio con fiducia. Ma ho già detto abbastanza i miei scrupoli. Se la loro necessità richiede .l'occupazione immediata, non richiede però che colui ·Che ha firmato la convenzione senza una parola della Francia, sia egli stesso che la distrugga. Ma ogni uomo non può fare due politiche, quand'anche ciascuna fosse buona per il suo tempo.

Ho avuto il pensiero di correre a Firenze, di essere con te nelle angusHe di questo momento. Ma ho pensato che la mia presenza qui può essere utile. Bisognava proprio car:ìceNa,re tutte quelle traccie che hanno lasciato i pasticci precedenti, bisognava rialzare la dignità della rappresentanza italiana e (sappi che io lo dico senza orgoglio) oso affermare di averla già riconquistata.

(1) Cfr. n. 718.

660

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC

(A VV, Cassetta Minghetti)

L. P. Vienna, 5 settembre 1870.

Avrei voluto scriverle prima, e ragguagliarla dell'andamento deUa politica qui, ma Ella che conosce tutte le obbligazioni e formalità di un ministro qui non si maraviglierà se le dico che mi è mancato i·l tempo. Spero nondimeno che Vis.conti le avrà comunicato le mie lettere.

Abbiamo avuto due fasi.

La prima nella quale si voleva pur ·che noi bcessimo qualche cosa a nostro rischio e pericolo, soli, e senza certezza che l'Austria ci seguirebbe è passata. La seconda fase quella dell'azione collettiva alla quale ci dichiariamo pronti non può svolgersi se la Russia non si decide, e sinora non lo ha fatto. Coslì. siamo in una sosta, ma però meno penosa del moto sussultorio.

Ho mandato per mezzo di Arese a Visconti una carta geografka ad uso prussiano (1). Veggo che l'Inghilterra comincia ad abituarsi al concetto della Lorena e dell'Alsazia germaniche. Il Signor di Beust mi diceva che la idea di equilibrio europeo era troppo vaga, e che forse sarebbe stato meglio mettere innanzi la necessità del consenso delle popolazioni al loro governo, come principio sostituito al diritto di conquista. È già un passo. Finalmente non voglio tacerle una dimostrazione strategica fattami dal Signor Schwe1initz. Egli diceva che la tesi sostenuta daUa Germania nel 1848 che le sue difese erano a,l Mincio era vera in quanto ·che la Germania non aveva i naturali confini dal lato della Francia, e l'Italia divisa poteva offrire un campo di battaglia fra le due potenze. Ora questo non è più, ma SOP.rattutto 'l'acquisto della Lorena e dell'Alsazia è ciò che strategicamente supplisce al Mincio. Lo dica a Visconti a cui non posso scriverne. Gli ho scritto a lungo invece della questione romana (2). È evidente che il momento è propizio, che tutti o quasi c'invitano a coglierlo.

Vi sono certe ·condizioni che a me paiono soprattutto pel Visconti necessarie perchè la politica sia degna e fruttuosa.

Ora della Legazione. Per me mi trovo bene accolto e contento.

n Curtopassi ha ingegno, cultura, e operosità benchè un po' a sba,lzi. Mi pare ben veduto. Il Balbi è nella misu:ra della sua capacità un ecceLlente Segretario. Del Visconti non saprei ·che dire. Il Terzaghi mi porta mo1to maggiore utilità che io non credessi. La ~~a

-piena conoscenza della lingua mi aiuta assai. Finalmente l'Arese è un giovane di buonissima volontà e di buon senso. In complesso non posso lag.narmene. Le mando qui acclusa queUa procura. Se va bene la passi a Carlo Fenzi se non va bene mi spedisca il modulo sul quale debbo farla.

(1) -Cfr. n. 612. (2) -Cfr. n. 659.
661

IL CONTE KULCZYCKI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC

L. P. 40. Terni, 5 settembre 1870. Vendredi dernier le gouvernement pontificai était déjà décidé à envoyer à Florence monseigneur Franchi, archeveque de Thessalonique, ancien nonce en Toscane et en Espagne, pour traiter avec le gouvernement italien; mais dans la congrégation de cardinaux qui 1s'est tenue le lendemain on a changé d'avis. Il a été résolu d'un commun accord qu'on ne traiterait avec le cabinet de Florence à aucun prix et jamais, mais qu'on subirait la force des événements. C'est là désormais la devise de la Cour de Rome. Ne vous attendez donc à aucune démarche de sa part. Celles que vous tenterez seront parfaitement inutiles. Le Vatican ne se résigneTa qu'à un acte de violence. On craignait avant-hier des désordres à Viterbe, à cause de la proceSSiion de Sainte Rose, mais tout s'est passé tranquillement. Dans le conseil militatre qui s'est tenu à plusieurs reprises au ministère des armes il a été décddé que toute la glal'nison de Rome se tiendTadt prete à marcher, non pour résister à l'armée italienne si elle entrait, mais !POUr réprimer tout mouvement séditieux en province et pour repousser une invasi:on d'émigrés romain:s. Le commandant de l'escadre autrichienne dans le golfe de Naples est arrivé à Rome. Le Pape a été atterré du désastre de Sedan; le cardinal Antonelli s'est livré aux mani.festations de la ·plus vive douleur, si contraires à ses habitudes; mais ses sentiments ne sont aucunement partagés par la grande majorité des prélats romains, qui ont eu des transports de joie folle en apprenant la C3iptiv1té et la chute de l'Empereur. «C'est la fin de l'urui.té italienne! » se sont-ils tous écriés. Ils sont plus que jamais inébranlables dans la convietion du prochain. partage de l'Jtalie par la Prusse, ·conviction que le ·comte de Caserte, pendant les deux jours qu'il vient de passer à Rome, a 1singulìièrement confirmé. Les Romains, à l'exception des cléricaux enragés et du parti d'action, qui

appartiennent corps et ame à la Prusse, sont bouleveTsés par le désastre de la France, qui a toutes leurs sympathies.

662

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

r. 1317. Firenze, 6 settembre 1870, ore 1,30. Je désire que vous connaissiez bien notre point de vue. Il faudrait seulement que vous puissiez constater que la France telle que nous la trouvons aujourd'hui où une insurrection sur le territoire pont.ifical peut nous obliger à user de notre libf!rté d'action, n'est pas contraire à ce qu'un peuple s'affranchisse d'une domination détestée et à ce que la question de Rome à l'abri du principe de non intervention étrangère, soit restreinte au futur règlement des conditions d'indé

pendance spirituelle de la Pa,pauté. Tachez d'avoir une conversation officieuse avec Jules Favre pour ohtenir ce Tésultat.

663

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. 1318. Firenze, 6 settembre 1870, ore 18,35.

Ce n'est que demain que Nigra pourra voir Jules Favre (1).

664

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI

r. 1321. Firenze, 6 Settembre 1870, ore 18,50.

J'ai ,communLqué au Ministre des Travaux publics votre avis sur une ligne de navigation de Brindisi à Constantinople (2). Veuillez envoyer des études et un projet sur cette affaire. Assurez en ,toute occas,ion le chef du clergé de notre bon vouloir pour l'Eglise et du soin que nous prendrons pour leurs intérets. L'agitation augmente, (inserire l'intero telegramma n. 1319 al Cavalier Mioghetti) (3). Tenez à la Porte un langage bienveillant dans un sens très conservateur.

665

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

r. 1319. Firenze, 6 settembre 1870, ore 19.

L'agitation augmente sur le territoire romatin par le contrecoup des événements de France. Si nous y sommes obligés .par de.s faits plus graves, nous occuperons quelques postes de précaution sur le territoire romain :sans 'attaquer !es troupes pontificales et sans entrer à Rome ,s'il devait y avoir résistance. Nous latssons intacte questlion polUique et réservons pour un accord à prendre avec les puissances la question des cond!itions d'indépendance spirituelle pour le Saint-Siège ( 4).

666

IL, SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 2, fase. 2-1 Q. R.)

URGENTE. .[Firenze], 6 settembre [1870], ore 15.

Il signor Silvestrelli è venuto a pregarmi di prendere atto, per la responsabilità sua, della seguente questione da lui sottoposta J.n nome degli altri emigrati romani, al Governo del Re:

È o no il Governo del Re disposto a prendere •Coneerti con .chi sarà designato da tutti gli emigrati romani presenti in Firenze e da essi soli, per l'aiuto da darsd alle popolazioni romane? Ovvero intende il Governo del Re d'insistere, come eondizione di quell'aiuto, sull'intervento nell'azione da esercitarsi dai romani, di personalJtà politiche estranee ai paesi sottoposti ancora al governo pontificio? In quest'ultima ipotesi gli amici del signor Silvestrelli dichiarano non voler prendere responsabilità, non accettando di rLnnovare i modi d'azione .importaU dial di fuori ed aven!bi un carattere di partito esclusivo usati nel 1867.

Mi reco a dovere di comunicarle immediatamente quanto sopra..

(1) -Cfr. n 667. (2) -Cfr. n. 652. (3) -Cfr. n. 665. (4) -Identico telegramma fu inviato a Londra, alle ore 19,20 dello stesso giorno, col numero 1320.
667

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

'1'. 2909. Parigi, 6 settembre 1870, ore 11,45 (per. ore 13,35).

Notre liberté d'action est incontestable dans le .cas de mouvements intérieurs su.r le terrLtoire !POntificai. Je le dirai à Jules Favre avec les autres considérations, mais je ne pourrai le voir avant demain (1).

668

IL MINISTRO A BERNA, MELEGARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2911. Berna, 6 settembre 1870, ore 14,20 (per. ore 17 ).

Le Président de la Confédération auquel je vien:s de donner communication du contenu de votre télégramme d'hier au soir (2) m'a dit qu'il s'attendait à ce que l'Italie occuperait Rome et qu'il reconnait la nécessité politique à laquelle le Gouvernement du Roi est forcé à obéir. Dans cette circonstance il a ajouté que le conseil fédéral prend act de l'engagement que le Gouvernemen.~ du Roi prend de :s'entendre avec les Puissance:s pour aSJSurer ILberté et indépendance spirituelle du Siège apostolique. A cette occasion M. Dubs recommande la sort du petit nombre de Suisses qui se trouvent quoique sans consentement de la Confédération au service du S. Père (3).

669

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2915. Vienna, 6 settembre 1870, ore 22,05 (per. ore 0,30 del 7).

Journaux ici sont remplis de télégrammes les plus extravagants sur l'Italie. Je ne doute pas que si quelque fait grave aurait Iieu vous m'en préviendrez.

(1) -Cfr. n. 662. (2) -Cfr. n. 645. (3) -Cfr. anche l'analogo rapp. pari data di Melegari a Visconti Venosta, ed. in L V 17, pp. 15-16; e, in trad. francese e con la soppressione di un brano iniziale, in Archives Dip!omatiques 1874, II, pp. 40-42.
670

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

r. 2916. Parigi, 6 settembre 1870, ore 22,50 (per. ore 2,15 del 7).

Le nouveau Gouvernement français, est au fond convaincu de l'impossibilité de continuer· la .guerre, mais il est lié par le mandat qu'il s'est imposé d'une défense à outrance. Les Prussiens approchent de Paris. Ils y entreront bientòt, si la médi.aticm des Putssance.s ne les arrete pas. Quant à la question romaine les différents membres du Gouvernement provi:soire ont des tendances diverses. Ce qui est sans doute certain c'est que le Gouvernement français, en ce moment n'a ni le IPOuvoir ni le droit de s'opposer aux déterminations que vous voudriez prendre. Je viens. de recevoir communication oftìcielle de la formation du Gouvernement. J'ai répondu en annonçant que je la porterai à la connaissance du Gouvernement du Roi. Je vous télégraphierai après première audience (1).

671

IL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R.165. Monaco, 6 settembre 1870 (per. l' 8).

In risposta al telegramma che l'E. V. mi ha indirizzato jeri e che ho ricevuto alle ore 10 di sera (2), ebbi oggi l'onore di comunicarle per telegrafo (3) quanto dissemi S. E. il Conte di Bray sulla gravità della nostra situazione verso Roma. Egli comprende benissimo che gli ultimi avvenimenti compiutisi sul campo di battaglia e che produssero già non meno gravi ed allarmanti conseguenze in Francia impongono al Re ed al Governo il dovere di prendere quelle misure che sono dettate dalle nuove condizioni, sorte da un seguito di avvenimenti gli uni più straordinarii degli altri all'effetto di assicurare la nostra esistenza in faccia ai partiti estremi e fare ad un tempo onore al diritto nostro nazionale.

Il Conte di Bray mi domandò se già l'Italia avea deciso di varcare il confine pontificio; gli risposi non constarmi che una tal determinazione sia stata sin'o11a presa ma ch'essa era naturalmente subordinata a certe circostanze di opportunità che potrebbero forse presentarsi da un momento all'altro.

Riepilogò a'lloTa l'onorevolissimo interlocutore le dichiarazioni già fattemi nei termini seguenti «la Baviera è grata all'Italia dell'attitudine di leale neutralità adottata nella .guerra rpresen.te e per parte sua le darà sempre prove del desiderio che nutre di mantenere con essa le più cordiali ed amichevoli relazioni. Essa non deve immischiar,si nei affari che riguardano esclusivamente l'Italia, ma che come opinione sua propria gli sembrava che dovessimo intavolare direttamente con Roma negoziazioni, onde farci colà ricevere come amici anzi che come nemici». In ciò dire, soggiunse «credere sianvi disposizioni abbastanza favorevoli per parte del Eminentissimo Antonellt, ma ammetteva in

(l l Cfr. n. 700.

pari tempo la difficoltà forse grave di vincere l'animo ostile a nod di Pio IX

affascinato dalle influenze della celebre compagnia».

In aspettativa dell'annunciatomi dispaccio di V. E., che riceverò dommat

tina mi sono riservato d'intrattenermi più a lungo col Conte di Bray dopo che

:~arò meglio guidato dalle istruzioni di Lei.

(2) -Cfr. n. 646. (3) -Tel. 2913, del giorno 6, ore 17, per. ore 19,20, non pubblicato.
672

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 641. Berlino, 6 settembre 1870 (per. l'll).

Après avoir passé 48 heures à Wiesbaden, j'étais hier matin de retour à mon poste.

Le télégraphe et les rapports du Chevalier Tosi vous ont renseigné sur les grands événements accomplis durant cette courte absence: capitulation de l'armée de Mac-Mahon, reddition de Napoléon III, reprrise de la marche des troupes allemandes sur Paris, Gouvernement provisoire dans cette capitale.

Le changement survenu en France ne peut, dans de telles conjonctures, qu'accroitre <les malheurs de cette nation, car le nouveau Gouvernement n'entre pas sur la scène dans des condLtions de natiUre à affaiblir les passions surexcitées du peuple. C'est le fanatisme qui arrive au pouvoir avec un cortège d'illlusions, qu'un retour forcé à la raison pourra seui dissiper. Dans cette situation, la marche en avant des troupes a:lliées devenait une nécessité. Paris est le creur de la France, ainsi que le prouve l'empressement avec lequel d'autres grandes villes, telles que Lyon, Bordeaux, Marseille, etc. ont acclamé la république. Il faudra donc que le dernier acte du grand drame se joue dans, ou sous, les murs de cette capitale. On croit toujours ici que la résistance tne saura~t ètre de longue :lurée.

En attendant, les manifestations contre l'immixtion des neutres dans les conditions de paix se propagent dans toute l'Allemagne. Il n'y a en mème temps qu'une voix, pour réc1amer la ,conquète de l'Alsace et de la Lorraine.

L'Empereur Napoléon est entouré des plus grands égards, au chateau de Wilhelmshohe. Quant aux 80.000 pr.isonniers français, faits dans les combats sous Sedan et ensuite de la capitulation signée par le Général de Wimpfen, ils .;eront répartis entre les différents Etats de l'Allemagne, au prorata de la population.

673

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (Ed. come estratto in L V 17, p. 17) (1)

R. 642. Berlino, 6 settembre 1870 (per. l'll).

Je me suis empressé de parler au Secrétaire d'Etat dans le sens du télégramme que V. E. m'a adressé en date d'hier et qui m'est parvenu ce matin (2).

·(1) Riprodotto in Archives Diplomatiques 1874, II, p. 42.

H ne pensait pas que le Cabinet de Berlin modifìerait sa conduite dans la question romaine, mais, en l'absence du Chancelier fédéral, M. de Thile ne se croyait pas autorisé à exprimer un avis définitif, sans en référer à son chef. Il se :réservait de télégraphier au quartier ·général, et à cet effet il m'a ex.primé le désir que je lui communiquasse par écrit la substance du télégramme précité. Je n'ai pas vu d'inconvénient à le faire. J'ai eu soin de donner une autre tournure à son contenu, afin de ne compromettre en rien le chiffre.

Il est à prévoir, en voyant les .noms des membres du Gouvernement provisoire à Paris, que le parti qu'il représentent cherchera à entrainer l'Espagne, et mème l'Italie, dans le cercle de ses ·Combinaisons révolutionnaires. Je n'ai pas besoin, avec un homme d'Etat aussi perspicace que V. E., de faire ressortir combien il nous convient, surtout dans les conjonctures actuelles, d'éviter mème l'appa.rence d'une solidarité quelconque, n'imporle dans quelle question, avec les républicains français. Nous devons au contra~re ne rien négHger pour nous captiver de plus en plus l'amitié des autres Puissance•s, et surtout celle du Cabinet de Berlin. Il y va du salut de la Dynastie et de l'Italie. Nous ne saurions trop nous dégager de la France républicaine et révolutionna1ire. Mettons-la en quaranta:ine, de mème que ceux qui voudraient en ItaUe, sous le coup des événements chez nos voisins, chercher à nous susciter des troubles intérieurs (1).

(2) Cfr. n. 644.

674

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 2. Vienna, 6 settembre 1870 (per. il 15). Sebbene in così bveve tempo io non possa sperare di aver conosciuto le condizioni politiche di questo paese, e i (pensieri del suo Governo, per rapporto alla guerra che ferve fra la Francia e la Germania, nondimeno dirò all'E. V. in breve ciò che le mie osservazioni sinora mi indicherebbero. Quando scoppiò la guerra fra la Pruss1ia e la Francia si maniiestarono nelle Provincie Tedesche dell'Impero, due ·correnti di opinione diversa. Gli uomini politici e i ~litari, memori ancora della guerra del 1866, e paurosi della preponderanza Prussiana, inclinavano verso la Francia; la borghesia ed il popolo conscii della propria Lndole germanica auguravano la vittoria alla Prussd:a. Codesta ultima opinione era e.spressa con grandissima vivacità dalla massima parte dei giornali di Vienna. Le due !medesime tendenze si manifestav:ano anche nelle altre provincie dell'Impero che non ,sono Tedesche, ovvero dove l'elemento Tedesco è •Commisto, ma si manifestavano in diversa proporzione. !Però nel complesso poteva dirsi che una alleanza •Colla Franda avrebbe trovato grandissimi ostacoli nella pubblica opinione. Un altro ostacolo nasceva ·dalle disposizioni della Russia, la quale non aveva

nascosto la propria intenzione di prendere parte a favore della Prussia, nel caso che l'Austria prendesse parte a favore della Francia.

del giorno 6, ore 15,40, per. ore 22,10.

Finalmente l'AustrJa si trovava in condizioni militari e pecuniarie strettissime. L'esercito era in piede di pace, ed o.ccorrevano almeno sei settimane per apparecchiarlo ad entrare -in campagna.

La dichiarazio.ne di neutraLità fu dunque un effetto necessario di tutte queste .cagioni. Però l'Austria cominciò ad arma:re, acquistando cavalli, provvedendo alle artiglierie e facendo tutti gli apparecchi che senza uscire da quello che si chiama piede di pace, abilitano però, in un momento dato a poter passare al piede dì guerra. E intanto aspettò gli eventi.

Il partito .che inclinava a favore della Franda avrebbe desiderato che l'Italia spontaneamente e prontamente facesse con essa causa comune. Pareva a taluni che i sentimenti di gratitudine ver.so la Francia per gli aiuti del 1859 dovessero essere bastevoli a decidere la nostra condotta; e non avendo noi pericoli, almeno sui nostri confini, potessimo osarlo. Codesta azione dell'Italia, mentre sarebbe stata intrapresa a tutto suo rischio e pericolo, e senza compromissione alcuna dell'Austria, poteva nondimeno in certe cir.costanze i~durre l'Austria .stessa a ·seg:uimi, e ad intervenire nella guerra, siccome era il desiderio di coloro che portavano questa opinione.

Nel progresso della guerra, il fatto più notevole è un raccostamento fra l'Austria e la Russia. Codesto raccostamento ebbe per effetto, se io non m'inganno, di rallentare e sospendere gli apparecchi militari che qui si facevano, ma sino ad ora mi sembra .che si restringa entro i termini di una migliore intesa che pe1 passato, e di una reciproca confidenza, ma non abbia condotto ad alcuna precisa e pratica conclusione.

Venendo ora a quanto ci riguarda, io mi sono adoperato, seguendo le istruzioni datemi dall'E. V., a mettere in chiara luce come la politica dell'Italia sia stata :retta e leale; quali ragioni le abbiano sin da principio dettato la neutraHtà; perchè iniziasse l'accordo dei neutri coll'Inghilterra ed a qual fine; da ultimo il suo desiderio di cooperare a far cessare questa terribile guerra, ed al ripristinamento del!la pace.

Il Cancelliere dell'Impero non solo mi ha espresso i medesimi sentimenti, ma ha dichiarato più volte che l'Austria era anch'essa pronta ad ag·ire al medesimo fine. Però voleva che questa azione non fosse da alcuna Potenza presa singolarmente, per·chè ciò gli pareva inopportuno ed inefficace, ma insisteva perchè l'azJone .fosse collettiva. Questo era anzi il motivo pel quale avrebbe voluto introdurre una clausola neWaccol'do Anglo-J.taliano, ed allo stesso intendimento aveva incaricato il Conte di Choteck di aprire pratiche a Pietroburga, Se non che la grandezza degli .eventi ·che succedevano gli uni agli altri con incredibile rapidità, le battaglie intorno a Metz, quelle di Sedan, la catastrofe dell'esercito di Mac-Mahon, la cattività dell'Imperatore, mutarono siffattamente la materia di giorno in giorno che diveniva diffi.cHissimo il poter stabilire dei punti fissi che fossero base di una pace .accettabile dalle due parti belligeranti.

Io non ho mai taciuto lÌ sentimenti del Governo I.taliano. Posto fra la Francia a cui deve cotanto, •e 1a Prussia coll'a quale fu alleato nel 1866, esso desidera sopratutto una pace che abbia le condizioni di stabilità. Tante calamità e tanti lutti non dovrebbero più rinnovarsi, almeno per le presenti generaz,ionli.

Certo non si può non tener conto e gran conto delle sorti della guerra, ma quanto più furono strepitose le vittorie della Prussi,a, tanto la sua moderazione sarà più feconda di buoni effetti. La base adunque di una mediazione dovrebbe esseTe tale che non bsci in una delle due naztoni il fermento Idi una prossima riscossa, e l'incentivo di una nuova guerra. Quanto poi alla portata della mediazione non ispetta all'Ita'lia il determinarla, ma quando le altre potenze volessero intendersi su questo punto, troverebbe!l'o da parte nostra ogni corrispondenza di volontà e di effetto. Se non che sinora le disposizioni delle due parti belligeranti non lasciarono spe.ranze di poter riuscire nell'intento.

Il mutamento di Governo succeduto ieri in Francia potrà forse e dall'una parte e dall'aJtra creare disposizioni migliori. In ta•l caso l'E. V. può essere sicura che per quel tanto che si può fare a Vienna, io non lascierò di seguire con puntualità e sollecitudine le rue istruzioni.

(1) Il contenuto di questo rapp. era già stato comunicato dal de Launay con tel. 29t4,

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L'ONOREVOLE BONFADINI

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 7, fase. 5-6/A)

L. P. Parigi, 6 settembre [1870]. La ,situazione qui si va facendo estremamente difficile. Il governo parla alto di resistenza, ma sommessamente confessa che non crede di aver mezzi da farne. Il disastro fu cosi completo che ha atterrato gli animi, e poi pare che il sistema d'illusione e di menzogna adottato pei combattimenti deU'esercito comprendesse anche i preparativi della difesa, giacchè si lamentano di non avere terminato i lavori dei forti nuovi. Gli animi sono ora più volti alla pace che alla guerra, molto più che il governo, quantunque non combattuto. ha pochi fautori e pochissima autorità. L'entusiasmo è ritornato tutto artificiale, ma sotto 1si vede e si sente lo scoraggiamento. I troppi elementi del 48 hanno disgustato la borghesia; la guardia nazionale non dissimula le sue simpatie :per gli Orléans e credo che se Joinville o il Conte di Parigi si presentassero qui, il Governo repubblicano durerebbe assai poco. Ma evidentemente ,gli Orléans hanno troppo interesse a che la repubblica soggi'accia essa a questa terribile necessità, di una pace sventurata o di una occupazione straniera indefinita. rhiers ha ricusato per questo di entrare nel Governo Provvisorio. Quanto alle cose italiane, per qua:nto mi afferma un armico intimo di Picard e di Favre, il governo attuale evidentemente non ha né volontà né modo di avere una poUtica inframettente; vedrà senza dispiacere l'occupazione di Roma, senza fare delle dichiarazioni ufficiali preventive in proposito, per non indispettire tt>oppo i cattolici del mezzogiorno, nel caso di una guerra lunga e nazionale. rrochu forse avrebbe voluto diversamente, ma ora sarà trascinato anch'egli dall'impotenza della Francia e dalle necessità della parte che ha assunto di rappresentare. In It:llia però la situazione mi par v>ada diventando .grave. Ed è perciò che mi decido a ritornare do pure laggiù. Evidentemente qui non ho più nulla

da fare, giacchè la questione italiana ormai non subisce più influenze francesi, e d'altronde la perfetta mancanza di notizie, fuorchè quelle de:i. giornali italiani, rende pressochè inutile il mio ufficio presso i giornali di qui. Aggiungi che se Parigi venisse assediata, i giornali avrebbero altro pel capo che parlare dd questioni italiane.

Trovandorni dunque affatto inutile qui, mentre a qualche cosa potrò servire in Italia, non foss'altr.o a fare le vende~mie che si avvicinano, avrei deciso di partire domani sera; e, se domani non ricevo nessuna tua lettera che mi proponga di restare, partirò.

Sarò dunque Venerdì mattina a Milano, dove tu potrai scrivermi Gioveòj sera, :se avessi per qualsiasi ragione desiderio ch'io venissi a Firenze. Gi verrò spontaneamente se, a Susa o a Torino trovassi notizie di una situazione ancora più tesa·.

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IL CONTE KULCZYCKI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC

L. P. 41. Terni, 6 settembre 1870. Au ministère des armes à Rome on vient de prendre hier une nouvelle détermination. Le général Kanzler a expédié aux troupes qui gardent la frontière l'ordre de faire un 1simulacre de résistance à l'armée italienne si elle passait la frontière. Les troupes devront ensuite se replier sur Rome en faisant sauter les ponts derrière elles, pour retarder la marche des Italiens. Toute la garnison de Rome se tient prete à partir au premier signa! pour protéger la retraite des troupes de la frontière. Tout ce que les journaux écrivaient au sujet de cet ordre était prématuré. Jusqu'à l'autre jour, au contraire, on était décidé à n'opposer aucune résistance. Le ,général Kanzler a pris toutes ses mesuxes pour réprimer un soulèvement à Rome. Il le noirait dans le sang. Il disait l'autre jour à monseigneur Randi: Si vous ,g,aviez prévenir un mouvement comme moi je saurais le r~rimer, il n'y aura1t jamais de révolution. Hier on parlait à Rome de l'arrivée de M. TorelH ou de M. Tonello, qu'on disait envoyé par le gouvernement .italien pour proposer au Pape l'occupation de ses Etats à l'exception de 1a ville de Rome. Les prélats étaient abattus et découragés. Ils avaient surtout été foudroyés par la nouvelle de la proclamation de la républtque à Paris. Hier soir les rues de Rome étaient excessivement animées. Des groupes innombrables s'y entretenaient à voix baisse, mais avec beaucoup de feu. De nombreuses patrouilles parcouraient la ville; les corps de garde étaient renforcés et toute la garnison de Rome consignée. Le Pape a dit aux ,g.ardes nobles qui étaient de service dans ses appartements: « Vous avez l'air consterné. C'est !llbsurde. Si meme les Italiens vi'€:Illlent, et bien! Croyez-vous qu'ils sont des antropophages? Ils ne vous dévoreront certes pas! ». Le Pape a vivement blamé un prélat qui montrait trop de joje par suite des v.ictoires prussiennes. Hier matin une congrégation extraordinaire de cardinaux s'est réun~e; mais elle ne s'est occupée que des affaires de l'Eglise d'Orient.

Au cas où les troUJpes italiennes passeraient réellement la frontière et occuper·aient la ville éternelle, je me rendrais sans rétard à Rome. Je vous demanderais en ce cas, Monsieur le Ministre, une lettre de recommandation soit pour le général italien qui commandera à Rome -pour M. Cadorna sd. c'est lui, -soit pour toute personne qui sera spécialement chargée d'y représenter le gouvernement du Roi. Comme je suis encore dans la catégorie de.s exilés du gouvernement pontificai et que j'Ignore si ce gouvernement doit entièrement tomber, il m'.importerait d'.avoir une soél'te de sauf-.conduit de vous ou par votre protection. A Rome je pourrai vous rendre de vrais services awprès des prélats et des .ca.rdinaux, avec Iesquels il faudra encore compter, ear Rome restera la métropole du catholicisme. Dès que l'ordre d'eutrer à Rome s:era un fait accompli veuillez m'envoyer cette lettre. J'espère que ma demande ne vous sembl·era pas indiscrète, d'autant plus qu'elle ne cache aucune arrière-pensée et que je ne la fais que pour avoir une garantie de sùreté per·sonnelle vis-à-vis des débris du pouvoir pontificai.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. RISERVATO. Firenze, 7 settembre 1870, ore 0,15.

L'agitation augmente pour la question de Rome. Les préfets envoient adresses de tous les conseils provinciaux et des municipalités. Dans les provinces pontificales où U n'y a pas de troupes on a hissé les écussons royaux. Les Gouvernements d'Autriche, de Prmsse, d'Espagne, de ·suisse, de Bavièl'e nous témo.ignent des dispositions les rr:>lus amkales et tiennent compte des difficultés de notre situation politique. La quesHon romaine a séparé l'Italie et la France. C'est à cause de cela que les hommes maintenant au pouvoir ont combattu la politique de l'Empire dans la question romaine. Nous ne voudrions cependant rien faire contre la France. Nous désirons nous entendre loyalement avec son nouveau Gouvernement. Avec l'acquiescement du Gouvernement républicain notre action dans le territoire romain n'aurait plus rien d'offensant et d'hostile à la France, mème dans les circonstances actuelles. M. Jules Favre pourrait nous a·ider à fatre d1sp!lll'aitre une grande difficulté pour les rapports futurs de l'ItaHe et de la France. Tous les pa,rti.s qui dans no·tre pays sont unanime·s sur la question romaine s'en sentiraient redevables à la république.

Arrangez-vous de toute manière pour ne pas avoir un refus; car si l'acquies

cement au moins tacite est bon, une déclaration d'opposition serait un danger.

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

T. 1337 (1). Firenze, 7 settembre 1870, ore 10.

Télégraphiez-moi au plus tot si l'Angleterre reconnait le nouveau Gouvernement frança.is, d'après son usage envers les Gouvernemens de :fait, et quelle instruction a été donnée à Lord Lyons, à qui la notification offidelle du Gouvernement provisoire a été faite, ainsi qu'à Nigra.

(1) Per un evidénte errore, nel registro dei telegrammi in partenza si passa dal n. 1326 al n. 1337.

679

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AI CONSOLI GENERALI A MARSIGLIA, STRAMBIO, E A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AI CONSOLI A BORDEAUX, PROVENZAL, E A LIONE, DE REGE E AL VICE CONSOLE A TOLONE, COMELLO.

T. 1323. Firenze, 7 settembre 1870, ore 21,15.

Dans toute ItaHe règne ordre .parfait. Conseils provinciaux et municipalités font adresses pa.t.riotiques au Roi. Quant au territoire romain agitation augmente mais on espère que ·Confiits armés seront évités. Le drapeau national est hissé partout où il n'y a pas de "troupes étrangères. Viterbe vient d'envoyer adresse au Roi portant trois mi:Ue signatures (1).

680

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AI MINISTRI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, CADORNA, A MADRID, CERRUTI, A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, E A VIENNA, MINGHETTI

T. 1324. Firenze, 7 settembre 1870, ore 22,50.

Dans ies principales villes de France on a faussement annoncé aujourd'hui que la république a été proclamée en Italie, où, au contraire, l'ordre est pa:rfait. On a ess,ayé d'arracher l'écusson royal au Consulat à Marneille,· qu'on est obligé de ga.:rder jour et nuit. Une déprutation de rriçois est partie pour prie.:r Garibaldi de venir proclamer à Nice la république italienne. Le Gouvernement du Roi répond du maintien de l'ordre dans le royaume, et prendra, le cas échéant, les mesu:res indispensables pour le gail'antir sur le te:rritoire romain.

681

IL MINISTRO DEGL·I ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI ALL'ESTERO (2) (Ed. in L V 17, pp. 12-13) (3)

N. 79. Firenze, 7 settembre 1870. Le Gouve:rnement du Roi n'a eu que t:rop d'occasions de signale:r, dans ces de:rnières années, les dangers tde l'antagonisrne qui existe ent:re le Gouvernement pontificai et l'Halie. Ces dan,gers, qui ont été .re·connus souvent par les puLssances,

n'avaient cependant pas alors le caractère de grav.Lté décisive qu'ils prennent aujourd'hui, et dont je vous ai p:révenu pa:r ma Circulaire du 29 Aout dernier (4).

S'il est une maxùne reconnue par toutes les autorités en droit positif, c'est que chaque Gouvernement a le droit et le devoi.:r de pourvoir à sa propre sécurité, et de s'opposer à ce qui peut ,constituer pour >lui un danger et un empechement à la protection qu'il doit aux intérets essentiels de ses nationaux. Aussi, la, Convention de Septembre a-t-elle laissé au Gouvernement du Roi sa ILberté d'action pour les cas prévus ou non dans lesquels l'état de choses existant sur le territoire pontificai constìtuerait un péril ou une menace contre la tranquillité ou la sùreté de l'Italie.

Or, si en septembre 1864 lorsque rien n'autorisait à prévoir que l'épreuve de la conciliation des intérets des romains avec ceux du Saint-Siège ne s'accomplirait pas en pleine paix, une réserve de ce genre a été jugée conforme à la justice, il semble superflu de remarquer, ,combien l'application en est légitime en ce moment.

L'Italie, en effet, obligée, comme les pays voisins de deux nations belligérantes, de ne rien négliger pour sauvegarder sa sécurité * et ses devoirs internationaux, * en est empechée par l'état de choses que maintient dans une enclave de la péninsule un Etat théocratique en hostilité déclarée contre l'Italie, ne pouvant, de son propre aveu, subsister que par les interventions étrangères, et dont le territoire offre une base d'opéra,tion à tous les éléments de désordre.

Aujourd'hui que la guerre entre la France et l'Allemagne a pris un caractère extrème, * qui. jette dans une incertitude complète l'avenir des relations des nations voisines * (1), il ne s'agit plus pour nous, vis-à-vis de la situation que je viens de rappeler, d'une revendication légitime *de nos droits et* de nos intérets, mais de la nécessité de remplir les devoirs impérieux qui sont la raison d'etre des gouvernements.

S. M. le Roi, gardien et dépositaire de l'intégrité et de l'inviolabilité du sol national, intéressé ,comme Souverain d'une nation catholique à n'abandonner à aucune surprise le sort du Chef de l'Eglise, prend comme il le doit avec confiance, en face de l'Europe et de la Catholicité, la responsabilité du maintien de l'ordre dans la péninsule et de la sauvegarde du Saint-Siège. Le Gouvernement de Sa iMajesté n'attendra pas, pour prendre des résolutions en conséquence, que l'agitation stgnalée sur le territoire pontifica!, suite n:aturelle des événements du dehors, aboutisse à des ,effusions de sang entre les romains et les forces étrangères. Ce serait sacrifier * notre dignité aussi bien que * nos devoirs à un trop facile allégement de responsabilité, que de laisser s'exposer aux risques de déplorables conflits le Saint-Père, inébranlable dans sa résistance, les romains qui nous déclarent s'appreter à revendiquer leurs droits, la stìreté enfin, des personnes et des propriétés sur tout ce territoire. * Nous nous réservons donc d'occuper * (2), quand nos informations nous le feront juger • nécessaire, des postes de précaution, en rendant aux populations la garde de leur propre

sécurité • (3).

Le Gouvernement du Roi, en maintenant eJOpressément en principe le droit national, se renfermera toutefois dans les limites d'une action conservatrice et tutélaire à l'égard du droit qu'ont les romains de disposer de leurs destinées, et des intérets qui reposent pour chaque Etat ayant des sujets catholiques sur les garanties d'indépendance souveraine qui doivent etre assurées à la papauté. * Je me réfère quant à ce dernier objet, à la Circulaire que je vous ai adressée le 29 Aoù.t dernier * (1), et je confirme que l'Italie, * en réservant quant à présent la solution définitive de la question romaine, * est prete à prendre des arrangements avec les puissances sur les conditions à déterminer d'un commun accord pour assurer l'indépendance spirituelle du Pontife.

(1) -Blanc l'Veva già trasmesso un tel. analogo, n. 1322, a Minghetti, alle ore o20. (2) -La circolare fu inviata a Vienna, Londra, Berlino, Pietroburgo Cost~ntinopoli Carlsruhe, Monaco di Baviera, Bruxelles, Copenaghen, Atene, L'Aja, Lisbon'a, Madrid, Sto.c: colma, Berna, Stoccarda, Buenos Ayres, Rio de Janeiro, Washington e Montevideo. (3) -Già edita nella Gazzetta U.ffìciale 11 settembre 1870; riprodotta in Correspondence respecting the A:ffairs of Rome, cit., n. 28 allegato III, pp. 30-31; Das Staatsarchiv, XX, n. 4289, pp. 218-219; Archives Diplomatiques 1874, II, pp. 42-44; BASTGEN, op. cit., II, pp. 640-641. (4) -Cfr. n. 580. (1) -In L V c et jette une grande incertitude dans les relations internationales •. (2) -1In L V c nous occuperons donc •· (3) -In L V c opportun, les points nécessaires pour la securité commune, en laissant aux populations le soin de leur propre administration •.
682

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2917. Vienna, 7 settembre 1870, ore 11,55 (per. ore 13,20). Je pense que vous aurez dans la ville de Rome quelque personnage important et res:pectable qui, à un moment donné, puisse se présenter au Pape et le

rassurer de votre part ,sur sa personne, sa liberté, ainsi que rcelle des cardinaux et lui expliquer vos intentions.

683

IL CONSOLE GENERALE A MARSIGLIA, STRAMBIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2918. MarsigLia, 7 settembre 1870, ore 14,55 (per. ore 19,15). Hier bruit répandu par tout à Marsei11e que la répubHque étailt !J;>roclamée en ltalie. Le soir des bandes d'ìtaliens accrus en peu de temps par plusieurs milliers de personnes sont venues avec des drapeaux français et italiens faire une démonstration au Consulat. Cds de vive la république italienne et frança'ise. J'ai fait démentir ce bruit. Malgré cela le tumulte continuait et on criait aussi, à bas l'écusson, à bas le pavillon. Un individu avec une échelle a meme tenté d'arracher l'écusson. La force armée est arrivée à temps pour empecher des désordres plus graves. Des gardes mobiles gardent le Consulat jour et nuit. Ce

matin nouveaux attroupements moins considérables. Il parait qu'on commence à entendre raison. L'autorilté, les collègues et les notables italiens auprès de moi.

36 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

Dispositions p~rises avec société italienne de bie.nfaisance pou~r fake partiir tous ceux qui sont sans travail. La situation est difficile, mais j'espère que tout cela fini~ra sans des déso~rdres.

(1) Cfr. n. 580.

684

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2919. Vienna, 7 settembre 1870, ore 15,55 (per. ore 19,25). Beust m'a dit savoi:r que le GOIUvernement de Paris serai:t disposé à traiter la paix sur la base de l'intégrité ·terri1oriale. Beust a télégraphié au Ministre d'Autriche à Berlin pour tater le terrain, maLs sans faire aucune proposition.

Quant à la Russie .toujours les memes incerUtudes, il esi bon que vous sachiez qu'ici quoique sur une petite échelle on vend des chevaux et on réduit l'armée.

685

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2920. Vienna, 7 settembre 1870, ore 16,05 (per. ore 20,20). L'adresse de Viterbo, les écussons royaux hissés et l'agitation qui règne dans le territoire pontiJìcal sont reg·airdés ici comme justi:ficatiòn suffisante de notre entrée. J'ai tenu 1angage conforme à vos télégrammes. Beust m'a répondu avec sa nonchalance habituelle «il faut faire vite~. Le Ministre de Prusse m'a répondu «il faut entrer en grand nombre pour òter toute idée de résistance ». Le Président du Conseil Comte ~otocky qui pa.sse pour con:servateur et catholique se résigne à cette nécessité. Je crois qu'en procédant par cette voie avec

énergie et prudence les occasions se présenteront d'eHes memes pour arriver au but.

686

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2922. Parigi, 7 settembre 1870, ore ... (per. ore 2,30 dell'8). N'oubliez pas que le Gouvernement provisoire ne saurait renier ses sympathies pour les partis républicains étrangel's, il est par conséquent essentiel

que l'action contre Rome ne soit pa,s présentée ·COmme une entreprise tendant à prévenir ou à écraser le parti républicain.

687

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2925. Londra, 7 settembre 1870, ore 21,40 (per. ore 10,30 dell'8).

J'ai reçu votre lettre du 1er courant (1). Lord Granville pel"siste à croire qu'actuellement une intervention des puissances pour la paix ne serait pas opportune. Il m'a dit que certainement l'Europe n'aurait pas pu laisser à l'hasard les arrangements définitifs mais qu'il croyait que meme les choses bonnes il v~lait mieux ne pas ies presser. Il ne croit pas qu'il y ait entente ni intelligences entamées entre les autres g.randes Puissanees neutres, quoique on ait probablement làché quelques mots. Mon impression, meme d'après quelques phrases dites par le Sous Secrétaire d'Etat (2), est que l'Angleterre ne se mettra pas en avant pour une médiation si une des parti.es belligérantes ne la demande pas, ou au moins si elle n'a pas le sentiment de la nécessité de faire la paix (3).

688

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2927. Londra, 7 settembre 1870, ore 21,40 (per. ore 10,35 dell'8).

J'ai -communiqué à Lord Granvme le contenu des (4) télégrammes sur les affaires de Rome (5). Il a ·confirmé la communication qui vous a été faite par Sir

A. Paget. Il ignore les intentions du Pape. Il m'a demandé si il vous aurait été agréable qu'il dise (6) qu'il est à sa connaissance que le Gouvernement italien serait toujours pret à s'entendre avec le S. Siège, reprenant les bases prises en considération en 1861. Je lui ai dit que d'après votre dépeche télégraphique, que je lui ai lue, je croyais que cela vous aurait été agréable. Il a ajouté qu'il ne croyait pas pouvoir donner des oonseils à ce gouvernement, qui d'ordinaire n'était pas bien d:isposé à les accepter. Quant à votre second télégramme Lord Granvi1le en a reçu la .communication sans faire aucune observation. Il m'a demandé plusieurs choses à l'égard de la question de Rome, auxquelles j'ai répondu prenant pour base vos dernières déclarations formelles et officielles, au point de vue que la question en droit est jugée par le parlement, que, en fait, elle est une question d'opportunité, et toute morale, à la solution de laquelle les événemens, meme étrangers au fait du Gouvernement italien exerçaient une grande influence. J'ai beaucoup appuyé sur la détermination du Gouver

nement, soutenu par la grande majorité du pays, de garantir en tout cas l'indé· pendance et la liberté du Pape pour l'exercice de son pouvoir spirituel. Je vous ai écrit (1).

(1) -Cfr. n. 600. (2) -Nel registro della legazione di Londra: • Secrétaire général politique •. (3) -Per l'atteggiamento inglese, cfr. Granville a Lyons, 7 settembre, e Granville a Brunnov, 8 settembre, in Further Correspondenc.e respecting the War between France and Germany, cit., nn. 81, 87, 88, pp. 48, 53; Das Staatsarchiv, XX, nn. 4353, 4355, 4356, pp. 310, 311-312; Archives Diplomatiques 1871-72, II, nn. 423, 430, 431, pp. 518, 525-527. (4) -Nel registro della legazione di Londra: c de vos deux •. (5) -Cfr. n. 640 e nota 4 a p. 474. (6) -Nel registro della legazione di Londra: c qu'il fìt dire officieusement à Rome >.
689

IL MINISTRO A MADRID, CERRUTI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in TAVALLINI, II, p. 38)

T. 2928. Madrid, 7 settembre 1870, ore 17,15 (per. ore 14,50 dell'8).

L'Agent espagnol écdt de Rome qu'il y aura résistance, mais très-faible, contre les troupes italiennes, mais que les prélats et les Cardinaux entrevoient eux memes des garanties de tranquillité dans l'intervention. J'ai pu avoir lecture du télégramme de Sagasta à Montemar. Il ne dit pas de la~sser libre le Gouvernement italien, mais qu'il espère que le Gouvernement italien agira, comme par le passé, d'ap.rès les ,intérets de son pays. On m'a renouvelé disposi· tions bi:enveillantes.

690

IL MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

RISERVATA ED URGENTISSIMA n. 180. Firenze, 7 settembre 1870 (per. L' 8).

Ringrazio l'E. V. per la 'comunicazione che ebbe la cortesia di farmi colla nota a margine citata (2), intorno ai moti di Nizza Marittima.

Quanto al Generale Garibaldi sussiste che avrebbe chiesto al Comandante del R. Legno Nicastro di essere ,trasportato in Francia per offrire i suoi servizi a quel Governo.

Informato però della cosa, ho oggi stesso dichiarato in via telegrafica al Signor Prefetto di Sassari, come lo .stato di neutralità proclama1to dal Governo Italiano, non gli permette di aderire alla domanda del Generale Garibaldi, il quale del resto non è improbabile avesse realmente l'intenzione di reca,rsi a Nizza.

691

IL MINISTRO A PIETROBURGO, .CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 167. Pietroburgo, 7 settembre 1870 (per. il 15).

La mia ultima visita al Principe Cancelliere in Tzarskoé Selò ove egli trovasi presentemente con S. M. l'Imperatore, :fu anteriore agli ultimi avvenimenti di Francia che mutarono del tutto le sorti di quell'Impero. Onde che

nulla potrei fino a questo momento ;riferire all'E. V. di adeguato e di predso quanto è alla impressione che questo Governo ha rkevuta da sl luttuosi avvenimenti (1), attesa la temporanea assenza dello Czar condottasi in Mosca per pochi g1orni in occasione dell'anniversario della Sua inco.ronazione, ed aspettato in Pietroburgo oggi nel pomeriggio. Il Principe Gortschakoff non avrebbe potuto conseguentemente dirmi troppo più di quello che s·arò per riferire, non avendo per anche raccoUa sovra così gravi eventi la parola del Suo Sovrano.

Alle indicazionti. ·che io richiesi dal diplomatico Russo intorno alle pre.senti condizioni ed alla possibiHtà di una media~ione che fermasse la guerra e tutelasse la posizione del vinto, egli mi rispose che troppo risoluta e pervicace gli pareva la resistenza del governo di Prussia per potere in alcun modo sperare il buon successo di una pratica cosiffatta; che anch'egli avrebbe bramato di proteggere la Nazione Francese contro le pretese eccessive della Germania, e che ciò ba:amava così bene nell'interesse della dinastia minacciata, da interni ed esterni nemici, come della Francia s·tessa, che certamente l'Europa dovea desiderare fosse mantenuta nell'integrità del SIUO territorio, ma che la possibile attuazione di questi desiderj dipendeva da tali contingenze che egli né verun altro uomo di Stato non avrebbero potuto prevedere; e non mancò di soggiungere, che le cose si presentavano in tale aspetto da scemare ogni giorno più la speranza di un buon r1sultamento.

Gli domandai alt~esì se credeV"a possibile in un tempo più o meno prossimo la riunione di un Congresso. Fu oltremodo riservato nel dspondere a tale richiesta e stette solo contento al dir•e che «ad ogni modo per ora non bisognava parlarne ».

Continuai accennando aUo svolgersi degli avvenimenti, e attenendomi alle istruzioni dell'E. V., come fosse da evitare che il vincitore imponesse troppo duramente la sua legge, e risposemi con una cert'aria di rassegnazione e di sconforto, che ben J.o temeva anch'egli, ma che trattavasi di sapere fino a qual punto ciò sarebbesi potuto impedire, e che quanto al fatto nostro in particolare egli sapeva «non aver noi nulla a temere da questo Vincitore».

È pervenuto egualmente a mia notizia .che le comunicazioni del principe Gort:>chakoff agli altri miei colleghi consuonarono perfettamente con quello che a me disse e che dianzi ho riferito, onde da tutte queste com11Il1cazioni parmi si debba arguire, che l'attitudine del Governo Imperiale di Pietroburgo sia tale da non sperarne una pronta ed efficace cooperazione nell'interesse dell'equilibrio minacciato dalla guerra. Senonchè il viaggio dell'Imperatore a Mosca città in cui gli spiriti di nazionalità Russa poco benevoli alla Germania son molto più vivi, e gli abboccamenti che si credev•a Egli dovesse aver quivi con uomini raggaardevoli come il Cerkawski, Sindaco di quella città, avranno fonse potuto rattemprare in parte i suoi sentimenti troprpo favorevoli al Governo del Suo Regale Zio di Prussia: ed a ciò potranno senza dubbio molto contribuire gli ultimi e rovinosi faHi dell>a guerra ·e il rivolgimento degli ordini governativi in Parigi, per cui si rende più temibile l'influenza propagatrice deHa più ardita democrazia.

Ma quando bene i consigli della Russia fossero porti a Berlino cona maggiore istanza, poco sperabile ancora ne sarebbe a parer mio il buon riuscìmento. Ed in effetti, so 'con certezza che una lettera autografa in quest1 ultimi giorni, prima delle più recenti battaglie, fu indirizzata dallo Czar al Re Guglielmo, esprimendogli il desiderio che Egli avea dr veder la Prussia usar con temperanza delle sue vittorie e non imporre alla Francia l'umiliazione di guarentigie territoriali. Ed a tal lettera venne la risposta, a dir vero, poco soddisfacente, perciocché in questa il Re significava il suo proprio desiderio concordarsi del tutto coi sentimenti espressi dall'Imperatore Alessandro, ma che pur troppo Egli temeva avrebbero incontrato una resistenza poco superabile nelle passioni usurpatrici del popolo germanico e nel punto d'onore militare, oltre modo eccitati dai successi della guerrra.

(1) -Rapp. confidenziale 119, dell'8 settembre, che non si pubblica, ed. in L V 17 e, in trad, francese, in Archives Divlomatiques 1874, Il, pp. 49-51. (2) -Dispaccio n. 96, del 7 settembre, a firma Blanc: trascrizione dell'estratto di un rapporto riservato del 5 settembre del console a Nizza concernente un invito dei Nizzardi a Garibaldi a recarsi in quella città.

(1) Cfr. n. 617.

692

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 341/117. Londra, 7 settembre 1870 (per. il 22).

Mi pregio di accusarle ricevuta del tele.gramma (1), oggi pervenutomi, col quale V. E. m'incarica di sign:ificarle sollecitamente se l'Inghilterra riconosce il nuovo Governo francese, in seguito al suo .uso verso i Governi di fatto, e quali istruzioni essa abbia dato all'Ambasciatore Inglese a Parigi al quale la notificazione ufficiale del Governo provvisorio fu fatta come venne pur fatta al Signor Cavalier Nigra..

A conferma del telegramma speditole oggi stesso (2), ho l'onore di significarle ·che, avendo trattenuto _il Signor Conte Granville sopra questo soggetto, egli mi significò che aveva .ordinato !a Lord Lyons di rimanere al suo posto e di mantenere col Governo provvisorio francese delle comunicazioni meramente ufficiose e come un Governo meramente de facto (3). Nessun'altra istruzione speciale sarebbemi risultato essere stata data a Lord Lyons.

Sua Signoria mi soggiun.se che il Signor Marchese Lavalette lo aveva reso consapevole di aver consegnato l'Ambasciata francese in Londra al Signor Tissot, t a Segretario della stessa Ambasciata, e ·che il Signor Tissot ha già ricevuto l'incarico dal Governo provvisorio di Parigi di mantenere comunicazioni ufficiose col Governo Britannico.

A riguardo degli usi del Governo Inglese in queste circostanze, e che furono

da lui seguiti tanto a Parigi nel 1848 che all'epoca dell'ultima rivoluzione in

!spagna, V. E. potrà consultare utilmente ii rapporto Confidenziale del Signor

Conte Maffei, allora Incaricato d'Affari di questa Legazione, in data del 4 novem

bre 1869 N. 507 Politico.

Il Signor Conte Granville m'ha domandato se fosse vero che il Gove.rno Ita

liano aveva già riconosciuto la nuova Repubblica francese. Mostrai un po' dj

(:l) Tel. 2924, trasmesso il giorno 8, ore 0,05, per. ore 2,40, non pubblicato.

sorpresa per una tale domanda e dissi a Sua Signoria che le informBIZioni che io gli aveva in quello .stesso momento domandate mi pareva che escludessero chiaramente una tale rsupposizione.

Avendomi poi il Signor Conte domandato che cosa potesse temersi in Italia, come contraccolpo del rivolgimento politico interno della Francia, gli risposi, che se era possibile che in ralcuni speciali luoghi si facesse qualche tentativo e qualcuna di quelle dimostrazioni che si vedono di quando in quando in tutti i paesi, e che nessuno d'essi può prevenire, era però mio avviso ben fermo ch'essi non avrebbero avuto alcuna importanza e sì perchè il partito Repubblicano aveva poca radice in Italia, come pure perchè il Governo era ben determinato a far rispettare, coi validi :mezzi che sono in suo potere, l'ordine e la Legge e che perdò aveva fatto ~arrestare e che teneva in prigione il Mazzini capo di quel partito. Non dissimulai però al Signor Conte che, nelle mani di codesto partito, la questione di Roma era un:a potente leva ed un istrumento da esso adoperato contro il Governo e che perciò, e :massime nelle presenti cir,costanze, era dovere del Govexno di preoccuparsene anche da questo punto di vista.

(1) -Cfr. n. 678. (3) -Cfr. Granville a Lyons, 5 settembre, in Further Correspondence respecting the War between France and Germany, cit., n. 71, p. 45; Das Staatsarchiv, XX, n. 4351, p. 309; Archive~ Dip!omatiques 1871-72, II, n. 413, p. 510.
693

VITTORIO EMANUELE II A PIO IX

(Ed. in Gazzetta Ufficiale, 20 settembre 1870; e in PIRRI, pp. 269-271) (1)

Firenze, 8 settembre 1870.

Beatissimo Padre, con affetto di figlio, con fede di cattolico, con lealtà di ll"e, con animo di italiano, m'indirizzo ancora, come ebbi a fare altre volte, al cuore di Vostra Santità.

Un turbine pieno di pericoli minaccia l'Europa. Giovandosi della guerra che desola il centro del cootinente, il partilto della rivoluzione cosmopolita cresce di baldanza e di audada, e prepara, specialmente in Italia e nelle provincie ,governate da Vostra Santità, le ultime offese alla monarchia ed al papato.

Io ~so, Beatissimo Padre, che la grr-andezza dell'animo vostro non sarebbe mai minore della grandezza deghl reventi, ma essendo io re cattoUco e re iJtaliano e, come tale, custode e garante, per disposizione della Divina Provvidenza e per volontà della Nazione, dei destini di tutti gli Italiani, io sento il dovere di prendere, in faccia all'Europa ed alla Cattolicità, la responsabilità del mantenimento dell'ordine e della sicurezza della Santa Sede.

Ora, Beatissimo Padre, le condizioni d'animo delle popolazioni dalla Santità Vostra governate, e la presenza fra loro di truppe straniere venute con diversi intendimenti da luoghi diversi sono un fomite di agitazioni e di pericoli a tutti evidenti. Il caso e l'effervescenza delle passioni possono condurre a violenze e ad un'effusione di sangue, che è mio e vostro dovere, Santo Padre, di evitare e di impedire.

n. -4317, pp. 267-268; Archives Dip!omatiques 1874, II, pp. 45-47; BASTGEN, op. cit., II, pp. 644-645.

Io veggo la indeclinabile necessità, per la sicurezza dell'ItaHa e della Santa Sede, che le mie truppe, già poste a guardia dei confini, si inoltrino ad occupare quelle posizioni che saranno indispensabili per la sicurezza della Vostra Santità e pel mantenimento dell'ordine.

La Santità Vostra non vorrà vedere in questo provvedimento di precauzione un atto ostile. Il mio Governo e le mie forze si restringeranno assolutamente ad un'azione conservatrice e tutelare dei diritti facilmente conciliabili delle popolazioni romane coll'inviolabilità del Sommo Pontefice e della sua spirituale autorità, e coll'indipendenza della Santa Sede.

Se Vostra Santità, come non dubito, e come il suo sacro carattere e la benignità dell'animo suo mi dà diritto a sperare, è inspirato da un desiderio, eguale al mio, di evitare ogni conflitto e sfuggire al pericolo di una violenza, potrà prendere col Conte Ponza di San Martino, che le recherà questa lettera e che è munito delle istruzioni opportune dal mio Governo, quei concerti che meglio si giudichino conducenti all'intento desiderato.

Mi pe·rmetta la Santità Vostra di .sperare ancora che il momento attuale, così solenne per l'Italia ·come per la Chiesa e per il Papato, aggiunga efficacia a quegli spiriti di benevolenza, che non si poterono mai estinguere nell'animo Vostro verso questa terra, che è pur Vostra patria, e a quei sentimenti di conciliazione che mi studiai sempre con instancabile perseveranza traduii're in atto, perchè soddisfacendo alle aspirazioni nazionali, il capo della cattolicità, circondato dalla devozione delle popolazioni italiane, conservasse sulle sponde del Tevere una sede gloriosa e indipendente da ogni umana sovranità

La Santità Vostra, liberando Roma da truppe straniere, togliendola al pericolo continuo di essere il campo di battaglia dei partiti sovversivi, avrà dato compimento all'opera meravigliosa, restituita la pace alla Chiesa e mostrato all'Europa spaventata dagli orrori della guerra come si possano vincere grandi battaglie ed ottenere vittorie immortali con un atto di giustizia e con una sola parola d'affetto.

Prego Vostra Beatitudine di volermi impartire la sua apostoHca benedizione, e riprotesto alla Santità Vostra i sentimenti del mio profondo rispetto (1).

Cesare Correnti, e conservato in AVV, mazzo 2, fase. 2-lQ,R.

c Beatissimo Padre!

Io già altre volte, e sempre con affetto e riverenza figliale, ebbi a ricorrere al cuore di Vostra Santità: ma non m'occorse mai di farlo con tanta commozione d'animo, quantoin questo momento. La mia devozione per Vostra Santità, la devozione della mia Casa per la Sedia Apostolica sono note a tutti: e Vostra Beatitudine non può ignorare come io nessuna cosa più vivamente desideri, che di veder la Santa Chiesa Romana, a cui i popoli cristiani soJevano dare il nome dolcissimo di Madre, riacquistare quell'impero che è grato a Dio, l'impero su le anime, che è più desiderabile d'ogni potenza materiale, e ottenere quella indipendenza spirituale che è necessaria alla libertà e alla salute del genere umano.

Ma è troppo vero, e Vostra Santità ne ha più volte fatte pubbliche lamentazioni, che i tempi corrono sempre più ritrosi all'esercizio della podestà ecclesiastica; della quale contrarietà io non cercherò le cagioni, rimettendomene come figlio e come cattolico al giudizio della Santità Vostra. Quello che mi è chiarissimo però, e che io debbo dichiarare come depositario ed esecutore dei voti della nazione italiana, gli è che la deplorevole nemistà, la quale dura da dieci anni ornai tra il Governo di Vostra Santità, a cui fu commessa l'amministrazione d'una parte nobilissima della penisola, e il Governo nazionale non è più comportabile. L'interesse della Chiesa richiede che i Suoi Ministri, banditori di una legge di carità e di pace, non possano essere quasi per necessità riguardati come parteggiantid'una po.tenza nemica, e seminatori di discordie civili: l'interesse dello Stato, che ha bisogno di assodare l'ordine pubblico e di calmare le passioni sovversive, togliendo loro ogniragionevole pretesto, impone di allontanare ogni sospetto di pericoli di straniere ingerenze.

(1) -Riprodotta, in TAVALLINI, li, p, 44; CADORNA, pp. 36-38; e, in trad. francese, in Correspondence respecting tlw Affairs of Rome, cit., n. 34 allegato, pp. 35-36; Das Staatsarchiv, XX,

(1) Cfr. un progetto di questa lettera, proposto dal Ministro dell'Istruzione Pubblica,

694

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL ;MINISTRO A LONDRA, CADORNA

T. 1325. Firenze, 8 settembre 1870, ore 1,45.

Nigra télégraphie (1) que le nouveau Gouvernement français est au fond convaincu de Pimpossibilité de continuer la guerre quoiqu'il soit engagé à J:a poursuivre à outrance. Ils sont tdisposés à traiter sur oose d'intégrité territoriale. Minghetti télégraphie (2) que l'Autriche a sondé le Cabinet de Berlin sur ses dispositions. Voyez ce que l'Angleterre croit qu'on peut faire d'accord pour faciliter et hater les négociations de paix.

695

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. 1326. Firenze, 8 settembre 1870, ore 2,15.

Merci de votre lettre (3). Je vous télégra[Jhie personnellement et en confidence pour éviter retards. Demain partira Ponza di S. Martino porteur d'une lettre au Pape (4), où le Roi s'explique respectuesement dans un sens conservateur et tutélaire, réservant toute question politique et ecclésiastique. Il est possible qrue nos troupes entrent un de ces premiers jours. On s'arretera !Sous les murs de Rome si la ville fait mine de résistance, mais les romains disent qu'après un

Consideri Vostra Santità quale sia la nuova legge dei tempi, che la Provvidenza ci manifesta colla irresistibile costanza di fatti che pajono miracolosi. Ciascuna stirpe, ciascuna gente, ciascuna nazione s'accoglie, si ordina e si afforza in un solo corpo omogeneo.La geografia e la lingua diventano le basi del nuovo diritto, che prima crea la pace interna, la concordia, la libertà civile, e pescia, attraverso pur troppo a formidabili conflitti, che correggono gli errori della storia passata, giungeranno a stabilire la concordia e la pacefra tutti i popoli d'Europa. Vostra Santità, come Capo della Chiesa Universale, ha una grande missione da compiere. Io per dovere, per elezione, per necessità devo compiere la mia missione, più modesta certamente, che è quella di assicurare l'unione e la concordia di tutte le parti d'Italia, e di dare salde fondamenta alla ricostruzione nazionale.

La Convenzione, che io avevo conclusa colla Francia, ed alla quale il Governo di Vostra Santità non volle prender parte, aveva sostanzialmente due fini: assicurare la indipendenzadella Santa Sede; impedire che lo Stato Romano potesse mai divenire una minaccia perl'unità italiana.

I nuovi casi che riempiono di stupore il mondo e mutano le condiz,ioni politiche d'Europa, mi obbligano, Santità, a provvedere immediatamente alla sicurezza d'Italia, occupando militarmente le Provincie Romane, allo scopo non solo di integrare la difesa del Regno, ma anche di assicurare la incolumità del territorio pontificio, che le mie milizie e le mie navi non avrebbero potuto più a lungo custodire, disseminate sulla disagiata frontiera e lungo le impetuose marine.

Io supplico Vostra Santità di non considerare codesta misura di precauzione come un atto ostile. Il mio Commissario e plenipotenziario riceverà dalla Santità Vostra tutti gli ordini, che Le piacesse dargli, perchè l'occupazione militare di quella parte del territorio pontificio che è indispensabile ad assicurare la inviolabilità del suolo nazionale, venga eseguita con tutti que' riguardi, che fossero necessari ad evitare inutili e dolo.rosi conflitti.

Quanto all'indipendenza ed alla Sovranità della Santa Sede io dichiaro nel modo piùsolenne d'essere nel fermissimo proposito di non tollerare che vi si porti scemamcnto o danno. La Santità Vostra può per questa parte dettare le condizioni; esse saranno sottoposte alla guarentigia del diritto pubblico e delle genti. .

La Santità Vostra, da cui pigliò le mosse l'italica resurrezione, liberando Roma dalla occupazione straniera, avrà dato compimento all'opera meravigliosa, restituita la pacealla Chiesa, e mostrato all'Europa, spaventata dagli orrori della guerra, come si possano vincere grandi battaglie ed ottenere vittorie immortali solo con un atto di giustizia e con una sola parola d'affetto ».

ou deux jou11s de notre préSience devant Rome, le Gouvernement et ses troupes se dissoudront. L'a difficulté est plus grande pour Civitavecchia qu'on bloquera probablement. L.es instructions de Cadorna sont d'éviter la canonnade, et autant que pos.sible l'effusion du sanjg. On ne sait avec certitude si l•e Pape fuira à bord d'une frégate Anglaise qu'a permission de l'accueillir ou s'il restera. Nous avons télégraphié à Londres (1) pour savoir si on peut s'entendre pour aider aux négociations de paix. Nigra télégraphie (2) que Favre laisse le Gouvernement libre d'agir.

(1) -Cfr. n. 670. (2) -Cfr. n. 684. (3) -Cfr. n. 660. (4) -Cfr. n. 693.
696

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1338. Firenze, 8 settembre 1870, ore 11,30. Veuillez préparer et faire constater exact par J. F·avre un ll"apport qui ne sera pas publié mais qui nous servira à l'occa·sion à prouver au Gouvernement

qui succèdera au rprovisoire que nous nous sommes mis en règle au point de vue de nos devoirs internationaux (3).

697

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL SOTTOPREFETTO DI SAN REMO,

T. 1339. Firenze, 8 settembre 1870, ore 12,05. Trasmetta al R. Console in Nizza per mezzo skuro il seguente dispaccio : «Nelle presenti congiunture, Ella deve usare estrema prudenza, astenersi da ogni atto che non sia di pura amministrazione, ed in ogniJ caso far prova della

massima moderazione ·vell"so gli agitatori, mantenendo rapporti ibenevoli colle autorità del paese » (4).

698

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1340. Firenze, 8 settembre 1870, ore 13,30.

Je vous ai déjà autorisé (5) à répondre officiellement aux communications officielles qui vous semient adressées. DHes moi si vous ne croyez pas suffisant de vous tenir sur la meme Ugne que le Gouvernement Anglats.

(1) -Cfr. n. 694. (2) -Cfr. n. 700. (3) -Cfr. n. 720. (4) -Cfr. n. 657. (5) -Cfr. n. 642.
699

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL CONTE \PONZA DI S.AN MARTINO

(Ed. in Gazzetta Ufjìciale, 11 settembre 1870; Le Carte di Giovanni Lanza, VI, pp. 80-81) (1)

Firenze, 8 settembre 1870.

Ella è incaricata di recarsi a Roma latore di una lettera di S. M. H Re al Sommo Pontefice Pio IX (2), nel momento solenne in cui il Governo del Re è chiamato dagli interessi dell'Italia e della Santa Sede, a prendere i provvedimenti necessarii alla sicurezza del territorio nazionale. S. M. il Re, custode e garante dei destini italiant, ed altamente interessato, come cattolico, a non abbandonare la sorte della Santa Sede e quella d'Italia a pericoli, che il coraggio del Santo Padre sa•rebbe troppo dtsposto ad affronta·re, sente il dovere di prendere, in faccia all'Europa ed alla Cattolicità, la responsabilità del mantenimento dell'ordine nella Penisola, e della ,sicurezza della Santa Sede.

Il Governo del Re mancherebbe al proprio compito, se aspettasse a prendere le risoluzioni più confacenti a questo ·scopo, che l'agitazione conducesse a gravi disordini ed alla effusione del sangue.

Ci riserviamo adunque di far entrare le nostre truppe nel territorio romano, quando le circostanze 'ce lo dimootr1no necessario, lasciando alle popolazioni la ·cura di provvedere alla propria ammini.s·trazione.

II Governo del Re e le sue forze si restringono assolutamente ad un'azione conservatoria ed a tutelare i diritti imprescrittibili de1 Romani e degli interessi che ha il rmondo cattolico alla intera indipendenza del Sormmo Pontefice.

La·sciando non pregiudicata ogni ques-tione politica che possa essere sollevata dalle manifestazioni libere e pacifiche del popolo ·romano, il Governo del Re è fermo nell'assicurare le ,garanzie necessarie alla indipendenza spirituale della Santa Sede, a farne anche argomento di future trattative fra l'Italia e le potenze interessate.

Sarà cu~a di V. S. di far intendere al Santo Pontefice quanto solenne sia il momento attuale per l'avvenire della Chiesa e del Popolo. Il Capo della Cattolicità troverà nelle popolazioni italiane •Una profonda devozione, e conserverà sulle sponde del Tevere una sede onorata ed indipendente da ogni umana sovranità. Sua Ma•està si dirige al Pontefice coll'affetto di figlio, colla fede di ca,ttolico, JCon animo di Re e di italiano.

Sua Santità non respingerà, in questi tempt minacciosi alle più venerate

istituzioni ed alla pace dei popoli, la mano che lealmente gli si stende in nome

della religione e dell'Italia.

(1) -Già riprodotto, in trad. francese e con data 29 agosto, in Correspondence Tespecting the A:ffairs of Rome, cit.. ~n. 28 allegato I, p. 26; Das Staatsarchiv, XIX, n. 4315, p. 266; in francese e con data 8 settembre, in ATchives Dipìomatiques 1874, II, pp. 51-52; CADORNA, op. cit., pp. 38-39; BASTGEN, op. Cit., li, pp. 643-644. (2) -Cfr. n. 693.
700

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (Ed. in TAVALLINI, Il, pp. 38-39)

T. 2921. Parigi, 8 settembre 1870, ore 0,02 (per. ore 0,45).

J'ai vu M. Favre. Je lui ai fait part de:s dispositions bienveillantes du Gouvernement italien, et je l'ai assuré que >l'Italie éta!it prete à ,se joindre aux autres puissances 't)our proposer une médiation. Quant à la question romaine, je lui ai d!it que les événemens en Europe, en Italie, et sur le territoire pontificai, avaient décidé le Gouvernement du Roi à user de la liberté d'action stipulée en 1864, pour occuper Je territoire pontificai, et que je l'en prévenais l!oyalement afin que le Gouvernement français, si cela lui convenait, put prendre l'initiative de rappeler la légion d'Antibes, de dénoncer la Convention. du 15 Septembre, et d'attachea.->Son nom à l'abolition du pouvoir temporel. M. Favre me répondit que, quant à la légion d'Antibes, H aviserait, mais que pour le reste, il lui semble préfémble de laisser agir le Gouvernemerut du Roi, et de ne pas engager l'action et l'opinion de la France. Vous voilà dane, sinon complètement dégagés, du moins libres d'agir. Faites-le avec habilité, avec prudence, en ménageant les sentiments de la France, mais faites-le avec promptitude, et surtout avec de telles forces, que toute résistance soit impoSISible, car il serait malheureux de répandre du sang et surtout de prolonger la lutte. Il serait aussi utile d'agir de façon à ce que le Pape ne quitte pas RQIIlle. En meme temps, tàchez d'etre bienveillants envers le nouveau gouvernement, et ne soyez pas les derniers à le reconnaitre. C'est là un point important, ainsi que celui de faire tous les efforts pour une médiation.

701

IL CONSOLE GENERALE A MARSIGLIA, STRAMBIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2926. Marsiglia, 8 settembre 1870, ore 11,25 (per. ore 12,05). Par mesure intéressanlt la sureté, il est urgent de faire rapatrier la multitude d'italiens sans travail. Les ressources de la société de bienfaisance seront bientòt épuisées. Je prie V. E. de m'autoriser à y suppléer exceptionnellement pour compte du gouvernement, dans la mesure qui sera nécessaire. L'Agent Consulaire à la Ciodad signale que les italiens font des manifestations, ont arraché l'écus:son, et menacent d'enfoncer la :porte de san habitation. Je lui ai écrit de s'adresser à l'autorìté. Le vice Oonsul (à Toulon?) me demande par dépeche des nouvelles d''Italie.

J'a·i déjà répondu que les bruits courants n'ont aucun fondement. Les attroupements devant le Consulat continuent.

702

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2930. Parigi, 8 settembre 1870, ore 0 (per. ore 19,15).

Favre que je viens de voir vous saurait gré de faire fa:ire une démarche officieuse auprès de Prusse pour lui demander si elle est disposée à traiter de la paix et à quelles conditions. Le Gouvernement autrichien a du ou doit faire une démarche semblable. Veuillez me télégraphier (1).

703

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2931. Londra, 8 settembre 1870, ore 15,40 (per. ore 20,40).

Je reçois vingt quatre heures après son expédition votre télégramme d'hier matin (2) qui me dit ce que le Chevalier Nigra vous a télégraphié (3). Je pense que mon télégramme d'hier soir à ce sujet (4) a prévenu votre désir et que vous ne croirez pas qu'après ma conversation: d''hier avec Granville j'en fasse une aut!re sur le meme sujet * ce qui serait au moins inutile* (5). L'Angleterre ne bougera pas encore à l'état des choses. J'ai reçu autre télégramme en toutes lettres (6), je vais le communiquer confidentiellement à Granville et je ferai mettre à ce sujet un entrefilet dans le Times.

704

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2932. Vienna, 8 settembre 1870, ore 5 (7) (per. ore 21,10).

L'opinion publique se prononce ici très favorablement à l'occupation de Rome. La plus part des journaux parlent de la fin du pouvoir temporel comme d'une nécessité désormais reconnue par tout le monde. Ruspoli est ici, il abonde dans le meme sens, il est pret à revenir quand vous voudriez.

(1) -Cfr. n. 715. (2) -Cfr. n. 694, che peraltro risulta trasmesso nella notte fra il 7 e 1'8 settembre. (3) -Cfr. n. 670. (4) -Cfr. n. 687. (5) -II brano fra asterischi manca nel registro della legazione di Londra. (6) -Si tratta probabilmente del tel. pubblicato al n. 683. (7) -Ovvero 17? L'ora di partenza manca nel testo del registro del Ministero. Si trova in quello conservato in AVV.
705

IL .MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2937. Londra, 8 settembre 1870, ore 23,15 (per. ore 6,25 del 9).

Granville a demandé Ambassadeur Prussien si dans le cas que le Gouvernement français désirait transmettre des messages relatim à ·la paix, la Prusse aimerait que Granville s'en charge, comme il l'a déjà fait, en se faisant intermédiaire entre les belligérants *pour des communications moins graves * (1). Granville a informé Lord Lyons de l'assentiment de l'Ambassadeur prussien et de sa propre d1sposition à s'y preter. Il lui a ajouté que le Gouvernement britannique ne tenterait pour,tant pas une médiation ni seui, ni avec les autres Puissances neutres, qu'à la condition qu'il put croire qu'elle serait agréée par les deux belligérants et qu'il y eut une base sur laquelle ils consentiraient à négocier. Comte Appony a reçu aujourd'hui autorisation d'accepter l'a.ccord pour la neutralité tel que nous l'avons fait.

706

IL MINISTRO A MADRID, CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2938. Madrid, 8 settembre 1870, ore 19,20 (per. ore 12,05 del 9).

Sa.gasta vient de me dire que dans Conseil des Ministres réuni hier tous ses collègues ont approuvé la réponse verbale qu'il m'avait donnée à la lecture de votre télégramme (2). Espagne se bome à nous demander indépendance spirituelle et sécurité personnelle du S. Père.

707

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 643. Berlino, 8 settembre 1870 (per. il 13).

Napoléon III continue à etre l'objet des meilleurs soins au Chateau de

Wilhelmshohe et cela au point qu'on entend des expressions de surprise comme

si la juste mesure était dépassée. On veut presque voir dans un pareil trai

tement un indice que le Cabinet de Berlin cherche, pour autant qu'il dépend

de lui, à co,nserver à ce Prince un certain prestige pour le cas où un retour

de fortune, quelque peu probable qu'il soit aujourd'hui, le ramènerait au pouvoir.

Que tel soit le désir ici, on serait presque induit à le croire d'après certains propos du Comte de Bismarck lesquels m'ont été confirmés par un de ses proches parents et par le Minist~ de l'Intérieur. Quand la Fran.ce courbée sous les désastres et épuisée par l'occupation étrangère, aura perdu toutes ses illusions, elle devra se résigner à subilr les conditions du vainqueur. Il pourrait alors se produire une réaction impérialiste parmi les popula:tions des cam

pagnes jusqu'ici assez dévouées aux Napoléons. Ce ne serait pas I'Allemagne qui y ferait obstacle, ca·r une république n'aurait pas l'autorité nécessaire pour modérer les passions politiques, et les Orléans voudraient gagner leurs éperons dans une revanche. L'Empereur Napoléon aurait au contraire des idées assez prartiques pour ne pas tenter de nouveau l'aventure, et se contenterait d'assurer le sort de sa Dynastie.

D'un autre còté Napoléon III aurait pu s'échapper de Sedan aussi bien que de Metz. S'il a cependant préféré se cons:tituer prisonnier de guerre, iJ. y aura eu quelque calcul de sa part. Ne pouvant, sous le coup d'une aussi grave défaite, rentrer à Paris sans danger, sa position devenait meilleure relaHvement parlant comme prisonnier d'un Roi iChevaleresque, que s'H avait été fugitif en Belgique ou en Angleterre. Far la grandeur de son infortune il faisait appel aux sentiments de magnanimité de Sa Majesté Prussienne, et telle circonstance pourrait se produire où 11 sauv·erait encore le trone pour lui ou pour son fils. Le Chàteau de Wilhelmshohe, comme le donjon de Ham, lui appara1t peut-etre comme une des fatalités de sa vie, et peut-etre aiU:SISi •comme une des étapes de sa fortune. Il n'est pas hors de propos de rappeler ici ce que le captif de Ham écrivaH le 13 Janvier 1841.

« J.e suis dd à ma piace. Aver: le nom que je porte, il me faut l'ombre d'une prison ou la lumière du pouvoir ». n ne croyait donc pas que sa naissance lui permit de (l'CSter dans l'oisiveté et la résigna.tion de l'exil. Recule'r pour avancer, a souvent été sa tactique.

Les arrières-pensées attribuées à tort ou à raison au Cabinet de Berlin, les ·calculs présumés de l'Empereur ne semblent pas, dans les conjonctures actuelles, avoÌ!t' des cha.nces de .se réaUser. Il faudrait que 1a démocratie qui gouverne maintenant à Paris, tournàt à la démagogie, au socialisme, et se mit tellement à dos l'opinion publique que comme ressource extreme du salut de la• :société, on dut recourir à un deux Décembre pour échapper à un 93. Pour l'exécution d'une semblable mesure jetterait-on alors les yeux sur un personnage dont la réputation a été si :fiort amoindrte :par les dernières entreprises de son règne?

Il ne nous est pas donné de connaitre !es secrets de l'avenir. Mais il m'a paru utile de rapporter une vevsion d'après laquelle la Dynastie Napoléondenne serait en quelque sorte tenue en réserve pour de futures combinaisons. S'il était en effet le candidat préféré de la Prusse, à fortiori serait-il le nòtre; car presque seul parmi ses compatriotes s'est-il montré l'ami de notre cause. S'il devait jamai:s ·contre le calcul des probabilités, repaTaitre sur la scène, tout porte à croire qu'il vivrait dans de bons termes avec le Hoi de Prusse à ia veille de devenir Empereur d'Allemagne, et que meme il chercherait dans ce pays un appui contre les partis intérieurs. Ce serait une raison de :plus pour nous, tout en suivant une politique essentiellement italienne, de nous rapprocher toujours davanta,ge du Cabinet de Berlin qui pe11sonnifie désormais une grande nation. L'Autrkhe aussi, dans un intéret de conservation pour ses provinces allemandes, devra modifier .s·es allures et éviter par conséquent tout ce qui pourrait jeter un faux jour sur sa politique vis-à-vts de la Prusse. C'est :peut-etre à ce mouvement de conversion qu'il faut attribuer le bQ'uit qui se répand depuis peu que la ;position du Comte de Beust 1serait très-ébranlée. En effet chaqiUe Etat aiUra plus que ;par le passé à compter avec •la Puissanee appelée à jouer le premier ròle sur le continent. C'est là une situation à laquelle il convi.ent de se préparer pour en tirer le meilleur profit.

Le Secréta1re d'Etat m'a fait •compliment sur l'attitiUde si parfa,itement digne de Madame la Princesse Clotilde. «Bon sang, disait-il, ne peut mentir».

(1) -Il brano fra asterischi manca nel registro della legazione di Londra. (2) -Per il tel. Visconti Venosta, cfr. n. 646. Per la risposta di Sagasta, cfr. n. 689.
708

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 342/118. Londra, 8 settembre 1870 (per. il 22).

Avendo avuto occasione di conversare con Lord Granville credetti opportuno di prendere ancora a soggetto la guerra, che deplorabilmente si sta continuando, considerata dal punto di vista diplomatico e degli interessi Europei.

Con mio telegramma di ieri sera (1) ebbi l'onore di renderle conto di questa mia conversazione.

Stamani rLcevetti il telegramma da V. E. speditomi ieri mattina verso il mezzodì, il quale mi giunse perciò 24 ore dopo la sua consegna a Firenze (2). Con esso V. E. mi partedpava che il Signor Cavalier Nigra le telegrafava che il nuovo Governo francese era, nel fondo, convinto dell'impossibilità di continuare la gue;rra quantunque egli sia impegnato a proseguirla a qualunque costo; ch'esso era disposto a trattare sopra la base dell'integrità territoriale; che il Signor Cavalier Minghetti tel:egrafava che l'Austria aveva esplorato il Gabinetto di Berlino intorno alle sue disposizioni. Per ultimo El:la m'incaricava di vedere ciò che lTnghilterra crede che ora si possa fare per facilitare ed affrettarre le negoziazioni per la pace.

A ciò risposi or ora con telegramma indirizzato a V. E. (3) col quale, annunziandole H rita,rdo dell'arrivo di questo di Lei telegramma, e l'liferendomi al mio telegramma d'ieri, le espressi la mia credelliZa, che questo mio telegramma avesse prevenuto il di lei desiderio e ch'El!la, dopo averlo ricevuto, non avrebbe desiderato ch'io tenessi tosto nuovo discol'lso su questo soggetto ancora oggi a Lord Granville, po1chè, pel meno, dò sar~ebbe stato inutile. Le soggiungeva ch'io teneva per fermo che, netllo ,stato attuale delle cose, l'Inghilterra non si sarebbe mossa allo scopo d'una mediaz1one e della pace.

Stamane stesso poi mi pervenne l'altro di Lei telegramma in lettere (4), col quale m'informava che neHe principali città della Francia si era blsamente annunziato che la repubblica era stata proclamata d.n Ita,Ya, dove, al contrario, l'ordine era perletto; ~che ·si era tentato di .strappare l'armi Reali al Consolato di Marsiglia, che si era •obbligati di ~custodire giorno e notte; che una deputazione di oittadini di Nizza era di colà partita per pregare Garibaldi d'andare a proclamare a Nizza la Repubblica 1ta,Jiana; che il Governo del Re r1spondeva del mantenimento dell'ordine nel Regno, e ·che, venendone il caso, avrebbe preso tutte le misure indispensabili per .garenttrlo sul territorio Romano.

Perciò, collo stesso mio telegramma sopra detto di stamane, le accusai pure la ricevuta di questo suo telegramma, annunziandole che ne avrei fatta la comunicazione confidenziale a Lord Granville e che avrei procurato di far pubblicare nel Times una traduzione di queste notizie, il che tutto ho tosto mandato ad effetto.

Mi occorre ora di esporle il risultato della conversazione avuta ieri con Lord Granville, cui si riferisce n predetto mio telegramma di ieri a sera. Avendo detto a Sua Signor:ia ch'io aveva ricevuto da V. E. nuove assicurazioni a riguardo del desiderio del Governo del Re di procedere d'accordo col Governo Inglese, ed avendogli chiesto se, dopo l'ultima conversazione che aveva avuta con lui, nulla fosse intervenuto a modificare lo stato delle cose ed il punto di vista da ·cui egli l'aveva apprezzato, mi rispose che le cose trovavansi, per questo riguardo, nello stesso stato e ·ch'egli continuava. a riputare inopportuna ogni attuale inge~enza delle Potenze .per una mediazione. Gli chiesi se non potesse prevedersi il caso che, non avendo le Potenze neutre fatto preventivamente alcuno scambio d'idee allo scopo d'intendersi, lo scioglimento rimanesse quasi abbandonato al caso, e con esso i .grandi interessi generali che eventualmente potrebbero esservi complicati. Egli mi rispose che certamente egli non credeva ·che l'Europa potesse abbandonare al caso la tutela degli interessi generali che vi potessero essere, ma che egli credeva che anche le cose buone fosse meglio di non spingerle con troppa fretta.

Avendo per qualche notizia avuto ragione di credere che alcune comunicazioni vi fossero fra la Russia e l'Austria allo scopo di prendere accordi scambievoli sul soggetto della mediazione, chiesi al Signor Conte se fosse a sua cognizione che fra alcuna delle Potenze neutre si trattasse un tal soggetto. Sua Signoria mi rispose che non lo credeva, sebbene qualche parola abbia potuto intervenire in via di semplice discorso.

Debbo ora soggiungerle che mi ri·sulta in modo certo che la riserva da Sua Signoria. osservata a nostro 11"1g'uard:o nelle sue relazioni in questo importante affare, fu pure da lui adoperata in modo identico colle altre grandi Potenze neutrali. Mi consta che il Rappresentante d'una d'esse, avendo chiesto al Signor Conte Granville se almeno gli potesse dire ·che, venendo il caso d'una mediazione lo awebbe tenuto Lnformato di ciò che fosse per fare l'Inghilterra, egli declinò di prendere anche questo impegno, dicendo ch'erasi inteso nel Gabinetto di non assumersi alcun legame di nessuna sorta. Il Signor Conte avrebbe soggiunto, che se le altre Potenze avessero agito senza il concorso dell'Inghilterra per procacciare la pace, l'Inghilterra non l'avrebbe avuto a male, ed avrebbe solo desiderato che riuscissero.

Nel predetto mio telegramma d'ieri sera Le soggiungeva che la mia impressione era che l'Inghilterra non si sarebbe messa avanti per una mediazione se una delle Potenze belligeranti non l'avesse domandato od almeno se essa non avesse manifestato iii sentimento della necessità di fare la pace.

Ma il nuovo telegramma che Le ho spedito or ora (1) avrà fatto conoscere a

V. E. che ·anche ciò non basterebbe per determinare l'Inghilterra ad iniziare e neppure ad a,ssociarsi ad una mediazione.

SOl

37 -Documenti di.plomatici -Serie I -Vol. XIII

Di fatto con codesto telegramma, annunziandole una comunicazione fattami confidenzialmente da Lord Granvil!le, Le ho significato che Sua Signoria aveva domandato al Signor Conte di Bernstorff se, nel caso che il Governo Francese desidera,sse di trasmettere un messaggio relativo alla pace, il Governo Prussiano desidererebbe che Sua SignorJa se ne incaricasse nello stesso modo col quaie aveva già trasmesso all'uno e all'altro dei belligeranti comunicazioni da parte di Cliascuno di essi sopra materie di minore importanza.

Sua Signoria ha informato Lord Lyons de.lil'assentimento del Signor di Bernstorff e della disposizione di Sua Signoria stessa a ciò fare. Il Signor Conte Granville aggiunse a Lord Lyons che il Governo di S. M. la Regina non vorrebbe tentare nè da solo nè colle altre Potenze neutrali di offri~e una mediazione a meno ch'esso avesse ragione di credere che la medesima sarebbe accettabile ad ambedue le parti; e che vi sia una base sulla quale entrambe consentiiSsero di negozime.

Ciò che risulte·rebbe da questa dichiarazione sarebbe pertanto, (a quanto parmi evidente) che le basi debbano in prima essere concertate fra i due belligeranti soli, e che la mediazione non potrebbe avere per soggetto che l'applicazione di basi già da essi accettate e sempre colla condizione che, anche in tal caso, la mediazione sia accettata da ambedue le parti. V. E. apprezzerà quale sia, allo sta.to delle cose, la portata d'un sistema col quale Sua Signoria, pur mantenendosi libera da ogni impegno, e pur limitandosi a dire ciò che il Governo Britannico non farà, parmi che abbia incominciato ad uscire, per certi riguardi, dahla riserva fin qui osservata.

Io non ho argomento per presumere ciò che l'Inghilterra farebbe, anche all'infuori di una mediazione, se le trattative di pace lasciate alle sole due Potenze belligeranti potessero compromettere qualche generale interesse dell'Europa. L'assoluta riserva di questo Governo impedisce pure di poter prevedere in quali casi l'Inghilterra fosse per considerare compromesso un interesse generale Europeo. Parmi però certo che la comunicazione sopra indicata di Lord Granville, riguardante il caso d'una mediazione, non impllichi punto il caso che ora ho indicato e non indichi neppure ciò che in tal caso l'Inghilterra non ja1·ebbe.

Dopo la comunicazione suddetta di Sua Signoria, riguardante l'attitudine astensiva del Governo Britannico a riguardo d'une mediazione, V. E. vedrà s'io mal m'appongo pensando che ogni istanza diretta a far uscire questo Governo da un tale proposito sarebbe inutile e fors'anche nociva.

(1) -Cfr. n. 687. (2) -Cfr. n. 694 che risulta peraltro trasmesso nella notte fra il 7 e 1'8 settembre. (3) -Cfr. n. 703. (4) -Cfr. n. 680.

(1) Cfr. n. 705.

709

IL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (Ed., come estratto, in L V 17, p. 14) (1)

R. 167. Monaco, 8 settembre 1870.

Esco in questo momento dal Conte di Bray. Egli mi disse riconoscere la connessione che hanno i gravi avvenimenti .politici compiutisi in Francia colla so

luzione della questione romana e col dovere che ha il Governo del Re di impedire i disordini che possono accadere nella penisola; che fa voti perchè il principio monarchico possa essere da noi mantenuto intatto, rappresentando questo una questione d'ordine sociale che purtroppo minaccia molti paesi. Il Ministro degli Esteri mi disse che le basi che proporrebbe l'Italia alla S. Sede onde addivenire ad una soluzione definitiva della questione romana, gli sembrerebbero tali da dover essere accettate a Roma, e che per parte sua nell'interesse della religione come del Papato ravvisa che il Pontefice dovrebbe eliminare dall'animo suo l'abituale resistenza del non possumus; ch'egli fa voti tanto nel.l'interesse del Papa quanto dell'Italia perchè una conciliazione abbia luogo, e che la città Leonina nel modo indicato nel memorandum (1) sia accolta come la residenza del Capo del Cattolicismo.

Ove però un tal voto non potesse disgraziatamente effettuarsi, e che il Governo italiano innanzi l'esperienza acquisita coHa Corte di Roma, la quale inclina forse meglio a sottoporsi ai fatti compiuti, reputasse opportuno di ,pas,sar oltre, il Conte di Bray rinnovandomi la dichiarazione che la Baviera non s'immischierà nelle nostre faccende volle però fare per quel caso le sue riserve, alle quali non posso però attribuire altro significato se non di una pura convenienza diplomatica. Gli atti ostili, soggiunse egli, che si compirebbero contro un Sovrano col quale viviamo in buoni rapporti c'impongono la riserva per la quale mi è così impossibile di esprimere un concetto relativo ad essi.

Io sono pertanto d'avviso che ove l'attitudine dehla Corte Pontificia persistesse ad osteggiare al Governo del Re il compimento del programma nazionale, troveremo nuovi titoli alla simpatia dell'Europa se potremo far conoscere di nulla aver lasciato d'intentato da parte nostra, anche in questo supremo momento per arrivare ad un accordo ragionevole, quale mi sembra quello che sta consegnato nel documento inviatomi.

Mi chiesero nuovamente il Conte Bray * e parecchi colleghi * se è esatto che le truppe italiane passarono la frontiera. Risposi loro che non aveva * sinora * alcuna comunicazione officiale in proposito.

(1) Riprodotto, in trad. frane., in Archives Diplomatiques 1874, II, pp. 52-53.

710

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTEHI, VISCONTI VENOSTA (A VV, mazzo 6, fase. 5-1/D)

L. P. RISERVATA. Vienna, 8 settembre 1870.

Nella mia lettera del 1° e 2 Settembre (2) descrissi la prima fase delle mie relazioni col Beust, e accennai alla seconda fase. Questa non ha fatto un paS!SIO, e ci troviamo sempre nelle condizioni ivi espresse: impossibilità di fare Austria e Italia sole un atto di mediazione, necessità di avere con noi l'Inghilterr:t o la Russia. Ma l'Inghilterra si tiene in grandissima riserva. La Russia ha sempre usa

to un linguaggio vago e indeterminato; in ciò solo esplicito, che il momento opportuno non è giunto. Codesta attitudine viene riconfermata dall'articolo del Journal ojJìciel de St. Pétersbourg del 7, dove si dice che la cooperazione della Russia non può mancare alle potenze neutre in tutti gli sforzi per la pare, ma che però ella non accetterebbe nessun accordo che legasse la sua libertà d'azione. Intanto la Prussia vincitrice marcerà su Parigi. Sabato o domenica compariranno sotto le mura i primi esploratori, lunedì o martedì il grosso dell'esercito. Dicesi qui che ogni trattativa di estere potenze non farebbe che rendere più difficile la moderazione del Re di Prussia sotto colore di cedere ad esterni influssi. Però l'Austria pian piano disarma. Che voleva essa? che vuole? forse nulla più che certe apparenze. Ad ogni modo è utile molto che noi non ci siamo compromessi, !asciandoci trasportare oltre a ciò che la prudenza consigliava. Se l'occasione si presenterà di fare qualche cosa sii certo che non mancherò di adoperarmi con tutta la sollecitudine.

(1) -Cfr. n. 580, aliegato. (2) -Cfr. n. 613.
711

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (A VV, mazzo 6, fase. 5-l/D)

L. P. Vienna, 8 settembre 1870. Gli eventi si seguono con tale rapidità che le nostre opinioni di nece<;;«ità si modificano. Io credo che a quest'ora le truppe nostre saranno entrate nel territorio pontificio, pur nondimeno confido che l'occupazione di esso territorio e di Roma potrà ·effettuarsi con quelle due condizioni. che sin da principio mi si affacciarono alla mente, voglio dire, aver conseguito dalla Francia repubblicana una parola che ci svincoli dalle accuse di aver mancato di fede, ed evitare un conflitto contro le truppe pontificie ed una violenza sul Papa. Se queste due condizioni possono verificarsi, e se ad un tempo noi riserbiamo la soluzione del problema della indipendenza e della libertà del potere spirituale ad un accordo fra le potenze cattoliche, a me pare che gli inconvenienti l' i pericoli che si temevano siano in gran parte rimossi. Però sarà bene tenersi a quella riserva ed essere parchi di ogni altra dichiarazione. Certo è che l'opinione pubblica qui, in questa antica sede del potentato che si riguardava come difensore per eccellenza dell'altare e del trono, ci è sommamente favorevole, e che la fine del Governo temporale del Papa è riguardata come una necessità. A me pare molto probabile che entrando noi, ed occupando alcuni posti, le truppe pontificie si ritireranno a Roma, quindi verrà da sé l'occupazione .successiva d:1 tutto il restante territorio. Ridotto a Roma solo il Governo Papale, il.'opinione pubblica della città stessa farà tal pressione che il fatto che giustifichi il nostro intervento non mancherà di manifestarsi. Forse tutte queste cose si terranno dietro con prontezza maggiore di quella che noi preferiamo.

Io auguro di cuore che tutto riesca bene. Da ciò dipende in gran parte l'avvenire d'Italia.

712

IL CONTE KULCZYCKI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC

L. P. 42. Terni, 8 settembre 1870.

Mes lettres sont en date d'hier. La veille l'article de l'Opinione (1) avait vivement alarmé les sphères officielles et le parti clérical. Le meme jour dans l'aprèsmidi le Pape s'est promené à pied dans le Corso, qu'il a traversé dans toute sa longueur pour calmer la population. Hier matin l'article de la Gazette o:fjìcielle a calmé très imparfaitement les esprits (2).

Avant-hier dans la matinée il s'est tenu au Vatican une congrégation au conseil de cardinaux sous la présidence de ~a Sainteté. Bien que les particularités n'en soient pas encore connues, je suis en mesure de vous annoncer qu'on y a décidé de ne céder que devant la force et de répondre à M. Ricasoli, à M. Ponza di San Martino ou à tout autre envoyé italien par un non possumus absolu.

Après la promenade dont j'ai par.lé ·plus haut le Saint-Père a donné aurlience aux généraux Kanzler, Zappi et de Courten. Illeur a recommandé la prudence, il les a engagés à ménager extremement les troupes dans la résistance qu'elles opposeront à l'armée italienne, attendu que cette résistance a surtout pour but la constatation de la violence. Cependant le baron de Charette, qui commande à Viterbe, est très-ardent, et il sera difficile de le modérer.

Dans la soirée d'avant hier, 6, on a annoncé au ministère des armes que les Italiens avaient jeté un pont près de Fiano et qu'ils passaient le Tibre. Aussitòt le lieutenant Belli a été envoyé en reconnaissance avec 24 dragons. Il a télégraphié que la nouvelle était inexacte. Cependant sur ces entrefaites le général Zappi avait fait réveiller une partie des officiers de la garnison. A 2 h. du matin on a placé une demi-batterie sur le Pincio, quatre grosses pièces à la gare, plusieurs cannons sur les murs extérieurs du Vatican, et sur d'autres points de la ville. Pendant toute la journée du 6 des chars ont transporté une grande quantité de boulets et de bombes au fort Sainte-Sabine sur l'Aventin. On a fait une grande distribution de munitions à toutes les casermes.

Hier dans la matinée toute la .garnison de Rome était consignée; elle ne l'a plus été dans l'après-midi. De grosses patrouilles armées de fusils comme en 1867 parcourent la ville; les environs de Rome sont battus par des piquets de dragons commandés par des gendarmes.

On affirme parmi les prélats romains que le Pape restera dans la ville éternelle tant qu'elle ne sera pas occupée par les Italiens. S'ils y entrent et en prennent possession il partira après avoir lancé la bulle nominale d'excommunication contre le roi et le gouvernement italien. Ensuite il fera une proclamation au monde catholique en appelant tous les fidèles à son secours et en déliant tous les Italiens du serment de fidélité au roi et au gouvernement. Si on l'em

peche de partir il se déclarera captif en face du monde entier et dans l'impossibilité d'exercer librement son suprème ministère. Le marquis de Banneville partira demain de Rome. Il refuse de servir la république et a mis en vente son mobilier, ses voitures et ses chevaux.

(1) -È l'indiscrezione per la quale fu conosciuto il memorandum ed. a pp. 405-411. (2) -Si tratta in realtà di una breve smentita: « Il giornale L'Opinione ed altri periodicihanno riferito di supposte risoluzioni prese in Consiglio de' Ministri, che riguarderebbero la questione romana. Noi siamo autorizzati a dichiarare che tali notizie sono erronee • (Gazzetta Ufficiale, 6 settembre 1870).
713

L'ONOREVOLE FINALI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 11, fase. E-F)

L. P. Firenze, 8 settembre 1870.

Ho letto oggi ne' giornali, che Mare Dufraisse, già rappresentante del popolo alla Costituente ed alla Legislativa è nominato ambasciad(}re della nuova Repubblica. Egli ha scritto un libro (Histoire du droit de guerre et de paix), nel quale si dichiara pienamente avverso alla unità italiana: non in Bastide, che si dichiarò avverso solamente ad una forte Monarchia italiana, ma appena nel Thiers troveresti dscontro ecc. ecc. del democratico radica:te, che pure è uomo d'alto ingegno, e fu oratore vigoroso ed efficace. Che le sue o le idee del Bastide siano comuni al Governo Provvisorio? Questo dubbio innanzi aH'importanza che nel suo Governo Provvisorio piglia il Dufraisse può essere non senza fondamento, e deve anch'esso affrettare la soluzione della questione romana, intorno alla quale rammentando il colloquio di Sabato scorso non dubitai che te assenziente fosse stato preso un partito decisivo, quando lessi i telegrammi degli avvenimenti di Parigi, che a me dopo Worth e Forbach parvero sempre imminenti e ineluttabili. Sono stato in Romagna; la tua reputazione, per ~a saviezza dimostrata in questo periodo della nostra politica, è ingigantita.

714

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1341. Firenze, 9 settembre 1870, ore 1,30.

Nigra me télégraphie (1) qu'il croit que le Gouvernement provisoire serait disposé à traiter de la paix et qu'il désire savoir quelles conditions la Prusse demande. Je crois que vous pouvez faire part confidentiellement de cette information au Cabinet de Berlin sans faire croire à des projets de médiation qui ne seraient pas en situation.

715

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1342. Firenze, 9 settembre 1870, ore 8.

Launay nous télégraphie (2) que l'on est extrèmement prévenu à Berlin contre toute apparence des neutres de vouloir s'interposer. Le Sous-Secrétaire d'Etat

en l'absence de Bismarck a plusieurs fois dit à Launay qui était chargé par nous de faire tout son possible pour faciliter la paix qu'il n'était aucunement autorisé à accepter un entretien quelconque sur les conditions possibles de paix. Bismarck qui s'est tout réservé à cet égard est au Quartier Général avec le Roi. J'ai télégraphié (1) cependant à De Launay dans le sens de votre télégramme, je vous ferai part de la réponse.

(1) -Cfr. n. 702. (2) -Cfr. n. 631.
716

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

T. 1343. Firenze, 9 settembre 1870, ore 16.

Nous avons reçu de Nigra (2) des nouvelles qui nous font croire que le Gouvernement p;rovisoire serait disposé à écouter des propositions de paix, s'il pouvait connaitre indirectement les exigences de ila Prusse. D'après mon avis il serait très heureux qu'on piì.t obtenir la paix avant que de scènes de carnage se renouvellent sous les murs de Paris.

717

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA

T. 1344. Firenze, 9 settembre 1870, ore 16.

Nous croyons savoir (2) que le Gouvernement provisoire de Paris serait disposé à traiter de la paix s'il pouvait connaitre indirectement quelles sont les exigences de la Prusse. Il parait que le Gouvernement Anglais serait disposé à servir d'intermédiaire pour les communications entre les belligérants. Voyez le Prince Gortchakoff et tàchez de savoir de lui quelles seraient d'après ses informations les idées du Cabinet de Berlin sur les conditions de la paix.

718

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A MADRID, CERRUTI

T. 1345. Firenze, 9 settembre 1870, ore 19,30.

Inutile d'écrire note au Gouvernement Espagnol (3) ce que nous savons de ses dispositions suffit. Veuillez exprimer au Gouvernement combien nous partageons ses vues élevées sur J.'indépendance spirituelle du Pontife et combien nous apprécions la bienveilllance avec laquelle iii. tient compte des devoirs que l'Italie est obligée de remplir.

(1) Cfr. n. 714.

(2) -Cfr. n. 702. (3) -Cfr. n. 658.
719

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2934. Vienna, 9 settembre 1870, ore 0,45 (per.. ore 1,35).

Merci de votre télégramme (1). Tàchez que le consentement de Favre résulte d'un échange de notes. Soyez très respectueux avec le Pape mais engagez-vous avec lui le moins possible. * En tout cas * (2) reservez les droits des Romains. Je me flatte que une fois troupes royales entrées dans le territoire pontificai le Gouvernement romain se dissoudra de lui-meme.

720

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2940. Parigi, 9 settembre 1870, ore 14,20 (per. ore 17).

Les membres du Gouvernement provisoire, très-occupés de la défense du pays, n'ont pas le temps de lire de long rapports (3). Toutefois, j'ai lu hier soir à

M. Favre la première moitié de mon télégramme du 7 courant (4), qu'il a reconnu exact. Je pense que cela peut vous suffire. Si vous faites d'autres communications officielles, nous pourrions en avoir une réponse fàcheuse. Pensez-y. Vous m'avez écrit vous meme que vous ne songiez pas à demander au Gouvernement provisoire une permission que peut-etre il ne voudra pas donner.

721

IL MINISTRO A MADRID, CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2941. Madrid, 9 settembre 1870, ore .... (per. ore 17,30).

J'ai lu votre dépeche (5) à Sagasta, qui m'a dit avoir télégraphié hier soir à Montemar que l'Espagne laisse libre le Gouvernement italien d'agir selon l'intéret de .son pays. Sagasta espère que le Pape ne quittera pas Rome, mais s'il quitte, l'Agent diplomatique espagnol le suivra ·confiant à M. Montemar la légation. Les dispositions du Gouvernement·espagnol très-bienveillantes pour nous. Dites-moi si je dois écrire une note pour déterminer une réponse quelconque.

722

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2945. Londra, 9 settembre 1870, ore 23,50 (per. ore 0,45 del 10).

Lord Granville ajoute aux communications de mon télégramme d'hier (6) ce qui suit. Si le Cabinet anglais faisait quelque démarche, il en informerait l'Italie

14) Trasmesso in realtà la mattina dell'S. Cfr. n. 700.

et les autres neutres. L'Ambassadeur d'Autriche à Paris a informé le Comte de

Beust que la France accepterait un armistice pour une paix sur la base de l'inté

grité de la France. M. de Beust en a informé le Gouvernement prussien (1). M.

Favre a dit après cela à Lord Lyons qu'il savait exister entre les représentants des

puissances neutres un vif désir d'assister la France pour conclure des conditions

satisfaisantes avec la Prusse; il espérait que l'Angleterre ne serait pas fachée qu'il

profitat de telles bonnes dispositions. L'Angleterre a répondu qu'elle ne serait

pas jalouse, et que toute mesure dirigée à produire la paix aurait sa plus grande

sympathie.

J'ai communiqué à Lord Granville que la disposition de la France à conclure la paix sur la base de l'intégrité m'avait (2) été aussi communiquée.

(1) -Cfr. n. 695. (2) -Le parole tra asterischi mancano nel testo del registro del Ministero, per un errore di decifrazione. Esse si trovano nel testo conservato in AVV. (3) -Cfr. n. 696. (5) -Cfr. n. 645. (6) -Cfr. n. 705.
723

IL CONSOLE GENERALE A MARSIGLIA, STRAMBIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2943. Marsiglia, 9 settembre 1870, ore 20,25 (per. ore 1,20 del 10).

Les attro.upements continuent avec intentions menaçantes envers écusson royal toujours gardé par la mobile. Bande italienne fait le soir démonstrations républicaines dans rue et théàtre, et chasse des fabriques les autres ouvriers italiens. Je mc suis rendu hier au.près des autorités supérieures demander des mesures énergiques. Aujourd'hui proclamation contre étrangers qui abusent de l'hospitalité. Ces qui n'offrent pas de garanties seront expulsés dans cinq jours. Un bàtiment est mis à leur disposition. Une autre proclamation ouvre des enròlemens de volontaires pour Iégion garibaldine. La société de bienfaisance travaille vivement pour rapatriement des itaUens. La grande majorité de la colonie très-bonne, mais la minorité est exécrable, com:posée de déserteurs et réfractaires, repris de justice et autres vauriens capables de tout excès. L'attitude de l'autorité est satisfaisante, mais la situation est très-critique. Dépeche de V. E. (3) a produit très-bon effet.

724

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 645. Berlino, 9 settembre 1870 (per. il 3).

N'ayant pas rencontré au Ministère le Secrétaire d'Etat, j'ai communiqué en voie confidentielle a son suppléant, M. de Savigny, l'information contenue dans le télégramme de V. E., en date de ce matin (4).

n. -442, pp. 533-534. Analoga comunicazione faceva Jules Favre a Tissot, a Londra, 9 settembre. in F'urther Correspondence respecting the War between France and Germany, cit., n. 94, p. 58; Arc!tives Diplomatiques 1871-72, II, n. 435, p, 530.

5C9

En me remerciant, il m'a dit que le méme renseignement avait été four:ni par d'autres Légations étrangères à Paris; qu'il appartenait au Comte de Bismarck de se prononcer sur les conditions de paix à formuler par la Prusse et ses alliés; mais que les chances d'une entente ne se présenteraient point, si le Gouvernement provisoire maintenait à cet égard les termes de 'la cireulaire française du 6 Septembre, où se trouve cette phrase : «nous ne cèderons, ni un pouce de territoire, ni une pierre de nos places fortes ».

Il est dit également dans cette eirculaire: « le Roi de Prusse a déclaré qu'il faisait la guerre, non à la France, mais à la dynastie impériale ». C'est inexact. S. M., dans sa proclamation toute militaire, s'était exprimée amsi: «je fais la guerre aux soldats, et non aux citoyens français ».

Je verrai demain M. de Thile, et je tàcherai d'obtenir quelques données plus positlives sur les dispositions du Cabinet de Berlin. Mais j'en doute fort, car les affaires se traitent presque exclusivement au quartier général.

Les patrouilles de l'avant-garde prussienne ne tarderont .pas à arriver devant Paris, car le gros de l'armée s'avance à marches forcées. Laon serait déjà cerné.

(1) -Cfr. Bloomfield a Granvi!le, 9 settembre, in Further Correspondence respecting the War between France and Germany, cit., n. 14,1, p. 85; Archives Diplomatiques 1871-72, li. (2) -Nel registro della Jegazicne di Londra: « vous avait •. (3) -Cfr. n. 679. (4) -Cfr. n. 714.
725

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATISSIMO S. N. Vienna, 9 settembre 1870 (per. il 14).

Il Signor Teodoro Villorel, nipote del Generale Bixio, si è presentato stamarre a me pregandomi di volere interporre i miei uffici presso questo Governo allo scopo di ottenerne, in via pvivata, 1'autorizzazione di libero trasporto a Brescia di una partita di 3000 o più fucili destinati a quella città. Egli aggiunse che ma<J.grado il divieto esistente di esportazione di armi dall'Impero, egli era in caso di potermi assicurare che non verrebbe frapposto ostacolo a siffatta spedizione nel caso che dessa venisse favorevolmente da me appoggiata presso questo Governo.

Non ho voluto accedere alla domanda del Signor Villorel, senza prima chiedere le di Lei istruzioni al riguardo, e Le sarò grato di volermi sollecitamente informare quale debba essere il tenore della mia risposta.

Debbo aggiungere che ho ragione di credere che i suddetti fucili sieno destinati per la Francia, malgrado il loro apparente invio a Brescia...

P. S. -Prego di un riscontro immediato, e anche telegrafico, per esaurire questo affare (1).

726

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1229. Parigi, 9 settembre 1870.

Conformandomi alle istruzioni che l'E. V. volle darmi col suo telegramma del ... (2) corrente, io ho indirizzata jeri la lettera, che mi pregio di qui unita inviarle

in copia, al Signor Giulio Favre, Ministro degli affari esteri di Francia, il quale in un colloquio ch'ebbi jeri con lui m'aveva espresso il desiderio di veder in qualche modo constatate le benevole disposizioni del Governo del Re verso il Governo provvisorio.

Il nuovo Governo mostra di tenere in alto conto qualunque attestato di simpatia che gli venga dalle Potenze estere. Il Giornale ufficiale enumera oggi uno ad uno i Rappresentanti esteri che nella giornata del 7 corrente fecero visita al Ministro degli affari esteri di Francia. Essi sono:

L'Ambasciatore d'Inghilterra,

L'Ambasciatore d'Austria,

Il Ministro d'Italia,

Il Ministro degli Stati Uniti,

L'Ambasciatore di Turchia,

Il Nunzio del Papa,

L'Incaricato d'Affari di Russia,

L'Ambasciatore di Spagna,

Il Ministro di Svizzera.

Il Ministro degli Affari Esteri restituì nella giornata dell'8 tutte queste visite.

Si smentisce anche ufficialmente dal Governo la voce che il Principe di Metternich dovesse ritirarsi in caso della caduta dell'Impero, ed il Giornale ufficiale pubblica già la risposta piena d'ogni più simpatica protesta che fu data dal Signor Giulio Favre alla comunicazione con cui il Signor Washburn annunziava il riconoscimento del Governo della difesa nazionale per parte degli Stati Uniti d'America (1).

ALLEGATO

NIGRA A FAVRE (Ed. in Journal Ojjì.ciel dellO settembre; in Archives Diplomatiques 1871-72, II, n. 432,

p. 527; e parzialmente in FAVRE, Gouvernement de la défense nationale, p. 396) (2)

Paris, 8 septembre 1870.

Le Gouvernement du Roi que j'ai informé par le télégraphe (3) et par la voie ordinaire de la communication Que V. E. m'a fait l'honneur de m'adresser le 5 courant, relativement à la constitution du Gouvernement de la défense nationale

et de la nomination de V. E. aux fonctions de Ministre des affaires étrangères, m'a donné par le télégraphe l'instruction de me mettre immédiatement en communication officielle avec Vous, et d'entretenir avec les Membres du Gouvernement les rapports les plus conformes aux sympathies qui existent entre nos deux Pays.

Je m'empresse d'en informer V. E., en l'assurant que j'apporterai dans l'accomplissement de cette tàche le désir le plus sincère de maintenir et de consolider les bonnes relations entre nos deux Gouvernements.

(1) -La risposta del Visconti Venosta, negativa, fu comunicata con disp. 3 del 16 settembre. (2) -La lacuna è nel testo. Cfr. nn. 642 e 698.

(1) La comunicazione di Washburn, del 7 settembre, e la risposta di Favre dell'8, in Archives Dip!omatiques 1871-72, Il, nn. 422, 426, pp. 517-518, 521-522.

(2) Anche la risposta del Favre, in data 9 settembre, fu pubblicata nel Journa! Offìciel del 10, e riprodotta in Archives Dip!omatiques 1871-72, II, n. 437, pp. 530-531; e, parzialmente, in FAVRE, op. Cit., p. 396.

(3) Cfr. n. 670.

727

APPUNTO DI DIOMEDE PANTALEONI (AVV, mazzo 2, fase. 2-1 Q. R.)

9 settembre 1870.

l. ~ Chaque heure, que l'on retarde l'occupation on risque de recevoir une note de France, qui en vue de faire triompher la République à Rome tache d'empécher notre marche sur Rome; cela nous placerait vis-à-vis une reculade honteuse impossible ~ ou une hostilité ouverte et un mauvais procédé vis-à-vis du gouvernement français.

2. -~ Si l'on ne pense pas d'ici à organiser à Rome un gouvernement provisoire on pourra par imprévoyance se créer bien d'embarré\Js pour l'avenir. 3. -~ Parler de gouvernements municipaux au lieu d'un gouvernement centrai à Rome n'est pas discutable. Qui régirait les finances prendrait les impots règlerait les services des posi-es, vaquerait à l'administration de la justice? etc. etc. Veut-on conserver les tribunaux ecclésiastiques en attendant? Et si les juges ou les administrateurs resiquent est-ce un gouvernement municipal qui reparera?... D'ailleurs si le gouvernement du Roi directement s'emparat de tous les pouvoirs c'est lui qui aurait la tache de mettre les jésuites à la porte, confisquer les maisons religieuses ou les renvoyer dans la cité léonine supprimer toutes les institutions pontificales etc. etc. ce qui le mettrait dans l'impossibilité de s'arranger avec le Pape plus tard, et tirèrait sur lui l'animadversion de l'Europe. Que le gouvernement du Roi n'oublie pas de mettre ad latus au Chef militaire des gens capables de régir la police et de conseiller et diriger le gouvernement provisoire.
728

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1346. Firenze, 10 settembre 1870, ore 12,15.

Minghetti télégraphie (1) qu'on n'espère pas à Vienne résultat favorable des pourparlers de paix entre Paris et le camp prussien. Dites-moi si réellement il y a des pourparlers (2).

729

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. 1347. Firenze, 10 settembre 1870, ore 12.20.

Le Gouvernement provisoire paraìt disposé à traiter de paix et désireux de connaìtre conditions de la Prusse, mais jusqu'ici Nigra ne nous dit rien de pourparlers entre Paris et le camp prussien. Je lui ai demandé informations.

(1) -Cfr. n. 731. (2) -Cfr. n. i34.
730

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI (B C B, Archivio Minghetti, Cart. XV)

L. P. Firenze, 10 settembre 1870.

Vous m'aurez excusé cher Monsieur de n'avoir d'abord pu répondre que par télégraphe (1) à V otre très intéressante lettre du 5 (2). Nos télégrammes Vous ont appris le peu qui nous est pervenu de l'extérieur sur les premières possibilités d'une négociation de paix. Notre role est désormais un peu restreint par suite des susceptibilités que montre la Prusse envers nos moindres démarches derrière lesquelles on a toujours l'air à Berlin de soupçonner des projets d'immixtion ou de médiation.

D'autre part il est clair que nous n'avons pas intéret à rprendre part à des négociations de paix qui finiraient par un traité trop cruel pour la France. Je pense que nous pourrons trouver une occasion prochaine d'exposer des vues conciliantes et d'appuyer des propositions acceptables de manière à donner une couleur un peu moins effacée et un caractère moins passif à la neutralité que nous avons gardée. Je persiste du reste à croire que ce n'est pas un mince résultat que d'avoir traversé des événements si redoutables non seulement sans rien y perdre au point de vue de notre situation extérieure, mais encore avec l'occupation du territoire romain. Il est bien certain que l'enorme puissance que l'Allemagne acquiert maintenant et la faiblesse qui restera à la France d'une telle défaite, déplacent les centres de gravitation du système européen; mais ce n'est qu'après certaines oscillations que se grouperont les nouvelles alliances. Il me parait bon d'avoir du temps devant nous et j'avoue ne pas partager les regrets que j'entends exprimer par nos amis ici, de n'avoir pas mis notre épée dans la balance pour l'empecher de trop pencher du coté de la Prusse. Non seulement la France et l'Autriche ont agi de manière à nous rendre une telle résolution impossible, mais il me semble que notre neutralité nous a donné une indépendance morale que l'Europe nous contestait auparavant et que la chute de Napoléon III, comme jadis la mort de Cavour a du moins prouvé que l'existence de l'Italie ne repose ni sur un homme ni sur une dynastie étrangère. Ce que Bonfadini écrivait de Paris à Visconti: « en nous associant aux destinées de la France nous nous relèverons avec elle » (3) me parait un aphorisme des plus risqués. Nous sortons de cette crise libres de nos alliances et avec notre intégrité territoriale. Avant que l'Allemagne menace nos frontières des Alpes ou l'Adriatique il faudrait que l'Autriche disparut: aussi la question autrichienne, posée par la situation équivoque des provinces allemandes vis-à-vis de la nouvelle Allemagne, et par l'état précaire de l'Orient européen, est elle pour nous plus que jamais le premier problème de notre politique extériem·e. La triple alliance de la France, de l'Autriche et de l'Italie se formera-t-elle plus tard contre un empire germa

nique à tendances militaires et envahissantes? Ou bien trouverons nous dans une Allemagne rassasiée de gloires si coiìteuses notre base d'opération continentale pour nos destinées futures dans la Mediterranée où la France et meme l'Autriche sont nos rivales naturelles? La Russie, comme Vous l'avez si justement vu, joue dès à présent et malgré ses di:fjìcultés d'agir un role décisif dans la politique que nous aurons à suivre: se trouvera-t-elle contre la Prusse à cause des provinces baltiques, ou s'entendra-t-elle avec l'Allemagne pour avoir les coudées franches en Orient? Notre pays a devant lui ces grands problèmes, mais il serait prématuré de préjuger par notre attitude actuelle le sens dans lequel nos intérets pourront nous les faire aborder. Jusqu'à ce que les circonstances nous posent l'aHernative redoutable d'avoir à disputer 'l'Adriatique aux slaves ou aux allemand:s, fortifi.ons nous sans nous compromettre et surveillons bien l'Autriche. Le temps travaille pour nous: nous gagnons dans. la Mediterranée toute l'infiuence que perd la France, et aujourd'hui déjà Barbolani nous le télégraphie, le clergé catholique jusqu'ici instrument de l'infiuence française, se tourne vers l'Italie et demande sa protection (1). Ouvrons et activons les courants naturels qui doivent s'éta:blir entre l'Al,lemagne, les ports italiens et l'Orient; laissons les grandes lois économiques produire librement .Jeurs effets si puissants et si décisifs pour la politique extérieure des Etats modernes. Les guerres de simple rivalité et d'ambition, comme celle que l'Empire vient de faire, ne recommenceront peut-etre pas de sitòt et le développement de nos intérets positifs nous éclairant sur nos propres destinées dont le pays n'a pas encore bien clairement conscience, écartera de notre politique 1es tendances de sentimentalité ou de classicisme qui dominent encore tant d'esprits distingués chez nous.

Vous trouverez tout ce gribouillage inopportun en un moment où la politique conjecturale n'est pas de saison. Mais n'est-iii. pas utile, meme pour sa règle de chaque jour, de chercher à voir un peu loin dans l'avenir? J'aimerais à avoir avec Vous, sur ce sujet, un de ces trop rares entretiens, comme celui où Vous m'avez appris beaucoup de choses sur notre situation intérieure, en revenant de Sesto. Quel sujet digne de méditation que celui de l'infiuence sans cesse croissante des faits économiques sur la politique internationale!

Pour le moment ce n'est pas à une force économique ou militaire, mais à une force morale que nous avons à faire. Les conseils que contenaient Vos lettres et Vos télégrammes ont été suivis ou prévenus comme Vous l'aurez vu par nos communkations. Il n'a pas été possible de pousser sans danger jusqu'à une constatation formelle et authentique la reconnaissance par le Gouvernement français de notre liberté d'action; mais Nigra constatera ile mieux possible par une dépeche, à nous adressée, la notification qu'il a faite à J. Favre à cet égard (2). De tous les gouvernements il nous est venu ou assentiment tacite ou encouragement amicai. J'espère que Vous aurez approuvé la manière dont nos notes du 29 aoiìt et du 7 septembre (3) posent la question. Reste maintenant

l'exécution qui ne sera pas facilitée ni rendue élégante par les conditions où fonctionne le ministère de l'intérieur.

J'ai beaucoup de craintes à ce sujet. L'envoi de Ponza di San Martino, qui a conduit avec lui (ayant déjà Guiccioli) un correspondant de Bottero (Luciani) pour secrétaire personnel, pourra avoir eu des inconvénients. Visconti désire que, lorsque nous serons entrés à Rome, on y envoie le Général La Marmora prendre le commandement. Ce serait indiquer nettement la question dans le sens de Rome capitale. D'autre part le mouvement pour faire sans retard le plébiscite et transporter la capitale sera très fort dans le pays, et le ministère, Vous le savez, est divisé d'opinion sur cette question si grave. Il me semble difficile qu'on échappe à une crise ministérielle lorsque les deux tendances entreront pratiquement en lutte, ce qui pourra arriver bientot. Il ne faudra certainement mettre ni précipita:tion ni esprit de radica1lisme dans ce qu'on fera pour la question romaine, mais je ne voudrais pas voir le parti modéré preter des forces à ceux qui ont tant amusé la Convention de Septembre en combatta.nt en principe 'le transfert de la capitale à Rome. Il me semble voir chez ceux d'entre nos amis communs qui étaient les plus chauds pour une alliance active avec la France les germes d'une nouveile permanente, qui tiendrait ferme pour Florence, comme l'autre pour Turin. Il me semble qu'il y a là un danger sérieux pour le parti conservateur et Iibéral que Vous avez si heureusement réussi à réunir et à relier, pour la première fois depuis six ans, dans la récente session de la Chambre. Je souhaite que les chefs de ce grand parti qui réunit une somme de capacités si indispensables à notre vie publique, ne s'engagent pas sans retour dans une résistance absolue au mouvement qui porte le pays à faire de Rome la capitale. Faites-en une question d'opportunité et de préparation, non une question de principe comme quelques-runs sont disposés à le faire: voilà le conseil que je donnerais si j'avai.s à en donner un. Il ne faut pas s'effrayer de la victoire momentanée que semble donner à la permanente la solution de la question ro~ maine: ce groupe perdra par l'épuisement meme de son programme l'importance que ce programme meme lui donnait: H n'en restera que d es individualités et sous ce rapport le reste du parti tlibérail est supérieur en nombre et en forces réelles. Il faut d'ailleurs éviter autant que possible de paraitre entrer en Rome à contre-creur. Le moment n'est pas venu sans doute de prendre des airs de triomphe, car après l'occupation les plus grandes difficultés de la question romaine resteront à résoudre; mais il ne faut pas non plus déclarer à priori que ces difficultés sont imsolubles et que le programme de Ca'V'our est irréalisable. Je serais bien aise de ne pas me tromper en supposant que c'est Votre avis; et peut-etre jugerez-Vous qu'il n'est pas inutile qu'à l'occasion Vous le fassiez savoir. Je ne sais si la lettre du Roi au Pape (1) sera publiée. Elle ne contient que des engagements généraux pour l'indépendance spirituelle du S. Pontife qui doit n'etre soumis à aucune souveraineté humaine, un appel au creur du Pontife pour éviter l'effusion de sang et pour accepter la for·ce des choses qui s'impose à l'Italie elle-meme et une affirmation respectueuse de l'intéret commun qu'ont la monarchie et le S. Siège de ne pas demeurer antagonistes en présence des

dangers qui menacent la société et l'Eglise. Cette pièce ne comporte pas des négociations et Ponza di S. Martino doit, s'il n'est pas reçu par le Pape aujourd'hui, la remettre avec une copie au cardinal Antonelli et quitter Rome.

Les instructions du Général Cadorna sont d'éviter autant que possible toute lutte avec les pontificaux, de s'arreter aux portes de Rome si la violence était nécessaire pour y entrer et de se contenter de bloquer Civitavecchia de concert avec l'escadre si quelque incident n'y justifie pas ,localement une action militaire plus décisive. On n'entrera en aucun cas dans la cité Léonine et le Pape pourra partir ou rester à son gré.

P. S. -La procuration que Vous m'avez envoyée est valable. Votre banquier doit avoir déjà reçu Vos fonds.

Je Vous envoye cette lettre par le moyen de Landau. J'espère Vous écrire bientòt des choses plus intéressantes. Pour le moment les préparatifs inachevés de Cadorna et d'autres tiraillements ont retardé jusqu'à demain ou après demain rentrée de nos troupes.

(1) -Cfr. n. 695. (2) -Cfr n. 660. (3) -Cfr. n. 593, p. 435. (1) -Cfr. n. 651. (2) -Si tratta probabilmente del rapp. 1238, del 12 settembre, che non si pubblica in quanto ripete il contenuto del n. 757. (3) -Cfr. nn. 580 e 681.

(1) Cfr. n. 693.

731

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2944. Vienna, 10 settembre 1870, ore 0,55

(per. ore 3,05).

Vous connaìtrez déjà les pourparlers de paix entre Paris et le camp prussien. Ici, on ne espère pas résultat favorable.

732

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2948. Parigi, 10 settembre 1870, ore 13,25 (per. ore 15,20).

Jules Favre m'a répété que dans question romaine le Gouvernement français préférait nous laisser faire et meme qu'il nous laissait faire avec sympathie et on ne doit pas lui demander autre chose pour le moment. Il a ajouté qu'on aurait rappelé les Français qui ont pris service pour le Gouvernement Pontificai (1).

n. 22, p. 11; Archives Diplomatiques 1874, 'II, pp. 54-55.

(1) Per l'atteggiamento del Governo francese, cfr. Favre a Lefebvre de Béhaine, incaricato d'affari a Roma, 10 settembre, ed. in Archives Dip!omatiques 1874, II, p. 54; e anche Lyons a Granville, 10 settembre, ed. in Correspondence respecting the Affairs of Rome, cit.,

733

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2949. Londra, 10 settembre 1870, ore 14,35 (per. ore 17,45).

Lord Granville vient de me dire que M. Favre l'a prié de télégraphier à

M. de Bismarck pour savoir s'il voudrait entrer dans des pourparlers en vue d'un armistice et d'une conférence pour les conditions de la paix et avec qui entendrait-il entrer en communication à cet objet (1). Lord Granville a prié l'Ambassadeur de Prusse à Londres de communiquer au Comte de Bismarck la question dans les memes termes qu'elle lui a été transmise (2).

734

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2950. Parigi, 10 settembre 1870, ore 15,50 (per. ore 19,35 ).

Jusqu'ici il n'y a pas de pourparlers entre Paris et le camp Prussien (3) mais Jules Favre a prié les représentants d'Angleterre (4) et de Russie comme il m'a prié moi-meme de faire demander par leurs Gouvernements au Gouvernement Prussien s'il veut traiter pour un armistice et préliminaires de la paix, sous quelles conditions et avec qui. Les réponses de St.-Pétersbourg et de Londres ne sont pas arrivées mais Lord Lyons croit que son Gouvernement a fait faire cette demande au camp prussien et il en attend la répons~.

735

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2953. Pietroburgo, 10 settembre 1870, ore 1,40 (per. ore 4,15 dell' 11).

Voici le texte exact du télégramme expédié hier au soir par l'Ambassadeur d'Angleterre à son Gouvernement. «L'Empereur de Russi e a informé le Général Fleury qu'il avait recommandé hier de la modération au Roi de Prusse, et qu'aujourd'hui il demanderait au Roi de lui faire savoir s'il serait disposé à accepter un armistice qui lui serait proposé. Dans ce cas les puissances neutres pourraient alors proposer un armistice aux deux parties belligérantes et recommander au Gouvernement Français de l'accepter. L'objet de ceci, ainsi qu'il a

n. 450, p. 538.

n. 436, p, 530.

38 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

été exposé par le Général Fleury, serait non seulement d'arrèter l'effusion du sang mais d'éviter le danger causé par la continuation de la guerre de voir, peine à croir, le pouvoir du Gouvernement entre l es mains d es républicains rouges. J e vous transmets cette information qui m'a été faite de bouche à moi et au Ministre d'Autriche par le Général Fleury dans le cas où le Gouvernement Britanniqm: serait disposé a appuyer cette démarche faite par l'Empereur.

Je ne parlerai au Prince Gortchakoff de ce sujet que dans le cas où V. E. m'ordonnera de le faire.

Le Ministre d'Autriche envoye à Vienne un télégramme (1) conforme à celui de l'Ambassadeur d'Angleterre. Le Général Fleury m'a fait la mème communication. Je pourrais provoquer si vous le jugez convenahle un commentaire de ce qui précède de source Russe. J'ai prié l'Ambassadeur d'Angleterre de faire connaitre à son Gouvernement la démarche que je fais auprès de vous.

(1) -Cfr. Lyons a Granvi!le, 9 settembre, in Further Correspondence respecting the War between France and Germany, cit., n. 96, p. 59; Das Staatsarchiv, XX, n. 4358, p. 314; Archives Diplomatiques 1871-72, Il, n. 441, p, 533. (2) -Cfr. Granville a Bernstorff, 10 settembre, in Further Correspondence reSPecting the War between France and Germany, cit., n. 97, p. 60; Archives Diplomatiques 1871-72. II,

(3) Cfr. n. 728.

(4) Cfr. Favre a Lyons, 9 settembre, in Further Correspondence respecting the War between France and Germanu. cit., n. 96 allegato, p. 59; Archives Diplomatiqv.es 1871-72, II,

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (Ed. in L V 17, pp. 25-26) (2)

R. 646. Berlino, 10 settembre 1870 (per. il 15).

J'ai reçu hier la circulaire de V. E. en date du 29 Aout * et le mémoire qui l'accompagnai!* (3). J'y ai conformé mon langage dans un enhetien que j'ai eu le mème jour avec M. de Savigny, le suppléant de M. de Thile. Comme il devait à ce sujet faire son rapport au Secrétaire d'Etat, il m'a demandé si je ne pourrais pas lui communiquer les documents précités en voie confidentielle et sous la condition qu'ils me seraient restitués sans qu'on en prit copie, comme il s'y engageait.

J'ai hésité un instant, puisque V. E. me donnait !f'instruction de n'en faire qu'un usage confidentiel. Mais comme * ces documents m'étaient parvenus par la voie ordinaire de la poste dont la discrétion en temps de guerre est fort sujette à caution, et que d'un autre còté * il me semblait que mieux valait montrer la plus grande confiance au Cabinet de Berlin, et lui fournir tous les éléments d'appréciat1on, je n'ai pas cru devoir me refuser au désir de M. de Savigny.

Ce matin m'est parvenue la seconde circulaire du 7 Septembre (4). Après les communications faites hier à son suppléant, je n'ai vu aucun inconvénient à en donner lecture au Secrétaire d'Etat.

M. de Thile m'en a remercié. Le Comte de Bismarck serait instruit de l'état des choses par un rapport qui serait expédié aujourd'hui méme, et dans le cas où il y ferait une réponse, j'en serais informé sans retard. Le Secrétaire d'Etat, en l'absence de son Chef, a évité de prononcer un jugement sur la nouvelle phase dans laquelle entre la question romaine. Il se bornait à en signaler la gravité. Depuis plusieurs jours le Comte d'Arnim avait reçu l'ordre de retourner à Rome, ca,r il se trouvait ètre le seui représentant diplomatique prus

sien en congé. Il est donc parti hier, mais sans nouvelles instructions écrites. Il avait simplement reçu l'ordre verbal d'étre à son poste dans des circonstances aussi difficiles.

Je regrette de n'ètre pas à mème de fournir des données plus positives. Je me permets seulement d'appeler l'attention de V. E. sur ce fait qu'il est prescrit aux diplomates prussiens de télégrarphier directement au Quartier Général du Roi, et d'envoyer ici un duplicata de leurs télégrammes. Ils sont ainsi en correspondance directe et suivie avec le Comte de Bismarck. Il conviendrait donc, dans les conjonctures actuelles et dans les cas urgents, de nous adresser autant que possible à l'entremise du Comte Brassier.

* P. S. -Ci-joint une lettre particulière pour V. E. * (1).

(1) -Cfr. Chotek a Beust, 10 settembre, in Correspondenzen des K. K. Mlnisteriums des A ussern, cit., n. 22, p. 26; e in Archives Diplomatiques 1871-72, Il, n. 449, p. 538. (2) -Riprodotto in Archives Diplomatiques 1874, II, p. 55. (3) -Cfr. n. 580. (4) -Cfr. n. 681.
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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (Ed. in L V 17, pp. 18-19) (2)

R. 3. Vienna, 10 settembre 1870 (per. il 15).

Mi corre obbligo di accusare all'E. V. ricevuta dei due dispacci circolari del 29 Agosto e del 7 Settembre (3), i quali riguardano la questione romana. Io ho avuto occasione molte volte di discorrere di questo grave argomento sia col Cancelliere dell'Impero, sia cogli altri personaggi politici più importanti, e le mie parole si conformarono sempre alle istruzioni dell'E. V. Io mi sono sforzato di ·chiarire che in mezzo alle gravi perturbazioni, e ai cambiamenti che avvengono in Europa non si poteva non affrontare da noi Ila quesctione romana senza venir meno all'indirizzo politico che prevale dall'epoca del nostro risorgimento sino ad oggi, e senza correre gravi pericoli. Che però il Governo italiano non muta sostanzialmente il suo programma, sebbene debba adattarlo alle "ircostanze; e il concetto del diritto dei romani, e quello di assicurare l'indipendenza e ila libertà della Santa Sede primeggiano sempre, sopratutto per quanto

riguarda le attinenze di questo problema colle potenze estere. Senza fare al Governo austriaco dimande categoriche * che non potevano convenirci sotto nessun rapporto *, pure ( 4) dai colloqui avuti, mi sembra di potere dedurre con grande asseveranza i seguenti punti :

l) La opinione che il Governo temporale del Papa non può ragionevol

mente sussistere mi sembra aver fatto tale progresso che or'amai molti anche tra

i più sinceri cattolici l'ammettono senza difficoltà (5).

2) Però tutti, e cattolici e non cattolici, si preoccupano della libertà e

dell'indipendenza della Santa Sede. Laonde il disegno espresso dal Governo ita

Cass.etta D/1, fase. de Launay.

retrive ed avverse al Governo italiano, sopratutto per ciò che ha fatto rispetto alla Chiesa. Questa parte conta proseliti non solo nell'aristocrazia, ma eziandio nella borghesia, nelle città e nelle campagne, ha una specie di organizzazione nei cosidetti casini cattolici •.

liano di intendersi su questo punto colle altre potenze si riconosce come savio, ed opportuno ad evitare complicazioni future.

3) È desiderio vivo che l'occupazione nostra del territorio di Roma e della città stessa abbia luogo al possibile senza conflitti, e senza spargimento di sangue, e che si usino al Papa tutti i riguardi sicchè possa rimanere nella sua Sede.

4) L'Austria non ha intenzione di porre ostacolo alla nostra azione sul territorio pontificio e su Roma.

(1) Allude probabilmente alla l. p. 10 settembre, che non si pubblica, ccnservata in AVV.

(2) Riprodotto in Archives Diplomatiques 1874, II, p. 56.

(3) -Cfr. nn. 580 e 681. (4) -In L V 17 qui aggiunto: c dall'osservazione dei fatti •· (5) -In L V 17 qui aggiunto: • Rimane però sempre una parte la quale professa idee
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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 6, fase. 5-l/D)

L. P. Vienna, 10 settembre 1870. Consegno questa lettera al Conte d'Arnim Ambasciatore Prussiano a Roma. Nel telegramma di questa sera (1) ti ho espresso in brevi termini i suoi concetti. Veggo che sebbene egli dichiari che il suo Governo non potrebbe intervenire a Roma né fare opposizione alla nostra occupazione, purnondimeno ha istruzioni di agire in favore del Papa. Sui due punti dai quali ha cominciato il suo discorso cioè il desiderio che il Papa non fugga, e che sia evitato un conflitto, era facile trovarsi d'accordo. Più difficile era sulla soluzione finale: ma io ho sostenuto che quando è necessario affrontare una questione, e si ha buona volontà di risolverla, si deve pervenire allo scopo. Non ho lasciato di esprimere tutte le enormi difficoltà che nello stato presente degli animi, s'incontrerebbero risollevando il progetto di Roma città libera sotto la sovranità del Papa. Dopo le mie osservazioni, egli restringeva il suo desiderio a che non si toccasse la proprietà ecclesias.tica, i conventi fossero conservati certe leggi eccezionali si mantenessero. Codesti sono punti che possono essere oggetto di transazione. Ma bisogna prima che il Papa voglia transigere. Comunque sia, egli potrà avere a Roma una influenza e quindi credo utile

che tu abbia con esso un colloquio, il che egli desidera anche vivamente. Io non lo conoscevo, ed è venuto egli stesso a cercarmi. Piacciati dunque di riceverlo.

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IL CONTE KULCZYCKI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC

L. P. 43. Terni, 10 settembre 1870. C'est aujourd'hui à 11 h. du matin que le comte Ponza di S. Martino devait etre reçu par le Pape. Le soir il avait vu le cardinal Antonelli et avait eu aussi une entrevue avec le général des jésuites. Le P ape disait avant-hier: «Le roi Victof]." Emmanuel ne m'a pas e n core écrit; mais j'espère qu'on ne voudra pas m'assassiner tout à fait sans m'avertlr;

c'est là dumoins ce qu'on peut exiger des hommes politiques modernes ». Hier il a di t à un cardinal: « Pour nous sauver il faut un miracolone ».

Jusqu'à présent les ordres donnés par le gouvernement prescrivent une faible résistance; mais on croit qu'il sera difficile de modérer les c~rps étrangers, qui disent qu'ils seraient déshonorés s'ils revenaient chez eux sans s'étre battus. Le S. Père a blamé le général Zappi d'avoir alarmé la population en plaçant des canons au Pincio, et il a dit au Kanzler: «Le véritable général c'est moi; je ne veux pas qu'on fasse un pas sans mon ordre ».

Le comte de Caserte est anivé à Rome avec sa femme.

On prépare des drapeaux tricoleurs dans beaucoup de maisons. Le due de Fiano et le prince Odescalchi se donnent beaucoup de mouvement pour faire signer une adresse au roi.

Hier les francs-maçons ont aUumé de grands feux à Monte-Mario.

On a conduit à Rome deux soldats de cavalerie italiens déserteurs.

Le temps me manque, car le courrier part.

(1) Cfr. n. 750, che peraltro risulta essere dell'H.

740

IL CONTE PONZA DI S. MARTINO

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA

(Ed. in Le Carte di Giovanni Lanza, VI, pp. 89-93) (1)

Roma, 10 settembre 1870.

Ho veduto ieri sera il cardinale Antonelli, e mentre aspetto l'udienza del Sommo Pontefice che mi è fissata per le ore 10 1h di questa mattina, comincio la presente col renderle conto di quanto ho già veduto.

Malgrado che, con la notizia del mio arrivo, sia or conosciuto nella città che le nostre truppe stanno per entrare, l'aspetto della popolazione è piuttosto di curiosHà che di vera animazione.

Ma fortunatamente a me pare che lo spirito d'attività e gli indizi di qualche forte risoluzione non si trovino nè neJ. governo, nè nelle truppe, nè in nessuno di coloro che, essendo interessati alla conservazione dell'attuale ordine di cose, potrebbero consigliar resistenza.

Lungo la strada e pel grande spazio cui si estende la vista in queste campagne deserte d'alberi, non ci fu dato nè di vedere soldati ed opere di difesa, nè d'accorgerci d'entrare in un paese che si voglia difendere da un'invasione. Solo dopo di essere penetrati col convoglio nelle mura di Roma, abbiam veduto alcuni cannoni ed un posto di soldati presso di essi. Gli impiegati di polizia e di dogana alla frontiera, quelli di servizio allo scalo, tennero verso di me un contegno rispettoso pienamente, come di chi cercasse dare un'impressione favorevole di sè.

Non trovando il mio fratello ad aspettarmi all'albergo, scrissi al cardinale Antonelli, il quale per lo stesso mio servo immediatamente mi rispose che mi riceverebbe la sera del 7 e mi saprebbe dire l'ora del ricevimento del Papa. Quindi andai da padre Beck per lamentarmi di non aver trovato mio fratello. Dopo· di aver attribuito la mancanza alle imperfezioni del servizio postale, il padre Beck mi domandò se fosse vero che io avessi dichiarato di non volermi indiriz

zare al cardinale Antonelli, e di volere direttamente trattare col Papa. Disingannatolo ed entrati a parlare delle attuali condizioni politiche, cercai di mettergli bene in capo, che ormai gli avvenimenti avevan risolto la questione di Roma, e che il governo aveva e mezzo e volontà di salvare la indipend€nza del Papa e le i:str1tuzioni cattoliche di Roma, ma che l'esempio dei bel1igeranti attuali doveva farlo persuaso che i nostri sforzi potrebbero essere paralizzati da una resistenza sanguinosa; e di volo toccammo tutte le quistioni, senza ch'io lo richiedessi di alcuna cooperazione, bastandomi che sapesse ch'io non era mandato a cospirare od a farla da precursore di persecuzioni.

La sera vidi il cardinale Antonelli e gli rimisi la lettera di V. E. La conversazione durò due ore e più. Dissi al cardinale che avevo il triste incarico di prevenirlo che già era dato alle nostre truppe l'ordine di entrare nel territorio pontificio, e ne sarebbe ben tosto cominciata l'esecuzione, come unico mezzo di evitare una rivoluzione, che poteva trascinare essi e noi nella estrema rovina; che io comprendeva nel dargli quest'annunzio, che esso risguarderebbe il mio governo ed il suo rappresentante come spogliatori, ma che se avesse la bontà di ascoltarmi, vedrebbe essere noi spogliatori d'un genere affatto nuovo, mentre la prima e la più forte delle nostre preoccupazioni in questo momento, era quella di mettere il Papa in condizione di. rimanere in Roma con tutte le sue istituzioni, libero e sicuro; e che nella scelta della mia persona, conosciuto quale era da Sua Emmenza per non essermi mai prestato a persecuzioni, ed anzi per averle molte volte impedite, Ella poteva essere sicura della volontà del governo di superare ogni difficoltà, di prestarsi ad ogni atto per conciliare i1 compimento delle sorti italiane, con la più ampia sicurezza del Sommo Pontefice e di tutte le istituzioni che lo circondano. Il cardinale stette fermo nel dire che la Santa Sede non può rinunziare a nessuno de' suoi diritti, che si tratta di vera violenza, non giustificata neppure dal pericolo di una rivoluzione, perchè Roma è in tali condizioni di tranquillità da escludere questa supposizione, e che il Papa non potrebbe consacrare una violenza.

Ma l'idea d'una difesa non mi parve di vederla, e la questione mi sembrò che si risolva con tanto meno imbarazzo, quanto il nostro modo di azione militare sarà più attivo e pronto, e tale da non !asciarli un momento in dubbio sulla irremovibilità del nostro proposito.

Questa mattina venne mio fratello, ed in sostanza ho veduto che le difficoltà ad accettare, dopo poca resistenza, le decisioni del nostro governo, procedon dal dubbio che i patti formulati siano rispettati poi dai ministeri nuovi e diversi dall'attuale. Insistetti, spiegando come la garanzia possa essere creduta vera, ed ora stanno a considerare come abbiano a regolarsi.

Finalmente ripiglio il rapporto, per dirle che sono stato dal Santo Padre, che gli ho consegnato la lettera di S. M. e la nota rimessami da V. E. dei capi di provvedimenti formulati in articoli (1). Il Papa era profondamente addolorato, ma non mi parve disconoscere che gli ultimi avvenimenti rendono inevitabile per l'Italia l'azione su Roma che intraprende. Esso non la riconoscerà legittima, protesterà in faccia al mondo, ma espresse troppo raccapriccio per le carne

ficine francesi e prussiane, per non darmi a sperare che non siano i modelli che vuoi prendere. Io studiai di essere molto mite nella forma, e durante un'ora fui ascoltato con benevolenza; ma fui fermo nel dirgli che l'Italia trova il suo proposito di avere Roma, buono e morale, e che è inutile di sperare che ceda. Il Papa mi disse, leggendo la lettera, che erano inutili tante parole, che avrebbe amato meglio gli si dicesse a dirittura che il governo era costretto di entrare nel suo Stato.

Intanto quel che era di forma è fatto; il governo pontificio fu uffizialmente prevenuto che le nostre truppe entrano. Se vorrà battersi, spero sarà battuto.

Ed avremo fatto ogni sforzo per evitare questa lotta.

Ho ricevuto il telegramma che mi dice di partire. Se V. E. ricevendo la mia risposta lo conferma, partirò secondo i suoi ordini.

Pare che le truppe saranno, al loro arrivo, acclamate da una immensa moltitudine, che ora non osa mostrarsi, ed alla quale io stesso ho consigliato di non esporsi a pericoli, con dimostrazioni in questo momento.

Alcuni patrioti che tengono relazione con le truppe pontificie mi dicono che queste preparano una seria resistenza; che i zuavi specialmente si batteranno, anche malgrado che ricevessero ordini in contrario. Ma non si ha a temere, come dissi, che la popolazione li secondi.

(1) Già ed. in TAVALLINI, Il, pp. 42-45; CADORNA, pp. 40-42.

(1) Per la lettera del Re, cfr. n. 693. Per la nota di Lanza con i provvedimenti formulati in articoli cfr. PrRRI, pp. 271-272; cfr. anche ibidem, pp. 274·277.

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PIO IX A VITTORIO EMANUELE II

(Ed. in 0ADORNA, p. 43; e, con varianti, in PIRRI, p. 273) (1)

Dal Vaticano, 11 settembre 1870,

Il Conte Ponza di San Martino mi ha consegnato una lettera (2), che a V. M. piacque dirigermi; ma essa non è degna di un figlio affettuoso che si vanta di professare la fede cattolica, e si gloria di regia lealtà. Io non entrerò nei particolari della lettera, per non rinnovellare il d~ore che una prima scorsa mi ha cagionato. Io benedico Iddio, il quale ha sofferto che V. M. empia di amarezza l'ultimo periodo della mia vita. Quanto al resto, io non posso ammettere le domande espresse nella sua lettera, nè aderire ai principii ch'essa contiene. Faccio di nuovo ricorso a Dio, e pongo nelle mani di Lui la mia causa, che è interamente la Sua. Lo prego a concedere abbondanti grazie a V. lVI. per liberarla da ogni pericolo, e renderla partecipe delle misericordie onde Ella ha bisogno.

742

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

(AVV, Cassetta Minghetti)

T. Firenze, 11 settembre 1870, ore 3,05 (per. ore 17,30).

Les populations de la province de Viterbo s'insurgent au cri de vive l'Italie. Les jeunes gens capables de porter les armes se forment en détachements pour

inquiéter les zouaves qui sont fortement retranchés à Viterbe lHontefiascone et Valentano; les gendarmes sont désarmés par la population et laissés Iibres. Des commissions locales maintiennent l'ordre au nom du roi Victor Emmanuel.

(1) Già ed., in trad. francese, in Das Staatsarchiv, XX, n. 4327, p. 279; Archives Diplomatiques 1874, Il, p. 50; BASTGEN, op. cit., II, p. 646.

(2) Cfr. n. 693.

743

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A LONDRA, CADORNA, A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, E A VIENNA, MINGHETTI

T. 1348. Firenze, 11 settembre 1870, ore 14,20.

Malaret est venu me dire que la France est disposée à traiter et qu'elle compte sur les bons offices de l'Italie et des autres puissances pour obtenir un armistice suivi de négociations de paix. Veuillez faire connaitre au Gouvernement la démarche que la France a :faite auprès de nous comme des autres puissances, déclarez que nous sommes désireux de nous preter à tout ce qui pourra faciliter l'ouverture de négociations de paix et vous informer de ce que les autres Gouvernements entendent fa'ire.

744

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1349. Firenze, 11 settembre 1870, ore 14,25.

Malaret est venu me dire que la France est disposée à traiter et qu'elle cornpte sur les bons offices de l'Italie et des autres puissances pour obtenir un armistice suivi de négociations de paix. J'ai dit à Malaret que si notre action qui ne perd pas une occasion n'est pas plus efficace auprès de la Prusse c'est qu'on nous regarde comme moins impartiaux que 1'Angleterre et la Russie parce que nous n'avons pas cessé d'insister pour l'intégrité de la France. J'ai renouvelé encore une fois mes instructions à Londres, Pétersbrourg et Vienne (1); j'ai fait appeler Brassier et lui ai parlé dans le sens que J. Favre désire et j'ai aussi télégraphié de nouveau à Launay (2)". Je souhaite vivement etre bientòt à meme de vous transmettre une réponse sur le résultat de ces diverses démarches.

745

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1350. Firenze, 11 settembre 1870, ore 14,30.

Malaret est venu me dire que la France est disposée a traiter et qu'elle compte sur les bons offices de l'Italie et des autres puissances pour obtenir un armistice suivi de négociations de paix. J'en ai fait part à Brassier. Voyez si vos collègues de Russie et d'Angleterre ont reçu d es instructions au sujet de ces démarches que la France a faites aussi auprès de leurs Gouvernements et dites moi ce que vous croyez qu'il y a à faire.

(1) -Cfr. n. 743. (2) -Cfr. n. 745.
746

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA

T. 1351. Firenze, 11 settembre 1870, ore 15.

Vous devez entretenir les meilleurs rapports avec les autorités locales conformément aux sympathies des deux pays (1).

747

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1356. Firenze, 11 settembre 1870, ore 23,55.

Le Consul Royal à Toulon télégraphie que le Préfet de Nice a demandé à Toulon des troupes et des navires pour garantir le territoire qu'il croit menacé par nos troupes qui surveillent la frontière. La vénité est que nous avons envoyé un bataillon de nos hommes pour surveiller Ja frontière parce-qu'on signalait agitation parmi les ouvriers italiens qui se trouvent dans les Alpes Maritimes d'autant plus qu'on expulse d'autres localités du midi de la France des italiens signalés comme dangereux.

Garibaldi a demandé à quitter Caprera, nous savons qu'il est melé à des projets sur Nice qui seraient embarassans pour la France comme pour nous, et nous le faisons surveiller à Caprera (2).

748

IL MINISTRO A MADRID, CERRUTI, AL l\ilNISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2956. Madrid, 11 settembre 1870, ore 13 (per. ore 19,55).

Sagasta très content de vos rapports avec Montemar pour mission P~nza. Il a écrit à Imenez de donner bons conseils au Pape, surtout pour qu'il ne quitte pas Rome. Tout est tranquille en Espagne.

749

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL 1\ilNISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2959. Berlino, 11 settembre 1870, ore 23,20 (per. ore 10,35 del 12).

M. D'Oubril n'a encore reçu aucune instruction. Lord Loftus avant demain ne sera pas visible. Le Ministère des Affaires Etrangères est fermé à ·Cette heure mais je sais que Lord Granville a communiqué au Comte de Bernstorff le priant de le télégraphier directement au Comte Bismarck ... [manca] ouverture analogue à celle de votre télégramme (3). De Thile ignorait quel accueil il y serait fait mais

je doute fort qu'on soit d'humeur au quartier Général d'accorder armistice tant que l'armée ne sera pas concentrée sous Paris et que le Gouvernement provisoire ne modifiera pas intention de ne consentir à aucune cession territoriale. Tant que ce point ne sera pas acquis je ne crois pas au succès des démarches de la France et je pense que nous ne devrions pas aller au delà de les porter à la connaissance du Cabinet Prussien. V. E. aura je pense invité le Comte de S. Simon à télégraphier au quartier Général où se concentre la direction des affaires politiques et militaires.

(1) -Risponde al rapp. riservato del 7 settembre. per. il 9, in cui Galateri di Genola chièdeva, fra l'altro, istruzioni su come comportarsi col nuovo prefetto, Baragnon. (2) -Cfr. n. 690. (3) -Cfr. n. 745.
750

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2969. Vienna, 11 settembre 1870, ore 11,45 (per. ore 20.45 del 12).

L'Ambassadeur de Prusse à Rome venant de Berlin retourne en toute hate à son poste, il a voulu me voir. Les instructions me paraissent les suivantes. Ne pas s'opposer à notre mouvement sur Rome, ma,is tacher d'obtenir les concessions les plus favorables au Pape. Il m'a demandé s'il serait possible de revenir au projet de Rome, Ville libre. J'ai réglé mes réponses sur votre Circulaire (1), mais, j'ai signa'lé vivement toutes les difficultés qui s'opposeraient à cette dernière combinaison, il m'a exprimé la conviction profonde de l'impossibilité de faire la paix, sans la cession de l'Alsace et de la Lorraine. On sait à Berlin que la république excite déjà en France des répugnances et que le parti de la paix fait des progrès considérables. Il a appuyé sur l'utilité de l'annexion de Nice à ntalie et de la neutralisation de la Savoie. M.le Comte d'Arnim désire VOIU.S voir. Je lui donne une lettre pour vous (2).

751

IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO S. N. Nizza, 11 settembre 1870 (per. il 13).

È stata oggi aff.issa in italiano ed in francese, per cura del Signor Prefetto della Repubblica, una lettera senza data del Generale Garibaldi ai suoi amici nella quale dichiara « un sacro dovere di sorreggere con tutti i mezzi la Repubblica francese, unico sistema di Governo, che possa assicurare la pace e la prosperità tra le nazioni». Aggiunge «che, egli invalido si è offerto al Governo provvisorio di Parigi, e che spera non gli sa1·à impossibile di compiere un dovere».

Questa lettera dispiace al partito italiano, ed ho udito alcuno qualificare Garibaldi traditore di Nizza. Dalla lettera stessa si può argomentare il prossimo arrivo qui del Generale, e vorrei sapere qual condotta devo tenere col medesimo in conformità delle viste del Governo del Re.

So, che è qui di ritorno· l'ex Deputato Laurenti Robaudi, che giunge da Caprera, e che in oggi deve abboccarsi col Prefetto della Repubblica Signor

{2) Cfr. n. 738.

Baragnon; il Laurenti Robaudi si è sempre dato l'aria d'italianissimo, e di amico intimo di Garibaldi. Non so capire come s'intenda armonizzare la lettera succitata coll'italianità di Nizza.

Il Signor Baragnoo, che ad ogni momento pubblica di essere rivestito di pieni poteri civili e militari, Commissario Generale della Repubblica e Prefetto delle Alpi marittime, pare ami di esercitare il suo ufficio con colpi di scena da teatro. Così oggi a tarda mattina fa pubblicare una sua chiamata «aux enfants de Nice » e la firma Votre Ami Baragnon per avere in poche ore duecento volontarii, che egli passerà oggi stesso in rivista sulla piazza della Prefettura, che sotto il comando di 12 doganieri esperti farà tosto partire per «l'intérieur du département vers nos belles montagnes pour y apprendre le métier périlleux d'éclaireurs ». H soldo di questi uomini è fissato a due franchi al giorno e si chiamerà questo Corpo «la Phalange Niçoise ».

Alle ore cinque io m'avviai verso la Prefettura, e vidi di quà e di là sbucciare [sic] completamente vestite di pantaloni, corta tunica e kepi, uniforme affatto nuovo ed apposito, squadre di una ventina d'uomini che a tenore della pubblicazione dovevano essere vestiti della zimarra di cotone della Guardia mohìle. Ma i pieni poteri del Signqr Baragnon confezionarono in qualche ora improvvisamente in Nizza 200 uniformi completi!!

Non pochi opinano che il Signor Baragnon abbia improvv!sato la falange nizzarda per dare sulla frontiera un vis à vis ai nostri bersaglieri di Ventimiglia.

Il Signor Commiss'ario Prefetto in virtù dei suoi pieni poteri ha ricostituito il Consiglio Municipale ponendovi a Maire il Signor Avvocato Piccon in surrogazione del Maire Avvocato Malaussena. Nella scelta dei Consiglieri il Signor Baragnon non volle urtare di fronte l'opinione del partito italiano.

L'esazione delle dmposte da qualche tempo facendosi assai difficile nel dipartimento e principalmente a Nizza, il Prefetto pubblicò anche oggi un eccitamento a pagare.

Ho 'letto or ora una novità, la pubblicazione officiale sui muri della città della destituzione, non motivata, del Capo di Divisione della Prefettura, Signor Auquier. Il modo insolito e la nessuna accusa portata dal Pubblico contro quel Funzionario fanno credere la misura essere stata provocata da privata vendetta.

La Municipalità ieri pubblicò il richiamo al loro rispettivo battaglione di quelle Guardie mobili, che il giorno 5, come a suo tempo ebbi l'onore di riferire, lo disertarono per ritornare ai loro focolari.

Perchè mi consti, se taluno dei miei rapporti non venga per avventura sottratto, in via subordinata, reputo necessario, che il Ministero favo·risca di accusarmene frequentemente ricevimento.

ALLEGATO

LETTERA DI GARIBALDI

Ai miei amici,

Io vi diceva: guerra ad oltranza a Buonaparte: Vi dico oggi: Sorreggere la Repubblica francese con tutti i mezzi. Io, invalido, mi sono offerto al governo provvisorio di Parigi e spero non mi sarà impossibile di compiere un dovere.

Si! concittadini miei, noi dobbiamo considerare un sacro dovere, soccorrere 1

nostri fratelli di Francia.

La nostra meta, non sarà certamente di combattere i fratelli della Germania,

che, braccio della Provvidenza, rovesciarono nella polve l'incubo della tirannide

che pesava sul mondo. Ma noi andremo a sostenere il solo sistema che possa assi

curar la pace e la prosperità tra le nazioni.

Ripeto, sostenere con tutti i mezzi la Repubblica francese, che rinsavita dalle

lezioni del passato, sarà sempre una delle maggiori colonne della rigenerazione

umana.

(1) Cfr. n. 580; e anche n. 681.

752

IL CONTE KULCZYCKI AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC

L. P. 44. Terni, 11 settembre 1870.

.Je n'ai pas besoin de vous répéter ce qu'on m'écrit au sujet du comte Ponza di San Martino, car ce sénateur a du vous instruire lui-meme combien le cardinal Antonelli a été froid et meme brusque avec lui et comme le Pape n'a voulu lui accorder qu'une audience de quelques instants (1). On me parle d'une brillante démonstration en l'honneur de l'envoyé italien à l'inauguration de l'aqueduc de l'acqua Ma1·zia, à laquelle il assistait.

Après l'audience donnée à M. Ponza di San Martino et la lettre du Roi (2), on a décidé au Vatican de faire une résistance à outrance. Le général Kanzler a menacé de donner sa démission si on ne se battait pas jusqu'à la dernière cartouche et au dernier homme. Le parti fanatique l'a emporté. On piace des canons, on approvisionne la ville, on construit des barricades aux portes de Rome, on se prépare, en un mot, à une lutte acharnée. Hier un prélat m'écrivait que si on tient un mois on sera secouru. C'est sans doute une illusion. Toutes les troupes des provinces seront rappelées à Rome. On y fera entrer l'es squadriglieri, ces brigands enrégimentés. Le parti républicain se remue aussi. On a répandu par milliers, dans la nuit d'hier, dans les rues de Rome une proclamation signée le comité républicain. Le général Kanzler et monseigneur Randi garantissant la fidélité de la population proposent de lui donner des armes pour la faire concourir à la défense de la ville.

On dit que le prince Odescalchi a été condamné à l'exil pour l'adresse qu'il faisait signer et que le cttlonel Azzanesi, commandant de Velletri e Frosinone, a été mandé à Rome et écroué au fort S. Ange pour avoir refusé de se battre contre les Italiens; mais ces deux dernières nouvelles ne sont pas positives.

La population est épouvantée par suite de la résolution adoptée de faire une résistance à outrance. On parle vaguement que le Pape ira à Castelgandolfo ou à Civitavecchia; mais il semblerait plut6t qu'il veut se déclarer prisonnier des Italiens.

(1) -Cfr. n. 740. (2) -Cfr. n. 693.
753

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL FRATELLO GIOVANNI (AVV, mazzo 13, fase. 9/1)

L. P. [Firenze], 11 settembre [1870].

Ti scrivo due righe perchè non ho proprio il tempo di scriverti di più. Non ti parlo di Roma. Le nostre truppe entrano dò,rmani mattina. Spero che la resistenza sarà piuttosto di forma che seria. Il Papa non pare che voglia partire. La situazione diplomatica è migliore che si pote,sse sperare. Credo di non essere male riuscito in questa parte del mio compito. Ma la quistione romana mi sembra che cominci ora. Bisognerà molta moderazione, una moderazione che comprenda le difficoltà inerenti alla quistidne, tanto più grande quanto le circostanze sono tali che ognuno può fare ciò che vuole. Ma queste circostanze sono transitorie, bisogna regolarsi non per l'oggi ma pel domani e in modo da mantenersi sempre su un terreno dove si possa rimanere, perchè il dover tornare indietro sarebbe funesto. I miei colleghi lo sentono quanto me? Non lo so. E quindi ho sempre il mio portafoglio in mano.

Quanto; alla pace ecco quanto c'è. Il Governo Provvisorio è disposto a trattare per un armistizio e per la pace. Le Potenze chiedono ora alla Prussia se intende aderire e a che condizioni. Queste trattative apriranno dunque uno spiraglio a delle speranze. Ma temo però che la Prussia ponga avanti condizioni che il Governo francese non osi accettare, benchè esso sia pure convinto che la difesa è inutile. E allora Parigi ,si difenderà e potrebbe venire il momento in cui il Governo francese non potrebbe fare ivi la pace, né la guerra.

754

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1357. Firenze, 12 settembre 1870, ore 15,30.

Malaret est venu me prier de la part du Gouvernement provisoire de vous autoriser à aller au quartier général prussien pour obtenir un armistice qui servirait ouvrir des négociations de paix. Je crois que cette démarche au quartier général prussien ne peut avoir de résultat tant que les Prussiens ne sont pas concentrés sous Paris et que le Gouvernement français maintient le programme de l'intégrité territoriale. D'autre part il est nature! que le Gouvernement provisoire ayant exprimé le désir de faire savoir avec qui elle (1) veut traiter et à quelles conditions, il y a donc une base possible à la démarche qu'on vous demande. J e vous autorise donc à la faire persuadé que nous ne pouvons en ce moment refuser cela à la France et que la Prusse ne peut prendre ombrage de notre démarche loyale et directe. Si Lord Lyons consentait à y aller avec vous

ce serait préférable. Tàchez qu'il en soit ainsi. Dans votre entretien avec M. de Bismarck veuillez éviter la parole de médiation parce que nous savons que, de notre part surtout, cela indisposerait la Prusse.

(1) Il testo è probabilmente errato e da correggere cosi: « ... ayant exprimé le désir de savoir avec qui la Prusse veut traiter... •· Cfr. n. 755.

755

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1358. Firenze, 12 settembre 1870, ore 18,45. Le Gouvernement provisoire a demandé instamment que M. Nigra fut auto

risé, comme ses collègues à Paris le croient utile, à aller au quartier général prussien porter l'expression du désir du Gouvernement français d'obtenir un armistice qui rendrait possibles des négociations de paix. Cette démar.che ne peut,

croyons-nous, aboutir, tant que les prussiens ne sont pas sous Paris, et que la France insiste pour l'intégrité territoriale; pourtant, le désir du Gouvernement proviwire de savoir avec qui la Prusse veut traiter, et à quelles conditions, donne une base à la démarche de M. Nigra que nous avons en conséquence autorisée (1), mais qui n'a point pour caractère d'amener une médiation. Cette démarche directe et loyale sera, j'espère, accueillie avec bienveiHance quel qu'en doive ètre le résultat. Je dois vous dire, confidentiellement, que nous ne pouvions pas nous y refuser en ce moment, à cause des affaires de Rome.

756

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI (B C B, Archivio Minghetti, Cart. XV)

L. P. Firenze, 12 settembre 1870.

Le Comte Ponza di S. Martino revenu hier soir avec Guiccioli de Rome a été successivement reçu par le Cardinal Antonelli et par le Pape. Dans tout le voyage i1s ont trouvé des fonctionnaires affables et empressés, des gendarmes obséquieux et jusque dans les antichambres du Vatican des prélats amicalement souriants. Le Comte Ponza a briìlé ses vaisseaux systématiquement avec Antonelli et avec le pape. « L'Italie a besoin de sa Capitale, le Gouvernement et le Parlement vont se transporter sans retard à Rome; il est d'un intéret vita! pour l'Italie et pour le S.-Siège de vivre en bons termes sans mettre entre le Pape et les populations le déplorable obstacle d'une effusion de sang, que Sa Sainteté devrait empecher; les concessions offertes par l'Italie sont aussi larges que possible; le pape comprendra, on l'espère, que la force des choses doit étre acceptée pour le bien commun » a été son langage. Antonelli qui est en train de se refaire une popularité à Rome en déplorant les tendances à résister par la

force et en se montrant conciliant, s'est exprimé aussi dans ce sens, quoique en termes vagues, avec Ponza. Le Pape était avvilito et plutòt ému qu'irrité. «Non sono -a-t-il dit à Ponza -né profeta né figlio di profeta; ma vi dico che non entrerete a Roma o se entrerete non ci rimarrete». Ponza lui a répondu qu'au moment meme où il parlait les troupes avaient probablement déjà passé la frontière; qu'elles entreraient à Rome; et qu'après avoir fait l'expérience de nos bonnes dispositions ce serait le pape lui meme qui désirerait que nous y restions.

L.e Pape comme Antonelli ne fait pas d'objections sur 1le fond de nos concessions mais ils disent qu'elles ne donnent point de garanties pour l'avenir à cause de l'instabilité des hommes et des choses en Italie. Le Pape a dit que quant à ses troupes, lié envers ses prédécesseurs et ses successeurs, il ne peut les empecher d'opposer à l'emploi de la force la protestation de ila force. Le Pape montre l'intention de rester à Rome p1·isonnie1·, comme il dit; on croit pourtant qu'il pourra encore changer d'avis. Les Romains des basses classes attendent que les troupes soient en vue pour se mettre en mouvement. L'aristocratie réunit des signatures pour une adresse qui confirmera celle des 10.000 de 1861. En général la Cour de Rome compte encore sur les hésitations du Gouvernement italien à faire entrer ses forces à Rome à coup de canon et la population dbute encore que vraiment les italiens soient décidés à entrer. Ponza ayant été interrogé par plusieurs .romains sur ce qu'il y avait à faire leur a dit de se tenir tranquilles mais Guiccioli a dit avec insistance à tout le monde que ce langage était le seul que peut

tenir un envoyé du Roi et que c'était aux Romains à faire leur devoir.

On espère la défection des troupes indigènes à Rome. Le mouvement dans toutes les provinces Romaines est aujourd'hui très lancé et très sérieux et le sera davantage de jour en jour. On a lieu de supposer qu'H éclatera à Rome aussi quand la présence de nos troupes en vue aura levé tous les doutes et nos amis agissent dans ce sens. Ponza, je crois, aurait voulu rester à Rome après avoir rempli sa mission auprès du Pape. Peut-etre meme y serait-il resté de sa propre autorité si les termes dans lesquels le ministère l'a rappelé ne lui eussent fait supposer qu'on attendait son retour pour faire entrer nos troupes: très convaincu de l'urgence de [es faire entrer il a accéléré son départ. Il a tenu ce matin au Roi, aux Ministres -et à moi -un langage très décidé. « Les romaine àemanderont plutòt la république que d'accepter d'etre une ville de province italienne. Le pays veut aller à Rome en prendre possession sans retard y établir le Gouvernement et créer enfin un fait stable et définitif. Rome non Capitale laisse la question ouverte; Rome Capitale la clòt. Le Piémont entier se lèvera, moi à sa tète (dit-il) si le Gouvernement hésite. Il s'agit du salut de la Couronne. Ceux qui étant au pouvoir mettraient des batons dans les roues, auraient de grands comptes à rendre », a-t-il ajouté à Visconti. Ces détails, cher Monsieur, vous ,seront peut-etre utiles pour apprécier la situation. Nigra est autorisé à se rendre au Quartier Général prussien (1) pour transmettre l'expression du désir du Gouvernement provisoire d'un armistice et pour savoir avec qui la Prusse veut

traiter et à quelles conditions. Cette démarche demandée instamment par Favre ne pouvait pas etre refusée par nous. Nigra ne doit point avoir l'air d'introduire une médiation ce mot seui indisposant la Prusse surtout venant de notre part; il viendra au camp prussien comme simple parlementaire, en quelque sort. Il est connu personnellement de Bismarck et du Roi et pourra sinon obtenir un armistice (chose difficile, tant que les prussiens ne seront pas concentrés sous Paris et que ies français persi:steront à vouloir leur intégrité territoriale) du moins faire sans inconvénient grave pour notre situation vis-à-vis de la Prusse une démarche dont on nous saura gré [en] France et qui constate indirectement que ce n'est pas contre la France que sont prises nos mesures vis-à-vis de Rome. Pardonnez ces lignes écrites en grande hate.

(1) Cfr. n. 754.

(1) Cfr. n. 754.

757

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2965. Parigi, 12 settembre 1870, ore 16,20 (per. ore 19,55).

J'ai communiqué pour information à Jules Favre votre Circulaire datée du 7 Septembre (1) ainsi que le Mémoire qui y était annexé (2). Je lui ai annoncé en meme temps que les Troupes Royales avaient reçu l'ordre de franchir la frontière des Etats Pontificaux pour maintenir ordre sévère, l'inviolabilité du sol italien et la sécurité du St.-Siège, sans préjuger les questions politiques ou ecclésiastiques. Jules Favre m'a répété que le Gouvernement français nous laisserait faire avec sympathie. J'ai insisté pour le rappel des soldats de la Légion d'Antibes. Jules Favre m'a répondu que le Ministre de la guerre avait donné des ordres dans ce sens. Je lui ai suggéré l'idée de publier un décret appelant au secours de la patrie tous les français qui ont pris service à l'étranger. Il l'a approuvé. Faites tous vos efforts pour qu'il n'y ait pas de résistance.

758

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2967. Vienna, 12 settembre 1870, ore 16,50 (per. ore 20,10).

M. de Beust m'a dit avec réserve que le Nonce apostolique avait fait une démarche pour obtenir de l'Autriche au moins un blame expHcite contre l'Italie, en meme temps il m'a fait voir un télégramme de Rome dans lequel le Cardinal Antonelli dit que le Saint-Père n'a d'autre espoir que dans l'Empereur, mais le Gouvernement Impérial a décidé de répondre qu'on ne veut faire aucun acte contraire à l'Italie. M. Beust télégraphie dans ce sens à Rome, il dit que l'Antriche aurait été disposée à preter ses bon offices au Pape, si le Pape avait commencé par traiter avec le Roi d'Italie.

(1) -Cfr. n. 681. (2) -In realtà il Mémoire è annesso alla circolare 29 agosto.
759

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2966. Parigi, 12 settembre 1870, ore 16,20 (per. ore 20,15).

J'ai donné à M. Favre les renseignements sur le bataillon italien vers la frontière deNice (I). M. Favre m'a remercié. Le Préfet avait cru à la présence de six mille hommes. Le Ministre des Affaires Etrangères m'a donné à cette occasion l'assurance que son Gouvernement ne se preterait à aucune intrigue pour fomenter des menées républicaines en Italie.

760

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2968. Vienna, 12 settembre 1870, ore 16,40 (per. ore 20,20).

Beust dit qu'il se met à la disposition de quiconque voudra proposer armistice et paix (2), mais il ne croit pas pouvoir prendre l'initiative, car il craint de compromettre les pourparlers qui existent déjà selon lui. La Russie et l'Angleterre agis,sent chacune ,séparément pour leur compte. Jules Favre est en communication directe avec Bismarck (3).

761

IL CONSOLE GENERALE A MARSIGLIA, STRAMBIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2970. Marsiglia, 12 settembre 1870, ore 17,45 (per. ore 21).

Depuis hier ordre presque rétabli devant le Consulat. La garde est partie. Nous sommes accablés de travail et absorbés par les exigences impérieuses du moment. Des rapJwrts détaillés seront envoyés à V. E. Les italiens partent en masse ou s'enròlent dans la Iégion garibaldienne. Enròlements français assez nombreux. Gardes nationales organisées lentement faute d'armes; cris et manifestations diverses, mais enthousiasme véritable très-modéré.

762

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2971. Berlino, 12 settembre 1870, ore 16 (per. ore 21).

L'Autriche et la Russie de meme que I'Angleterre, sans ajouter ni conseils, ni recommandations, se sont bornées à communiquer purement et simplement

39 --Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

les dispositions de la France. M. de ThHe sam.s vouloir préjuger les décisions du Quartier Général, ne croit pas que Bismarck sera enclin à armistice avant la fixation des préliminaires de la paix (1). Le fait qui vient de se passer à Laon ne rp·rédisposera pas à 'la conciliation. Evitons le cas échéant de nous joindre à toute négociation sur la base de l'intégrité territoriale de la France, se serait aUer au devant d'un échec certain.

(1) -Cfr. n. 747. (2) -Cfr. n. 743. (3) -Ritrasmesso al Nigra con tel. 1359 delle ore 23,45.
763

IL MINISTRO A STOCCARDA, GREPPI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, pp. 24-25) (2)

R. 175. Stoccarda, 12 settembre 1870 (per. H 15).

Ho tenuto discorso col Conte Taube, reggente il Ministero degli Esteri riguardo alla quistione Romana in conformità del telegramma di V. E. del 5 corrente e delle Circolari 29 Agosto e 7 Settembre (3). Il Conte Taube, dopo aver conferito col Re, mi disse che erasi preso atto delle disposizioni del Governo Italiano a riguardo la Santa Sede, e che sarebbesi aspettato ulteriori comunicazioni per addentrarsi maggiormente nella quistione.

Mi risulta che per parte del Governo del Wurtemberg non verrà fatta veruna positiva opposizione ai progetti del Governo Italiano *, ed in appoggio di ciò concorre l'atteggiamento dell'alto Clero Cattolico di fronte alla decisione del Concilio.

Mi proviene da buona fonte che Monsignor Héfele Vescovo di Rottenborgo d'accordo col suo capitolo ha deciso di non procedere alla pubblicazione del dogma della infallibilità *.

764

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 648. Berlino, 12 settembre 1870 (per. il 16).

J'ai reçu hier au sok le télégramme chiffré de V. E. en date du meme jour (4). J'y ai répondu sans retard (5) en me réservant d'écrire aujourd'hui parla poste les renseignements ultérieurs que j'aurais pu apprendre au Ministère et par Lord Loftus en villégiature à Potsdam.

Je viens de voir M. de Thile. Il m'a donné les détails suivants. Le 11 courant Lord Granville avait engagé le Comte de Bernstorff à télégraphier directement au Comte de Bismarck des ouvertures analogues à celles qui

nous ont été faites par le Baron de Malaret. La meme démarche avait eu Ueu de la part du Comte de Beust vis-à-vis du Général de Schweinitz à Vienne, et avis en avait été donné ici par l'Envoyé Austro-Hongrois. La Russie s'était ég:dement, comme nous, rendue l'intermédiaire des dispositions du Gouvernement provisoire à Paris. Dans leurs communicati:ons les quatre Puissances s'étaient abstenues de tout conseil, de toute recommandation.

Sans vouloir préjuger en rien les décisions du Cabinet de Berlin, le Secrétaire d'Etat ne présumait pas que le Comte de Bismarck serait enclin à accorder un armistice avant la fixation des préliminaires de paix. M. de Thile n'avait pas mandat pour s'e~pUquer sur ce point réservé au Quartier Général où se concentre la direction des affaires politiques et militaires. Au reste, d'après son avis, ce qui vient de se passer à Laon où la citadelle a sauté après la capitulation et l'entrée des troupes allemandes en causant de grands malheurs, n'est pas de nature à prédisposer à la conciliation, si comme l'écrit le Roi à la Reine, il y a eu en effet trahi'son.

Tant que l'armée allemande ne sera pas concentrée sous Paris, et peut-etre meme tant qu'eHe n'aura pas fait son entrée dans cette .capitale, mais surtout tant que le Gouvernement provisoire n'aura pas modifié ses intentions de ne consentir à aucune cession territoriale, je ne crois pas à la possibilité d'une suspension des hostilités. Ce serait s'exposer à ce que la France profitat de l'armistice pour faire tout ce qui pourrait améliorer sa position, lever des troupes, se ménager des ressources etc. etc. Il ne faut pas oublier d'ailleurs qu'on veut ici s'emparer de Strasbourg, sinon de Metz. Or l'honneur militaire ne permettrait pas à ~France de céder une forteresse qui ne s'est pas encore rendue.

D'un autre dìté, rien ne prouve encore que le Comité de défense nationale soit déjà assez désHlusionné sur ses moyens de résistance, pour qu'H conseille de mettre bas les armes. Dans ces circonstances, le Gouvernement provisoire en mettant en demeure l'Allemagne de se prononcer sur un armistice suivi de négociations de paix, n'aurait-il pas l'arrière-pensée de surexciter davantage les esprits par l'énoncé des conditions dictées à la France? M. Jules Favre présenterait alors ces conditions comme trop humiliantes et chercherait en meme temps à ameuter les Puissances neutres. J'ignore si tel est le calcul, mais il faut s'attendre de la part de l'Allemagne à ce qu'elle ne consentira pas à un arrangement qui respecterait l'intégrité territoriale de la France. Les Gouvernements étrangers Jraient au devant d'un échec certain, s'ils voulaient employer leurs bons ·offices dans ce but.

Dans ces conjonctures, et surtout en prévision de l'avenir, je ne saurais trop insister pour que nous évitions pour ce qui nous concerne tout ce qui pourrait blesser les susceptibilités du Cabinet de Berlin. Nous rendrions bien plutòt un service à la France en lui laissant comprendre avec tous les ménagements voulus, que dans l'état actuel des choses, il serait plus sage de se soumettre à l'irréparable.

Ci-joint une lettre particulière pour V. E. (1).

(1) Fin qui ritrasmesso a Nigra con tel. 1359 delle ore 23,45.

(2) Riprodotto, in trad. frane., in Archives Diplomatiques 1874. II, p. 64.

(3) -Cfr. nn. 646, 580 e 681. (4) -Cfr. n. 745. (5) -Cfr. n. 749.

(1) Non rinvenuta.

765

IL MINISTRO A BRUXELLES, DE BARRAL,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (Ed. in LV 17, p. 27) (1)

R. RISERVATO 95/250. Bruxelles, 12 settembre 1870 (per. il 16).

Le Ministre des AffaiTes Etrangères m'ayant dit ce matin que d'après un télégramme qu'il venait de recevoir de Florence, l'ordre avait été donné aux troupes Italiennes de franchir la frontière pontifìcale, j'ai pensé que l'occasion était venue de lui expliquer franchement et loyalement les vues du Gouvernement du Roi sur l'état actuel de la question Romaine. Dans ce but, je lui ai dit en résumé ce que renfermaient les circulaires de V. E. du 29 Aout et 7 de ce mois (2) en terminant l'exposé de ces considérations par l'assurance que le Gouvemement du Roi n'avait rien tant à cceur que d'assurer la garantie de l'indépendance spirituelle, de la dignité et de la liberté du Saint-Siège.

M. d'Anethan m'a répondu qu'absolument parlant, le pouvoir temporel n'était pas, il est vrai, d'une nécessité indispensable au Saint-Siège pour remplir sa mission dans le monde; mais qu'il faUait cependant, à tout prix, trouver une combinaison, quelque chose, qui lui permit d'exercer ses fonctions spirituelles dans sa pleine et entière liberté d'action, sans qu'il fUt mème possible d'imaginer qu'il y entrat la moindre pression ou influence étrangère, et encore, a-t-il ajouté, ce quelque chose devrait recevoir la garantie collective des (3) Puissances catholiques.

* J'ai à mon tour répondu à M. d'Anethan que le Gouvernement du Roi partageait tout-à-fait cette manière de voir, et que bien loin de s'opposer à la garantie collective des Puissances étrangères, il était au contraire tout disposé à aUer au devant de cette sureté, en établissant avec elles une entente commune. Cette réponse a paru visiblement satisfaire M. d'Anethan *.

Cette conversation ne pouvait pas naturellement prendre une plus grande extension avec le Chef d'un Cabinet qui doit toujours avoir devant les yeux la neutralité du Pays. Mais, dans la bouche de M. d'Anethan qui passe avec raison comme le chef le plus intelligent, comme le plus autorisé du parti catholique, ce Ìangage acquiert, surtout dans les circonstances actuelles, une importance qui ne peut manquer d'attir·er la haute attention de V. E.

766

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (A VV, mazzo 6, fase. 5-1/D)

L. P. Vienna, 12 settembre 1870.

Ti mando per mezzo di Ruspoli due pieghi, dei quali l'uno viene da Bella Caracciolo l'altro contiene quattro miei rapporti ( 4) vere tartines; intorno alle quali scrivo una parola a Blanc (5), e l'acchiudo.

Oggi ti ho mandati due telegrammi (1). L'uno si riferisce alla guerra, l'altro

a Roma.

Finalmente il Beust fu chiaro. Noi non vogliamo prendere alcuna inizia

tiva di negoziati, ma ci accoderemo a chiunque la prenda. Il Beust giustifica

questa decisione col dire che la Russia e l'Inghilterra operano ciascuna per se

sola, ·che Favre tra>tta direttamente con Bismarck, che per conseguenza ogni

nostro atto potrebbe guastare. Ma in fondo ci si vede il malumore. Io ho pre

veduto, mi disse egli, che l'Inghilterra voleva procedere da sè sola in questa

faccenda della mediazione. E Ja Russia! Ella respinge qualunque idea di media

zione appoggiata alla forza. Tutto dunque si riduce a consigli inefficaci.

Per queste dichiarazioni a me pare che tu debba agire direttamente a

Berlino o anche a Londra o a Pietroburgo, ma qui non è punto di leva.

Nel corso della conversazione, il Beust che fu molto discorsivo soggiunse: Che volete? L'Imperatore Alessandro ha le sue idee. Da un Jato vorrebbe abboracciare una pace in modo che la Russia napoleonica tornasse sul trono: dall'altro la.to vagheggia la restaurazione deNa Santa Alleanza, come se ciò fosse possibile ai tempi che corrono. A queste cose io non replicai nulla ma farò di tornarvi sopra in qualche aUra occasione. Però debbo notare una cosa rispetto al primo punto, cioè che i prussiani dicono che non sanno con chi trattare. Il Governo presente non è il portato nè dell'Assemblea legislativa, nè del voto popolare della Francia. Esso si è creato da per se medesimo, e fu consacrato da qualche migliaia di parigini gridatori di piazza. La Prussia non potrebbe fare buon accordo, se non riconvocando il Corpo Legislativo, o in sua vece avendo la garanzia delle potenze europee. È bene che tu sappia tutte codeste cose per non cadere in un traneJlo.

Vengo aHa Quistione Romana. Se come dicono i giornali il Papa ha rifiutato S. Martino e la sua proposta voi siete più liberi. Oggimai avete fatto tutto ti possibile per mostrare all'Europa il desiderio vivissimo di trattare. Io spero che lla truppa provvisoria si dissolverà senza resistenza, e in pari tempo (sebbene le circostanze mutate giusti..fichino pure i nostri mutamenti) vorrei che fosse in mano nostra qualche scritto francese dove ci si liberasse dai vincoli della Convenzione di Settembre. L'Imperatore d'Austria è molto afflitto di ciò che avviene. Egli e la Corte sarebbero stati inclinevoli a favorire il Papa, ma il Beust mi ha assicurato che avevano deciso di rispondere ne.gativamente a qualunque dimanda fosse contraria all'Italia. Noi :faremo, ha detto ill Beust, come la P:r~ussia, senza O!Pporci a voi, 'Cercheremo di migliorare le condizioni del Papa. Sta bene, io risposi, ma perciò a'Vrebbe bisognato che il Papa avesse consentito a negoziaa.-e 'col Re d'Italia. Questo tema mi è ;parso andargli a grado, perchè ha concluso: vado a telegrafare a Roma, che non possiamo far nulla e che il rifiuto del Papa d'intavolare trattative col Re d'Italia renderebbe vani i nostri buoni offici (2). In generale, non posso che ripetere: qui l'opinione pubblica è con noi, e s'aspetta già l'entrata in Roma, ed ogni altra cosa che sia conciliabile col rispetto alla persona del Papa, e colla riserva che si provvederà alla sua indipendenza spirituale.

(1) Riprodotto in Archives Diplomatiques 1874, II, p. 63.

(2) -Cfr. nn. 580 e 681. (3) -In L V 17 qui agglUnto: • grandes •. (4) -Cfr. p. 538, nota l. (5) -Cfr. n. 767. (1) -Cfr. nn. 758 e 760. (2) -Cfr. p. 547, nota 2.
767

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC (A VV, Cassetta Minghetti)

L. P. [12 settembre 1870].

La politica si fa 'coi telleg,rammi e. colle lettere private. Nondimeno mi è venuto uno scrupolo che non sia necessario mandare qualche dispaccio d'ufficio e ne invio quattro :

l) sulla udiem::a imperiale;

2) sulla guerra;

3·) sulla questione romana;

4) è una dimanda di documento ·che manca, per esaminar il punto dei diritti marittimi, ecc. (1).

Però sebbene siano scritti con massima riserva, ho ancora i m~ei dubbi che potessero, non dirò stamparsi, ma solo litografarsi, come d'uso per le Legazioni. Che se questo è necessario bisognerebbe prima levar via tutto ciò che sia un pò vivo, l'ìiJecialmente nel secondo rapporto, ed io dò a Lei in questo caso ogni potere e facoltà la più ampia.

768

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTERO DELVINTERNO

N. 102. Firenze, 13 settembre 1870.

È pervenuta al Ministero degli Esteri :la notizia che nel Mezzogiorno della Francia, e particolarmente a N1zza, Marsiglia e Lione, si stanno formando legioni garibaldine, nelle quali sembrano arruolarsi molti ita'liani, che si trovano in quei paesi privi di llaJVoro.

Essendo :probabile che si tenti anche nel Regno di faxe arruolamenti ;per quelle legioni, e simile fatto, ove avesse a verificarsi, essendo assolutamente contrario ai doveri della neutralità, il sottoscritto chiama su tali circostanze l'attenzione del Ministero dell'Interno perchè le Autorità del Regno ricevano le istruzioni opportune per impedirlo quando ne sia il caso.

769

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2972. Parigi, 13 settembre 1870, ore 11,30 (per. ore 14).

Jules Favre m'a annoncé que le Baron de Malaret est rappelé. M. Senard ancien Ministre soos La République de 1848 est chargé d'une mission spécia,le pour Fllorence. Il part ce soir. Il appartient à la nuance Favre. Il est des plus modérés de son parti. Jules Favre vous le recommand.

(1) Si tratta dei rapp. l, 2, 3 e 4 del 29 agosto, 6, 10 e 12 settembre, tutti pervenuti il 15 settembre, di cui due pubblicati (cfr. nn. 674 e 737).

770

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2973. Londra, 13 settembre 1870, ore 11,50 (per. ore 15).

Me ;trouvant auprès de Lord Granville j'ai eu une longue conversation avec lui sur Rome, et à il'a•ptpui de vos instructions, je Lui ai exposé l:a partie historique, les éléments et l'état de .la question, les intentions du Gouvernement et la base par lui proposée. Lord Granville me ·dit ne pouvoir me .donner une réponse officielle, que je n'avais pourtant pas demandée. Il a reçu favorablement mes communications et il m'a e~primé ISOn désir pel\SIOilnel d'run aro-angement entre nous et le Pape; il a consenti à écrire à Rome son désir que le Pape s'ail'range avec nous. iln'a rien objecté à notre entrée ,sur le terrHoire romain. Il a reçu hier des informations sur l'accueil fait par le pontife à la lettre que M. S. Martino lui a remise (1).

Dans une conversation avec J:'Ambassadeur prussien qui est ici, j'ai expliqué aussi l'état de la question et les idées du gouvernement, et il m'a dit sans réserve que nous avioiL'> raison.

Quant aux ouvertures de M. Favre pour la paix, pas de réponse encore du Roi de Prusse, aussi à •Cause de difficulté d:e communications télégraphiques; on juge aussi embarrassant pour la Prusse de répondre avec qui elle veut traiter, à cause de l'état de la France.

771

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2974. Parigi, 13 settembre 1870, ore 12,05 (per. ore 15,15).

Le Journal Of}ìciel d'aujourd'hui contient l'annonce suivante: «En présence des événements qui rendent nécessaire le concours de tous les français à la défense du sol, le Gouvernement de la défense nationale a décidé que tous les militaires engagés au service de l'étranger, sans exception, rentreraient de suite en France, pour se mettre à la disposition du Ministre de la Guerre. Le département des Affaires Etrangères est chargé de leur rapatriement » (2).

772

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2975. Berlino, 13 settembre 1870, ore 15,50 (per. ore 19,45).

Je demande répéUtion de votre télégramme indéchiffu'able d'hier (3). 'Thile me dit qu'un armistice ne saurait etre consenti sans fixation préalable des condi

tions de paix et que les dernières communications faites ici par les quatres puissances auraient meme résultat négatif que celles de JUJles Favre auprès des Etats Unis d'Amérique. • Il avait invoqué les bons offices de cette république qui a répondu etre prete à y consentir si cela était agréable à la Prusse *. Il faut avant de se charger d'un message du Gouvernement provisoire, l'inviter à énoncer luimeme ses propres bases de négociation s'écartant du maintien de l'intégrité territoriale, autrement les neutres uniraient en pure perte leur influence (1).

(1) -Cfr. due rapp. Paget a Granville del 9 e 13 settembre, ed. in Correspondence respecting the Affairs of Rome, cit., nn. 26 e 30, pp. 25 e 33; Archives Diplomatiques 1874, U, pp. 53-54 e 60-70; BASTGEN, op. cit., Il, 645-646 e 647, (2) -Cfr. n. 757. (3) -Cfr. n. 755.
773

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2978. Vienna, 13 settembre 1870, ore 13,15 (per. ore 0,30 del 14).

Je vous envoie deux bruits qui sortent de la Chancellerie Impériale: le Pape ne bougera pas de Rome quoiqu'il arrive; les POW'\Parlers entre le camp prussien et Paris seraient près d'aboutir à un armist.ice.

774

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC

(AVV, Cassetta Minghetti)

T. Vienna, 13 settembre 1870, ore 12.

Je vous remercie de votre lettre (2). Mon opinion très nette est que le parti modéré doit réaliser entièrement le progr:amme du Comte de Cavour, et ne pas meme la.isser soupçonner un moment qu'il renonce à Rome capitale.

D'aiUeurs le mouvement na,tionall sera Jrrési1stible.

775

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1244. Parigi, 13 settembre 1870.

Sarebbe difficile compito il rendere in quest'ora all'E. V. un esatto conto delle impressioni che qui producono le risoluzioni prese da'l R. Governo nella questione romana e che hanno modo di manifestarsi. L'opinione pubblica della Francia, intieramente assorta nella ricerca di soluzioni immediate pei formidabili problemi della difesa, dell'iammin1strazd.one intern'a, del modo di salvare il paese da rovine maggiori, d'a immondi. appetiti e daHa guerra civile, può in oggi appena preoccuparsi del compimento dei fatti che poc'anzi essa si mostrava sì gelosa e sì ardente a voler o prevenire o signoreggiare. Ciò che appariva sotto l'aspetto di una questione gigantesca, atta tra tutte ad interessare l'amor proprio nazionale e 1le più care fedi del paese, ora è sceso a proporzioni mi<eroscopiche, a proporzioni

d'un incidente da gran tempo previsto, necessario, inevitabile, insignificante, che

più non scuote. veruno.

D'altronde, fa appena d'uopo accenna~e come l'opinione pubblka di Francia

dopo gli ultimi avvenimenti non trovi più che un'espressione molto imperfetta

molto deficiente negli organi della pubblicità. Di questi, alcuni sospesero la loro

vita; altri, ap.pena sorti, o non hanno a mostrarsi fedeli ad un passato che li impe

gni, o sono per iindole simpatici alla causa nazionale italiana, o volgono la mente

a più stringenti cure.

Tuttavia, più d'uno dei giornali ·che 'COl maggiore accanimento propugnavano

la causa del potm-e .temporale, ora si limitano a prendere atto dei fatti che vanno

cumpiendosi sul territorio pontificio, senza recriminazioni e senza minacce.

Tra gli uomini del Governo, le tendenze fa·vorevoLi ·alle aspirazioni nazionali

degli Italiani prevalgono, e non v'ha dubbio che la dichiarazione del Signor Giulio

Favre, « che cioè il Governo provvisori.o ci vedrà con simpatia agire nel senso

di quelle aspirazioni» non interpreti fedelmente il vero sentimento della mag

gioranza del medesimo.

Quanto poco poi anche la minoranza dissidente, più ligia aLle tendenze reli

giose, si dia pensiero di mettere alcun più serio ostacolo all'effettua1zione del voto

d'Italia, lo prova a sufficienza l'ordine di richiamo de' francesi arruolati al servizio

della Santa Sede, ch'è oggi un fatto compiuto.

Il popolo, seppure la paTola possa ·cons&Vare integro il suo significato in

seguito alle tante emigrazioni, poco cura di Roma e del Papa mentre il cannone prussiano s'appresta a tuonar~ alle porte della •capitale, e per esso è oggetto di ·maggiore attenzione il concorso d'alcuni Italiani alla difesa nazionale od alla cura

dei fer;iti che da alcune colonie itaHane gli si promette.

(1) -Ad eccezione del passo fra asterischi, il tel. fu ritrasmesso al Nigra (Tel. 1362 del giorno 14, ore 0,20). (2) -Cfr. n. 730.
776

IL CONSOLE GENERALE A LONDRA, HEATH, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO s. N. Londra, 13 settembre 1870 (per. H 17).

Pregiomi di ·confermarle il mio precedente (riservato) del 7 corrente n. 488 (1),

e di compiegarle annessa traduzione fedele di una lettera anonima, scritta in In

glese, pervenutami in questo momento (ore una pomeridiana).

Avendo motivo per informazione avuta da altra sorgente, di credere esser

vero quanto ivi è accennato, le ho tosto diretto il seguente telegramma (2) :

«Confermo lettera sette, altra ventina giovinotti partiti nove corrente via

Ostenda, San Gotardo, Milano ove arriveranno Mercoledì o Giovedì poi per

Roma, dettagli per lettera».

Vengo pure iruformato che l'individuo che apparentemente fornì i mezzi pel

viaggio alla prima spedizione di più .dJi cinquanta persone, è un tal Tibaldi ben

noto per le sue idee repubblicane ed eccentriche a PaTigi. Fra essi vi era pure

Pietro Redaelli del fu Giuseppe Maria, di Lecco, anzi di Linzanico, Giornaliere fotografo ed iintevprete di anni 36 circa (anzi 37) alto di statura, munito di passaporto da quest'Ufficio il dì 18 Marzo 1869, dietro altro del dì 28 Aprtle 1866 da Lecco, del quale le deve senza dubbio essere stato fatto cenno da questa R. Legazione nei primi del Settembre 1868, qual sedicente Segretario della così detta

Alleanza repubblicana universale.

Vi deve pure essere un tal Gatti Francesco di Agostino, sedicente GiornaHSita di Legnago (Verona) di anni 36, orbo dall'occhio destro; ed un tal Migliorini Domenico di Giuseppe e di Maria Antonia Zannini nato a Varese nel 184H circa, dichiaratosi: disertore dal 12.o Reggimento Infanteda, 16a Compagnia, mentre a Genova nel marzo 1869, ambidue espulsi, con altri, da Berna il 15 Luglio 1870. Varii altri Bolognesi diconsi da qui partiti in questi giorni, diretti per Roma, colla intenzione di prestar mano ad un colpo rivoluzionario in senso repubblicano! Tanto mi credo in dovere di farle noto a norma delle R.R. Autorità cui

spetta.

ALLEGATO

Signore, Una ventina o più di giovinotti avventati sono partiti ieri sera da Londra, Via Ostenda, S. Gotardo per Milano ove sperano giungere mercoledì o giovedì prossimo all'Hotel Cavour, tutti o parte di essi. Ve ne sono alcuni per unirsi all'armata pontificia ed opporsi al Governo di Vittorio Emanuele nel caso che si decidesse d'andare a Roma. Questa notizia è vera, e mi credo in dovere di partecipargliela per poter telegrafare, onde arrestarli tutti e metterli al sicuro in prigione finchè il Re non abbia sistemato col Papa e Roma.

Uno che desidera bene al Re Vittorio Emanuele.

(1) -Non pubblicato, col quale Heath dava notizia della partenza da Londra di una cinquantina di italiani, col proposito di andare a Roma per tentare di instaurarvi la repubblica. (2) -Tel. 2977, del 13 settembre, ore 13,47, per. ore 20,15.
777

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

T. 1361. Firenze, 14 settembre 1870, ore 0,15.

Tàchez de me dire noms des jeunes gens dont i1 est question dans rapport 7 courant et télégramme d'aujourd'hui du Consul Général Heath (1). Il faudrait également avoir signalement et savoir si ces individus ont de passeports

778

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. RISERVATO. Firenze, 14 settembre 1870, ore 0,30.

J'ai vu Amba.ssadeur de Prusse à Rome. Il n'a pas d'instructions positives, mais ses opinions per,sonnelles ne sont point favorablles. Il a conseillé de ne pas

oecuper la ville de Rome attendant la fin d€ la guerre et les négocia:tions. Jusqu'à présent nos troupes ont occupé le territoire sans coup férir. Ell.es seront demain soir dev:ant Rome. Je <crains qu'à Rome on nous oppose au moins autant de ;résistance qu'il sera nécessaire pour constater la violence. J'espère dans les manifestations des Romains, mais je ne suis pas rassuré. Télégraphiez moi (1). Bonnes dispositions à Paris, on a rappelés les français au service du Pape.

(1) Cfr. p. 530, nota l e nota 2. '

779

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1363. Firenze, 14 settembre 1870, ore 16,30.

On croit à Vienne qu'hl y ·a des poUI1parlers entre le camp prussien et le Gouvernement provisoire avec chance de réussite (2). Nigra mande (3) que Lord LyonJs a fait partir un ·courrier de l'Ambassade avec une lettre pour le Comte de Bismarck pour lui dema:nder de nouveau s'iii entend traiter !POUr un armistire et avec qui. Je ne crois pas qu'on puisse demander ·au Gouvernement provisoire d'offrir des cessions temitoriales. C'est au vaincu à demand'er la paix, et au vainqueur à poser les conditions.

J'ai vu hier le Comte d'ATnim se rendant à Rome. Son langage assez hostHe a produit ki une mauvaise impression, surtoot le jour où le Gouvernement 'français rappelait de Rome les français au service du Pape. J'ai vivement engagé le Comte d'Arnim à déconseiHer au Pape une résistance pouvant amener une effusion de sang au moins inutile; mais je crois que sa présence et son langage à Rome ne pourront que réveiller des illusions et engager à la résistance. Le Gouvernement Autrichien a répondu au Pape qu'H ne pouvait rien faire contre l'Italie.

780

'IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

(AVV, Cassetta Minghetti)

T. Firenze, 14 settembre 1870, ore 20,50 (per. ore 12,50 del 15).

J·e ;pars pour quartier général de Cadorna. Nous .agirons dans le sens que vous indiquez vous meme dans votre télégramme arrivé ce soir ( 4) : demain passage général du Tibre et après demain on espère de entrer à Rome sans violence autant que possible.

n. -122, pp. 71-72: Das Staatsarchiv, XX, n. 4364, p, 318; Archives Diplomatiques 1871-12, II.

n. 480, pp. 566-567.

(1) -Cfr. n. 783. (2) -Cfr. n. 773. (3) -Con tel. 2976 del giorno 13, ore 16,10, per. ore 20,15. Cfr. Lyons a Granville, 13 settembre, in Further Correspondence respecting the War between France and Germany, cit.,

(4) Cfr. n. 783.

781

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA,

AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY (A C S R, Carte Visconti Venosta. pacco VI, fase. 18)

L. P. Firenze, 14 settembre 1870. Le comte d'Arnim qui était en Allemagne en ·congé a rreçu l'ordre par le télégraphe de retourner à Rome. En passant par Vienne il a vu M. Minghetti qui lui donna une lettre pour moi (1). Je lui ai fait le meilleur accueil et je lui ai expliqué le plus clairement que possible les raisons qui nous imposent de profiter des circonstances actuelles pour obtenir une solution raisonnable de la question romaine. Partant des affirmations du Comte Brassier de S. Simon d'après lesquelles le Comte Bismark regarderait la question romaine comme une affaire purement itaUenne, dont il ne veut nul!lement 'se mèler, ainsi que des explications que vous avez bien voulu me fournir à plusieurs reprises à ce sujet, je me flattais que le Comte d'Arnim, à 'son arrivée à Rome, aurai t aidé à la conciliation en persuadant le Pape de ne pas faJ.re de résistance et de rester à Rome ou d'aUer à Castelgandolfo. Le langa.ge que M. d'Arnim m'a tenu ne me laisse .guère d'erspoir

à ce-t égard. Il m'a dit qu'il trouvait nature! que le Pape se défendit, mème par la violence; que ce n'était ·pas à lui à tàcher d'éviter l'effuSiion du sang. D'après

M. d'Arnim nous ferions mieux de ne pas entrer à Rome, qui devrait ètre une ville libre, comme Hambourg, Breme, etc. Enfin il ·croit que si par un malheureux hasard quelqu'un des Allemands invités dans l'armée papale était blessé ou tué, l'impression en Allemagne serait très fàcheuse pour nous.

Ce langage me fait craindre que la présence du Comte d'Arnim n'encourage le parti de la résistance à tout prix. M. d'Arnim a-t-il des instructions dans ce sens, ou agit-i! de lui mème? Est-il embarrassé palt' les promesses qu'il a peut-ètre faites antérieurement, lorsque la Prusse croyait avoir un intérèt à accroitre partout et particulièrement à Rome nos embarras? Voilà ce que je désire savoir.

La solution dont M. d'Arnim m'a parlé (Rome :Iibre sous la souveraineté nominale du Pape, mais avec une garnison italienne et un Gouvernement municipal) seraàt peut-ètre acce,ptable si le Pape voulait s'arranger avec nous sur cette base. Mais, en présence du non possumus que le S.-Père vient encore de répéter au Comte de S. Martino, au moment où nous sommes oblìgés pour prévenir les intrigues républicains et sauver la Dynasthie d'entrer sur le territoire romaJ.n en éludant des stipulations formellers avec la France, nous sommes contraints d'obéir à la logique d'une situation que nous n'avons pas créée. Nous faisons valoir, aux yeux de la France, le droit d!es romains à se donner un meilleur gouvernement; si les populations·, y comprlise celle de Rome, se prononcent pour l'annexion au Royaume d'Italie, comment s'y opposer. Le danger d'une tentative républicaine n'est bien à craindre à Viterbo, à Fros1none, à Ceprano: il est fort .grave à Rome, et il n'est pas difficile de prévoir ·ce que déviendrait un gouvernement muni>cipal sous la suzeraineté du Pape tant que la république existe à Paris. Quel ròle joueraient d'ailleurs à Rome nos t:roupes que le Pape n'aurait pas appelées, contre la présence desquelles il aurait protesté, et qui devraient le cas échéant répandre

le sa<ng des romams au profit non iP'as meme du Pape, mais d'un Gouvernement municipal dont les éléments n'existent peut-etre pas?

Ces considérations vous demontrent, M. le Comte, que la seule condition qu!i pourrait rendre pratique la solution dont M. d'Arnim m'a parlé serait le consentement exp1icite du Pape. Cette condition manquant, nous serons obligés d'accepter, meme contre-creur, une solution différente.

Loin de nous ,cependant l'idée de manquer à l'égard du Pape de tous les égards d.maginable.s. Le projet de 'Capitolato, que je vous ai envoyé est tel à fournir toutes les garanties que la conscience la plus timorée pourrait exiger pour le libre exercice de l'autorité spirituelle. D'après ce qu'on m'écrit de Munich, le Comte de Bray lui-meme est disposé à approuver cette solution (1). Est-il possible que la Prusse soit à cet égard plus exigeante que la Bavière? Nous comprenons en effet que le Cabinet de Berlin tienne à éviter en ce moment surtout, tout ce qui peut froiJSser les susceptibilités des populations catholiques du midi de l'Allemagne. Mais si la Bavière, l'Autriche, le Wurttemberg, Bade nous encouragent en quelque sorte à aUer à Rome, est-ce à Berlin que nous devons remonter des obstacles? N'y-a-t-il pas un grand intéret de civilisation pour les protestants comme pour ies catholiques éclairés de l'Allemagne, à en finir une fois avec le pouvoir temporei, et à en finir de manière à consoli1der ile principe monarchique ou bien de faire profiter de cette chute le parti révolutionnaire?

C'est à vous, M. le Comte, de développer ces idées que j'indique à peine et que je ne puis en ce moment exposer complètement. La modération extrème avec laquelle nous agirons, et dont nous espérons donner les preuves en ce moment meme, vous fournira une nouvelle série d'arguments pour votre conversation avec

M. de Thile.

J'ai hate de vous donner quelque éclaircissement sur nos rapports actuels avec la France. M. Favre a dit à M. Nigra que il ne pourrait pas en ce moment assumer la responsabilité de la chute du pouvoir temporel, mais en meme temps il nous donne tacitement carte bianche. Pour constater cette adhésion tacite (dont le caractère purement négatif ne nous sauvegarde pas assez contre une future intervention française) il nous a fallu établir avec le Gouvernement français actuel des rapports officiels. J'ai donc autorisé M. Nigra à écrire la lettre (2) que vous aurez lue dans les journaux. C'est une reconnaissance de fait qui n'implique nullement una reconnaissance de droit. Cela nous permettra cependant de démontrer à l'avenir que la Convention du 15 Septembre a été reconnue par le Gouvernement français actuel comme inapplicable à la situation dans laquelle nous nous trouvons car non seulement il s'est abstenu de protester, mais il a eu soin de déclarer par écrit qu'il maintenait les meilleurs rapports avec nous. M. Favre a de plus rappelé en France tous les Franc;;ais qui servent dans l'armée du Pape. Ne pourrez.-vous pas obtenir qu'on prenne une mesure semblable en Allemagne? Nous avons soin de prendre les memes mesures pour le rapatriement de tous les étrangers qui étaient au service du Pape; car nous désirons surtout de ne rien faire qui puisse laisser de doute sur notre impartialité.

DailiS un intéret d'humanité j'avais autolrisé M. Nigra à se rendre au Qururtie!l." Général prussden (~lutot en parlementaire que en médiateur) pour connaitre les idées de M. de Bismark sur un armistice. Il m'a semblé que cette démarehe franche et loyale, dont je prévoyais d'ailleurs l'insuccès, n'aurait pas du donner des ombrages à la Prusse, en meme temps qu'elle aurait servi à engager M. Favre dans la politique que nous suivons vis-à-vis de Rome. Mai!s il paraìt que Nigra, après s'etre consulté avec ses col[ègue,s, a renoncé lui-meme à ce projet.

(1) Cfr. n. 738

(1) -Cfr. n. 709. (2) -Cfr. n. 726, allegato.
782

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2980. Berlino, 14 settembre 1870, ore 17,15 (per. ore 19,15).

J'ai reçu répétition télégr'amme du 12 (1) averti en temps pour en parlerà Thile. J'attends réponse (2) à mon télégramme de ce matin (3). En attendant je sais que la Russie et l'Angleterre estiment que toute démarche en ce moment serait plus nuisible qu'avantageuse. L'Autriche se tient également en réserve.

La situation n'offre un point pratique que srur le terrain militaire. H est évident que la P.russe surtout après l'événement de Laon ne traitera qu'après [a capHuUation de Pruris.

783

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2981. Vienna, 14 settembre 1870, ore 15,45 (per. ore 19,20).

Le Conseil de l'Ambassadeur de Prusse à Rome ( 4) me parait cacher son arrière pensée. Je ne vois pas comment la fin de la guerre pourrait écarter le danger d'une résistance à Rome. Un Congrès ne nous donnera jamais plus de ce que nous aurons occupé. Par conséquent je ferais encore tout ce qui est humainement possible pour éviter conflit et provoquer manifestation des romains, mais au point où nous en sommes je finirais en tout cas par occuper la Ville. Je vous écris par poste sur la question romaine (5).

784

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2982. Parigi, 14 settembre 1870, ore 16,40 (per. ore 20,35).

J'ai vu hier M. Senaro avant son départ. Il a IParlé avec effusion de ses sentiments italiens. Vous le trouverez entièrement favorab\le à l'abolition du pouvoir tempocel et il ne nous c!réera aucun embarras sur oette question. Je vous engage à profiter du moment pour donner à la question romaine une solution complète et définitive. Il faut que l'Europe après cette crise se trouve en présence d'un faift accompli irréV'ocabie. Si les Orléaniste,s venaient au pouvoir en France, ils poUXII'aient nous suscitar de sérieux embarras à ce sujet.

(1) -Cfr. n. 755. (2) -Cfr. n. 797. (3) -Cfr. n. 786. (4) -Cfr. n. 778. (5) -Cfr. n. 793.
785

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2984. Vienna, 14 settembre 1870, ore 17,10 (per. ore 0,40 del15).

Le Cardinal Antonelli ayant pris •connaJi•ssance du téil.égramme du Comte de Beust dont je vous ai télégraphié avant hier (1), a répondu que jamais !J.e Pape ne traiterait avec le Roi d'Ita1ie. Le Comte de Beust m'a lu aussi en grande par.tie deux dépeches adressées à Rome et à Florence sur la question Romaine (2); elles me paraissent très cor:rectes dans notre sens. Il m'a di.t avoir autorisé le Prince Metternich de se joindre aux autres s'ils allaient au camp Prussien.

786

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

Berlino, 14 settembre 1870, ore 14,10 (per. ore 1 del 15).

Si votre télégramme du 12 (3) se réfère à démarche isolée d'u ChevaHer Nigra et je fusse chargé de lui •pOC'éjparer bon accueil je •croirais de mon devoir de vous dire que d'après mes impressions ellle produirait ici et dlans toute l'Allemagne effet déplorable. Il ne m'est dr'ailleurs nullement démontré que ·les autres Gouvernements neutres le jugeraient opportun et efficace. Ainsi, mieux vaudrait y renoncer. Une action isolée compromettrait notre position à Berlin et H vaudra,it mieux pour nous se ménager sympathie du vainqueur que celle du vaincu. Je prie V. E. de répondre à ce présent télégramme (4). Nécessaire de ... [manca] ajouter qu'on ne saurait envoyer un diplomate au Quartier Général sans pressentir d'avance le Comte Bismal'lck ;par mon entremise ou par •ceille du Comte Brassier de S. Simon.

787

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2986. Londra, 14 settembre 1870, ore ... (per. ore 1,40 del 15).

Je viens de vojjr Granville à Londres. La Prusse a répondu à l'ouverture de M. Favre en demandant quelles garan1Jies politiques et miiiJt:aires donnerai.t la France pour des négociations avec le Gouvernement Français a.ctuel ou avec un autre Gouvernement. On a immédiatement réporudu de Pa;ris qu'on donnerait toutes les garanties politiques et militaires nécessaires (5). Rien donc de concluant pour le moment. On s:e rejette mutueUement les difficultés provenant de la situation politique de la France. Granville me dit (6) croire que la Prusse ne traitera

n. 4175, pp. 350-351; Archives Diplomatiques 1874, II, pp. 68-69; BASTGEN, op.cit., II, pp. 78B-789:

que sous les murs de Paris assiégé. Ce que le Times dit aujourd'hui de la mission de Thiers est faux: il est venu hier avec une mission tout-à-fait pacifique pour engager 'l'Angleterre à exercer son .influence pour la France au sujet de la paix et pour épargner des nouveaux grands malheurs. L'attitude réservée et sage (1) de l'Angleterre continue à etre toujours la meme.

(1) -Cfr. n. 758. (2) -Cfr. disp. Beust a Palomba a Roma, 13 settembre, in Correspondenzen des K. K. Ministeriums des Aussern, cit., n. 145, pp. 121-123; Das Staatsarchiv, XIX, n. 4174 pp. 347-349· Archives Diplomatiques 1874, II, pp. 64-68; BASTGEN, op. cit., II, pp. 789-792; disp. Beust ~ Kiibeck a Firenze, 13 settembre, in Correspondenzen, cit., n. 146, p. 124; Das Staatsarchiv XIX (3) -Cfr. n. 755. (4) -Cfr. n. 797. (5) -Cfr. Granville a Bernstorff, 14 settembre, in Further Correspondence resvecting the War between France and Germany, cit., n. 124, pp. 73-74; Das Staatsarchiv, XX, n. 4366 pp. 320-321; Archives Diplomatiques 1871-72, II, n. 488, p. 575. ' (6) -Nel registro della legazione di Londra: c me parait •.
788

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2988. Londra, 14 settembre 1870, ore 19,41 (per. ore 3,45 del 15).

VeuiHez bien me dire si vous m'autorisez à me servir du rrésumé historique (2) imprimé que vous m'avez envoyé relativement à la question de Rome pour faire ,publier des articles dans des joul'l!laux anglais sans en indiquer la source. Cela seraiit ici très utile. Veuillez bien m'en envoye·r quelques autres exemplairres.

789

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 650. Berlì.no, 14 settembre 1870 (per. il 19).

Après avoir transmis mon télégramme (3) et mon rapport N. 649 d'hier (4), il m'est venu le doute qu'il pourrait s'agir d'une mission Jsolée du Chevalier Nigra au quartier générail, et que j'étais chargé de lui ménager bon accueil.

J'ai alors crude mon devoir de télégraphier nouvellement à V. E. (5), pour

Lui dire que, d'ap!'ès des i:rnpressions faciles à recueiHir par le langage tenu

dans les sphères officielles et par les journaux, une démarche isolée ou collec

tive, dans les conjonctures actueil:les, produirait id et dans toute l'Allemagne

un effet déplorable. Il ne m'était d'a.illeurs nullement démontré que les Ca

binets de Londres, de St.-Pétersbourg et de Vienne la jugeraient opportune

et efficace. M. d'Oubril avait préci:sément reçu une expédition de dépeches du

Prince Gorkhakow, et H ne semblait aucunement à ce diplomate que le Ca

binet Impérial fut enclin à sortir dans ce moment de son attitude expeetante.

Il fallait, disait-il, tant qu'on n'aurait pas des chances de succès, s'abstenir

d'une immixtion directe ou indirecte. Ce serait nuire en pure perte à son

influence.

Quant aux ménagements à observer, mieux vaudmit en user à l'égard du

vainqueur, que vis-à-vis du vaincu. Je ne vois pas trop quels embarras sérieux

ce dernier pourrait nous causer aujourd'hui pour les affaires de Rome.

Tout bien pesé, je prenais la liberté d'émettre un vote contrarre à la mis

sion du Chevalier Nigra. Sans nous lai•sser distancer par les autres Puissances

neutres, nous n'avions aucun motif urgent de les devancer. Je n'arvais pas be

soin d'ajouter, qu'on ne 1saurait envoyer un d!i.plomate auprès du Comte de Bismall'ck, sans pressentir celui-ci par mon entremise ou par celle du Comte Brassier de St.-Simon.

Je viens de recevoir la répétition du 'télégramme indéchiffrable du 12 (1). Comme je le télégraphie à V. E. (2), avant d'en rparler à M. de Thile j'attends la réponse à mon télégramme expédié aujourd'hui à l heure du matin. En attend!ant, j'apprends par Lord Loftus que Lord Granville estime que toute démarche inopportune serait (plus nuisible que avanta•geuse, et que le Prince Gortchakow partage la meme manière de vok. L'Autriche se tient également sur la réserve. Comment dès lors les collègues du Chevalier Nigra ont ils pris sur eux de l'encourager à déférer aux instances d'un Gouvernement provisoire, qu'ils n'ont IPOint encore reconnu et qui peut ipasser demain à Rochefort, ap;rès demain au Comité de Lyon? Quel est son titre ilégal d'ex1stence aux yeux de la Prusse? Quels sont ses pouvoirs, au point de vue international? Les memes mots dits par le Comte de Bismal'lck à l'Empereur Napoléon, le 2 Septembre, document publié par le Moniteur Prussien, la Situation n'offre un point pratique que sur le terrain militaire, peuvent s'appliquer à la situation d'aujourd'hui. Le Cabinet de Berlin, surtout après l'événement de Laon qui a excité une indignation aussi profonde que générale, ne voudra traiter qu'après que Paris aura mis bas les armes. De meme que le Roi se refusait à recevoir l'Empereur Napoléon avant la capitulation de Sedan, de meme S. M. ne permettra pas des négociations sérieu:ses de pa1x, avant que Paris ne se soit rendu. La trahison de Laon ne peut que fortifier cette détermination.

Au reste, V. E. fParait, aussi, peu compter sur la réussite d'une tentatwe au quartier général, tant que l'armée allemande n'aura pas achevé son mouvenient de concentration vers la capitale, et surtout tant que le Gouvernement provisoire maintiendra sa prétention de ne traiter que sur la base de l'intégrité territoriale. La France qui se montre si chatouHleuse à son endroit, devrait se souvenir de son htstoire. Quand [a fortune d:es armes lui sorurJait, elle n'y allait pas de main morte avec ISes ennemis. Aprè.s Jena et Tilsitlt, l'Empereur Napoléon diminuait, en 1807, la P.russe de près de la moitié de son territoire, tandis que l'Allemagne, pour prix de ses sanglants sacrifices et de ses victoires, réclamerait une ,cession d'un vingtième environ de la France.

Le mieux seraili: donc de revenir sur l'idée de (lonfie·r la mission précitée

au Chevalier Nigra. Quelle que soit son habileté, il iratt au devant d'une fin de

non recevoir, et notre empressement à nou.s donner l'ap.parence, sans y etre

invités par les deux belligérants, de chercher à ar:reter les progrès de l'armée

prussienne, cet empressement donnerait lieux à de facheux commentaires. N'ou

blions pas d'ailleurs que notre attitude a éveillé ici, au début de la guerre,

des soupçons, injustes ;putsqu'ils onlt été écartés par le résultat lfinal de ·notre

politique; mais enfin soupçons il y a eu, et nous devrions nous appliquer plus

que jamais à en effacer toutes les traces, en nous plaçant sur la meme ligne que

les autres Grandes Puissances, ni moins mais ni plus.

4o --Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

(1) -Nel registro della legazione di Londra: • expectante •. (2) -Cfr. n. 580, allegato. (3) -Cfr. n. 772. (4) -Non pubblicato poichè analogo al telegramma pubblicato al n. 772. (5) -Cfr. n. 786. (1) -Cfr. n. 755. (2) -Cfr. n. 786
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IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 347/122. Londra, 14 settembre 1870 (per. il 25).

II Signor Conte Granville essendo venuto a Londra da Walmer Castle, ch'io pure lasciai ieri, mi procurai tosto una conversazione col medesimo ano scopo di conoscere la risposta che si attendeva da S. M. il Re di Prussia all'apertura fatta dal Signor Giulio Favre per la pace di cui è ·Cenno nel mìo precedente ultimo Rapporto N. 121 Politico in data d'ieri (1), e per conoscere anche lo scopo della venuta del Signor Thiers a Londra (2), il quale vi giunse pure ieri. Il risultato di questa conversazione ebbi l'onore di parteciparlo a V. E. col telegramma che Le ho spedUo or ora (3).

A conferma del medesimo, mi pregio di significarle che il Signor Conte Granville mi partedpò in modo affatto confidenziale che la Prussia ha risposto all'iniziativa del Signor Giulio Favre domandando aUa sua volta quali garenzie politiche e militari avrebbe :dato la Francia nel caso che intervenissero trattative fra la Prussia ed i:l Gove!rno attuale della Francia od un altro Governo della medesima.

A ciò si era tosto risposto da Parigi che si sarebbero date tutte le guarentigie necessarie tanto politiche quanto militari.

Per ora pertanto non vi è ancor nulla di conchiudente in quest'affare poichè non si sarebbe fatto altro fuorchè rimandarsi ~reciprocamente lo scioglimento di quelle diffi.coltà ·che sono conseguenza dell'attuale condiztone po[itica interna :della Francia. Parmi che l'opinione di Lord Granville sia pure che con ciò la quistione non abbia fatto alcun passo ve!'so il suo scioglimento, e che una seria trattativa cÙ pace non sarà in ogni caJSo accettata dalla Prussia che alilo;rquanto l'esercito Germanico sarà sotto le mura di Pal"ligi e ne avrà cominciato l'assedio.

Il Times d'oggi, in un articolo ostile alla Francia, apponeva alla venuta del Signor Thiers a Londra lo scopo di provocare una coalizione delle Potenze neutraLi per costringere la Prussia ad una pace benevola per la Francia. Il Signor Conte Granville mi disse che codeste asserzioni del Times erano affatto erronee e mi soggiunse, in modo del pari confidenziale, che la missione del Signor Thiers era affatto pacifica e non aveva altro scopo fuori quello d'impegnare J.'Inghilterra ad esercitare la sua .influenza in modo benevolo per la Francia allo scopo della pace, per risparmiare un nuovo spa!'gimento di sangue ed una grande disgrazia a Parigi (4). Chiesi allora a Sua Signoria se il Governo della Regina avesse modificato in qualche cosa l'attitudine riservata ed aspettante che aveva fin qui conservata ed il Signor Conte mi rispose recisamente che essa non era punto cambiata e che continuava ad essere com'era stata fin qui.

Prima di mettere fine alla mia conversazione richiamai a Sua Signoria l'espressione già ripetutamente fattale, del desiderio del Governo del Re di procedere e di mantenersi in relazione col Governo Britannico e gli dissi che le istruzioni ch'io riceveva erano tutte informate a questo desiderio. Sua Signoria esprimendomi di nuovo quanto grata gli riuscisse una tale assicurazione, ne rese molte grazie al Governo del Re.

Per adempiere aà. dovere che m'incombe d'informare V. E. dello stato della ~ubblica opinione iin questo paese ,e delle impressioni ch'io riporto nelle mie comunicazioni con persone che sono nei pubbliei affari, Le dirò innanzi tutto che la politica d'aspettazd.one, di grande riserva, a cui si attiene questo Governo è a mio avviso la conse,guen:za non soilo del s1stema già da molto tempo seguito dal Governo Britann;ico in occasione di conflitti fra paesi continentali, ma ben anca della diversità d'opinioni e di tendenze ch'esdste neJ paese e della assenza attuale del Parlamento.

È generalmente riconosciuto che negli ultimi venti anni un notevole riavvicinamento era avvenuto fra la Francia e 1'Inghilterr3J e non solo fra' due Governi, ma ben anco fra 'le popol,azioni dei due paesi e ciò a felice detrimento di quelle preoocupazioni e di queM'antagon1smo che avevano fra esse sussistito nei tempti anteriori. Ma, non può celarsi che la dichiarazione di guerra delia Francia alla Prussia, le circostanze in cui la guerra fu inopinatamente dichiarata ed improvvisamente, hanno prodotto in questo paese un grande rivolgimento ed un ritorno alle antdche preoc~cu:pazioni e prevenzioni contro la Francia.

Ond'è che fin qui la gran maggioranza de,i giornali si palesò ostile e talvolta acerbamente astile alla Francia e favorevole alla Germania. I grandi disastri subiti dana Francia hanno bensi diminuito e vanno lentamente diminuendo un tale effetto; ma pure le opinioni son sempre non solo divise ma ben anco in molta maggior parte ostili ancor<:!-a~l'la Francia 'Se si bada ai giornali ai quali in questo paese devesi molto guardare per giudicare della pubblica opinione. Non è ~erciò da meravigHarsi se in Inghilterra, ove non può sussistere un Governo che non sia sorretto dalla pubblica opinione, e dove questa trova veramente la sua suprema espressione nel Parlamento, il Governo, in tale stato delle cose, proceda molto guardingo, non voglia prendere impegni e miri a riserbrure il più posstbile la sua libertà di determmazione e d'azione per quell'epoca in cui una qualche r1soluzione diventti assolutamente necessaria. Per quell'epoca è probabile ,che il Parlamento sarebbe c'onvocato, e tale è l'opinione manifestaltami da a!lcuni uomini po[itici dnfluenti ed amici del Governo i quali pensano che la condizione del Gabinetto sia nell'attuale stato delle cose e per l'assenza del Parlamento molto difficile e senza una sd:cura guida.

(1) -Non pubblicato. (2) -Sulla missione Thiers a Londra, cfr. i documenti e il racconto in FAVRE, op. cit., pp. 134-152 e 415-418. (3) -Cfr. n. 787. (4) -Per la conversazione Granville-Thiers e per il punto di vista del primo, cfr. Granville a Lyons, 13 e 14 settembre, in Further Correspondence respecting the War between France and Germany, cit., nn. 117, 123, pp. 69, 73; Das Staatsarchiv, XX, nn. 4363, 4365 pp. 317-318 319-320; Archives Divlomatiques 1871-72, II, nn. 478, 487, pp. 564-565, 573-574. ' '
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IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. s. N. Nizza, 14 settembre 1870 (per. il 16).

Mi affretto di pall'tecipare all'E. V. che il iMaire di Cannes favorisce ~i all'ruoolamenti d'italiani per conto del Generale Garibaldi, ddstoglie~ndo così dal

dovere di recarsi sotto le Regie Bandiere, col•oro che in breve possono esservi chiamati. Ieri si presentm-ono in Consolato con fogl:io di via di quel Maire e con quarto di passaggio sulla ferrovia i sotto descr1tt.i 6 individui: Natta Celestino d'anni 38, da S. Salvatore. Bourgarel Gia,como d'anni 20, da Cambiano, Gambavotta Giovanni d'anni 20, da Novi Ligure, Picciocchi o Pietrotti Pietro d'anni 19, da Mezenzano, Donte Pietro d'anni 20, da Dronero, Ferrera Giovanni d'anni 19, da Bene Vagienno. Fu loro osservato non essere autodzzato dal Governo del Re alcun arruolamento per Garibaldi, esser plroibito H pr,endere servizio mi.J.itare all'estero senza preventiva autorizzazione ed [sic] che hanno i cinque giovani l'obbligo di rimpatriare per soddisfarvi alla leva quando chiamati. Informo di questo affare anche il R. Minis,tro a Parigi.

P. S. -Mi viene riferito da buona .sorgente, che buona parte delle tremila Guardie mobili fatte da questo Signor Prefetto arrivare dal dipartimento del Varo impl'ovv1samente e di notlte tempo .in Mentone sono già ripartite.

Non so dove attingano le notizie queste Autorità governative, ma so che loro venne riferito trovarsi concentrati sessantamila (!) uomini di truppa presso Cuneo.

La Corvetta a va{Pore Caton, qui ,chiamata da Tolone per sorvegliare la costa da Villafranca è stamattina ritornata in questo porto. Ho già fatto arrivare alle orecchie del Prefetto Baragnon che i suoi allarmi non hanno ombra di fondamento.

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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 6, fase. 5-l/D; copia)

L. P. CONFIDENZIALE. Vienna, 14 settembre 1870.

Sulla grandle questione della guerra o per meglio dire sui !tentativi di pace

non ho nulla da ag~iungere. Le ,cose qui sono rimaste e rimarranno nello stato

che ti descris,si nelle precedenti mie [e.ttere confid~nziali. La Russia intanto

disarma, doè dà ,congedi maggiori anche dell'usato e ,con ciò si allontana ognor

più da!lla possibilità di una mediazione ,che avrebbe potuto ad un momento

dato diventare azione.

Quale fu il pen.si!evo che mosse la Russia a fare un passo verso l'Austria

e mostrarsi dappdma rdisposta ad agire con essa? Non ne veggo alcun altro

se n.oo quello di wpedilre aLl'Austria ogni atto 'Che avesse potuto essere con

trm-io alla Prussia e ~compvomettere i .suoi interessi. Siccome 1a Russia s'era

impegnata verso la !Prussia ad a,rmare, a minacciare, ad agire secondo l'attd

tud1ne dell'Austria, così ha preso La via di mo[cire questa, di tenerla a bada,

di collegarsela, ,ed! in tal modo di assicurarsene. Non è adunque qui come dissi,

che si potrà esercitare una ,inizia!tiva ma a Parigi o a Berlino. Due problemi

mi ,cadono nell'animo, a proposito della pace, che ti sottopongo. Se la Francia

veramente schiacciata ed umiliata dovesse subire le .condizioni: !Più dure che la Prussia esige, conv.iene egli a noti di mettere Ila nostra firma quasi garanzla di simile trattato? Posto ·che i fatti siano abbastanza ra.gionevoli e tali da non lasciare proprio il dardo ·confitto e la minaccia dd nuova ,guerra, conviene a noi di accettare un congresso? È la Russia che mette innanzi questo concetto, ed è evidente che lo mette innanzi per rivedere i trattati del 1856. Dunque ail Congresso verrebbero portate aUre ques:bion•i estranee al trattato dd. pa•ce fra la P·russia e la Francia. La nostra quistione sarebbe manifestamente la quistione· romana; e sotto questo IP'tmto di vista non posrsiamo rifiutare di accettarlo. Ma non si potrebbe venire ad una iill!tesa cOllie !POtenze cattoliche su questa questione anche indipendentemente da un congresso solenne?

E ove ciò fosse possibile, converrebbe a noi di apr~re una disCiussione su tanti altri punti che formano tante incognite e IPO,ssono contenere germi di discussione? Se ha luogo un armistizio, è probabile che un bel giorno ci verrà categoricamente fatta la domanda. Rifiutare assolutamente non mi sembra possibile, ma sa,rebbe possibi'le destreggia~si. L'Inghilterra certo non vi entrerà di buon grado, ed io inclino <a creder che non sarà agevole d.nrtendersi. Ad ognd modo pensaci su. Per ora il rinvio al Congresso è una •S·Cappatoja, e sta bene.

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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (A VV, mazzo 6, fase. 5-1/D)

L. INTIMA. Vienna, 14 settembre 1870.

Per quanto posso giudicarr-e di qui, mi pare che sia stato utilissimo, e bene accetto in Europa il tentativo d'intendersi col Papa. La lettera del Re (1), la missione di S. Martino, le circolari (2) per rassicurare i Gabinetti d'Europa mi pare che abbiano fatto buon effetto. Abbiamo ormai esaurito tutte le variazioni sul tema che siamo prontd a dare al Ponti:fi.cato tutte le garanzie deUa sua libertà e indipendenza. Ma il 1Pa{Pa ha rifiutato recisamente di trattare.

Codesto rifiuto d tpOne in una condtzione migliore rispetto alla nostra entrata. Oggimai mi pa~re che non sri spargerà una goccia <di sangue fin sotto le mura. Resta la città. Quando ho avuto il tuo telegramma di iersera (3), ho pensato molto seriamente su questo, e poi mi ·sembrò di d!over rispondere nettamente che allo stato delle cose la mia opinione è che ci si debba entrare ad ogni costo (4).

L'opdnione pubbHca stessa non ci permetterebbe indefinitivamente siffatta sosta, e ci spingerebbe ad agire. Meglio adunque condurla che esserne tirati. E oggimai in Europa si è preparati anche a questo. Però io vorrei 1° che non tralasciaste opera alcuna perchè riuscisse una dimostrazione interna. Mi par impossibile che i Romani non siano neppure al caso di faxe una peti-zione. 2° che dovendo pur usare violenza, si usi coi mezzi meno clamorosi e si piglino

quelle vie dove la resistenza sarà m1nore. Bisogna che i clericali non possano bandire a' quattro venti che abbiamo bombardato Roma, come i Prussiani bombardano Strasburgo. Non si tratta di gloria militare, ma piuttosto di un colpo di mano po1itico.

SuPIPongo una volta occupato il territorio e Roma. Veggo che salvate sempre la città Leonina; e invero mi pare che questa sia la soluzione più possibile. Potrebbe appuntarsi se il Papa fug.~va, ma col Papa dentro credo che niun uomo ragionevole vi troverà a ridire. Io credo ·che non b~sognerà indugiare il plebiscito, perchè in ogni ipotesi di Congresso, vi sia il fatto già completato dalla volontà dei Romani. E poi bisogna battere H ferro finchè è caldo, e questo è il caso che cOrSa fatta 'Capo ha. Cercare ·che sia fa.tto con tutte le precauzioni, e che non si possa appuntare di :falsità. Forse molti non voteranno, ma quelli che voteranno, voteranno pel sì cioè per l'annessione e non pel regno separato. Intanto veggo naturale il gov·erno municipale ma anche con un governo municipale, vi sono ·certi principi liberali che non si possono lasciar manomettere ·colla nostra presenza. La questione <degli ordini religiosi, e sopratutto quella dei ,gesuiti vi scapperà fuori subito. Anche in ciò un governo municipale può assumere qualche responsabilità. Nel memorandum stampato e annesso alla circolare 29 agosto (1), veggo che offrivate di lasciare tutti i beni a tutti. È una gran concessione in rapporto alle leggi del regno. Forse si potrebbe dire: tutti gli ordini religiosi che nel termine (poniamo di otto giorni) avranno trasportato il loro domidhlo entro la .città leonina, e ne avranno fatto esplicita dichiarae.ione conserveranno i loro beni salvo la convenzione. Così uscirebbero senza cacciarli. Quanto ad amministmzioni e a leggi che non siano essenzialmente .politiche, non affrettarsi nei mutamenti. Abbiamo fatte esperienze anche troppo dure.

Ma in ogni caso introdurrei la carta coattiva della nostra Banca Nazionale. La Banca Romana ·continuerà a vivere: tanto meglio se può, ma è in condizioni misere.

Verrà poi la questione della Capitale, e qui debbo fure un piccolo commento ad un telegramma mandato a Blanc (2). In una sua lettera (3) egli mi accennava ad un partito ,che vorrebbe eliminare del tutto questo punto. Non me ne meraviglio. Ho parlato con Galeotti a Vienna, e conosco non pochi altri amici, ma io dico: guai se rinunzia:ssimo al programma di Cavour. In tal caso avrei preferito non toccare il territorio romano. Tu già conosci le mie idee sul possesso di quel territorio. Veggo tutte le difficoltà e i pericoli; ma oltrachè non si riuscirebbe (ricordati la risposta del Cavour al Chiaves) ( 4) si darebbe causa vinta al partito clericale. Certo son da discutere i modi, il tempo. Ma vedrete che le ·Cose correranno più rapide di quanto possiamo pensare noi stessi, e di quanto sarebbe desiderabile. Ripeto •che al partito moderato spetta compiere il !programma di Cavour nella sua intierezza, r>er quanto le circostanze il permetteranno, ma semr>re il più 'che sia poSisibile.

(1) -Cfr. n. 693. (2) -Cfr. nn. 580 e 681. (3) -Cfr. n. 778, trasmesso in realtà il 14 mattina. (4) -Cfr. n. 783. (1) -Cfr. n. 580. (2) -Cfr. n. 774. (3) -Cfr. n. 730.

(3) Nel discorso pronunciato alla Camera il 27 marzo 1861. Cfr. C. CAVOUR, Discorsi parlamentari, XI, Roma, 1872, pp. 339-343.

794

DIOMEDE PANTALEONI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, Cassetta Minghetti)

L. P. Macerata, 14 settembre 1870. Consenta che io mi .congratuli con Lei della bella maniera con la quale

è stata condotta la nostra politica all'estero; ma mi ·COnsenta altresl che le ricordi che per completarla, c'è forza ora obligarci la Francia con de' servigj tanto grandi, quanti per noi possano senza pedcolo prestarsi. La :missione del

Thrers ce ne offre il destro, facendolo corteggiare ed ajutare dalle nostre legazioni a Londra, Pietroburgo, Vienna; e là e da per tutto prestandoci a rilevare la fortuna di Francia. Io non so se le ho detto: che in partendo di Parigi mi lasciai Hbera la communicazione .con il mediatore fra la repubblica e il partito Thiers e Orleanista. Avrei a Lei dato il nome e l'indirizzo della persona, ma è troppo presto per •communicare in Francia con i partiti, a.Uro ·che per mezzo di per:sone non dotate di carattere ufficiale.

Non le sal'ebbe possi!bile di mettere un freno alla penna di quell'enfant terrible ch'è l'Opinione? Perdio! non va ,strombettando che il Governo del Re debbe diriggere il Governo provvisorio a Roma, quando anzi è necessario che vi sia questo Governo provvisorio, il quale s'incarichi di tutte quelle bisogne delle quali appunto un Governo regolare non può, non sa, e non deve farsi autore! A leggere le assurdità che si stampano a Fi:renze parrebbe che si sia lontani di tre generazioni dalle annessioni fatte da Cavour.

Io sarò a Roma fra pochi giorni deciso ad ajutare i Romani, e il Governo nostro in tutti i modi, salvo ·che accettando mai una posizione ufficiale da chicchesia.

Scusi la libertà che mi ,prendo di scriverle (1).

795

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

T. 1365. Firenze, 15 settembre 1870, ore 10,45.

Vous pouvez vous servir du résumé (2) pour disposer en notre faveur l'opinion publique par les organes importants de la presse. En allant à Rome nous empechons la révolution d'y aller et nous donnons à la monarchie sa consécration nationale définitive.

(1) -Lo stesso Pantaleoni, in un biglietto indirizzato al Visconti Venosta e scritto a Firenze nella anticamera del ministro, diceva: c Da notizie che oso dire sicure da Roma apprendo che i prelati si mostrano dispostissimi a venire a patti e parlano di noi ben altrimenti che sogliano. Mi risulta però ancora, che l'idea era di tenersi chiusi in Roma perfar come un genere di protesta all'occupazione nostra. Gliel dico per dovere ma non ho dubbi che la popolazione agirà ·a modoch'Ella o piuttosto le nostre truppe troveranno le porte aperte • (A VV, mazzo 12, fase. P). Il biglietto, datato., c giovedl », è probabilmente del 15 ovvero dcll'8 settembre. (2) -Cfr. n. 580, allegato.
796

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PARIGI, NIGRA

T. 1366. Firenze, 15 settembre 1870, ore 14.

Donnez-moi des nouvelles de ce projet de mission au camp prussien à laquelle je vous avais autorisé sur la demande de M. Jules Favre, presque à contre cceur et sans avoir aucune confiance dans succès.

797

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1367. Firenze, 15 settembre 1870, ore 14.

Je crois que M. Nigra a renoncé à se rendre au Quartier Général. J'en suis content mais vous comprenez qu'il m'était difficHe de refuser mon autorisation à une démarche qui n'avait qu'un but humanitaire (1).

798

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI ALL'ESTERO (2)

N. 79 bis. Firenze, 15 settembre 1870.

La rapidità colla quale si sono compiuti i rovescii che affliggono la Francia e l'incertezza che pesa sulle sorti e sulla costituzione futura di quella nazione avranno destate gravi preoccupazioni anche nei paesi d'Oriente dove radicata ed estesa è l'influenza francese appoggiata sovra l'elemento J.atino. E pffi' naturale conseguenza di sì fatta condizione di cose, nei popoli orientali, :lira i quali distinte si mantengono tutt'ora 1le separazioni di razza, rese più vivaci dalle competizioni religiose, la parte latina e cattoliC'a, ~conservatrice deU'antica tradizione della civiltà romana, e fondamento delJ.a rinnovata influenza italiana, dovette sentirsi profondamente scossa dai colpi che hanno cagionato aila Francia una così grave sventura. Atta,lchè quando, per informazioni giunteci, abbiamo saputo che l'elemento latino in Oriente si mostra alquanto in~timidito di fronte aUe influenze rivali ~che hanno preso insolito ardire sino a giungere a spiacevoli cimenti e provocazioni, non abbiamo esitato a dare istruzioni intese nel senso di mantenere quel giusto equilibrio d'influenze che è necessario alla tranquillità ed alla pxosperità delil'Oriente.

La S. V. è abbastanza in grado di discernere la differenza che corre fra le relazioni politiche dei vari: Gabinetti colla Turchia e quegli altri interessi, di un ordine più generaJ.e e più elevato, che si compendiano nella influenza morale che esercitano le diverse tendenze PQ"Oprie delle singole nazioni.

Prescindendo da ogni considerazione d'interesse politico immediato e diretto, è cosa importante per l'Italia il non disconoscere la necessità di appoggiarsi

stabilmente in Oriente sovra una :forza morale che già si compone di tanti elementi che a buon diritto le appartengono.

L'affievolimento del,la protezione :lirancese non dovrà dunque per nessun conto segnare l'ora della decadenza de1la influenza latina in Oriente; il momento attuale può anzi sembrare opportuno per dimostrare che la ricostituzione dell'Italia le ha assicurato un appoggio non meno sicuro di quello che ·le poteva offrire qualunque altra nazione.

Non può altresì sfuggire alla genm-ale attenzione •Come questo stato di cose acquisti una maggiore importanza daHa sua coincidenza col verificarsi .in Italia di circostanze che rendono ormai inevitabile ed urgente un passo decisivo nella questione di Roma.

Sebbene infatti l'influenza .latina nel Levante abbia per sua naturale base e per suo più solido fondamento le gloriose tradizioni dell'iitalia, J.e numerose colonie, e le Tagguardevoli \l'elazioni commerciali, tuttavia nelle sue manifestazioni estrinseche ha trovato un ausiliario potente anche nello spirito cattolico dei Latini ed una splendida e solenne affermazione negli istituti di carità, istruzione e religione. Nella protezione efficace di questi la Francia ha trovato una particolare sorgente di influenza esclusiva sovra ,tutto dacchè per lo antagonismo esistente :fra Roma e l'Italia questa era in condizione meno favorevole per spiegare la propria azione in favore dei cattolici, e per valersi delle forze morali che da Roma ricevono autorità e direzione.

La cessazione di tale deplorevole antagonismo sarà la conseguenza se non immediata, non meno certa però, de1la risoluzione della quistione Romana. L'Italia potrà dunque pxendere ben ~tosto il posto che le appartiene anche in Oriente valendosi per uno scopo legittimo di civiltà e di progresso di mezzi de' quali, per il ·concorso di circostanze affatto estranee al,la sua posizione politica rispetto agli altri Stati, avea sinora difettato.

Non è però una gara d'influenze che noi vogliamo aprire o provocare. Il nostro scopo dev'essere tutt'altro. Noi dobbiamo !imitarci a segnalare una situazione nella quale l'influenza latina, ristabilita su'Ha sua base naturale, potrà mostrarsi sempre più gagliarda e benefica per i paesi dove dovrà spiegarsi. A questo fine converrà che la S. V. colga ogni occasione peT dimostrare quanto siano ingiuste l·e prevenzioni che soltanto una imperfetta conoscenza della situazione delle cose d'Italia od un sentimento ostile all'ingrandimento della nostra posizione in codesti paesi possono aver suscitato. A rettificare molte erronee opinioni ed a dissipare non poche illusioni avrà certamente contribuito il recente soggiorno dell'episcopato cattolico in Roma. Prelati insignì per pietà e dottrina vi hanno acquistato il convincimento del vantaggio grandissimo che ridonderebbe all'a Santa Sede dal liberarsi che facesse d'ogni cura che non appartenga alla sf&a degli interessi spirituali e religiosi. Cionondime~o alcuni vescovi e specialmente fra gli orientali quelli di rito 'latino si mostrarono preoccupati delle conseguenze che potrebbe avere per il pontificato romano una soluzione la quale ne modificasse le condizioni di esistenza. Importa dunque che mentre stanno per compiersi dei passi decisivi nella quistione di Roma, tutti siano rassicurati e che i timotri e le prevenzioni circa gli intendimenti dell'Italia verso la Santa Sede abbiano senza indugio a cessare di fronte alle nostre sincere e concilianti dichiarazioni. Al quale effetto è mestieri che la S. V., presentandosene l'opportunità, sia in grado di dare ai reggitori degli istituti ecclesiastici ed ai capi deLle comunità latine cattoliche gli schiarimenti desiderabili sulle condizioni ne1le quali la quistione romana sta per essere risoluta.

Ed anzi tutto conviene che si sappia ·che nello accingersi a risolvere una tale questione il Governo del Re non ha voluto usare di sorpresa verso le altre potenze nè avvolgersi in un mistero che sarebbe stato in opposizione colJ.'indole speciale del grave problema. n Governo del Re ebbe dunque ad ass'icurarsi che i suoi propositi non incontravano ostacolo negli altri Gabinetti ai quali ha avuto campo di far conoscere i propri: intendimenti. La posizione che l'Italia ha acquistato nel concerto delle nazioni ha certamente ·contribui•to ad accrescere autorità al Governo del Re anche negli affari di Roma ·considerati a!!. punto di vista dei rapporti internazionali. I varii Governi mostrano ora col contegno e col <linguaggio la fiducia che loro inspirano i nostri propositi, de' quali la moderazione di cui fa prova lo spirito pubblico in Italia è mallevadrice. In mezzo all'incertezza in cui l'Europa può essere precipitata da eventi che oltrepassano i limiti d'ogni prev:isione, noi abbiamo potuto affermare che era dovere dell'Italia di sottrarre gli interessi che si collegano ·colla quistione romana ai pericoli di inaspettate violenze facendo valere la pienezza dei diritti che per le eventualità non prevedute nella Convenzione del 15 Settembre 1864 ci e;ravamo riservata. Abbiamo fonda·to motivo di credere che questo nostTo linguaggio è stato inteso dai principali Governi di Europa. Le loro preoccupazioni legittime ormai si restringevano d'altronde ad alcuni punti sui quali fra l'Italia e gli altri Governi non potrebbero esistere dissensi. Dal 1860 in poi .l'Italia ha mantenuto la quistione romana nei termini nei quali questa ora. si trova posta naturalmente, riconoscendo noi da una parte la necessità di assicurare in modo effettivo e solenne l'indipendenza del Pontefice, mentre poi, per altra parte non cessiamo di esporre la possibilità morale di far dipendere l'avvenire del Papato, dall'esistenza precaria d'una potestà temporale ·che, priva di forza propria, deve essere continuamente conservata o rialzata da intervento straniero. La soluzione praticamente possibile del.Je difficoltà ·che presenta la quistione romana al punto di vista della indipendenza necessaria al Pont1ficato romano non forma per la prima volta oggetto dello studio e delle preoccupazioni delle potenze. L'attuale Pontefice ebbe egli stesso sotto l'impero d'altre ·Circostanze a prendere cogni

zione dei capito1i che avrebbero potuto formare la base d'un accordo. Ciò che non ha potuto allora e forse non potrà ora essere oggetto di un accordo diretto colla Sede Pontificia, l'Italia è disposta ad accordare col vincolo che nasce da un atto bilaterale conchiuso coHe potenze che hanno sudditi cattolici. Quali siano poi le condizioni larghissime che l'Italia ha offerto ed offre in omaggio al voto espresso dai Cattolici per la indipendenza spirituale del Pontefice Ella potrà facilmente desumere da una memoria di cui le trasmetto un esemplare (1) coll'avvertenza però di conservavle il suo carattere strettamente confidenziale. Lo averle dato queste informazioni basterà per metterla in grado di sventare

qualunque piano di opposizione tendente a contrastare lo estendersi della nostra

influenza presso i Latini eon mezzi desunti dalla pa·rticolare nostra posizione

rimpetto alla Sede della cattolicità. Noi annettiamo una grande importanza a rassicurare gli animi di coloro che per molte ragioni possono in questi gravi momenti rivolgersi all'Italia come naturale loro sostegno. Ci dorrebbe troppo di sapere che ingiuste prevenzioni, mantenute soltanto da un'incompleta od inesatta cognizione dello stato vero delle cose, impedissero il concentrarsi intorno a noi di tutte quelle forze sulle quali conta l'influenza :latina e che sono altrettanti elementi sovra i quali devesi fondare stabilmente la posizione nostra in Oriente.

(1) -Cfr. n. 786. (2) -Il documento è protocollato e conservato come circolare sebbene sebri piuttosto un dispaccio a Costantinopoli.

(1) Si tratta probabilmente del Mémoire allegato al n. 580.

799

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (1)

T. 2989. Parigi, 15 settembre 1870, ore 12,40 (per. ore 15,35).

Réponse de Bismarck arrivée à Londres est celle-ci: quelles garanties peut donner le Gouvernement provisoire qu'il stipul:e va•lablement pour la France, pour l'armée et pour les Gouvernements qui lui succèderont? Favre par l'entremise de l'Angleterre répondit que Ia garantie pour la France était l'Assemblée qui serait réunie et devrait Tatifier le .traité de paix. Quant à l'armée garantie consiste dans l'obéissance qu'elle n'a jamais refusée au Ministre de la Guerre. Par l'entremise de l'Angleterre on a demandé à Bismarck s'il consent à une entrevue avec J. Favre (2).

800

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2991. Berlino, 15 settembre 1870, ore 15,55 (per. ore 23,35).

Réponse à votre télégramme du 14 (3).

M. de ThHe m'a dit que le Comte Arnim n'avait eu ni instructions de s'arreter à Florence, ni de tenir un langage hostile. Sa présence à Rome s'expliquerait par la gravité des circonstances. M. de Thile ne sait rien sur la nouvelle de Vienne, ni sur le message de Lord Lyons. Il m'a dit aussi, en confirmant ·ce que j'ai télégraphié hier à V. E. (4), que l'Angleterre, la Russie et l'Autriche se tiennent sur la réserve car pour le moment la situation militaire seule offrirait terrain pratique; Comte de Bismarck autant qu'il !l'ésulte à Berlin n'avait encore donné aucune réponse aux communications faites ici à simple titre de renseignement par les quatre puissances neutres sur les dispos.Uions du Gouvernement provisoire. Je n'ai pas fait allusion à la démarche de M. Nigra, puisque V. E. ne m'eu parle plus.

n. 489, p. 576

(1) 11 contenuto di questo doc. fu comunicato a Berlino, Pietroburgo e Vienna con tel. 1368, del giorno 16, ore 0,30.

(2) Cfr. Lyons a Granville, 14 settembre, in Further Correspondence respecting the War between Fmnce and Ge1·many, cit., n. 129, pp. 75-76; Archives Diplomatiques 1871-72, Il,

(3) -Cfr. n. 779. (4) -Cfr. n. 782.
801

IL MINISTRO A PARIGI, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2992. Parigi, 15 settembre 1870, ore 21,50 (per. ore 4,20 del 16).

Projet de m'envoyer au camp prussien imaginé par Jules Favre à mon insu et communiqué à Florence également à mon insu n'était pas pratique et on n'y a donné aucune suite. Après votre télégramme (1) je me suis borné à dire à Jules Favre que j'étais disposé à joindre mon action à celle de Lord Lyons si elle pouvait ètre utile et si elle était agréée par la Prusse.

802

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGL,I ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2993. Berlino, 15 settembre 1870, ore 21,30 (per. il 16).

Merci pour votre télégramme d'aujourd'hui (2). Si vous croyez que le Chevac. lier Nigra puisse encore faire usage de votre autorisation il me paraitrait urgent de Ja suspendre. Je vous ai écrit pacr la poste combien il importe de ne pas nous mettre ou nous laisser mettre seuls en avant (3). Pour autant qu'il résulte à Berlin le Qual'tier Général dans l'état actuel des ·choses n'admettrait qu'un parlementaire militaire et non un négociateur politique.

803

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGL,I ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 651. Berlino, 15 settembre 1870 (per. il 19). Je me suis exprimé auprès de M. de Thile dans le sense de votre télégramme d'hier transmis à 4 heures et 45 de l'après-midi (4).

n m'a dit ne rien savoir sur la nouvell:e de Vienne au sujet de prétendus pourparlers entcre le Quartier Général et le Gouvernement provisoire, ni sur un messa:ge de Lord Lyons au Comte de Bismarck. S. E. me confirmait en mème temps l'indication que je mandais par mon rapport N. 650 (3), sur l'attitude de la Russie, de •l'Angleterre et de l'Autriche. Ces Etats se tiennent sur la réserve, car pour Je moment la situation militaire seule offrait un terrain pratique. La parole appartiendra au canon tant que Paris ne mettra pas bas les armes. Le Chancelier fédéral, pour autant qu'il résultait au Ministère, n'avait encore donné aucune réponse aux communications faites ici, sans conseH, ni recommandation, par les quatre Grandes Puissances neutres, sur les dispositions du Gouvernement provisoire à traiter dans le but d'obtenir un armistice suivi de négociaUons de pab::.

Il est évident, comme le dit V. E., qu'on ne saurait demander au Gouvernement provisoire d'offrir lui-mème cession territoriale, mais si un tiers se

charge de solliciter un armistice, il faut que cet intermédiaire soit à meme d'indiquer si le vaincu en désirant la paix serait pret à souscrire à des préliminaires impliquant, nous le savons d'avance, une rectilfication de frontières pour la sùr.eté de l'AUemagne. C'est ce que j'entendais par mon télégramme du 13 (1), parce qu'autrement les Neutres nuiraient en pure perte à leur propre infl.uence.

A moins d'une résistance prolongée et opiniatre de Paris, laquelle ne semble guère probable, il est à prévoir que l'action d'une médiation trouvera diffi.cilement le joint pour s'exercer entre les belligérants. La Correspondance provinciale répétait encore hier le mot que la paix doit etre localisée, comme l'a été Ila guerre. Un autre journal offi.cieux, la Norddeutsche-Allgemeine Zeitung, publiait le meme jour un arttcle pour démontrer qu'aucun Etat n'est obligé à reconnaitre un Gouvernement de fait comme existant de droit, et moins encore quand on se trouve en guerre avec ·Ce nouveau Gouvernement. L'Allemagne, en présence d'un Gouvernement de facto et d'un Gouvernement de jure, est libre de choisir celui avec 1equel elle veut ·conclure la paix. Dans ces conjonctures, elle ne se laissera guider que par ses propres intérets, et cher·chera à s'entendre avec le Gouvernement qui morrtrera 'les meilleures dispositions, qui accord'era les conditions Jes plus favorables, et qui offrira les plus grandes garantres pour le maintien de la paix. C'est indiquer assez clairement qu'on ne veut pas écarter les chances de négocier avec l'Empereur Napoléon. On !le ménage pour s'en servir au besoin. C'est un véritab1e en cas. A Wilhelmshohe on ne lui rrefuse aucune facilité dans sa correspondance, dans ses relations. On vient, entre autres, d'autoriser les visites de la Duchesse de Hamilton, du Cardinal Bonaparte et du Comte Arese.

Dans mon entretien avec le Secrétaire d'Etat, puisque V. E. ne me parlait plus de la démarche du Chevalier Nigra, je me suis abstenu d'y faire allusion.

(1) -Cfr. n. 754. (2) -Cfr. n. 797. (3) -Cfr. n. 789. (4) -Cfr. n. 779.
804

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCON11I VENOSTA, AI MINISTRI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, CADORNA, A MADRID, CERRUTI, A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, A PARIGI, NIGRA, E A VIENNA, MINGHETTI

T. 1369. Firenze, 16 settembre 1870, ore 11,05. Nos troupes sont entrées en Civitavecchia sans tirer un seul coup de fusil.

805

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, PRESSO IL QUARTIER GENERALE DI CADORNA

T. RISERVATO. Firenze, 16 settembre 1870, ore 17. Nel caso che il Generale Cadorna abbia preso delle misure per la corrispon

denza postale, Lo preghi di far rimettere agli avamposti romani tutti i dispacci diretti aHe Leg·azioni estere a Roma.

(1) Cfr. n. 772.

806

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (1)

T. RISERVATO. La Storta, 16 settembre 1870, ore 16,15 (per. ore 17,35).

Je crois vrai, quoique un peu exagéré, ce que j'ai écrit sur l'esprit et dispositions prises par troupes étrangères, frayeur habitans, adresse romains. Quant au pape et Antonelli les bruits exagèrent leur dispositions conciliantes. Cependant ils se abstiennent prendre responsabilité directe dans ce qui se passe. J'ai pu malgré l'état siège établir communications avec nos amis. Général est content de ce qu'ils promettent.

807

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. La Storta, 16 settembre 1870, ore 11,50 (per. ore 24).

Bruits que je vous ai envoyés en clair (2) ne sont pas tous authentiques mais utiles pour la publicité étranger. J'ai envoyé émissaire pour assurer achat quelques officiers indigènes. C'est la seule chose sérieuse à faire. On pourrait aussi ouvrir entrée par porte ou autre accès déjà étudié. Nous ne perdons pas un instant. Généra'l me parait content que je me charge de ces intelligences avec nos amis de Rome. Toutes les dépenses seront controlées par Silvestrelli pour éviter tromperies. Quand méme zouaves nous forceraient tirer quelques coups canon on s'arrangera pour que notre entrée à Rome apparaisse facilitée par troupes indigènes et par les habitans. Situation des choses est bonne. Je crois que vous pouvez étre sans inquiétude. On pourrait entrer en Rome demain soir si tout marche comme nous espérons.

808

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL FRATELLO GIOVANNI (AVV, mazzo 13, fase. 9/1)

L. P. [Firenze], 16 settembre [1870].

Nulla di nuovo per la pace. Siamo allo stesso punto. Qualche comunicazione fra i due belligeranti. Nulla di decisivo. Le comunicazioni con Parigi sono ora interrotte. Io credo che Bismarck farà J.a pace quando avrà in mano almeno Strasburgo e convinti i Parigini della inuti:lità alla lunga della difesa.

A Civitavecchia si entrò senza sparare un fucile. A Roma temo molto che almeno per la forma si farà resistenza. Però abbiamo delle comunicazioni coll'interno e spero che questi poltroni di Romani qua.lche cosa faranno. Basta, andiamo avanti. Appena dentro, il nostro contegno sarà tale da porre una netta linea di divisione fra noi e la sinistra. I signori della Gazzetta di Milano si preparano a andare a Roma e anche noi d prepariamo a farU prendere dai Carabinieri.

(1) -Oltre ai tell. qui pubblicati spediti da Blanc e dal generale Cadorna nei giorni precedenti il 21 settembre, numerosi altri sono conservati in AVV, mazzo 2, fase. 2-1/B. (2) -Allude probabilmente al tel. 16 settembre, ore 10,50, non pubblicato, da comunicarsi alla Agenzia Stefani.
809

GALEAZZO RUSPOLI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (A VV, mazzo 12, fase. R)

Prato, 16 settembre 1870.

Ricevo in questo istante la qui unita lettera di mio padre per l'E. V.

ALLEGATO

AUGUSTO RUSPOLI A VISCONTI VENOSTA

Presburgo, 11 settembre 1870. Ricevei in Ungheria ritardatissima una lettera del 28 p.p. del Deputato Checchetelli, che m'invitava in di Lei nome di recarmi subito in Firenze. Telegrafai se dovevo venire ad onta del ritardo involontario. Mi fu risposto • mi si telegraferebbe rinnovandosi urgenza di mia presenza •. Mi recai a Vienna dal Commendator Minghetti che mi disse voler telegrafare a V. S. la mia opinione sul da farsi riguardo Roma (1), ed aggiunse mi tenessi pronto a partire, da un momento all'altro potendo giungermi invito telegrafico. Ciò non essendo fino ad oggi avvenuto credo doverla prevenire, che spero il 17 corrente essere in Firenze. Intanto non posso che ripetere ciò che dissi al Commendator Minghetti. • Osar tutto per scioglier radicalmente la questione •. Il Nuovo Dogma, avvenimento ben più grave della caduta del potere temporale, passò inosservato, perchè il mondo distratto dalla guerra, che si preparava. I resultati enormi quanto imprevisti della guerra stessa sono tali da produrre ben altre preoccupazioni! L'occasione è suprema! D'altronde, se la quest~one non si risolve ora, e a fondo avremo la rivoluzione, e forse la guerra civile. L'Europa ci saprà grado di conservar l'ordine in Italia ove potrà finalmente organizzarsi un gran partito liberale moderato. Si risparmieranno mali immediati assai maggiori di quelli tutt'ora ipotetici di complicazioni future. D'altra parte le sacristie che hanno reclutato l'accozzaglia di legittimisti al servizio pontificio dopo Sedan dan poco da pensare. Non so se il Papa fuggirà; ma ciò di cui son profondamente convinto si è, che, se non esso, il suo successore, almeno farà ponti d'oro per tornare! Io certo non pecco di radicalismo, ma nella circostanza in cui siamo credo con profonda convinzione, che la salvezza dell'Unità, quanto queila della Monarchia si traduca •nell'occupazione di Roma a qualunque costo. e nel completo annientamento del potere temporale dei Papi•.

810

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. 1370. Firenze, 17 settembre 1870, ore 0,40.

Je vous remercie de vos deux lettres du 14 (2). Je crains que les choses ne se passent pas à Rome comme à Civitavecchia. Il résultera que les troupes indigènes et J.a population ont coopéré à notre entrée, mais il faudra prendre une porte par une attaque. Kiibeck m'a lu aujourd'hui dépeches Beust sur question Romaine (3). Elles sont satisfaisantes à l'état des choses.,J'ai répondu qu'on aurait empeché toute manifestation hostile au Pape et que l'Italie ne prétend pas

trancher seule la question de l'indépendance spiritueUe. Une fois nos troupes entrées, j'espère obtenir que Lamarmora prenne le ·commandement militaire à Rome. Dans une des dépeches de Beust on déconseille l'entrée dans la vme de Rome. J'ai exposé les motifs qui rendaient cette mesure nécessaire. Vous sentez cette nécessité; je vous prie de l'expliquer (1).

(1) -Cfr. n. 704. (2) -Cfr. nn. 792 e 793. (3) -Cfr. p. 547, nota 2.
811

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, PRESSO IL QUARTIER GENERALE DI CADORNA

T. RISERVATO. Firenze, 17 settembre 1870, ore 17,30.

Reçu votre télégramme en clair (2). Votre silence sur le reste me fait supposer qu'il n'y a rien à espérer des romains et qu'il faut nous attendre à un combat sérieux et prolongé.

812

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1371. Firenze, 17 settembre 1870, ore 18,10.

Nos troupes sont en vue de Rome.

Le Comte Arnim a pris sur lui de venir au quartier général (3), et de demander au Général Cadorna un retard de 24 heures, pour qu'il puisse persuader le Commandant militaire de la ville à ne pas fatire de résistance. Le Général Cadorna a cédé à cette demande, bien que deux parlementaires et leurs propositions de notre part aient été repoussés rpresque avec injures. Je crains, en attendant, les intrigues d'Arnim à Berlin ou au quartier général. Ne pourriezvous pas lui faire télégraphier par M. de Thile de ne pas dépasser ses instructions? Nous n'aurons recours à la force qu'à la dernière extrémité.

813

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2995. Vienna, 17 settembre 1870, ore 13 (per. ore 15,30).

Beust en me .lisant ses dépeches avart supprimé Je passage où il déconseille entrée dans la Ville de Rome (4). Je lui en parlerai demain. Le seui sentiment qu'il m'a exprimé est le désir qu'on évite effusion de sang. Du reste tout le monde est préparé à l'idée de notre entrée à Rome.

(1) Cfr. anche il rapp. Ktibeck a Beust, del giorno 17, in Correspondenzen des K. K. Ministeriums des Aussern, cit., n. 147, p. 125; Archives Diplomatiques 1874, 1ll, pp. 78-79; BASTGEN, op, cit., Il, pp. 792-793.

(2) -Cfr. p. 562, nota 2. (3) -Cfr. n. 816. (4) -Cfr. n. 810.
814

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, • AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2997. Berlino, 17 settembre 1870, ore 14,50 (per. ore 18,50).

Thile m'a dit que Brassier recevrait par télégraphe instructions, vu les rapports spirituels des sujets catholiques de ce pays avec le Pape, de faire des réserves pour une position digne et indépendante du St.-Siège. J'ai répondu que je référais à vos dernières circulaires (1). On semble croire ici que les troupes pontificales resisteront à Rome pour l'honneur des armes et que le Pape se réfugiera à bord d'un batiment de guerre Anglais.

815

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 2999. Berlino, 17 settembre 1870, ore 21,36 (per. ore l del 18).

J'ai reçu votre lettre particulière du 14 (2). J'en ai parlé à Thile qui m'a répété que la seule instruction du comte Arnim était de retourner à Rome et de rester auprès du Pape, sauf à réclamer, le cas échéant, nouvelles directions. Dès Jors n'ayant pas instrucHons pour Florence pourquoi Minghetti vous l'a-t-il adressé de Vienne? Thile m'a dit qu' Arnim n'a pu ex.primer que ses opinions personnelles et il n'a pas ordres d'encourager résistance. S'il y a des Prussiens au service du Pape ils sont passibles à leur retour de punition pour avoir contrevenu aux lois du pays... [manca] que le cabinet prussien doit éviter tout ce qui peut froisser les catholiques du Sud mais surtout ceux du Nord de l'Allemagne et conséquemment toute apparence d'entente secrète avei: notre Gouvernement.

816

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO PRECEDENZA. Monterotondo (ViUa Spagna), 17 settembre 1870,

ore 12.

Arnim venuto fare ufficii personali presso Generale Cadorna per conoscere suoi intendimenti dichiarando elemento militare essere padrone della situazione in Roma ed essere inevitabile resistenza. Cadorna rispose suoi intendimenti essere quelli stessi Governo, avere esaurito ogni provvedimento di riguardo e ricevuto risposta poco conveniente alla missione Generale Carchidio; infine non poter dissimulare essere venuto tempo finirla con prepotenza truppe straniere. Arnim replicò restargli ancora a far passo presso persona del Papa e chiedette perciò 24 ore. Cadorna promise non sarebbero fatte operazioni decisive per entrare se non dopo quel tempo. Arnim tornerà domani al Campo. Movimento truppe continuerà.

4I -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

(1) -Cfr. nn. 580 e 681. (2) -Cfr. n. 781.
817

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 653. Berlino, 17 settembre 1870.

Vu la difficulté et la lenteur des communications directes de BerJ.in avec le Quartier Général, c'est gn1ce à votre télégramme du 14 courant (1) que M. de Thile a reçu, par mon canal, le premier avis du message adressé par J.'Ambassade Britannique au Comte de Bismarck. Hier un courrier de Londres a ap,porté à Lord Loftus la substance de la réponse du Chancelier fédéral et de la réplique de M. Jules Favre, l'une et l'autre conformes à votre télégramme du meme jour (2) dont je n'ai pu donner connaissance qu'aujourd'hui au Secrétaire d'Etat. Il avait aussi été informé de son coté que M. Jules Favre avait demandé une entrevue avec le Comte de Bismarck.

M. de Thile n'en savait pas davantage que nous, et ne pouvait ainsi émettre aucun avis sur le succès de ces négociations.

Sans vouloir admettre que le Comte de Bismarck ait voulu opposer une fin de non recevoir aux ouvertures présentées par l'entremise de l'Angleterre, et mettre cette Puissance hors de ·cause, il est ·cependant permis de supposer qu'en invoquant la question préalable des garanties il a visé à amener des pourparlers directs avec le Gouvernement provisoire. On ne démord pas ici de l'idée de localiser la paix. Quant à la réussite de ces pourparlers dans les conjonctures actuelles, elle semble très-problématique, car M. Jules Favre et le Général Trochu persistent à maintenir le principe de l'intégrité territoriale (3). Ils consentiraient seulement au payement d'une indemnité, et peut-etre meme au démantèlement des places fortes de Strasbourg et de Metz. De son cOté l'Allemagne, par la voie de l'opinion publique corroborée par l'autorité de l'Etat Major général, réclame pour sa sécurité la frontière des Vosges. La continuation de la guerre peut seule faire pencher la balance en faveur de l'une ou de l'autre de ces prétentions. Dans ces conditions, on pourra poursuivre un échange de vues, mais je doute fort qu'ici l'on consente à un armistice avant au moins la prise de Strasbourg. En attendant Paris va etre investi dans une grande étendue de son pourtour, et Ia cavalerie sera chargée de harceler et de couper les communications dans les autres directions.

Les journaux officieux contiennent chaque jour des articles par Iesquels ils cherchent à démontrer que pour le Cabinet de Ber'Hn il n'existe maintenant en France, en dehors du Gouvernement Impérìal, aucun pouvoir régulier. C'est toujours le meme système qui ne manque pas d'habileté de tenir à flot l'Empereur, non pas qu'on croie encore sérieusement dans l'état actuel des choses à sa restauration, mais c'est un avertissement pour le Gouvernement provisoire de ne pas trop marchander les conditions d'une paix que le captif de Wilhelmshèihe

serait moins scrupuleux d'acheter au prix du maintien de sa Dynastie, surtout s'il se manifestait quelque réaction en sa faveu!r provoquée par des excès démagogiques.

Si la France doit désirer la paix, le besoin s'en fait aussi sentir en Allemagne. Le commerce et l'industrie sont en souffrance. Les pertes dans l'Armée sont considérables. On les évalue à près de 118.000 morts et blessés parmi lesquels environ 2000 officiers.

C'est le Général de Boyer qui a annoncé à l'Empereur la proclamation de la République à Paris. Sa Majesté aurait dit alors: «Vous marchez contre l'ennemi commun ».

Il me revient aussi quelques détails sur l'entrevue du 2 Septembre entre le Roi et Napoléon III. Le premier donnait l'assurance qu'ayant été provoqué, il avait diì accepter le défi. L'Empereur dégageait aussi toute responsabiHté d'une guerre à laquelle il avait été poussé par l'opinion publique et par ses Ministres.

«Vous les aviez cependant choisis vous-meme :..

L'Empereur sans répondre à cette observation donna un autre cours à l'entretien en parlant au Roi Guillaume de ~a vaillante armée prussienne et de son adm1rable artillerie d'après le système rayé dont Sa Majesté Impériale avait été un des inventeurs.

(1) -Cfr. n. 779. (2) -Tel. 1368 del 16 settembre, ore 0,30, non pubblicato: assicurazioni di Favre a Bismarck che la pace sarebbe stata ratificata dall'Assemblea e che l'armata francese avrebbe obbedito al ministro della guerra. (3) -Questo principio era stato enunciato da Favre nella sua circolare del 6 settembre. Vedila in FAVRE, op. cit., pp. 383-386 Archives Diplomatiques 1871-72, II, n. 415, pp. 511-513; Das Staatsarchiv, XIX, n. 4102, pp. 215-217.
818

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, PRESSO IL QUARTIER GENERALE DI CADORNA

T. RISERVATO. Firenze, 18 settembre 1870, ore 23,55.

Veuillez me dire si Comte d'Arnim est retourné au quartier générail. pour faire connaitre le résultat de ses démarches. Dites moi si le Pape est toujours au Vatican, et si on a des renseignements sur les preparatifs de défense qui se font sans doute à Rome. Tout me fait craindre un combat long et sérieux.

819

IL MINISTRO A VIENNA, 1\UNGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3002. Vienna, 18 settembre 1870, ore 15,35 (per. ore 18,05).

Voilà la réponse textuelle de Beust (1): « Dans mes dépeches il n'y a aucune phrase qui puisse etre interprétée de la manière que vous m'indiquez. Nous avons recommandé tous les égards au S.-Père, mais nous n'avons pas songé un instant à déconseiller votre entrée à Rome. Je désire que M. Visconti Venosta se fasse montrer de nouveau ces dépeches pour etre bien convaincu de ce que je vous dis ».

(1) Cfr. n. 810.

820

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3003. Berlino, 18 settembre 1870, ore 10,50 (per. ore 20).

J'ai reçu cette nuit votre télégramme au sujet de l'armistice de 24 heures (1). Dans la nuit méme Thile a télégraphié au Quartier Général d'où il attend aussi! :réponse avant d'expédier au Comte Brassier de S. Simon les instruotions dont je vous ai télégra•phié le 17 (2). Thile confirme que Arnim a agi de lui-méme car ses instructions ne sont absolument que celles que je vous ai signalées.

821

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3004. Pietroburgo, 18 settembre 1870, ore 22 (per. ore 5 del 19).

M. Favre a annoncé hier au Chargé d'Affaires de France que le Prince de Metternich avait reçu de son Gouvernement l'autorisation de se rendre au quartier général prussien, que le concours de l'Angleterre lui paraissait assuré, et il le chargeait de prier la Russie de s'associer à une démarche

' collective des puissances pour obtenir un armistice. Le Prince Gortchakow a répondu au Chargé d'Affaires qu'il voulait éviter de prendre part à une action commune qui pourrait irriter la Prusse. Il a ajouté que des démarches faites par la Russie isolément auraient plus de ·Chances de suc·cès, et qu'il croyait que l'Angleterre, qui n'a été jusqu'à présent qu'intermédiaire, ne ferait rien sans la Russie. Le Chargé d'Affaires a annoncé par télégraphe à son Gouvernement que la Russie a obtenu du Comte Bismarck qu'il admet la possibilité de traiter avec le Gouvernement provisoire (3).

822

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (Ed. come estratto in L V 17, pp. 33-34) (4)

R. 5. Vienna, 18 settembre 1870 (per. il 23).

Nel mio dispaccio del 10 corrente n. 3 (5) esposi all'E. V. come io avessi adempiuto ai mio ufficio di spiegare lo stato vero delle cose e gli intendimenti del Governo Italiano rispetto alla quistione romana tanto col Cancelliere dell'Impero, quanto cogli altri principali personaggi politici. Il mio compito in questa parte è divenuto prù grave e più urgente mano a mano che nuovi eventi accadevano e quando le nostre truppe entrarono nel territorio romano, e quando si accostarono alla città. Avvegnachè era da aspettarsi che il Papa e

la Corte romana avrebbero fatto ogni sforzo in questo frangente per procacciarsi l'assistenza del Governo Imperiale. Le antiche tradizioni, la nota pietà della Corte, i vincoli di personali relazioni, l'influsso del Clero, la potenza e le cliente,le del partito che s'intitola cattolico, tutto doveva essere tentato e messo in opera per conseguire un ajuto o almeno una dichiarazione solenne di biasimo contro gli atti del Governo italiano. Tale infatti è stata la domanda del Nunzio Pontificio, confortata dalle espressioni più manifeste della fiducia che il Papa riponeva ormai solo nell'Imperatore d'Austria infra tutti i potentati della terra. Il Governo Imperiale è rimasto fermo alle preghiere ed agli eccitamenti. Esso ha risposto nettamente che non intendeva d'ingerirsi nella presente vertenza, * che non aveva titolo per farlo, * che non gli conveniva di esprimere un giudizio, quand'era ben risoluto di non dare a questo giudizio alcuna sanzione, che invero se il Santo Padre accettasse di trattare col Re d'Italia avrebbe potuto interporre i suoi buoni uffici, ma che avendo rifiutato ogni trattativa, anche questa via gli era preclusa; che però l'opera sua si limitava a raccomandare al Sovrano (1) italiano ogni riguardo verso la persona e la qualità del Pontefice, nel che aveva trovato non solo corrispondenza di sentimenti, ma spontanee e larghissime profferte da parte del medesimo. Debbo soggiungere infine non aver io dissimulato per nessun modo che le regie truppe entrate sul territorio Pontificio, accolte ovunque festivamente, innoltratesi via via che le popolazioni stesse le dimandavano, giunte oramai alle porte di Roma, non potranno quivi fermarsi ma dovranno occupare la città stessa. Esse procederanno colla massima prudenza, faranno tutti gli sforzi posstbili per evitare ogni conflitto e spargimento di sangue. Ma se la turba dei mercenarii al soldo del Pontefice imponendosi ai cittadini e spargendo il t&rore fra i medesimi volesse ad ogni patto resistere non sarà per questo che le regie truppe si trattengano anche dall'usare la forza. lmperocchè codesta sosta sarebbe più nociva che utile sia che si riguardi l'interesse dei Romani, sia quello dell'Italia, sia anche quello della Santa Sede (2), se si voglia pacatamente * e d'accordo * affrontare *colle potenze cattoliche * lo scioglimento del problema e trovare i modi di assicurare l'indipendenza e la libertà della Santa Sede.

Il Conte di Beust ha indirizzato due dispacci l'uno al Ministro Imperiale a Firenze, l'altro al Ministro Imperiale a Roma (3). *A éommento di questi due Dispacci egli mi espresse pur oggi questo concetto che l'Austria non ha mai sconsigliato l'Italia dall'occupare non che il territorio Pontificio, ma la stessa città di Roma *.

(1) -Cfr. n. 812. (2) -Cfr. n. 814. (3) -Il contenuto del tel. fu ritrasmesso al Nigra (t. 1377 del giorno 19, ore 17,20).

(4) Riprodotto, in trad. frane., in Archives Diplomatiques 1874, II, pp. 81-82.

(5) Cfr. n. 737.

823

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 656. Berlino, 18 settembre 1870.

Ayant su que M. de Thile attendait une réponse du Quartier Général avant d'expédier au Comte Brassier les instructions dont j'ai parlé dans mon rapport

n. 654 (1), j'ai laissé S. E. juge elle-meme de l'impression que pourraient produire à Florence les réserves dont il s'agissait, car nous étions déjà venus spontanément au devant des désirs du Cabinet de Berlin par les déclarations contenues dans les circulaires de V. E. du 29 Aout et du 7 Septembre (2).

A cette occasion je lui ai remis le texte des documents publiés par notre journal officiel, de mème que la proclamation du Lieutenant Général Chevalier Cadorna, Commandant le l.er Corps d'Armée {3).

(1) -In L V 17 • Governo •. (2) -In L V 17 c religione •. (3) -Cfr. p. 547, nota 2.
824

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA CA C S R, Carte Visconti Venosta, pacco VI, fase. 17)

L. P. l. Berlino, 18 settembre 1870. J'ai reçu hier dans l'après-midi votre lettre particulière du 14 septembre (4). J'ai aussitot écrit à M. de Thile pour me ménager une entrevue qui m'a été accordée dans la soirée. Je vous ai télégraphié à ce sujet (5). Voici les détails. J'ai fait part de vos considérations sans en omettre une seule sur le langage que vous a tenu le Comte d'Arnim, et sur vos idées à l'égard de la solution, indiquée par ce diplomat, de Rome ville libre etc. etc. Le secrétaire d'Etat m'a dit que M. D'Arnim n'avait eu aucun mandat pour s'e~pliquer à Florence; qu'il s'était borné à vous envoyer la lettre dont l'avait chargé M. Minghetti, et que c'était V. E. qui l'avait fait prier de passer ,chez Elle. Il n'a pu vous exprimer que ses opinions personnelles. La seule instruction qui lui avait été donnée était de retourner à Rome et de rester auprès du

Pape, sauf à réclamer, selon l'occurrence de nouvelles directions. Il n'avait certainement pas la mission d'encourager les troupes pontificales à la résistance.

M. De Thile, tout en m'écoutant très attentivement et en prenant au crayon des notes qu'il voulait utiliser dans son rapport au Comte de Bismarck a évité d'entrer en discussion sur la solution mise en avant par M. d'Arnim. Mais S. E. insistait sur ce point que le Cabinet de Berlin devait éviter tout ce qui pourrait froisser les susceptibilités non seulement des catholiques du sud, mais surtout de leurs corréligionnaires dans le Nord de l'Allemagne, notamment dans les provinces Rhénanes. Par cònséquent il fallait se garder de toute apparence de connivence, d'entente secrète avec notre Gouvernement sur cette question si délicate.

J'ai porté à sa connaissance le fait que le Gouvernement provisoire avait rappelé tous les français qui servent dans l'Armée du Pape, en exprimant vo· tre désir qu'une mesure semblable fut prise en Allemagne. De notre còté, nou~ appliquerìons avec une entière impartia:lité un traitement uniforme pour le

rapatriement de tous les étrangers. Le secrétaire d'Etat m'a répondu qu'il n'y avait aucune analogie pour ce qui concernait les sujets prussiens, si tant est qu'il s'en trouvat au service du Pape. Ils s'y seraient [sic] sans l'autorisation tacite ou avouée de leur Gouvernement, et meme à leur retour on pourrait les poursuivre pour infraction aux lois du Pays. Quant aux ressorti'ssants du Midi de l'Allemagne, ce serai t là une affaire à démeler avec les autorités compétentes de leurs Etats respectifs.

Il m'a aussi paru opportun de communiquer ce que vous me mandez sur nos rapports actue'ls avec la France, entre autres, sur une reconnaissance de fait qui n'implique nullement une reconnadssance de droit. Bref, je n'ai passé sous silence aucun des arguments que vous m'avez fournis et que M. de Thile a gravés dans sa mémoi!re pour en référer à son Chef.

Je n'ai rien dit toutefois sur Ja dernière partie de votre lettre relative à l'autorisation que vous aviez donnée au Chevalier Nigra de se rendre éventueHement, dans un intéret d'humanité, au Quartier Général. Je ne reviens pas sur ce sujet déjà traité au long dans ma correspondance officielle.

(1) -Del 17 settembre, che non si pubblica in quanto ripete il contenuto del tel. pari data (cfr. n. 814). (2) -Cfr. nn. 580 e 681. (3) -Sono i documenti pubblicati nella Gazzetta Ufficiale dell'H settembre: le circolari del 29 agosto e del 7 settembre, le istruzioni di Lanza a Ponza di S. Martino dell'S settembre, il proclama del generale Cadorna alle truppe, in data 11 settembre, nel varcare il confine romano. (4) -Cfr. n. 871. (5) -Cfr. n. 815.
825

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (A C S R, Carte Visconti Venosta, pacco VI, fase. 17)

L. P. 2. Berlino, 18 settembre 1870.

En parlant à M. de Thile de la concession faite par Ie Général Cadorna au Comte d'Arnim, j'ai émis l'espoir que ce diplomate se bornerait strictement, durant ce délai de 24 heures, à prévenir une résistance de la part des troupes pontificales. Il ne faudrait pas que cet intervaUe fllt mis à profit pour nous créer des embarras, parmi lesquels, à mon avis, je rangerais l'éloignement du Pape. Le Secrétaire d'Etat, vu l'urgence, ne pourrait-~1 pas donner des ordres en conséquence à ce diplomate, pour qu'il ne dépassat pas ses instructions?

M. de Thile ne s'y croyait pas autorisé, sans un ordre du Comte de Bismarck, mais tl me répétait que, en demandant un sursis dans la marche de nos troupes. M. D'Arnim avait agi de lui-meme. Et cela quant au ,passé. Quant à l'avenir, les événements mar,cheraient avec une telle rapidité, que des instructions éventuelles, assez malaisées à tracer, arriveraient après coup.

Vous aurez vu par mon rapport ci-joint, N. 656 (1), que la dépeche prescrivant au Comte Brassier de faire quelques réserves pour une position digne et indépendante du Pape, n'était point encore expédiée. On attend les ordres du Comte de Bismarck. J'ai dit à M. de Thile de juger, lui-meme, quelles impressions pourraient produire ces réserves à Florence, quand nous nous étions déjà expliqués longuement sur nos dispositions à l'égard du Pape, auquel nous

entendions · conserver le libre et entier exercice de l'autorité spirituelle, en l'entourant de tout le prestige que comporte sa haute mission. Si on tenait néanmoins à répondre aux communications confidentielles que j'avais faites ici, ensuite de vos circulaires du 29 Aoiìt (1) et du 7 septembre (2), il me semblait qu'il vaudrait mieux prend1·e acte de nos déclarations, en témoignant une pleine confiance dans nos intentions, que de formuler des réserves, impliquant, en apparence du moins, une certaine défiance à notre endroit.

M. de Thile a pris note de cette observation.

Vous aurez pu vous rendre compte, M. le Chevalier, en lisant ma correspondance sur les Affaires de Rome, que mes vues personnelles n'étaient pas pour trancher, mais pour dénouer, le nreud gordien, avec les tempéraments, les transactions, que le temps eiìt peut-etre amenés, si la guerre entre la France et l'Allemagne, et la proclamation de la république à Paris, n'avaient pas précipité le cours des choses. Je ne crains pas moins le contrecoup que peut produire la chute du pouvoir temporel, si nous ne déployons pas la plus grande énergie contre le parti révolutionnaire, qui a perdu chez nous toute raison d'etre, et si, contre toute attente, nous ne maintenions pas vis-à-yis des catholiques les garanties que nous offrons pour leur chef spirituel. Vous etes trop perspicace, M. le Chevalier, pour ne pas comprendre que visà-vis des catholiques sincères, et ils sont nombreux, et meme vis-à-vis des conservateurs de tous les Pays, nous devons nous efforcer de prouver que nous n'avons franchi le Rubicon, que pour sauvegarder les intérets de la Monarchie et les principes d'ordre, sans vouloir porter la moindre atteinte aux croyances religieuses les plus respectables et sans J.esquelles, quoiqu'on en dise, tout Gouvernement est impossible. Ne perdons ;pas de vue que, ayant nous-meme réservé une entente ultérieure avec les cabinets étrangers, il importe de nous concilier leurs suffrages, quand, après la cessation de la guerre entre la France et l'Allemagne, les regards se retourneront vers Rome. Soyons sans merci contre ceux qui voudraient égarer l'opini'on publique en Italie. Lorsque les vraies intérets du peuple sont contraires à des désirs mal inspirés, le devoir de tous ceux préposés à la garde de ces intérets est de combattre l'erreur dont il est, lui-meme, la victime, et cela afin de lui donner le temps de se reconnaitre et d'envisager les choses de sang froid. Il faut avoir le courage de s'exposer à lui déplaire, pour mieux le servir.

M. de Thile ne connaissait pas encore la réponse du Comte de Bismarck à la demande d'entrevue de M. Jules Favre. Mais, si celui-ci voulait poser la question de l'intégrité territoriale, il était évident que les pourparlers n'aboutiraient pas. Ce serait une preuve de plus, que le canon n'a pas encore dit son dernier mot. Dès lors, point d'armistice.

Je renouvelle à V. E. la recommanàation dans les cas pressants, de dire au Comte Brassier de télégraphier directement, comme il y est autorisé, au quartier général.

(1) Cfr. n. 823.

(1) -Cfr. n. 580. (2) -Cfr. n. 681.
826

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. 1373. Firenze, 19 settembre 1870, ore 0,30.

La phrase (1) au sujet de l'entrée à Rome est celle-ci: « il faudrait l'éviter à tout prix ou y procéder avec tous les ménagements si elle est absolument indispensable ». Du reste je ne me plains pas des dépeches du comte de Beust. Nous considérons l'attitude de l'Autriche dans cette circonstance comme une preuve, que nous apprécions hautement, de ses dispositions amicales. Le pays en jugera de meme. La démarche du Comte Arnim n'a pas réussi. Les troupes étrangères tirent le canon contre nos troupes qui ne ripostent pas. En meme temps elles terrorisent la population dans l'intérieur de la ville. En présence de l'attitude des troupes étrangères je crois que nous serons obligés d'entrer par la force.

827

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A BERLINO, DE LAUNAY, A BRUXELLES, DE BARRAL, A LONDRA, CADORNA, A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, A TOURS, NIGRA (2), E A VIENNA, MINGHETTI

T. 1374. Firenze, 19 settembre 1870, ore 17.

Le Ministre de Prusse à Rome a écrit au Commandant de nos troupes qu'il n'a pas réussi dans la démarche personnelle qu'il a faite pour éviter une résistance inutile. Avant meme que le délai de 24 heures que nous avions accordé dans ce but fut expiré, les troupes étrangères ont commencé le feu et blessé des femmes et des enfants de la campagne. De notre còté on n'a pas répondu à leur feu. Le mauvais accueil fait à nos parlementaires, et l'insuccès des. démarches du Comte Arnim prouvent, ou bien que les troupes étrangères imposent leur volonté au Saint-Père, ou que le Gouvernement Pontificai ne recule pas devant la responsabilité de provoquer l'effusi'On de sang. Nous constatons ce fait regrettable. L'objet que nous nous proposons ne serait pas atteint si nous n'obtenions pas le licenciement des troupes étrangères, qui sont la cause principale des troubles et des dangers que nous avons voulu prévenir. Nos troupes ont pris aujourd'hui position, et commenceront demain leurs opérations.

828

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, CADORNA

T. 1375. Firenze, 19 settembre 1870, ore 17.

Tachez de me dire quel a été le objet et le résultat de la mission de M. Thiers.

(1) -Cfr. n. 819. (2) -Nigra si era portato col corpo diplomatico da Parigi a Tours la sera del 17 settembre (tel. 2998 del 17, ore 15, per. ore 23,10, non pubblicato).
829

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A TOURS, NIGRA

T. 1376. Firenze, 19 settembre 1870, ore 17,20.

J'ai vu M. Senard. Il a vu aussi le Roi, qui lui a fait le meilleur accueil. Il insiste pour que l'Italie fasse una démarche formelle auprès des autres puissarices neutres, pour obtenir l'armistice et des conditions de paix acceptables

pour la France. Nous avons déjà fait à plusieurs reprises des démarches semblables sans aucun résultat. De Launay mande de Berlin qu'il n'y a ni armistice ni paix possibles sur la base de I'intégrité territoriale. Dans ces conditions, la démarche que M. Senard nous demande restera complètement stérile. S'il y avait d'autres combinaisons, tel:Ies que la neutralisati:on de l'Alsace et de la Lorraine, ou ·cession d'une colonie, que la France ne pourrait pas mettre en avant directement, mais qu'il pourrait lui convenir de faire suggérer par d'autres, ·nous nous preterons, après examen, à Ies proposer aux autres puissances neutres. L'Autriche ne fera rien sans la Russie, et nous ne pouvons rien faire d'utile isolément. C'est donc à Saint-Pétersbourg surtout qu'il faut agir. Tàchez de savoir si M. Thiers apporte à Saint-Pétersbourg des propositions qui aient quelques chances d'y etre acceptées.

830

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Casal dei Pazzi, 19 settembre 1870, ore 10,55 (per. ore 24). Général commandant m'assure continuellement que l'opération entrée devant étre rapide et siìre était impossible la préparer plus promptement du moment oiì Govone avait dissout et déplacé concentration faite primitivement à Corese. Dernières reconnaissances ont été faites ce matin, il y a maintenant conseH généraux. On est d'accord avec Romains et quelques officiers indigènes sur ce que l'on peut faire pour seconder nos aspirations. Je ne puis entrer dans détails. Masi affirme que rien de plus ne leur est possible puisqu'on n'a pas pu préparer résolument et à temps d'autant plus que troupes étrangères sont sérieuses, bien armées et exaltées. Junte Frascati a voulu faire frais considérables de mon envoy ... (1) convenu avec Masi. Sermoneta confirme terreur à Rome. Zouaves assassinent dans rues. Pape enfermé ne donne plus signe vie. Il ajoute que lenteur nos troupes donne à notre .action caractère plus irréprochable et que effusion sang que nous n'avons pu prévenir achève perdre moralement cause pontificale. Troupes continuent leur feu de dépit. Nous ne répondrons qu'au moment d'enlever

piace ce qui aura lieu demain. Pape est toujours à Rome, pardonne résistance. Temps manque pour écrire.

(1) Gruppi indecifrati.

831

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (Ed. in L V 17, p. 47) (1)

R. 173. Pietroburgo, 19 settembre 1870. Nella mia ultima visita a S. E. il Principe Cancelliere gli espressi quali fossero gli intendimenti del GoverQo del Re rispetto a Roma attenendomi strettamente ai concetti significati nelle Circolari agli Agenti diplomatici dalla E. V. in data del 29 Agosto e del 7 corrente (2) ed insistendo sulla distinzione posta nel primo di quei documenti tra il principio religioso e gli interessi politici e nazionali nella controversia romana, nonchè sulla necessità di far succedere al diritto pubblico stabilito temporaneamente il 15 settembre 1864 una soluzione definitiva della vertenza che soddisfaccia al tempo stesso ai bisogni della cattolicità ed ai diritti della nazione italiana. Il Principe Gortchakow mi rispose che egli ben comprendeva come nell:e presenti. emergenze di Europa H Governo del Re avesse stimato opportuno di affrettare la soluzione del problema, e ·come altresì l'esaltazione del sentimento pubblico in Italia ingenerata dagli avvenimenti europei avesse contribuito a trarre il Governo in una risoluzione cosiffatta. * Accolse con piacere la comunicazione che io gli feci della nota in istampa (3) rimessami dal R. Ministero in un colle Circolari sumentovate, richiedendomi anzi di poterla ritenere presso di sè per farne più accurata lettura *. Quanto al merito della controversia il Principe notò solo che egli non credeva il Pontefi.ce sarebbe stato in questa occasione più inchinevole agli accordi che non sia stato per l'addietro, che per parte sua egli non avea nessun argomento da opporre alle dichiarazioni da me fattegli ma non espresse verun

concetto definitivo quanto alle conseguenze della politica iniziata dal Governo e quanto al giudizio che formerebbero sovr'essa gli altri Gabinetti europei.

832

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 174. Pietroburgo, 19 settembre 1870. Richiamo l'attenzione dell'E. V. sovra due articoli della Gazzetta Russa di Pietroburgo riportati nel Giornale belga il Nord del 13 e del 14 corrente. In quei due articoli si contiene 'la vera e precisa notizia dei sentimenti di questo Governo :imperiale ·rispetto alle presenti contingenze, sentimenti che si possono riassumere nella ferma· risoluzione presa fin da principio di restare neutrali tanto quanto si può senza recar pregiudizio alla Corte alleata di Prussia. Ed in effetti a malgrado delle proteste di alcuni diari del paese e di alcune onorevoli

accoglienze fatte in vista dell'Ambasciatore di Francia da questa Corte, le opinioni e gli affetti personali dello Czar hanno prevaluto e il suo Governo è rimasto

essenzialmente in tutte le sue pratiche benevolo alla causa germanica. Servirono alla guerra contro la F-rancia i cannoni ed i cavalli russi e di questi ultimi fu grandissima l'uscita per modo che ne è oltre misura cresciuto il prezzo sul mercato interno: e laddove ben si esamini il carattere di ·tutti gli adoperamenti con molta fina scaltrezza compiuti dalla diplomazia russa si ved~à come questa non abbia associata l'opera sua a quella degli altri neutrali che nell'intento di tenere a bada e di rimuovere gli alleati possibili della Francia.

Nè cosiffatti uffici passarono senza che il Governo amico di Berlino ne sentisse e ne dimostrasse quella riconoscenza che era suo debito, e della quale fra le altre ricorrenze diè segno in occasione della presenza in Berlino del Conte Pietro Schuvalow, uomo così ragguardevole come l'E. V. ben sa, che fermossi alquanti giorni in quella città nei primi del corrente mese di ritorno da un suo viaggio.

Non sì tosto la Regina Augusta ebbe notizia della sua dimora nella capitale del Regno, mandò per lui e lo incaricò espressamente di rendersi interprete presso l'Imperatore non pur della Corte e della Nazione di Prussia ma bensì di tutta la Germania per il gran vantaggio ·Che Esse aveano raccolto dalla politica prudente e benevola che la prerogativa personale dell'Imperatore Alessandro avea saputo mantenere in così gravi emergenze.

(1) Riprodotto, in trad. frane., in Archives Diplomatiques 1874, II, :p. 84.

(2) -Cfr. nn. 580 e 681. (3) -Cfr. n. 580, allegato.
833

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE RISERVATO 176. Pietroburgo, 19 settembre 1870. Le rendo infinite grazie delle due circolari coll'annesso litografato, e della nota in istampa sulle cose di Roma (1) non che dei 43 documenti diplomatici di cui ho l'onore altresì di segnare ricevuta. Attesi a prendere conoscenza deUe informazioni contenute nella nota suddetta con tutto lo studio che meritava l'impor.tanza del documento, e adoperai ancora che il mio linguaggio corrispondesse fedelmente al:le istruzioni dell'E. V. ed alle conchiusioni dello scritto che la accompagna. Già prima ebbi occasione di far parola della vertenza romana col Principe di Reuss, e di accorgermi che la soluzione vagheggiata dal Gabinetto di Berlino su tal vertenza era, piuttosto che queHa da noi proposta, un futuro ordinamento di Roma come città Hbera, collegata col Regno ma non avente in sè la sede del Governo nazionale, un riordinamento cioè nella somma molto somigliante al progetto già raccomandato dal Thouvenel, e al modus vivendi trattato già dal R. Governo nel 1865. Risposi al mio Collega che la proposta da lui accennata oltre all'essere meno completa e meno rispondente al programma nazionale, come quella che escluderebbe il trasferto dell'azienda governativa in Roma aveva altresì, in vista deHa pratica attuazione, questo difetto, che non

poteva avverarsi senza il concorso del Clero governante, che avrebbe dovuto consentire alla instiiuzione del Municipio romano da sostituire al reggimento

pontificio, ed ai patti bilaterali da conchiudere col Governo del Re, concorso che l'esperienza ha già troppo dimostrato impossibile ad ottenere.

Seppi ancora che il linguaggio usato dal Ministro Prussiano con altri miei Colleghi, anche dopo la comunicazione da me fattagli, non fu· diverso da quello infrascr~tto, e nel discorrere dell'argomento coll'Inviato Austriaco, espresse anzi una certa maravigHa che il Governo di Vienna non si opponesse al compimento d'un fatto politico, per cui l'Autorità del Pontefice sarebbe stata, per suo avviso manomessa. Avvegnachè l'enunciato di cosiffatta opinione debba ripetersi per qualche rispetto dai sentimenti personali del diplomatico che la professava, mi parve nonpel'ltanto degna di nota come indizio ad ogni modo di una diffidenza del Governo di Berlino verso di noi in quel conflitto, e di una disposizione eventuale ad inframmettersene, quando ne vedesse l'ora opportuna e quando gliene facesse abilità il contegno delle altre Potenze.

(1) Cfr. nn. 580 e 681.

834

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, A TUTTE LE LEGAZIONI D'EUROPA

T. 1378. Firenze, 20 settembre 1870, ore 23.

Aujourd'hui troupes royales sont ent.rées à Rome après courtE' résistance des milices étrangères qui ont cessé le feu sur l'ordre du Pape (1).

835

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. 1379. Firenze, 20 settembre 1870, ore 23,20.

Nigra mande que M. Thiers est parti ce matin de Tours pour Vienne et Saint-Pétersbourg. M. Favre devait avoir hier une entrevue au camp prussien avec M. de Bismarck (2). Nigra croit que le Gouvernement provisoire accepterait toute condition hormis celle de la cession de l'Alsace et de la Lorraine. M. Senard insiste vivement auprès de nous pour que l'Italie fasse une démarche formelle auprès des puissances neutres pour solliciter interventi'on de l'Europe contre bombardement de Paris et démembrement de la France. L'inutilité d'une telle demande est évidente. L'Autriche ne fera rien sans la Russie, nous ne pouvons rien faire d'utile isolément. C'est donc à Saint-Pétersbourg qu'est maintenant le nceud de la situation. Tàchez de voir M. Thiers à son passage à Vienne et expliquez lui notre situation.

(1) -Per la protesta inviata lo stesso 20 settembre dal cardinale Antonelli ai rappresentanti dipk>matici presso la Santa Sede, cfr. Das Staatsarchiv, XX, n. 4292, pp. 231-232; Archives Diplomatiques 1814, Il, pp. 86-88; BASTGEN, op. cit., II, pp. 655-657; Correspondence respecting the Affairs of Rome, cit., n. 39 allegato 2. pp. 43-44. (2) -Sull'incontro Favre-Bismarck, cfr. il racconto di FAVRE, op. cit., pp. 156-187.
836

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY (Ed. in L V 17, p. 29) (1)

D. 42. Firenze, 20 settembre 1870. Il Conte Brassier S. Simon mi disse oggi essergli stato telegrafato dal suo Governo che nella presente fase degli affari di Roma, la politica della Prussia rimaneva sempre qual era stata tracciata in passato, e segnatamente nelle istruzioni date tempo fa al Conte Arnim in Roma. Mi lesse quindi un brano del dispaccio nel quale si contenevano quelle istruzioni. In esso è detto che le simpatie della Prussia per ~a persona del Santo Padre, ed il desiderio che Sua Santità continui ad avere una posizione indipendente e rispettata hanno il loro limite naturale nei buoni rapporti fra la Prussia e l'Italia, i quali impediranno al Gabinetto di Berlino di creare all'Italia delle difficoltà, o di entrare in combinazioni ad essa ostili. Ringraziai il Conte Brassier S. Simon della comunicazione che egli mi fece, e gliene diedi atto. Essa conferma pienamente ciò che la S. V. mi ha scritto più volte sulle disposizioni del Gabinetto di Berlino circa gli affari di Roma,

disposizioni che anche presentemente non sarebbero mutate. Epperciò converrà che la S. V. esprima a S. E. n Signor de ThHe, in nome del Governo di

S. M., tutto il compiacimento che produsse in noi la comunicazione fattaci dall'Inviato deJ.la Confederazione del Nord.

837

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3005. Tours, 20 settembre 1870, ore 11,05 (per. ore 15,35j. Les communications télégraphiques entre Paris et Tours sont coupées. M. Thiers arrivé ici cette nuit est reparti ce matin pour Vienne et S. Pétersbourg, en traversant l'Italie. J'ignore ses dernières instructions, mais j 'ai lieu de croire que, pour sauver l'intégrité de la France, le Gouvernement provisoire accepterait tout, savoir: neutralisation et démantèlement d es forteresses, ces

sion colonies, et indemnité. Hier, M. Favre a du se présenter au camp pruS'sien pour avoir un entretien avec M. de Bismarck.

838

IL MINISTRO A MADRID, CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3006. Madrid, 20 settembre 1870, ore 12,15 (per. ore 16,55).

Le bruit s'est répandu ici que le Pape vient en Espagne. Sagasta ne m'en a pas parlé et s'est montré avec moi satisfait de notre conduite dans les affaire.s

de Rome. A quelques exceptions près, les journaux nous sont favorables. Je prie

V. E. de m'accorder un mois de congé pour me rendre immédiatement à Florence pour conférer avec vous sur différents sujets.

(1) Riprodotto, in trad. frane., in Archives Diplomatiques 1874, II, p. 89; B.i!.STGEN, op. cit., II, pp. 803-804.

839

IL GENERALE CADORNA AL MINISTRO DELLA GUERRA, RICOTTI

T. RISERVATO 21. Campo di Roma, 20 settembre 1870, ore 15,30 (per. ore 18,07 ).

Occupazione della Città di Roma fatta con tutte le disposizioni preventive pel buon ordine e sicurezza. Ognuna delle cinque Divisioni diede contingente per essere rappresentata a Roma, fu scompartita in cinque zone designando luoghi e stabilimenti da occupare in tutela dell'ordine, il rimanente truppa acc,ampa fuori Città. Ammirabile slancio ed ardore nell'assalto della città contrastata fino all'ultimo da Papalini. Tutti i diplomatici venuti da me anche per conoscere e consigliare condizioni resa trattati cortesemente e date risposte concilianti ma li ho persuasi dell'obbligo assoluto per parte mia di trattarre col Comandante della piazza di Roma che mi spedì parlamentari.

840

IL GENERALE CADORNA AL MINISTRO DELLA GUERRA, RICOTTI

T. RISERVATO. Roma, 20 settembre 1870, ore 23,50 (per. ore 2,15 del 21).

Per disordini successi in città Leonina, causati da sdegno popolare contro Gendarmi pontifici, Papa chiese truppe con insistenza per tutela orrdine. Ho aderito, parendomi ciò opportuno e conveniente. Ne informo V. E. Stamane fatto entrata in città in mezzo fanatica dimostrazione senso governativo. Pontifici han deposto armi e preso oggi stesso via Civitavecchia ed Alessandria secondo dislposizioni V. E. Scrivo rapporto chiedendole istruzioni per cavalli e armi prese.

841

IL MINISTRO A LONDRA, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3007. Londra, 20 settembre 1870, ore 17,20 (per. ore 3 del 21 ).

A l'égard de la mission de M. Thiers, je confirme mon télégramme du 14 (1). Son objet unique était d'engager .J'Angleterre à preter ses bons offices et son infiuence pour la paix, dans un sens favorable à la France. La démarche a manqué, car I'Angleterre persiste (2) dans son attitude de abstention et de méfiance (3), que je vous ai déjà signalée. Elle se limite à faciliter les rapports et la

rencontre des personnes qui représentent les deux Gouvernements belligérants, après qu'elle en a demandé et obtenu l'agrément; mais elle s'abstient absolument de s'ingérer dans le fond et m~me de donner des conseils, et elle s'abstiendra ainsi jusqu'à ce que les deux parties aient posé elles m~mes les bases de la paix, et jusqu'à ce qu'une médiation soit agréée, selon ce que je vous ai télégraphié le 8 (1). D'après un billet confidentiel que Lord Granville m'a écrit, M. Thiers est parti découragé.

Pour vous faire une idée exacte de la politique britannique, veuillez lire le discours du Ministre Lowe publié par le Times du 17 (2). J'a,i expédié hier mes rapports, par le courrier anglais. Vous y trouverez des détails.

(1) -Cfr. n. 787. (2) -Nel registro della legazione di Londra qui aggiunto c fermement •. (3) -Nel registro della legazione di Londra invece di c méfiance • c expectation •.
842

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in L V 17, p. 39) (3)

R. 657. Berlino, 20 settembre 1870 (per. H 25).

J'ai donné lecture au Secrétaire d'Etat du télégramme de V. E. en date d'hier (4). Il m'eu a remercié et se réservait de télégraphier de son còté au Comte de Bismarck pour le tenir au courant de la situation. Il m'a réitéré l'assurance que le Comte d'Arnim avait agi de sa propre initia>tive, et quoique les efforts de ce diplomate pour évtter la résistance des troupes pontificales aient été infructueux, S. E. pensait que nous n'aurions pas mal interprété une démarche toute spontanée et n'ayant d'autre but que celui, dans l'intér~t des deux parties, de prévenir l'effusion du sang.

* -S. E. a pris note, entre autres, de notre demande pour le 'licenciement des troupes étrangères. Mais elle se référait aux explications que je vous ai transmises, M. le Chevalier, par ma lettre particulière N. l du 18 de ce mois (5). * M. -de Thile m'a dit aussi qu'un télégramme avait été expédié au Comte Brassier de St.-Simon pour rappeler quelle était la position du Cabinet de Berlin vis-à-vis de ses sujets Catholiques dont il avait à ménager les intérets engagés dans cette question.

Dans ce télégramme on ne faisait pas de réserves explicites, et on ne prenait point acte des déclarations contenues dans vos circulaires des 29 Aoiì.t et 7 Septembre (6) * (voir mon rapport N. 656 et ma lettre particulière du 18 Septembre N. 2) (7).

ssc

Le Secrétaire d'Etat en rendant compte à M. de Bismarck de l'entretien que j'avais eu au Ministère des Affaires Etrangères le 18 courant, a cru devoir rappeler, aux termes de votre lettre particulière du 14 Septembre (1) les affirmations du Comte Brassier, d'après lesquelles le Chancelier Fédéral regarderait la question romaine comme une affaire purement italienne dont il ne voulait nullement se meler (2) *

(1) -Cfr. n. 707. (2) -Cfr. serie Il, vol. l, p. 26, nota 2.

(3) Riprodotto in Archives Diplo-matiques 1874, II, pp. 88; BASTGEN, op. cit., Il, p. 803.

(4) -Cfr. n. 827. (5) -Cfr. n. 824. (6) -Cfr. nn. 580 e 681. (7) -Cfr. nn. 853 e 825.
843

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 658. Berlino, 20 settembre 1870 (per. il 25).

Le Comte de Bismarck a accepté la proposition d'une entrevue au Quartier Général avec M. Jules Favre. Ce dernier s'y est fait précéder par une nouvelle circulaire du 17 courant (3) qui forme un heureux contraste avec celle du 6 (4). Il n'y est plus énoncé que la France ne consentira jamais à signer un traité qui n'aurait point pour base l'intégrité territoriale. Tout en maintenant que la France n'a pas voulu la guerre, le Ministre des Affafires Etrangères ne nie pas la responsabilité de ce pays et ne conteste pas l es droits de l'Allemagne à une juste réparation.

Ce changement de ton, d'un bon augure, provient sans doute d'une appréciation plus exacte de la situation réelle de la France et des dispositions mieux connues sur l'a.ttitude des neutr-es, nommément de l'Angleterre. Les rapports transmis par M. Thiers (5) n'auront pas été sans infiuence, car s'il avait encore quelques illusions, à son arrivée à Londres, ses entretiens avec Lord Granville doi:vent les avoir dissipées. Cet homme d'Etat résumait ainsi ses pourparlers avec M. Thiers. « Sa mission avait 'le double but de nous faire sortir de notre neutralité, et de nous convaincre de l'impossibilité d'une restauration de Napoléon III. Sur le premier point, il n'a pas réussi à nous faire dévier de notre li'gne de conduite. Sur le second, nous partagions le méme avis>.

Je tiens ces derniers détails de M. de Thile, mais il ne se permettait pas de

préjuger en quoique ce fut le résultat de l'entrevue sus-mentionnée. Dans tous

les cas elle n'impliquait aucune reconnaissance du Gouvernement de la défense

nationale. L'opinion publique se prononce toujours pour une extension des

frontières de l'Allemagne au delà du Rhin, et l es journaux offìcieux bien loin

d'y mettre une sourdine, ne cessent de s'expliquer dans le méme sens. Ainsi

42 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

tant que d'autres vues ne se feront pas jour à Paris, il ne saurait étre question d'un armistice.

Une des conséquences immédi:ates des victoires allemandes, sera une transformation de l'Allemagne. On escompte déjà la situation par un échange de vues à ce sujet entre les Etats du Sud et le Cabinet de Berlin. M. Delbriick, Président de la Chancellerie fédérale, après s'étre abouché avec le Comte de Bismarck, part aujourd'hui pour Munich. Une confédération du Midi étant écartée surtout par l'opposition du Grand Duché de Bade, il faudra s'entendre séparément ou dans une conférence ad hoc avec chacun des Etats pour constituer une union générale fédérative. De certains avantages de forme seront sans doute accordés à la Bavière, vu l'extension comparative de son territoire, mais dans le fond la Prusse conservera la haute main. Elle aura cependant, il ne faut pas se le dissimuler, à Iutter contre les aspirations libérales et nationales qui voudraient qu'elle devint une annexi:on de ses annexions, en se fusionnant dans une Allemagne dont Guillaume Ier assumerait le titre d'Empereur ou l'équivalent. La force des choses finira par amener cette solution, mais il faudra passer encore par bien des tiraillements avant que la Prusse comme telle ne soit disposée à se laisser en quelque sorte médiatiser.

(1) -Cfr. n. 781. (2) -Annotazione marginale del Tornielli: • acciocché risulti qual sia il contegno della Prussia bisognerebbe pregare il Conte. de ~aunay di completare questo rapporto nelle parti che si riferiscono alle sue lettere particolari. G. Tor. •·

(3) Tetto in FAVRE, op. cit., pp. 406-408; Archives Diplomatiques 1871-72, II, n. 498, pp. 587-589; Das Staatsarchiv, XIX, n. 4107, pp. 221-223.

(4) -Cfr. p. 566, nota 3. (5) -Cfr. Archives Diplomatiques 1871-72, II, nn. 474, 484, 485, pp. 554-560, 569-572 (rapp. a Favre del 13 e 14 settembre). Per la versione del Granville sugli stessi colloqui, cfr. Further Correspondence respecting the War between France and Germany, cit., nn. 117, 123, 134, 137, pp. 69, 73, 81-82, 84; Das Staatsarchiv, XX, nn. 4363, 4365, 4368, 4370, pp. 317-318, 319-320, 322-323 324~325; Archives Diplomatiques 1871-72, II, nn. 478, 487, 497, 500, pp. 564-565, 573-574: 585-587, 592 (dispacci a Lyons del 13, 14, 16 e 17 settembre).
844

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(A VV, mazzo 6, fase. 5-1/D)

L. P. CONFIDENZIALE. Vienna, 20 settembre 1870.

Spedisco per mezzo di Arese due dispacci politici, uno sulla Questione

Romana (1) uno sulla questione boema (2).

Mi duole assai che ci convenga entrare in Roma colla forza, ma allo stato delle cose presenti, non si può più esitare. Però spero che il conflitto sarà breve e poco sanguinoso. Io non ho mancato secondo il tuo telegramma (3) di far rilevare che ci siamo tirati pei capelli, e che la responsabilità ricade tutta sulle bande straniere che tiranneggiano il Papa e la città. Che se il Papa consente alle lorp improntitudini, è anche più da deplorare che si voglia fare una resistenza che non può essere efficace. Siccome dice il proverbio che à quelque chose malheur est bon, così ciò vi lascia un'azione più libera in Roma, ma non tale da dimenticare il programma di Cavour. Oggimai avete promesso all'Europa di sciogliere d'accordo con essa la quistione dell'indipendenza spirituale del papato, e a questa promessa non potete venir meno.

Oggi la Legazione Inglese dava per certo che la conferenza tra Bismarck

e Favre non era riuscita a conclusione veruna. Intanto dura nell'animo dei

prussiani il sospetto di ogm mgerenza dei neutri, e a tal sospetto sono dovute le dichiarazioni fatte da Gladstone in Scozia.

Se l'Inghilterra non intende far nulla senza assenso e quasi istanza dei belligeranti, se la Russia sotto colore di volere la pace fa gli affari della Prussia, qui mi sembra operarsi una nuova trasformazione. Come ti scrissi (1), la prima fase fu tutta in favore della Francia, e si voleva che noi rompessimo gli indugi a nostro rischio e pericolo, pur facendo balenare la possibilità che ci avrebbero seguito. La seconda fase fu quella del raccostamento alla Russia, ma si esprimeva la speranza che la Russia avrebbe concorso ad una operosa mediazione. Però si cominciava a disarmare. La terza fase che comincia adesso accelera il disarmo, e accenna ad un'alleanza con la Prussia. Codesta alleanza è propugnata dai giornali di Vienna, e si assicura che gli articoli sono ispirati e compilati talvolta al Ministero degli Affari Esteri. Quei cavaHi che avevano offerto a noi sotto voce par che si offrano alla Baviera ed al Wurtemberg. Io non oso ancora su questo punto darti assicurazioni precise, ma ne scriverò appresso. Thiers si aspetta a giorni. Ho telegrafato che Sella mi mandi il Lazzerini (2). Sarà opportuno che io vi serva in ciò di finire tutte queste pendenze finanziarie.

(1) -Cfr. n. 822. (2) -Si tratta del rapp. 6, del 19 settembre, per. il 23, non pubblicato. nel quale Minghettiriferiva circa la riapertura del Reichsrath senza la partecipazione dei deputati boemi in seguito al rifiuto da parte dell'imperatore Francesco Giuseppe di concedere la richiesta autonomia alla Dieta di Boemia. (3) -Cfr. n. 827. (1) -Cfr. n. 674. (2) -Cfr. serie II, vol. I, p. 9, nota 3.
<
APPENDICI

APPENDICE l

LEGAZIONI DEL REGNO D'ITALIA ALL.'ESTERO

ARGENTINA

Buenos Aires -DELLA CRocE DI DoJOLA conte Enrico, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MARTIN LANCIAREZ Eugenio, segretario, incaricato d'affari.

ASSIA

Darmstadt -MIGLIORATI marchese Giovanni Antonio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Monaco).

AUSTRIA-UNGHERIA

Vienna -MINGHETTI Marco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (dal 24 agosto); CuRTOPAssr Francesco, .segretario, incaricato d'affari fino al 24 agosto; BALBI SENAREGA marchese Giacomo, segretario; VIscoNTI D'ORNAVAsso barone Carlo Alberto, addetto; TERZAGHI Carlo, addetto; ARESE conte Achille, addetto onorario.

BADEN

Carlsruhe -ARTOM !sacco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CANTAGALLI Romeo, segretario, incaricato d'affari.

BAVIERA

Monaco -MIGLIORATI marchese Giovanni Antonio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CENTURIONE marchese Enrico, segretario; MocENrGo conte Alvise, addetto.

BELGIO

Bruxelles -DE BARRAL DE MoNTEAUVRARD, conte Camillo, inviato straardinario e ministro plenipotenziario; GERBAIX DE SoNNAZ Carlo Alberto, segretario; ScoTTI Alberto, segretario; ToRRIGIANI marchese Filippo, addetto onorario.

BOLIVIA

La Paz _ GARROU lppolito, incaricato d'affari (residente a Lima).

581.

BRASILE

Rio de Janeiro -GoNELLA Alfonso, incaricato d'affari a.i.

BRUNSWICK

Brunswick -DE LAUNAY conte Edoardo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Berlino).

CILE

Santiago -GARROU Ippolito, incaricato d'affari (residente a Lima).

CINA

Pechino -FE' D'OsTIANI conte Alessandro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (accreditato anche per il Giappone); PISA Ugo, volontario consolare, addetto alla missione.

CITTA ANSEATICHE

Amburgo -QUIGINI PuLIGA conte Effisio, incarkato d'affari.

COSTARICA

S. Josè de Costarica -ANFORA (dei duchi di Licignano) Giuseppe, incaricato d'affari (residente a Guatemala).

DANIMARCA

Copenaghen -RATI OPIZZONI conte Luigi, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; PRAMPERO conte Ottaviano, segretario.

EQUATORE

Guayaquil -RoDITI Angelo, console.

FRANCIA

Parigi -NIGRA Costantino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; RESSMAN Costantino, segretario; FRANCHETTI Giulio, segretario; AvARNA (dei duchi di Gualtieri) Giuseppe, addetto; OnESCALCHI principe Baldassarre, addetto onorario.

GIAPPONE

Yedo -FE' D'OsTIANI conte Alessandro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (accreditato anche per la Cina); PisA Ugo, volontario consolare, addetto alla missione.

GRAN BRETAGNA

Londra -CADORNA Carlo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MAFFEI DI BOGLIO conte Carlo Alberto, consigliere; CONELLI DE'' PROSPERI Carlo, segretario; CATALANI Tommaso, addetto; PAPADOPOLI conte Angelo, addetto onorario.

GRECIA

Atene -PEs DI SAN VITTORIO conte DELLA MINERVA Domenico, inviatu straordinario e ministro plenipotenziario; GALVAGNA barone Francesco, segretario.

GUATEMALA Guatemala -ANFORA (dei duchi di Licignano) Giuseppe, incaricato d'affari.

HAITI Porto P1'incipe -CHRISTENSEN A., console.

HONDURAS

Tegucigalpa -ANFORA (dei duchi di Licignano) Giuseppe, incaricato d'affari (residente a Guatemala).

ISOLE HAWAlANE Honolulu -ScHAEFER Federico Augusto, console.

MAROCCO Tangeri -ScovAsso Stefano, incaricato d'affari.

MECKLEMBURGO

Mecklemburg -DE LAUNAY conte Edoardo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Berlino).

MONACO (Principato) Monaco -GALATERI DI GENOLA E DI SUNIGLIA Gabriele, console generale (residente a Nizza). NICARAGUA Managua -ANFORA (dei duchi di Licignano) Giuseppe, incaricato d'affari (residente a Guatemala). OLDENBURGO Oldenburg -DE LAUNAY conte Edoardo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Berlino).

PAESI BASSI

Aja -BERTINATTI Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MARTUSCELLI Ernesto, segretario.

PARAGUAY Assunzione -N. N., console. PERSIA Rescht -N. N., ·Console. PERU' Lima -GARROU Ippolito, incaricato d'affari.

PORTOGALLO

Lisbona -PATELLA Salvatore, segretario, incaricato d'affari; VrcoNr Giorgio, addetto.

PRUSSIA E CONFEDERAZIONE DELLA GERMANIA DEL NORD

Berlino -DE LAUNAY conte Edoardo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Tosr Antonio, segretario; TuGINI Salvatore, addetto.

RUSSIA

Pietroburgo -Dr BELLA CARAccroLo marchese Camillo, inviato straordinario

e ministro plenipotenziario; INCONTRI marchese Ludovico, consigliere; MA

noccHETTI barone Maurizio, segretario.

S. DOMINGO

S. Domingo -CAMBIAso Giovan Battista, console.

S. SALVADOR

S. SaLvador -ANFORA (dei duchi di Licignano) Giuseppe, incaricato d'affari (residente a Guatemala).

SASSONIA (Regno di)

Dresda -DE LAUNAY conte Edoardo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Berlino).

SASSONIA (Granducato e Ducati di)

Weimar -DE LAUNAY conte Edoardo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Berlino).

SPAGNA

Mad1·id -CERRUTI Marcello, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE MARTINO Renato, segretario; CAVRIANI marchese Antonio, addetto.

STATI UNITI DELL'AMERICA DEL NORD

Washington _ CoRTI conte Luigi, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; ZANNINI conte Alessandro, segretario.

STATI UNITI DI COLOMBIA

Bogotà -N. N., console.

SVEZIA E NORVEGIA

Stoccolma -N. N., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LITTA BIUMI REsTA conte Balzarino, segretario, incaricato d'affari.

SVIZZERA

Berna -MELEGARI Luigi Amedeo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; PASSERA Oscarre, segretario; DE NITTO Enrico, addetto; BECCARIA INCISA marchese Emanuele, addetto.

TURCHIA

Cost4ntinopoli -ULISSE BARBOLANI DI CESAPIANA conte Raffaele, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CovA Enrico, segretario; CoTTA Francesco, segretario; HIERSCHEL DE MINERBI Oscarre, addetto; NICOLINI marchese Carlo, addetto onorario; VERNONI Alessandro, GRAZIANI Edoardo, BARONE Antonio, CHABERT Alberto, in~erpreti.

VICEREAME D'EGITTO

Alessandria -DE MARTINO Giuseppe, agente e console generale.

REGGENZA DI TRIPOLI

Tripoli -Bosw Onorato, console.

REGGENZA DI TUNISI

Tunisi -PINNA Luigi, ,agente e console generale.

PRINCIPATI UNITI DI MOLDAVIA E VALACCHIA

Bucarest -FAVA barone Saverio, agente e console generale.

59l

PRINCIPATO DI SERBIA

Belgrado -JoANNINI CEVA DI SAN MrcHELE conte Luigi, agente e console generale.

URUGUAY Montevidea -RAFFO Giovan Battista, incaricato d'affari.

VENEZUELA Cm·acas -VIVIANI Giovan BaUista, incaricato d'affari.

WURTTEMBERG

Stoccarda -GREPPI conte Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; BoBBIO Ettore, segretario.

APPENDICE II

UFFICI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

MINISTRO

VrscoNTr VENOSTA nob. Emilio, deputato al Parlamento.

SEGRETARIO GENERALE

BLANC Alberto, inviato straordina·rio e ministro plenipotenziario, incaricato delle funzioni di segretario generale.

DIVISIONE POLITICA

ToRNIELLI-BRUSATI conte Giuseppe, consigliere di legazione, reggente la divisione.

UFFICIO I

Co1·rispondenza poHtica -Corrispondenza particola1·e del Ministro Trattati politici -Pubblicazioni diplomatiche -Cifra e telegrammi.

MALVANO Giacomo, capo sezione di 2a classe. JACQUIER Vittorio, applicato di la classe. PANSA Alberto, applicato di 2a classe. BIANCHI DI LAVAGNA F·rancesco, applicato di 3a classe. DEL CAsTILLO DI SANT'ONOFRIO, mar·chese Ugo, applicato di 3a ·Classe. ARESE conte Marco, segretario di legazione di 2a classe, addetto all'ufficio. GuiCCIOLI marchese Alessandro, addetto di legazione, addetto all'ufficio.

UFFICIO II

Personale del Ministero, delle Legazioni e dei Corrieri di Gabinetto Ordini cavallereschi nazionali ed esteri -Atti pubblici -Notariato della Corona -Cerimoniale di Corte -Cancelleria dell'ordine della SS. Annunziata -Archivi della divisione.

BERTOLLA Giuseppe, segretario di la classe. CrcERO Carlo Federico, applicato di la classe. SEVEZ Lorenzo, traduttore. LATTEs Giuseppe, vice console di la classe, addetto all'ufficio.

DIVISIONE DELLA CONTABILITA E DELL'ARCHIVIO

CoRso Edoardo, direttore capo di divisione di la classe.

UFFICIO I

Bilancio -Contabilità generale dei RR. Agenti diplomatici e consolari -Mandati -Rendiconti -Cor1"ispondenza relativa -Protocollo ed archivio della àivisione.

CARRERA Angelo, capo sezione di 2a classe. MIRTI DELLA VALLE nob. Achille, segretario di la classe. BERNONI Luigi, applicato di la classe. GUGLIELMINETTI Giuseppe, applicato di 2a classe. D'0NCIEUX DE CHAFFARDON conte Paolo, applicato di 3a classe. FossATI Giuseppe, applicato di 4a classe.

UFFICIO Il

Spese d'ufficio -Contratti -Servizio interno -Cassa -Uscieri Passaporti -Legalizzazioni -Biblioteca -Custodia degli archivii del Ministero.

CANTON Carlo, capo sezione di la classe. DoRIA DI DoLCEACQUA marchese Andrea, segretario di 2a classe. LoNGO-VASCHETTI Giovanni Battista, applicato di la cla,sse. ALBERGOTTI SIRI barone Tito, applicato di l' classe. DE NoBILI Achille, applicato di 2a classe.

DIREZIONE GENERALE DEI CONSOLATI E DEL COMMERCIO

PEIROLERI Augusto, direttore generale.

DIVISIONE I

DE VEILLET nob. Francesco, direttore capo di divisione di 2a classe.

UFFICIO I

Corrispondenza coi RR. Agenti diplomatici e consolari residenti presso i diversi Stati d'Europa e lom colonie, eccettuata la Turchia e la Grecia e cogli Agenti diplomatici e consolari di detti Stati in ItaHa; coi Ministeri, colZe Autorità e coi privati in tutte le materie non politiche nè commerciali.

ScHMUCKER barone Pompeo, capo sezione di 2a classe. BRASCHI conte Daniele, segretario di la classe. CAVACECE Emilio, segretario di la classe. BARRILIS nob. Diego Lorenzo, segretario di la classe. MoNTERSINO Francesco, segretario di 2a classe.

CAPELLO Carlo Felice, segretario di 2a classe. DE MARI marchese Giovanni Maria, applicato di 2a classe. CAPUCCIO Alessio, applicato di 2a classe. VACCAJ Giulio, volontario. PAGANUZZI nob. Daniele, volontario.

UFFICIO II

Cor1·ispondenza coi RR. Agenti diplomatici e consolari residenti in Grecia, nell'Impero Ottomano, in Asia, Africa ed America, e coi RR. Agenti diptomatici e consolari degli Stati di detti paesi in Italia; coi Ministeri, colle Autorità e coi privati in tutte le materie non politiche nè commerciali.

BIANCHINI Domenico, capo sezione di 2a classe. MILIOTTI nob. Luigi, segretario di 2a cla,sse. BAZZONI Augusto, segretario di 2a classe. MASSA Nicolò, applicato di Sa classe. PIRRONE Giuseppe, applicato di sa classe.

UFFICIO III

Corrispondenza riservata e confidenziale della Direzione generale Personale consolare e dragomannale -Esami -Exequatur agli agenti stranieri -Protocollo della Direzione generale.

0DETTI DI MARCORENGO Edoardo, applicato di }a classe. BROFFERIO Tullio, applicato di 2a classe. RivA Alessandro, vice console di sa classe, addetto all'ufficio.

DIVISIONE II

SPINOLA maii"chese Fedeii"ico Costanzo, consigliere di legazione, reggente la divisione.

UFFICIO I

Corrispondenza relativa alla stipulazione dei trattati e delle convenzioni commerciali, di navigazione, consolari, monetarie, doganali, postali e telegrafiche, ecc. -Pubblicazioni commerciali -Bollettino consolare.

DE GoYZUETA (dei marchesi di Toverena) Francesco, capo sezione di }a classe. BoREA D'OLMO marchese Giovanni Battista, segretario di 2a classe. PUCCIONI Emilio, applicato di Sa classe. BARDI Alessandro, applica!Ìo di Sa classe. BARILARI Federico, applicato di 4a classe. CoMPANS DE BRICHANTEAU conte Edoardo, volontario (dimissionario il 1° agosto).

UFFICIO II

Corrispondenza relativa alle successioni di nazionali all'estero ed agU atti di stato civile rogati all'estero.

SANTASILIA (dei marchesi) Nicola, capo sezione di 2a classe. MARGARIA Augusto, segretario di 28 classe. BERTOLLA Cesare, volontario.

NEGRI Cristoforo, -console generale di 18 classe, incaricato delle funzioni di consultore legale presso il Ministero e di quanto concerne l'ispezione dei consolati all'estero.

CORRIERI DI GABINETTO

Conieri di Gabinetto di la classe: ARMILLET Giuseppe, ANIELLI Eugenio. Corrieri di Gabinetto di 2a classe: VILLA Antonio, LoNGo Giuseppe.

USCIERI

Capi Uscieri: CAVAGNINo Pietro, FERRERO Antonio, CASELLA Giuseppe.

Uscieri: BRUNETTI Martino, Rossi Antonio, MoNGE Giuseppe, RosTAIN Cesare, SAROGLIA Giuseppe, Bo Ignazio, BRUNERI Michele, DaNZINO Domenico, MoRoNE Giovan Battista, BERNARDI Lodovico, ZEI Giuseppe.

CONSIGLIO DEL CONTENZIOSO DIPLOMATICO

Questioni di !firitto internazionale, di nazionalità, leva, inte1·p1·etazioni di trattati, ecc.

PRESIDENTE

DEs AMBROIS DE NEVACHE Luigi, cav. dell'Ordine Supremo della SS. Annunziata, ministro di Stato, presidente del Consiglio di Sta,to, senatore del Regno.

VICE PRESIDENTE

VIGLIANI Paolo Onorato, senatore del Regno, primo presidente della Corte di Cassazione di Firenze.

CONSIGLIERI

Il Segretario generale del Ministero degli Affari Esteri. RAELI Matteo, consigliere di Stato, TABARRINI Marco, consigliere di Stato. D'ONDES REGGIO barone Vito, deputato. GUERRIERI-GONZAGA marchese Anselmo, deputa,to. ALFIERI DI MAGLIANO conte Carlo, deputato. FoRNETTI Tommaso, segretario.

SEGRETARIO AGGIUNTO

BIANCHINI Domenico.

APPENDICE III

LEGAZIONI ESTERE IN ITALIA

Austria-Ungheria: S. E. barone Aloise VoN KuBECK, inviato straordinario e ministro plenipotenziaido; barone Ernst VoN WALTERS-KIRCHEN, consigliere; conte Eric VoN SALM-REIFFERSCHEIDT-KRAUTHEIM, segretario; conte Ma:x.imilian VoN SEILERN, addetto; Edmund LoscHNIGG, addetto; Alexis VoN PoLAK, tenente colonnello di stato maggiore, addetto militare.

Baviera: Wilhelm VoN DoNNIGES, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Belgio: Henri SoLVYNS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Frederic HooRICKX, segretario; barone Adrian VANDERLINDEN D'HooGWORST, addetto;

J. LEYS, addetto.

Brasile: Juan ALVES LOUREIRO, ministro residente; A. DE MACEDO, addetto.

Danimarca: Barone P. F. DE BILLE-BRAHE, inv,iato 1straordinario e ministro plenipotenziario; M. KRAG, addetto.

Francia: Barone JosEPH DE MALARET, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; barone DE LA VILLESTREUX, l 0 segretario; DURIEZ DE VERNINAC, 2° segretario; conte DE URDEREL, addetto; visconte Henri DE LA RocHEFOUCAULD, addetto; visconte Henri Du PoNCEAU, addetto; DE LA HAYE, tenente colonnello di stato maggiol'le, addetto militare.

Gran Bretagna: On. Sir Augusius BERKELEY-PAGET, inviato straordinario e ministro plenipotenziado; Edward HERRIES, lo segvetario; on. Francis PLUNKETT, 2° segretario; Augustus MouNSEY, 2° segretario; rev. Robert LOFTUS TOTTENHAM, cappellano.

Grecia: Andreas CoNDURIOTIS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Gheorghis SALACHAS, segretario.

Paesi Bassi: Mauritius HELDEWIER, ministro residente.

Portogallo: Visconte Josè FERREIRA BoRGES DE CAsTRO, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; visconte A. E. DE LENCASTRE Y SALDANHA, l o segretario; M. ALVES GuERRA, segreta,rio.

43 -Documenti diplomatici -Serie I -Vol. XIII

Prussia e Confederazione della Germania del Nord: Conte Anton Maria Josef BRASSIER DE S. SIMON, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; conte Ludwig VoN WEsDEHLEN, consigliere, incaricato d'affari; maggiore HAsPERG, addetto; maggiore VoN LATTRE, addetto militare.

Repubblica Argentina: Don Mariano BALCARCE, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Parigi).

Russia: Nikolae KissELEV, inviato straordinario e ministro plenipotenziario: lVI. OGAREV, 2o segretario; SEvrc, addetto; conte A. BENKENDORF, addetto; colonnello lVI. NiçAEV, addetto militare.

Sassonia Reale: Barone Albin Leo VoN SEEBACH, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Parigi).

Spagna: Don Francisco da Paola DE lVIoNTEMAR, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; conte DE LA ALMINA, lo segretario; R. LARIOS Y DE SEGURA, addetto; J. M. DE TAVIRA Y AcosTA, addetto; Fernando PIZZARRO, addetto; visconte Edoardo SusiNI, addetto.

Stati Uniti d'America: George PERKINS lVIARSH, inviato straordina['io e ministro plenipotenzia·rio; George WuRTS, segretario.

Svezia e Norvegia: Conte Carl Edward PIPER, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Gregor Wilhelm D'AMINOFF, segretario.

Svizzera: Jean Baptiste ProDA, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Turchia: RusTEM BEY, inviato straordinario e ministro .plenipotenziario; CHUKRI EFFENDI, 1° segretario; lVIOREL EFFENDI, addetto.

Wiirttemberg: Barone lVIaximilian Adolf VoN Ow, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; conte ZEPPELIN, segretario.